martedì 4 novembre 2014

GRANDI TRASFORMAZIONI PER LA TERRA - ipotesi ISOLA DI PASQUA E ATLANTIDE E LA TEORIA DELLO SLITTAMENTO POLARE Messaggi profetici del 11/12/2009 n. 3.251, 18/03/2006 n. 2.655, e 20/06/2006 n. 2.696. Profezie della Madonna di Anguera. 3.251 - 11 dicembre 2009 QUANDO LE PIETRE GIGANTI SI SCIOGLIERANNO SORGERANNO COSE MISTERIOSE. 2.655 - 18/03/2006 Dalla litosfera verrà grande dolore per l’umanità. La Terra sarà scossa e delle montagne cadranno. Il dolore sarà grande. Pregate2.696 - 20/06/2006 Cari figli, i poli permuteranno e la terra passerà per grandi trasformazioni. 2.697- 22/06/2006 Pregate sempre. Avvicinatevi all’Eucarestia e sarete vittoriosi. L’umanità passerà per grandi prove. LA TERRA SARÀ SCOSSA E MONTI CROLLERANNO. CONTINENTI SI MUOVERANNO E CITTÀ SARANNO TRASCINATE FINO AL MARE. 2.751 - 25/10/2006 Cari figli, un improvviso spostamento dei poli porterà sofferenza alla terra del sole e nei suoi dintorni. Vi chiedo di fare la volontà di Dio e di allontanarvi dal peccato. 2.790 - 26.01.2007 Cari figli, l’umanità porterà una croce pesante. LO SPOSTAMENTO DEI POLI CAMBIERÀ LA VITA SULLA TERRA E I MIEI POVERI FIGLI VIVRANNO MOMENTI DI ANGOSCIA. ARRIVERÀ IL GIORNO IN CUI I SOFISTICATI MEZZI DI COMUNICAZIONE CROLLERANNO. GLI UOMINI SARANNO SORDI E CIECHI. 2.530 - 01.06.2005 Inginocchiatevi in preghiera. L’umanità vivrà momenti dolorosi. CONTINENTI SI MUOVERANNO E LA TERRA SI DIVIDERÀ IN VARI PEZZI 2.804 - 27.02.2007 Cari figli, ARRIVERÀ IL GIORNO IN CUI LA TERRA PASSERÀ ATTRAVERSO UN’IMMENSA TRASFORMAZIONE. CONTINENTI SI MUOVERANNO E NON SARANNO PIÙ DOVE OGGI SI TROVANO. Vedrete la mano potente di Dio agire in favore degli uomini e delle donne di fede. Io sono vostra Madre e vengo dal cielo per prepararvi. Aprite i vostri cuori con gioia. Inginocchiatevi in preghiera e troverete nel Signore la vostra forza. Siete il popolo del Signore. Non scoraggiatevi. Accogliete i miei appelli e nessun male vi raggiungerà. 3.114 - 25/01/2009 L’UMANITÀ BERRÀ IL CALICE AMARO DELLA SOFFERENZA QUANDO VERRÀ IL GRANDE INCONTRO DELLE ACQUE. I MIEI POVERI FIGLI PIANGERANNO E SI LAMENTERANNO. CONTINENTI SPARIRANNO. IL DESERTO CESSERÀ DI ESSERE DESERTO. 3.201 - 15 agosto 2009 Io sono la vostra Madre Addolorata. Voglio dirvi che avrete ancora grandi sofferenze. State camminando verso un futuro di grandi prove. L’UMANITÀ SARÀ PURIFICATA NELLA SOFFERENZA. ARRIVERÀ IL GIORNO IN CUI GLI UOMINI GRIDERANNO CHIEDENDO AIUTO E DESIDERERANNO LA MORTE. UN FUOCO VELOCE E DISTRUTTORE RAGGIUNGERÀ LA TERRA. STA VENENDO DA MOLTO LONTANO E GLI UOMINI NON POTRANNO IMPEDIRE LA SUA AZIONE DISTRUTTRICE. SOFFRO PER CIÒ CHE VI ATTENDE. CONTINENTI CESSERANNO DI ESISTERE E LA TERRA NON SARÀ PIÙ LA STESSA. TUTTO SARÀ DIVERSO. CIÒ CHE OGGI CONTEMPLATE CESSERÀ DI ESISTERE. DOPO TUTTO QUESTO, DIO FARÀ SORGERE UNA NUOVA TERRA PER I SUOI ELETTI. 3.223 - 6 ottobre 2009 Cari figli, arriveranno giorni difficili e i miei poveri figli sperimenteranno una croce pesante. CONTINENTI SCOMPARIRANNO E GLI UOMINI CONTEMPLERANNO COSE CHE OGGI NON SONO VISIBILI AGLI OCCHI UMANI. SARANNO TEMPI DOLOROSI PER VOI. Pregate. Non potete sopportare il peso della croce se vivete lontani dalla preghiera. Cercate la forza nella Parola di Dio e nell’Eucarestia. Se vi convertirete sarete vittoriosi. Non desistite. Restate saldi sul cammino che vi ho indicato. Coraggio. Io intercederò presso il mio Gesù per voi. Dopo la grande tribolazione, l’umanità sarà purificata e i giusti vivranno nella pace. Avanti senza paura. 3.224 - 9 ottobre 2009 L’amore vi trasformerà e sarete grandi agli occhi di Dio. Inginocchiatevi e pregate. Ripeto: pregate, pregate, pregate. LA TERRA PASSERÀ PER GRANDI E DOLOROSE TRASFORMAZIONI. GLI UOMINI SARANNO CONFUSI, PERCHÉ SI SONO MESSI AL POSTO DEL CREATORE. AVVERRANNO FENOMENI INSPIEGABILI SULLA TERRA E I SAPIENTI NON TROVERANNO RISPOSTE. 3.437 - 8 febbraio 2011 L’umanità cammina verso la distruzione che gli uomini hanno preparato con le proprie mani. MILIONI DI PERSONE PORTERANNO UNA CROCE PESANTE E MILIONI MORIRANNO. LA MORTE ATTRAVERSERÀ I CONTINENTI DALLE PROFONDITÀ DELLA TERRA E LA DISTRUZIONE SARÀ GRANDE. DOLORE MAGGIORE NON È ESISTITO. 3.206 - 27 agosto 2009 Cari figli, pregate. L’umanità vive lontano da Dio e gli uomini camminano spiritualmente come ciechi. Non tarderà a cadere sull’umanità un grande castigo. DALLA NATURA VERRÀ GRANDE SOFFERENZA PER UN CONTINENTE. ATTRAVERSO L’ACQUA VERRÀ UN GRANDE DOLORE PER I MIEI POVERI FIGLI. LA FURIA DELLA NATURA RAGGIUNGERÀ GLI UOMINI E MIGLIAIA SARANNO VITTIME DELLA GRANDE TRAGEDIA. Soffro per quello che vi attende. Io sono vostra Madre e sono venuta dal cielo per avvisarvi e soccorrervi. Seguitemi sul cammino che vi ho indicato. La vostra vittoria è nel Signore. Tornate a Lui. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Fernand Crombette -Isola di Pasqua e Atlantide e la teoria dello slittamento polare
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“La Fede, lungi dall'essere lo spegnitoio della scienza e dell'intelligenza, ne è la vera luce”

Profezie della Signora di Tutti i Popoli   26 dicembre 1947 

La meridiana invertita Ora vedo diverse immagini incrociarsi 

rapidamente. La prima cosa che posso distinguere sono delle 

fiaccole che diffondono luce verso tre lati: ovest, nord ed est. In 

seguito vedo strisce azzurre e bianche che oscillano 

confusamente e poi stelle. Sembrano bandiere. Vedo anche 

martello e falce, ma il martello si separa dalla falce e ora tutto 

ciò turbina alla rinfusa. Vedo una mezzaluna e un sole; anche 

queste bandiere entrano nel movimento rotatorio con le altre. 

Infine compare una specie di camoscio con grandi corna rivolte 

all’indietro. Mi sembra un’antilope africana. Spicca grandi salti 

su tutto ciò. Mentre tutto turbina, a sinistra compare un 

cerchio, nel quale vedo ruotare il globo.


Improvvisamente vedo una grande meridiana. Odo la 

Signora dire:

La meridiana è invertita”
3.251 - 11 dicembre 2009
Cari figli, lasciate che il Signore prenda possesso delle vostre vite. Non restate fermi. Date al Signore ciò che gli appartiene. Voi state nel mondo, ma non siete del mondo. Riempitevi di coraggio e testimoniate che siete veramente del Signore. Pregate. La vostra vittoria è nella forza della preghiera. Quando pregate, siete capaci di comprendere i disegni di Dio. L’umanità vive lontana dal Creatore ed è giunto il momento del grande ritorno. Cercate Colui che è Amore e vi attende a braccia aperte. Quando le pietre giganti si scioglieranno sorgeranno cose misteriose. Non allontanatevi dalla verità. Restate con il Signore. In Lui è la vostra speranza e salvezza. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Ipotesi interpretativa di questo blog: quando dalla litosfera giungerà il fuoco scioglierà le famose statue sull' isola di Pasqua e sorgeranno i resti archeologici del continente di Atlantide (Per Fernand Crombette l' isola di Pasqua era un appendice, un promontorio, un resto del continente di Atlantide sprofondato nell' Oceano)


2.655 - 18/03/2006
Cari figli, vi amo come siete e voglio aiutarvi. Fuggite dal peccato e non permettete che il demonio vi renda schiavi. Siete del Signore e solo Lui dovete servire e seguire. Dalla litosfera verrà grande dolore per l’umanità. La Terra sarà scossa e delle montagne cadranno. Il dolore sarà grande. Pregate. Ho bisogno delle vostre preghiere. Non restate con le mani in mano. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

2.696 - 20/06/2006
Cari figli, i poli permuteranno e la terra passerà per grandi trasformazioni. Tutti gli esseri viventi soffriranno. Vi chiedo di essere forti e di cercare di imitare in tutto mio Figlio Gesù. Voi non siete soli. Inginocchiatevi e cercate la vostra forza nel Signore. Io vi amo come siete e voglio vedervi felici già qui sulla terra e più tardi con me in cielo. Il Signore è la vostra speranza. In Lui è la vostra vittoria. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


2.697- 22/06/2006
Cari figli, coraggio. Dio è al vostro fianco. Avanti senza paura. Accogliete con gioia i miei appelli e sarete condotti alla santità. Io sono vostra Madre e voglio dirvi che questi sono i tempi delle grandi tribolazioni. Pregate sempre. Avvicinatevi all’Eucarestia e sarete vittoriosi. L’umanità passerà per grandi prove. La terra sarà scossa e monti crolleranno. Continenti si muoveranno e città saranno trascinate fino al mare. Il dolore sarà grande per i miei poveri figli. Chiloé: il TERRORE passerà. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

L'isola di Chiloé (spagnolo: Isla de Chiloé, o Isla Grande de Chiloé) si trova nel sud del Cile. Fa parte dell'arcipelago di Chiloé ed è la più grande: è lunga 180 chilometri e larga 50. La sua popolazione è di circa 155.000 abitanti e ha una superficie di 9.181 km².

2.751 - 25/10/2006
Cari figli, un improvviso spostamento dei poli porterà sofferenza alla terra del sole e nei suoi dintorni. Vi chiedo di fare la volontà di Dio e di allontanarvi dal peccato. Non permettete che le cose del mondo vi allontanino dalla verità. Accogliete i miei appelli. Ciò che vi dico dev’essere preso sul serio. Non spaventatevi. Il Signore vi ama e vi conosce per nome. Io intercederò presso il mio Gesù per voi. Coraggio. Nulla e nessuno è perduto. Pregate. Pregate. Pregate. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Terra del Sole (Tèra de Sòl in dialetto romagnolo) è una località del comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, nella provincia di Forlì-Cesena, situata a meno di 10 km dal capoluogo, Forlì. Il comune è composto dai paesi di Castrocaro, Terra del Sole e Pieve Salutare.  Italia

2.790 - 26.01.2007
Cari figli, l’umanità porterà una croce pesante. Lo spostamento dei poli cambierà la vita sulla Terra e i miei poveri figli vivranno momenti di angoscia. Arriverà il giorno in cui i sofisticati mezzi di comunicazione crolleranno. Gli uomini saranno sordi e ciechi. Pregate. Supplicate la Misericordia del Signore per voi. Io vi amo e sono venuta dal Cielo per soccorrervi. Ascoltatemi. Non permettete che il demonio vi allontani dalla verità. Aprite i vostri cuori al Signore. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


MESSAGGI CORRELATI ALLA PAROLA CONTINENTI



2.530 - 01.06.2005
Cari figli, la ricerca del potere avrà come risultato una grande guerra tra i religiosi e un successore di Pietro vedrà la morte di molti dei suoi sacerdoti. Il sequestro di un leader religioso lascerà la Chiesa divisa, ma il Signore si prenderà cura del suo popolo. L’oro: ecco il desiderio dei nemici. Gli uomini cercheranno di smorzarne il luccichio, ma non riusciranno. Inginocchiatevi in preghiera. L’umanità vivrà momenti dolorosi. Continenti si muoveranno e la Terra si dividerà in vari pezzi. Chi sarà fedele fino alla fine vivrà per testimoniare l’amore di Dio. Non voglio spaventarvi, ma è necessario che voi conosciate tutto questo. Vi chiedo di fare in tutto la volontà di Dio. Non scoraggiatevi. Non tiratevi indietro. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Italia?
2.697- 22/06/2006
Cari figli, coraggio. Dio è al vostro fianco. Avanti senza paura. Accogliete con gioia i miei appelli e sarete condotti alla santità. Io sono vostra Madre e voglio dirvi che questi sono i tempi delle grandi tribolazioni. Pregate sempre. Avvicinatevi all’Eucarestia e sarete vittoriosi. L’umanità passerà per grandi prove. La terra sarà scossa e monti crolleranno. Continenti si muoveranno e città saranno trascinate fino al mare. Il dolore sarà grande per i miei poveri figli. Chiloé: il terrore passerà. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
L'isola di Chiloé (spagnolo: Isla de Chiloé, o Isla Grande de Chiloé) si trova nel sud del Cile. Fa parte dell'arcipelago di Chiloé ed è la più grande: è lunga 180 chilometri e larga 50. La sua popolazione è di circa 155.000 abitanti e ha una superficie di 9.181 km².
2.804 - 27.02.2007
Cari figli, arriverà il giorno in cui la Terra passerà attraverso un’immensa trasformazione. Continenti si muoveranno e non saranno più dove oggi si trovano. Vedrete la mano potente di Dio agire in favore degli uomini e delle donne di fede. Io sono vostra Madre e vengo dal cielo per prepararvi. Aprite i vostri cuori con gioia. Inginocchiatevi in preghiera e troverete nel Signore la vostra forza. Siete il popolo del Signore. Non scoraggiatevi. Accogliete i miei appelli e nessun male vi raggiungerà. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.114 - 25/01/2009
Cari figli, Io vi amo come siete e sono venuta dal cielo per condurvi a Colui che ha parole di vita eterna. Siate docili ai miei appelli e cercate di imitare in tutto mio Figlio Gesù. Vi ringrazio per tutto ciò che fate in favore dei miei piani. Sappiate che il Signore vi ricompenserà generosamente. Conosco le vostre necessità e intercederò presso il mio Gesù per voi. Non tiratevi indietro. Non scoraggiatevi. Inginocchiatevi in preghiera e sarete vittoriosi. L’umanità è malata e ha bisogno di essere curata. Tornate al Signore. Ciò che dovete fare non rimandatelo a domani. L’umanità berrà il calice amaro della sofferenza quando verrà il grande incontro delle acque. I miei poveri figli piangeranno e si lamenteranno. Continenti spariranno. Il deserto cesserà di essere deserto. Soffro a causa delle vostre sofferenze. Avanti lungo il cammino che vi ho indicato. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.201 - 15 agosto 2009
Cari figli, pregate molto davanti alla croce per la conversione degli uomini. Cercate forza nell’Eucarestia, perché solo così sarete capaci di testimoniare le meraviglie del Signore. Non permettete che il demonio rubi la vostra pace. Voi siete del Signore e solo Lui dovete seguire e servire. Io sono la vostra Madre Addolorata. Voglio dirvi che avrete ancora grandi sofferenze. State camminando verso un futuro di grandi prove. L’umanità sarà purificata nella sofferenza. Arriverà il giorno in cui gli uomini grideranno chiedendo aiuto e desidereranno la morte. Un fuoco veloce e distruttore raggiungerà la terra. Sta venendo da molto lontano e gli uomini non potranno impedire la sua azione distruttrice. Soffro per ciò che vi attende. Continenti cesseranno di esistere e la terra non sarà più la stessa. Tutto sarà diverso. Ciò che oggi contemplate cesserà di esistere. Dopo tutto questo, Dio farà sorgere una nuova terra per i suoi eletti. Avanti con coraggio. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.223 - 6 ottobre 2009
Cari figli, arriveranno giorni difficili e i miei poveri figli sperimenteranno una croce pesante. Continenti scompariranno e gli uomini contempleranno cose che oggi non sono visibili agli occhi umani. Saranno tempi dolorosi per voi. Pregate. Non potete sopportare il peso della croce se vivete lontani dalla preghiera. Cercate la forza nella Parola di Dio e nell’Eucarestia. Se vi convertirete sarete vittoriosi. Non desistite. Restate saldi sul cammino che vi ho indicato. Coraggio. Io intercederò presso il mio Gesù per voi. Dopo la grande tribolazione, l’umanità sarà purificata e i giusti vivranno nella pace. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.224 - 9 ottobre 2009
Cari figli, Dio è al vostro fianco. Confidate in Lui che è il vostro unico e vero amico. Accogliete con gioia i miei messaggi, perché desidero condurvi a un'alta vetta di santità. Aprite i vostri cuori all’amore. L’amore vi trasformerà e sarete grandi agli occhi di Dio. Inginocchiatevi e pregate. Ripeto: pregate, pregate, pregate. La terra passerà per grandi e dolorose trasformazioni. Gli uomini saranno confusi, perché si sono messi al posto del Creatore. Avverranno fenomeni inspiegabili sulla terra e i sapienti non troveranno risposte. Non desistite. Rimanete sul cammino che vi ho indicato. Non voglio obbligarvi, ma ascoltatemi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.437 - 8 febbraio 2011 

Cari figli, conosco ciascuno di voi per nome e soffro a causa delle vostre sofferenze. Sono venuta dal cielo per indicarvi il cammino e ho bisogno del vostro sì. So che avete la libertà, ma vi chiedo di fare prima e al sopra di tutto la volontà di Dio. L’umanità cammina verso la distruzione che gli uomini hanno preparato con le proprie mani. Milioni di persone porteranno una croce pesante e milioni moriranno. La morte attraverserà i continenti dalle profondità della terra e la distruzione sarà grande. Dolore maggiore non è esistito. Inginocchiatevi in preghiera. Solamente nella grazia misericordiosa di mio Figlio Gesù troverete la salvezza. Avanti sul cammino che vi ho indicato. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

3.206 - 27 agosto 2009
Cari figli, pregate. L’umanità vive lontano da Dio e gli uomini camminano spiritualmente come ciechi. Non tarderà a cadere sull’umanità un grande castigo. Dalla natura verrà grande sofferenza per un continente. Attraverso l’acqua verrà un grande dolore per i miei poveri figli. La furia della natura raggiungerà gli uomini e migliaia saranno vittime della grande tragedia. Soffro per quello che vi attende. Io sono vostra Madre e sono venuta dal cielo per avvisarvi e soccorrervi. Seguitemi sul cammino che vi ho indicato. La vostra vittoria è nel Signore. Tornate a Lui. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Profezie della Signora di Tutti i Popoli   26 dicembre 1947 
La meridiana invertitaOra vedo diverse immagini incrociarsi rapidamente. La prima cosa che posso distinguere sono delle fiaccole che diffondono luce verso tre lati: ovest, nord ed est. In seguito vedo strisce azzurre e bianche che oscillano confusamente e poi stelle. Sembrano bandiere. Vedo anche martello e falce, ma il martello si separa dalla falce e ora tutto ciò turbina alla rinfusa. Vedo una mezzaluna e un sole; anche queste bandiere entrano nel movimento rotatorio con le altre. Infine compare una specie di camoscio con grandi corna rivolte all’indietro. Mi sembra un’antilope africana. Spicca grandi salti su tutto ciò. Mentre tutto turbina, a sinistra compare un cerchio, nel quale vedo ruotare il globo.
Improvvisamente vedo una grande meridiana. Odo la Signora dire:
“La meridiana è invertita”


FILM DOCUMENTARIO
http://italia-film.com/film-documentari/21558-atlantis-2011-documentario-streaming-videoweed.html

FILM SULL' INVERSIONE DEI POLI TERRESTRI
http://italia-film.com/film-azione/13665-2012-doomsday-2008-streaming-film-megavideo.html

DOMUMENTARIO SULL' INVERSIONE DEI POLI MAGNETICI
http://italia-film.com/film-documentari/18138-inversione-dei-poli-magnetici-discovery.html


Isola di Pasqua 

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Pasqua
L'Isola di Pasqua (in lingua nativa Rapa Nuigrande isola/roccia; in lingua spagnola Isla de Pascua) è un'isola dell'Oceano Pacifico meridionale appartenente al Cile.


La storia dell'isola 


Foto aerea dell'intera isola
Al contrario di quello che si può pensare, furono i polinesiani a colonizzare quest'isola, e non i sudamericani, benché questi ultimi fossero più vicini all'isola. L'esploratore norvegese Thor Heyerdahl, sosteneva che una popolazione bianca proveniente dal Sud America avesse colonizzato la Polinesia e dimostrò che si poteva navigare dal Perù alle Isole Marchesi con una semplice zattera, il famoso Kon-Tiki. In ogni caso analisi genetiche cui sono stati sottoposti gli scheletri degli antichi abitanti dell'isola hanno dimostrato che essi erano polinesiani. Pertanto il contributo di Heyerdahl si limita all'aver egli per primo dimostrato la possibilità di un interscambio tra Polinesia e Sud America.
Tuttavia nonostante le ricerche storiche condotte in passato la storia dell'Isola di Pasqua è difficile da ricostruire in quanto mancano completamente fonti certe e i primi coloni non hanno lasciato documenti scritti ai quali fare riferimento, dato che questi popoli all'epoca della prima colonizzazione dell'isola non disponevano ancora di una scrittura. Esistono pertanto varie tesi tra loro contrastanti di come sia avvenuta la colonizzazione dell'isola. Esistono sostenitori di una possibile colonizzazione a più ondate avvenuta tra il 1100 d.C e il 1600[12] mentre altri ritengono che essa sia avvenuta in una unica fase tra il 900 d.C. e il 1100. Per quanto riguarda l'origine della popolazione anche qui sorgono diverse controversie. Secondo Thor Heyerdahl, un fautore della tesi della colonizzazione a più ondate, la popolazione indigena doveva essere originaria del Sud America. Tale ipotesi si rivelò tuttavia falsa in quanto studi etimologici della lingua parlata dalla popolazione indigena, ritrovamenti archeologici e infine test genetici condotti negli anni novanta hanno dimostrato che la popolazione doveva essere di origine polinesiana. Ciò nonostante va riconosciuto a Heyerdahl il merito di aver dimostrato che una colonizzazione dell'Isola di Pasqua sarebbe potuta avvenire anche dal Sud America.
Allo sbarco dei primi colonizzatori polinesiani, che i più recenti studi fanno risalire attorno al 800-900 d.C., l'isola si doveva presentare come una immensa foresta di palme. Fino al 1200 d.C. la popolazione rimase numericamente modesta e sostanzialmente in equilibrio con le risorse naturali presenti. In seguito, però, nacque da parte degli abitanti la necessità di costruire i moai, il cui sistema di trasporto richiedeva notevoli quantità di legname. Cominciò pertanto un importante lavoro di disboscamento dell'isola che fu ulteriormente intensificato dopo il sensibile aumento della popolazione dovuto a nuovi sbarchi. Verso il 1400 d.C. la popolazione raggiunse i 15.000-20.000 abitanti e l'attività di abbattimento degli alberi conobbe il proprio massimo di intensità. La riduzione della risorsa forestale provocò un inasprimento dei rapporti sociali interni che sfociarono talora in violente guerre civili. Tra il 1600 e il 1700 d.C., in alternativa al legno divenuto sempre più scarso, gli abitanti iniziano a utilizzare anche erbe e cespugli come combustibile. Le condizioni di vita sull'isola divennero pertanto proibitive per la poca popolazione rimasta, in gran parte decimata dagli scontri interni e dai flussi emigratori.
A spiegazione della precoce perdita di alberi dell'isola, oggi si sono portate avanti anche ipotesi riguardanti la possibile responsabilità dei ratti del tipo polinesiano (rattus exulans) che colonizzarono al seguito dei polinesiani attorno al 1500 oppure altri ratti che raggiunsero l'isola dopo il 1700 d.C., con gli sbarchi dei primi europei. L'assenza di predatori naturali, permise a questi piccoli mammiferi di moltiplicarsi a dismisura e, considerato che nella loro dieta alimentare entrarono immediatamente anche i semi di palma, si ritiene che abbiano potuto contribuire all'estinzione degli alberi dell'isola.

