POST DEL 21/10/2010 AGGIORNATO AL 27/1/2016
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“Tutti gli uomini sono tenuti a ricercare la verità nelle cose, che riguardano Dio e la sua Chiesa…”
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“Tutti gli uomini sono tenuti a ricercare la verità nelle cose, che riguardano Dio e la sua Chiesa…”
(Codice
Diritto Canonico, n.748)
“Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente;
qualcosa è forse impossibile per me?”
(Ger.32,2)
NON
OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON
DIFENDERE LA VERITA' VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza
del Papa San Felice III, anni 483-492)
3.389 - 21 ottobre 2010
Cari figli, lasciate che la Luce del Signore illumini le
vostre vite. Non tiratevi indietro. Dio ha tutto sotto controllo.
Inginocchiatevi in preghiera. Camminate verso un futuro di grandi e dolorose
prove. Ciò che vi ho annunciato in passato si realizzerà. Cercate forza nella
preghiera. Nel Signore è la vostra vittoria. Coloro che stanno a Loreto berranno il calice
amaro della sofferenza. L’umanità cammina
verso l’abisso della distruzione che gli uomini hanno preparato con le proprie
mani. Soffro a causa delle vostre sofferenze. Non tiratevi indietro. Io sarò al
vostro fianco. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto
nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui
ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Basilica
della Santa Casa
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La Basilica della Santa Casa è il principale luogo di culto cattolico di Loreto, in provincia di Ancona, al termine della via Lauretana.
All'interno
della basilica, i cattolici rendono culto di devozione verso i
resti della Santa Casa di Nazaret,
dove visse Gesù.
A questo famoso santuario è collegata la devozione per Maria madre di Gesù che
ha l'iconografia cultuale e storica della Vergine
Lauretana, patrona dell'aviazione. È tra i più importanti e visitati santuari mariani
del mondo cattolico; numerosi personaggi e santi vi hanno fatto visita, tra
questi Camilla da
Varano, santa Teresa di
Lisieux, santa Gianna Beretta Molla; tra i papi che hanno
visitato la basilica vi sono papa Giovanni XXIII, papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI.
Il
santuario ha la dignità di Basilica papale.
Storia
Tradizione
Agli
inizi di maggio del 1291, Nazaret e tutta la Palestina erano dominio dei Turchi selgiuchidi. Secondo la tradizione
alcuni angeli prelevarono la Santa Casa e la
portarono in volo. Il 10 maggio 1291 degli angeli lasciarono la casa a Tersatto,
nei pressi di Fiume;
furono dei boscaioli, stupiti, a trovare la piccola dimora. In quel luogo,
però, i pellegrini erano spesso preda di ladri e malfattori; così, tre anni e
sette mesi dopo, gli angeli ripresero la casa di Nazareth e con essa si
alzarono in volo. Attraversarono l'Adriatico e appena giunti nelle Marche la
posarono nei pressi di Ancona, nel luogo
in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, il cui nome la tradizione
fa derivare proprio da questo evento: posa-et-ora (fermati e prega). La Santa
Casa restò in quel luogo otto mesi; poi gli angeli la sollevarono nuovamente e
la posarono nei pressi di Porto Recanati,
in località "Banderuola". Questa volta furono dei pastori a vedere
una luce abbagliante uscire dalle nubi e, dietro la luce, la casa[1].
Il luogo era però troppo vicino al mare e dunque esposto ai pericoli delle
incursioni turche; inoltre anche lì cominciavano ad accorrere malfattori per
derubare i fedeli che giungevano in pellegrinaggio. Otto mesi più tardi la Casa
sarebbe stata nuovamente spostata dagli angeli, su un terreno di proprietà dei
due fratelli Simone e Stefano Antici, che però presto iniziarono ad
approfittarsi dei pellegrini e poi anche a contendersi i guadagni[2].
Di nuovo gli angeli sollevarono in volo la casa e la posarono, nella notte fra
il 9 e il 10 dicembre del 1294, al centro della
strada che da Recanati va al suo porto, e dunque in un luogo
pubblico, che nessuno avrebbe potuto reclamare e sfruttare. Il luogo scelto si
trovava sulla cima di una collina coperta di lauri.
Dal termine latino laurus il luogo si chiamò Lauretum, e quindi
"Loreto".
Studi recenti
Dopo
numerosi ed approfonditi studi ed dopo scavi eseguiti sotto la Santa Casa, gli specialisti,
tra cui va ricordato padre Santarelli, hanno trovato una nuova spiegazione
degli avvenimenti che si lega con la tradizione tramandata da secoli. Per prima
cosa è stato verificato con sicurezza che le tre pareti sono quelle della casa
di Maria a Nazareth,
come dimostra la coerenza delle tre pareti di Loreto con ciò che è rimasto a
Nazareth ed è visibile ancora oggi. Inoltre, la tipologia dei mattoni e dei
conci e la presenza di particolari graffiti sugli stessi mattoni portano alle
caratteristiche case della Palestina al tempo di Maria e Gesù[3][4].
Al tempo
della riconquista musulmana della Palestina, proprio per salvaguardare una
reliquia così preziosa, i Crociati avrebbero smontato la Santa Casa, che sarebbe
trasportata in occidente anche con l'aiuto della potente famiglia bizantina degli Angeli.
Secondo
questi studi la Santa Casa fu trasportata in Epiro in una località chiamata Fiume. Quando anche quell'area
venne a trovarsi minacciata dai musulmani, fu definitivamente trasportata nelleMarche. La scelta
del luogo, sempre secondo questi studi, fu decisa da Salvo, vicario di papa Celestino V,
che era anche vescovo di Recanati e
che volle che il prezioso manufatto restasse nel territorio della sua diocesi[5].
Storia del Santuario
La Storia
del Santuario inizia il 10 dicembre 1294, con
l'arrivo della Casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret e dove la Madonna avrebbe ricevuto l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù.
In un primo momento la preziosa reliquia venne sopraelevata e coperta da una
volta e poco dopo circondata da portici, quindi da una chiesetta e infine
dall'attuale Basilica.
Nel 1468,
per volontà del vescovo di Recanati,
il forlivese Nicolò de Astis (ossia Nicolò dall'Aste), cominciarono i lavori per la
costruzione del grande Tempio, sia a protezione della Santa Casa, che per
accogliere la gran folla di pellegrini sempre crescente che vi si recava in
visita. Morto il vescovo già l'anno seguente, nel 1469, fu Papa Paolo II a proseguirne i lavori, anche perché,
quando nel 1464, ancora cardinale,
venne in visita a Loreto, sarebbe
stato miracolosamente guarito dalla Madonna[6].
Nel 1587, con l'aggiunta della
facciata, l'edificio poté ritenersi finalmente concluso.
Nel 1604 fu indetto il concorso per la
decorazione della Sala del
Tesoro, che fu vinto dal Pomarancio, che prevalse sul Caravaggio, su Guido Reni e su Lionello Spada.
La sala fu completamente decorata entro il 1610, quindi il Pomarancio si cimentò con gli affreschi della
cupola, andati quasi completamente perduti.
Quasi in
contemporanea Francesco Selva decorava con stucchi l'Atrio della
Sacrestia e Tiburzio
Vergelli realizzava,
tra il 1600 ed il 1607, il maestoso
battistero che ancora oggi si può ammirare nella prima cappella di sinistra
della basilica.
A
completamento dei lavori, tra il 1604 ed il 1614, Carlo Maderno con l'aiuto dello zio Giovanni Fontana realizzava la fontana che orna la
piazza del Santuario.
Architettura
Esterno
La
Basilica di Loreto rappresenta uno dei più importanti monumenti gotico-rinascimentali d'Italia, dove vi
lavorarono i più grandi architetti dell'epoca: Marino di Marco Cedrino, Baccio Pontelli,Giuliano da Sangallo, Giuliano da Maiano, Francesco di Giorgio Martini, Bramante, Andrea Sansovino e Antonio da Sangallo il Giovane.
Venne
iniziata nel 1468, per volontà del vescovo di Recanati Nicolò dall'Aste, su probabile progetto del veneziano Marino di Marco Cedrino, in uno stile gotico ma
già di un certo saporerinascimentale. La realizzazione e
continuazione spetta al grande architetto toscano Baccio Pontelli.
La sua superba opera, eseguita a partire dal 1487-1488, è ben visibile nei
semplici fianchi in cotto e negli imponenti volumi dei transetti-presbiterio
circondati da innumerevoli cappelle. In Questa complessa parte
"absidale", tutta giocata in un susseguirsi di innumerevoli absidi
semicircolari, risulta più evidente la struttura a fortificazione, quasi fosse
una "fuga" di torrioni di una rocca, volta a difendere il santo luogo
dalle incursioni turche. Coronata in alto da un vero e proprio cammino di ronda su beccatelli,
è solo appena ingentilita dagli alti finestroni gotici in pietra bianca del Conero,
opere di ripristino realizzati sotto la campagna di restauri del Sacconi. Costituisce
un mirabile esempio di connubio fra l'esigenza pratica della difesa militare e
il gusto estetico rinascimentale.
Cupola
Di chiaro
stile rinascimentale è la bellissima cupola che
caratterizza il panorama lauretano, visibile in un vastissimo territorio che va
dal mare alle valli collinari vicine. Il tamburo ottagonale è stato elevato,
fino al cornicione, da Giuliano da Maiano, e compiuta nella calotta da Giuliano da Sangallo. Voltata in soli nove
mesi, dal settembre 1499 "alle ore XV del 23 maggio" del 1500, come
l'architetto annota nel suo diario. Era sabato e «...io Giuliano di Francesco
di Sangallo fiorentino, con grandissima solennità e devozione e precisione,
murai l'ultima pietra». La cupola, dal diametro di ben 22 metri, all'epoca
della sua costruzione era inferiore solo a quella brunelleschiana del Duomo di Firenze,
a cui è palesemente ispirata.
Per la
facciata venne chiesto il progetto al Bramante,
ma eseguita solo molto tempo dopo, il disegno originale venne molto rielaborato
in stiletardo-rinascimentale da Francesco Boccalini, che iniziò nel
1571 la parte inferiore fino al cornicione; fu da qui continuata da Giovan
Battista Chioldi e terminata nel 1587 da Lattanzio Ventura per volere di Papa Sisto V,
il cui nome è scritto nel cornicione superiore. Si presenta in pietra bianca
d'Istria divisa, verticalmente, in tre parti da quattro coppie di pilastri a
suggerire le tre navate interne.
Porte
bronzee
Vi si
aprono tre magnifiche porte bronzee frutto della prestigiosa Scuola di scultura
che fiorì a Recanati tra la fine del Cinquecento e gli
inizi del Seicento. Furono volute dal cardinale Antonio Maria Gallo, rettore
del santuario fra 1587 e il 1620, per il Giubileo dell'anno 1600. Rappresentano scene
del Vecchio Testamento atte a guidare spiritualmente il pellegrino verso il
mistero dell'Incarnazione, di cui Santa Casa ne è la più importante
testimonianza.
Porta centrale
La porta
centrale fu realizzata da Antonio di
Girolamo Lombardo, con la collaborazione dei fratelli Pietro, Paolo
e Giacomo. Iniziata nel 1590 fu portata a termine solo nel 1611. Vi sono sei
formelle maggiori e sei minori con rappresentazioni tratte dal Vecchio Testamento.
Nell'anta
di sinistra sono raffigurati, partendo dall'alto verso il basso:
·
Creazione di Eva;
·
Cacciata dal Paradiso terrestre.
·
Caino uccide Abele;
In quello
di destra, partendo dall'alto verso il basso:
·
Peccato originale;
·
Lavoro di Adamo ed Eva;
·
Fuga di Caino.
Al di
sopra, in una nicchia, è posta la statua bronzea della "Madonna col
Bambino", opera di Girolamo
Lombardo, completata nel 1583.
Porta destra
La Porta
destra, ritenuta la più bella, fu commissionata ad Antonio Calcagni nel 1590 che la ideò e in gran parte
la modellò. Morto nel 1593 fu completata nell'anno 1600 dal nipote Tarquinio Jacometti e da Sebastiano Sebastiani, i quali rielaborono e
integrarono il progetto originale.
Nell'anta
di sinistra sono raffigurati, partendo dall'alto verso il basso:
·
Sacrificio di Abele e di Caino;
·
Uccisione di Abele;
·
Sacrificio di Noè dopo il diluvio;
·
Scala di Giacobbe;
·
Trasporto dell'Arca e danza di re Davide.
In quello
di destra, partendo dall'alto verso il basso:
·
Trono di Salomone;
·
Mosè ed il roveto ardente;
·
Adorazione del serpente di bronzo;
·
Abigail placa
re Davide;
·
Ester davanti ad Assuero.
Porta sinistra
La Porta
sinistra fu commissionata nel 1590 a Tiburzio
Vergelli che in
collaborazione con Giovan Battista Vitali, la terminò nel 1596. È ritenuta un
capolavoro di maestria tecnica, di armonia compositiva e di decorazione
ornamentale.
La porta
è composta da dieci formelle principali che rappresentano, partendo dall'alto
in basso e dall'imposta di sinistra verso quella di destra:
·
Creazione di Adamo;
·
Creazione di Eva;
·
Agar confortata
dall'angelo;
·
Sacrificio di Abramo;
·
Trionfo di Giuseppe, viceré d'Egitto;
·
Passaggio del Mar Rosso;
·
Caduta della manna;
·
Mosè fa scaturire le acque dal Monte Oreb.
Il Campanile Vanvitelliano
Sul lato
sinistro della Basilica svetta l'alto campanile di 75,60 m. Venne realizzato
su disegno del grande architetto italiano di origini olandesi Luigi Vanvitelli,
autore della nota Reggia di
Caserta, tra il 1750 e il 1754. Ospita un carillon di nove campane[7] che intonano le note delle
"Litanie lauretane". Nella cella campanaria ottagonale è collocata la campana maggiore, denominata affettuosamente Loreta, fusa nel 1515 da
Bernardino da Rimini, che con il suo diametro di 184 cm. e peso di 50
quintali risulta essere la più grande delle Marche ed una delle prime 10 d'Italia[8].
Nella cella campanaria circolare sono collocate le altre 8 campane del
concerto, fuse prevalentemente da L.Baldini di Sassoferrato (AN) (1830) e da
L.Broili di Udine (1960), mentre la campana maggiore del concerto, che guarda
la piazza, è stata fusa da F.Franceschi di Ancona nel 1610.
Monumento a papa Sisto
Precede
la facciata una scalinata che ne determina il sagrato.
Sui suoi gradini del lato sinistro è collocato il monumento a Papa Sisto V,
con la statua bronzea benedicente dalla sedia gestatoria,
opera del 1587-1589 dovuta ad Antonio Calcagni con la collaborazione di Tiburzio
Vergelli. Venne realizzata a spese della Provincia della Marca e di
otto prelati piceni creati cardinali da Sisto V.
I Camminamenti di Ronda
Come già
evidenziato precedentemente nella sezione Architettura, la basilica è
fortificata nella parte alta con un cammino di ronda e beccatelli in pietra, che li sostengono con
funzione anche decorativa, su incarico del cardinale Girolamo Basso della Rovere la costruzione fu iniziata da Giuliano da Maianoe successivamente modificata
e portata a termine da Baccio Pontelli in stile tipicamente rinascimentale. I
camminamenti di ronda della basilica sono corridoi coperti e sporgenti con una
serie continua di finestre a volta attorno alla parte superiore della basilica,
per consentire una agevole difesa in caso di attacco, come era avvenuto da
parte dei turchi in maniera sanguinosa ad Otranto nel 1480, l'anno prima nella vicina Grottammare e nel 1518 a Porto Recanati,
attacco che provocò per ordine di papa Leone X anche una ulteriore fortificazione di
Loreto, che fortunatamente non fu mai attaccata. Dietro i camminamenti, nella
parte alta interna della basilica, si trovano le stanze che un tempo erano
adibite ad alloggio delle guardie per la difesa del santuario, oggi adibite a
museo e raccolta di oggetti antichi, cimeli sportivi dell'aeronautica e ad
altri usi religiosi e culturali, si può anche ammirare il manichino di una
guardia in abiti dell'epoca con le alabarde e altri oggetti. I camminamenti sono
stati restaurati e si possono visitare dal 2009, dall'alto si può ammirare una
bellissima vista sulle campagne circostanti e sulla costa del Conero.
Si
presenta come una grande aula ancora goticizzante chiaramente
concepita per accogliere l'enorme massa dei fedeli. È basata su una complessa pianta cruciforme, nata dalla sovrapposizione
di una struttura longitudinale a una centrale a croce greca.
Il corpo principale è diviso in tre navate da 12 pilastri quadrati con colonnine agli angoli che
reggono archi ogivali e
quindi le volte a crociera costolonate.
La planimetria è ricca di simbolismi; nel complesso si può definire una croce latina che riporta al Cristo,
con i dodici pilastri riecheggianti gli Apostoli e le quattro Sagrestie che portano i nomi degli Evangelisti,
poste ai quattro angoli creati dai bracci della croce. Al centro, il
"cuore" della croce, si erge la cupola con al di sotto la preziosa reliquia della Santa Casa e tutt'intorno le
grandiose nove cappelle dei transetti e del presbiterio.
Nelle due
navate laterali del corpo longitudinale vennero aperte dal Bramante,
agli inizi del sec. XVI, una serie di Cappelle laterali, sei per lato. Nel
corso dei secoli vennero abbellite e decorate con pale settecentesche in
mosaico e con modesti dipinti del XX secolo. La più pregevole tra queste è la
prima a sinistra detta Cappella
del Battistero;
con la volta dipinta dal Pomarancio e Fonte
battesimale in bronzo
di Tiburzio Vergelli,
lavorato tra il 1600 e il 1607.
La cupola
copre lo spazio ove è incentrata tutta la basilica, ospitando il Sacello della Santa Casa. Tra il 1610 e il
1615 la volta fu affrescata da Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio. Col passare dei
secoli quegli affreschi si deperirono e iniziò a staccarsene delle parti. Col
grande restauro compiuto nel XIX secolo dall'architetto Giuseppe Sacconi la cupola fu nuovamente dipinta dal senese Cesare Maccari,
che tra il 1895 e il 1907 con la Storia
del Dogma dell'Immacolata e delle Litanie Lauretane.
Tutt'intorno
corre il deambulatorio dove si aprono in successione le
quattro Sagrestie e le nove grandi Cappelle;
la maggior parte di quest'ultime portano i nomi delle nazioni che devotamente
contribuirono alla loro decorazione.
·
Sagrestia di San Matteo.
È la sacrestia attualmente usata.
È la sacrestia attualmente usata.
·
Cappella del Crocifisso.
Ospita un Crocifisso ligneo scolpito da frà Innocenzo da Petralia nel 1637 e donato al santuario da una confraternita nel secolo XVIII.
Ospita un Crocifisso ligneo scolpito da frà Innocenzo da Petralia nel 1637 e donato al santuario da una confraternita nel secolo XVIII.
·
Cappella del Sacramento o Francese.
Tra il 1545 e il 1548 vi lavorò il pittore di scuola forlivese Francesco Menzocchi, con la collaborazione anche del figlio Pier Paolo Menzocchi: ne rimangono la serie degli Apostoli, ma anche, non integrali, La caduta della manna e Il Sacrificio di Melchisedec, conservati oggi nel Museo del Palazzo apostolico; qui si trova anche la tavola Traslazione della Santa Casa, sempre di Francesco Menzocchi[9]. La cappella è detta anche "Francese" in quanto decorata con le offerte dei cattolici francesi: Charles Lameire vi affrescò fra il 1896 e il 1903 il Trionfo della croce e Santi francesi nella volta; e dipinse su tre tele applicate a muro, scene di Crociati francesi e di S. Luigi IX a Nazaret.
Tra il 1545 e il 1548 vi lavorò il pittore di scuola forlivese Francesco Menzocchi, con la collaborazione anche del figlio Pier Paolo Menzocchi: ne rimangono la serie degli Apostoli, ma anche, non integrali, La caduta della manna e Il Sacrificio di Melchisedec, conservati oggi nel Museo del Palazzo apostolico; qui si trova anche la tavola Traslazione della Santa Casa, sempre di Francesco Menzocchi[9]. La cappella è detta anche "Francese" in quanto decorata con le offerte dei cattolici francesi: Charles Lameire vi affrescò fra il 1896 e il 1903 il Trionfo della croce e Santi francesi nella volta; e dipinse su tre tele applicate a muro, scene di Crociati francesi e di S. Luigi IX a Nazaret.
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Cappella Slava o dei Santi Cirillo e Metodio.
È stata decorata con i contributi dei fedeli soprattutto croati. Gli affreschi con "Scene della vita dei santi fratelli Cirillo e Metodio", apostoli dei popoli slavi, si devono a Biagio Biagetti (1912-1913). Il trittico dell'altare è opera del 1897 di Stanislao de Witten.
È stata decorata con i contributi dei fedeli soprattutto croati. Gli affreschi con "Scene della vita dei santi fratelli Cirillo e Metodio", apostoli dei popoli slavi, si devono a Biagio Biagetti (1912-1913). Il trittico dell'altare è opera del 1897 di Stanislao de Witten.
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Sagrestia di San Luca.
Accoglie una terracotta con San Luca Evangelista attribuita a Benedetto da Maiano.
Accoglie una terracotta con San Luca Evangelista attribuita a Benedetto da Maiano.
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Cappella dell'Assunta o Americana.
È stata decorata con le offerte dei cattolici americani di lingua inglese, per iniziativa della Congregazione Universale. Beppe Steffanina negli anni 1953-1970 vi affrescò scene relative a Maria Regina, alla Proclamazione del dogma dell'Assunta, alla Glorificazione della Vergine Lauretana patrona dell'aviazione. Vi è narrata anche la storia del volo umano, dal mitico Icaro a Leonardo da Vinci e ai moderni astronauti.
È stata decorata con le offerte dei cattolici americani di lingua inglese, per iniziativa della Congregazione Universale. Beppe Steffanina negli anni 1953-1970 vi affrescò scene relative a Maria Regina, alla Proclamazione del dogma dell'Assunta, alla Glorificazione della Vergine Lauretana patrona dell'aviazione. Vi è narrata anche la storia del volo umano, dal mitico Icaro a Leonardo da Vinci e ai moderni astronauti.
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Cappella del Coro o Tedesca.
È stata decorata con le offerte dei cattolici di lingua tedesca, per iniziativa della Congregazione Universale, nel VI Centenario della Traslazione della Santa Casa. Gli affreschi sono opera di Ludovico Seitz che li eseguì negli anni 1892-1902.
È stata decorata con le offerte dei cattolici di lingua tedesca, per iniziativa della Congregazione Universale, nel VI Centenario della Traslazione della Santa Casa. Gli affreschi sono opera di Ludovico Seitz che li eseguì negli anni 1892-1902.
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Cappella del Sacro Cuore o Polacca.
È stata decorata con le offerte dei cattolici polacchi. Arturo Gatti negli anni 1912-1939 vi raffigurò Maria Regina della Polonia, la Vittoria di Sobieski a Vienna contro i turchi e il Miracolo della Vistola, episodio legato alla Battaglia di Varsavia del 1920.
È stata decorata con le offerte dei cattolici polacchi. Arturo Gatti negli anni 1912-1939 vi raffigurò Maria Regina della Polonia, la Vittoria di Sobieski a Vienna contro i turchi e il Miracolo della Vistola, episodio legato alla Battaglia di Varsavia del 1920.
·
Sagrestia di San Giovanni.
Custodisce i pregevoli affreschi di Luca Signorelli, eseguiti probabilmente tra il 1481 e il 1485.
Custodisce i pregevoli affreschi di Luca Signorelli, eseguiti probabilmente tra il 1481 e il 1485.
·
Cappella dei Duchi di Urbino
Durante i profondi restauri a cui fu sottoposta la basilica nell'Ottocento-Novecento, questa cappella è unica ad essere stata rispettata nel suo apparato originale. Venne fatta decorare a proprie spese dai duchi di Urbino Guidobaldo II Della Rovere e Francesco Maria II della Rovere negli anni 1571-1584. Alle pareti sono affreschi del 1582-83 opera di Federico Zuccari. La pala in mosaico con l'Annunciazione è una copia della tela del 1582-84 di Federico Barocci trafugata dai francesi nel 1797.
Durante i profondi restauri a cui fu sottoposta la basilica nell'Ottocento-Novecento, questa cappella è unica ad essere stata rispettata nel suo apparato originale. Venne fatta decorare a proprie spese dai duchi di Urbino Guidobaldo II Della Rovere e Francesco Maria II della Rovere negli anni 1571-1584. Alle pareti sono affreschi del 1582-83 opera di Federico Zuccari. La pala in mosaico con l'Annunciazione è una copia della tela del 1582-84 di Federico Barocci trafugata dai francesi nel 1797.
·
Cappella di S.Giuseppe o Spagnola.
Fu la prima ad essere decorata nel piano generale di abbellimento pittorico promosso dalla Congregazione Universale nel XIX secolo. È stata decorata fra il 1886 e il 1890 con le offerte dei cattolici spagnoli. Gli affreschi delle pareti sono di Modesto Faustini.
Fu la prima ad essere decorata nel piano generale di abbellimento pittorico promosso dalla Congregazione Universale nel XIX secolo. È stata decorata fra il 1886 e il 1890 con le offerte dei cattolici spagnoli. Gli affreschi delle pareti sono di Modesto Faustini.
·
Cappella Svizzera o dei Santi Gioacchino e Anna.
È stata affrescata da Carlo Donati nel 1935-38 con le offerte dei cattolici svizzeri. Il pittore dipinse le sezioni delle pareti superiori con figure di "Santi" nati o operanti in Svizzera e in quelle inferiori, entro quattro grandi quadri, episodi dei Ss.Gioacchino e Anna e di Maria Bambina.
È stata affrescata da Carlo Donati nel 1935-38 con le offerte dei cattolici svizzeri. Il pittore dipinse le sezioni delle pareti superiori con figure di "Santi" nati o operanti in Svizzera e in quelle inferiori, entro quattro grandi quadri, episodi dei Ss.Gioacchino e Anna e di Maria Bambina.
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Sagrestia di San Marco.
Custodisce i pregevolissimi affreschi di Melozzo da Forlì che li eseguì tra il 1477 e il 1479.
Custodisce i pregevolissimi affreschi di Melozzo da Forlì che li eseguì tra il 1477 e il 1479.
Le opere
più recenti che corredano l'interno della Basilica sono l'altare maggiore ed il pulpito,
ricavati da due monoliti di marmo di Carrara in occasione dell'Anno Santo 2000, opere dello scultore lombardo Floriano Bodini.
Atrio della
È una
piccola sala in stile barocco che mette in comunicazione la cappella del Crocifisso nella basilica con la sacrestia da un
lato e con la sala del Tesoro dall'altro.
La volta
è decorata con stucchi realizzati da Francesco Selva e risalgono al 1611. Sulle pareti sono
presenti pregevoli dipinti cinque e seicenteschi entro fastose cornici.
La Sala del Tesoro
Dal
transetto sinistro si accede alla monumentale Sala
del Tesoro, voluta da Papa Clemente VIII per accogliervi l'ingente cumulo dei
doni votivi. Oggi ve ne sono conservati ben pochi e di scarso valore, in quanto
il Tesoro è stato più volte spogliato e depredato, in particolare da Napoleone,
nel 1797, che col Trattato di Tolentino asportò i pezzi migliori e più
preziosi. Gli oggetti più importanti rimasti sono ora custoditi nel Museo pinacoteca della Santa Casa che ha sede nell'attiguo Palazzo
Apostolico.
La Sala,
dalla maestosa volta a padiglione, venne interamente decorata
con stucchi e affreschi da Cristoforo Roncalli detto il "Pomarancio", che
fra il 1605 e il 1610 vi dipinse le vivaci "Scene della vita di
Maria" alternate a sei Profeti e altrettante Sibille.
Le scene
presente sono:
·
Natività di Maria;
·
Lavanda di Maria;
·
Presentazione al Tempio;
·
Sposalizio della Vergine;
·
Annunciazione;
·
Visitazione;
·
Fuga in Egitto;
·
Gesù tra i dottori;
·
Transito della Vergine.
Sulla
volta:
·
Assunzione;
·
Traslazione della Santa Casa;
·
Incoronazione della Vergine.
Assai
ardita risulta la figura, presa in forte scorcio, della "Vergine Assunta". Dello stesso artista è anche la Pala d'altare con la Crocifissione. L'autore tardo-manierista ha valso alla sala l'appellativo ben
più famoso di Sala del
Pomarancio. L'arredamento ligneo, volto a contenere gli Ex voto,
è opera di Andrea Costa.
La Santa Casa
All'interno
della Basilica, sotto la cupola, è custodita la Santa Casa di Nazaret,
dove, secondo la tradizione devozionale, la Vergine Maria ricevette
l'Annunciazione.
La Casa della Madonna è formata da tre pareti, prive di
soffitto e fondamenta, realizzate interamente in mattoni di terracotta. Le
pareti sono di fabbricazione tipica dell'edilizia antica nazarena, e la
tradizione vuole che fossero addossate a una grotta, quella che oggi oggi si
trova nella Basilica dell'Annunciazione aNazaret.
Fino a un'altezza di tre metri, la Santa Casa non presenta elementi che possano
far credere a una sua riparazione o ricostruzione in sito, infatti i mattoni
sono assemblati con una malta in uso in Palestina e non conosciuta
all'architettura italiana. Pertanto, l'intera struttura sembrerebbe essere
stata trasportata intera fino sulla sommità del colle su cui si trova adesso,
il che rende altamente problematica se non indecifrabile, secondo recenti studi[10],
la spiegazione tecnica del suo trasporto. La tradizione religiosa racconta che
nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1294 la Santa Casa di Nazaret venne
trasportata in volo dagli angeli prima a Tersatto presso Fiume, poi
nell'attuale sito, una pubblica strada presso un bosco di lauri.
Il Rivestimento marmoreo
La
riveste interamente un mirabile e pregevole rivestimento marmoreo disegnato da Donato Bramante nel 1509 per volere di Papa Giulio II,
e realizzato solo a partire da una decina d'anni dopo. Concepito come un
prezioso reliquiario, venne affidato da Papa Leone X ad Andrea Sansovino,
che vi lavorò nelle sculture dal il 1513 al 1527 e a cui successero Raniero
Nerucci e Antonio da Sangallo il Giovane. L'opera si
compone di un basamento con ornamentazioni geometriche e da un alzato ritmato
da nicchie e ricche colonne corinzie scanalate reggenti un cornicione
aggettante e la balaustra aggiunta da Antonio da Sangallo nel 1533-34. Gli
spazi sono riempiti da sontuosi rilievi volti a celebrare le "Glorie della
Vita terrena della Madonna", fra cui quello dell'Annunciazione che funge da pala d'altare,
posto al di sopra della "Finestra dell'Angelo" ed eseguito dal
Sansovino, è ritenuto il capolavoro dell'insieme decorativo. Ai due ordini i
nicchie corrispondono altrettanti cicli di sculture: nella serie inferiore sono
le statue dei Profeti e in quella superiore quelle delle sibille,
molte di quest'ultime aggiunte dallo scultore Giovan Battista
Della Porta. Il rivestimento marmoreo è l'elemento più spettacolare
del Santuario e uno dei maggiori capolavori della scultura cinquecentesca, ma
per completarne i suoi 610 metri quadrati di sculture ci vollero ben
settant'anni.
Peculiari
sono i due solchi paralleli che si trovano sugli scalini della base, causati
dai pellegrini che, per secoli, hanno percorso in ginocchio il perimetro del
rivestimento.
La Reliquia
Gli studi
effettuati sulle pietre della Santa Casa ne confermerebbero l'origine
palestinese: esse sono per lo più arenarie,
rintracciabili nella zona di Nazaret e lavorate secondo la tecnica usata dai Nabatei,
un popolo confinante con gli Ebrei, ma molto usata
anche in Palestina.
Inoltre le pietre risultano ancora saldate da una tipica malta della zona, un misto di solfato di
calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di
legna secondo una tecnica dell'epoca, nota in Palestina e anche in Galilea 2000
anni fa, ma mai impiegata in Italia. Sulle
pietre vi sono numerosi graffiti simili a quelli giudeo-cristiani del II-V secolo ritrovati in Terra Santa,
in particolare a Nazaret.
La Santa
Casa è una piccola costruzione di metri 9,50 x 4. Nel suo nucleo originario, è
costituita da sole tre pareti alte all'incirca 3 metri, si ritiene che la casa
fosse costituita di una parte scavata nella roccia, la grotta ancor oggi alla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret,
e di una parte in muratura. Le dimensioni dell'abitazione, per altro, coincidono
con quelle del "buco" rimasto aNazaret dove prima si trovava.
I tre
muri originari, senza proprie fondamenta, sono poggiate su un'antica via. Si
levano da terra per appena tre metri e nella parete minore si apre una piccola
finestra, detta dell'Angelo alla
quale secondo la tradizione la Madonna ricevette
l'Annunciazione.
Le parti superiori, costruite in mattoni locali, sono state aggiunte nel XIII
secolo, all'arrivo nelle Marche, compresa
la volta del 1536, per rendere l'ambiente più adatto al culto. Nel secolo XIV
le sezioni superiori, senza valore devozionale, furono rivestite da affreschi,
mentre le sottostanti parti in pietra furono lasciate a vista, esposte alla
venerazione dei fedeli. Di questa decorazione, in gran parte andata perduta
durante un incendio nel 1921, oggi ne resta, nella parete sinistra, la Madonna col Bambino e due Angeli,
di Scuola riminese del XIV-XV secolo; e nella parete di fondo Madonna col Bambino in Trono, i Santi Giovanni Battista e Caterina
d'Alessandria, di Scuola umbro-marchigiana del Trecento, e un Crocifissodipinto nel XIII
secolo.
La parte
che dava sulla "bocca" della Grotta, e che quindi restava aperta, fu
chiusa con la parete dell'altare, dove è custodita la venerata statua della Madonna Nera, ricoperta dalla
caratteristica "Dalmatica"; resti di affreschi di e umbra del secolo XVI
e crocifisso ligneo del sec. XIII.
La Madonna Nera
La
Madonna di Loreto, detta anche Vergine
Lauretana, è la statua venerata nella Santa Casa. Si tratta di una Madonna Nera:
la sua particolarità è il volto scuro, comune alle icone più antiche, dovuto spesso al fumo
delle lampade ad olio e delle candele. In alcuni casi sono rappresentate nere a
ispirazione del Cantico dei cantici dove si dice: “Bruna sono, ma bella” e
più avanti, rivolgendosi alle amiche: “Non state a guardare che sono bruna
perché mi ha abbronzata il sole” (1, 5-6). Ed il Sole è figura di Dio. Queste
parole sono all'origine del fenomeno delle Madonne nere, che sono donne bianche
ma di pelle nera[senza fonte].
La statua
originaria, risalente al XIV secolo,
fu trafugata dalle truppe napoleoniche nel 1797, e poi restituita col Trattato di Tolentino e finita a Roma. Durante il periodo
di esilio il culto della Vergine
Lauretana nella Santa Casa di Loreto fu affidato al simulacro in legno di
pioppo (identico all'originale) oggi conservato a Cannara (PG) e che attualmente rimane l'unico
esemplare del periodo napoleonico, dopo l'incendio della statua originale del 1921, ad essere stato
venerato nella Santa Casa[11].
La statua originale ritornò nel Santuario con un viaggio da "Madonna
pellegrina" di otto giorni, dove giunse a Loreto il 9 dicembre 1801.
Nel 1921
divampò un furioso incendio all'interno del Sacello che incenerì la scultura. Venne subito
rifatta per volere di Papa Pio XI utilizzando il legno di un cedro del Libano proveniente dai Giardini
Vaticani. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da
Leopoldo Celani. Nel 1922 il papa la incoronò nella Basilica di San Pietro in Vaticano e la fece trasportare solennemente a
Loreto. Fin dal secolo XVI la statua è rivestita di un caratteristico manto
ingioiellato detto Dalmatica.
Il culto
della Madonna Nera di Loreto è replicato in molti altri
santuari in tutto il mondo.
Organi a canne
Organo maggiore
Sulla cantoria in controfacciata,
si trova l'organo a canne Mascioni Opus 1126, costruito nel 1995 in sostituzione dei due precedenti
organi Vegezzi Bossi (Grand'organo e Positivo).
Lo strumento è a trasmissione mista, meccanica per i
manuali e il pedale ed elettrica per i registri, ed ha la seguente disposizione
fonica:
Organo corale
Nel
tratto terminale della navata laterale di destra, nei pressi dell'area
riservata ai cori durante le celebrazioni, si trova un secondo organo a canne,
a trasmissione meccanica con unica tastiera di 54 note e pedaliera di 20. La sua disposizione fonica è la
seguente:
Corpo Eco
Sulla Santa Casa,
vi è un corpo completamente espressivo, comandato soltanto dalle consolle
elettriche in navata. I suoi registri sono i seguenti:
Consolle principale
Sotto
l'ultima arcata fra la navata centrale e la navata laterale di destra, si
trova una consolle con trasmissione elettronica a tre tastiere e pedaliera che comanda
l'organo maggiore, l'organo corale (sulla prima tastiera) e il corpo Eco (sulla
terza tastiera).
Dietro la
Santa Casa vi è un'altra consolle a trasmissione elettronica, a due tastiere,
con l'organo corale sulla prima tastiera e il corpo Eco sulla seconda (la
pedaliera suona il Pedale dell'organo corale.
Organo a cassapanca
Nella
basilica si trova anche un organo a
cassapanca[12] (Mascioni opus 1132), con unica tastiera
di 56 note; esso è composto dai seguenti registri:
Dimensioni
·
Lunghezza totale della Basilica, 93 metri
·
Larghezza massima del transetto, 60 metri
·
Diametro della cupola, 22 metri
·
Dimensioni del Sacello della Santa Casa, 9,50 x 4 metri
·
Altezza del campanile Vanvitelliano, 75,60 metri
Festeggiamenti
Le
principali festività lauretane ricorrono l'8 settembre,
in ricordo della Natività di Maria, e il 10 dicembre,
in ricordo dell'arrivo della Santa Casa a Loreto. Il 9 dicembre, vigilia della
traslazione della Santa Casa, a Loreto e in tutte le Marche è usanza accendere
grandi fuochi o falò, nelle campagne, nei paesi e nei vari quartieri cittadini,
anche ad Ancona. Si tratta
della Festa della Venuta,
di tradizione secolare. Secondo la tradizione la prima volta in cui si accesero
questi fuochi fu quando, nel 1294, si volle rischiarare
il cammino degli angeli che, volando nella notte, stavano portando la Santa
Casa in volo verso Loreto. Da allora
continua la tradizione, si accendono sempre fuochi durante la stessa notte per
ricordare quell'avvenimento. Il 10 dicembre, Traslazione della Santa Casa, è
festa ufficiale della Regione Marche,
festeggiata anche presso le comunità marchigiane all'estero.
La Santa Casa di Loreto e l'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme
Un
particolare legame storico, tradizionale e spirituale, unisce l'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme alla
Santa Casa di Loreto.
«Andare
in pellegrinaggio a Loreto, significa
ritrovarsi di fronte ad un “pezzo” di Terra Santa;
ciò rende la cittadina marchigiana meta privilegiata per tanti cristiani e,
particolarmente cara, ai Cavalieri e alle Dame dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
A partire
dal 7 settembre 1957, grazie alle elargizioni dei membri dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme, una luce perenne illumina la
facciata del santuario, il portico, la cupola e la sovrastante statua della
Madonna, che grazie a questa iniziativa può essere ammirata anche nelle notti
più oscure».[13] In seguito, nel 1998, l'impianto è
stato rinnovato e potenziato per iniziativa dell'allora Luogotenenza per
l'Italia Centrale, in sinergia con l'ENEL, che ha generosamente realizzato i
lavori.[14]
«Inoltre,
i Cavalieri e le Dame dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme, hanno donato la croce astile che
si trova nella Cripta dei Santi Pellegrini, quest'ultima restaurata in
occasione del Giubileo del 2000».[15]
Onorificenze
Note
2.
^ Secondo la
notizia tratta dalla pagina
"rivoluzione-culturale.blogspot.com/2009/01/traslazione-loreto-della-casa-di.html",
i due fratelli giunsero a fare una petizione al papa Bonifacio VIII per
ottenere il titolo di proprietà.
7.
^ http://www.youtube.com/watch?v=Vh2-iycMkVM%7Cvideo Carillon
8.
^ Catalogo delle
maggiori campane d'Italia. URL consultato in data 10 settembre 2010.
10.
^ la veridicità
storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Loreto. URL consultato in data 3 settembre 2012.
11.
^ cfr La
statua della Vergine Lauretana di Cannara. Storia, Tradizione e Culto. Il Restauro,
a cura di Ottaviano Turrioni, Spello 2005
13.
^ U.
Lorenzetti, C. Belli Montanari, L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Tradizione e rinnovamento all'alba del Terzo Millennio, Fano (PU),
settembre 2011
14.
^ G.
Salomone, Nuova luce per Maria a Loreto, in Annales,
III, 1998, pp. 30-33.
15.
^ U.
Lorenzetti, C. Belli Montanari, op. cit; nella cripta sono presenti la Croce di
Valeriano Trubbiani, e il portale d’ingresso di Roberto Massimo Aranci con
“L’Annunciazione”, il “Trasporto della Santa Casa” e infine la “Vergine di
Loreto” (santuariditalia.it).
Bibliografia
·
Giuseppe Santarelli - Loreto-Guida
storica ed artistica -
Edizioni Aniballi - Ancona -2003
·
G. Salomone, Nuova
luce per Maria a Loreto, in Annales,
III, 1998, pp. 30–33).
·
U. Lorenzetti, C. Belli Montanari, L'Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme. Tradizione e rinnovamento all'alba del Terzo Millennio,
Fano (PU), settembre 2011.
·
Luoghi storici d'Italia - pubblicazione a cura della rivista
Storia Illustrata - pag.1083 - Arnoldo Mondadori editore (1972)
·
Le guide Mondadori - Marche - pag. 92 - ed. 2012 - ISBN
978-88-370-8786-9
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Voci correlate
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Santa Casa
Collegamenti esterni
LA VERIDICITA’ STORICA
DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE
DELLA SANTA CASA DI LORETO
“Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente;
qualcosa è forse impossibile per me?”
(Ger.32,2)
NON
OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON
DIFENDERE LA VERITA' VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza
del Papa San Felice III, anni 483-492)
LA VERITA' STORICA DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA
Sono stati pubblicati in
Internet e sono disponibili e scaricabili i filmati delle trasmissioni andate
in onda in “Ètv MARCHE” (45minuti per ogni puntata), con le esposizioni e le
spiegazioni del Prof. Giorgio Nicolini delle innumerevoli documentazioni
storiche ed archeologiche comprovanti LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH attestate con “almeno” cinque “traslazioni
miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad
Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura
sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da
quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle
lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si
trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
Gli indirizzi Internet sono i seguenti:
Introduzione: http://www.telemaria.it/etv. santacasa.10ottobre2012.wmv
1) Prima puntata: http://www.telemaria.it/etv1. santacasa.13novembre2012.wmv
2) Seconda puntata: http://www.telemaria.it/etv2. santacasa.20novembre2012.wmv
3) Terza puntata: http://www.telemaria.it/etv3. santacasa.27novembre2012.wmv
4) Quarta puntata: http://www.telemaria.it/etv4. santacasa.4dicembre2012.wmv
5) Quinta puntata: http://www.telemaria.it/etv5. santacasa.11dicembre2012.wmv
6) Sesta puntata: http://www.telemaria.it/etv6. santacasa.18dicembre2012.wmv
Per l'approfondimento collegarsi all'indirizzo:
http://www.lavocecattolica.it/ santacasa.htm
Gli indirizzi Internet sono i seguenti:
Introduzione: http://www.telemaria.it/etv.
1) Prima puntata: http://www.telemaria.it/etv1.
2) Seconda puntata: http://www.telemaria.it/etv2.
3) Terza puntata: http://www.telemaria.it/etv3.
4) Quarta puntata: http://www.telemaria.it/etv4.
5) Quinta puntata: http://www.telemaria.it/etv5.
6) Sesta puntata: http://www.telemaria.it/etv6.
Per l'approfondimento collegarsi all'indirizzo:
http://www.lavocecattolica.it/
LETTERA APERTA del
Prof. NICOLINI GIORGIO
per una risposta esplicativa
riguardo a delle perplessità manifestate da un lettore
sulla “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto
“… affinché per l’incuria degli uomini, che di
solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un
fatto così meraviglioso…”
(del Beato Giovanni Spagnuoli, detto il Mantovano, sulla
“miracolosa traslazione”)
“Tutti
gli uomini sono tenuti a ricercare la verità nelle cose, che riguardano Dio e la
sua Chiesa…”
(Codice
Diritto Canonico, n.748)
BREVE
STORIA DELLA SANTA CASA DI LORETO
La fama
internazionale della città di Loreto è legata al Santuario Mariano dove si
conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria, che, secondo la tradizione
diffusa in ogni luogo, suffragata da innumerevoli prove storiche e
archeologiche, fu trasportata “miracolosamente” - per Volontà di Dio - da
Nazareth a Tersatto nel 1291, e poi in vari luoghi, e a Loreto il 10 dicembre
1294.
La casa
della Madonna a Nazareth era costituita di tre povere pareti in pietra
addossate e poste come a chiusura di una grotta scavata nella roccia. La grotta
è tuttora venerata a Nazareth, nella basilica dell'Annunciazione. Gli studi
degli ultimi decenni, condotti da esperti, confermano la tradizione lauretana e
l'origine palestinese delle pietre della Santa Casa, che risulta tra l'altro un
manufatto estraneo agli usi edilizi marchigiani.
I
raffronti tecnici e architettonici dimostrano che le tre pareti della Santa
Casa di Loreto si connettono bene con la grotta esistente a Nazareth e con gli
altri edifici di culto costruiti sulla casa della Madonna nei primi secoli d.
C. Le pietre della Santa Casa sono lavorate e rifinite secondo l'uso dei
Nabatei, un popolo che ha esercitato il suo influsso anche nella Galilea fino
ai tempi di Gesù. Sulle pietre si conservano inoltre numerosi graffiti e
incisioni tipici delle comunità giudeo-cristiane presenti solo in Palestina.
L’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
IN MARIA VERGINE
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH
SECONDO IL
RACCONTO EVANGELICO
(Lc.1,26-38)
Nel sesto
mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide,
chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti
saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase
turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: “Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio,
lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio
dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà
per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria
disse all'angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose
l'angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la
potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio
di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito
un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è
impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto”. E l'angelo partì da lei.
Lettera
scritta al Direttore della Rivista
"GESU'
sorgente dell'Amore Misericordioso"
(Presentazione
della Rivista, Anno I, settembre 2001 - info@gesusorgentedamore.it )
Ancona,
16 luglio 2001
Gentile Direttore,
riguardo alla possibilità
dell'ipotesi di "un trasporto umano" della Santa Casa, da Nazareth a
Loreto, come da vari anni è da certi commentatori affermato, resto assai
"perplesso".
A me appare, infatti,
"inverosimile" “l'ipotesi” di "un trasporto umano" della
Santa Casa da Nazareth a Tersatto, nel 1291; poi da Tersatto fino alla località
"Banderuola" (presso l'attuale Stazione di Loreto), nel 1294, e anche
“in vari luoghi”, come ad Ancona (come attestato da varie
tradizioni locali e da due chiese dedicate all'evento e tuttora esistenti e
anche da due lapidi commemorative); e poi, sempre nella zona
lauretana, sulla collina retrostante la località “Banderuola”, sul "campo
di due fratelli" in contesa fra loro, e infine - nel 1296 - sulla
"pubblica strada", con una parte delle mura appoggiate… "sul
vuoto" (!) di "un fosso". A me, dalla considerazione di questa
"complessa" traslazione e dalla "collocazione" finale,
appare francamente “assurda” - perché è evidentemente "impossibile" -
"l'ipotesi" di "un trasporto umano", e mi sembra invece
assai più "logica" e "razionale" la tesi tradizionale del
"trasporto miracoloso". Perché negare l'evidenza?...