Arte e cultura 

Moai 


I "guardiani" dell'isola
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Moai.
I grandi busti che si trovano sull'isola vengono chiamati moai. Sull'isola esistono solamente 638 moai secondo le ricerche condotte da Sebastian Englert. Nonostante le ricerche condotte negli ultimi anni il loro scopo non è tuttora noto con certezza. Secondo studi più recenti le statue rappresenterebbero capi tribù indigeni morti, e secondo la credenza popolare avrebbero permesso ai vivi di prendere contatto con il mondo dei morti.

Rongorongo 


Testo scritto in Rongorongo
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Rongorongo.
L'Isola di Pasqua è l'unica nell'area del Sud Pacifico ad aver sviluppato nella propria storia una scrittura propria, chiamata Rongorongo.
Tuttavia non mancarono anche al riguardo della scrittura indigena forti controversie nel mondo scientifico, e cosí l'archeologo americano Kenneth P. Emorysostenne che le poche tavole scritte scoperte tra il 1722 e il 1868, non fossero altro che imitazioni fatte dalla popolazione indigena della scrittura usata dai primi scopritori dell'Isola di Pasqua.
Come è facile presupporre, la scrittura Rongorongo non fu mai decifrata completamente e per molti decenni rimase incompresa. Fu quindi solo grazie agli studi condotti dal tedesco Thomas Barthel e alla scoperta di una tavoletta che riportava un calendario lunare (oggi conservata nell'archivio dei SS Cuori aGrottaferrata nei pressi di Roma), la cosiddetta tavoletta Mamari, che si poté parzialmente decifrare alcuni simboli.
In tutto il mondo esistono solamente 26 tavolette scritte in Rongorongo, delle quali solo una minima parte poté essere tradotta.

Orongo e il culto dell'uomo uccello 


Vista su Moto Nui con rilievi dell'uomo uccello scolpiti nella roccia
In seguito ai cambiamenti all'interno della società e ai cambiamenti ambientali provocati dalla popolazione indigena, si verificò anche uno stravolgimento delle tradizioni e credenza delle tribú indigene che popolavano l'isola. Dal 1500 d.C. in poi non vengono più eretti nuovi moai, ma quelli esistenti vengono bensì abbattuti. Cessa quindi anche la venerazione degli avi che fino ad allora rappresentava la tradizione più importante della popolazione indigena. Al posto degli avi si venera ora l'uomo uccello (in polinesiano: Tangata), un essere per metà uomo e per metà uccello.
Ogni primavera le singole tribù dell'isola sceglievano un guerriero che doveva partecipare al rito dell'uomo uccello, che consisteva nel raggiungere dal santuario di Orongo sulla cima del Rano Kao l'Isola di Motu Nui e riportare il primo uovo deposto dalla Sterna fuscata. Chi riusciva per primo a riportare un uovo indenne diveniva il nuovo uomo uccello fino alla primavera prossima, quando il rituale veniva ripetuto.
Quali siano le origini di questo rituale non sono note e ancor meno si sa se la tradizione dell'uomo uccello esistesse già prima del 1500 o sia stata frutto (come alcuni archeologi speculano) di alcune caste di guerrieri[15], che vollero in tale modo garantirsi una posizione di rilievo. Certo è che su molte isole popolate dai polinesiani si venerava già in passato l'uomo uccello. Si può presupporre quindi che questo tipo di culto abbia origini lontane e che fosse già praticato dalla popolazione indigena prima del 1500 anche se probabilmente in forma minore.

Rei Miro 


Rei Miro rappresentato sulla bandiera dell'Isola di Pasqua
Il Rei Miro è un pettorale di legno tipico della cultura dell'Isola di Pasqua. In passato questo veniva fatto con il legno dell'albero di Toromiro, ed era decorato alle due estremità da due teste di animali scolpite. Il Rei Miro può sia rappresentare un uccello che un'imbarcazione. Alcuni esemplari riportano anche delle incisioni in Rongorongo e due fori per far passare un piccolo spago, che probabilmente serviva per fissarlo. Quale sia la funzione o il significato di tale oggetto è tuttora sconosciuto.
Il Rei Miro è anche divenuto il simbolo dell'Isola di Pasqua. Sulla bandiera dell'isola infatti è rappresentato un Rei Miro di colore rosso su sfondo bianco.

Le grotte 


Il dio Makemake scolpito su di una roccia
Le origini vulcaniche dell'isola hanno fatto si che questa disponga di un numero considerevole di grotte. Quest'ultime, formatesi durante la fase finale delle eruzioni, quando i fiumi di magma sotterranei iniziavano a raffreddarsi, furono usate per molti secoli dalla popolazione indigena come luoghi di culto. A testimonianza di tale attività in molte di esse si possono ancora trovare dipinti rupestri e altorilievi, che rappresentano sia l'uomo uccello, che il dio Mache Mache.
L'esatta collocazione delle singole grotte era un segreto ben protetto dai capi tribù che tramandavano oralmente riti da compiersi e luoghi delle grotte a singoli membri della comunità. Tali grotte venivano poi anche usate per seppellire in alcuni casi i propri morti, come testimoniano ossa umane ritrovate in alcune di queste grotte. Nel periodo delle deportazioni da parte dei mercanti di schiavi tali grotte vennero poi anche usate come nascondigli dove rifugiarsi.





TEORIA DELLO SLITTAMENTO POLARE
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dello_slittamento_polare



Teoria dello slittamento polare
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. 

La teoria dello slittamento del polo è l'ipotesi secondo la quale gli assi di rotazione di un pianeta non sono sempre stati nella stessa posizione di quella attuale o che non vi rimarranno in futuro; in altre parole che i poli fisici di un pianeta si sono, o saranno, spostati.

L'ipotesi dello slittamento polare è quasi sempre legata al contesto della Terra, ma anche altri corpi del Sistema Solare potrebbero aver avuto esperienze di una riorientazione assiale durante la loro esistenza.

La teoria dello slittamento polare non va confusa con quella della tettonica delle placche, quel concetto geologico secondo il quale la superficie terrestre è costituita da placche solide che si spostano su un'astenosfera fluida.

Ma non va nemmeno confusa con la teoria della deriva dei continenti, un corollario della tettonica delle placche che sostiene che la posizione delle terre emerse sia mutata lentamente spostandosi sulla superficie terrestre, dando come risultato la graduale comparsa dei continenti, la loro rottura e la crezione di oceani in un arco temporale di centinaia di milioni di anni.

Infine la teoria dello slittamento polare non va confusa con l'inversione geomagnetica, il periodico rovesciamento del campo magnetico della Terra (l'effetto dello scambio tra i poli magnetici nord e sud. L'inversione geomagnetica è più accettata nella comunità scientifica rispetto alla teoria dello slittamento polare.

È tuttora consolidato che un reale allontanamento polare si è verificato varie volte in passato, ma al ritmo di un grado o meno, ogni milione di anni. Comunque nella letteratura popolare sono state proposte molte teorie che riguardano uno slittamento polare molto rapido.
1 I primi sostenitori
2 Studi recenti
3 Le nuove teorie
4 L'uso in narrativa
5 Note
6 Collegamenti esterni

I primi sostenitori 

Nel 1852, il matematico Joseph Ademar sostenne che la formazione di uno spesso strato di ghiaccio ai poli causava la vibrazione periodica della Terra e lo spostamento dell'equatore nella direzione dei poli.

Un primo accenno riguardante uno spostamento degli assi della Terra si può trovare in un articolo del 1872 intitolato "Chronologie historique des Mexicains" di Charles Étienne Brasseur de Bourbourg, un eccentrico esperto di codici mesoamericani che interpretò degli antichi miti messicani come la prova dei quattro periodi di cataclismi globali che ebbero inizio nel 10500 a.C.

Il romanzo Geyserland: Empiricisms in Social Reform. Being Data and Observations Recorded by the Late Mark Stubble, M.D., Ph.D. (1908) di Richard Hatfield ha utilizzato l'espediente di uno studio immaginario per localizzare una nazione felice basata sui principi di un comunismo puro al Polo Nord, sull'isola di Atlantide.[1] Questa utopia fittizia fu smontata da uno slittamento polare avvenuto nel 9262 a.C.

Hugh Auchincloss Brown, un ingegnere elettrico, avanzò l'ipotesi di uno slittamento polare catastrofico influenzato dal primo modello di Adhemar. Brown sostenne anche che l'accumulo di ghiaccio ai poli fu la causa dei continui cambiamenti degli assi, identificando cicli approssimativamente di 7 millenni.

Charles Hapgood è forse ad oggi il migliore dei primi sostenitori che si ricordi, autore di libri come The Earth's Shifting Crust (1958) che include anche una prefazione di Albert Einstein, scritto prima che venisse sviluppata la teoria della tettonica delle placche, e Path of the Pole (1970). Hapgood, lavorando sul primo modello di Adhemar, ipotizzò che la massa di ghiaccio presente su uno o entrambi i poli sovraccarica e destabilizza l'equilibrio rotazionale della Terra, causando lo spostamento di tutta o buona parte della crosta più esterna del pianeta intorno al suo nucleo, che invece conserva il suo orientamento assiale. Basandosi sulle sue stesse ricerche, affermò che ogni scivolamento impiegava approssimativamente cinquemila anni, seguiti da venti o trentamila anni in cui non ci sarebbero stati altri movimenti polari. Inoltre, sempre secondo i suoi calcoli, l'area interessata dallo slittamento non superava mai più di quaranta gradi. Un suo esempio di una recente localizzazione al Polo Nord include la Hudson Bay (60°N, 73°W), nell'Oceano Atlantico tra l'Islanda e la Norvegia, e gli Yukon Territory (63°N, 135°W).

Questo è un esempio di un lento movimento di slittamento polare, che ha portato ad alterazioni molto minori e a nessuna distruzione. Uno scenario più drammatico comporta cambiamenti più rapidi, con alterazioni catastrofiche della geografia e modifiche delle aree coinvolte nelle distruzioni come se fossero percorse da terremoti o da tsunami. Molti libri, anche recenti, presuppongono che i cambiamenti possano durare anche poche settimane, giorni, o persino ore, dando vita a una varietà di scenari di tipo apocalittico.

A proposito della velocità, gli effetti di uno slittamento influiscono sui principali cambiamenti climatici della maggior parte della Terra, come aree che prima formavano la zona equatoriale possono divenire più miti, e aree che prima avevano un clima più temperato possono invece divenire regioni o più equatoriali o più artiche.

Hapgood scrisse a un bibliotecario canadese, Rand Flem-Ath, incoraggiandolo nella sua ricerca di una prova scientifica delle sue affermazioni e nell'espansione delle sue ipotesi. Flem-Ath pubblicò i risultati del suo lavoro nel 1995 nel libro When the Sky Fell, scritto insieme alla moglie Rose.

Altre teorie che non riguardano le masse del ghiaccio polare comprendono:
un asteroide o una cometa velocissimi che colpiscono la Terra con un tale angolo di impatto che la litosfera si muove indipendentemente dal mantello terrestre.
un asteroide o una cometa velocissimi che colpiscono la Terra con un angolo di impatto in grado di spostare gli assi dell'intero pianeta.
un oggetto celeste di magnetismo insolito che passa sufficientemente vicino alla Terra da riorientare temporaneamente il campo magnetico, che allora trascina la litosfera verso un nuovo asse di rotazione. Eventualmente il campo magnetico del sole ridetermina di nuovo quello originario della Terra, una volta che il corpo celeste ritorna a una distanza dalla quale non è più in grado di influenzare la Terra.
una perturbazione della topografia dello strato di confine tra nucleo e mantello, forse indotta dalla diversa rotazione del nucleo e dallo slittamento del vettore di rotazione assiale, comanda la ridistribuzione della massa dello strato di confine.
la ridistribuzione della massa nel mantello a causa di valanghe di mantello o altre deformazioni.

Studi recenti 

Un recente lavoro degli scienziati e geologi Adam Maloof della Princeton University e Galen Halverson della Paul Sabatier University di Tolosa, in Francia, rivela che la Terra ha realmente avuto un suo riequilibrio intorno a 800 milioni di anni fa, durante l'era del Precambriano. Provarono la loro idea studiando i minerali magnetici presenti nelle rocce sedimentarie dell'arcipelago norvegese. Usando questi minerali, Maloof e Halverson scoprirono che il Polo Nord si era spostato di più di 50 gradi - all'incirca la stessa distanza che separa l'Alaska dall'equatore - in meno di 20 milioni di anni. Questa teoria è supportata da una serie di cambiamenti nei livelli del mare e nella chimica dell'oceano nei sedimenti norvegesi, che possono essere spiegati da un reale allontanamento del polo. Il rapporto del lavoro della squadra nel periodo settembre-ottobre 2006 è raccolto nel Geological Society of America Bulletin.

Una ricerca condotta usando il GPS da Geoffrey Blewitt dell'Università del Nevada ha mostrato che il naturale cambiamento stagionale nella distribuzione del ghiaccio e dell'acqua provoca minimi spostamenti dei poli.

Molto lavoro su questo aspetto è stato fatto anche da William Hutton e può essere visto sul sito web di The Hutton Commentaries. William Hutton e Jonathan Eagle nel 2004 pubblicarono Earth's Catastrophic Past and Future, che riassume ed estende il loro primo lavoro sui possibili meccanismi e i tempi di un futuro slittamento del polo.

Le nuove teorie 

La questione ha attirato anche molti autori pseudoscientifici o non scientifici, offrendo un'enorme varietà di fatti come testimonianze, comprese anche interpretazioni psichiche della vicenda. Come le serie di libri documentari dell'ex reporter del Washington Newspaper Ruth Shick Montgomery negli anni '70 e '80, elaborati dagli scritti di Edgar Cayce.

L'uso in narrativa 

Lo slittamento polare è apparso in molte opere narrative:

Il romanzo Geyserland: Empiricisms in Social Reform. Being Data and Observations Recorded by the Late Mark Stubble, M.D., Ph.D. (1908) di Richard Hatfield ha utilizzato il metodo di uno studio immaginario per localizzare una nazione felice basata sui principi di un comunismo puro al Polo Nord, sull'isola di Atlantis. Questa utopia fittizia fu smontata da uno slittamento polare avvenuto nel 9262a.C.

I libri di Clive Cussler Polar Shift (Tempesta al Polo) e Atlantis Found (Atlantide) comprendono personaggi che tentano di risalire alle cause dello slittamento polare.

Altri libri che comprendono sviluppi legati agli spostamenti del polo sono quelli di Allan W. Eckert, The HAB Theory, di Stel Pavlou, Decipher, e di David Gemmell, le serie di racconti di Jon Shannow.

La teoria è anche alla base del film Absolute Zero e uno slittamento polare è incluso in The Future is Wild, un documentario che racconta un probabile scenario futuro per la Terra.

Infine, lo slittamento polare compare anche in alcune produzioni di animazione, che comprendono Blue Submarine No. 6, Neon Genesis Evangelion ed Earth Maiden Arjuna.
Note
^ http://books.google.com/books?id=3YHwFivT-ykC&pg=PA260&lpg=PA260&dq=Geyserland+atlantide&source=bl&ots=3S7SDiD828&sig=KNwLJb74Kxcb6cxxL16UnUuf_9Q&hl=it&ei=qzRSSq_aKaKKmwPxwKHABQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1

Collegamenti esterni 

Alleged “Evidence” of Earth Crustal Displacement (Pole Shift) Analysis of specific evidence used to argue for geologically recent Pole Shift
Fingerprints of the Gods An analysis of arguments made for a Late Pleistocene Pole Shift, based in the ideas of Rand Flem-Ath, by Graham Hancock in his 1995 book
“The Day the Earth Fell Over” at LiveScience.com
Charting Imaginary Worlds: Pole Shifts, Ice Sheets, and Ancient Sea Kings
Minds in Ablation Part Five Addendum: Living in Imaginary Worlds More about interpreting ancient maps and ideas of Charles Hapgood.
The Kerplop! Theory: Acme Instant Ice-Sheet Kit (Some Assembly Required)
A Corruption of European History - Buache's Map of 1739
“Earth's Poles May Have Wandered”, ScienceNOW Daily News, August 2006
“What is that pole shift thing?"








Presentazione del CESHE e di Fernand Crombette


pallino Benvenuti sul sito del CESHE, il "Circolo storico e scientifico". Esso è un'associazione internazionale che ha per scopo di riconciliare la scienza e la fede nelle intelligenze e nei cuori; in particolare:



pallino il CESHE si sforza di pubblicare e di far conoscere l'opera dello studioso Fernand Crombette (1880-1970) che, sotto lo pseudonimo di "un cattolico francese", ha rischiarato di nuova luce numerosi domìni della conoscenza, e in particolare: la Geografia, la Storia dell'Egitto, la Cronologia antica, l'Astronomia e l'Esegesi.



pallino il CESHE, oltre a pubblicare dei "Quaderni" che presentano le diverse tesi di Fernand Crombette, presenta anche degli studi originali di alcuni membri di questo circolo. Il CESHE pubblica in particolare una rivista trimestrale Science et Foi che si può richiedere a:

CESHE FRANCE

B.P. 1055

59011 - LILLE - CEDEX
pallino Il CESHE professa l'inerranza scientifica e storica della Bibbia ed è in relazione in diversi paesi con le Associazioni che riconoscono il posto privilegiato dell'uomo e della terra in seno alla Creazione.

L'opera del "cattolico francese"


nato a Loos-lès-Lille il 24/9/1880, deceduto a Froidmont (Belgio) il 13/11/1970.



Una visione della creazione e del Mondo Antico conforme ai Libri Sacri
Fernand Crombette fa pensare a uno studioso di un'altra epoca. Autodidatta, ricercatore solitario, confinato tra il suo studio e le biblioteche, non lavorando che per la posterità, senza cura di farsi conoscere e riconoscere, mattiniero, studiando senza tregua, egli sembra volersi nascondere interamente dietro la sua opera. Volendo restare ignoto, firmava le sue opere: "un cattolico francese". Che bella lezione di umiltà!

Ma anche che opera!... Interamente scritta tra il 1933 e il 1966, dopo un'esemplare carriera amministrativa, essa affronta la maggior parte delle "discipline" contemporanee, su ciascuna delle quali getta le luci di un notevole spirito di sintesi basato, con una incrollabile convinzione, sull'inerranza scientifica e storica della Bibbia. Una tale convinzione, per strana che possa apparire a molti spiriti moderni, è il risultato naturale delle scoperte che fu dato a Fernand Crombette di compiere; lo si comprenderà facilmente seguendo la genesi della sua opera. 

Tutto ha inizio con un compito, una composizione sul tema "le Sante donne alla Tomba", che sua figlia Liane, allieva alla Scuola di Belle Arti, deve preparare. Volendo aiutarla nella ricostruzione storica, Crombette apre la sua Bibbia e si imbatte provvidenzialmente nel versetto 12 del Salmo 73: "Ma Dio, nostro re, da prima dei secoli, ha operato la salvezza al centrodella terra". Su questo versetto, che tanti cristiani hanno dovuto leggere senza prestarvi particolare attenzione, la Provvidenza volle che lo studioso si soffermasse. Un'idea si presenta alla sua mente: se la Bibbia dice il vero, Gerusalemme è al centro del mondo! 

Donne al Sepolcro

Egli scoprirà più tardi, durante le sue ricerche, che il Rev. Padre Placet, monaco premonstratense, aveva scritto nel 1668 un'opera intitolata "Dove è provato che prima del Diluvio non vi erano punto le isole e che l'America non era punto separata dal resto del mondo". 

Egli conosce la tesi di WEGENER sulla deriva dei continenti. Si reca allora nelle biblioteche (e verso la fine del suo lavoro all'università di Grenoble) per disporre delle carte geologiche e batimetriche necessarie, e si applica a ricostruire questo continente primitivo che i geografi chiamano oggi Pangea. L'idea geniale di F. Crombette fu di non fermarsi (dopo prove infruttuose) ai contorni attuali dei continenti, variabili con il livello dei mari, ma di prendere in considerazione il bordo estremo dello zoccolo continentale, alla quota di -2000 metri, laddove il fondo marino cambia bruscamente pendenza per andare a raggiungere il fondo abissale, a -4000 metri. Idea geniale, giacché le trivellazioni sottomarine confermano oggi, dopo 60 anni, che lo zoccolo granitico continentale, sotto i sedimenti marini, si arresta proprio in questo punto. Ma anche idea ispirata dalla Bibbia, giacché Fernand Crombette aveva ripreso la tesi cosmogonica di Kant secondo la quale le "acque dell'alto", separate da Dio al momento della Creazione, formavano un anello acqueo attorno alla terra, anello la cui caduta progressiva alimentò i 40 giorni di grande pioggia del Diluvio. 

Stabilite così le ipotesi del suo lavoro, Crombette ricostruisce completamente (tra il 1933 e il 1945) il puzzle del continente primitivo, con i banchi e le isole oggi disperse sul fondo basaltico dei mari, e l'esatto cammino percorso da ciascuna delle masse continentali. E il risultato confonde l'immaginazione: il continente unico aveva ricevuto la forma regolare di un fiore a otto petali, di cui Gerusalemme occupa il centro . 
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É da sottolineare che il suo lavoro è iniziato non partendo dal centro, bensì dalle isole Falkland e dalla punta dell'America del sud. Nasce così il suo SAGGIO DI GEOGRAFIA... DIVINA in cui Crombette spiega la formazione della superficie e l'orografia del mondo. Compiuto questo lavoro, si mette a guardare la Bibbia in tutt'altro modo: l'incompatibilità che esiste oggi tra le cronologie ufficiali della Storia dell'Antichità e la cronologia biblica fa problema. É nel 1830 che Champollion, per primo, avanza per le prime dinastie egiziane una data risalente al 6° millennio avanti Cristo, incompatibile dunque con la data del 2348 a.C. ammessa comunemente per il Diluvio. Crombette, abitante dal 1937 a Tournai (Belgio), si reca allora alla Fondazione Egittologica Regina Elisabetta, a Bruxelles, per iniziarsi alla lettura dei geroglifici. Egli non tarda a rimettere in causa il metodo di decifrazione di Champollion, che assimila i geroglifici a una scrittura alfabetica, mentre i segni pittografici o ideografici (lo si vede in Cina) sono anteriori ad ogni alfabeto e ne sopprimono il bisogno. La famosa "Pietra di Rosetta", punto di partenza di Champollion, rappresenta un decreto preso dal faraone "greco" Tolomeo V° Epifanio. I geroglifici traducono dunque il testo greco, e il fatto che taluni sono stati scelti per raffigurare foneticamente le lettere greche dei nomi propri come Tolomeo e Cleopatra, non implica affatto che questa regola di trascrizione possa applicarsi ai nomi comuni che esistevano in copto monosillabico (la lingua dell'Egitto Antico) prima ancora che si pensasse a scriverli. La Pietra di Rosetta non può dunque servire da punto di partenza alla decifrazione delle iscrizioni reali delle dinastie egiziane. Fernand Crombette scopre allora che i geroglifici possono leggersi come dei pittogrammi monosillabici come tutte le lingue primitive, per i nomi concreti, e, più generalmente, come un rebus composto in copto antico. Invece di dover ricostruire una lingua artificiale impronunciabile e incerta, come hanno tentato gli egittologi fedeli al metodo di Champollion, Crombette riesce dunque a leggere direttamente i geroglifici in una lingua conosciuta che si è trasmessa fino a noi mediante gli scritti dei linguisti arabi, come pure attraverso la comunità copta che, nell'Egitto stesso, resiste ancora all'arabizzazione. 