Non sarebbe interessante
proporre una ricerca storica che possa riuscire a far finalmente
"LUCE" non solo sull'indubitabile provenienza nazaretana della Santa
Casa di Loreto, ma anche sulla veridicità storica della tradizione - diffusa in
ogni luogo - della MIRACOLOSA TRASLAZIONE?
Non parlo qui, in proposito,
del "trasporto angelico" (comunque sempre possibile), ma della
MIRACOLOSITA' DELLA TRASLAZIONE, che Dio può aver fatto anche indipendentemente
dal mezzo creaturale degli Angeli. Dio ha creato dal nulla l'universo intero.
Quale problema, per lui, nel "trasportare" tre povere pareti su un
piccolo pianeta qual è la Terra?
Mi sembrerebbe perciò assai
interessante promuovere una ricerca - nei più diversi archivi storici d'Italia
e del mondo - per riuscire a trovare un qualche documento "coevo" ai
fatti storici così tanto precisamente tramandati dalla Tradizione. Credo che
anche ciò costituisca "un servizio alla verità", che rallegrerebbe
tutti.
Prof. GIORGIO NICOLINI - Ancona
Una prova straordinaria
della veridicità storica
della miracolosa
traslazione della Santa Casa di Loreto
Nel "Rosarium" di Santa Caterina da Bologna (1413-1463), un testo redatto
dalla santa nel 1440 (circa
trenta anni prima della narrazione della “Translatio miraculosa” riportata dal Beato Giovanni
Spagnuoli e da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano), viene riportato "per rivelazione soprannaturale
del Signore" la vicenda storica della “miracolosa traslazione” della
Santa Casa di Nazareth.
Santa Caterina da Bologna in quel testo mostra di colloquiare direttamente con Gesù,
apparsogli “per grazia”; ella infatti scrive: “In questo giorno (il 25 marzo 1440),tu, o Signore, hai rivelato a me, apparendomi per grazia… ”. Poi, dopo aver riportato
“la rivelazione” che fra quelle Sacre Pareti di Loreto la Vergine Maria fu “concepita” Immacolata ed ivi “nacque”, descrive sinteticamente le
varie successioni del “trasporto angelico” della Santa Casa di Nazareth, secondo come
“rivelatogli” da Gesù durante l’apparizione.
(testualmente):
"Alla fine questa dimora,
consacrata prima dai tuoi apostoli che vi hanno celebrato i divini misteri con
miracoli, per l’idolatria di quella gente fu trasportata in Dalmazia da uno
stuolo di angeli. Quindi, per le stesse e per altre ragioni, portarono questa
degnissima chiesa in vari luoghi. Finalmente, portata dai santi angeli, fu
collocata stabilmente a Loreto e posta nella provincia d’Italia e nelle terre
della Santa Chiesa” (“Rosarium”, I Mist. Gaud., vv.73 ss.- Da una traduzione del testo latino
pubblicata in “Messaggio della Santa Casa”, 2001, n.7, p.211).
Si può dubitare di “una
testimonianza” così straordinaria?… Santa Caterina da Bologna è l'unica Santa
che, avendo il corpo incorrotto, rimane "seduta" da ormai sei secoli
- contro ogni legge naturale - per un atto di obbedienza compiuto "dopo la
sua morte". Ciò è da tutti constatabile recandosi a visitarla direttamente
a Bologna, in Via Tagliapietre n°23, presso il Monastero "Corpus
Domini". Si può, perciò, dubitare di questa questa Santa, riguardo alla
verità del colloquio diretto avuto da lei con Gesù e a riguardo delle
“rivelazioni” a lei fatte dal Signore, che confermano in modo straordinario la
"tradizione" della “miracolosa traslazione” della Santa Casa ad opera
degli spiriti celesti (o "angeli")?
Dal breve testo di Santa Caterina si può, infatti,
dedurre:
- il motivo della traslazione della Santa Casa (l'idolatria delle popolazioni locali);
- la miracolosità della traslazione (avvenuta per ministero degli angeli);
- il trasporto a Tersatto, in Dalmazia (nel 1291);
- il trasporto "in vari luoghi" (come in Ancona, località Posatora, per 9 mesi, e altrove);
- la collocazione stabile a Loreto tra il 1294 e il 1296 (con più traslazioni "in loco": nel punto ove si trova ora la "traslazione" sarebbe del 1296);
- il motivo della scelta (perché "terre della Santa Chiesa").
- il motivo della traslazione della Santa Casa (l'idolatria delle popolazioni locali);
- la miracolosità della traslazione (avvenuta per ministero degli angeli);
- il trasporto a Tersatto, in Dalmazia (nel 1291);
- il trasporto "in vari luoghi" (come in Ancona, località Posatora, per 9 mesi, e altrove);
- la collocazione stabile a Loreto tra il 1294 e il 1296 (con più traslazioni "in loco": nel punto ove si trova ora la "traslazione" sarebbe del 1296);
- il motivo della scelta (perché "terre della Santa Chiesa").
Prof.
GIORGIO NICOLINI
LE
PERPLESSITA’ DI FEDERICO
----- Original Message ----- From:
Federico (..…@libero.it) - To: giorgio.nicolini@poste.it - Sent: Tuesday, August 10, 2004 6:51 PM
Subject: PERPLESSITA’
Gentilissimo Professore,
invero mi meraviglia la sua Fede che cerca sostegno nel miracolo. La Fede, io
credo, non abbisogna di tali prove, altrimenti non sarebbe Fede.
Lei cita la Casa di Maria a Loreto secondo una tradizione pia, ma assurda. E
chiede sostegno alla storia e all’archeologia!
Ora nessuno storico serio potrà dire che furono gli angeli a portare quelle
pietre a Loreto! Un archeologo potrà solo parlare del tipo di costruzione, del
tipo di muratura, del tipo di pietra, delle maestranze, datare il tutto, ma non
andare oltre la sfera di sua competenza.
La Casa
di Loreto, seppur fu quella che ospitò Maria, non possono che avercela portata
gli uomini. Dio non perde tempo con queste sciocchezze.
Non
comprendo come mai molti cattolici si perdono in quisquiglie da nulla, come ad
esempio le reliquie. La reliquia è solo un oggetto, come la Croce è un pezzo di
legno. Si ricordi dell'esempio del grande Papa domenicano San Pio V: "Come
Cristo io t'adoro e come legno io ti spezzo", disse; e con un colpo di
pastorale frantumò un presunto Crocifisso miracoloso.
Pulvis, cinis et nihil.
Cordialmente.
Federico
(…)
(Messaggio
firmato, con autorizzazione alla pubblicazione)
LA RISPOSTA
Ancona, 8 settembre 2004
Natività della Beata Vergine Maria
Caro Federico,
a riguardo di quanto ho scritto sopra sulla “veridicità storica” della
“miracolosa traslazione” della Santa Casa di Loreto evidentemente non hai letto
bene quanto ho esposto.
Innanzitutto
non c'è alcun dubbio che la Fede non ha bisogno dei miracoli; e tuttavia Gesù
ne fece tantissimi: evidentemente perché possono essere di fondamentale aiuto
nel sorgere e nel sostegno della fede stessa. Ma questo sarebbe un discorso di
apologetica molto lungo da trattare, e non è qui il luogo. Ti basti solo ricordare
l’episodio evangelico del primo miracolo compiuto da Gesù nelle nozze di Cana,
che servì a suscitare la fede dei discepoli in Lui: “Così Gesù diede inizio ai
suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi
discepoli credettero in lui” (Gv.2,11).
In questa risposta mi limito solo ad esporti delle ampie
specificazioni sugli argomenti che dimostrano la “veridicità storica” della
“miracolosa traslazione” della Santa Casa di Loreto (anche se molto
sintetizzate, eventualmente da approfondire meglio con altre trattazioni più
particolareggiate): e questo perché - ripeto - evidentemente non hai letto bene
quanto ho scritto.
Io, infatti, ho parlato di "una ricerca" per
appurare "la verità storica" di un fatto, di un evento. Non sto
dicendo che sia necessario un miracolo, e che sia necessarioche la Santa Casa di Loreto
sia stata trasportata "miracolosamente". Se fosse stata portata dagli
uomini non cambierebbe nulla. Resta sempre la Santa Casa di Nazareth da
venerare in ogni caso, come il luogo nel quale il Figlio di Dio - dopo l’Annunzio dell’Angelo
e l’assenso della Vergine - si è
incarnato nel grembo purissimo di Maria. Leggi
sitohttp://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/anima%20spirituale.html
Ma “il vero
problema” è questo: perché io dovrei dire che la
Santa Casa di Nazareth è stata trasportata a Loreto “dagli uomini” quando tutti
i dati in mio possesso me ne dimostrano “l’impossibilità” e “mi confermano” al
contrario “la veridicità storica” di quanto asserito dalla Tradizione riguardo
al “trasporto miracoloso”?…
Io mi pongo solo il quesito
se quanto tramanda la Tradizione sia "un fatto storico", realmente
accaduto, o meno. Se è storico, cioè "visto", “testimoniato”,
"documentato" o anche solo "dedotto” da ricerche storiche,
archeologiche, scientifiche... e anche da “miracoli” di vario genere e persino
da “rivelazioni” di Santi: allora è proprio vero!… Allora perché dovrei, al
contrario, dire che “non è vero”? se nella realtà invece “è
proprio vero”?!...
Non si
tratta qui di cercare “miracoli” per confermare la Fede Cristiana (che non ne
ha bisogno), ma solo di appurare la
VERITA' di un fatto storico realmente accaduto.
Se siamo
“seri” nella ricerca della verità, bisogna anche essere “seri” nel riconoscere
“la verità” di ciò che da tale ricerca risulta.
Essendo
nativo dei luoghi, io studio da decenni la Santa Casa di Loreto (in tutti i
suoi risvolti storici, archeologici, scientifici, ecclesiali ed anche nei
tanti miracoli ivi avvenuti), ed ho potuto approfondire una
documentazione molto vasta, il cui
studio mi ha confermato in una sicurezza pressoché totale riguardo alla
"VERIDICITA' STORICA" della “miracolosa traslazione”.
Comprendi
bene, e ripeto: io sto parlando di "una ricerca storica" per appurare
se un determinato fatto è avvenuto o meno; e le mie documentazioni mi portano a
concludere che il fatto della “traslazione miracolosa” della Santa Casa di
Loreto, così come è stato tramandato, non può che essere proprio
"vero", anche a considerarlo dal
solo punto di vista “razionale”.
Certamente
la storia e l'archeologia non mi possono dare "la prova" di un
miracolo, però mi possono dare la prova che un determinato fatto avvenuto
è "inspiegabile" dal punto di vista “archeologico” o “scientifico”, o
semplicemente "umano", facendomi dedurre che se non può essere stato
opera dell’uomo, c’è “Qualcun Altro” che ha operato quanto l’uomo non può aver
fatto.
Conosci, ad
esempio, la "tilma" di San Juan Diego, venerata a Città del Messico,
ove c'è l'immagine della Madonna di
Guadalupe che vi si è
impressa e materializzata all'istante, “miracolosamente”, il 12 dicembre 1531?
Gli studi fatti con i più sofisticati laboratori scientifici della NASA hanno
permesso di “scoprire” proprietà nell'immagine del tutto
"impossibili" dal punto di vista della scienza “chimica” e
"fisica", "inspiegabili" e “impossibili” a riprodursi con
qualunque tecnica umana. Quindi, quel “fatto miracoloso”, o “evento”, è
avvenuto davvero, perché esiste “il risultato” di quel fatto (cioè
“l’immagine”) che la scienza non sa spiegare e ritiene "inspiegabile"
e "impossibile" da effettuarsi dall'uomo. Leggi, in proposito, la
narrazione relativa nel Sito Internet all’indirizzo:
Allora quelli che hanno
“testimoniato” di “come” quel fatto è avvenuto hanno detto sicuramente la
verità, perché esiste ancora oggi “il frutto” di quell’evento, cioè l’immagine
“miracolosamente formatasi”: e “miracolosa” non solo per come si è formata, ma
per ciò che essa è in se stessa ancor oggi, con proprietà chimiche e fisiche
sconosciute e scientificamente inspiegabili e impossibili.
Così, ancor più
clamorosamente, il miracolo eucaristico di Lanciano, che risale addirittura
all’VIII secolo, cioè a oltre 1300 anni fa. Lo conosci?... Leggine la storia e
verifica gli studi scientifici fatti e le straordinarie risultanze avutene
collegandoti al Sito Internet all’indirizzo
http://www.totustuus.org/Miracoli.Eucaristici/Lanciano/Lanciano.htm Ciò che è
stato “tramandato” dalla Tradizione su “come è avvenuto” quel “fatto
miracoloso” è sicuramente corrispondente a verità, poiché gli straordinari
riscontri “scientifici” di quell’evento li si sono potuti scoprire solo con i
mezzi e gli studi scientifici di oggi (ma “il miracolo permanente” sussiste già
da 1300 anni!).
Per non parlare poi della Sacra Sindone, che è
anch’essa una immagine “impossibile”: eppure “esiste”! Ne trovi tutto il
materiale di studio nel sito www.sindone.org
Di
miracoli, caro Federico, potrei esportene migliaia e migliaia, documentati in
ogni modo, anche dal punto di vista “scientifico”.
Anche “il
miracolo” di Santa
Caterina da Bologna… Lo conosci?… Sei mai andato
a visitare le sue spoglie a Bologna, in Via Tagliapietre, al n°23? Come può una
persona deceduta essere perfettamente incorrotta da circa 600 anni e rimanere
“seduta”, contro ogni legge naturale, da così tanto tempo?… Questa è la
narrazione “storica” dell’episodio:
Santa Caterina da Bologna anche
dopo la morte diede un esempio ammirabile di obbedienza. Esumato il suo corpo
dal cimitero interno del monastero e trovato perfettamente incorrotto, le
monache, per poterlo presentare alla venerazione dei devoti fecero costruire un
tabernacolo per collocarvelo seduto. Compiuto il lavoro, provarono a farlo
sedere, ma il corpo divenne così rigido che fu impossibile piegarlo. Allora
l’abbadessa, messasi in ginocchio davanti al corpo della Santa, così le parlò: «Madre
suor Caterina.., in virtù di quella santa obbedienza di cui foste innamorata in
vita e che tanto raccomandaste alle vostre figlie vi comando che vi lasciate
mettere a sedere sopra la sedia che vi è stata preparata». Proferite
appena queste parole il sacro corpo si abbassò da sé e si pose a sedere
sostenendosi così nella sedia come avrebbe fatto da vivo.
Questo
“fatto storico” di Santa Caterina da Bologna (1413-1463) avvenne - come
descritto sopra - dopo che la santa era già stata sepolta da vario tempo, e,
riesumata, trovata incorrotta; e, per un comando dato dalla “Superiora”, ella
(già morta, sepolta e dissepolta), si è mossa da sola e si è collocata in
posizione “seduta”, rimanendo così per sempre… Che non si tratta di una
“leggenda” lo potrai constatare tu stesso, andando a vederla a Bologna, in Via
Tagliapietre, al n°23. Come potrà la “scienza” spiegarti questo “fatto inspiegabile”?…
Coloro che furono testimoni dell’evento hanno forse deposto il falso, creando
“una leggenda”?… Però il corpo di Santa Caterina è proprio lì, incorrotto,
seduto, e alla vista di tutti… (come puoi vedere anche nella foto)
Trattandosi,
perciò, di una “tale” Santa, non è allora lecito pensare che ella possa avere
scritto in modo “falso” riguardo alla “rivelazione” avuta direttamente da Gesù,
in una apparizione mistica (tra le tante da lei avute), circa la “veridicità
storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Come è possibile, cioè, che Santa Caterina possa aver mentito, riguardo alla
“rivelazione” fatta a lei da Gesù stesso?… sia riguardo all’apparizione e al
colloquio mistico avuto con Gesù (esattamente
il 25 marzo 1440), che riguardo ai “contenuti”
della “rivelazione” fattagli direttamente da Gesù?… Può aver ingannato e
mentito una Santa onorata da Dio in un modo stupefacente, costituendo “un
miracolo vivente” tutt’oggi?… Oppure può essere stato Gesù ad averle riferito
una cosa falsa?… Si bestemmierebbe al solo pensarlo!…
Tieni anche
presente che Santa Caterina non poteva aver letto nessun’altra relazione
riguardo ai “fatti” della “traslazione miracolosa”, perché il primo documento
che ne parla per scritto e che fu pubblicato a mezzo stampa – come ti spiego più avanti – è di più di 30 anni dopo,
quando lei era già deceduta. Inoltre lei era una monaca di clausura, che mai si
poté recare a Loreto, e non poté quindi neppure leggere il “racconto della
traslazione miracolosa” ivi esposto in una “tavoletta” antichissima (della quale, pure, ti parlo
più avanti). Di più ancora: lei aggiunge anche “il particolare”
della traslazione miracolosa “in vari
luoghi” (oltre che a Tersatto e a Loreto), come è
effettivamente tramandato da varie tradizioni locali, ma che non si trovava
scritto in nessun documento allora conosciuto. Quindi, tutto ciò avalla ancora
di più l’autenticità e la verità della “rivelazione soprannaturale” che lei
dichiara di aver ricevuto dal Signore.
A
proposito di quest’ultima “rivelazione” (sulla “traslazione miracolosa” “in vari
luoghi”), non è da farsi “sfuggire”, caro Federico, l’importantissimo
“significato” di “queste” parole.
Dall’analisi del testo risulta infatti che Gesù disse a Santa Caterina: “Per l’idolatria di quella
gente (i
nazaretani, che avevano abbandonato la fede cristiana per quella maomettana) fu
trasportata (la Santa
Casa) in Dalmazia
da uno stuolo di angeli. Quindi (cioè, “di
qui”, “da questo luogo”), per le
stesse (cioè, per
l’idolatria e per la mancata venerazione della gente di quel luogo) e per altre
ragioni(non specificate) portarono (gli
angeli) questa
degnissima chiesa (la Santa
Casa) in vari
luoghi (quindi, in “più
di un luogo”, e “prima” di portarla a Loreto). Finalmente (cioè, “dopo”
la traslazione a Tersatto e “dopo” le traslazioni “in vari luoghi” non
specificati), portata (sempre) dai santi angeli, fu collocata (sempre dai
santi angeli) stabilmente (cioè, “in modo stabile”) a Loreto e
posta (sempre dai
santi angeli) nella
provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa”(“Rosarium”,
I Mist. Gaud.,
vv.73 ss.).
Gesù rivela
perciò a Santa Caterina da Bologna, in maniera chiarissima, che gli angeli,
dopo aver portato in Dalmazia la Santa Casa, “da quel luogo” (per l’infedeltà anche di
quelle popolazioni di Tersatto e “per altre ragioni” non
specificate) la
portarono anche “in (altri) vari luoghi”: e questo avvenne - come si deduce dal testo - prima di portarla a Loreto, perché
“la rivelazione di Gesù” afferma che ciò avvenne “dopo” essere
stata portata a Tersatto e “prima” di essere
stata collocata definitivamente a Loreto. Quindi, vi è da sottolineare ancora
che Gesù stesso ha rivelato a Santa Caterina che la Santa Casa fu trasportata anche “in vari luoghi” (non
specificati), oltre che a
Tersatto e a Loreto.
E io, caro
Federico, non dubito in alcun modo che sia stato proprio così!… Santa Caterina
scrive che gliel’ha detto Gesù!… Se gliel’ha detto Gesù stesso, può non essere
stato vero?… E più avanti ti evidenzierò anche il riscontro “storico” e
“archeologico” di almeno una di queste ulteriori traslazioni intermedie (quella di Ancona). Ti potrò
anche documentare - in uno studio più approfondito - come “tale” “rivelazione”
è davvero confermata
anche da tante tradizioni locali, in specie del territorio anconitano, in
particolare proprio della zona del Monte Conero, tra Ancona e Loreto: e non possono
essere “tutte” classificate sbrigativamente e con faciloneria come
“leggende” (anche se ci
saranno indubbiamente anche quelle)!… In
proposito, bisogna sempre ben distinguere tra “tradizione” (che vuol
dire “una storia o
una verità antica tramandata ininterrottamente a voce da padre in figlio” e quindi
contenente una “verità e una realtà oggettiva”) e “leggenda” (che vuol
dire “storia
mescolata ad invenzioni”, che può essere perciò non
sempre corrispondente ad una “verità e realtà oggettiva”, per “mescolanze
fantasiose” sopravvenute con il tempo).
A conferma,
ancora, della “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa
Casa vi sono, poi, anche altri Santi che hanno dato la stessa
importantissima testimonianza, sempre “per
rivelazione soprannaturale”: come, ad esempio, la
mistica tedesca Beata Anna
Caterina Emmerich (1774-1824),
che con le sue “descrizioni minuziose”, e tutte - nel riscontro -
corrispondenti al vero, di “luoghi” in cui mai si era recata, fece ritrovare
(dopo secoli di dimenticanza) anche la casa di Efeso ove la Vergine Maria
trascorse gli ultimi anni di vita e ove morì e fu assunta in Cielo in anima e
corpo.
Anche lei
costituì “un miracolo vivente” per i suoi contemporanei, poiché, costretta
dalla malattia all’immobilità, dal 1813 in poi si alimentò fino alla morte, per
undici anni, della sola Comunione Eucaristica. Può un essere umano vivere senza
nutrirsi per undici anni, vivendo della sola Comunione Eucaristica? Ed era
anche “stigmatizzata”, come San Pio da Pietrelcina. Può “la scienza” spiegare
“questi” “miracoli”?…
Nel caso
della Beata Caterina Emmerich si può dire che, ancora di più che della
rivelazione di Santa Caterina da Bologna, l’autenticità e veridicità delle sue
“rivelazioni” e “visioni” avute (oltre che dal riscontro
oggettivo fatto nella realtà), sono
state avallate in modo straordinario proprio da Dio stesso, con il “miracolo
vivente” della sua “sussistenza miracolosa” mediante il solo “nutrimento” della
sola Comunione con Gesù Eucaristia. Non può perciò ella aver ingannato nessuno,
se Dio stesso ne comprovava la veridicità di quanto affermava con il “miracolo
vivente” che la sua vita stessa costituiva presso i suoi contemporanei.
In
proposito, Gesù stesso dice nel Vangelo (e ciò forse non vale anche
per i suoi Santi?…): “Se non compio le opere del
Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non
volete credere a me, credete almeno alle opere…” (Gv.10,37-38). E anche “Se fossi io a render
testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro
che mi rende testimonianza, e so che la
testimonianza che egli mi rende è verace” (Gv.5,31-32). E ancora: “Egli attesta ciò che ha visto
e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne
accetta la testimonianza, certifica che Dio è
veritiero” (Gv.3,32-33).
A riguardo
della Santa Casa di Loreto, la Beata Caterina Emmerich - per anni immobile nel
letto - la descrive con esattezza, pur senza averla mai vista, dichiarando che
ivi avvenne l’Annunciazione dell’Angelo a Maria; e afferma anch’ella che la
Santa Casa fu portata via da Nazareth proprio dagli “angeli” (quelli “veri”, quelli
“spirituali”), e proprio
“in volo”, e affermando risolutamente (e testualmente): “Le pareti della Santa Casa
di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth” (cfr. “Le Rivelazioni di
Caterina Emmerick”, ed. Cantagalli, Siena, 1968, I°, p.140).
Questa è la
descrizione del “trasporto angelico” della Santa Casa come avuto “in visione”
dalla Beata: “Ho visto
spesso, in visione, la traslazione della Santa Casa di Loreto. (…) Ho visto la
Santa Casa trasportata sopra il mare da sette angeli. Non aveva
alcun fondamento (…). Tre
angeli la tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di
fronte: una lunga scia di luce sopra di lui (…)” (Beata
Caterina Emmerick, “Vita di Gesù Cristo e rivelazioni bibliche”, cap. IV, par.2°). La Beata
Caterina Emmerich, nel testo sopra riportato, “rivela” persino il numero degli angeli deputati da Dio a questo
“miracoloso trasporto”: esattamente sette angeli. Forse che
“episodi” simili non si leggono anche nella Sacra Scrittura? (cfr. Es.14,19; Es.23,20-23;
Tobia 8,3; Dan.14,33-36; e tanti altri)... Forse che Dio non può far
fare dagli angeli, nel Nuovo Testamento, quanto faceva a loro fare nel Vecchio
Testamento? (cfr. anche
At.8,39-40)… Non c’è anche scritto nel
Salmo (90,12), a
riguardo degli angeli: “Sulle loro mani ti porteranno…”?
Leggi anche
il Sito
Internet all’indirizzo: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/la%20vita%20della%20madonna.htm e
Per quanto mi riguarda -
checché se ne dica e se ne pensi da chicchessia - a me basta già solo “la
testimonianza” e “le rivelazioni” di Santa Caterina da Bologna e, in aggiunta,
“le visioni” e “le rivelazioni” ancor più esplicite e dettagliate della Beata
Anna Caterina Emmerich (ma anche di altri Santi!…), per “accettare” il fatto
della “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di
Nazareth a Loreto e “rifiutare” ogni altra interpretazione riguardo “al modo”
di tale traslazione. Tutto ciò che non collima con tali “rivelazioni” (che sono
però, ovviamente, solo di “fede umana” e non di “fede divina”) per me è
comunque sicuramente “sbagliato” e “falso” già “alla radice”, anche se asserito
in “buona fede” (ma talvolta
- da certi autori - anche in “mala fede”, contro ogni più ovvia “evidenza”
“documentale”!). E ciò perché se una realtà è “vera” in un modo (perché è stata
così “rivelata” da Dio ai suoi Santi), non può essere vero il suo contrario. Né
la scienza potrà mai contraddirla in alcun modo: al contrario, non potrà che
avallarla!… E così è anche riguardo alla “veridicità storica” della “miracolosa
traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Tersatto (in Dalmazia), poi “in
vari luoghi” (e quindi non solo a Tersatto e a Loreto) e, infine, a Loreto.
Ma non volendo imporre a
nessuno tale mia convinzione, ti dico semplicemente: vieni in Ancona (ti ospito
volentieri per un paio di giorni), e ti porterò volentieri su tutti i luoghi
ove, secondo la Tradizione, “si è posata” la Santa Casa in terra marchigiana.
Ti mostrerò “de visu” tutte le “circostanze” e la documentazione delle “prove”
storiche, archeologiche e scientifiche (sì, “storiche”, “archeologiche” e
“scientifiche”), che non dimostrano sicuramente “il miracolo” (bisognerebbe
averlo visto con i propri occhi per poterne essere sicuro al punto di poterlo
affermare in modo indiscutibile), ma dimostrano però “l’impossibilità” oggettiva
di un “trasporto umano” della Santa Casa.
Quindi,
come è avvenuto tale “trasporto” se l’uomo non può averlo fatto?...
Innanzitutto,
vorrei qui ricordarti, caro Federico, le notizie antichissime scritte riguardo
ai fatti accaduti - e che tu forse non conosci - riportate da testimoni e
autori degni della massima credibilità.
C’è,
infatti, anche un altro “santo”, che ha “testimoniato” e “scritto” quanti altri
avevano a loro volta “testimoniato” e “scritto” (compresi “testimoni oculari”
dei “fatti”) riguardo alle “miracolose traslazioni”: è il Beato Giovanni Spagnuoli (detto il Mantovano). Egli,
recandosi a Loreto, vide e lesse le notizie della miracolosa
traslazione da un’antichissima “Tavoletta” che era appesa alle pareti
della Chiesa di Loreto.
In una
lettera scritta in lingua latina e diretta al Cardinale Girolamo Della Rovere
il 22 settembre 1479, il Beato Giovanni Spagnuoli così riportava (in consonanza con un altro
autore, Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, Governatore della Santa
Casa, che scrisse una identica “Relazione” verso il 1472; ed anche Giacomo
Ricci, che pure scrisse un libro ancor prima, intorno al 1469 ):“Essendo
venuto da poco presso la Santa Casa della Sacratissima Vergine Maria di Loreto
e avendo veduto le cose mirabili che Dio opera in quel luogo (…) incominciai ad
osservare ogni cosa con diligenza, ad ammirare l’ingente mole (la Basilica in costruzione) e a leggere
gli “ex-voto” affissi alle pareti. Ed ecco che ai miei occhi si presenta una
tavoletta corrosa, per la lunga esposizione e per l’antichità, nella quale era
scritta la ragione per cui quel luogo aveva raggiunta una così grande autorità. Allora io,
acceso da pio zelo, affinché per
l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche
le cose più insigni, non sia
cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso, ho voluto raccogliere
dalla tavoletta, consumata dal tarlo e dalla polvere, la serie dei fatti”. La “tavoletta” di cui parla
il Beato e il “riporto” da lui trascritto sembrano quasi “una eco” delle parole
della Sacra Scrittura: “Su, vieni,
scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento,
perché resti per il futuro in testimonianza perenne” (Is.30,8). E la serie dei fatti, che il
Beato trascrive, è quella delle diverse “traslazioni miracolose” della Santa
Casa, da Nazareth a Tersatto e da questa città a Loreto, prima nella selva, poi
sul colle del campo di due fratelli in disaccordo tra loro e infine sulla
pubblica strada. Continua il Beato Mantovano nel suo scritto: “Tutte le cose che abbiamo
detto più sopra, fatta eccezione di pochissime, che chiariscono e non
alterano la storia, sono state
prese, salva sempre la verità dello scritto, da un
esemplare autentico della suddetta tabella, al quale
bisogna prestar fede”
Il Beato
Mantovano afferma dunque l’esistenza al suo tempo (nel 1479) di due documenti
(o “tavolette”) da lui letti: uno molto antico, logorato dal tempo e dal tarlo,
l’altro più recente, esemplare o copia di quello antico, meglio leggibile. Non
è dunque vero - come certuni sostengono - che la narrazione della “miracolosa”
traslazione incominci in epoca tardiva, per una “alterazione leggendaria” dei
fatti, e cioè verso la fine del sec. XV, con la relazione del Teramano e del
Beato Mantovano: infatti entrambi raccolsero tale narrazione da quanto era
stato scritto su una “tavoletta” antichissima (e da un’altra più recente e
meglio leggibile) che, essendo affissa nella Chiesa di Loreto, doveva essere
stata almeno approvata dalle Autorità Ecclesiastiche dell’epoca e,
presumibilmente, la “tavoletta” più antica poteva anche essere risalente
proprio all’inizio degli eventi stessi accaduti e alla quale – dice il Beato
Mantovano – “bisogna prestar fede”.
Alcuni
storici attribuiscono l’esposizione della tavoletta antichissima al Beato Pietro Moluzii (altro
“santo”!), Vescovo
della Diocesi di Macerata, alla quale era stato aggregato il territorio di
Recanati dal Papa Giovanni XXII nel 1320. In ogni caso, sia che la “tavoletta”
sia stata esposta nel tempo dell’episcopato di questo Vescovo “beato”, sia che
sia stata esposta con altri Vescovi precedenti o successivi, vi è da
sottolineare come questi Vescovi dell’epoca (sotto la cui giurisdizione
ricadeva la Santa Casa) mai avrebbero accondisceso alla narrazione e diffusione
di “un fatto miracoloso” che essi sapevano non essere vero, essendo contemporanei
o vicini all’epoca dei fatti narrati, e quindi facilmente vagliabili attraverso
la consultazione dei testimoni diretti, ancora viventi, e che anche potevano
“contraddire” e “sconfessare” direttamente (invece ciò non è mai
avvenuto!) la “narrazione
miracolosa” dei fatti esposta nella “tavoletta”.
Al
contrario, “accettando” e “autorizzando” (direttamente o
indirettamente) i Vescovi
locali tale esposizione “miracolosa” dei fatti (non mai contraddetta da
alcuno), pubblicati nella “tavoletta” esposta nella Chiesa di Loreto, essi -
fin dalle origini - ne hanno sempre riconosciuto “il valore storico veritiero”.
Perciò, se la “tavoletta” è stata esposta a Loreto almeno per i primi due
secoli, ciò è stato possibile perché deve avere avuto indubitabilmente “una
approvazione ecclesiastica”, che ne legittimava “la veridicità” dei contenuti.
E’ molto importante non dimenticare mai questa prassi costante delle Autorità
Ecclesiastiche: cioè, che esse non avallano mai “un fatto miracoloso” se esso
non è stato ampiamente studiato, discusso e “comprovato”; e solo alla fine
viene “riconosciuto” “vero”, se “davvero” è “proprio” “vero”.
Così è
stato, ad esempio, anche per l’approvazione delle “apparizioni” della Madonna a
Guadalupe, a Lourdes, a Fatima, a Kibeho - Cfr. Sitohttp://profezie3m.altervista.org/archivio/SpiritDaily_AnnivKibeho.htm - e per tanti altri fatti ed
eventi soprannaturali accaduti lungo il corso dei secoli nella Storia della
Chiesa.
Anche
attualmente, ad esempio, non c’è ancora un pronunciamento “ufficiale” e
“definitivo” della Chiesa sulle apparizioni attuali della Madonna ai veggenti
di Medjugorje - visita Sito Internet www.medjugorje.hr - a dimostrazione della
prudenza estrema che usa la Chiesa prima del riconoscimento della veridicità di
fatti ritenuti soprannaturali.
Vi è anche
da dire che, a conferma del racconto esposto nella “Tavoletta”, il Teramano
aggiunse pure la testimonianza che a lui fecero due anziani abitanti di Loreto
del suo tempo: Paolo di Rinalduzio e Francesco il Priore. Il primo, che fu
Rettore della Chiesa di Loreto, riferì al Teramano di aver saputo dal proprio
avolo che il bisnonno di questoaveva visto con i suoi occhi la Santa Casa
quando attraversava il mare (intendendo
“in volo”, senza nave!…). Il secondo, con giuramento,
aveva affermato che un suo avo aveva vissuto presso la Santa Casa e l’aveva visitata quando era
nella selva e poi quando fu portata (non da uomini!…) nel campo dei due fratelli… Sono, queste testimonianze, da
considerare forse “false testimonianze”, anche se fatte sotto giuramento?…
Ma una
“prova” ancor più “convincente” e, oserei dire, per un cattolico anche
“vincolante”, caro Federico, è quella data - infine - dai pronunciamenti dei
Sommi Pontefici, che impegnano il cattolico ad un “obbediente ossequio”, come
insegna il Concilio Vaticano II (cfr. “Lumen Gentium”, n.25), anche se non fanno parte del
Magistero infallibile dato “ex-cathedra”, a cui soltanto è dovuta l’obbedienza
della fede. Si può, infatti, dimenticare o sottovalutare o addirittura
contraddire e rifiutare le “testimonianze” stesse e “i pronunciamenti”
“ufficiali” e “solenni” dei Sommi Pontefici fatti a riguardo della “questione
lauretana” lungo il corso dei secoli?
Se non
fossero “proprio vere” tutte le narrazioni sulle “traslazioni miracolose” della
Santa Casa - tramandate prima “a voce” e poi “messe per iscritto” - come si
spiega che i Sommi Pontefici, sin dall’inizio del suo arrivo a Loreto, abbiano
dato tanto grande importanza all’umile “Casa di Loreto”, proteggendola in ogni
modo, e arricchendola di favori, privilegi ed indulgenze ed attestando apertamente,
proprio loro, in “documenti ufficiali” Pontifici, la sua origine “miracolosa”?
Già parla
della Santa Casa di Loreto (mèta di
pellegrinaggi da tutta Europa già da quegli ultimi anni del XIII secolo) il Papa Clemente V, in una
Bolla, datata da Avignone il 18 luglio 1310.
Ma tra i
Papi, in particolare, voglio ricordarti il Papa Pio II, morto il
14 agosto 1464 in Ancona, ove era potuto
giungere (nonostante
fosse gravemente ammalato) per “una
grazia” ottenuta dalla Vergine Lauretana, allo scopo di presenziare alla
partenza di una Crociata (però non
più partita) da quel
porto. Ma, soprattutto, bisogna ricordare il Papa Paolo II,
successore di Pio II, che l’assistette come Cardinale (si chiamava Pietro Barbo, di
Venezia) nei suoi
ultimi giorni di vita in Ancona e che - non potendo rientrare a Roma per la
peste che lo aveva colpito - ebbe tra le mura della Santa Casa “l’istantanea”
“miracolosa” guarigione dalla peste e la (privata) “rivelazione” dalla Madonna
della sua imminente elezione al soglio pontificio, come avvenne pochi giorni
dopo a Roma, il 30 agosto 1464, eletto subito al primo scrutinio. Egli volle
allora manifestare la sua riconoscenza alla Vergine Lauretana nella sua prima
Enciclica del 19 ottobre di quello stesso anno. Il Sommario di questo documento
pontificio fu fatto scolpire dal Governatore della Santa Casa, R. Casali, in
una grande lastra di marmo che ancora è murata nella prima lesena della navata
di sinistra della Basilica di Loreto e in essa si legge un grande elogio al
Santuario, fatto celebre dai grandi e stupendi miracoli che, scrive
testualmente il Papa, “abbiamo
noi stessi esperimentati nella nostra persona”. Poi egli
concesse un’indulgenza straordinaria, in due Giubilei distinti, a coloro che
avessero visitato il Santuario di Loreto e scrivendo, nella “Bolla” del 12
febbraio 1470, un grande elogio per il Santuario di Loreto, disse testualmente
che esso era stato “miracolosamente fondato”. Queste
le parole del Sommo Pontefice: “Cupientes ecclesiam Beatae
Mariae de Laureto in honorem eiusdem Sacratissimae Virginis… miraculose fundatam, in qua, sicut fides dignorum
habet assertio et universi potest constare fidelibus, ipsius Virginis gloriosae
imago angelico
comitante coetu mira Dei clementia collocata est…” (12
febbraio 1470). Si può misconoscere una
dichiarazione così esplicita di un Sommo Pontefice, che non impegna certo la
fede in senso “dogmatico”, ma che tuttavia richiede indiscutibilmente un
“obbediente ossequio”?
E così, si
possono misconoscere tutti i pronunciamenti fatti da tanti altri Pontefici
successivi, sino ai nostri giorni? Come, ad esempio, dal Papa Giulio II, pure lui
“miracolato” dalla Vergine Lauretana (ne esiste ancora nella Santa
Casa il suo “ex-voto”). Egli, con una sua Bolla del
21 ottobre 1507, confermò al Santuario di Loreto le indulgenze date dai suoi
predecessori, per alcune feste, alle quali aggiunse quella dell’Annunciazione
e, togliendo la Santa Casa dalla giurisdizione del Vescovo di Recanati, la
dichiara “Chiesa Pontificia”, alle immediate dipendenze della Santa Sede. Anche
il Papa Giulio II afferma
nella sua Bolla che la Santa Casa di Loreto è la Camera ove Maria fu salutata
dall’Angelo, concepì il Salvatore, lo nutrì ed allevò. “Questa
camera - egli
afferma testualmente - fu la
prima chiesa consacrata dagli Apostoli in onore di Dio e della
Vergine e fu poimiracolosamente trasportata, prima
nella Dalmazia e quindi a Loreto”.
Ancor più inequivocabile,
chiarissimo e perentorio, è il
pronunciamento del Papa Leone X, che, con
“Breve” del 1° giugno del 1515 nominò il Card. Bernardo Dovizi di Bibbiena
Procuratore del Papa a Loreto e poi, nel 1519, Amministratore Perpetuo della
Santa Casa, della quale scrive (testualmente): “A testimonianza di tutti, è il primo e
il più celebre di tutti i Santuari, perché è provato da
testimoni degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver
trasportato per l’onnipotenza divina, la sua
immagine e la propria
casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di
due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica
via, ove trovasi tuttora e dove
l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare
miracoli” (Arch. Vat.
Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).
Questo documento pontificio non ha bisogno di illustrazione o di ulteriori
commenti: è il
Vicario di Cristo che parla in esso e - ancora più chiaramente e più
decisamente dei suoi predecessori - egli “approva
ufficialmente” e fa sua la storia della
traslazione miracolosa della Santa Casa, con le
stesse parole usate dal Teramano e dal Beato Mantovano. Egli afferma con
sicurezza che tali fatti
sono “provati” da
“testimoni degni di fede”. Può il Papa Leone X aver
scritto una affermazione così “impegnativa” senza avere verificato ogni cosa
con un esame lungo e scrupoloso ed essersi accertato della “verità” di quanto
andava scrivendo, con cui attestava in maniera così “ufficiale” e “solenne” - e
quale “Vicario di Cristo” - la “veridicità storica” della “miracolosa
traslazione”?… (vedi anche alla fine di questa esposizione ulteriori specificazioni a
riguardo di questa “approvazione” di Leone X).
Tali conferme si hanno anche da tanti altri Papi successivi. Tra di essi, Clemente VII, che mandò
anche una commissione a Nazareth e a Tersatto per verificare le misure delle
fondamenta della Santa Casa rimaste a Nazareth e le impronte da questa lasciate
a Tersatto (tutte coincidenti); come anche lo stesso San Pio V, che tu,
Federico, citi nell’episodio del Crocifisso (che non so se sia un
episodio vero, e comunque è giustificabile se aveva qualche fine
pedagogico-pastorale), ma che a riguardo della
Santa Casa volle fosse scritto nella Basilica le parole “Vera domus
florida quae fuit in Nazareth”, attribuendo poi la
vittoria dei cristiani a Lepanto all’intercessione della Vergine Lauretana,
istituendone poi la Festa del Santo Rosario il 7 ottobre.
Cfr. Sito
Internet http://www.santorosario.net
e http://www.fuocovivo.org/nuovo%20libro.html
In speciale
modo, poi, Sisto V, il grande
Papa Marchigiano, fu uno dei più insigni benefattori della Santa Casa, che fin
da fanciullo aveva imparato ad amare e a venerare. Egli elevò al rango di
“città” Loreto e la fece sede Vescovile. La sua Bolla del 17 marzo 1586, con la
quale concede questi privilegi a Loreto, è un inno alle glorie e
all’origine miracolosa del Santuario che accoglie - egli dice
testualmente - “la santa
stanza consacrata dai Misteri Divini, nella quale Maria nacque, fu salutata
dall’Angelo e concepì di Spirito Santo il Salvatore del mondo” (Magnum Bullarium, Roma,
1863, T. VIII, p.666).
Così anche
ne furono devotissimi il Beato Pio IX, che
proprio nella Santa Casa fece “voto” di abbracciare la vita ecclesiastica se
fosse stato guarito da una grave malattia, come poi realmente avvenne (e così
diventò “sacerdote”, “vescovo”, “papa” e “santo”!).
Per non
parlare poi di Leone XIII che, in occasione del Sesto
Centenario della Traslazione, solennemente celebrato nell’anno 1894, pubblicò
una delle sue più belle Encicliche – la “Felix Lauretana Civitate” (del 23 gennaio 1894) -, nella quale fece
professione della sua specialissima devozione alla Santa Casa di Loreto, che
egli definì uno dei monumenti più sacri della fede cristiana, e scrivendo in
modo chiarissimo (e
testualmente) che la
Santa Casa “per benignissimo consiglio di
Dio fu trasportata miracolosamente in Italia”.
Si può ben dire che, oltre anche ai Papi precedenti, ma soprattutto da Paolo II sino
all’attuale Papa Giovanni
Paolo II, per secoli e secoli, i Sommi Pontefici hanno fatto a gara nel
dimostrare la loro venerazione e il loro amore per la Santa Casa custodita nel
Santuario di Loreto.
Infine - e ciò è ancor più “impegnativo” per la Chiesa! - i Sommi
Pontefici concessero la Festa Liturgica della
“Traslazione” (quella “miracolosa”!…),
fissandola al 10 dicembre.
Bisogna, in
proposito, aver chiaro che il 10 dicembre non si festeggia “la Casa
trasportata”, come qualche studioso “confonde”, con un sottile gioco di parole: e ciò per giustificare
il valore della possibilità della “traslazione umana”, senza accorgersi che in tal modo sta contraddicendo apertamente la Liturgia. La Chiesa,
invece, intende festeggiare proprio il “fatto storico” della
“Traslazione miracolosa” della Santa Casa, ad opera degli angeli!… D’altra
parte è palesemente contraddittorio affermare di poter festeggiare “la Casa
trasportata”, quando si sostiene nel contempo l’ipotesi che a Loreto vi siano
state trasportate “le sante pietre” “prese” dalla Santa Casa. Se così fosse,
allora si dovrebbe dire che si possono festeggiare solo le reliquie
“trasportate” a Loreto delle sole “sante pietre” della
Santa Casa e non si potrebbe perciò festeggiare anche“l’intera” Santa Casa,
visto che a Loreto vi sarebbero solo delle “pietre” “prese” dalla Santa Casa di
Nazareth. Se così fosse, inoltre, allora a Loreto non c’è la “vera” Casa di Maria (quella di
Nazareth), ma solo delle
“pietre” “portate
vie” dalla Casa di Nazareth e “ricomposte a Loreto”. Come si può quindi
festeggiare “la traslazione” (anche fosse quella “umana”) della Casa di
Nazareth, se a Loreto vi sono solo delle “pietre” di quella Casa? Allora si
dovrebbe festeggiare solo “il
trasporto” delle “sante pietre” portate via dalla Casa di
Nazareth… In tal modo, però, la Chiesa “ha sbagliato” (?) ad istituire la
“Festa della traslazione” (anche fosse solo quella “umana”) e dovrebbe perciò
davvero “modificare” (!) la “Festa della Traslazione” del 10 dicembre!… E’
possibile tutto questo?… Non sono evidentissime tutte queste “assurdità” e
“contraddizioni” ?…
Riguardo
poi al valore delle reliquie, che tu, caro Federico, definisci “quisquiglie da nulla”,
“pulvis, cinis et nihil”, ti ricordo invece che la
Chiesa le approva e le raccomanda, perché - afferma il “Catechismo della Chiesa
Cattolica” (al n°2132) - “chi venera
l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto” e “gli atti di culto non sono
rivolte alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a
raffigurare il Dio incarnato”.
Anche la Santa Casa di Loreto è una “Reliquia”, e indiscutibilmente è anche “la
più insigne”, perché proprio fra quelle mura si è incarnato nel grembo di Maria
Vergine il Figlio di Dio, la Seconda Persona della SS.ma Trinità, entrando nel
tempo e nello spazio e nella storia, per attuare la redenzione degli
uomini. Alle Reliquie, perciò, e in modo specialissimo alla Santa Casa di
Nazareth, si deve venerazione e culto. Ma di questi atti esterni e pubblici è
giudice la Chiesa, la quale, prima di permetterli, vuole accertarsi che le Reliquie
abbiano i caratteri dell’autenticità. Si tratta, naturalmente, di una certezza
che non sempre può essere “assoluta”, ma basta che sia “morale” (cioè,
“ragionevolmente provata”) per legittimare e raccomandare il culto delle
Reliquie.
Nelle cose opinabili ciascuno può pensare come crede. Nel caso nostro, però, a
riguardo della Santa Casa, ci troviamo dinanzi non solo a “prove critiche”, ma
anche ad atti di Sommi Pontefici, culminanti nella consacrazione liturgica
della “Festa della Traslazione” (e ripeto: la liturgia
intende la “traslazione” “miracolosa”!), che mette
in rilievo ed esalta la tradizione lauretana; andare contro di essa è, per
un buon cattolico, un atto, per lo meno “irriverente”.
L’istituzione della Festa, già celebrata da sempre a livello locale, si ebbe
con un Decreto del 29 novembre 1632, della Sacra
Congregazione dei Riti, che, dopo maturo esame,
approvava per la Regione delle Marche la Festa della Traslazione della Santa
Casa e la fissava al 10 dicembre. Il 16 settembre del 1699, Innocenzo XII concedeva alle medesime
Diocesi delle Marche l’Ufficio proprio della Traslazione della Santa Casa, con
approvazione della lettura del trasporto miracoloso del sacello nazaretano, e
con relativa Messa. Benedetto
XII l’estendeva
a Roma, allo Stato Pontificio e a tutte le Diocesi che ne avessero fatto
domanda.