Su questa base, il nostro studioso scrive una Storia dell'Egitto in 15 volumi: IL LIBRO DEI NOMI DEI RE D'EGITTO, condensato poi in 3 volumi intitolati VERA STORIA DELL'EGITTO ANTICO, più un volume CRONOLOGIA DELL'EGITTO FARAONICO. Questa ricostruzione minuziosa della genealogia di tutte le dinastie fa apparire che Misraïm (Rê), fondatore eponimo dell'Egitto, non è altri che il figlio maggiore di Cam (Amon), figlio primogenito di Noè, e che l'arrivo di Misraim in Egitto segue immediatamente la dispersione dei popoli a Babele, nel 2197 a.C.. 

Dunque, in Storia come in Geografia, la Bibbia ha detto il vero! 

Questo risultato incita Fernand Crombette a decifrare, con lo stesso metodo del rebus in copto, i geroglifici dei popoli vicini, etnicamente - e dunque linguisticamente - legati agli egiziani. Egli può così scrivere LUCI SU CRETA in 3 volumi; il primo re di Creta altri non è che il figlio del primo re della prima dinastìa egiziana. Questi libri danno la cronologia delle tre dinastie cretesi e la storia di ciascun re. Segue poi la storia degli Ittiti: IL VERO VOLTO DEI FIGLI DI HETH, in 2 volumi. Gli Ittiti discendono da Het, secondo figlio di Canaan (dal -2321 al -2121), e Crombette decifra la storia di ciascun sovrano ittita (in particolare di quelli che daranno in Egitto la 15ª dinastìa detta Hyksôs) fino alla destituzione del 95° e ultimo re di Djerablous, condotto dagli Assiri a Ninive nel 717 a.C.. 

Incidentalmente, Crombette scopre l'origine del regno etrusco e la fondazione di Atene da parte di Cècrope nel -1557, di Argos da parte di Agènore nel -1552, di Tebe da parte di Cadmo nel -1493. Si comprende così la presenza dei sovrani delle prime dinastie egiziane nella mitologia greca: Cronos (Luhabim), Héra (Téleuté), Zeus (Ludim), Poseidone (Nephtuim), ecc.. Le sue opere sull'Egitto danno la chiave dell'evemerismo. Come sostennero il filosofo greco Evèmero nel 4° secolo a. C., e poi i Padri della Chiesa, i miti sono dei racconti immaginosi di avvenimenti storici, e gli dèi ed eroi mitici non sono altro che uomini divinizzati dopo la loro morte.

Poi Crombette si lancia nella critica della Preistoria ufficiale falsata dall'evoluzionismo. Dopo un lungo studio della geologia, utilizzando anche l'onomastica e la toponimia antiche, scrive la storia dei patriarchi antidiluviani, poi quella dei figli di Noè fino alla divisione delle terre dopo Babele. É la sua SINTESI PREISTORICA E SCHIZZO ASSIRIOLOGICO, in 2 volumi. 

Un giorno, studiando secondo il suo metodo un'iscrizione cretese, constata che si tratta di quella che racconta la partecipazione del 31° re di Creta, della Iª dinastìa, ai funerali di Giacobbe, padre di Giuseppe. In effetti, egli ritrova poco dopo pressoché lo stesso racconto in un testo egiziano dove legge: "Essendo in cammino verso la dimora nascosta del Capo, avvenne un prodigio quando si giunse alla tappa che è ai confini: il fiume impetuoso, ingrossato, ribolliva ed era violentemente straripato; la volontà del Signore del Cielo fece sì che la compagnia giungesse senza danno e rapidamente alla riva opposta, per l'azione del grande profeta". 

Ora la Genesi, cap. 50, che racconta i funerali di Giacobbe, non menziona affatto questo prodigio. A questo proposito F. Crombette scrive: "L'ebraico, come lo si capisce oggi, è una lingua flessionale detta semitica. Ma siamo certi che la lingua di cui si servì Mosè era anch'essa flessionale e semitica?" Si ricorda allora della Genesi: quando, per ordine di Dio, Abramo si recò nel paese di Canaan (fratello di Misraïm fondatore dell'Egitto) si trovò, con la sua tribù, isolato in paese camita. Abramo e i suoi discendenti dovettero dunque mettersi a parlare cananeo. Isaia dice (XIX,18) che gli Ebrei stessi chiamavano la loro lingua il cananeo, lingua sorella dell'egiziano (utilizzata da Mosè, allevato alla corte d'Egitto, e che si è conservata nel copto). Crombette pensa allora che la lettura sillabica dell'ebraico dovrebbe potersi comprendere dando alle lettere ebraiche una lettura con il copto antico. Tenta dunque una traduzione parola per parola del passaggio della Genesi che riporta i funerali di Giacobbe. Il frutto dei suoi sforzi non si fa attendere, ed ottiene: "E mentre, in un religioso rispetto, Giuseppe avanzava sotto il peso del dolore verso Canaan per far arrivare il lutto a Heth, le acque, portate al punto culminante, si alzarono contro il corteo in cammino. Ma, per una vera grande parola di quello che aveva la direzione del lutto, i flutti, potentemente agitati, cessarono di riversarsi, tornarono indietro, si placarono e tacquero, e la turba notevole oltrepassò l'acqua del torrente che delimita l'eredità dei figli generati da Rê (Misraïm), e si chinò davanti a Colui che È sostanzialmente e che l'ebreo di Eliopoli teme". 

Convinto dell'esattezza della sua teoria, Crombette intraprende allora la traduzione della Genesi, fino al capitolo XI, e di altri passi caratteristici della Bibbia. La traduzione che egli ci dà, nell'opera intitolata LA RIVELAZIONE DELLA RIVELAZIONE(pubblicata poco prima della sua morte avvenuta nel 1970), è di una ricchezza insospettata. Crombette fu così portato a scoprire un metodo di traduzione più approfondito della Bibbia supponendo che la sua lingua originale fosse il copto, lingua monosillabica di Mosè. Le traduzioni che egli ne ottiene, senza contraddire in niente il contenuto teologico e morale della Sacra Scrittura, danno delle spiegazioni più dettagliate sui fatti storici che essa racchiude. Così la maledizione di Canaan, dopo l'ubriacatura di Noè, resta poco comprensibile nella Volgata, giacché il solo colpevole sembra essere Cam. La traduzione di Crombette fa vedere invece come la curiosità di Canaan fu proprio la causa iniziale del castigo della sua razza. Il problema non è puramente libresco. Crombette mostra come, nel -2187, i Pa-Ludjim (= quelli di Ludim, nome biblico di Thot-Mercurio) che divennero i Filistei (Palestinesi), invasero il territorio attribuito a Heth, tra Ebron e Gaza. Essi discendono dunque da Cam, ma attraverso Misraïm. Avendo costituito un testo continuo di questa traduzione, questo lavoro è divenuto LA GENESI DA RISCOPRIRE

Il Papa PIO XII°, nella sua enciclica HUMANI GENERIS, ... avvertì chiaramente che "i primi 11 capitoli della Genesi,... appartengono al genere storico in un senso vero, che gli esegeti dovranno studiare ancora e determinare". 

Non potrebbe Crombette far parte di questi esegeti ardentemente sospirati dallo stesso Papa che già aveva attirato l'attenzione sugli studi biblici nell'enciclica DIVINO AFFLANTE? Essendosi reso conto a qual punto la Rivelazione, tradotta con il copto antico, chiariva le osservazioni delle scienze profane e dava una visione coerente e cristiana della storia umana, egli si chiese se i giudici di Galileo, che si erano basati sulla Scrittura per condannare il sistema eliocentrico, non avessero avuto ragione contro lo scienziato italiano. Tanto più che le traduzioni con il copto di molti Salmi descrivono, nelle parole di DIO, i differenti movimenti della terra come geocentrici. 

Crombette riprende allora il fascicolo dei due esperimenti di Michelson, primo premio Nobel americano, il quale, dal 1887 al 1925, aveva tentato di mettere in evidenza l'influenza dello spostamento della terra nello spazio basandosi sulla velocità apparente della luce. Questi esperimenti permettevano di concludere contro il movimento supposto della terra intorno al sole; perciò essi furono occultati, e i loro resoconti sono ignorati oggi dalla maggior parte dei fisici. Il risultato delle sue ricerche è un'opera in due volumi: GALILEO AVEVA TORTO... O RAGIONE? 

Così Gerusalemme, luogo in cui si operò la Redenzione, non è dunque solo al centro della Terra, come indica il Salmo 73, ma è anche il centro del Mondo: l'Universo è veramente geocentrico, e più ancora cristocentrico (per la morte in croce di Cristo), il che non dovrebbe sorprendere i lettori del Nuovo Testamento. San Paolo afferma infatti (Col. I, 16): "É in Gesù Cristo che sono state create tutte le cose... tutto è stato creato da Lui e per Lui" . 

Fernand Crombette è così riuscito a restituire alle nostre intelligenze laicizzate e materializzate la visione biblica e cristocentrica dell'Universo, la sola che permetterà di ristabilire la verità integrale delle scienze e della storia. 


I files sono in formato PDF e sono scaricabili gratuitamente.

Libri di F. Crombette in lingua italiana e bibliografia


42.17 - Cronologia dell'Egitto faraonico.

4217
Quest'opera di F. Crombette è senza dubbio uno dei testi chiave per orientarsi nella storia dell'Egitto Antico. L'autore ne ha d'altronde presentato una sintesi accattivante nei tre volumi della sua Vera storia dell'Egitto Antico. Nella presente Cronologia dell'Egitto faraonico il lettore trova, fra vari capitoli molto interessanti e rivelatori, quello in cui Crombette spiega i vari modi di scrivere le date dagli scribi egiziani. É a partire da questi studi che ha potuto essere dedotta una vera cronologia che ha consentito di ristabilire la posizione esatta di ciascuna dinastia e di ciascun faraone egiziano.
Crombette, col suo metodo per leggere i geroglifici, ha vinto questa scommessa. Il suo metodo è quello della soluzione del rebus con le sue letture omòfone in copto monosillabico. In questa lettura ogni parola può rappresentare un nome, un aggettivo, un verbo, ecc...
Il lettore che vuole dedicarsi a questo metodo vi si abitua molto velocemente prendendo esempio dalle traduzioni parola per parola che si trovano in tutte le opere che trattano di egittologia. Il lavoro e lo studio di base dell'autore è senz'altro il suo Libro dei nomi dei re d'Egitto, in 14 tomi.
I diversi capitoli della presente opera sono:
- gli elementi cronologici degli egiziani; loro differenti divisioni di tempo.
- le molteplici ipotesi scientifiche in merito alla cronologia e gli errori che queste contengono. Le circostanze dell'istituzione del calendario sotiaco. Lo Zodiaco.
- Uno studio sulla Pietra di Palermo.
- Le date egiziane.
- I giubilei trentennali e gli anniversari.
- La vita e la morte del calendario sotiaco.
- Il sunto cronologico in forma di tabelle di tutte le dinastie egiziane, come Crombette le ha dedotte dalle sue ricerche e dai suoi studi dei cartigli e iscrizioni diverse.
Non dubitiamo che questo libro può aiutare enormemente a rivedere la vera storia dell'Egitto Antico.

Clicca qui per scaricare il libro (3,9 Mb).

42.18 - Vera storia dell'Egitto antico.

4218
Volume I -Inizio della storia d'Egitto - Torre di Babele - Metodo di costruzione delle piramidi.
Questo libro stupirà per la sua visione nuova in rapporto alle interpretazioni che ancora oggi ci vengono presentate. Questo riassunto, in tre tomi, è il condensato di 14 volumi (6.817 pagine) che descrivono in dettaglio le biografie contenute nei cartigli delle regine e dei re egiziani grazie a una lettura diversa da quella di Champollion, ma che la completa. L'Opera prova la contemporaneità di molte dinastie, e non solamente delle prime, rispondendo così ad alcune domande imbarazzanti in merito a vari periodi della storia egiziana.
Come furono costruite le piramidi?  Qual'era la loro funzione? Da quando data la Sfinge e cosa rappresenta? Questo libro dà le risposte a queste e ad altre domande, come quella dell'origine della mitologia e di molte leggende antiche; esso stabilisce l'influenza dell'Egitto, attraverso le dinastie di Creta, sulla storia greca e su vari altri popoli. La realtà supera l'immaginazione! Il primo volume descrive l'installazione di Misraïm e dei suoi figli nel Delta del Nilo dopo che avevano lasciato la regione della Torre di Babele. Poi, l'estensione in Egitto dei loro clans, le prime sei dinastie contemporanee, i primi monumenti e la fine di Misraïm. La storia fino alla decima dinastia.
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42.19 - Vera storia dell'Egitto antico.

4219
Volume II - Il Medio Impero - Influenza del patriarca Giuseppe sulla storia dell'Egitto.
Questo volume presenta il Medio Impero nel quale coesistono più reami. Esso fa luce anche sulla riorganizzazione temporanea che Giuseppe, viceré del faraone, (e grande sconosciuto dall'egittologia attuale) introdusse allorchè dovette prevedere le misure atte a combattere l'annunciata carestia; apprezziamo inoltre il modo in cui egli rimise i re sui loro rispettivi troni dopo questo periodo difficile, e la saggezza con cui governò l'Egitto.
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42.20 - Vera storia dell'Egitto antico.

4220
Volume III - Nuovo Impero - Basso Impero.
Qui il lettore trova la visione di Crombette in merito al Nuovo e Basso Impero, storia che si chiude all'inizio della nostra èra cristiana. L'opera è presentata dal Professor Sylvain PAYRAU, Presidente di Conferenze onorarie, ex direttore dell'Istituto di Storia Antica all'Università di Poitiers, che conosce bene l'opera egittologica di F. Crombette. Egli ha potuto controllarne la serietà e la concordanza dei dati con le scoperte recenti, come pure con le interrogazioni e certe tesi attuali. Quest'opera è anche una conferma eclatante della storicità della Bibbia e dell'esattezza dei fatti e della realtà dei personaggi di cui essa parla.
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42.21 - Luci su Creta.

4221
Volume I
Con la sua lettura dei geroglifici egiziani, F. Crombette trova, con certezza, che l'isola di Creta era strettamente legata con l'Egitto. Il secondo figlio di Ménès (che era il 2° figlio di Misraim) vi apportò la sua lingua. Da ciò l'autore ha potuto leggere i segni cretesi, tradurli e scrivere la storia delle tre dinastie dell'isola. Un capitolo svela il contenuto del famoso Disco di Festo; un altro dà l'origine della lingua basca.
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42.22 - Luci su Creta.

4221
Volume II
Dopo essere riuscito a leggere, con il suo metodo, i geroglifici egiziani, F. Crombette ha applicato le stesse regole alle iscrizioni cretesi a causa del legame tra l'Egitto e Creta. La lettura delle tavolette dei re, delle regine, degli arconti e dei gran sacerdoti, decifrate nel presente volume II con il copto antico monosillabico, hanno permesso all'autore di conoscere dei dettagli importanti della storia di Creta. Confermato dall'interpretazione dei sigilli reali ritrovati, Crombette è sicuro della sua lettura delle tavolette. Egli ha potuto così riconoscere la paternità dei Cretesi su certe invenzioni che si era creduto di dover attribuire ad altri popoli.
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42.23 - Luci su Creta.

4221
Volume III
Il terzo volume di questo lavoro che tratta dell'isola di Creta si presenta come un controllo ed anche come una prova del successo della ricerca dell'autore sulla storia di Creta nei primi due volumi.
Ancora una volta si dimostra qui il valore del metodo di Crombette per decifrare i sigilli cretesi e i geroglifici dei popoli attorno al Mediterraneo, eredi del modo di scrivere e di pensare del popolo egiziano, e ciò malgrado una differenza evidente dei loro segni e disegni.
L'autore ci fa scoprire in questo volume un miracolo non citato nella Bibbia e che sarà il punto di partenza per leggere il primo capitolo della Bibbia, la Genesi, secondo il metodo da lui scoperto.
Veramente l'opera di Fernand CROMBETTE apre alla scienza la strada per la soluzione di molti problemi che ancora ci poniamo.
Come in tutte le nostre edizioni delle opere di questo autore, abbiamo tenuto anche qui a conservare le sue figure, disegni e carte, aggiungendo in questo libro anche quelle tratte dal volume Scripta Minoa dal quale Crombette le aveva copiate. Questo dimostra ancora una volta il lavoro difficile e dettagliato dell'autore in un momento in cui non poteva ancora utilizzare fotocopiatrici, né macchine da scrivere evolute, né computer.
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42.24 - Il vero volto dei figli di Heth.

4224
Volume I
Nel momento in cui Crombette si propone di affrontare lo studio dei geroglifici ittiti ricorda sommariamente qual’è lo stato della questione. Delaporte, all'inizio del suo libro, riassume molto bene le nozioni primitive che circolavano allora sugli Ittiti; scrive: "Gli Ittiti erano quasi completamente caduti nell'oblìo. Gli autori classici non ne fanno menzione e agli inizi del XIX secolo li si conosceva solo per qualche passaggio della Bibbia...".

In questo primo volume viene intrapresa la traduzione:

- del Grande bassorilievo di Djerablous
- del sigillo di Tarkondemos
- e del cippo di Perugia scritto in etrusco.
In appendice, oltre all'elenco riassuntivo dei 95 re di Dierablous, è inserita una lista dei geroglifici ittiti.

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42.25 - Il vero volto dei figli di Heth.

4225
Volume II
Oltre al grande bassorilievo dell'epoca di Salmanasar V che è stato studiato nel tomo 1, Hogharth ha pubblicato numerose altre iscrizioni rilevate su dei montanti di porte. Crombette ne ha ritenute tre che danno, a parte qualche deterioramento, delle liste reali quasi complete, ed ha scartato le altre che sono troppo frammentarie. Diciamo "quasi complete" perché sono anteriori alla precedente, essendo i re che le hanno stabilite vissuti prima della presa di Djerablous dagli Assiri.
Le quattro liste sono identificate come A B C D, delle quali la A, più recente, è stata già letta nel tomo 1.
Hogharth, comparando due di queste iscrizioni di cui aveva notato la similitudine, ha creduto di poter ricostruire alcune parti scomparse di una attingendo dall'altra il testo analogo conservato. Ma il confronto delle due iscrizioni mostra che esse presentano multiple differenze che non permettono di ricalcarle rigorosamente una sull'altra. Crombette non ha tenuto conto delle ricostruzioni dell'archeologo. Questo volume si completa con "BREVE STORIA DEGLI ITTITI" (volume 43.241 scaricabile cliccando qui)
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Sintesi preistorica e schizzo assiriologico

42.26
4226
42.27
4227
42.26 - Volume  I - Fa uno studio critico della preistoria.
42.27 - Volume II - Chiarisce la storia postdiluviana e la storia assira.

Creatore di un nuovo metodo di decifrazione dei geroglifici, inizialmente egiziani, cretesi, e in seguito ittiti, F. Crombette ha potuto scrivere la vera storia dei popoli antichi che vissero attorno al Mediterraneo. Egli la leggeva, si può dire, direttamente a partire dalle iscrizioni che essi hanno lasciato (principalmente dai "cartigli").

Dopo essere riuscito in questa impresa, Crombette si è interessato alla Preistoria, epoca della Storia dell'umanità denominata così dal 1872. Utilizzando l'onomastica e la toponimia antica, scrive la storia dei patriarchi antidiluviani, poi quella dei figli di Noè fino alla divisione delle terre dopo Babele: è la presente Sintesi Preistorica e Schizzo Assiriologico. É un'analisi critica della Preistoria come viene ancora oggi insegnata nelle scuole.

Pur essendo stata scritta oltre 50 anni fa, e si basa quindi sulle conoscenze geologiche dell'epoca quando ancora non si conoscevano i nuovi dati stratigrafici, quest'opera mantiene tutto il suo interesse. Se alcune pagine sono superate, non nuocciono tuttavia alla grande trama del suo studio ancor'oggi valido. Trattandosi di capitoli relativi alla stratigrafia, il nuovo lettore delle publicazioni del CESHE (Circolo Scientifico e Storico) sarà felice di sapere che di questo Circolo è membro, come consigliere scientifico, il signor Guy Berthalut, politecnico e aderente alla Società Geologica di Francia. I suoi lavori sono stati accettati dall'Accademia delle Scienze (in Francia) che li pubblicò nel 1986 e 1988; essi apportano all'opera di Crombette la risposta decisiva che questa richiedeva. I suoi esperimenti fondamentali di stratificazione, realizzati in un grande laboratorio di idraulica del Colorado (USA) nel 1990 e 1993, e il cui resoconto è stato pubblicato nel 1993, rimettono in questione i princìpi di datazione degli strati geologici. Ne consegue una revisione delle stime concernenti l'età dei primi uomini e dei fossili, che non possono dunque essere datati in base agli strati sedimentari che li contengono perché questi non hanno l'età che la scienza attribuisce loro.

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Saggio di Geografia Divina...

All'origine di questo lavoro, il primo dell'opera di Crombette, un versetto del Salmo LXXII. All'inizio, la terra emersa formava un solo continente dalla forma di fiore a 8 petali, e Gerusalemme era al suo centro!... 


4228
42.28 - Volume  I

Nel volume I, Crombette fa a ritroso il percorso dei continenti riportandoli alla loro primitiva posizione e ci dà la bella forma della terra prima del Diluvio.  

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4229
42.29 - Volume  II
Il volume II prende in considerazione i 'circhi', gli 'scudi' e i corrugamenti della scorza terrestre e spiega l'orografia dei diversi continenti.
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4230
42.30 - Volume  III
Il volume III giustifica gli spostamenti dell'asse terrestre, le glaciazioni quaternarie, il vulcanismo correlativo a queste glaciazioni, i sismi, il Diluvio Universale, le caverne e le zone minerarie.
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4231
42.31 - Volume IV-A: L'isola di PASQUA.
Il primo capitolo del libro originale di Crombette è interamente costituito da estratti di opere pubblicate, da cui l'autore trae la descrizione e l'origine dell'isola di Pasqua e dei suoi primi abitanti, o supposti tali, come pure le liste genealogiche dei re e delle regine. Egli relaziona anche il viaggio e le avventure di Thor Heyerdahl e le sue ricerche. Per quanto riguarda gli inizi conosciuti della storia di quest'isola, Heyerdahl fu portato a costatare l'esistenza di due razze ben diverse: la bianca e la bruna. La stessa constatazione concerne le "corte" e le "lunghe" orecchie.
É partendo da tutti questi dati diversi e contraddittori, storici o leggendari, veri o falsi, che Crombette ricostruirà la storia vera dell'isola. Egli non lo fa forgiando una tesi uscita dalla sua immaginazione, ma fondata sull'onomastica, scienza nella quale eccelleva in modo particolare. Oltre a questo mezzo, ne impiegherà simultaneamente un secondo (sempre lo stesso): la traduzione col copto.
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4232
42.32 - Volume IV-B: ATLANTIDE.
Determinazione certa dell'ubicazione dell'isola di Atlantide, che è realmente esistita.  Ricostruzione minuziosa del viaggio degli Argonauti seguendo il loro libro di bordo, viaggio che conferma in maniera sorprendente dei fatti biblici.
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Galileo, aveva torto o ragione?

4233
42.33 - Volume I

Non abbiamo forse la "prova" che la terra gira attorno al sole? Per rispondere onestamente, nè la "Scienza" nè gli "scienziati" hanno la "prova", anzi! Questo è appunto ciò che Crombette ci dimostra. Le conseguenze dei due esperimenti di Michelson (1887 e 1924) furono occultate. I due movimenti della terra al centro del sistema solare (geocentrismo), confermati dalla Bibbia come la scopre Crombette, spiegano tutti i fenomeni astronomici. La descrizione di alcuni miracoli dell'Antico Testamento si spiegano facilmente con un geocentrismo compreso in un modo nuovo. 