Nella VI
Lezione è brevemente descritta la storia della Traslazione (intendendo sempre, come ben
si legge, quella “miracolosa”!) ed è ricordata la venerazione
secolare dei fedeli alla Santa Casa: “Ipsius autem Virginis Natalis
Domus divinis mysteriis consecrata, Angelorum ministerio, ab infidelium
potesatte in Dalmatiam prius, deinde in agrum Lauretanum Picenae Provinciae
translata fuit… eamdemque ipsam esse in qua Verbum caro factum est et habitavit
in nobis, tum Pontificiis diplomatibus et celeberrima totius orbis veneratione,
tum continua miraculorum virtute et coelestium beneficiorum gratia
comprobatur”.
E’ una
magnifica sintesi di quanto fin qui detto ed è un “documento ufficiale” della
Chiesa, approvato dai Sommi Pontefici, valido ancor oggi, in cui la Festa della
Traslazione è ancora celebrata il 10 dicembre di ogni anno.
Infine, “a suggello conclusivo”, bisogna ricordare ancora che il Papa Benedetto XV,
accogliendo i voti di moltissimi Vescovi e fedeli, il 24 marzo 1920 dichiarava la Beata Vergine di Loreto Patrona
principale degli Aviatori. Per quale altro motivo se non
perché ne riconosceva “autentica” la tradizione del “volo miracoloso” della
Santa Casa?… Infatti, con tale proclamazione, Benedetto XV approvò pienamente
la Tradizione, la quale vuole che la Beata Vergine abbia guidato nei cieli e
sul mare la sua Casetta, quando questa fu dagli angeli portata dalla Palestina
in Dalmazia e poi sul suolo Italiano.
Tutte queste concessioni furono fatte dalla Santa Sede dopo un lungo e
approfondito studio, e non senza discussioni e obiezioni da parte del Promotore
della fede, in seno alla Sacra Congregazione dei Riti, e costituiscono uno dei
più validi argomenti per dimostrare che la tradizione lauretana è basata sulla
verità.
La Chiesa
non avrebbe diversamente approvate le preghiere liturgiche, che citano “la
miracolosità” della Traslazione, perché “lex orandi est lex credendi”.
Tutte
queste “testimonianze” esposte sopra (e tantissime altre che se ne potrebbero
aggiungere), non pensi, caro Federico, che abbiano un valore “probativo”
“esaustivo”, almeno per noi che ci diciamo “credenti”, poiché sono fatte - come
ti ho ampiamente riportato - da “beati” e da “santi”?… e, anzi, da Gesù stesso
“per rivelazione” (a Santa Caterina da Bologna e alla Beata Caterina Emmerick,
ed anche ad altri Santi)?… “testimonianze” comunque direttamente o
indirettamente “avallate” dai “pronunciamenti” “ufficiali” dei Sommi
Pontefici?… fino ad oggi?…
Ma torniamo
agli studi storici, archeologici e scientifici.
E qui, a
questo punto, credo sia davvero il caso di “sconfessare” - per l’amore della
verità - un documento (il foglio n.181 del “Chartularium culisanense”), “scoperto”
anni fa da “uno studioso” (che
“sinceramente” e “umilmente” “rispetto”, perché lo conosco, e lui mi conosce,
da tanti anni), al quale ne avevo già “confutato” personalmente e
amichevolmente il valore senza esserne stato ragionevolmente contraddetto. Questo
studioso, circa un ventennio fa, iniziò a scrivere, e a far scrivere, e a
diffondere l’ipotesi del “trasporto umano”, a cui pure tu, Federico, ti sei
“adeguato”, certo in buona fede, come dimostri nel tuo scritto, non conoscendo
tutta la vastità degli studi fatti sulla Santa Casa in sette secoli.
Quel
“documento”, “scoperto” circa un ventennio fa (ma, per meglio dire, si
tratta di “una semplice riga” di uno scritto!), in realtà
non ha nessun legame con la storia della Traslazione della Santa Casa di Loreto.
Personalmente, al riguardo, sento “IL DOVERE” di dirti di “POTER
SMENTIRE RISOLUTAMENTE IL VALORE DI TALE DOCUMENTO”(cioè, del
foglio n.181 del “Chartularium culisanense”) e di dichiarartene con
estrema franchezza “L’ASSOLUTA INCONSISTENZA” a riguardo del riferimento alla
“questione lauretana”! Esso, così
come è stato interpretato, è “un vero abbaglio”, per non dire “un vero falso”! “Falso”, perché “non è per
niente vero” che esso faccia riferimento al “trasporto” delle mura della Santa
Casa di Loreto, e tale accostamento è del tutto “arbitrario”, per le
ragioni che ti espongo subito qui di seguito.
Il documento che sarebbe stato “scoperto”, riguardo
ad una nobile famiglia principesca di nome “Angeli”, dell’Epiro, che avrebbe
ipoteticamente effettuato il trasporto (da cui sarebbe sorto “l’equivoco” del
“trasporto per ministero angelico”), è - te lo ripeto ancora - “un vero abbaglio”, nella
interpretazione fattane.
Quel
documento, infatti, è solo un atto notarile, relativo ai beni mobili rilasciati
al figlio del re di Napoli (Carlo d’Angiò), cioè a Filippo, principe di
Taranto, quale dote della sposa Ithamar (o Margherita Angeli), dal genitore di
lei Niceforo Angeli, despota dell’Epiro e discendente degli imperatori di
Costantinopoli.
Innanzitutto
c’è da chiarire che quel documento (il foglio n.181 del
“Chartularium culisanense”) è una
“copia” del 1859 (!) tradotta da “un originale non più esistente” (e quindi sempre passibile di
dubbio, sia riguardo all’esistenza dello scritto originale sia riguardo alla
fedeltà del testo tradotto dall’antico originale, che sarebbe stato scritto in
greco). Inoltre questo documento, pur accettando che possa
essere davvero esistito e che la “copia tradotta” sia rispettosa del testo
originale, per quanto riguarda la data di composizione, esso non è databile -
per un matrimonio cui si riferisce - prima del 1294. E questa è già una prima
contraddizione che ne sconfessa sicuramente ogni riferimento all’ipotetica
“traslazione umana” delle “sante pietre” della Santa Casa. Infatti “la prima
traslazione” della Santa Casa avvenne il 9-10 maggio 1291, a Tersatto (in
Dalmazia): e perciò già la stessa data del “foglio” (l’anno 1294) dimostra che
era già avvenuta da tre anni “una prima traslazione” (e “questa” traslazione da chi
fu fatta?…) e ne
sconfessa perciò “l’interpretazione” di riferimento al trasporto a Loreto delle
“pietre” della Santa Casa “direttamente” da Nazareth. Al massimo, si potrebbe
“interpretare” che le “sante pietre” di cui nel testo si parla furono portate
via dalla Santa Casa che era già presente a Tersatto, e quindi non certo da
Nazareth: ma comunque si tratterebbe sempre di “pietre”, e non della Santa
Casa!… come ti spiego meglio qui di seguito.
Infatti, è ancor più lampante la “contraddizione”
stessa che si rileva nel voler identificare la Santa Casa di Nazareth dalle
poche parole che sono contenute nella riga del testo cui si fa riferimento. In
quel documento, infatti, cioè in “quella riga” di quel documento, non si parla
per nulla della Santa Casa, ma di generiche “pietre” (prese non si sa dove e
portate non si sa dove), date in dote per un matrimonio (e “quante” pietre?…
10, 100, 1000, o di tutta la casa?…). E’ scritto, infatti, in quella riga di
quel documento, che furono date in dote per il matrimonio della suddetta
Ithamar (testualmente): “Le sante pietre portate via
dalla Casa della Nostra Signora Vergine Madre di Dio”. Ma la Santa Casa è costituita
da “pareti”, e non da semplici “pietre”, e di tali pareti della Santa Casa è
indiscutibilmente “provato” e “documentato” (in modo “diretto” o
“indiretto”) riguardo ai tempi e ai luoghi ove “sono state portate” e “hanno
sostato”. Ma, ancora di più, è l’analisi logica del testo stesso che
“sconfessa” il riferimento alla Santa Casa, poiché le parole del testo
sottolineano - in maniera “lampante” e “inequivocabile” - che si sarebbe
trattato di pietre “portate via dalla Casa della
Nostra Signora…”. Quindi “quel” testo afferma
chiarissimamente che non si tratta
di una Casa che venne “portata via”, ma di pietre che vennero “portate via
dalla Casa di Nostra
Signora…”. La Casa, quindi, rimase al suo posto!… Vennero
portate via solo delle “pietre” “prese” da quella Casa!… Più chiaro di così!…
E’ come, cioè, se io mi recassi ancor oggi nella Santa Casa di Loreto (o in
qualunque altra casa) e ne portassi via delle “pietre”: ma non tutta la Casa (e
come farei?!…)… Come è stato possibile dedurne, invece, che fu la Casa di
Nostra Signora ad essere stata portata via, quando le parole del testo dicono
inequivocabilmente che “furono portate
via delle pietre dalla Casa di Nostra Signora”, che
perciò rimase al suo posto (la Casa). Quindi, la famiglia principesca di
cognome Angeli, dell’Epiro, non ha mai trasportato alcuna “Casa di Nostra
Signora”: né a Tersatto, né a Loreto, né in alcun altro luogo. C’è, in
proposito, da aggiungere ancora che è anche tutta da dimostrare l’asserzione
dell’identificazione tra “Casa di Nostra Signora” e “Santa Casa di Nazareth”,
dato che la Madonna è dimostrato che abitò in vita - oltre che a Nazareth -
anche in altre case (come a Gerusalemme, a Betlemme, in Egitto, ad Efeso…).
Quindi, quelle “sante pietre” potrebbero anche essere state prese da “altre”
Case della Madonna e non necessariamente da quella di Nazareth!… E comunque, in
ogni caso, è
chiarissimo dalle parole del testo che non fu la Casa ad essere “presa” e
“portata via”, ma furono “portate via” delle “pietre” “prese” da “quella
Casa”!… Questo è il solo, razionale e incontestabile “vero” “senso” del testo
surriferito.
Ci sarebbe però anche un altro documento - secondo
quanto riportato dal suddetto “studioso” nei suoi libri - che riferirebbe
l’informazione secondo cui la nobile famiglia di nome Angeli, discendente degli
imperatori di Costantinopoli, nel secolo XIII salvò “i materiali” della
Casa della Madonna dalle devastazioni musulmane e li fece trasportare a Loreto
per ricostruirvi l’attuale sacello. Ciò si trova scritto in una nota
redatta il 17 maggio 1900, nel suo “Diario” personale, dal vescovo di Digione
mons. Landrieux, il quale afferma di avere incontrato a Roma il medico
pontificio, Giuseppe Lapponi, che gli avrebbe riferito (“confidenzialmente”) di
avere letto le suddette informazioni in alcuni “documenti”, ora però
“introvabili”, dell’Archivio Segreto Vaticano.
Io qui mi chiedo una cosa, caro Federico (con tutto “il sincero e
doveroso rispetto” per “chiunque”): si può
parlare di “serietà” (!) “storica” quando nei
libri che trattano della “questione lauretana” gli “studiosi” imbastiscono e
portano “a fondamento” delle proprie tesi “indimostrabili” una “tale”
“prova” “storica”?… Come è possibile dar credito e fondare tutta “una nuova
teoria davvero rivoluzionaria” (sulla “questione lauretana”) basandosi solo su una
semplice informazione ricevuta e riportata da un Vescovo, che attesterebbe che
il tal Lapponi avrebbe visto tali documenti nell’Archivio Segreto Vaticano, ove
però attualmente non ci sono?…
Allora… “cerchiamo di ragionare” (!)… Innanzittutto
bisogna dimostrare che il Lapponi ha “davvero” “riferito” e “rivelato” al
Vescovo di Digione tali informazioni in suo possesso (poiché mons. Landrieux - con tutto il rispetto! - può anche essersi “inventato”
“tutto”, di tale “confidenza”! oppure, seppur sia stato sincero, può anche
avere capito male quanto gli avrebbe riferito il Lapponi). In
secondo luogo, bisogna domandarsi “il perché” il Lapponi, se davvero ha visto e
letto tali documenti, non li ha però mai fatti conoscere in pubblico né ha mai
dichiarato a nessun altro (all’infuori del Vescovo di Digione) la loro
esistenza: perciò, c’erano “davvero” questi documenti?… o c’era scritto
“davvero” ciò che il Lapponi avrebbe riferito al Vescovo di Digione?… In
ultimo, e “concretamente”: dove sono
tali documenti, che erano nascosti nell’Archivio Segreto Vaticano, visto che lì
non ci sono più?… Si può sostenere una tesi
simile (del “trasporto” della Santa Casa ad opera dei principi Angeli), senza
avere dei documenti “veri”, “tangibili” e “visibili” che la supportano in
qualche modo, e ci si può imbastire addirittura “una prova” davvero “epocale” e
“rivoluzionaria”, da poter “sconfessare” e “ridurre al silenzio” secoli e
secoli di “vere” “prove” di “ogni genere” (storiche, archeologiche e
scientifiche, miracoli divini, “rivelazioni” di Santi e “approvazioni
ecclesiastiche” ininterrotte)?…
In realtà, visto che quei documenti sono
“introvabili”, si deve supporre che non ci siano mai stati oppure (se c’erano “davvero” dei
documenti, che ora risultano “davvero” “mancanti”)si può
persino sospettare - è ciò è un’illazione moralmente “lecita”! - che tali
documenti (che nella
realtà dei loro contenuti non avevano nessuna consistenza probativa) possono pure essere stati
sottratti intenzionalmente da “qualcuno” proprio per dar più credito alla
“falsa” e “falsamente imbarazzante” “rivelazione” fatta dal Lapponi al vescovo
di Digione!…
Ma anche ammettendo che sia tutto “vero” e che tali
documenti ci fossero stati davvero nell’Archivio Segreto Vaticano, e che magari
sono stati persino e proprio “intenzionalmente” “asportati”, e “nascosti” o
“distrutti” proprio per non farli scoprire ad altri, persino - come “qualcuno”
ha scritto - per la “nobile intenzione” di non sconfessare… il Papa: nel caso in questione, Leone
XIII), ed anche ammettendo che in tali documenti fosse stato scritto
“davvero”, secondo come riporterebbe (testualmente) il Landrieux, che “i De Angelis (la
famiglia imperiale bizantina) portarono via i materiali della Santa Casa di Nazareth”, per
portarli a Loreto: ebbene, non ritorna però anche qui tutto il discorso già
fatto sul “chartularium
culisanense”?… Se, cioè, i De Angelis (o
“Angeli”) portarono via “i
materiali” della Santa
Casa, come si fa ad affermare che portarono via “tutta” la Santa Casa?…
Inoltre, parlando di “materiali” della Santa Casa “portati
via”, si può intendere “qualunque cosa”: il testo, infatti, potrebbe anche fare
riferimento a delle semplici “suppellettili domestiche”, e non
necessariamente alle “pietre” della Santa Casa, pur se le parole sembrano
riferirsi a quest’ultime.
In ogni caso, tali “materiali” “portati via”,
se anche fossero stati “le sante pietre” della Santa Casa non si
riferiscono certamente alle “pareti” della Santa Casa! Invece a Loreto ci sono state
portate proprio “le pareti” (proprio
le “tre pareti integre”!) della
Santa Casa e non delle “pietre” o dei “materiali” con cui
sarebbe stata “ricostruita” la Santa Casa a Loreto (che è cosa assolutamente e
umanamente “impossibile”!)… Anche la
Beata Anna Caterina Emmerich, nelle sue “rivelazioni” sopra citate, attesta che “le pareti (proprio “le pareti” e non solo “le pietre”!) della Santa Casa di Loreto
sono assolutamente le stesse di Nazareth”: quindi,
se a Loreto le pareti della Santa Casa sono “assolutamente” le stesse di
Nazareth, tali pareti non possono essere state mai né “smontate” né
“ricostruite”, in alcun modo e da nessuno!
Ciò che invece è davvero “certo” e “indiscutibile” è
che nel sottosuolo della Santa Casa sono state ritrovate centinaia di monete, di varie
epoche, persino
dell'età romana, per la presenza sul colle lauretano di una necropoli
dell'epoca romano-imperiale. Da quell'epoca romana, però, sino a monete
databili dalla seconda metà del secolo XIII, non vi è più nulla. Ciò avvalora
il fatto che solo dalla fine del XIII secolo la località cominciò ad essere
abitata e soprattutto venne “improvvisamente” e “assiduamente” visitata da
“folle di pellegrini” provenienti dai più svariati luoghi: ci
sono persino quattro monete della zecca tedesca, del secolo XIII, e ci
sono anche due monete ateniesi, “coniate” anche dalla famiglia principesca
“Angeli”, sempre della fine del XIII secolo, che dimostrano soltanto che in
quel luogo vi sono giunti pellegrini provenienti anche dall'Oriente, o
dall'Italia Meridionale (ove c'erano parenti dei principi Angeli), dove tale
moneta era circolante e che può essere stata portata a Loreto da chiunque. Esse
non dimostrano per nulla - come si
vorrebbe da qualche studioso - che furono collocate lì per
“dimostrare” la “ricostruzione” (“umanamente”,
“architettonicamente” e “scientificamente” impossibile!), operata dai principi Angeli,
delle mura della Santa Casa (“ricostruzione”
effettuata in 24 ore - notte compresa! - “in mezzo ad una strada”… con una
parte lasciata sul “vuoto” di un fosso!…).
Per di più, le due monete sono le uniche databili
con sicurezza tra il 1287
e il 1308 (corrispondenti
al periodo del ducato ateniese di Guido II de La Roche, imparentato con la
famiglia “Angeli”) e dimostrano perciò in maniera indubitabile e indiscutibile
che proprio “tra quegli anni” è
“comparsa” la Santa Casa sul colle lauretano. Non dimostrano però che la Santa
Casa fu “ricostruita” nel 1296, che è l’anno “supposto” (e non strettamente “sicuro”) della “traslazione” sulla
pubblica strada del colle lauretano, dopo essere giunta nel 1294 in località
Banderuola. Le monete,
infatti, non recando date specifiche, potrebbero essere state coniate
anche in anni posteriori, e cioè tra il 1297 ed il
1308: quindi non hanno nessun valore probativo per una “impossibile”
“attestazione” di “ricostruzione” della Santa Casa sul colle lauretano nel
1296!… oppure, meglio, nel 1294!… In proposito, non c’è già qui
anche una “contraddizione” tra le date? La Santa Casa fu “ricostruita” nel 1294
“anche” in località Banderuola o “solo” nel 1296 sulla collina retrostante, sul
campo dei due fratelli, e poi ancora e definitivamente sulla pubblica strada
ove si trova ora?… Oppure fu “ricostruita” sulla pubblica strada, dopo essere
stata “smontata” e “ricostruita” per ben tre volte nella zona lauretana (oltre
che a Tersatto ed anche a Nazareth)?!… Non siamo nel campo “dell’assurdo”?…
Il fatto, comunque, della presenza di “quelle”
monete nel sottosuolo della Santa Casa dimostra ancor più che alla fine del 1300 la Santa Casa di Loreto era già famosa in Europa e nel
Medio Oriente: evidentemente per qualcosa
di “straordinario” ivi avvenuto, “subito” conosciuto ovunque, che ne attirava i
pellegrini da ogni parte. Non dimostrano nulla, invece, a riguardo
dell'ipotesi della "traslazione umana" da parte dei principi Angeli.
Le due monete lì ritrovate sono state evidentemente portate e lasciate lì a
scopo devozionale o come semplice "offerta": possono essere state
portate sia da dei sudditi della famiglia Angeli (che usavano tali monete)
come anche da qualcuno della famiglia stessa, giunto lì pure lui in
pellegrinaggio. In proposito, ci sono documenti che attestano anche di briganti
che assalivano i pellegrini per prendersi le loro “offerte devozionali” e, al
riguardo, la Tradizione parla anche dei due fratelli - sul cui campo fu
traslata la Santa Casa - che litigavano proprio per prendersi le offerte dei
pellegrini: e proprio a causa di ciò la Santa Casa "si spostò" ancora
e "miracolosamente" sulla pubblica via, che si trovava accanto al
campo dei due fratelli (come si può verificare ancor oggi)
Caro
Federico, tutte queste “errate” “interpretazioni” dei testi e dei reperti
sopra esposti, nonostante costituiscano delle “prove” del tutto “inconsistenti”
e “false” riguardo alla “dimostrazione” del “trasporto umano ad opera della
famiglia Angeli”, dell’Epiro, da quando però (circa un ventennio fa) furono
pubblicamente “proposte”, divennero subito “facile” e “sensazionale” “preda”
della superficialità dei “mass-media” (radio, televisione, giornali
quotidiani e periodici, libri, ecc.), sempre
pronti ad affossare tutto quanto si riferisce al soprannaturale e a voler
dimostrare che la fede della gente semplice è solo “vana credulità”, suscitando
tanta “confusione” nelle menti.
Così - in
un ventennio - sono stati pubblicati una vastità di articoli e libri che hanno
iniziato a fare, purtroppo, anche autentiche “manipolazioni”, “travisamenti” e
“forzature” (che ti posso
“dimostrare”!…) di
documenti, testimonianze, studi archeologici e architettonici, icone, ecc.,
fino a scrivere talvolta in modo marchiano anche “l’assurdo”, pur di “demolire”
la “veridicità storica” della “traslazione miracolosa”, abbandonata ormai al
“rango” di “leggenda
popolare”, e voler far passare “a tutti i costi” “per vera”
“la tesi preconcetta” del “trasporto umano”.
A tal punto
che ormai si dà per “scontato” - anche in molti ambienti ecclesiali - che sia
“vera” “l’ipotesi della traslazione umana” (pur se è “evidentemente”
“impossibile”!) e non si parla quasi più della “traslazione miracolosa” (che è
invece “possibile” ed è in realtà “proprio vera”!). Neppure nello stesso
Santuario Lauretano se ne parla quasi più: sembra quasi che se ne abbia paura!…
chissà?… forse di essere tacciati di irrazionale fideismo o che poi la gente
diventi più scettica ed incredula, mentre avverrebbe - secondo quanto talvolta
“sentito” - che mostrandosi “moderni” e “razionali”, e accantonando il
soprannaturale, la gente sarebbe più “attirata” in Chiesa!… Ciò è un vero
“inganno”!.. Anche il Papa Giovanni Paolo II in un discorso lo disse: “Le vie che
si discostano dalla verità finiscono col contribuire ad allontanare le persone
da Dio, ottenendo il risultato opposto a quello che in buona fede si cercava” (discorso Giovanni Paolo II, 1990, alla
Rota Romana).
Ciò lo
vediamo comprovato anche dalle chiese sempre più vuote, in ogni angolo
d’Europa, per “l’apostasia
silenziosa dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse”, come ha
scritto (testualmente) più volte Giovanni Paolo II (cfr. Esort. Apost. “Ecclesia
in Europa”).
Cfr. Sito Internet http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=202
Misconoscendo
“il soprannaturale” anche là “ove c’è davvero” non si fa che incrementare
“l’apostasia silenziosa” degli stessi cristiani e allontanare ancora di più chi
la fede ancora non ce l’ha (o ne ha molto poca): essi diventano così sempre più
scettici e sono sempre più tentati a negare la stessa esistenza di Dio, vivendo
poi “come se Dio
non esistesse”.
Cfr. Siti
Internet http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/la%20donna%20e%20la%20moda.html
Se invece
il soprannaturale c’è (come c’è!) allora si può dimostrare che esiste
anche Dio, che sempre e davvero ha cura degli uomini e sempre
opera per aiutarli a portare a compimento la loro Salvezza Eterna: anche con “i
miracoli”, se è necessario. E gli uomini, verificando questi “interventi” di
Dio nella storia umana, acquistano più fede in Lui e possono più facilmente
arrivare alla verità e alla salvezza.
Da ciò puoi comprendere, caro Federico, perché non
è la stessa cosa dire che un avvenimento “è stato” miracoloso e dire che un
avvenimento “non è stato” miracoloso. Nella tua seconda risposta a questo
scritto, infatti, il 17 agosto scorso, aggiungesti e mi chiedesti (riguardo
alla traslazione miracolosa): “E se
anche furono Serafini o Principati o la potenza divina non mediata, che ce ne
viene?”... La risposta è quella
scritta qui sopra.