In questo volume, l'autore ha avuto per scopo di ricercare la verità nel dominio astronomico ed ha mostrato che la condanna di Galileo da parte della Chiesa non si opponeva a questa verità.
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4233
42.34 - Volume IINel secondo volume, lo scopo è soprattutto di provare che i testi della Bibbia di natura astronomica non sono affatto in opposizione con la verità scientifica, ma l'hanno al contrario preceduta, e che la vera scienza, quando si sarà sbarazzata dagli errori che ancora la incombono, non potrà che inchinarsi con rispetto davanti alla Scienza trascendente di Mosè, quando sarà anch'essa liberata dalle nebbie di cui i suoi traduttori l'hanno avvolta. Si esamina inoltre il miracolo lunisolare di Giosuè, quello "della meridiana" di Isaia e la stella dei Magi.
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La rivelazione della Rivelazione.

42.351img
Volume I
42.43
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Volume II
Ottenuta con la lettura dell'ebraico tramite il copto antico monosillabico, si inserisce molto armoniosamente nel metodo di traduzione utilizzante questo idioma. Dopo aver decifrato altre lingue antiche, l'autore costata che anche quella parlata da Mosè risponde egregiamente alle interrogazioni tramite la lingua copta. Per ben comprendere perché Crombette, figlio fedele della Chiesa cattolica romana, ha osato applicare il metodo di lettura col copto al testo ebraico della Genesi, bisogna avere una conoscenza approfondita di tutta la sua opera precedente o, almeno, dei princìpi del suo metodo e dei risultati così ottenuti.
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42.36 - La Genesi da riscoprire.

4236
Testo dei primi undici capitoli della Bibbia, ottenuto tramite la lingua copta, e ampliato dalla presentazione del metodo.

A quest'uomo d'immensa fede Dio ha fatto la grazia di capire la lingua di Mosè, il cui profondo significato era stato nascosto ai dotti per essere rivelato a un piccolo. D'ora in poi, le dispute tra ebraicizzanti e gli stessi rabbini non hanno più senso. Le lettere ebraiche nascondono la lingua copta, la chiave che ci apre la porta alla comprensione completa e anche scientifica della parola di Dio. La nostra Bibbia non ne risulta cambiata, perché Dio non ha permesso che la Sua Parola fosse male interpretata per secoli, ma la presente traduzione completa in modo notevole e senza alcuna contestazione i testi noti.

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42.37 - Giuseppe, Maestro del Mondo e delle Scienze.

4237
Il Giuseppe biblico, figlio di Giacobbe e prefigurazione di Cristo, non è conosciuto come dovrebbe. Il nome di questo personaggio superiormente intelligente, viceré d'Egitto, non è stato trovato nelle iscrizioni dei cartigli egiziani: da un lato, a causa di una lettura difettosa dei geroglifici stessi, dall'altro, a causa dell'odio che i sacerdoti di Amon hanno provato nei suoi riguardi, tanto che fecero sparire dai monumenti la maggior parte dei cartigli di questo personaggio, fedele al Dio unico. Crombette riscopre questa nobile figura in altre iscrizioni egiziane ed anche cretesi. Egli ci fa conoscere le invenzioni di cui gli siamo debitori, come pure la sua grande influenza politica su tutta la storia d'Egitto.
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Per scaricarne una breve sintesi vedi: 45.22

42.38 - Champollion non ha letto i geroglifici egiziani.

4238
Titolo provocatorio, giacché Champollion è, in effetti, all'origine dell'interesse per l'egittologia, ma la sua traduzione dei geroglifici egiziani non è perfetta.

Questo opuscolo non è che un post-scriptum ai 15 volumi dello studio su "IL LIBRO DEI NOMI DEI RE D'EGITTO".

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43.181 - La Torre di Babele.

43181
É un estratto del volume I de "LA VERA STORIA DELL'EGITTO ANTICO".

L'episodio della confusione delle lingue secondo i geroglifici egiziani.

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43.211 - Il disco di Festo

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É un estratto del volume 1 di "LUCI SU CRETA". 
"... Il disco (di Festo) attende a tutt'oggi i suoi decifratori. Le sue due facce... restano mute, per quanto eloquenti possano sembrare di primo acchito.
... Forse un ricercatore professionale verrà presto o tardi a raccogliere gli allori promessi a chi scoprirà il segreto di questa impenetrabile placca di argilla...
... Forse anche un geniale "outsider" saprà penetrare l'enigma di queste immagini a spirale e, moderno Teseo, scoprire quest'altro labirinto dell'isola di Minosse...
"

(Da "Il deciframento delle scritture", di Ernst DOBLHOFER, ed. Arthaud)
Ernst Doblhofer ha detto molto bene.
É Crombette questo "ricercatore professionale" che, durante 35 anni, attingendo a tutte le sorgenti serie di informazione, raccolse dei tesori, di cui questa traduzione è un esempio particolarmente notevole.
É lui questo "outsider" che penetrò il segreto del labirinto dell'isola di Creta, misteriosa e rimasta tale, nonostante i nomi celebri che le sono associati: Evans, Kober, Dussault, Hrozny, Glotz,...
É Crombette il "geniale decifratore" delle due facce del famoso disco, "moderno Teseo" che, nel silenzio e nella tenacia, scoprì ciò che tanti altri avevano cercato invano nel rumore della pubblicità. Ne sapremo di più su Dedalo e Icaro e... sul "Gioco dell'Oca" !

Questo libro contiene:
- La  traduzione del Disco di Festo: di questo disco d'argilla che ha custodito bene il suo segreto. Qualcuno lo ha preso per un salmo di un'antica religione anatolica. Crombette lo decifra. I suoi ideogrammi a spirale ci descrivono uno dei fatti storici più significativi di Creta.
- La tavola dei geroglifici cretesi

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43.241 - Breve storia degli Ittiti.

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"Da circa cent'anni -diceva Crombette quando scrisse- la scienza ha cominciato a intravedere che è esistito nell'Antichità un popolo considerevole di cui Mosè e i suoi successori sono stati praticamente i soli a parlare nella Bibbia: il popolo di Heth. Ma questo popolo, che gli studiosi si gloriano di aver riscoperto con i loro scavi, noi possiamo dire che sono ancora ben lontani dal conoscerlo. Le loro ricerche, localizzate su un certo numero di punti, più basate sulla fortuna che su ricerche metodiche, hanno falsato la loro prospettiva e non hanno dato loro la vista d'insieme necessaria per formulare su questo popolo un giudizio obiettivo e sintetico: ne quanto alle origini, ne quanto alla lingua, ne quanto all'estensione ed al ruolo storico, essi hanno avuto un'idea esatta degli ittiti. Hanno sì visto che una località cappadociana chiamata Boghaz-Keui era stata la capitale di un reame ittita attorno al quale gravitarono degli stati più piccoli che si estendevano anche fino al nord della Siria, ma è loro sembrato che gli ittiti fossero venuti nel XIX° secolo a.C. dal nord o dall'oriente in Asia Minore e che parlassero delle lingue indo-europee."

All'epoca, Crombette fu il primo ad aver scoperto la storia di questo popolo partendo dal Grande Rilievo di Djerablous da lui decifrato, e ad aver steso la lista completa dei re Ittiti; ha tradotto anche la Bolla di Tarkondemos come pure un sigillo ittita conosciuto. Egli indica anche la via al deciframento della lingua etrusca...

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47.04 - Meditazioni di Ore Sante.

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Meditazioni intime affidate alla carta tra il 1945 e il 1947. L'autore non le aveva scritte perchè fossero stampate; sono infatti state trovate fra le sue carte dopo la sua morte e il CESHE ha deciso di pubblicarle. Crombette rivela qui la profondità della sua fede, una pietà tenera e chiara, un rispetto della trascendenza divina di N. S. Gesù Cristo.
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47.09 - Lettera al mio Vescovo.

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Fernand Crombette non è nè teologo nè liturgista. Egli scrive al suo Vescovo una memoria in cui espone l'origine dei problemi attuali della Chiesa e mostra il suo interesse per le questioni di Fede e di liturgia. Oltre a ciò, gli suggerisce una teologia scritturale che prenda le distanze dagli studi filosofici aristotelici.
Degli estratti della presente lettera sono stati letti in alcune riunioni del nostro circolo. E ogni volta la pur richiesta pubblicazione fu differita per ... discrezione... e per lasciare al tempo la cura di confermare o infirmare la diagnosi posta e il pronostico emesso di un'evoluzione catastrofica per la Chiesa.
Sono passati 32 anni dalla sua redazione, e danno purtroppo ragione alle analisi di Fernand Crombette giustificando la sua visione profetica delle cose. Riteniamo d'altronde che il decesso di Monsignor Charles-Marie HIMMER, avvenuto l' 11 gennaio 1994, ci liberi dal dovere di riservatezza.
Come tutti i lavori di Crombette, questa lettera è un documento di studio. Essa non è la professione di Fede del CESHE. Crombette espone al suo Vescovo le proprie tesi esegetiche sviluppate in alcune delle sue opere. Egli si attendeva (lo sappiamo perché ce lo ha formalmente detto) una reazione da parte del Vescovo, e sperava che in occasione del Concilio, Roma, da lui informata, le avrebbe esaminate e si pronunciasse. Ignoriamo se il Vescovo di Tournai abbia prestato a questo documento tutta l'attenzione che meritava ed anche se l'abbia letto. Alla fine di queste pagine il lettore potrà difficilmente evitare un senso di tristezza, giacché si renderà conto che la vera posta del Concilio era stata giustamente colta da questo cattolico lucido, e sembra invece essere sfuggita a chi avrebbe dovuto essere interpellato dalle sue riflessioni.
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L'indirizzo del CESHE-FRANCE è:

CESHE-FRANCE B.P. 1055  -  59011 LILLE-CEDEX  - France -

al quale si può rivolgere chi preferisce leggere i testi in lingua originale e per quelli non ancora tradotti

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CESHE




di altri autori

41.01 - Crombette e la sua opera.

4101
di Rodolphe HERTSENS.
L'autore ha conosciuto personalmente F. Crombette e l'ha frequentato per molti anni. Questo opuscolo, oltre a una breve biografia di F. Crombette, presenta una sintesi di ciascuna delle sue opere.
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41.02 - Se il Mondo sapesse...

4102
di Noël DEROSE.
Biografia illustrata di F. Crombette, seguita da una presentazione di ciascuna opera del "cattolico francese". Svela sinteticamente il contenuto delle 16.000 pagine della sua opera e costituisce così un' introduzione che raccomandiamo a tutti quelli che scoprono la nostra associazione.
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44.10 - Gli Argonauti - L'oceano Scitico - L'Esodo.

4102
di Étienne BROENS.
Il CESHE è particolarmente felice di mettere a disposizione degli amici dell'opera di Fernand CROMBETTE il bel lavoro del signor BROENS sul viaggio dello Argonauti. Ciascuno potrà così rivivere questa prima grande avventura marittima, sia nel tempo che nello spazio, e reperirne in un qualche modo le tracce sul campo, e questo con una precisione che nessuno finora aveva raggiunto! L'opera di F. CROMBETTE vi rivela tutta la sua fecondità e al contempo si manifesta in modo eclatante il suo senso della sintesi unito all'analisi del dettaglio.
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44.11 - La Pietra di Palermo.

4411
di Rodolphe HERTSENS.
Sua lettura e contenuto, secondo l'opera di Fernand CROMBETTE.

Degli egittologi hanno identificato come appartenenti a una stessa stele vari frammenti di pietra il più grande dei quali si trova al museo di Palermo e un altro al Cairo. Questi pezzi, che portano delle iscrizioni geroglifiche su entrambe le facce, hanno ricevuto il nome di "Pietra di Palermo".

Fernand CROMBETTE, con un'analisi rigorosa delle iscrizioni di due frammenti e per il posizionamento di dette iscrizioni, appoggiandosi sulla sua conoscenza dei cartigli reali egiziani metodologicamente decifrati, è pervenuto a ricostruire interamente la stele e a giustificare l'esattezza della sua ricostruzione. Così ricostruita, la Pietra di Palermo contiene la lista nominativa dei primi faraoni dell'Egitto fino all'undicesima dinastia compresa, e anche la storica datata delle prime 5 dinastie.

Il presente studio espone la metodologia di un innovatore i cui lavori invitano gli spiriti critici a rivedere la storica delle dinastie egiziane, e particolarmente delle prime sei, che detti studi illuminano di una luce nuova. Nello stesso tempo, esso prova che il metodo di lettura e di interpretazione dei geroglifici di questo autore è il solo valido.

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44.031 - Preistoria Trasformista o preistoria biblica?

44031
di G. BERTHAULT, Y. NOURISSAT, D. TASSOT, G. de LA TOUR d'AUVERGNE.
Processo all'Evoluzionismo che è un ammasso di supposizioni errate. Opera chiave sul problema. Bisogna datare; ma con quali cronometri? L'autore li passa in rassegna, ne fa la critica riferendosi a quella già fatta da Crombette in "SINTESI PREISTORICA".
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44.04 - La lettura della Bibbia secondo Crombette.

4404
di Raoul KUHN
L'autore, dopo una breve presentazione di F. Crombette e del suo metodo originale di tradurre i testi ebraici antichi, espone alcuni passaggi della Vulgata e li compara con le nuove traduzioni.
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44.05 - I flagelli d'Egitto e il passaggio del mar Rosso.

4405
di Noël DEROSE.
Descrizione degli avvenimenti relazionati dalla Bibbia. Questa descrizione è accompagnata dalle spiegazioni dettagliate dei fenomeni fisici messi in opera da Dio così come Crombette li ha letti nei geroglifici.
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44.07 - L'origine e la confusione delle lingue.

4407
di Dominique TASSOT.
Studio etimologico sulle radici consonantiche nelle lingue in generale. Solo il castigo di Babele permette di comprendere che certe radici siano comuni tra delle lingue che tutto dovrebbe separare.
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44.12 - Sintesi de: "Luci su Creta" (42.21).

4407
di Noël DEROSE.
Il contenuto del presente opuscolo è una sintesi delle due conferenze preparate da Crombette sull'isola di Creta. La morte non gli ha permesso di tenere la seconda conferenza che è stata poi tenuta da un membro del CESHE. 
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44.53 - Saggio sulla formazione della Terra e del suo rilievo secondo la Bibbia

4453
di Yves NOURISSAT.
Sintesi di questi vari argomenti, secondo i manoscritti di Crombette. Questo quaderno dà una buona idea della creazione della Terra e della vita degli uomini prima del Diluvio.
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45.08 - Sintesi preistorica e schizzo assiriologico.

4508
di Noël DEROSE.
Dopo aver passato in rassegna la storia di molti popoli antichi a partire dal Diluvio, e rettificato la cronologia dell'umanità dopo che ricominciò a svilupparsi in seguito al cataclisma universale, F. Crombette giudicò che il suo lavoro d'insieme sarebbe rimasto incompleto se non avesse parlato del periodo anteriore, quello che si chiama "preistoria".
La Preistoria, non avendo a disposizione che degli oggetti materiali, che non parlano, sarebbe dunque essenzialmente una scienza di presunzioni, di supposizioni, di interpretazioni personali? Crombette non lo crede, e non trascura nessuna sorgente di interpretazione seria per poterne parlare con obiettività. Egli stima che è possibile delimitare, in maniera generale, l'epoca preistorica come quella che va dalla comparsa dell'uomo al tempo in cui diviene possibile scrivere la storia delle società umane.
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45.21 - Sintesi n° 1

4521
curata da Noël DEROSE.
comprende la sintesi dell'opera geografica di F.C.:
- Saggio di Geografia... divina
- L'isola di Pasqua e Atlantide

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45.22 - Sintesi n° 2

4522
curata da Noël DEROSE.
comprende una sintesi de:
- L'Opera egittologica
- Il vero volto dei Figli di Heth
- Giuseppe, maestro del mondo e delle scienze.

Abbozzare una tabella generale dell'opera egittologica di Crombette richiede molto coraggio. In effetti, il suo modo di leggere la scrittura geroglifica diverge fondamentalmente dal metodo di"Champollion" che, tuttavia, è ancora considerato valido in quasi tutti gli ambienti scientifici e storici malgrado gli interrogativi che esso pone. Inoltre, è difficile fare una scelta nei soggetti da trattare, poiché differiscono in tutto da ciò che la scienza attuale ci propone in merito a questo grande regno dei primi tempi dell'umanità.

Il nuovo metodo di Crombette permette di "datare con precisione" i fatti di cui le scritture egizie ci parlano. In più traiamo da queste iscrizioni dettagli e spiegazioni rimasti finora ignoti. Così, per esempio, le leggende e i miti che ci sono stati trasmessi dai romani e dai greci trovano la loro spiegazione nella storia reale, e ciascun "dio" o "dea" può, d'ora in poi, essere identificato con certezza.

Il nostro Circolo, nell'incontro annuale che si è svolto a Parigi nel 1985, ha voluto esaminare a fondo se Crombette aveva ragione di dire che Champollion, malgrado tutto il merito che è suo per aver aperto la via e creato l'interesse per l'Egitto e la sua scrittura, era passato solo vicino alla vera lettura dei segni che avevano rapito il suo spirito.
Le decine di persone coraggiose, presenti a quell'incontro, hanno dovuto concludere che il metodo di Crombette è buono e valido, il solo valido, e potrà arricchire, e molto, le nostre conoscenze in merito alle origini delle principali civiltà del "mondo intero". Nella presente descrizione, molto frammentaria, esporremo solo alcuni aspetti delle opere egittologiche di Crombette. Sarebbe insensato voler pretendere di toccare tutto. Desideriamo semplicemente suscitare l'interesse affinché il lettore senta il bisogno o il desiderio di leggere le opere originali.
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47.03 - L'Etere, agente universale delle forze della natura.

4703
di Yves NOURISSAT.
Storia delle concezioni cosmologiche.
Critica della Fisica moderna.
Critica delle teorie di Einstein e di Galileo.

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47.05 - C'è stata evoluzione degli esseri viventi?

4236
di Jacques FOUCHER.
Ex assistente al Museo di Storia Naturale di Rouen, l'autore passa in rassegna una serie di fatti polemici che infirmano questa teoria.
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Sull'argomento consigliamo l'interessante video "Evoluzione: Fatto o Credo?". Cliccare qui.

Un Tesoro nascosto nella Rivelazione

un tesoro nascosto...

di Don Pablo MARTIN
A quale "credo" crediamo? Questo lavoretto si può considerare una presentazione di tutta l'opera svolta da F. Crombette, che è una luce inattesa in un tempo di grande confusione, smarrimento e assalto contro la Fede da parte di tante false credenze, con attributi di "Scienza". Ma Dio non si contraddice, dicendoci una cosa attraverso la natura e la scienza e un'altra cosa contraria nella sua Rivelazione. Dio non può ingannarsi né ingannarci, permettendo errori nella sua Rivelazione e specificatamente nella Genesi, che "non è parola di uomini, ma veramente Parola di Dio, che opera in voi che credete" (1 Tes.2,13).
Proprio questo è messo in evidenza dall'opera di F. Crombette: una Verità rivelata e d'indole spirituale e teologica, che ha tutte le carte in regola per dimostrarsi anche verità scientifica e storica, di fronte ad ogni intelligenza onesta e disposta ad esaminarla, perché porta con sé una firma inconfondibile, divina: ordine, armonia e bellezza.
Questo lavoro è una piccola sintesi di un'Opera gigantesca, universale, che si colloca all'inizio della nostra Fede e anche delle certezze che va indagando la nostra ragione. "Non va messo sotto un letto, ma posto su un lampadario, perché chi entra veda la luce" (Lc.8,16).
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L’ESODO alla luce del lavoro egittologico e scientifico di F. Crombette

esodo
di Don Pablo MARTIN
UNO STUDIO DELLA CRONOLOGIA DELL’ANTICO TESTAMENTO seguendo l’opera egittologica e scientifica di F. Crombette, fedele all’inerranza della Sacra Scrittura (e non è “fondamentalismo”).
Con un riassunto tratto dal libro di NOËL DEROSE (membro del CESHE) “I FLAGELLI D’EGITTO E IL PASSAGGIO DEL MAR ROSSO”
Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a Me, perché di Me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?” (Gv. 5,46-47)
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Per altri interessanti lavori di Don Pablo Martin clicca QUI

La Genesi Biblica tra Scienza e Fede

un tesoro nascosto...

di LANDOLINA Guido
Si tratta di una 'serie' di tre volumetti sui sei giorni della Creazione.
Il Padre è stanco e vorrebbe far perire la razza umana come quasi già fece col Diluvio. Ma il Figlio non vorrebbe perché se l’è guadagnata con il suo Sacrificio, e ancor più non vuole la Madre, che non solo è 'Madre del Cristo' ma è Madre anche dell’Umanità. Ella trattiene il braccio del Padre, e il Padre vuole allora dare ancora una possibilità, ma solo a chi vuole. Il Padre è infatti preoccupato per l’apostasia, per questo generale abbandono della fede nel Dio buono da parte dei cristiani. Essi non credono più in niente, nemmeno nella creazione dell’universo e dell’uomo da parte di Dio.
Un suo 'angelo', Azaria, decide dunque di organizzare una 'Conferenza internazionale virtuale' alla quale vengono invitati i 'cervelli' migliori, di tutte le tendenze, affinché questi personaggi, di fronte ad un folto pubblico, confrontino le loro idee mentre Dio, nella sua Trinità, si riserva di intervenire dall'Alto, cioé di farsi 'sentire'.
Dio li vuole ascoltare mentre essi discutono sui temi della Genesi esponendo le tesi che essi hanno realmente e testualmente sostenuto nelle loro opere.
Dio vorrebbe infatti capire come sia stato possibile che gli uomini - di fronte alla infinita perfezione e complessità della natura e dell'universo - siano giunti, ragionando, al punto di negargli perfino la qualifica di Creatore.
La trilogia rappresenta - in chiave spirituale, religiosa e razionale - un approfondimento del racconto della Genesi biblicasui sei ‘giorni’ creativi, alla luce di quanto possono pensare l'uomo della strada, la scienza e di quanto insegna la Fede.
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Atlantide


Atlantide

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Mappa immaginaria di Atlantide dal Mundus Subterraneus di Athanasius Kircher, pubblicato ad Amsterdam nel 1665 (la mappa è orientata con il Nord verso il basso).
Atlantide (in greco Ἀτλαντίςgen. Ἀτλαντίδος, "figlia di Atlante") è un'isola leggendaria, il cui mito è menzionato per la prima volta[1] da Platone neidialoghi Timeo e Crizia.
Secondo il racconto di Platone Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata "oltre le Colonne d'Ercole", che avrebbe conquistato molte parti dell'Europa occidentale e dell'Africa novemila anni prima del tempo di Solone (approssimativamente nel 9600 a.C.). Dopo avere fallito l'invasione diAtene, Atlantide sarebbe sprofondata "in un singolo giorno e notte di disgrazia".
Il nome dell'isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell'Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell'isola.[2]
Essendo una storia funzionale ai dialoghi di Platone, Atlantide è generalmente vista come un mito concepito dal filosofo greco per illustrare le proprie idee politiche. Benché la funzione di Atlantide sembri chiara alla maggior parte degli studiosi, essi disputano su quanto e come il racconto di Platone possa essere ispirato ad eventuali tradizioni più antiche. Alcuni argomentano che Platone si basò sulla memoria di eventi passati come l'eruzione vulcanica di Thera o la Guerra di Troia, mentre altri insistono che egli trasse ispirazione da eventi contemporanei come la distruzione diElice nel 373 a.C. o la fallita invasione ateniese della Sicilia nel 415413 a.C.
La possibile esistenza di un'autentica Atlantide venne attivamente discussa durante l'antichità classica, ma fu generalmente rigettata e occasionalmente parodiata da autori posteriori. Mentre si conosce poco durante il Medioevo, la storia di Atlantide fu riscoperta dagli umanistinell'era moderna. La descrizione di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali, come La nuova Atlantide di Bacone. Atlantide ispira la letteratura contemporanea, soprattutto quella fantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato.


Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi le voci Timeo (dialogo) e Crizia (dialogo).
I dialoghi di Platone


Platone dipinto da Raffaello, Stanza della Segnatura, Palazzi Pontifici, Vaticano

De Atlantide ad Timaeum atque Critiam Platonis (Johann Christian Bock, 1685)
dialoghi di Platone Timeo e Crizia, scritti intorno al 360 a.C., contengono i primi riferimenti ad Atlantide. Per ragioni sconosciute il dialogo Crizia non fu mai completato. Platone introduce Atlantide nel Timeo:
« Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [...] In tempi posteriori [...], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [...] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. »
(Platone, Timeo, Capitolo III.)
I quattro personaggi che compaiono in entrambi i dialoghi di Platone sono due filosofi, Socrate e Timeo di Locri, e due politici,Ermocrate e Crizia,[3] benché solo Crizia parli di Atlantide. Nelle sue opere Platone fa ampio uso della dialoghi socratici per discutere di posizioni contrarie nel contesto di una supposizione.
Nel Timeo all'introduzione segue un resoconto della creazione e della struttura dell'universo e delle antiche civiltà. Nell'introduzione Socrate riflette sulla società perfetta, già descritta in Platone nella Repubblica (c. 380 a.C.), e si chiede se lui e i suoi ospiti possano ricordare una storia che esemplifica tale società. Crizia menziona un racconto storico che presumibilmente avrebbe costituito l'esempio perfetto, e prosegue descrivendo Atlantide, come è riportato nel Crizia. Nel suo racconto, l'antica Atene sembra rappresentare la "società perfetta" e Atlantide la sua avversaria, che rappresentano l'antitesi dei tratti "perfetti" descritti nella Repubblica.
Secondo Crizia, le antiche divinità divisero la terra in modo che ogni dio potesse avere un lotto; a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l'isola di Atlantide. L'isola era più grande dell'antica Libia (Nord Africa) e dell'Asia Minore (Anatolia) messe assieme,[4][5] ma in seguito venne affondata da un terremotoe diventò un banco di fango impraticabile, impedendo di viaggiare in qualsiasi parte dell'oceano. Gli egiziani, affermava Platone, descrivevano Atlantide come un'isola composta in massima parte di montagne nella parte settentrionale e lungo la costa, "mentre tutt'intorno alla città vi era una pianura, che abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga tremila stadi [circa 555 km] sui due lati e al centro duemila stadi [circa 370 km] dal mare fin giù. [...] a una distanza di circa cinquanta stadi [9 km], c'era un monte, di modeste dimensioni da ogni lato[6] [...] L'isola, nella quale si trovava la dimora dei re, aveva un diametro di cinque stadi"[7] [circa 0,92 km].
Nel Timeo si racconta di come Solone, giunto in Egitto, fosse venuto a conoscenza da alcuni sacerdoti egizi di una antica battaglia avvenuta tra gli Atlantidei e gli antenati degli Ateniesi, che avrebbe visto vincenti i secondi. Secondo i sacerdoti, Atlantide era una monarchia assai potente, con enormi mire espansionistiche. Situata geograficamente oltre le Colonne d'Ercole, politicamente controllava l'Africa fino all'Egitto e l'Europa fino all'Italia. Proprio nel periodo della guerra con gli Ateniesi un immenso cataclisma fece sprofondare l'isola nell'Oceano, distruggendo per sempre la civiltà di Atlantide.

Pianta schematica della capitale di Atlantide basata sulla descrizione di Platone
Nel dialogo successivo, il Crizia, rimasto incompiuto, Platone descrive più nel dettaglio la situazione geopolitica di Atlantide, collocando il tutto novemila anni prima.
Crizia racconta che il dio Poseidone si innamorò di Clito, una fanciulla dell'isola, e «recinse la collina dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d'acqua»,[8] rendendola inaccessibile agli uomini, che all'epoca non conoscevano la navigazione. Rese inoltre rigogliosa la parte centrale, occupata da una vasta pianura, facendovi sgorgare due fonti, una di acqua calda e l’altra di acqua fredda. Poseidone e Clito ebbero dieci figli, il primo dei quali, Atlante, sarebbe divenuto in seguito il governatore dell'impero.[2] La civiltà atlantidea divenne una monarchia ricca e potente e l'isola fu divisa in dieci zone, ognuna governata da un figlio del dio del mare e dai relativi discendenti. La terra generava beni e prodotti in abbondanza, e sull'isola sorgevano porti, palazzi reali, templi e altre maestose opere. Al centro della città vi era il santuario di Poseidone e Clito, lungo uno stadio (177 metri), largo tre plettri ed alto in proporzione, rivestito di argento al di fuori e di oricalcooro e avorio all'interno, con al centro una statua d'oro di Poseidone sul suo cocchio di destrieri alati, che arrivava a toccare la volta del tempio.[9]
Ognuno dei dieci re governava la propria regione di competenza, ed erano legati gli uni agli altri dalle disposizioni previste da Poseidone e incise su una lastra di oricalco posta al centro dell’isola, attorno a cui si riunivano per prendere decisioni che riguardavano tutti. Crizia descrive anche il rituale da eseguire prima di deliberare, che prevedeva una caccia al toro armati solo di bastoni e una libagione con il sangue dell’animale ucciso, seguita da un giuramento e da una preghiera.[10] La virtù e la sobrietà dei governanti durò per molte generazioni, finché il carattere umano ebbe il sopravvento sulla loro natura divina. Caduti preda della bramosia e della cupidigia, gli abitanti di Atlantide si guadagnarono l'ira di Zeus, il quale chiamò a raccolta gli dèi per deliberare sulla loro sorte.[11]

L'utopia di Atlantide secondo Platone 

Le notizie che Platone narra di Atlantide provengono molto probabilmente dalla tradizione greca, da Creta e forse dall’Egitto e da altre fonti a noi perdute, il tutto reinterpretato letterariamente dal filosofo.[12] È anzitutto evidente il punto di vista da cui viene narrato il mito, che pone al centro la città di Atene, simbolo di sobrietà e rigore. Ma oltre all’immediato paragone con la polis corrotta dell'epoca di Platone, è riscontrabile nel dialogo una proposta utopica, che si esprime nella contrapposizione delle due città, a cui corrispondono due diverse concezioni del modello divino.
Sia l'Atene primitiva, suddivisa in aree da coltivare e abitata da contadini e artigiani, sia la ricca e potente Atlantide sono infatti rappresentazioni del modello divino tratteggiato nel Timeo,[13] a cui la città “storica” deve guardare nella sua organizzazione politica ed economica;[14] la loro decadenza invece, sentenziata da cataclismi naturali e, nel caso di Atlantide, dovuta alla cupidigia degli uomini, è un palese richiamo alla corruzione degli Stati già descritta nella Repubblica.[15] In analogia con la struttura del Timeo, la seconda parte del Crizia avrebbe dovuto descrivere la realtà intermedia tra il logose il disordine, con un chiaro riferimento alla situazione delle poleis nel decennio tra il 360 e il 350 a.C., caratterizzata da scontri tra un centro e l’altro per il controllo dei traffici commerciali: decaduta anch’essa dopo la scomparsa della città rivale, l'Atene del mito avrebbe potuto salvarsi dall'inesorabile declino solo rivolgendosi a leggi ispirate al Bene.[14]

Influenza culturale 

Antichità 

Al di fuori dei dialoghi Timeo e Crizia di Platone non vi è alcun riferimento antico di prima mano su Atlantide, il che significa che tutti gli altri riferimenti paiono rifarsi, in una maniera o nell'altra, a Platone.[1][16]
Per quanto alcuni nell'antichità avessero ritenuto un fatto storico il racconto riportato da Platone, già il suo allievo Aristotele non diede molta importanza alla cosa, liquidandola come un'invenzione del maestro. Ad Aristotele è infatti attribuita la frase "L'uomo che l'ha sognata, l'ha anche fatta scomparire."[17]
Alcuni autori antichi videro Atlantide come frutto dell'immaginazione mentre altri credettero fosse reale.[18] Il primo commentatore di Platone, il filosofo Crantore da Soli, studente di Senocrate, a sua volta studente di Platone, è spesso citato come esempio di autore che ritenne la storia un fatto storico.[19] La sua opera, un commento al Timeo di Platone, è perduta, ma essa è riferita da Proclo, uno storico classico che scrisse sette secoli dopo.[20] Altri storici e filosofi dell'antichità che credevano nell'esistenza di Atlantide furono Strabone e Posidonio.[21]
Il racconto di Platone sull'Atlantide può inoltre avere ispirato imitazioni parodiche: scrivendo solo poche decadi dopo il Timeo e Crizia, lo storico Teopompo di Chio narrò di una terra in mezzo all'oceano conosciuta come Meropide (ovvero terra di Merope). Questa descrizione era inclusa nel libro VIII della sua voluminosa Filippica, che contiene un dialogo tra re Mida e Sileno, un compagno di Dioniso. Sileno descrive i Meropidi, una razza di uomini che crescevano al doppio dell'altezza normale e abitavano due città sull'isola di Meropis (Cos?): Eusebes (Εὐσεβής, "città pia") e Machimos (Μάχιμος, "città combattente"). Egli inoltre scrive che un'armata di dieci milioni di soldati attraversarono l'oceano per conquistare Iperborea, ma abbandonarono tale proposito quando si resero conto che gli Iperborei erano il popolo più fortunato del mondo. Heinz-Günther Nesselrath ha argomentato che questi e altri dettagli della storia di Sileno sono intesi come imitazioni ed esagerazioni della storia di Atlantide, allo scopo di esporre al ridicolo le idee di Platone.[22]
Zotico, un filosofo neoplatonico del III secolo a.C., scrisse un poema epico basato sul racconto di Platone.[23]
Lo storico romano del IV secolo d.C. Ammiano Marcellino, dissertando sulle perdute opere di Timagene, uno storico attivo nel I secolo a.C., scrive che i Druidi della Gallia riferirono che parte degli abitanti di quella terra erano migrati lì da isole lontane. Alcuni hanno inteso che si parlasse di sopravvissuti di Atlantide giunti via mare nell'Europa occidentale, ma Ammiano in realtà parla di "isole e terre oltre il Reno"[24], un'indicazione che gli immigrati in Gallia vennero dal Nord (Britannia, Olanda o Germania).[25] Secondo Diodoro Siculo, comunque, i Celti che venivano dall'oceano adoravano gli dei gemelli Dioscuri che apparvero loro provenienti dall'oceano.[26]
Un trattato ebraico sull'astronomia computazionale datato al 1378-1379, apparentemente una parafrasi di una precedente opera islamica a noi ignota, allude al mito di Atlantide in una discussione concernente la determinazione dei punti zero per il calcolo della longitudine.[27]

Epoca moderna 


Olaus Rudbeck svela la "verità" su Atlantide ai suoi "predecessori" Esiodo, Platone, Aristotele, Apollodoro, Tacito, Odisseo, Tolomeo, Plutarco e Orfeo. DaAtland eller Manheim, 1679-89.
Riscoperta dagli umanisti nell'era moderna, la storia di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori dal Rinascimento in poi.
La nuova Atlantide di Francesco Bacone del 1627 descrive una società utopica, chiamata Bensalem, collocata al largo della costa occidentale americana. Un personaggio del libro sostiene che la popolazione proveniva da Atlantide, fornendo una storia simile a quella di Platone e collocando Atlantide in America. Non è chiaro se Bacone intendesse l'America settentrionale o quella meridionale.
Lo scienziato Olaus Rudbeck (1630 – 1702) scrisse nel 1679-1702 Atlantica (Atland eller Manheim), un lungo trattato dove sostenne che la propria patria, laSvezia, era la perduta Atlantide, la culla della civiltà, e lo svedese era la lingua di Adamo da cui si sarebbero evoluti latino ed ebraico.[28]
The Chronology of the Ancient Kingdoms Amended (1728, postumo) di Isaac Newton studia una varietà di collegamenti mitologici con Atlantide.[29]
Alla metà e nel tardo Ottocento numerosi rinomati studiosi mesoamericani, a partire da Charles-Etienne Brasseur de Bourbourg, tra i quali Edward Herbert Thompson e Augustus Le Plongeon[30] proposero l'idea che Atlantide fosse in qualche maniera correlata alla civiltà Maya e alla cultura azteca. La pubblicazione nel 1882 di Atlantis: the Antediluvian World[31] di Ignatius L. Donnelly stimolò un notevole interesse popolare per Atlantide. Donnelly prese seriamente il resoconto di Platone su Atlantide e tentò di stabilire che tutte le antiche civiltà conosciute discendessero da questa progredita cultura delNeolitico.

Una mappa che mostra l'ipotetica estensione dell'impero di Atlantide; daAtlantis: the Antediluvian World di Ignatius Donnelly1882
Nel corso della fine dell'Ottocento le idee sulla natura leggendaria di Atlantide si combinarono con storie di altre terre perdute come Mu e Lemuria.[32] Helena Blavatsky scrisse nel suo libro La dottrina segreta (1888) che gli Atlantiani erano eroi culturali (contrariamente a Platone, che li descrive dediti principalmente alle cose militari), e che erano la quarta "Razza radicale" (Root Race), a cui successe la "razza ariana". Rudolf Steiner scrisse dell'evoluzione culturale di Mu o Atlantide. Il sensitivo americano Edgar Cayce menzionò Atlantide per la prima volta nel 1923,[33] asserendo in seguito che essa era collocata nei Caraibi e proponendo che fosse un'antica civiltà, altamente evoluta, ora sommersa, dotata di forze navali e aeree mosse da una misteriosa forma di cristallo di energia. Egli predisse inoltre che delle parti di Atlantide sarebbero riemerse nel 1968 o 1969. La Bimini Road, una formazione rocciosa sommersa con pietre rettangolari appena al largo di North Bimini Island, è stata descritta come una possibile prova di questa civiltà.[34]
Si è sostenuto che prima del tempo di Eratostene (250 a.C. circa), autori greci avessero collocato le Colonne d'Ercole nello Stretto di Sicilia, ma non ci sono prove di tale ipotesi.[35] Secondo Erodoto (c. 430 a.C.) una spedizione fenicia circumnavigò l'Africa con il benestare del faraone Necho II, navigando a sud sotto il Mar Rosso e l'Oceano Indiano e verso nord nell'Atlantico, facendo ritorno nel Mediterraneo attraverso le Colonne d'Ercole.[36]La sua descrizione dell'Africa nord-occidentale rende molto chiaro che localizzò le Colonne d'Ercole precisamente dove sono oggi. Malgrado questo, la credenza che le Colonne fossero collocate nello Stretto di Sicilia prima di Eratostene è stata citata in alcuneipotesi sulla collocazione di Atlantide.

Il sensitivo americanoEdgar Cayce, 1910
Il concetto di Atlantide attrasse anche i teorici nazisti.[37] La teoria del ghiaccio cosmico (1913) di Hanns Hörbiger (1860-1931) aveva infatti conquistato un vasto appoggio popolare in Germania e venne promossa dal regime nazista per le sue implicazioni razziali. Hörbiger riteneva che la Terra fosse soggetta a periodici cataclismi provocati della caduta di una serie corpi celesti che da cometeerano diventati satelliti; la sommersione di Atlantide e di Lemuria sarebbero state provocate dalla cattura dell'attuale satellite della Terra, la Luna. I periodi di avvicinamento dei satelliti avrebbero provocato (per diminuzione della gravità) la nascita di stirpi di gigantidi cui parlano la varie mitologie.[38] Alfred Rosenberg (Mito del XX secolo1930) parlò di una razza dominante "nordico-atlantiana" o "ariano-nordica". Nel 1938 l'alto ufficiale Heinrich Himmler (allora capo supremo delle forze dell'ordine del Terzo Reich) organizzò una ricerca in Tibet allo scopo di trovare le spoglie degli Atlantidei bianchi.[39] Secondo Julius Evola (Rivolta contro il mondo moderno1934) gli Atlantiani erano Iperboreisuperuomini nordici originari del Polo Nord (vedi Thule).
Da quando la deriva dei continenti divenne largamente accettata nel corso degli anni sessanta, la popolarità di buona parte delle teorie sul “continente perduto” di Atlantide iniziò a svanire, mentre si cominciava ad accettare ampiamente la natura immaginaria degli elementi della storia di Platone.
La studiosa di Platone Julia Annas (Regents Professor of Philosophy alla University of Arizona), ha avuto modo di dire al riguardo:
« La continua industria della scoperta di Atlantide illustra il pericolo di leggere Platone. Perché egli sta chiaramente usando quello che divenne un meccanismo narrativo tipico nelle opere di fantasia: stirare la storicità di un evento (e la scoperta di autorità fino ad ora sconosciute) come un'indicazione di ciò che segue nell'opera d'immaginazione. L'idea è che dovremmo utilizzare la storia per esaminare le nostre idee sul governo e sul potere. Abbiamo sbagliato sulla questione se invece di pensare a questi temi usciamo ad esplorare il fondo marino. Il continuo fraintendimento di Platone come storico ci permette qui di vedere perché la sua diffidenza sulla scrittura d'immaginazione è talvolta giustificata.[40] »
Kenneth Feder fa notare che la storia di Crizia nel Timeo fornisce un indizio importante. Nel dialogo, Crizia dice, riferendosi alla società ipotetica di Socrate:
« (...) mentre ieri tu parlavi dello Stato e degli uomini che delineavi, rimanevo meravigliato richiamando alla memoria proprio le cose che ora ho raccontato e osservando che per una incredibile coincidenza avevi in gran parte perfettamente aderito con quelle cose che disse Solone.[41] »
Feder cita A. E. Taylor, che scrive, "Non ci potrebbe essere detto in modo più chiaro che l'intera narrazione della conversazione di Solone con i sacerdoti e la sua intenzione di scrivere il poema su Atlantide sono un'invenzione dell'immaginazione di Platone".[42]

Le ipotesi sulla collocazione 

« La ricerca di Atlantide colpisce le corde più profonde del cuore per il senso della malinconica perdita di una cosa meravigliosa, una perfezione felice che un tempo apparteneva al genere umano. E così risveglia quella speranza che quasi tutti noi portiamo dentro: la speranza tante volte accarezzata e tante volte delusa che certamente chissà dove, chissà quando, possa esistere una terra di pace e di abbondanza, di bellezza e di giustizia, dove noi, da quelle povere creature che siamo, potremmo essere felici… »

Mappa congetturale di Atlantide di Bory de Saint-Vincent del 1803 che situa l'isola verso le Azzorre, le Canarie e Madera

Mappa immaginaria di Atlantide di Patroclus Kampanakis. Originariamente disegnata nel 1891[43]
Sulla scorta di Aristotele e per la mancanza di fonti prima di Platone, si ritiene in genere che il mito di Atlantide sia solo una finzione letteraria, interamente elaborata dal filosofo greco a partire da riferimenti mitologici e dalle proprie idee politiche e filosofiche.[16] Seppure Atlantide in quanto tale appaia solo raramente nei testi greci o latini (e solo come rielaborazione a partire dal racconto di Platone), miti e leggende di continenti o città sommersi sono ricorrenti e, come quello del Diluvio universale, appartengono a numerose antiche civiltà e culture.
Alcuni tuttavia hanno cercato di immaginare Atlantide come un luogo realmente esistito, o quantomeno di identificare gli elementi storici e geografici che possono avere originato il racconto di Platone.
Dai tempi di Donnelly, ci sono state dozzine - o meglio centinaia - di proposte di localizzazione per Atlantide, al punto che il suo nome è divenuto un concetto generico, indipendente dal racconto di Platone. Questo è riflesso dal fatto che, in effetti, molti dei siti proposti non sono affatto nell'ambito dell'Oceano Atlantico. Si tratta a volte di ipotesi di accademici o archeologi, mentre altre si devono a sensitivi o ad altri ambiti parascientifici. Molti dei siti proposti condividono alcune delle caratteristiche della storia originale di Atlantide (acque, fine catastrofica, periodo di tempo rilevante), ma nessuno è stato dimostrato come la "vera" Atlantide storica.[16][44]
Le ipotesi sull'effettiva collocazione di Atlantide sono le più svariate. Se è vero che Platone nei suoi due dialoghi parla esplicitamente di "un'isola più grande della Libia e dell'Asia messe insieme" oltre le Colonne d'Ercole (ovvero lo Stretto di Gibilterra), alcuni studiosi, vista l'effettiva difficoltà nell'immaginarsi un'isola-continente nell'Atlantico scomparsa in breve tempo senza lasciare pressoché nessuna traccia, hanno scelto collocazioni alternative.
Dapprima si è pensato all'America, che in effetti è un continente in mezzo all'Oceano (Atlantico) che però ai tempi di Platone non era per nulla conosciuto e che, per quanto se ne sappia, non ha conosciuto cataclismi recenti. Altri hanno pensato al deserto del Sahara, che in un periodo passato potrebbe essere stato fertile ed aver ospitato molte persone, ma la descrizione di Platone non trova molte corrispondenze.
Alcuni hanno voluto vedere, male interpretando le mappe turche del Sud America del primo Cinquecento come la mappa di Piri Reìs, la rappresentazione di Atlantide nell'estremo Sud, proprio dopo la Terra del Fuoco, fra l'America meridionale e l'Antartide. Secondo costoro infatti è probabile che l'Antartide, un tempo terra fertile e rigogliosa, sia stata la sede di Atlantide. I sostenitori di questa ipotesi parlano di resti di vegetazione datati all'analisi al carbonio 14 come risalenti a 50.000 anni fa, lasciando supporre che l'Antartide fosse sgombro dai ghiacci, ma questi dati sono riconosciuti come pseudoscientifici e mai replicati, anche perché tutta la ricerca sull'Antartide (ed in particolare i carotaggi nei depositi glaciali) conferma come 50.000 anni fa il continente di ghiaccio fosse prossimo al picco glaciale, e quindi notevolmente più freddo di oggi. Tutta la ricerca storico-scientifica ha visto nelle stesse mappe solo delle rappresentazioni dell'America Meridionale, con alcuni errori (anche voluti) assai ben spiegabili nella prassi dell'epoca. Infine altri ancora identificherebbero Atlantide con un altro ipotetico continente perduto, Lemuria, situato fra l'Africa e l'India.
Altra ipotetica collocazione è, secondo alcuni tra cui il sensitivo Edgar Cayce, nel Mar dei Sargassi[45]: i fenici, secondo lui, conoscevano le Azzorre e lungo la faglia atlantica non sono sconosciuti casi di emersione e affondamento di isole, anche in tempi storici recenti; si tratta comunque di piccole isole e non di continenti che potessero ospitare fiumi navigabili come nel racconto di Platone.
Il geologo inglese Jim Allen sostiene che Atlantide si trovasse in Bolivia, nell'area dell'Altiplano, basandosi sulla presenza di una piana rettangolare corrispondente alle dimensioni specificate da Platone e di depressioni concentriche ad arco di cerchio subito a est della città di Pampa Aullagas, da lui identificate con i canali della capitale.[46]
In Brasile l'archeologo e antropologo francese Marcel Homet indagò sui resti di un antico popolo che egli riteneva discendere dalla civiltà di Atlantide.[47]

Nel Mediterraneo 


Mappa che riassume diverse ipotesi sulla collocazione di Atlantide nel mar Mediterraneo

Ipotesi sulla diffusione delle ceneri dell'esplosione dell'isola di Thera[48]

Foto da satellite dell'isola di Santorini, uno dei molti luoghi in cui si è ipotizzata la collocazione di Atlantide
La maggior parte delle ipotesi avanzate di recente indicano la collocazione della mitica isola non più nell'Oceano o in altri luoghi troppo remoti (ormai scartati per motivi geologici, cronologici e storici), ma più vicino, nel Mediterraneo o nei suoi immediati dintorni, dove Platone più probabilmente poteva avere tratto i vari elementi per costruire il suo racconto. Le conoscenze geografiche dei greci all'epoca di Platone erano infatti molto vaghe e limitate al bacino del Mediterraneo, ed erano in realtà sufficientemente precise solo nell'ambito dell'Egeo.[16]
Una tra le teorie più singolari, studiata e approfondita nella prima metà del Novecento, sostiene che il mito di Atlantide non sarebbe altro che la memoria, deformata e ingigantita, della Civiltà minoica (civiltà cretese dell'età del bronzo), che ebbe fine intorno al 1450 a.C., in circostanze non ancora ben chiarite. La causa potrebbe essere l'esplosione del vulcano dell'isola di Thera, attualmente Santorini, che provocò lo sprofondamento parziale dell'isola e giganteschi terremoti: l'esplosione di Thera avrebbe propagato nel Mediterraneo una terrificante onda anomala in grado di spazzare via gli insediamenti lungo le coste (le onde si sarebbero diffuse in tutto il bacino dell'Egeo in sole due ore, raggiungendo un'altezza di circa trenta metri), a cui sarebbero seguite entro due-tre giorni le ceneri riversate dall'esplosione vulcanica.[49] Uno studio recente[50] ha inoltre evidenziato delle analogie letterarie tra il testo platonico su Atlantide e alcuni canti dell'Odissea di Omero.
Una teoria analoga è stata avanzata anch'essa recentemente dal giornalista italiano Sergio Frau nel suo libro Le colonne d'Ercole (2002): le colonne di cui parla Platone andrebbero in realtà identificate con il canale di Sicilia (che è assai turbinoso, come descrive Platone le Colonne), dunque l'isola di Atlantide sarebbe in realtà la Sardegna; il popolo che edificò i nuraghi coinciderebbe con il misterioso popolo dei Shardana o Šerden (dai quali appunto la Sardegna prende il nome), citati tra i "popoli del mare" che secondo le cronache degli antichi egizi tentarono di invadere il Regno d'Egitto. Alcuni Šhardana sarebbero quindi emigrati nella penisola italica, dove avrebbero dato origine alla civiltà etrusca. In effetti un passo della descrizione coincide: "Una pianura (il Campidano) che attraversa l'isola in senso longitudinale (ha coste ad est e ad ovest), situata tra due zone montuose a nord e a sud; le coste sono alte e rocciose, scoscese". Del resto, la Sardegna possiede ancora oggi zone pianeggianti situate alcuni metri sotto il livello del mare e ciò fa pensare che, essendo una terra geologicamente troppo antica per subire o aver subito catastrofi naturali di dimensioni troppo elevate, possa invece esser stata soggetta in passato a cataclismi legati al mare, il cui territorio probabilmente non avrebbe potuto respingere a causa appunto dell'altezza della sua superficie rispetto a quella marina. Oltretutto la mancanza di terremoti avrebbe permesso una grande espansione edilizia all'interno dell'isola, che all'epoca sarebbe potuta apparire in maniera notevolmente diversa.
Alcuni identificano con l'isola di Cipro i resti del continente di Atlantide.[51]
Una tra le molte teorie recenti collocherebbe Atlantide in Spagna, precisamente in Andalusia, vicino Cadice. È l'opinione dello studioso tedesco Rainer Kuehne che si avvale di rilevazioni satellitari, attribuite però a Georgeos Dìaz-Montexano. Qualcosa combacia, come la forma delle strutture rilevate e l'ambientazione vicino a montagne (in questo caso la Sierra Morena e la Sierra Nevada), come le descrizioni di Platone, in cui sono anche presenti ricche miniere di rame. Tuttavia, se avesse ragione Kuehne, non si tratterebbe di un'isola, come vuole la tradizione, e le dimensioni rilevate dal satellite non combaciano con quelle di Platone.
Comunque sia, ovunque la si voglia situare, Atlantide affascina soprattutto per i miti che avvolgono il suo popolo e la sua fine.