Il Nostro
Signore Gesù, d’altra parte, insegnò chiaramente che è “LA VERITA’ che RENDE
LIBERI” (cfr.
Gv.8,32) e non la
negazione o la falsificazione della “verità”! anche di quella della “realtà”
dei miracoli!… Per questo, di fronte ai “rappresentanti” della “scienza”, anche
di quella “teologica” (che è
giunta non raramente perfino a negare l’autenticità dei miracoli compiuti da
Gesù e descritti nei Vangeli!), verrebbe
talvolta da preferire di “consultare” - anche se non sarà un’opzione
“scientifica” - “l’opinione” della “vecchietta”, analfabeta e povera (cfr. Mc.12,41-44), che fa
scorrere interminabilmente in mano i grani del Rosario: è quantomeno sincera, e
se lei afferma di “sentire nel cuore” che quella Casetta di Loreto è lì proprio
perché Dio ce l’ha portata miracolosamente - credendo con semplicità alla
Tradizione, “approvata” dalla Chiesa - è più credibile dei rappresentanti di
cui sopra. E’ più credibile e sicura “l’intuizione” e “la fede semplice della
gente umile” che le discettazioni complesse e contraddittorie dei “dotti”.
D’altra
parte, anche a riguardo della “realtà” della miracolosa traslazione della Santa
Casa di Loreto, a me viene talvolta spontaneo accostarla a ciò che disse Gesù: “Ti benedico, o Padre, Signore
del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e
agli intelligenti e LE HAI
RIVELATE ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt.11,25-26).
Ma torniamo, caro Federico,
di nuovo alle “traslazioni” della Santa Casa.
Dove fu trasportata “veramente” (e “da chi”?) la Santa Casa?
quella proprio di Nazareth, e ora a Loreto?
Innanzitutto fu trasportata a Tersatto, in Dalmazia (vedi a lato foto del
Santuario ancora esistente), ove la Santa Casa “arrivò” il 9-10 maggio 1291, e ove
esiste tutta una “tradizione locale” perfettamente identica a quella di Loreto
riguardo alla “traslazione miracolosa” avvenuta sempre per il “ministero
angelico”… E poi fu trasportata “in vari
luoghi” (e quindi,
non solo a Tersatto e a Loreto: come è proprio attestato da varie Tradizioni
locali, e secondo come Gesù stesso “rivelò” a Santa Caterina da Bologna nel
1440)…
In Ancona, per esempio, secondo la Tradizione
locale, la Santa Casa, “portata via” da Tersatto, prima di giungere a Loreto fu
trasportata nel 1295 su una collina di questa città, ove vi è rimasta per nove
mesi, e poi… è ancora “volata” via!… “Così” è “testimoniato” e “scritto” in un
documento di un sacerdote contemporaneo all’epoca dei fatti, di nome “don
Matteo”. Di quel documento esiste però solo “una copia” posteriore, riportata
da Valerio Martorelli, Vescovo di Montefeltro, antico studioso della Santa
Casa, al quale fu data il 23 settembre 1732 da Innocenzo Storani, arcidiacono
della Cattedrale di Ancona. In quel documento è così scritto: “Io, don Matteo, rettore e
plebano di Sant’Onofrio fora della Porta di Campo di Marte della città di
Ancona, per mia devozione lascio questa memoria di questo miracolo, ch’è
dell’anno 1295. Nella selva in Contrada di Posatore si posò per nove mesi la
Santa Casa della Madre di Dio, e perché semo tanto costernati et restati in
tanto poco numero di persone, per le gran guerre e pestilenze patite, ho voluto
mettere questa scrittura per ricordo sotto la pietra sacra della Chiesa di
Santa Caterina, acciò piacendo alla Madonna Santissima al suo tempo si ritrovi.
Umilissimo servo di Dio”.
Il
manoscritto originale, dunque, potrebbe ancora trovarsi sotto l’altare della
Chiesa di Santa Caterina (sul colle Astagno), ove era stato da don Matteo
“collocato” e “murato” proprio apposta per permettere un successivo
ritrovamento dei “posteri” a “testimonianza” e “conferma” dei fatti accaduti,
scrivendo egli in quel testo “acciò piacendo alla Madonna
Santissima al suo tempo si ritrovi”. Quella
Chiesa, però, fu in seguito demolita, ed è rimasta “sotterrata” per la
costruzione di successive soprastanti edificazioni (una fortezza medievale).
Tuttavia, con scavi archeologici (se lo si volesse), si potrebbe forse arrivare
a quell’altare sotterrato forse ancora esistente (poiché la demolizione può aver
interessato solo le strutture soprastanti l’altare della Chiesa): e, se il
documento non è andato distrutto, potrebbe forse essere ancora proprio “lì”, datato 1295!… Se ciò
avvenisse, non sarebbe un ritrovamento straordinario?… Si spende tanto denaro
per tante “ricostruzioni” di monumenti fatiscenti e di nessuna importanza
storica o per scavi archeologici inconcludenti ed inutili: perché non provare
anche questo “scavo”, peraltro non molto difficile, perché la Chiesa sotterrata
sembrerebbe essere ancora di facile accessibilità?… Ho provato a parlarne con
“qualcuno” possibilitato ad una tale iniziativa. Ma ancora non ne ho avuto
risposta… Forse, in futuro, chissà, “qualcuno” la prenderà in considerazione…
Degli “studiosi” affermano, però, che quel documento
è sicuramente “un falso”, a motivo di elementi filologici del testo non
pertinenti all’epoca di riferimento (cioè, all’anno 1295). Ma è anche
ragionevole e ovvio pensare che “il testo originale” sia stato scritto in
latino (come si usava in quell’epoca) oppure in italiano “volgare” antico
(cioè, del 1295) e che la copia posteriore esistente, del 1732, ne sia una
“traduzione” (da altre copie scomparse) con un linguaggio sei-settecentesco. In
ogni caso, per poter affermare con tanta sicurezza che quel documento non sia
mai stato scritto da nessun “don Matteo” e quindi non sia mai esistito prima
del 1732, bisognerebbe, quantomeno, andare a verificarlo sotto quell’altare (se
ancora esiste!) di quella Chiesa (di Santa Caterina, sul colle
Astagno)!… Mi sembrerebbe “una soluzione” “più prudente” e “più logica”
per sapere la verità!… Poiché, oltrettutto, mi sembra anche “molto strano” e
“contraddittorio” che qualcuno abbia potuto comporre e diffondere “un documento
falso”, scrivendovi persino il luogo dove si potrebbe scoprire che il
documento… non c’è, e perciò dando la possibilità di provare che è davvero “un
falso”!… Un “falsario” “intelligente” (?) farebbe così?!…
In ogni caso, “la veridicità” del “fatto storico” (se anche quel documento
fosse davvero “un falso”) è anche e
soprattutto attestato
da tre chiese costruite in Ancona - di cui due ancora esistenti - “a ricordo” di quell’anno
della “sosta” della Santa Casa in Ancona, su una collina prospiciente il porto,
chiamata poi - come ancor oggi - “POSATORA”, dal latino
“posat et ora” (cioè a ricordo della Santa
Casa ivi “posatasi” e ove “ha pregato” per la città ed “è stata pregata” dalla
città) (vedi foto
a lato della Chiesa costruita “sul luogo” ove si posò la Santa Casa)
Esiste, inoltre, anche una lapide, forse del XVIII
secolo (qualcuno
dice esattamente del 1795), da me anche recentemente
vista e filmata (a “salvaguardia” per il futuro!…), che è
ancora esistente nella Chiesa di Posatora. Tale lapide riporta scritto:
“In questa Selva/Qui posò la S(anta) Casa/Della madre
di Dio/P(er) nove mesi/MCCXCV”.
Tale
lapide era “la traduzione” e “la copia” di un’altra LAPIDE, antichissima, che
riportava scritto - in latino “volgare” antichissimo (quindi, forse proprio
all’incirca del XIV secolo) - le seguenti parole
“QUITA FUTA REPOSATA LA MADONA DE LORETA…”
(e
altro, forse con la data, attualmente però non documentabile).
Il suo
significato potrebbe essere: “quietata” o “posata”oppure anche “da qui” (= quita: cfr.
Zingarelli, 1962, p.1282) è fuggita (= futa: cfr. op. cit., p.601, nel dialetto anconitano “fujta”) dopo essersi
posata (=
reposata:cfr. op. cit., p.1363) la Madona
de Loreta…(e altro, forse anche la data)”…
QUITA FUTA REPOSATA LA MADONA DE LORETA!…
Può essere
anche questa “lapide” antichissima - visibile fino a cinquant’anni fa - un
“documento” o “reperto” “falso”?… Tale lapide esisteva, infatti, nella suddetta
Chiesa(contemporaneamente all’altra più recente e ancora
esistente) fino a circa il 1950-1960.
Venne rimossa per restauri alla Chiesa e purtroppo non fu più ritrovata (per la
biasimevole incuria umana!).
La sua
reale esistenza è provata indiscutibilmente da testimoni ancor oggi viventi.
Come è attestato dalla
testimonianza di Mons.
Francesco Lasca, canonico della Cattedrale
di Ancona, il quale mi ha dichiarato personalmente, di recente, di averla vista
e letta in detta chiesa quando egli era seminarista, in uno degli
anni tra il 1931 e il 1936 (per conferma si può telefonare direttamente a Mons.
Francesco Lasca: al 071.2071518 di
Ancona). Mons.
Francesco Lasca mi ha
dichiarato che la lapide era murata in basso, a sinistra, appena entrati nella
Chiesa.
Così pure lo conferma la
testimonianza dell’attuale parroco
della Parrocchia di Posatora (ora
quartiere di Ancona), che mi ha pure fatto conoscere di essere stato
rimproverato della scomparsa di tale lapide da uno storico e artista locale,
Sanzio Blasi, ora deceduto: ma il Parroco si discolpò con Blasi, e si discolpa
tutt’oggi, affermando che quando venne nominato Parroco in tale Parrocchia già
la lapide era stata rimossa prima di aver preso possesso della Chiesa e
purtroppo non si è più ritrovata, né sa dove sia finita.
Recentemente la famiglia Blasi mi ha gentilmente
fornito delle fotocopie di un libro (“Terra
Marchigiana”) del loro familiare Sanzio Blasi, ove si parla
della lapide più recente ancora esistente nella Chiesa di Posatora, riportando
però anche l’informazione di un’antica nicchia (“parvula
cella in qua erat”) ove era collocata la lapide
antichissimae la statua
della Madonna di Loreto ivi venerata (ora nel Museo Diocesano). Nel libro
è scritto (pag.75): “Il suo più antico ricordo
l’abbiamo dal 1391 in cui si nomina Santa Maria “de pusatorio” (con
l’indicazione che l’informazione è tratta dal “Libro de’ Consigli del Comune
dell’anno 1391”). Quindi
l’epoca di composizione della lapide antichissima e della statua della Madonna
di Loreto, collocati nella “parvula cella” esistente
prima della costruzione dell’attuale Chiesa di Posatora, è senz’altro almeno
della fine del XIV secolo.
Personalmente,
caro Federico, io non ho studiato la filologia. Se qualche filologo fosse però
in grado di decifrare con esattezza “le parole” scritte in quella antichissima
lapide, forse si potrebbe persino risalire all’epoca esatta di scrittura, forse
proprio alla fine del XIII secolo. Perché in quelle parole (ricordate a memoria dai testimoni suddetti) c’è un
particolare che a me meraviglia moltissimo: sono le parole “la Madonna de Loreta”. A te e a
chiunque possono sembrare una semplificazione “al femminile” della parola
“Loreto”: invece gli studiosi della Santa Casa sanno bene che possono essere il
riferimento al fatto che all’inizio della sua comparsa nella località
Banderuola (presso
l’attuale stazione ferroviaria di Loreto) la Santa Casa veniva chiamata
“di Loreta” (da cui, poi,
appunto sarebbe derivato anche il nome della cittadina di “Loreto”), perché il
luogo selvoso e paludoso su cui la Santa Casa si era “posata” era di proprietà
di una signora di nome proprio “Loreta”. Siccome
i contemporanei agli anni 1294-1296 identificavano il luogo originario di
“sosta” della Santa Casa con l’espressione “la Madonna di Loreta” (intendendo
riferirsi al fatto che Loreta era la proprietaria della Santa Casa della
Madonna, perché era collocata sul suo terreno selvoso), non sarebbe improbabile né
temerario pensare che la suddetta lapide (scritta dagli anconitani) risalga
proprio agli ultimi anni del XIII secolo, e quindi proprio al 1295, o comunque
agli inizi del XIV secolo… Però io non mi intendo di filologia e il giudizio
finale lo lascio agli “esperti”… Tuttavia la lapide ancora esistente, “copia”
di quella antichissima, riporta la data del 1295 riguardo al “fatto storico”
dei nove mesi di “sosta” della Santa Casa a Posatora. E’ perciò da credere probabilissimo che tale data e l’informazione
della sosta “per nove mesi” siano state trascritte “copiando” quanto era
scritto nella lapide antichissima.
Se inoltre
la lapide risale davvero alla fine del XIII secolo, o comunque agli inizi del
XIV secolo, costituisce anche “un reperto importantissimo”, e direi del tutto
“unico” e “straordinario”, per “confermare” “il fatto storico” che la Santa
Casa ha “davvero” sostato nella “selva della signora Loreta”, prima di essere
collocata sul colle lauretano ove ancor oggi si trova. In tal modo, la lapide anconitana
smentisce clamorosamente “l’interpretazione” che sia stato “uno solo” il luogo
su cui la Santa Casa sarebbe stata “trasportata”: cioè solo quello sulla
pubblica strada, sul colle lauretano, ove ancor oggi si trova. Invece la lapide
“dimostra” - anche se
non si accettasse la Tradizione secolare della traslazione in “vari luoghi” - che i luoghi su cui si è
posata la Santa Casa sono stati “almeno” “due”: cioè, prima nella selva della
signora Loreta (presso
l’attuale stazione di Loreto), e poi (anche a non
voler considerare il campo dei due fratelli) sul colle ove ancor oggi si
trova.
Certamente
“le coincidenze” e le “attestazioni” sono davvero tante e tutte convergono nel
“confermare” anche “la veridicità storica” della “sosta” per nove mesi della
Santa Casa a Posatora di Ancona, prima di arrivare nella Selva della signora
Loreta, nel territorio recanatese. E tutto ciò rende ancor più
“attendibile”, “veritiero” e “probativo” il documento scritto da don Matteo,
recante la data del 1295. Ma anche ammettendo che quel documento di don Matteo
non sia “autentico”, e se anche non si ritrovasse sotto l’altare di quella
Chiesa, dopo uno scavo archeologico (che però bisogna farlo per
certificarsene!…), come si spiegano però
l’esistenza delle due lapidi sopra descritte che ricordano “il fatto storico”
di “Posatora” e soprattutto come si spiegano le tre Chiese costruite in Ancona,
proprio a ricordo dell’avvistamento dal mare
dell’arrivo della Santa Casa “in volo” (in
località Barcaglione) e poi
della sosta della Santa Casa in Ancona
(in località Posatora), e di
un’altra ancora costruita nel centro
storico?… Per cosa sono state costruite queste tre Chiese, se gli
anconitani sapevano che il fatto della “sosta” della Santa Casa in Ancona non
era corrispondente a verità?… Non erano già “contenti” di poter avere e onorare
la Santa Casa a pochi chilometri, a Loreto, per volere pure costruire ben tre
Chiese al solo scopo di “avallare una leggenda” e “onorare” così e
“testimoniare” (“falsamente”!…
e per chi? forse per “ingannare” i posteri?…) che la
Santa Casa era stata per nove mesi anche nella loro città, mentre essi sapevano
pur bene “la verità”: che cioè la Santa Casa, in realtà, “non si era mai posata” sulla collina di Posatora!…
Non è tutto ciò un’evidente incongruenza, assurda e contraddittoria?…
Se anche
quel documento di “don Matteo” fosse “un falso”, certamente non sono però
“false” le tre Chiese costruite in ricordo della sosta della Santa Casa in
Ancona: poiché due di esse sono ancora esistenti, e della terza (ora distrutta)
si sa ove era ubicata nella città. E, altrettanto, non sono “false”
le due lapidi sopra descritte (almeno in
quanto una “esiste” ancor oggi e l’altra “è esistita” indiscutibilmente fino a
circa 50 anni fa).
E’ dunque
da ritenersi “sicurissimo” - come
attestano sia la Tradizione locale che i documenti e reperti sopra indicati -
che la Santa Casa di Nazareth sia stata per nove mesi in Ancona, sulla collina di
“Posatora”, nell’anno 1295.
Qui ora, caro Federico, mi
permetto di fare una “libera digressione” personale.
Infatti in me sorge anche un
interrogativo “misterioso”: perché la Santa Casa “ha sostato” sulla collina di
Posatora “proprio”
per “nove mesi”?… Forse per “richiamare”
“qualcosa”?… Forse “persino” come un simbolico e spirituale riferimento al nome
e alla topografia di Ancona, abitata dagli uomini dai più antichi tempi della
preistoria, e che - secondo
Dionigi d’Alicarnasso - furono
addirittura i primi abitanti d’Italia? Reperti archeologici ed
umani ritrovati nel 1962 sul Monte Conero, retrostante Ancona, sembrerebbero
infatti datare la presenza
dell’uomo su questi luoghi a decine di migliaia di anni fa (nel libro
che ne tratta si parla di più di 100.000 anni fa: cfr. F.
Burattini, Guida del Monte Conero, Aniballi, Ancona, 1985, p.29). La
parola “Ankon” deriva inoltre dai naviganti
greci che, veleggiando lungo la costa, indicavano con quel termine, che poi
servì di denominazione al centro abitato, un sicuro luogo di approdo (“quasi” “un
grembo materno”). Esuli siracusani, che
colonizzarono la città verso il 390 a.C., fissarono poi in modo definitivo quel
nome, che vuol dire “gomito”, poiché l’insenatura del promontorio
su cui sorge Ancona ha proprio la forma di “un braccio ripiegato a gomito” (cfr.
fotografia).
Poiché negli eventi predisposti
dalla Provvidenza Divina nulla avviene senza un motivo, sembra, perciò,
“quasi”, di dover interpretare che “il fatto temporale” della “sosta” “per nove mesi” della Santa Casa
dell’Incarnazione del Figlio di Dio sulla collina di Posatora, prospiciente proprio
il porto di Ancona, volesse come “richiamare” e “valorizzare” – in quell’epoca come ancor
oggi - proprio “la vita umana maternamente
protetta” come “quel braccio
ripiegato a gomito” (cioè, “ankon”), che
ben simboleggia e richiama
“una madre” - come lo fu anche la Vergine Maria - che
“accoglie” e “custodisce” “la vita umana” nel suo grembo, “per nove mesi”. Così
infatti ben rappresenta la topografia di “Ankon” (cioè, “Gomito”, come si
dovrebbe chiamare “Ancona” in lingua italiana!), con
“l’accogliente” porto, e che sembra come voler “accogliere” la stessa collina
di Posatora - su cui si è “posata” per nove mesi la Santa Casa - così come una madre
“accoglie per nove mesi nel suo grembo” “la vita” dell’uomo!…
Una seconda “digressione” - in
qualche modo “collegata” a quella sopra esposta a riguardo ancora della
maternità (ma questa volta in senso negativo!) - riguarda anche il fatto che
proprio Ancona fu tra le primissime città al mondo a ricevere l’annuncio della
fede cristiana, proprio “immediatamente” “dopo” la stessa Morte in Croce e
Risurrezione di Cristo. Da Ancona poi si diffuse il cristianesimo nell’Italia
Centrale, a motivo soprattutto di una “miracolosa reliquia” (tutt’oggi
esistente: cfr. fotografia) di un “sasso che colpì il
protomartire Santo Stefano” (cfr.
At.7,54-60) e che fu
portato in Ancona da un marinaio ebreo ed ivi lasciato in obbedienza ad “una
rivelazione divina ricevuta” e che veniva conservato in
un Santuario risalente all’epoca costantiniana e divenuto celebre in tutto il
Mediterraneo per i miracoli che vi avvenivano. La
documentazione più antica sulla presenza di un Santuario di Santo Stefano in
Ancona è fornita da Sant’Agostino ed appartiene alle omelie che egli recitò
nella Cattedrale di Ippona, nella prima metà del secolo V. E’ importantissima
non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche nei riguardi della vita civica di
Ancona, perché attesta chela città era conosciuta, in
quei tempi, per tutto il Mediterraneo. Nell’Opera Omnia di Sant’Agostino è riportata una
relazione compilata da un certo Paolo, che aveva peregrinato per i Santuari più
famosi del tempo per impetrare la sua guarigione e quella dei suoi fratelli e
sorelle. Egli ricorda, in tale relazione, che dopo essere stato a San Lorenzo
presso Ravenna, dove guarì il maggiore tra i fratelli, diresse i suoi passi in Ancona, che era illustre
per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto: “…Sed ut de ceteris celeberrimis sanctorum locis taceam, etiam ad
Anconam, Italiae civitatem ubi per gloriosissimum Martyrem Stephanum multa
miracula Dominus operatur, eadem circuitione perveni”.
Dopo la
lettura della relazione, nella Cattedrale di Ippona, Sant’Agostino tiene la
sua omelia e, dopo aver
ammonito i genitori a non maledire i figli - Paolo ed i suoi fratelli,
infatti, si erano
ammalati dopo essere stati maledetti dalla madre -spiega i
motivi della notorietà del Santuario di Ancona, indicando anche come esso ebbe
origine. Questo
il testo (in una traduzione dal latino).
“Sanno
molti quanti miracoli avvengono in questa città (Ancona) per l’intercessione del beatissimo Stefano. Ma ascoltate ciò che vi
farà stupire: colà vi era una memoria antica ed ancora vi è (ed ancor oggi, nel 2004!) . Ma se, per caso, mi si dice: se ancora il corpo (di Santo Stefano) non era stato trovato, come poteva esservi una memoria? Ne mancherebbe
il motivo. Ma ciò che la fama ci ha fatto conoscere, non lo tacerò alla vostra
carità. Quando lapidavano Santo Stefano (cfr. Atti 7,54-60), vi erano intorno anche innocenti e soprattutto quelli che già
credevano in Cristo: dicono che un sasso lo
colpì su un gomito (= “ankon”) e, rimbalzando, cadde davanti ad un certo uomo pio. Questi lo prese e
lo conservò. Costui era un navigante e quando a causa dei suoi viaggi toccò il
porto di Ancona (= “gomito”), gli fu
rivelato che ivi doveva lasciare il sasso. Egli obbedì
alla rivelazione e fece quanto gli era stato ordinato: da quel momento cominciò
ad esservi la Memoria di Santo Stefano e si diceva che vi era un braccio di
Santo Stefano, non conoscendosi esattamente di ciò che si trattava”.
In Ancona, dunque (cioè,
come a dire, nella città di “Gomito”), vi fu portato un sasso che colpì proprio “il gomito” del “braccio” di
Santo Stefano… Per “volontà e rivelazione divina” fu lasciato in Ancona (cioè, in “Gomito”, che richiama come un braccio materno ripiegato a gomito), ove vi fu costruito un Santuario divenuto “illustre per i miracoli al di sopra degli altri
luoghi di culto”; dunque, all’epoca, forse al di sopra di Roma stessa! da essere
conosciuto anche in Africa! e da farvi confluire pellegrini da tutto il Mediterraneo…Quante
“coincidenze” “misteriose”!… Ma nei “piani di Dio” sono forse
“coincidenze” “senza un significato”?… Quante riflessioni si potrebbero fare!!!… Non per nulla nello stemma
comunale del Comune di Ancona è riportato ancora oggi: “Ancon dorica civitas fidei”, “Ancona
dorica città della fede”!
Ma gli anconitani del Terzo
Millennio che cosa ne hanno fatto delle proprie millenarie “radici cristiane”,
della fede ricevuta dai propri “gloriosi” e “santi” antenati, e dei tanti
“doni” e “privilegi” ricevuti da Dio?… “doni” davvero “unici”, al punto da
essere stata identificata (con il suo stesso stemma comunale) come “Città della Fede”?…
Cfr. Siti Internet: http://www.lavoce.an.it/indice%20main/storia%20chiesa%20ancona.htm
Ma torniamo
di nuovo, caro Federico, al discorso sul “trasporto della Santa Casa”, e al
trasporto di essa anche in Ancona.