Note 

  1. ^ a b Pietro Janni, op. cit., p. 72, 2004.
  2. ^ a b Nella leggenda raccontata da Platone, Atlante non è rappresentato come il mitologico Titano, figlio di Giapeto e di Climene, che regge sulle sue spalle il mondo intero, bensì come un semidio, figlio di Poseidone e di Clito.
  3. ^ L'interpretazione tradizionale, che identifica questo Crizia con il politico leader dei Trenta Tirannie zio materno di Platone, viene messa in dubbio da recenti studi. Cercando di stabilire l’ipotetica data drammatica del dialogo basandosi sugli anni di nascita e morte dei personaggi citati (Crizia il vecchio, Crizia il giovaneSolone, Dropide), sorgono infatti non poche difficoltà e contraddizioni, che porterebbero a pensare che il Crizia citato qui e nel Timeo non sia il celebre tiranno e sofista, ma un omonimo, più anziano. Cfr. Platone, Timeo, a cura di F. Fronterotta, Milano 2003, p. 16, il quale sua volta cita: W. Welliver, Character, plot and thought in Plato’s Timaeus-Critias, Brill, Leiden 1977.
  4. ^ Atlantis—Britannica Online Encyclopedia. Britannica.com. URL consultato il 27 novembre 2010.
  5. ^ Inoltre è stato interpretato che Platone o qualcuno prima di lui nella catena della tradizione orale o scritta del rapporto accidentalmente cambiato le parole molto simili in greco "più grande di" ("meson") e "tra" ("mezon") - J.V. Luce, The End of Atlantis - New Light on an Old Legend, London, Thames and Hudson, 1969, pp. 224.
  6. ^ Crizia 113. http://www.readme.it/libri/Filosofia/Crizia.shtml
  7. ^ Crizia 116a. http://www.readme.it/libri/Filosofia/Crizia.shtml
  8. ^ Crizia 113d.
  9. ^ Crizia 116c-116e.
  10. ^ Crizia 119c-120c.
  11. ^ Crizia 120d-121c.
  12. ^ Platone, Tutte le opere, a cura E.V. Maltese, Roma 2009, p. 2293.
  13. ^ Timeo 27d ss.
  14. ^ a b F. Adorno, Introduzione a Platone, Bari 1978, p. 213.
  15. ^ F. Adorno, Introduzione a Platone, Bari 1978, pp. 214-215.
  16. ^ a b c d e Lyon Sprague de Campop. cit., 1980.
  17. ^ Bruno Martinis, Atlantide: mito o realtà, Edizioni Dedalo, 1989. ISBN 8822005279ISBN 9788822005274 URL consultato il 24 settembre 2011.
  18. ^ H. G. Nesselrath, op. cit., pp. 161–171, 2005.
  19. ^ Proclo scrive: "con tutto il rispetto per l'intero racconto di Atlantide, alcuni affermano che è storia vera: questa è l'opinione di Crantore, il primo commentatore di Platone, il quale sostiene che il filosofo venne deriso dai suoi contemporanei per non essere lui l'inventore della Rapubblica, essendosi sempre limitato a trascrivere ciò che gli Egiziani avevano scritto sull'argomento... Crantore aggiunge che questo è confermato dai profeti degli Egiziani, i quali affermano che i particolari, così come li ha narrati Platone, sono incisi su alcune colonne che si conservano ancora". Riportato in Alessandro Greco, Atlantide Ritrovata, 2010, pag. 16. ISBN 1446175456, 9781446175453
  20. ^ Timeo 24a: τὰ γράμματα λαβόντες.
  21. ^ Strabone 2.3.6
  22. ^ H. G. Nesselrath, op. cit., pp. 1–8, 1998.
  23. ^ PorfirioVita di Plotino, 7=35.
  24. ^ Ammiano MarcellinoRes Gestae 15.9
  25. ^ Keith Fitzpatrick-Matthews. Lost Continents: Atlantis. Bad Archaeology, badarchaeology.com. URL consultato il 24 settembre 2011.
  26. ^ "And the writers even offer proofs of these things, pointing out that the Celts who dwell along the ocean venerate the Dioscori above any of the gods, since they have a tradition handed down from ancient times that these gods appeared among them coming from the ocean. Moreover, the country which skirts the ocean bears, they say, not a few names which are derived from the Argonauts and the Dioscori." Diodoro Siculo 4.56.4. Testo da Bibliotheca historica.
  27. ^ "Some say that they [the inhabited regions] begin at the beginning of the western ocean [the Atlantic] and beyond. For in the earliest times [literally: the first days] there was an island in the middle of the ocean. There were scholars there, who isolated themselves in [the pursuit of] philosophy. In their day, that was the [beginning for measuring] the longitude[s] of the inhabited world. Today, it has become [covered by the?] sea, and it is ten degrees into the sea; and they reckon the beginning of longitude from the beginning of the western sea." Selin, Helaine 2000,Astronomy Across Cultures: The History of Non-Western Astronomy, Kluwer Academic Publishers, Netherlands, pg 574. ISBN 0-7923-6363-9
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  32. ^ Pietro Janni, op. cit., p. 101, 2004.
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  38. ^ Hanns Hörbiger, Glazial-Kosmogonie, 1913.
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  40. ^ J.Annas, Plato: A Very Short Introduction (OUP 2003), p.42 (corsivo non presente nell'originale)
  41. ^ Timeo 25e.
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  44. ^ Paul Jordan, op.cit., 2011.
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  46. ^ Allen, Jim (2009). Atlantis: Lost Kingdom of the AndesISBN 9780863156977
  47. ^ Marcel HometI figli del sole (Les fils du soleil), 1972.
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  49. ^ «Sette tracce di onde anomale di 1600 anni fa»Ulisse, 27 agosto 2004. URL consultato in data 24 settembre 2011.
  50. ^ Fabio Truppi, op. cit., 2004.
  51. ^ Quante volte è stata scoperta Atlantide?. antikitera.net, 16 novembre 2004. URL consultato il 24 settembre 2011.

Bibliografia 

Ad Atlantide sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi. Un catalogo bibliografico incompleto della letteratura sull'Atlantide, compilato nel 1926 da J. Gattefossé e C. Roux, comprendeva 1700 titoli.[1] La breve narrazione di Platone (di circa una decina delle attuali pagine) dunque ha fatto probabilmente scorrere più inchiostro del resto del suo intero corpus filosofico.[2] Di seguito si elencano solo alcune opere, a partire da quelle reperibili in italiano o consultabili online.
Testi in italiano
  • Flavio BarbieroUna civiltà sotto ghiaccio, 1974 - 2000, ISBN 9788842911685 (il primo testo che ipotizza che Atlantide sia da identificarsi con l'Antartide)
  • Charles BerlitzIl mistero dell'Atlantide (The mystery of Atlantis, 1976), Sperling & KupferISBN 9788878248991; un classico testo dell'archeologia misteriosa
  • Marcello Cosci. Dai satelliti le prime immagini della mitica Atlantide, Felici, 2007. Una teoria basata sulla fotointerpretazione di immagini satellitari.
  • Gennaro D'Amato. Il processo all'Atlantide di Platone, Genova, Il Basilisco 1980, poi, Genova, I Dioscuri 1988
  • Rand e Rose Flem-Ath. La fine di Atlantide, Edizioni Piemme, ISBN 9788838447860. In questo saggio si ipotizza, sulla scia di Flavio Barbiero, che Atlantide sia l'Antartide; il testo si basa su teorie sulla dislocazione della crosta terrestre.
  • Sergio FrauLe Colonne d'Ercole: un'inchiesta, NurNeon, 2002. ISBN 8890074000, 9788890074004
  • Ignatius DonnellyPlatone, l'Atlantide e il Diluvio ( Atlantis: the Antediluvian World su Progetto Gutenberg , 1882), Profondo Rosso Edizioni, 2005, ISBN 8889084456
  • Richard Ellis, Atlantide, Corbaccio, 1999. Recente e accurata analisi critica della leggenda di Atlantide.
  • Pietro Janni, Miti e falsi miti: luoghi comuni, leggende, errori sui greci e sui romani, vol. 55 di Storia e civiltà, Dedalo, 2004, cap. terzo, pag. 63-110. ISBN 8822005554ISBN 9788822005557
  • Paul Jordan, La sindrome di Atlantide (The Atlantis Syndrome, 1994), Newton Compton, collana Saggistica contemporanea tascabili Newton, 2011. Analisi delle varie ipotesi e teorie che si sono accumulate fin dai tempi di Platone, tracciando un quadro di ciò che Atlantide ormai rappresenta.
  • Peter KolosimoIl pianeta sconosciuto, Sugarco, Torino 1957. Il punto di vista di uno degli inventori dell'archeologia misteriosa.
  • Peter Kolosimo. Astronavi sulla preistoria, Sugarco, Milano 1972
  • Peter Kolosimo. Terra senza tempo, Sugarco, Torino 1964
  • Chiara Lombardi. La sacra isola sotto il sole. Il mito di Atlantide in Platone, Casti, Foscolo, Leopardi, Edizioni Prospettiva, 2006
  • Demetrio Merezkovski, L'Atlantide, Genova, I Dioscuri, 1987
  • Otto Muck. I segreti di Atlantide (Alles über Atlantis, Econ Verlag GmbH, Düsseldorf-Wien, 1976), SIAD, 1979
  • Ernesto Paleani (a cura di). Atlantide. Alla ricerca di Atlantide. Dalla descrizione di Platone alle molteplici ipotesi attraverso ricostruzioni cartografiche, geologiche ed archeologiche, atti del convegno, Centro internazionale di studi geocartografici storici (Apecchio, PU), 2007 (su CD-ROM)
  • Lyon Sprague De CampIl mito di Atlantide e dei continenti scomparsi (Lost Continents- The Atlantis Theme, 1954, 1970), Fanucci, 1980; con una certa dose di ironia e di spirito critico, in questo testo si esaminano tutti i casi di terre "leggendarie", apparse nella vastissima letteratura sull'argomento; con elenchi dei testi classici e delle diverse interpretazioni.
  • Fabio Truppi, Atlantide tra mito e archeologia, Roma, Bardi, 2004. ISBN 88-88620-12-5ISBN 9788888620114 - Nato come tesi di laurea in archeologia, analizza il mito dalle origini alle recenti ipotesi, evidenziando corrispondenze testuali tra Platone e Omero.
  • Pierre Vidal-Naquet, Atlantide. Breve storia di un mito, collana Saggi, Einaudi 2006
  • Ivar Zapp e George Erikson. Le strade di Atlantide, Edizioni Piemme, 2002
Testi non in italiano
  • R. Bichler (1986). Athen besiegt Atlantis. Eine Studie über den Ursprung der Staatsutopie. Canopus 20 (51): 71–88.
  • Alan Cameron (1983). Crantor and Posidonius on Atlantis. The Classical Quarterly, New Series 33 (1): 81–91.
  • Edgar Cayce (1968). Edgar Cayce's AtlantisISBN 9780876045121
  • Jacques Collina-Girard. L'Atlantide devant le Detroit de Gibraltar? mythe et géologie, Comptes Rendus de l'Académie des Sciences de Paris, Sciences de la Terre et des Planètes, 2001, 333 (2001) 233-240
  • Jacques Collina-Girard. La transgression finiglaciaire, l'archéologie et les textes (exemples de la grotte Cosquer et du mythe de l'Atlantide) in: Human records of recent geological evolution in the Mediterranean Basin-historical and archaeological evidence, CIESM Workshop Monographs, n° 24, Monaco, 2004, pagg. 63-70. (documento pdf)
  • Jacques Collina-Girard, (2009).-L'Atlantide retrouvée ? Enquête scientifique autour d'un mythe. 221 pages, Editions Belin. Pour la Science.Collection Regard, ISBN 978-2-7011-4608-9
  • Rodney Castleden (2001). Atlantis Destroyed, London, Routledge
  • R. Ellis (1998). Imaging Atlantis, New York: Knopf. ISBN 0-679-44602-8
  • U. Erlingsson (2004). Atlantis from a Geographer's Perspective: Mapping the Fairy Land, Miami: Lindorm. ISBN 0-9755946-0-5
  • R. Flem-Ath, C. Wilson (2001). The Atlantis Blueprint: Unlocking the Ancient Mysteries of a Long-Lost Civilization, Delacorte Press
  • C. Gill (1976). The origin of the Atlantis myth. Trivium 11: 8–9.
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  • Ranko Jakovljevic (2008). Atlantida u Srbiji IK Pesic i sinovi Belgrade. ISBN 978-86-7540-091-2
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  • Isaac NewtonThe Chronology of Ancient Kingdoms Amended1728; studia una varietà di collegamenti mitologici con Atlantide.
  • E. D. Phillips (1968). Historical Elements in the Myth of Atlantis. Euphrosyne 2: 3–38.
  • Ramage, E.S. (1978). Atlantis: Fact or Fiction?, Bloomington: Indiana University Press. ISBN 0-253-10482-3
  • Mary Settegast (1987). Plato Prehistorian: 10,000 to 5000 B.C. in Myth and Archaeology, Cambridge, M.A., Rotenberg Press.
  • Lewis Spence [1926] (2003). The History of Atlantis, Mineola, NY: Dover Publications. ISBN 0-486-42710-2
  • H. William, Jr. Stiebing, Ancient Astronauts, Cosmic Collisions and Other Popular Theories about Man's Past, Amherst, New York, Prometheus Books, 1984. ISBN 0-87975-285-8.
  • T. A. Szlezák (1993). Atlantis und Troia, Platon und Homer: Bemerkungen zum Wahrheitsanspruch des Atlantis-Mythos. Studia Troica 3: 233–237.
  • Pierre Vidal-Naque (1986). Athens and Atlantis: Structure and Meaning of a Platonic Myth, in P Vidal-Naquet, The Black Hunter, Baltimore: Johns Hopkins University Press, pp. 263–284. ISBN 0-8018-3251-9
  • Colin Wilson (1996). From Atlantis to the Sphinx - Recovering the Lost Wisdom of the Ancient World, Virgin Books. ISBN 1-85227-526-X
  • Eberhard Zangger (1993). The Flood from Heaven: Deciphering the Atlantis legend, New York: William Morrow and Company. ISBN 0-688-11350-8
  • Nikolai F. Zhirov, Atlantis – Atlantology: Basic Problems, traduzione dal russo di David Skvirsky, Progress Publishers, Mosca, 1970
  1. ^ R. Fondi, introduzione in Lyon Sprague De CampIl mito di Atlantide e dei continenti scomparsi, Fanucci, 1980
  2. ^ Stelio Calabresi. I misteri di Atlantide. Edicolaweb. URL consultato il 24 settembre 2011.

Atlantide nei media 


Le rovine di Atlantide in un'illustrazione di Alphonse de Neuville e Edouard Riou, dall'edizione di Hetzel di Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne
Una lista completa delle apparizioni di Atlantide nei mass media moderni potrebbe essere troppo estesa per poterla inserire qui. Ci limitiamo dunque a citarne alcune.

Narrativa 

Atlantide al cinema 


Descrizione della caduta di Atlantide diMonsù Desiderio (inizi XVII secolo)
Ad Atlantide si è ispirato numerose volte il cinema, soprattutto quello di fantascienza e il filone fanta-mitologico:

Serie TV 

Fumetti e animazione 

  • Nell'universo originale di Superman, sia Aquaman che Lori Lemaris proverrebbero da un'Atlantide sommersa; nel caso di Lori Lemaris il suo popolo sopravvisse trasformandosi in sirene e tritoni.
  • Nell'universo Marvel un popolo analogo, dalla pelle blu e branchiato, viene governato dal principe Namor il Sub-Mariner.
  • Atlantide ha un ruolo centrale nelle avventure di Martin Mystère, il detective dell'impossibile ideato dall'italiano Alfredo Castelli nel 1982 per Sergio Bonelli Editore. Secondo le ricerche del prof. Mystère, Atlantide e Mu erano due imperi o civiltà rivali, tecnologicamente molto avanzate e in cui parte della popolazione era dotata di poteri telepatici o magici, che si autodistrussero a causa di un'arma muviana impazzita, dopo secoli di convivenza caratterizzati da periodi alterni di conflitto aperto e guerra fredda, ricacciando l'umanità nella barbarie. La capitale di Atlantide era Poseidonia, la "città dei cinque anelli", mentre la capitale di Mu era Corinna,"perla d'oriente". Resti della stessa Atlantide compaiono, con importanza secondaria, anche in storie facenti parte dello stesso universo narrativo, ma su collane dedicate a differenti personaggi bonelliani (ZagorMister No e Nathan Never). La cosiddetta saga di Atlantide di Nathan Never (1996) narra dello scontro finale tra l'Agenzia Alfa e i signori di Atlantide, che stanno tentando di riportare sulla Terra da un limbo al di fuori dello spazio e del tempo il centro del perduto continente, unica zona sopravvissuta alla distruzione totale delle antiche civiltà di Mu e di Atlantide.
  • In Topolino e l'Atlantide continente perduto (sceneggiatura di Giorgio Pezzin, disegni di Massimo De Vita1987), facente parte del filone di storie sulla macchina del tempo del professor Zapotec, Topolino e Pippo assistono alla distruzione di Atlantide causata da un meteorite. [1]
  • Anche Hugo Pratt, col suo Corto Maltese affronta il tema, correlandolo al mito di Mu. In Mu la città perduta (1988), l'ultima storia del ciclo di Corto, Atlantide sarebbe stata la potente colonia orientale ribellata all'impero di Mu.
  • Atlantis - C'Sir, Principessa Shardana e il mistero della Cassa Nuziale trafugata (2007), romanzo grafico di Enzo Marciante, riprende la teoria di Sergio Frau. Narra di un'isola meravigliosa in mezzo al Mediterraneo d'Occidente e delle peripezie di una principessa sfortunata, in un sogno-avventura nel mondo Shardana.
  • Nella serie animata italiana Huntik, ad Atlantide si trova l'Amuleto della Volontà, un talismano che pu richiamre il Titano dell'Immortalità Overlos. Nell'episodio in cui appare Atlantide è una città sommersa nel mar Mediterraneo, a cui si può accedere attraverso un passaggio segreto situato tra le rovine del tempio di Poseidone a Capo Sunion.
Anime e manga
  • In Nadia - Il mistero della pietra azzurra (1990-1991), serie anime della Gainax liberamente ispirata a Ventimila leghe sotto i mari di Verne, la civiltà di Atlantide era una colonia fondata da alcuni alieni giunti sulla Terra, di cui alcuni dei protagonisti della storia sono gli ultimi discendenti.
  • I cieli di Escaflowne (天空のエスカフローネ Tenkū no Esukafurōne?, in inglese The vision of Escaflowne), anime da cui sono stati tratti due manga. Il protagonista maschile, principe Van Fanel, è discendente da parte di madre dai draconiani, discendenti a loro volta dai popoli di Atlantide, popolo per altro considerato funesto e dotato di ali bianche da angelo che all'avvicinarsi della morte diventano nere (come accade infatti a Folken Fanel, fratello maggiore di Van).
  • Aquarion (創聖のアクエリオン Sōsei no Akuerion?, Aquarion della Sacra Genesi) è una serie anime del 2005 ideata da Shoji Kawamori, tra l'altro anche creatore de I cieli di Escaflowne.
  • Nel manga I Cavalieri dello zodiaco - The Lost Canvas (2006-2011) parte della storia si svolge ad Atlantide.
  • Nel manga (e poi anche anime) Fantaman (1964) il personaggio omonimo è un eroe atlantideo "resuscitato".

Videogiochi e giochi di ruolo 

  • Atlantide è il soggetto di un videogioco d'avventuraIndiana Jones e il destino di Atlantide (Indiana Jones and The Fate of Atlantis) della LucasArts. Nel gioco, il protagonista lotta contro i nazisti per ritrovare Atlantide e per fermare la loro scoperta dei segreti del mitico oricalco.
  • Nel primo episodio della saga di videogiochi di avventura di Tomb Raider, la protagonista archeologa Lara Croft deve svelare un mistero riguardo ad un oggetto magico che si trova in Antlantide, dove nell'ultima parte del gioco si recherà alla ricerca dell'artefatto (anche se, in effetti, arriva qui per distruggere il manufatto, lo Scion di Atlantide, pronuncia Schìon, rubatole da una ex-regina del regno perduto, Natla).
  • Atlantide è il luogo d'origine di Arkantos, protagonista della serie di giochi di strategia in tempo reale Age of Mythology; è inoltre una delle quattro fazioni che si scontrano nell'espansione The Titans; qui gli abitanti dell'isola vengono rappresentati come i protetti degli dei greci GaiaCrono e Urano.
  • L'espansione del gioco strategico in tempo reale Signore dell'Olimpo - Zeus, s'intitola Signore di Atlantide - Poseidon. Qui il giocatore ha la possibilità di intraprendere delle missioni atte ad espandere i domini atlantidei dalle Americhe sino al medio-oriente. Il gioco s'ispira all'ipotesi fantastica per cui lo sviluppo culturale mondiale sia dovuto alle interazioni fra le popolazioni indigene e gli atlantidei, ed alla volontà di questi ultimi di rendere disponibili le proprie conoscenze, secondo intenzioni pacifiche.
  • Il gioco di ruolo Rifts.
  • In Eternal Champions, della SEGA, il personaggio di Trident era stato creato dagli scienziati di Atlantide per combattere una guerra contro i Romani.
  • In Marvel: La Grande Alleanza, un episodio prevede un viaggio del team in Atlantide, per soccorrere Namor dalle grinfie del ribelle Attuma che ha preso il potere.
  • Il gioco di ruolo Maghi: il risveglio.
  • Nel gioco per PSP God of War: Ghost of Sparta.