Anche a
voler accettare che la Santa Casa di Nazareth possa essere “transitata” dal
porto di Ancona “per opera umana”, e vi fosse perciò giunta “per nave” (perché non è credibile ed è
del tutto inverosimile che una simile mole possa essere stata sbarcata nel
“piccolo” porto di Porto Recanati, presso Loreto!…), credi tu
che gli anconitani si siano lasciati “sfuggire” con tanta facilità una
“reliquia” del genere?… e non tenendosi neppure “una santa pietra”?… proprio
essi, che in quanto a possesso e custodia di reliquie, forse sono secondi solo
a Roma, e che già in analoghe occasioni “fermarono” o “si fecero lasciare”
“parte delle reliquie”, giunte dall’Oriente e dirette a Roma (come la punta della Santa Lancia, di San
Longino, che aprì il costato di Cristo)? (cfr. in proposito l’elenco
delle reliquie custodite dalla Chiesa anconitana nel Sito Internet seguente):
Ti sembra,
inoltre, ragionevole e logico il pensare e il credere che gli anconitani “possano
aver trasportato” la Santa
Casa, oppure che essi “abbiano
lasciato trasportare”la Santa Casa da altri (senza opporsi…), per
andare a “portarla” o “farla portare” in mezzo ad una palude, nel territorio di
Recanati, nella “selva della
signora Loreta”, che era anche infestata da
briganti?… oppure che essi siano andati a portarla sulla collina disabitata
(ove solo in seguito sorse la cittadina di Loreto), in mezzo al campo di due
fratelli in discordia, e poi ancora, infine, l’abbiano collocata in mezzo ad
una strada pubblica, lasciata lì, con una parte delle mura… sospesa sul vuoto
(!) di un fosso laterale della strada?!…
In realtà
se “un’incongruenza” sembra esserci riguarda soltanto quella delle date. La
tradizione anconitana riporta la sosta della Santa Casa in Ancona come avvenuta durante
“l’itinerario angelicoverso la selva della
signora Loreta”: cioè, prima sarebbe
stata in Ancona e dopo sarebbe arrivata nella zona
lauretana. Ma quel “documento” di don Matteo e la “lapide” posta nella Chiesa
di Posatora documenterebbero della “sosta” della Santa Casa in Ancona nel 1295,
per nove mesi, mentre la tradizione lauretana riporta che l’arrivo della Santa
Casa in località Banderuola (nella “selva della signora Loreta”) avvenne il
9-10 dicembre 1294, cioè “prima” di
arrivare in Ancona.
Ora,
per concordare le date, una ipotesi
(che però, per me, non può
essere possibile) potrebbe
far supporre che la Santa Casa sia stata prima trasportata (dagli “angeli”) nella “selva della signora
Loreta”, in località Banderuola (giuntavi nel 1294) per essere portata dopo a Posatora (nel 1295): e poi
sarebbe stata ancora riportata a Loreto alla fine del 1295 o nel 1296, sul
campo dei due fratelli, e infine sulla pubblica strada. Ma ciò è chiaramente
contraddetto dalla testimonianza
“giurata” (sopra
citata) di
Francesco il Priore, che aveva affermato che un suo avo aveva vissuto presso la
Santa Casa e l’aveva
visitata quando era nella “selva della signora
Loreta” e poi quando
fu portata nel campo
dei due fratelli. Quindi, lo spostamento
dalla località Banderuola, avvenne solo per portare la Santa Casa dalla “selva
della signora Loreta” sul campo dei due fratelli (e ancora dopo sulla pubblica
strada che era accanto al campo dei due fratelli). E, d’altra parte, “la
rivelazione soprannaturale” di Gesù a Santa Caterina da Bologna attesta che la Santa Casa fu trasportata
dagli angeli nella zona lauretana, dopo essere stata trasportata in altri “vari luoghi”. “Quando”
“ha sostato”, dunque, in Ancona, o quando è “realmente” arrivata a Loreto,
vista la discrepanza delle date?
Non è
illogico né impossibile pensare (ma ciò è solo ovviamente una
mia ipotesi, da lasciare al vaglio degli studiosi) che vi possa essere stato un
errore nella trascrizione delle date: cioè, o la Santa Casa (“prima” di
arrivare nella “selva della signora Loreta” nel 1294), arrivò ad Ancona sulla
collina di Posatora nel 1293 (e leggere e
riportare “5”, cioè 1295, invece di
“3”, cioè 1293, in una
calligrafia non chiara di un manoscritto di un altro è cosa non impossibile,
data la somiglianza dei due numeri “5” e “3”), oppure la
Santa Casa arrivò ad Ancona all’inizio del 1294, per arrivare circa nove-dodici mesi
dopo, il 9-10
dicembre 1294, nella “Selva di Loreta”, in località Banderuola (e dopo avere sostato
brevemente anche in altri “vari luoghi”, oltre che ad Ancona!… perché così
ha rivelato Gesù stesso a Santa Caterina da Bologna ed è attestato
da tante tradizioni locali dell’entroterra anconitano e maceratese, in
particolare proprio della zona del Monte Conero, tra Ancona e Recanati: e non possono
essere – come ho scritto sopra - “tutte” classificate
sbrigativamente e con faciloneria come “leggende”!…).
Un’altra
possibilità, che non può essere esclusa in assoluto - e anzi potrebbe essere
proprio “la soluzione” della discordanza delle date -, potrebbe
far pensare che sia la stessa data dell’anno di arrivo “nella selva di Loreta”
che dovrebbe essere riconsiderata e rivista, qualora la Santa Casa sia stata
“trasportata” (dagli
angeli!) ad Ancona
“realmente” nel 1295. In tal caso la Santa Casa può essere stata “trasportata” (dagli “angeli”!) nella “selva di Loreta” alla
fine del 1295 o del 1296.
D’altra
parte, l’assegnazione dell’anno di arrivo nella “selva di Loreta” (cioè, il
1294) non è una data né “infallibile” né “dogmatica”, poiché tale data è stata “così” “accettata” perché fu riportata da un
autore, Girolamo Angelita, che fu archivista di
Recanati dal 1509 al 1561. Egli, in base ad una tradizione o documentazione
locale, fissò la data dell’arrivo a Tersatto al 9-10 maggio 1291 e quella
dell’arrivo nella “Selva di Loreta” al 9-10 dicembre 1294. Ma potrebbe anche
essersi sbagliato nella decifrazione precisa delle date, o queste possono
essergli state comunicate e trascritte in modo impreciso.
In
proposito, c’è anche da sapere, caro Federico, che questo archivista di
Recanati, Girolamo
Angelita, dichiarò che al suo tempo, e cioè nei primi anni del 1500, fu
mandata a Recanati una “schedula” (forse un estratto) degli “Annali di Fiume”
(cioè, di Tersatto), nella quale era narrata la storia della dimora della Santa
Casa a Tersatto, ivi giunta “miracolosamente” nel 1291 per “il ministero
angelico”. La città di Recanati informò il Papa Leone X della “schedula”
ricevuta da Tersatto: per questo motivo il Papa Leone X, nel documento
pontificio già sopra riportato, dice che la suddetta storia era comprovata da “testimoni degni di
fede” (Leone X, Bolla dell’agosto 1518 “Gloriosissimae Virginis”, Arch. Vat.
1199, Leo X, f. 349). Quei documenti dell’Archivio
di Tersatto (come
anche di Recanati) non esistono
più (a causa di incendi e dispersioni), ma non vi
è alcun dubbio che esistettero
un giorno.
In ogni caso, caro Federico,
resta il fatto che ancor oggi ESISTE UN’ALTRA TESTIMONIANZA INDISCUTIBILE,
IMPORTANTISSIMA E ANCOR PIU’ PROBATIVA DI TUTTO QUANTO GIA’ SOPRA ESPOSTO, e
che “per me” è “davvero” “RISOLUTIVA”: e
riguarda LA BASILICA DI SANTA MARIA DI LORETO esistente a FORIO (nell’isola
d’Ischia).
Come si
spiega, infatti, che a Forio,
nell’isola d’Ischia (nel Mar
Tirreno, davanti a Napoli), della gente di mare che frequentava il porto di
Ancona per ragioni di commercio e di lavoro, presumibilmente dei pescatori, proprio nel 1295 (l’anno della sosta della
Santa Casa in Ancona!) hanno riportato nella propria
isola “immediatamente” la notizia di quanto stava accadendo in Ancona e nel suo
entroterra, edificando “subito” - alla fine del XIII secolo,
cioè pochi mesi o anni dopo il verificarsi dei “fatti” - un Santuario in onore
della “traslazione miracolosa della Santa Casa di Nazareth” in terra
marchigiana?… Essi devono evidentemente aver sentito parlare, dagli
abitanti della città, dei “fatti straordinari” che lì stavano accadendo e
poi devono aver visto proprio loro stessi, con i loro occhi, “le tre pareti”
della Santa Casa (o in
Ancona o a Loreto), e forse possono persino
aver visto le stesse “miracolose traslazioni” (avvenute in quell’anno “in
vari luoghi”), e hanno subito portato la notizia a Forio ed
edificato immediatamente un Santuario (prima ancora che si costruisse il
Santuario stesso di Loreto). Tale Santuario, in onore e a ricordo della
“miracolosa traslazione”, è tutt’oggi esistente a Forio ed anzi, recentemente,
nel 1989, esso (assai ricco di arte, di storia e di devozione) è stato elevato
anche al rango di “Basilica Minore”. Che le persone di Forio, venute nel porto
di Ancona nel 1295, siano state tutte “allucinate” anche loro?…
Non vedi,
caro Federico, “la contraddizione” “lampante” tra l’affermare che la
“traslazione miracolosa” sarebbe un’amplificazione “leggendaria” dei secoli
posteriori, mentre dalla Basilica costruita a Forio alla fine del XIII secolo (cfr. foto della Basilica a lato), risulta
al contrario e “indiscutibilmente” che i pescatori di Forio hanno “immediatamente” (e proprio nel 1295!) riportato a Forio, agli
altri abitanti della loro cittadina, la notizia della “traslazione
miracolosa”, per “il ministero degli angeli”, avvenuta in Ancona o a Loreto? Se i
pescatori di Forio, approdati ad Ancona in quello stesso anno della
traslazione, avessero saputo e constatato che si trattava di una “traslazione
umana”, ad opera dei “principi Angeli” dell’Epiro, non avrebbero riferito “con
naturalezza” questo fatto saputo dagli anconitani e da loro constatato
direttamente?… Per quale motivo, invece, avrebbero riportato “la menzogna” (perché sarebbe “tale”!…) che si trattava di “una
traslazione miracolosa”?… Quale motivo avevano di “alterare il fatto storico” e
addirittura “inventare” “un fatto soprannaturale”, quando tutti i contemporanei
potevano facilmente recarsi ad Ancona o a Loreto (come poi realmente avvenne,
come dimostrano le monete dell’epoca ritrovate) ed accertarsi direttamente
che “non era un
fatto soprannaturale”, avendo modo di poter
interrogare gli stessi “testimoni” del luogo, ancora tutti viventi?…
Di fronte a
questa “prova” della Basilica costruita a Forio, si dovrebbe comunque dire - se
fosse vera “l’alterazione leggendaria” dei fatti - che “l’alterazione
leggendaria” è “già” del 1295
e non certo di uno o due secoli dopo!… E’
“ragionevolmente” possibile questo?… Non è allora ancor più “evidentissimo”
quanto “tutto” diventa “illogico”, “assurdo” ed “impossibile” se si contraddice
“la verità” della “traslazione miracolosa”?…
In
proposito, scrisse in maniera “illuminante” proprio il nostro attuale
Papa Giovanni
Paolo II: “La devozione popolare alla Madonna
di Loreto è antica
quanto la tradizione circa le vicende della “traslazione” della
casetta di Nazareth sul “colle dei lauri”, presso la città di Ancona” (all’“Angelus”
dell’8 dicembre 1987, solennità dell’Immacolata). Quindi, anche il nostro
attuale Sommo Pontefice afferma inequivocabilmente (per chi vuole
intendere!… cfr.
Mc.13,14: “chi legge capisca…) che c’è una “assoluta
contemporaneità” tra “nascita della devozione
popolare alla
Madonna di Loreto” e “inizio della
tradizione circa le vicende della traslazione (miracolosa!) della
casetta di Nazareth a Loreto”. Quindi,
anche nella valutazione del Papa attuale, non vi è stata nessuna “alterazione
leggendaria” “posteriore”!… Come proprio attesta, inequivocabilmente,
l’esistenza della Basilica di “Santa Maria di Loreto” a Forio, risalente
proprio agli anni 1295-1300, nella quale si onora “da quell’anno” (il 1295)
“il fatto storico” della “traslazione miracolosa” della Santa Casa di Nazareth
a Loreto!…
Leggi anche eventi e profezie di attualità riguardanti
l’isola d’Ischia (proprio tra Forio e Lacco Ameno):
http://profezie3m.altervista.org/archivio/App_Zaro.htm e http://digilander.libero.it/carromano/zaro.html
Possono
essere, perciò, caro Federico, “tutte” “favole”? “tutte” “leggende”? “tutte”
“pie tradizioni”? “tutte” “lapidi” “false”? “tutte” “chiese” “costruite” “senza
motivo” e “per fatti inesistenti”? “tutte” “menzogne” (già dal 1295!…) non mai
contraddette dai “testimoni” del tempo? Possono essere proprio “tutte”
“testimonianze” “false”?… e anche quando sono fatte “per rivelazione divina” da
“beati” e “santi” canonizzati?… e anche quando i “Papi” per tanti secoli -
compreso Giovanni
Paolo II - si sono
pronunciati in favore della “traslazione miracolosa”, impegnando la loro
autorità di Sommi Pontefici e di Vicari di Cristo?…
Ti espongo,
però, ancora un altro “problema”, e non da poco, da risolvere. Per poter portare via le mura
della Santa Casa da Nazareth, i supposti “crociati”, o chi per loro, come
avranno fatto?… quali “mezzi meccanici” di allora avranno usato?… come saranno
stati capaci di “tirare fuori” le “tre pareti” della Santa Casa (e poi di
“trasportarle” senza farle mai crollare!…) dalla Chiesa che le custodiva, sia a
Nazareth, che a Tersatto, che “in vari luoghi” e infine a Loreto,
nell’originaria località “Banderuola”, nella “selva di Loreta”, dove “arrivò”
la Santa Casa (secondo la
Tradizione, riportata da Girolamo Angelita) nella notte tra il 9-10
dicembre 1294?… E poi come avranno fatto a “tirarla fuori” dalla chiesetta
della Banderuola (che,
secondo studi fatti, sarebbe stata edificata a protezione) e spostarla ancora (e perché?… non stava già bene
lì?…) sul colle
retrostante sul campo di due fratelli (che litigavano fra loro per
“prendersi” le offerte dei fedeli), e infine,
nel 1296, spostarla ancora per collocarla in mezzo ad una strada di transito,
lì accanto (non c’era un
luogo migliore?…) con parte
delle mura “appoggiate” sul vuoto (!) di un fosso, come tutt’oggi
ancora è?… E senza porre delle fondamenta?… Quale architetto o costruttore
farebbe una cosa simile?…
In proposito, proprio un
insigne architetto, Federico Mannucci, incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta
della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio
scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione”
del 1923, che “è assurdo solo pensare”
che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della
Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e
straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun
fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato,
seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si
conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima
lesione sui muri” (F.
Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
L’architetto Mannucci trasse,
in sintesi, queste conclusioni:
1 i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con
pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata;
2 è assurdo solo il pensare ad un trasporto
meccanico;
3 la costruzione
della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive
ed alle stesse leggi fisiche.
Questo è il
parere di un architetto, come anche di tanti altri che hanno esaminato nei
secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada su cui “si è posata”. Come
anche l’architetto Giuseppe Sacconi, che dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte
appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso
attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni
storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non può essere
stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno
1925, n.1).
E, ancora:
per quale motivo “straordinario” (e difatti era proprio per un
motivo “straordinario”!…) il Comune
di Recanati, nel cui territorio era “traslata” la Santa Casa, non la fece
spostare dalla strada, quando i recanatesi stessi nel 1289 (cioè, cinque anni prima
dell’arrivo della Santa Casa: ed è un documento ancora esistente) avevano emanato disposizioni,
secondo le quali qualunque costruzione avesse occupato strade pubbliche doveva
essere abbattuta, mentre nel caso della Santa
Casa non solo “non la toccarono mai”, ma -
lasciandola in mezzo alla strada (che veniva così interrotta) -
edificarono subito delle mura di sostegno alla Santa Casa stessa, nel timore
che crollasse (mura che
poi “si discostarono da sole”!)… E tutt’oggi le pareti della
Santa Casa sono senza appoggi laterali, senza fondamenta, e con una parte
sospesa sul vuoto di un fosso!…
Come è
stato possibile, caro Federico, tale “trasporto umano”, “vagante” e… “aereo” in
mezzo Mediterraneo per cinque-sei anni?… “trasporto” che sarebbe stato
effettuato dai supposti “crociati” (però “mai nominati” in nessun
luogo e in nessun tempo e in nessun documento e in nessun reperto archeologico). Con quali
“mezzi” di allora trasportare delle pareti di una casa per cinque anni in tanti
luoghi diversi? Anche con i mezzi di oggi sarebbe possibile?… Come “posarla”,
poi, “dall’alto” (!) in mezzo a fitte selve (come
a Tersatto, ed anche la zona lauretana, come era anticamente).
Né è
possibile l’ipotesi dello “smontaggio” e “rimontaggio” delle “sante pietre”,
perché “la malta” con cui sono murate è “scientificamente” accertato essere
della Palestina, dei dintorni di Nazareth e inesistente nelle Marche e in
Italia. Come hanno fatto i supposti “crociati”, o chi per loro, a smontare e
rimontare continuamente le “pietre” per “ricostruire” le Sacre Mura in tanti
luoghi diversi, per più anni, e utilizzando (“procuratasi” “come”, “dove” e
“quando?…) una malta
di origine palestinese di un’altra
epoca(perché la Santa Casa fu costruita oltre 2000 anni fa!) e senza mai fare alcuna
commistione con altre “malte locali”?… e anche senza alterare minimamente -
nella ricostruzione - la perfetta geometria della Casa, perfettamente
combaciante con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth e con la
grotta antistante rimastavi?… E come avranno fatto - nella collocazione finale
e definitiva - a “ricostruirla” in poche ore (per non farsi “accorgere” dai
recanatesi…) in mezzo ad
una strada senza solida consistenza, senza fare fondamenta, e “riedificando”
parte delle mura… sul vuoto di un fosso?!… andando contro le stesse leggi
fisiche?…
Se non
fosse un vero miracolo la traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto,
sarebbe però da dichiarare “un vero miracolo” che degli uomini possano essere
riusciti a tanto!…
Tutto ciò
che ti ho qui sommariamente esposto, caro Federico, non è “un coacervo
di assurdità” inspiegabili?… ma “spiegabili” se si “accetta”
la verità dell’evento soprannaturale?…
Ognuno,
naturalmente, resta libero di credere a ciò che vuole. Io non baso certo la mia
fede sui “miracoli”: ma poiché - per benevolenza di Dio - talvolta i miracoli
anche avvengono, sono ben felice di rendere onore e gloria al Signore che li
compie nella sua infinita misericordia, facendoli conoscere e “difendendone”
anche - se necessario – “l’autenticità”, quando vedo che vengono misconosciuti
persino contro “l’evidenza” dei fatti: e ciò solo per “l’amore per la verità”.
Riguardo
poi a “queste sciocchezze” dietro cui Dio “non perde il
tempo” ad occuparsene, ti riporto per risposta e meditazione solo un
brano di Santa Teresa del Bambin Gesù (Dottore della Chiesa), che,
pellegrina anche lei a Loreto, lasciò scritto al riguardo: “La mia
emozione fu profonda trovandomi sotto lo stesso tetto della Santa Famiglia,contemplando
i muri sui quali Gesù aveva
fissato i suoi occhi divini”.
Da "Storia di
un'anima" di Santa Teresa del
Bambin Gesù
"Mi sono chiesta a lungo
perché il Buon Dio facesse delle preferenze, perché tutte le anime non
ricevessero un uguale grado di grazie; mi stupivo vedendolo elargire favori
straordinari ai Santi che l'avevano offeso, come San Paolo e Sant'Agostino e
che Egli costringeva, per così dire, a ricevere le sue grazie; o leggendo la
vita dei Santi che Nostro Signore si è compiaciuto di coccolare dalla culla
alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro
di elevarsi verso di Lui, e prevenendo queste anime con favori tali che non
potevano fare a meno di conservare immacolato lo splendore della loro veste
battesimale. Mi
domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano così numerosi prima
di aver solo sentito pronunciare il nome di Dio... Gesù si è degnato di istruirmi
su questo mistero, ha messo davanti ai miei occhi il libro
della natura, e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo
splendore della rosa e il candore del Giglio non cancellano il profumo della
piccola violetta o la semplicità incantevole della margheritina... Ho capito che se tutti i
fiorellini volessero essere delle rose, la natura perderebbe il suo manto
primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini... Così accade
nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Egli ha voluto creare i grandi
Santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose, ma ne ha creati
anche di piccoli, e questi devono accontentarsi di essere delle pratoline e
delle violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Buon Dio quando lo abbassa
ai suoi piedi; la perfezione consiste nel fare la Sua volontà, nell'essere
quello che Lui vuole... Ho capito
anche che l'amore di Nostro Signore si rivela tanto all'anima più semplice, che
non oppone alcuna resistenza alla sua grazia, quanto all'anima più sublime;
infatti, dato che il gesto più
proprio dell'amore è di abbassarsi, se
tutte le anime assomigliassero a quelle dei Santi dottori che hanno illuminato
la Chiesa con lo splendore della loro dottrina, il Buon Dio non scenderebbe
abbastanza in basso giungendo fino al loro cuore; ma Egli ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli
grida, ha creato il povero selvaggio che è guidato solo dalla
legge naturale ed è fino al loro cuore che Egli si degna di abbassarsi: sono
proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce... Discendendo in questo mondo il
Buon Dio mostra la sua grandezza infinita. Come il sole rischiara sia i
cedri sia ogni fiorellino, come se esso fosse l'unico sulla terra, così Nostro
Signore si occupa in modo particolare di ogni anima come se essa non avesse
uguali; e come in natura tutte le stagioni sono regolate in modo da far
sbocciare, nel giorno stabilito, anche la più umile margheritina, allo stesso
modo tutto concorre al bene di ogni anima".
Tratto da: "Storia di un'anima", di
Santa Teresa di Lisieux – Cfr. anche Sito Internet http://www.fuocovivo.org/suor%20maria%20lucia.html
Ciò che scrive Santa Teresa, d’altra parte, non era
già stato detto da Gesù, riguardo alla cura premurosa che Dio ha di tutte le
creature, anche di quelle inferiori, come gli uccelli del cielo e i gigli del
campo? “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi
di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che
indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né
mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi,
per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché
vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non
lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua
gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è
e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca
fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo?
Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i
pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete
bisogno. Cercate
prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché
il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”
(Mt.6,25-34).
Caro Federico, non voglio stancarti di più.
Voglio però ringraziarti per avermi dato l’occasione ed avermi “stimolato” a
scriverti questa esposizione e di avermi anche “autorizzato” a pubblicarla in
“Internet” per farla conoscere pure ad altri. Se gradirai degli approfondimenti
ulteriori e più specifici sono sempre disponibile a fornirteli. Se poi qualche
“studioso” più edotto di me rileverà in questa esposizione molto sommaria delle
imprecisioni, inesattezze o anche degli sbagli “documentali” in quanto ti ho
scritto, sono sempre pronto a fare le giuste e dovute correzioni. Ma “la
sostanza” - per quanto mi riguarda - “resta”: la Santa Casa di Nazareth fu
proprio trasportata “miracolosamente” a Loreto per Volontà di Dio e della
Vergine Maria, mediante il “ministero angelico”!… a lode e
gloria di Dio e della Beata Vergine Maria, Madre di Dio… ed anche a lode e gloria dei “santi angeli” che “vedono sempre la faccia del Padre…
che è nei cieli” (Mt.18,10), e
sono “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti
alla voce della sua parola” (Sal.103,20).