Musica 

Altre isole perdute 


Francobollo emesso dalle Isole Fær Øer(2004)
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Luoghi mitici e leggendari.
Tra le altre ipotetiche terre perdute, le più famose sono le isole di Avalon e Thule, oltre agli ipotetici continenti di Lemuria e di Mu (entrambi "nati" nella seconda metà dell'Ottocento).

Voci correlate 

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Collegamenti esterni [modifica]

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IL DIALOGO CRIZIA DI PLATONE
Platone
CriziaPlatone Crizia2
Platone
CRIZIA
TIMEO: Con quanta gioia, o Socrate, come se riposassi dopo un lungo cammino, mi libero ora volentieri del corso
del ragionamento.(1) Quel dio, (2) nato un tempo nella realtà e ora nato da poco a parole, io prego che ci garantisca la
conservazione, tra tutto ciò che è stato detto, di quelle cose che sono state dette con misura, e se, senza avvedercene,
dicemmo qualcosa di stonato su di loro, di infliggere la giusta pena. Ma giusta punizione è rendere intonato colui che
stona; affinché dunque in futuro facciamo discorsi corretti sull'origine degli dèi, preghiamo di fornirci la conoscenza,
potentissimo ed efficacissimo tra i rimedi. Dopo aver così pregato, lasciamo, conformemente a quanto convenuto, il
seguito del ragionamento a Crizia.
CRIZIA: (3) Ebbene, Timeo, accetto; tuttavia la preghiera a cui anche tu all'inizio facesti ricorso, chiedendo
comprensione giacché avresti parlato di grandi cose, ebbene, Questa stessa preghiera la formulo anch'io adesso, ma
chiedo di ottenere una comprensione ancora maggiore per le cose che stanno per essere dette. Sebbene io sappia più o
meno che la richiesta è molto ambiziosa e che sto per farla in modo più rozzo di come avrei dovuto, tuttavia devo farla.
Del resto, quale uomo dotato di senno oserebbe affermare che le tue parole non sono state dette bene? D'altra parte il
fatto che ciò che sarà detto ha bisogno di maggior comprensione in quanto più difficile, questo in qualche modo bisogna
cercare di spiegarlo. Perché, caro Timeo, quando si dice qualcosa degli dèi agli uomini è più facile dare l'impressione di
parlarne esaurientemente che non quando a noi si parla dei mortali. Infatti l'inesperienza e la totale ignoranza degli
ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta
condizione: quanto agli dèi poi conosciamo la nostra situazione. Per chiarire maggiormente ciò che vado dicendo,
seguitemi per questa via. Imitazione e rappresentazione bisogna che in qualche misura siano i discorsi pronunciati da
tutti noi: (4) la riproduzione di immagini fatta dai pittori, atta a rappresentare i corpi divini e i corpi umani,
consideriamola per la facilità e la difficoltà a sembrare, a coloro che la guardano, un'imitazione soddisfacente, e
riconosceremo che terra e monti e fiumi e boschi, tutto il cielo e le cose che in esso sono e si muovono in un primo
momento potrebbero soddisfarci, se uno è in grado di riprodurre anche in piccola parte qualcosa per somiglianza; ma
poi, dal momento che di tali cose non sappiamo nulla di preciso, non esaminiamo né critichiamo le pitture, e ci
serviamo di un chiaroscuro indistinto e ingannevole per questi stessi oggetti; invece quando uno tenta di rappresentare i
nostri corpi, poiché percepiamo distintamente ciò che viene trascurato, per via della osservazione costante e familiare,
diventiamo giudici terribili di chi non renda in maniera completa tutte le somiglianze. Questa stessa cosa bisogna notare
che avviene anche per i discorsi, e cioè ci riteniamo soddisfatti se gli argomenti celesti e divini vengono esposti anche
con una piccola parte di verosimiglianza, mentre le cose mortali e umane le sottoponiamo ad attento esame. Ebbene se,
in ciò che stiamo dicendo ora improvvisando, non saremo capaci di rendere perfettamente quel che conviene, bisogna
avere indulgenza: perché si deve pensare che le cose mortali non sono facili ma difficili da rappresentare rispetto
all'aspettativa. Ho detto tutto questo, o Socrate, perché volevo ricordarvi questi fatti, e chiedere un'indulgenza non
minore, bensì maggiore per le cose che stanno per essere dette. Se dunque sembra che a buon diritto io chieda tale dono,
concedetemelo di buon grado.
SOCRATE: Perché, o Crizia, indugiare a concedertelo? Anzi, questo stesso dono sia da parte nostra concesso anche
al terzo, a Ermocrate.(5) è chiaro infatti che tra poco, quando dovrà a sua volta parlare, ne farà richiesta, come voi; e
dunque per far sì che possa preparare un altro inizio e non sia costretto a pronunciarne uno uguale, parli convinto di
avere, per quel momento, la nostra indulgenza. Tuttavia, caro Crizia, ti espongo preventivamente il pensiero
dell'uditorio: il poeta che ti ha preceduto gode di una fama straordinaria presso questo uditorio, cosicché avrai bisogno
di una buona dose di indulgenza, se è tua intenzione poterti procurare questi stessi riconoscimenti.
ERMOCRATE: Ebbene, o Socrate, tu mi dai lo stesso avvertimento che dai a costui. Ed effettivamente uomini privi
di coraggio non innalzarono mai un trofeo, o Crizia: bisogna dunque andare avanti coraggiosamente nel discorso, e,
rivolta l'invocazione a Peone e alle Muse, (6) proclamare e celebrare le virtù degli antichi cittadini.
CRIZIA: Caro Ermocrate, tu sei stato assegnato all'ultima fila7 e hai un altro davanti a te, ed è per questo che sei
ancora pieno di baldanza.
Di che natura sia dunque questa impresa, presto sarà essa stessa a chiarirtelo: bisogna quindi prestare ascolto alle tue
esortazioni e ai tuoi incoraggiamenti e oltre agli dèi che tu hai menzionato dobbiamo invocare anche gli altri e
soprattutto Mnemosine.(8) Infatti quello che, per così dire, è l'aspetto più importante delle nostre parole dipende
interamente da questa divinità: se abbiamo sufficiente memoria e avremo riferito più o meno ciò che sia stato detto dai
sacerdoti e riportato qui da Solone,(9) io sono più o meno sicuro che a questo uditorio daremo l'impressione di aver
svolto adeguatamente i nostri compiti.
Questo dunque è ciò che bisogna fare e non indugiare oltre.
Per prima cosa ricordiamoci che in totale erano novemila anni (10) da quando, come si racconta, scoppiò la guerra
tra i popoli che abitavano al di là rispetto alle Colonne di Eracle e tutti quelli che abitano al di qua; e questa guerra
bisogna ora descriverla compiutamente.(11) A capo degli uni dunque, si diceva, era questa città, che sostenne la guerra
per tutto il tempo, gli altri invece erano sotto il comando dei re dell'isola di Atlantide, la quale, come dicemmo,(12) era
a quel tempo più grande della Libia e dell'Asia, mentre adesso, sommersa da terremoti, è una melma insormontabile
(13) che impedisce il passo a coloro che navigano da qui per raggiungere il mare aperto, per cui il viaggio non va oltre.
Quanto ai numerosi popoli barbari e a tutte le stirpi greche che esistevano allora, per ciascuna lo sviluppo del discorso
nel suo svolgersi mostrerà ciò che accadde; quanto invece alla stirpe degli Ateniesi di allora e degli avversari contro i
Platone Crizia3
quali guerreggiarono, è necessario innanzi tutto esporre da principio la potenza di ciascuno e le loro costituzioni. E tra
questi stessi popoli dobbiamo dare la priorità, nel racconto, a quelli che abitarono qui.
Gli dèi infatti un tempo si divisero a sorte tutta quanta la terra secondo i luoghi - non per contesa:(14) sarebbe difatti
un ragionamento non giusto pensare che gli dèi ignorino ciò che conviene a ciascuno di loro e che poi, conoscendo ciò
che conviene meglio ad altri, avessero cercato di procurarselo per se stessi a forza di contese - ottenendo dunque con
sorteggi di giustizia ciò che era loro gradito, prendevano dimora in quelle regioni e, dopo esservisi stabiliti, come i
pastori le greggi, ci allevavano beni propri e proprie creature, senza usare violenza sul corpo con la forza fisica, come i
pastori che conducono al pascolo le bestie sotto i colpi della sferza, (15) ma nel modo in cui, in particolare, si tratta un
animale docile, guidando da poppa, attaccandosi all'anima con la persuasione come un timone, secondo il loro disegno:
in questo modo guidavano e governavano tutto il genere umano. Gli dèi, avendo dunque ottenuto in sorte chi questi
luoghi chi altri, li amministravano. Efesto e Atena,(16) che hanno una natura comune, sia in quanto fratello e sorella
nati dallo stesso padre sia in quanto pervenuti al medesimo fine per il loro amore della sapienza e dell'arte, così
ricevettero entrambi un unico lotto, questa regione, come congeniale e naturalmente adatta per la virtù e il pensiero, e
avendovi fatto nascere come autoctoni (17) uomini virtuosi, stabilirono nella loro mente l'ordinamento politico; i loro
nomi sono conservati, ma le loro opere a causa delle distruzioni dei successori e per la lunghezza del tempo trascorso,
sono svanite. Infatti la stirpe che sempre sopravviveva, come si è detto precedentemente, (18) rimaneva montanara e
illetterata, e conosceva solo per sentito dire i nomi dei signori di quella regione e, oltre a questi, poche delle loro opere.
Essi dunque, si accontentavano di assegnare questi nomi ai figli, ma ignoravano le virtù e le leggi dei predecessori,
tranne alcune oscure informazioni su ognuno di loro e trovandosi, essi e i loro figli per molte generazioni, sprovvisti
dei beni di necessità, rivolgendo la mente a ciò di cui mancavano, e a questo dedicando inoltre i loro discorsi, non si
curavano dei fatti avvenuti nei tempi precedenti e anticamente. Il racconto e la ricerca degli avvenimenti antichi infatti
entrano nelle città insieme con il tempo libero, quando si comincia a vedere qualcuno già rifornito dei beni necessari
per vivere, prima no.
Così i nomi degli antichi si sono conservati, senza il ricordo delle loro opere. Dico questo basandomi sul fatto che
tra le moltissime imprese che appunto si ricordano associate ai nomi di ciascuno, di Cecrope, Eretteo, Erittonio,
Erisittone (19) e degli altri eroi anteriori a Teseo,(20) tra queste imprese Solone dice che i sacerdoti, menzionando per
lo più i nomi di quei personaggi, raccontarono la guerra che si combatté a quel tempo, e allo stesso modo per i nomi
delle donne. Quanto poi all'immagine e alla statua della dea, dal momento che a quel tempo le occupazioni militari
erano comuni sia alle donne sia agli uomini, così, conformemente a quella consuetudine, essi avevano una statua votiva
della dea armata, prova che tutti gli esseri viventi che vivono associati, femmine e maschi, sono per natura capaci di
esercitare in comune la virtù che compete a ciascun sesso.(21) A quel tempo dunque abitavano in questa regione le
altre classi di cittadini impegnate nei mestieri e a trarre nutrimento dalla terra, mentre la classe dei guerrieri, fin dal
principio distinta per volere di uomini divini, viveva separatamente, provvista di tutto ciò che fosse necessario per il
sostentamento e per l'educazione; nessuno di loro possedeva nulla di proprio, ma consideravano tutto in comune, e non
ritenevano giusto accettare nulla dagli altri cittadini che fosse più del nutrimento sufficiente ed esercitavano tutte le
attività descritte ieri, che sono state menzionate a proposito dei guardiani che abbiamo ipotizzato.(22) Inoltre la storia
che veniva riportata sulla nostra regione era credibile e vera: per prima cosa, per quel che concerne i confini a quel
tempo arrivavano fino all'Istmo (23) e, nella parte lungo il resto del continente, fino alle cime del Citerone (24) e del
Parnete, (25) scendevano poi avendo a destra l'Oropia (26) e a sinistra fino al mare escludendo l'Asopo: (27) questa
nostra regione superava per fertilità tutte le altre, per cui a quel tempo poteva anche nutrire un grande esercito
inoperoso nei lavori dei campi. Una valida prova del suo valore: ciò che ora resta di essa sostiene il confronto con
qualunque terra, perché produce di tutto, molti frutti e abbondanti pascoli per tutti gli animali. A quel tempo invece,
oltre alla fine qualità di quei frutti, ne produceva anche in grande abbondanza.
Come è possibile dunque questo e sulla base di quale residuo attuale della terra di allora può esser detto a ragione?
Essa, staccata interamente dal resto del continente, giace allungandosi fino al mare come la punta di un promontorio; il
bacino di mare che la comprende sprofonda rapidamente da ogni parte. Essendoci dunque stati molti e terribili
cataclismi in questi novemila anni - perché tanti sono gli anni che intercorrono da quel tempo fino a oggi - la parte di
terra che in questi anni e in tanti accidenti si è staccata dalle alture non accumulava sedimenti di terra di una certa
consistenza, come in altri luoghi e, scivolando giù in un processo continuo tutt'intorno, scompariva nella profondità del
mare; dunque, come avviene nelle piccole isole, a confronto con ciò che c'era a quel tempo, le parti che oggi restano
sono come ossa di un corpo che è stato colpito da una malattia, perché la terra intorno, ciò che di essa era grasso e
molle, è scivolata via, ed è rimasto soltanto, della regione, l'esile corpo. A quel tempo invece, quando era integra,
aveva per monti colline e levate e ricche di terra grassa, le pianure oggi dette di Felleo, (28) e sui monti aveva vasti
boschi, dei quali sussistono testimonianze visibili ancora oggi. E di quei monti ve ne sono alcuni che attualmente
forniscono nutrimento soltanto alle api, ma non è poi moltissimo tempo che, ricavati dagli alberi tagliati via da qui per
fare da riparo in costruzioni imponenti, si conservavano ancora i tetti. Vi crescevano, numerosi, alti alberi coltivati, ma
fornivano anche pascoli inesauribili per il bestiame. Inoltre ogni anno godeva dell'acqua che veniva da Zeus, e non la
perdeva, come avviene ai nostri giorni, quando scompare defluendo via dalla terra spoglia fino al mare; poiché ne aveva
in abbondanza la accoglieva nel suo seno, la teneva in serbo nella terra argillosa e impermeabile, lasciando poi cadere
l'acqua dall'alto dalle alture fino alle cavità, offriva dappertutto abbondante flusso di sorgenti e di fiumi, e i santuari
che ancora oggi rimangono presso le sorgenti che esistevano un tempo sono una testimonianza del fatto che i racconti
odierni su di essa corrispondono a verità.
Platone Crizia4
Queste dunque le condizioni naturali del resto del paese. E, come conviene, era tenuta in bell'ordine, da veri
agricoltori, che facevano proprio questo mestiere, amanti del bello e dotati di buone qualità, disponevano di terra
eccellente, acqua in notevole abbondanza e, su quella terra, godevano di stagioni decisamente temperate. Ed ecco come
era abitata a quel tempo la città. Innanzi tutto la parte dell'acropoli non era allora come è oggi. Ci fu infatti una sola
notte di pioggia, in cui piovve più di quanto la terra potesse sopportare, che l'ha liquefatta tutt'intorno e resa oggi
terribilmente spoglia, e nello stesso tempo vi furono terremoti e una straordinaria alluvione, la terza prima della
catastrofe di Deucalione; (29) ma precedentemente, in un altro tempo, per grandezza si estendeva fino all'Eridano e
all'Ilisso, (30) abbracciava al suo interno la Pnice (31) e comprendeva, dalla parte opposta rispetto alla Pnice, il monte
Licabetto,(32) ed era tutta di terra e, salvo che in un piccolo tratto sulla sommità, pianeggiante. Le zone periferiche,
sotto i fianchi stessi dell'Acropoli, erano abitate dagli artigiani e dagli agricoltori che lavoravano la terra circostante; la
zona superiore la abitava, intorno al santuario di Atena e di Efesto, la sola classe dei guerrieri, i quali l'avevano
circondata da un muro come il giardino di un'unica dimora. Abitavano i fianchi di questa rivolti a settentrione, in
dimore comuni. Vi avevano allestito mense per i mesi invernali; tutto ciò che si addiceva alla vita in comune, per le
loro costruzioni e per i santuari, essi lo possedevano, fatta eccezione per l'oro e l'argento - di questi metalli infatti non
facevano assolutamente uso, e perseguivano piuttosto una via di mezzo tra sfarzo arrogante e illiberale spilorceria,
abitando case dignitose, nelle quali essi stessi e i figli dei loro figli invecchiavano e che lasciavano via via in eredità ad
altri uguali a loro (33)-, i fianchi esposti a sud invece, quando abbandonavano giardini, ginnasi e mense, ad esempio
durante la stagione estiva, li utilizzavano per questi scopi. C'era una sola fonte, nel luogo dove oggi è l'acropoli, della
quale, inaridita a causa dei terremoti, restano attualmente piccoli rivoli tutt'intorno, e che invece agli uomini di quel
tempo forniva, a tutti, un flusso abbondante, ed era temperata sia in inverno sia in estate. Questo dunque il modo in cui
abitavano la città, fungendo da custodi dei loro propri concittadini e d'altra parte da capi, liberamente accolti, degli altri
Greci, sempre però vegliando che al loro interno fosse quanto più possibile lo stesso in tutti i tempi il numero degli
uomini e delle donne, di quelli già in grado di combattere e di quelli che lo fossero ancora, circa ventimila al
massimo.(34) Tali dunque essendo questi uomini e in tal modo sempre amministrando secondo giustizia la propria città
e la Grecia, erano stimati in tutta l'Europa e in tutta l'Asia per la bellezza del corpo e per ogni tipo dì virtù dell'animo,
ed erano fra tutti gli uomini del loro tempo i più famosi. Quanto poi ai loro avversari, quali fossero le loro condizioni e
come andassero le cose in origine, se in noi non è spento il ricordo di ciò che udimmo quando eravamo ancora bambini,
ve lo spiegheremo: e ciò che sappiamo sia in comune (35) con gli amici.
è d'uopo tuttavia, prima di iniziare il discorso, fornire ancora una breve chiarificazione, perché non vi sorprendiate
di sentire pronunciare nomi greci per uomini barbari: ne apprenderete la causa. Solone, poiché aveva in mente di usare
questo racconto per la sua poesia, cercando informazioni sul senso di questi nomi, trovò che quegli Egiziani che per
primi avevano scritto questi nomi, li avevano tradotti nella propria lingua, e di nuovo egli, a sua volta, recuperando il
significato di ciascun nome, li trascrisse trasferendoli nella nostra lingua. E questi scritti appunto si trovavano in
possesso di mio nonno, attualmente sono ancora in mio possesso, e me ne sono molto occupato quando ero un
ragazzo.(36) Se dunque udrete tali nomi, simili a questi nostri, non vi sembri strano: ne conoscete la ragione. Ed ecco
dunque qual era press'a poco l'inizio di questo lungo racconto.
Come si è detto prima,(37) a proposito del sorteggio degli dèi, che si spartirono tutta la terra, in lotti dove più grandi
dove più piccoli, e istituirono in proprio onore offerte e sacrifici, così anche Poseidone, che aveva ricevuto in sorte
l'isola di Atlantide, stabilì i propri figli, generati da una donna mortale, in un certo luogo dell'isola.
Vicino al mare, ma nella parte centrale dell'intera isola, c'era una pianura, che si dice fosse di tutte la più bella e
garanzia di prosperità, vicino poi alla pianura, ma al centro di essa, a una distanza di circa cinquanta stadi,(38) c'era un
monte, di modeste dimensioni da ogni lato. Questo monte era abitato da uno degli uomini nati qui in origine dalla terra,
il cui nome era Euenore e che abitava lì insieme a una donna, Leucippe. Generarono un'unica figlia, Clito. La fanciulla
era ormai in età da marito, quando la madre e il padre morirono. Poseidone, avendo concepito il desiderio di lei, sì unì
con la fanciulla e rese ben fortificata la collina nella quale viveva, la fece scoscesa tutt'intorno, formando cinte di mare e
di terra, alternativamente, più piccole e più grandi, l'una intorno all'altra, due di terra, tre di mare, come se lavorasse al
tornio, a partire dal centro dell'isola, dovunque a uguale distanza, in modo che l'isola fosse inaccessibile agli uomini: a
quel tempo infatti non esistevano né imbarcazioni né navigazione. Egli stesso poi abbellì facilmente, come può un dio,
l'isola nella sua parte centrale, facendo scaturire dalla terra due sorgenti di acqua, una che sgorgava calda dalla fonte,
l'altra fredda; fece poi produrre dalla terra nutrimento d'ogni sorta e in abbondanza. Generò cinque coppie di figli
maschi,(39) li allevò e dopo aver diviso in dieci parti tutta l'isola di Atlantide, al figlio nato per primo dei due più vecchi
assegnò la dimora della madre e il lotto circostante, che era il più esteso e il migliore, e lo fece re degli altri, gli altri li
fece capi e a ciascuno diede potere su un gran numero di uomini e su un vasto territorio. Diede a tutti dei nomi, a colui
che era il più anziano e re assegnò questo nome, che è poi quello che ha tutta l'isola e il mare, chiamato Atlantico perché
il nome di colui che per primo regnò allora era appunto Atlante;(40) il fratello gemello nato dopo di lui, che aveva
ricevuto in sorte l'estremità dell'isola verso le Colonne di Eracle, di fronte alla regione oggi chiamata Gadirica dal nome
di quella località, in greco era Eumelo, mentre nella lingua del luogo Gadiro, il nome che avrebbe appunto fornito la
denominazione a questa regione. Ai due figli che nacquero nel secondo parto Poseidone diede, al primo, il nome
Amfere e al secondo il nome Euemone; ai figli di terza nascita diede nome Mnesea, a quello nato per primo, Autoctone
a quello nato dopo; dei figli di quarta nascita Elasippo fu il primo e Mestore il secondo; ai figli di quinta nascita fu dato
il nome di Azae al primo, di Diaprepe al secondo. Tutti costoro, essi stessi e i loro discendenti, per molte generazioni
abitarono qui, esercitando il comando su molte altre isole di quel mare, ed inoltre, come si disse anche prima,
Platone Crizia5
governando regioni al di qua, fino all'Egitto e alla Tirrenia.
La stirpe di Atlante dunque fu numerosa e onorata, e poiché era sempre il re più vecchio a trasmettere al più vecchio
dei suoi figli il potere, preservarono il regno per molte generazioni, acquistando ricchezze in quantità tale quante mai
ve n'erano state prima in nessun dominio di re, né mai facilmente ve ne saranno in avvenire, e d'altra parte potendo
disporre di tutto ciò di cui fosse necessario disporre nella città e nel resto del paese. Infatti molte risorse, grazie al loro
predominio, provenivano loro dall'esterno, ma la maggior parte le offriva l'isola stessa per le necessità della vita: in
primo luogo tutti i metalli, allo stato solido o fuso, che vengono estratti dalle miniere, sia quello del quale oggi si
conosce solo il nome - a quel tempo invece la sostanza era più di un nome, l'oricalco, (41) estratto dalla terra in molti
luoghi dell'isola, ed era il più prezioso, a parte l'oro, tra i metalli che esistevano allora - sia tutto ciò che le foreste
offrono per i lavori dei carpentieri: tutto produceva in abbondanza, e nutriva poi a sufficienza animali domestici e
selvaggi.
In particolare era qui ben rappresentata la specie degli elefanti. Difatti i pascoli per gli altri animali, per quelli che
vivono nelle paludi, nei laghi e nei fiumi e così per quelli che pascolano sui monti e nelle pianure, erano per tutti
abbondanti e altrettanto lo erano per questo animale, nonostante sia il più grosso e il più vorace. A ciò si aggiunga che
le essenze profumate che la terra produce ai nostri giorni, di radici, di germoglio, di legni, di succhi trasudanti da fiori o
da frutti, le produceva tutte e le faceva crescere bene; e ancora, forniva il frutto coltivato e quello secco (42) che ci fa
da nutrimento e quei frutti dei quali ci serviamo per fare il pane - tutte quante le specie di questo prodotto le chiamiamo
cereali - e il frutto legnoso che offre bevande, alimenti e oli profumati, il frutto dalla dura scorza, usato per
divertimento e per piacere, difficile da conservare, (43) così quelli che serviamo dopo la cena come rimedi graditi a chi
è affaticato dalla sazietà:(44) tali prodotti l'isola sacra che esisteva allora sotto il sole, offriva, belli e meravigliosi, in
una abbondanza senza fine. Prendendo dunque dalla terra tutte queste ricchezze, costruivano i templi, le dimore regali,
i porti, i cantieri navali e il resto della regione, ordinando ogni cosa nel seguente modo.
Le cinte di mare che si trovavano intorno all'antica metropoli per prima cosa le resero praticabili per mezzo di ponti,
formando una via all'esterno e verso il palazzo reale. Il palazzo reale lo realizzarono fin da principio in questa stessa
residenza del dio e degli antenati, ricevendolo in eredità l'uno dall'altro, e aggiungendo ornamenti a ornamenti
cercavano sempre di superare, per quanto potevano, il predecessore, finché realizzarono una dimora straordinaria a
vedersi per la grandiosità e la bellezza dei lavori.
Realizzarono, partendo dal mare, un canale di collegamento largo tre plettri,(45) profondo cento piedi (46) e lungo
cinquanta stadi fino alla cinta di mare più esterna: crearono così il passaggio dal mare fino a quella cinta, come in un
porto, dopo aver formato un'imboccatura sufficiente per l'ingresso delle navi di maggiori dimensioni. Inoltre tagliarono
le cinte di terra che dividevano tra loro le cinte di mare all'altezza dei ponti, tanto da poter passare, a bordo di una sola
trireme, da una cinta all'altra, e coprirono i passaggi con tetti, in modo tale che la navigazione avvenisse al di sotto: e
infatti le sponde delle cinte di terra si elevavano sufficientemente sul livello del mare. La cinta maggiore, con la quale
era in comunicazione il mare, era di tre stadi di larghezza e di pari larghezza era la cinta di terra a ridosso; delle due
cinte successive quella di mare era larga due stadi, quella di terra aveva ancora una volta una larghezza pari alla cinta di
mare; di uno stadio era invece la cinta di mare che correva intorno all'isola stessa, nel mezzo. L'isola, nella quale si
trovava la dimora dei re, aveva un diametro di cinque stadi. Questa, tutt'intorno, e le cinte, e il ponte, largo un plettro,
li circondarono da una parte e dall'altra con un muro di pietra, facendo sovrastare il ponte, da entrambe le parti, da torri
e porte, lungo i passaggi che portavano al mare; tagliarono la pietra tutt'intorno, al di sotto dell'isola centrale, e sotto le
cinte, nella parte esterna e in quella interna, bianca, nera, rossa,(47) e mentre tagliavano creavano all'interno due
profondi arsenali la cui copertura era di quella stessa pietra. Quanto alle costruzioni, alcune erano semplici, mentre altre
le realizzavano variopinte, mescolando, per il piacere della vista, le pietre: e così rendevano loro una grazia naturale;
rivestirono tutto il perimetro del muro che correva lungo la cinta esterna con il bronzo, servendosene a guisa di
intonaco, mentre quello della cinta interna lo spalmarono con stagno fuso, e infine quello che circondava la stessa
acropoli con oricalco dai riflessi di fuoco.
Il palazzo reale, all'interno dell'acropoli, era sistemato nel seguente modo. Al centro il santuario, consacrato in
quello stesso luogo a Clito e a Poseidone, era lasciato inaccessibile, circondato da un muro d'oro, e fu là che in origine
concepirono e misero al mondo la stirpe dei dieci capi delle dinastie reali; ed era ancora là che ogni anno venivano, da
tutte e dieci le sedi del paese, le offerte stagionali per ognuno di quelle divinità. Il tempio dello stesso Poseidone era
lungo uno stadio, largo tre plettri, proporzionato in altezza a queste dimensioni, e aveva nella figura un che di
barbarico. Rivestirono d'argento tutta la parte esterna del tempio, ad eccezione degli acroterii, e gli acroterii erano
d'oro; quanto agli interni, il soffitto era a vedersi interamente d'avorio, variegato d'oro, argento e oricalco; tutte le altre
parti, pareti, colonne e pavimento, le rivestirono di oricalco. Vi collocarono statue d'oro, il dio in piedi su un carro,
auriga di sei cavalli alati, egli stesso tanto grande da toccare con la testa il soffitto del tempio, tutt'intorno cento Nereidi
(48) su delfini - perché tante pensavano allora che fossero le Nereidi - e vi erano molte altre statue, doni votivi di
privati. Intorno al santuario, all'esterno, si trovavano immagini d'oro di tutti, le donne e quei re che nacquero dai dieci, e
molte altre offerte votive di grandi dimensioni, di re e privati, originari della città stessa e di altri paesi esterni, quelli sui
quali governavano. L'altare, per la grandezza e la raffinatezza del lavoro, era in armonia con questo apparato, e la
reggia, allo stesso modo, ben rispondeva da una parte alla grandezza dell'impero, dall'altra allo splendore del tempio
stesso. Quanto alle fonti, quella della sorgente di acqua fredda e quella della sorgente di acqua calda, di generosa
abbondanza, ognuna straordinariamente adatta all'uso per la gradevolezza e la virtù delle acque, le utilizzavano
disponendo intorno abitazioni e piantagioni di alberi adatte a quelle acque e installandovi intorno cisterne, alcune a cielo
Platone Crizia6
aperto, altre coperte usate in inverno per i bagni caldi, da una parte quelle del re, dall'altra quelle dei privati, altre ancora
per le donne, altre per i cavalli e per le altre bestie da soma, attribuendo a ciascuna la decorazione appropriata. L'acqua
che sgorgava da qui la portavano fino al bosco sacro di Poseidone, alberi d'ogni sorta, che avevano, grazie alla virtù
della terra, bellezza ed altezza straordinarie, e facevano scorrere l'acqua fino ai cerchi esterni attraverso canalizzazioni
costruite lungo i ponti. E qui erano stati costruiti molti templi, in onore di molte divinità, molti giardini e molti ginnasi,
alcuni per gli uomini, altri per i cavalli, a parte, in ognuna delle due isole circolari. Inoltre, al centro dell'isola
maggiore, per sé si erano riservati un ippodromo, largo uno stadio e tanto lungo da permettere ai cavalli di percorrere
per la gara l'intera circonferenza. Intorno a questo, dall'una e dall'altra parte, vi erano costruzioni per le guardie, per la
gran massa dei dorifori;(49) ai più fedeli era stato assegnato il presidio nella cerchia minore, che si trovava più vicino
all'acropoli, mentre a coloro che fra tutti si distinguevano per fedeltà erano stati dati alloggi all'interno dell'acropoli,
vicino ai re. Gli arsenali erano pieni di triremi e delle suppellettili necessari alle triremi, tutte preparate in quantità
sufficiente. E nel modo seguente erano poi sistemate le cose intorno alla residenza dei re: per chi attraversava i porti
esterni, in numero di tre, a partire dal mare correva in cerchio un muro, distante cinquanta stadi in ogni parte dalla cinta
maggiore e dal porto. Tale muro si chiudeva in se stesso in uno stesso punto, presso l'imboccatura del canale dalla parte
del mare. Tutta questa estensione era coperta di numerose e fitte abitazioni, mentre il canale e il porto maggiore
pullulavano di imbarcazioni e di mercanti che giungevano da ogni parte e che, per il gran numero, riversavano giorno e
notte voci e tumulto e fragore d'ogni genere.
Abbiamo dunque riferito ora press'a poco quanto a quel tempo si disse della città e dell'antica dimora; cerchiamo
allora di richiamare alla mente quale fosse la natura del resto del paese e come fosse organizzato. In primo luogo tutto
quanto il territorio si diceva che fosse alto e a picco sul mare, mentre tutt'intorno alla città vi era una pianura, che
abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta
allungata, lunga tremila stadi sui due lati e al centro duemila stadi dal mare fin giù. Questa parte dell'intera isola era
rivolta a mezzogiorno e al riparo dai venti del nord. I monti che la circondavano erano rinomati a quel tempo, in
numero, grandezza e bellezza superiori ai monti che esistono oggi, per i molti villaggi ricchi di abitanti che vi si trovano
e d'altra parte per i fiumi, i laghi, i prati, capaci di nutrire ogni sorta di animali domestici e selvaggi, per le foreste
numerose e varie, inesauribili per l'insieme dei lavori e per ciascuno in particolare. Questa pianura in un lungo lasso di
tempo, per opera della natura e di molti re, prese dunque la seguente sistemazione. Aveva, come ho già detto, la forma
di un quadrilatero, rettilineo per la maggior parte, e allungato, ma là dove si discostava dalla linea retta lo raddrizzarono
per mezzo di un fossato scavato tutt'intorno: ciò che si dice della profondità, larghezza e lunghezza di questo fossato
non è credibile, che cioè opera realizzata dalla mano dell'uomo potesse essere di tali dimensioni, oltre agli altri duri
lavori che aveva comportato. Bisogna tuttavia riferire ciò che udimmo: ebbene, era stata scavata per una profondità di
un plettro, mentre la sua larghezza era in ogni punto di uno stadio, e poiché era stata scavata tutto intorno alla pianura,
ne risultava una lunghezza di diecimila stadi. Riceveva i corsi d'acqua che discendevano dai monti e girava intorno alla
pianura, arrivando da entrambi i lati fino alla città, da lì poi andava a gettarsi nel mare. Dalla parte superiore di questo
fossato canali rettilinei, larghi circa cento piedi, tagliati attraverso la pianura, tornavano a gettarsi nel fossato presso il
mare, a una distanza l'uno dall'altro di cento stadi. Ed era per questa via dunque che facevano scendere fino alla città il
legname dalle montagne e su imbarcazioni trasportavano verso la costa altri prodotti di stagione, scavando, a partire da
questi canali passaggi navigabili e tagliandoli trasversalmente l'uno con l'altro e rispetto alla città. Due volte l'anno
raccoglievano i prodotti della terra, in inverno utilizzando le piogge, in estate irrigando tutto ciò che offre la terra con
l'acqua attinta dai canali. Quanto al numero degli uomini abitanti la pianura che fossero utili per la guerra, era stato
stabilito che ogni lotto fornisse un capo: la grandezza di un lotto era di dieci stadi per dieci e in tutto i lotti erano
sessantamila; per quel che concerne invece il numero degli uomini che venivano dalle montagne e dal resto del paese,
si diceva che fosse infinito e tutti, secondo le località e i villaggi, venivano poi ripartiti in questi distretti, sotto il
comando dei loro capi. Era dunque stabilito che il comandante fornisse per la guerra la sesta parte di un carro da
combattimento fino a raggiungere il numero di diecimila carri, due cavalli e i relativi cavalieri, inoltre un carro a due
cavalli senza sedile, che avesse un soldato capace all'occasione di combattere a piedi, munito di un piccolo scudo, e
assieme al combattente un auriga per entrambi i cavalli; due opliti, due arcieri e due frombolieri, tre soldati armati alla
leggera che lanciano pietre e tre lanciatori di giavellotto, quattro marinai per completare l'equipaggio di milleduecento
navi. Questa era dunque l'organizzazione militare della città regia; diversa invece quella in ognuna delle altre nove
province, che tuttavia sarebbe troppo lungo spiegare.
Quanto alle magistrature e alle cariche pubbliche, furono così ordinate fin da principio. Ciascuno dei dieci re
esercitava il comando nella propria parte e nella sua città sugli uomini e sulla maggior parte delle leggi, punendo e
mettendo a morte chiunque volesse; ma il potere che avevano l'uno sull'altro e i rapporti reciproci erano regolati dalle
prescrizioni di Poseidone, così come li avevano tramandati la tradizione e le lettere incise dai primi re su una stele di
oricalco, che era posta nel centro dell'isola, nel santuario di Poseidone, dove ogni cinque anni e talvolta, alternando,
ogni sei si riunivano, assegnando uguale importanza all'anno pari e all'anno dispari. In tali adunanze deliberavano degli
affari comuni, esaminavano se qualcuno avesse trasgredito qualche legge e formulavano il giudizio. Quando dovevano
giudicare, prima si scambiavano tra loro assicurazioni secondo il seguente rituale.
Alcuni tori (50) venivano lasciati liberi nel santuario di Poseidone, e i dieci re, rimasti soli, dopo aver rivolto al dio
la preghiera di scegliere la vittima che gli fosse gradita, davano inizio alla caccia, armati non di armi di ferro, ma solo di
bastoni e di lacci; il toro che riuscivano a catturare, lo conducevano davanti alla colonna e lì, sulla cima di questa, lo
sgozzavano proprio sopra l'iscrizione.
Platone Crizia7
Sulla stele, oltre alle leggi, v'era inciso un giuramento che lanciava terribili anatemi contro i trasgressori. Così,
compiuti i sacrifici conformemente alle loro leggi, quando passavano a consacrare tutte le parti del toro, mescolavano
in un cratere il sangue e ne versavano un grumo per ciascuno, mentre il resto, purificata la stele, lo ponevano accanto
al fuoco; dopodiché, attingendo con coppe d'oro dal cratere e offrendo libagioni sul fuoco, giuravano di giudicare
conformemente alle leggi scritte sulla stele, di punire chi in precedenza tali leggi avesse trasgredito e, d'altra parte, di
non trasgredire per precisa volontà in avvenire nessuna delle norme dell'iscrizione, che non avrebbero governato né
obbedito a chi governasse se non esercitava il suo comando secondo le leggi del padre. Ciascuno di loro, dopo aver
innalzato queste preghiere, per sé e per la propria discendenza, beveva e consacrava la coppa nel santuario del dio, poi
attendeva al pranzo e alle occupazioni necessarie, e quando scendevano le tenebre e il fuoco dei sacrifici si era
consumato, indossavano tutti una veste azzurra, bella quant'altre mai, sedendo in terra, accanto alle ceneri dei sacrifici
per il giuramento. Di notte, quando ormai il fuoco intorno al tempio era completamente spento, venivano giudicati e
giudicavano se uno di loro avesse accusato un altro di violare qualche legge; dopo aver formulato il giudizio,
all'apparire del giorno, incidevano la sentenza su una tavola d'oro che dedicavano in ricordo insieme alle vesti. Vi erano
altre leggi, numerose e particolari, che concernevano i privilegi di ciascun re, tra le quali le più importanti: che non
avrebbero mai impugnato le armi l'uno contro l'altro e che si sarebbero aiutati vicendevolmente, e se uno di loro in
qualche città tentava di cacciare la stirpe regia, avrebbero deliberato in comune, come i loro antenati, le decisioni che
giudicassero opportuno prendere riguardo alla guerra e alle altre faccende, affidando il comando supremo alla stirpe di
Atlante. Un re non era padrone di condannare a morte nessuno dei consanguinei senza il consenso di più della metà dei
dieci. Tanta e tale potenza, viva allora in quei luoghi, il dio raccolse e diresse poi contro queste nostre regioni, dietro
siffatto pretesto, come vuole la tradizione. Per molte generazioni, finché fu abbastanza forte in loro la natura divina,
erano obbedienti alle leggi e bendisposti nell'animo verso la divinità che aveva con loro comunanza di stirpe: avevano
infatti pensieri veri e grandi in tutto, usando mitezza mista a saggezza negli eventi che di volta in volta si presentavano
e nei rapporti reciproci. Di conseguenza, avendo tutto a disdegno fuorché la virtù, Stimavano poca cosa i beni che
avevano a disposizione, sopportavano con serenità, quasi fosse un peso, la massa di oro e delle altre ricchezze, e non
vacillavano, ebbri per effetto del lusso e senza più padronanza di sé per via della ricchezza; al contrario, rimanendo
vigili, vedevano con acutezza che tutti questi beni si accrescono con l'affetto reciproco unito alla virtù, mentre si
logorano per eccessivo zelo e stima e con loro perisce anche la virtù.
Ebbene, come risultato di un tale ragionamento e finché persisteva in loro la natura divina, tutti i beni che abbiamo
precedentemente enumerato si accrebbero. Quando però la parte di divino venne estinguendosi in loro, mescolata più
volte con un forte elemento di mortalità e il carattere umano ebbe il sopravvento, allora, ormai incapaci di sostenere
adeguatamente il carico del benessere di cui disponevano, si diedero a comportamenti sconvenienti, e a chi era capace
di vedere apparivano laidi, perché avevano perduto i più belli tra i beni più preziosi, mentre agli occhi di coloro che
non avevano la capacità di discernere la vera vita che porta alla felicità allora soprattutto apparivano bellissimi e beati,
pieni di ingiusta bramosia e di potenza. Tuttavia il dio degli dèi, Zeus, che governa secondo le leggi, poiché poteva
vedere simili cose, avendo compreso che questa stirpe giusta stava degenerando verso uno stato miserevole, volendo
punirli, affinché, ricondotti alla ragione, divenissero più moderati, convocò tutti gli dèi nella loro più augusta dimora, la
quale, al centro dell'intero universo, vede tutte le cose che partecipano del divenire, e dopo averli convocati disse...
Platone Crizia8
NOTE:
1) Il riferimento è alla conclusione del Timeo (92c), alla quale il presente dialogo direttamente si ricollega.
2) è il «dio sensibile» del Timeo (27c e 92c).
3) Cfr. la Premessa al Timeo.
4) La teoria qui esposta sulla natura imitativa dell'arte compare nel libro 10 della Repubblica e nel Sofista.
5) Si tratta probabilmente del generale siracusano ammirato da Tucidide (libro 4, 58; libro 6, 32; 72; 76; libro 7,
73). Figura centrale nel congresso dei Sicelioti a Gela nel 424 a.C., Ermocrate difese la sua città dagli attacchi ateniesi
nel 415-413. Dopo un periodo di esilio, successivo alla battaglia di Cizico, rientrò in Sicilia nel 408. Trovò la morte nel
tentativo di conquistare Siracusa.
6) Peone ('Soccorritore') è epiteto di Apollo. Sull'invocazione ad Apollo e alle Muse cfr. Platone, Respublica 427b.
7) Crizia riprende la metafora militare che Ermocrate ha appena adottato.
Secondo la maggior parte dei commentatori qui si alluderebbe a un terzo dialogo intitolato ad Ermocrate. 8) Dea
della memoria, figlia di Urano e della Terra: Crizia la invoca per ricordare i racconti riportati da Solone su Atlantide.
9) La famiglia di Crizia vantava una discendenza dal "ghénos" di Solone.
10) Cfr. Platone, Timaeus 23e.
11) Cfr. Platone, Timaeus 24e.
12) Cfr. Platone, Timaeus 24e-25d.
13) Cfr. Platone, Timaeus 25c-d.
14) Nell'Eutifrone (5 e seguenti) e nella Repubblica (libro 2, 378a-c) Platone formula un giudizio negativo sulle
contese tra gli dèi per il possesso dì un territorio. Tuttavia nel Menesseno (237b-238a) Platone accetta il mito secondo
cui Poseidone ed Atena si erano contesi l'Attica, con conseguente sconfitta del primo.
15) Cfr. Platone, Politicus 267e-272b.
16) In 112b Platone menziona un tempio ad Atene dedicato ad entrambe le divinità.
17) Sulla autoctonia degli Ateniesi cfr. Platone, Menexenus 237b; Respublica libro 3, 415d-e; Sophista 247c;
Politicus 269b, 271a-c.
18) Cfr. Platone, Timaeus 22d-23d.
19) Mitici eroi dell'Attica. Probabilmente la loro menzione da parte di Platone tra gli eroi della storia mitica
dell'Attica si spiega col fatto che essi nelle loro gesta ebbero in qualche modo a che fare con Poseidone, il fondatore di
Atlantide.
20) Eroe civilizzatore dell'Attica, pendant ionico del dorico Eracle. Fonti principali sulle sue gesta sono la Vita dì
Teseo di Plutarco e le notizie conservate in Apollodoro e Diodoro Siculo. A Teseo la tradizione attribuisce il sinecismo
di Atene, l'istituzione delle Panatenee, la conquista di Megara.
21) Cfr. Platone, Respublica 451a-457e.
22) Cfr. Platone, Respublica 369e-374e; 375a-376e; 415a-417b.
23) L'istmo di Corinto.
24) Monte al confine tra l'Attica e la Beozia.
25) Monte al confine tra l'Attica e la Beozia.
26) Oropo, della quale è qui citato il territorio, è una città dell'Attica.
27) Fiume che nasce dal monte Citerone e sfocia nel golfo euboico. Platone fornisce qui coordinate geografiche che
assegnano all'Attica un'estensione maggiore di quella che la regione aveva ai suoi tempi.
28) Il termine allude alla natura porosa del terreno ("phellós" in greco indica il 'sughero'), simile a una lava (cfr.
Aristofane, Achamenses 273).
29) Il diluvio di Deucalione fu dunque il quarto. Nel Timeo (23b) si dice genericamente che «prima ve ne furono
molti».
30) Fiumi dell'Attica.
31) Collina situata nell'area occidentale di Atene, luogo abituale di raduno dell'assemblea. 32) Monte a nord-est di
Atene.
33) Cfr. Platone, Respublica 461d-417a; 419a-424c; Leges 679b-d; 742; 780c; 842b. 34) Si veda Platone, Leges
737d-e, dove il numero dei cittadini dello stato ideale viene fissato a 5040. Vedi anche Respublica 460a.
35) L'espressione ricorda il celebre "koinà tà tôn phílon" di ambito pitagorico. Cfr. Platone, Respublica 423e-424a;
Leges 739c-d. 36. Cfr. Platone, Timaeus 26d-e, dove tuttavia non si fa allusione agli scritti, il nonno di Crizia, qui
menzionato, era Crizia il Vecchio. 37) Cfr. 109b. 38. Lo stadio attico misurava metri 177,60.
39) Atlante ed Eumelo, Amfere ed Euemone, Mnesea e Autoctono, Elasippo e Mestore. Azae e Diaprepe. I nomi
che Platone adotta sono noti dai poemi omerici, ma nulla hanno in comune con i personaggi dell'epos.
40) Questo personaggio non va confuso con il mitico Atlante, condannato a reggere il peso del mondo per aver preso
parte alla guerra dei Titani contro Zeus.
41) La prima menzione di questo metallo compare nello Scudo pseudoesiodeo (verso 122); cfr. anche Erodoto, libro
6, 74; Aristotele, Respublica Atheniensium 7, 92b; Pseudo-Aristotele, Mirabilia 58, 834b). Filopono, nel suo
commento agli Analitici aristotelici, sembra identificare l'oricalco con l'ottone. Questa identificazione tuttavia non
convince e l'oricalco platonico conserva il suo alone di mistero.
42) Probabilmente si tratta dell'uva e del grano.
43) Difficile identificare questo frutto. Potrebbe trattarsi della mela (sulla base di Platone, Leges 819b-c).
Platone Crizia9
44) Secondo alcuni sono le olive o forse i limoni.
45) Il plettro, equivalente a cento piedi, misura metri 29,60.
46) Il piede attico equivale a metri 0,296.
47) è una probabile allusione alle tecniche di decorazione dei templi cretesi. Una allusione alla abilità tecnica dei
Cretesi nel canalizzare le acque compare inoltre in 117b.
48) Figlie di Nereo, divinità del mare, sono normalmente indicate in numero di cinquanta (cfr. Pindaro, Isthmia 6,
8).
49) I 'portatori di lancia'. Lo stato di Atlante si basa su una struttura militare, con un potere politico fortemente
accentrato (cfr. Platone, Respublica 567d; 575b sull'impiego di guardie del corpo in regimi tirannici).
50) Il sacrificio del toro in onore di Poseidone è noto da Omero (Ilias, libro 20, verso 403) e dallo Pseudo-Esiodo
(Scutum 104).

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