In proposito - e concludo - come non
ricordare anche “la visione” sulla Santa Casa di Loreto che ebbe San Giuseppe
da Copertino, proprio “il santo dei voli” (… e questo santo come faceva a
“volare”, quasi quotidianamente?…). San Giuseppe, dopo lunghi
anni di peregrinazione (a Napoli,
Roma, Assisi, Fossombrone e Pietrarubbia, nelle Marche), giunto
in una casa colonica presso Osimo (il 10 luglio del 1607), volle salire sul
terrazzo per ammirare il panorama. Si affacciò al suo sguardo il Santuario di
Loreto - lì di fronte - e San Giuseppe ebbe una splendida visione: vedeva angeli che salivano e
scendevano dal Cielo, osannando alla Casa di Nazareth, dove la Madonna aveva
concepito il Bambino e, dopo
aver portato le preghiere dei pellegrini in Cielo, ve ne ritornavano riportando
a loro “le grazie richieste”, che Dio, per l’intercessione di Maria, concedeva
loro. Poi egli spiccò un volo e andò a posarsi su un mandorlo. Il volo e
l'estasi che ne seguirono furono interrotti dal Padre Segretario Generale che,
insieme con altri confratelli, era lì presente e comandò al Santo di rientrare
in sé…
Questa è “storia”, non “favole” o “leggende”!… Sito http://www.santodeivoli.it
Nel salutarti, caro
Federico, ti assicuro il mio sincero ricordo nella preghiera, soprattutto
quando mi recherò, come faccio spesso, nella Santa Casa di Loreto, che è il
luogo più amato da Dio nell’intero Universo, perché fra quelle Sacra Mura egli
si è “incarnato” in Maria Vergine, entrando “nel tempo” e “nello spazio” e
“nella storia”, per poter salvare gli uomini con la sua Passione e Morte di
Croce, e la sua Risurrezione: e preghiamo e speriamo che salvi anche noi per la
Vita Eterna.
Con viva gratitudine e
cordialità.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA
Tel. 071.2801766 - Cell. 338.2892353 - Fax
178.4413104
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it
Siti Internet: www.lavoce.an.it - www.fuocovivo.org - www.noicattolici.it
ALCUNE
ATTESTAZIONI E TESTIMONIANZE RICEVUTE
(con
autorizzazione alla pubblicazione)
---
Original Message --- From: carlo(…)@tiscali.it
- To: giorgio.nicolini@poste.it - Sent: Tuesday, September 07, 2004 1:39 PM - Subject: Ringraziamento
Sono una persona di 59 anni, maceratese.
Ricordo
che da bambino (anni Cinquanta), facendo visita al santuario di Loreto, i frati
raccontavano del trasporto degli angeli, della mancanza delle fondazioni, ed
altre cose; ma pressati dalla curiosità relativa ai fatti narrati se dovessero
essere ritenuti certi, concludevano dicendo che era una "leggenda", e
chi voleva la poteva credere.
Circa
venti anni fa, in una visita al Santuario, ricordo di avere ascoltato da un
frate la spiegazione del trasporto fatto da trasportatori di nome Angeli;
trasporto di reliquie eseguito in un’epoca in cui molto ci si teneva...
Poi ho
avuto informazione degli studi eseguiti dall'architetto Monelli circa la natura
ed il tipo dei materiali impiegati nelle mura della Santa Casa; un approccio
scientificamente importante e valido per molte spiegazioni relative alla
provenienza.
Quanto ho
potuto ora leggere con attenzione è significato per me "tradizione"
della chiesa, che è supportata da numerosi fatti storici con anche l'intervento
di Santi e Beati (cioè di Dio!).
Ringrazio
di cuore perché mi è piaciuto molto. Per poter parlare occorre non essere
ignoranti, ma conoscere.
Anche io
considero bene che nulla è impossibile a Dio, e mi piace quando riesco a vedere
il Suo filo conduttore nelle cose. Quella di oggi è stata per me una
rivelazione storica ed al tempo stesso scientifica e di fede,
utile per essere illuminato e contento della presenza di Dio tra gli
uomini. Grazie.
Carlo
Rinaldelli
(Macerata)
---
Original Message --- From: achille(…)@hotmail.com - To: giorgio.nicolini@poste.it - Sent: Tuesday, September 07, 2004 5:51 PM - Subject: Santa Casa
Egregio e, mi consenta, caro
professore, sono rimasto letteralmente INCANTATO non solo dai contenuti della
Sua ampia lettera sulla Santa Casa, peraltro alcuni già in mia conoscenza,
quanto dal tenore delle sue argomentazioni che ho trovato fondatissime e
pertinentissime. Purtroppo - o, chissà? per fortuna - non sono più giovanissimo
e mi trovo a vivere in un ambiente ecclesiale dove tutto è ipotrofico e
relativistico. Ci si vergogna - A TANTO SI E’ ARRIVATI! - a difendere la santa
Fede e la santa Tradizione Cattolica. Quei pochi che azzardano a rompere questo
cerchio diabolico sono alcuni laici, tipo Messori e tipo Lei. Grazie alla Sua
lettera mi sono ritrovato come d’incanto nel periodo felicissimo della mia
infanzia, quando si era santamente fieri di essere Cattolici, quando si
spiegava la Fede attraverso la ragione, poiché si diceva - e giustamente - che
la Fede supera ma non contraddice alla ragione, quando si faceva un vanto - sì
un vanto, e perché no? - di possedere ed esibire la Santa Casa e la SACRA
Sindone - ora non più sacra, chissà perché? - e, persino nell'ultima chiesetta
di periferia, povera e di legno, si svolgevano liturgie che incantavano persino
gli angeli: era il tempo delle conversioni e delle vocazioni. Poi è venuta la
cosiddetta “primavera dello spirito”: sarà ma io sento un gran gelo addosso...
... Di nuovo GRAZIE e che Dio la remuneri per lo zelo che ha per la sua casa
(in tutti e due i sensi).
Achille
Togna
(Roma)
INSEGNAMENTI DI PAOLO
VI
“Noi viviamo in un periodo in
cui l'attrattiva delle cose naturali si è fatta assai suggestiva: natura,
scienza, economia e godimento impegnano potentemente la nostra attenzione, il
nostro lavoro, la nostra speranza. La fecondità, che la mano di uomo ha saputo
trarre dal seno della terra, ci ha procurato beni, ricchezze e piaceri, che
sembrano saziare ogni nostra aspirazione, e che sembrano perfettamente
corrispondere alle nostre facoltà di ricerca e di possesso. Qui è la vita, dice
la nostra conquista del mondo circostante, e qui si dirigono, si legano e si
arrestano i nostri desideri; qui arriva la nostra speranza, qui si ferma il
nostro amore. E quando è così - come spesso lo è - non siamo più capaci di
pregare, di aspirare alle cose trascendenti e supreme, di porre la nostra
speranza al di là del quadro della nostra immediata esperienza. Il mondo della
religione ci sembra vano; quello soprannaturale, che ci invita alla beatitudine
eterna con Maria ed i Santi, ci riesce inconcepibile. L'aldilà è stato
sostituito dall'aldiquà. L’idea della Madonna che ora, di là appunto, ci
osserva e ci attende, ci sembra strana e forse importuna. E invece certamente
quella Beatissima nostra Mamma, se ancora oggi fosse capace di trepidazione e
di lacrime, soffrirebbe per noi, vedendoci intenti ad altri fini, non a quello
che ci conduce a Lei; e soffrirebbe dolorosamente vedendoci fermi e distratti
sul sentiero che invece dovrebbe stimolare i nostri passi verso la meta dove
ella ci aspetta”.
Cfr.
Sito Internet www.madonnadellelacrime.it
L’INSEGNAMENTO
DI GIOVANNI PAOLO II
L'intera Chiesa in Europa
senta rivolto a sé il comando e l'invito del Signore:
ravvediti,
convertiti, “svegliati
e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire”
(Ap.3,2)
È un'esigenza che nasce anche
dalla considerazione del tempo attuale: “La grave situazione di indifferenza
religiosa di tanti europei, la presenza di molti che anche nel nostro
Continente non conoscono ancora Gesù Cristo e la sua Chiesa e che ancora non
sono battezzati, il secolarismo che contagia una larga fascia di cristiani che
abitualmente pensano, decidono e vivono “come se Cristo non esistesse”, lungi
dallo spegnere la nostra speranza, la rendono più umile e più capace di
affidarsi solo a Dio. Dalla sua misericordia riceviamo la
grazia e l'impegno della conversione”
(Giovanni Paolo II,
Esort. Apost. “Ecclesia in Europa”, n.26, 28 giugno 2003)
IL
MESSAGGIO DI LORETO
Come mai tanta affluenza di popolo
a Loreto? Qual è il messaggio che si sprigiona da quelle mura misteriose? La
singolare attrazione che il Santuario mariano di Loreto esercita da ormai
settecento anni sui fedeli, e specialmente sui malati, sui poveri, sugli umili,
sugli emarginati, nasce proprio dal suo messaggio unico e intramontabile, il
messaggio dell’Incarnazione di Dio per la salvezza dell’uomo! A Loreto si
medita e si riscopre la nascita di Cristo, il Verbo Divino, e la sua vita
terrena, umile e nascosta, per noi e con noi; a Loreto la realtà misteriosa del
Natale e della Santa Famiglia diventa in qualche modo palpabile, si fa
esperienza personale, commovente e trasformante. Il pensiero dell’umile Casa in
cui il Verbo incarnato visse per anni convince il pellegrino che davvero Dio
ama l’uomo così come è e lo chiama, lo segue, lo illumina, lo perdona, lo
salva. E infatti a Loreto folle innumerevoli, ogni giorno, e da tutto il mondo,
si accostano al Sacramento della Confessione e dell’Eucaristia e molti si
convertono dall’incredulità alla fede, dal peccato alla grazia, dalla
tiepidezza e dalla superficialità al fervore spirituale ed all’impegno della
testimonianza. Loreto è una sosta di pace per l’anima, è un incontro
particolare con Dio; è un rifugio per chi cerca la Verità e il senso della
vita. Loreto è il Santuario dell’Incarnazione, che proclama l’amore di Dio, la
dignità di ogni persona, la santità della famiglia, il valore del lavoro e del
silenzio, la necessità della preghiera, il comando della carità verso tutti i
fratelli! Ascoltiamo il suo messaggio, confidando in Maria, nostra
Madre! (Giovanni
Paolo II, “Angelus” dell’8 dicembre 1987, solennità dell’Immacolata)
ECCO
L’ISPIRAZIONE CHE TROVO QUI A LORETO
Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto
mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta
il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di
valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita - Cfr. Sito Internet http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/INDEXMOVIMENTO.htm -, l’educazione dei figli, la preghiera, che
le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della
storia”…
“Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case
modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane,
possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il
fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà
dell’amore”… “Si tratta infatti di lavorare e collaborare perché sulla
terra, che la Provvidenza ha destinato ad essere l’abitazione degli uomini, la
casa di famiglia, simbolo dell’unità e dell’amore, vinca tutto ciò che minaccia
questa unità e l’amore tra gli uomini: l’odio, la crudeltà, la distruzione, la
guerra… Ecco l’ispirazione che trovo qui a Loreto… Poiché nella nostra difficile epoca, ed anche nei
tempi che vengono, può salvare l’uomo soltanto il vero grande Amore! Solo grazie ad esso questa terra, l’abitazione dell’umanità, può
diventare una casa: la casa delle famiglie, la casa delle nazioni, la casa
dell’intera famiglia umana… (…) che prepara i figli di tutta la terra
all’eterna casa del Padre nel cielo.
Giovanni Paolo II -
Loreto, 8 settembre 1979
(1° pellegrinaggio a Loreto
LA VOCE CATTOLICA
Giornale Informatico Gratuito di Ispirazione Cattolica
n°17/2013
Ancona, domenica 16 giugno 2013
A cura del Prof. Giorgio Nicolini
Tel./Fax 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Posta Elettronica: direttore@telemaria.it
LO SCANDALO DELL'INCARNAZIONE
E L'APOSTASIA LAURETANA
www.lavocecattolica.it/ santacasa.htm
IL SANTUARIO DI LORETO E' IL SANTUARIO DELL'INCARNAZIONE
Giornale Informatico Gratuito di Ispirazione Cattolica
n°17/2013
Ancona, domenica 16 giugno 2013
A cura del Prof. Giorgio Nicolini
Tel./Fax 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Posta Elettronica: direttore@telemaria.it
LO SCANDALO DELL'INCARNAZIONE
E L'APOSTASIA LAURETANA
www.lavocecattolica.it/
IL SANTUARIO DI LORETO E' IL SANTUARIO DELL'INCARNAZIONE
Si
riportano di seguito alcuni stralci dell’omelia mattutina del 1° giugno 2013,
in cui papa Francesco ricordò con molta insistenza che la Chiesa non è
un’associale di solidarietà sociale ma è l’annunciatrice dello scandalo della
Croce.
Papa Francesco durante l’omelia del 1° giugno 2013.
Papa Francesco durante l’omelia del 1° giugno 2013.
“La
Chiesa non è un’organizzazione di cultura”, ma è «la famiglia di Gesù”. Il Papa
ha ribadito che i cristiani non devono avere vergogna di vivere con lo scandalo
della Croce e li ha esortati a non lasciarsi “intrappolare dallo spirito del
mondo”. “Con quale autorità fai queste cose?”. Papa Francesco ha svolto la sua
omelia partendo dalla domanda rivolta a Gesù dagli scribi e dai sommi
sacerdoti. Ancora una volta, ha osservato, vogliono tendere “una trappola” al
Signore, cercando di portarlo “all’angolo” di farlo sbagliare. Ma qual è, si
chiede il Papa, il problema che questa gente aveva con Gesù? Sono forse i
miracoli che faceva? No, non è questo. In realtà, ha affermato, “il problema
che scandalizzava questa gente era quello che i demoni gridavano a Gesù: ‘Tu
sei il Figlio di Dio, Tu sei il Santo!”. Questo “è il centro”, questo
scandalizza di Gesù: “Lui è Dio che si è incarnato”. Anche a noi, ha
proseguito, “ci tendono trappole nella vita”, ma ciò che “scandalizza della
Chiesa è il mistero dell’Incarnazione del Verbo”. E “questo non si tollera,
questo il demonio non lo tollera”. “Quante volte si sente dire: ‘Ma, voi
cristiani, siate un po’ più normali, come le altre persone, ragionevoli!’.
Questo è un discorso da incantatori di serpenti, proprio: ‘Ma, siate così, no?,
un po’ più normali, non siate tanto rigidi …’. Ma dietro a questo c’è: ‘Ma, non
venite con storie, che Dio s’è fatto uomo’! L’Incarnazione del Verbo, quello è
lo scandalo che c’è dietro! Noi possiamo fare tutte le opere sociali che
vogliamo, e diranno: ‘Ma che brava, la Chiesa, che buona l’opera sociale che fa
la Chiesa’. Ma se noi diciamo che noi facciamo questo perché quelle persone
sono la carne di Cristo, viene lo scandalo. E quella è la verità, quella è la
rivelazione di Gesù: quella presenza di Gesù incarnato”. E “questo è il punto”,
ha sottolineato Papa Francesco: “Sempre ci sarà la seduzione di fare cose buone
senza lo scandalo del Verbo Incarnato, senza lo scandalo della Croce”. Dobbiamo
invece “essere coerenti con questo scandalo, con questa realtà che fa
scandalizzare”. È “meglio così: la coerenza della fede”. Il Papa ha, quindi,
rammentato quanto afferma l’Apostolo Giovanni: “Quelli che negano che il Verbo è
venuto nella carne sono dell’anticristo, sono l’anticristo”. D’altronde, ha
detto ancora, “soltanto quelli che dicono che il Verbo è venuto nella carne
sono dello Spirito Santo”. Papa Francesco ha dunque affermato che “ci farà bene
a tutti noi pensare questo: la Chiesa non è un’organizzazione di cultura, anche
di religione, anche sociale”. “La Chiesa è la famiglia di Gesù. La Chiesa
confessa che Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne: quello è lo scandalo,
e per questo perseguitavano Gesù. E alla fine, quello che non aveva voluto dire
Gesù, a questi – ‘Con che autorità fai questo?’ – lo dice al Sommo sacerdote.
‘Ma, alla fine di’: Tu sei il Figlio di Dio?’ – ‘Sì!’. Condannato a morte, per
quello. Questo è il centro della persecuzione. Se noi diventiamo cristiani
ragionevoli, cristiani sociali, cristiani di beneficenza soltanto, quale sarà
la conseguenza? Che non avremo mai martiri: quella sarà la conseguenza”. Quando
invece noi cristiani diciamo questa verità, che “Il Figlio di Dio è venuto e si
è fatto carne”, quando noi – ha proseguito il Papa – “predichiamo lo scandalo
della Croce, verranno le persecuzioni, verrà la Croce” e ciò “sarà buono”,
“così è la nostra vita”. “Chiediamo al Signore di non avere vergogna di vivere
con questo scandalo della Croce. E anche la saggezza: chiediamo la saggezza di
non lasciarci intrappolare dallo spirito del mondo, che sempre ci farà proposte
educate, proposte civili, proposte buone ma dietro a quelle c’è proprio la
negazione del fatto che il Verbo è venuto nella carne, dell’Incarnazione del
Verbo. Che alla fine è quello che scandalizza quelli che perseguitano Gesù, è
quello che distrugge l’opera del diavolo. Così sia”.
LO
STUPORE DEL DIRETTORE DI “AVVENIRE” PER LA DISINFORMAZIONE SU LORETO
SENZA CORREGGERE “LA PROPRIA” DISINFORMAZIONE
SENZA CORREGGERE “LA PROPRIA” DISINFORMAZIONE
Nelle
lettere al Direttore, a pag.29 del 12 giugno u.s. del quotidiano AVVENIRE, una
lettrice (Graziella Nascimbene di Milano) scriveva giustamente: “Gentile
direttore, le invio alcune amare considerazioni in merito alla disinformazione
(l’ennesima) delle reti televisive nazionali. Né sabato né domenica si è
sentita una parola né visto un minimo di servizio nei telegiornali nazionali
sul pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto che ha avuto luogo nella notte di sabato 8
giugno e al quale hanno partecipato circa 100.000 persone. Già lo scorso anno i
partecipanti erano stati almeno 90.000. Oltrettutto c’è anche stata una
telefonata in diretta di Papa Francesco… Ma tutto ciò non basta a fare notizia,
evidentemente…”.
Il Direttore, dott. Marco Tarquinio, ha così risposto altrettanto giustamente, e con molto rilievo nella pagina: “Ha ragione, cara signora Nascimbene, la vasta disattenzione mediatica per certi eventi di fede e di popolo è davvero pesante e colpisce sempre di più anche me. Ma prima di tutto mi stupisce. (…) Pare che in quest’Italia immobile sino alla stagnazione o, in molti modi, addirittura in retromarcia non riesca proprio a “far notizia” il popolo cristiano che, sempre più numeroso, scende ogni anno in strada verso un Santuario Mariano che è tra i più amati e famosi del mondo…”.
Mentre è in tutto approvabile quanto ha scritto il direttore di AVVENIRE, è tuttavia da ricordargli rispettosamente un doveroso ed opportuno “ESAME DI COSCIENZA” riguardo alla DISINFORMAZIONE che lo stesso AVVENIRE ha fatto e continua a fare a riguardo del “SANTUARIO MARIANO CHE E’ TRA I PIU’ AMATI E FAMOSI DEL MONDO”, come giustamente egli stesso scrive.
Ha pubblicato la lettera della signora Nascimbene ed ha fatto benissimo, ma non ha mai pubblicato due lettere pervenutegli dall’Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO di Firenze, oltreché tanti documenti inviatigli dal sottoscritto, riguardo alla GRAVISSIMA DISINFORMAZIONE e FALSIFICAZIONE sulla storia del Santuario Mariano di Loreto, come pubblicato nel numero del 12 maggio 2013 di AVVENIRE, ove l’estensore Vito Punzi ha negato sia l’autenticità della “reliquia” della Santa Casa (nella sua “integralità”) che le “Traslazioni Miracolose” di essa, al contrario di quanto da sempre la Chiesa ha riconosciuto e dichiarato per sette secoli, da istituirne anche una Festa Liturgica apposita.
Non ci si può lamentare, allora, se “il mondo” oscura un fatto ed una reliquia così straordinaria come quella della Santa Casa, quando sono gli stessi cattolici che ne oscurano e ne falsificano l’autenticità e la soprannaturalità e, richiamati alla “verità”, “fingono di non vedere e di non sentire”, continuando nella propria ipocrisia.
L’amore per la verità in un direttore di un quotidiano cattolico esigerebbe, quanto meno, la pubblicazione delle lettere inviategli in caritatevole correzione... E perché si stupisce, perciò, il direttore di AVVENIRE dell’oscuramento dei mass-media di un evento ecclesiale tanto importante, quale la marcia annuale Macerata-Loreto, quando dall’interno stesso della Chiesa i suoi membri fanno anche peggio, propalando “il falso” e nascondendo “il vero”?... e, facendo ciò, commettendo anche "una grave colpa morale" contro l'ottavo Comandamento?... e senza mostrare l’umile accettazione della “correzione fraterna”, facendoli così divenire corresponsabili di quell'oscuramento della "verità" dell'Incarnazione del Verbo, avvenuta in quella Santa Casa di Nazareth per il "sì" di Maria Vergine?... Come ha affermato il Papa nell'omelia sopra riportata del 1° giugno: “Chiediamo al Signore di non avere vergogna (...). Chiediamo la saggezza di non lasciarci intrappolare dallo spirito del mondo, che sempre ci farà proposte educate, proposte civili, proposte buone ma dietro a quelle c’è proprio la negazione del fatto che il Verbo è venuto nella carne, dell’Incarnazione del Verbo. Che alla fine è quello che scandalizza quelli che perseguitano Gesù, è quello che distrugge l’opera del diavolo”.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Il Direttore, dott. Marco Tarquinio, ha così risposto altrettanto giustamente, e con molto rilievo nella pagina: “Ha ragione, cara signora Nascimbene, la vasta disattenzione mediatica per certi eventi di fede e di popolo è davvero pesante e colpisce sempre di più anche me. Ma prima di tutto mi stupisce. (…) Pare che in quest’Italia immobile sino alla stagnazione o, in molti modi, addirittura in retromarcia non riesca proprio a “far notizia” il popolo cristiano che, sempre più numeroso, scende ogni anno in strada verso un Santuario Mariano che è tra i più amati e famosi del mondo…”.
Mentre è in tutto approvabile quanto ha scritto il direttore di AVVENIRE, è tuttavia da ricordargli rispettosamente un doveroso ed opportuno “ESAME DI COSCIENZA” riguardo alla DISINFORMAZIONE che lo stesso AVVENIRE ha fatto e continua a fare a riguardo del “SANTUARIO MARIANO CHE E’ TRA I PIU’ AMATI E FAMOSI DEL MONDO”, come giustamente egli stesso scrive.
Ha pubblicato la lettera della signora Nascimbene ed ha fatto benissimo, ma non ha mai pubblicato due lettere pervenutegli dall’Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO di Firenze, oltreché tanti documenti inviatigli dal sottoscritto, riguardo alla GRAVISSIMA DISINFORMAZIONE e FALSIFICAZIONE sulla storia del Santuario Mariano di Loreto, come pubblicato nel numero del 12 maggio 2013 di AVVENIRE, ove l’estensore Vito Punzi ha negato sia l’autenticità della “reliquia” della Santa Casa (nella sua “integralità”) che le “Traslazioni Miracolose” di essa, al contrario di quanto da sempre la Chiesa ha riconosciuto e dichiarato per sette secoli, da istituirne anche una Festa Liturgica apposita.
Non ci si può lamentare, allora, se “il mondo” oscura un fatto ed una reliquia così straordinaria come quella della Santa Casa, quando sono gli stessi cattolici che ne oscurano e ne falsificano l’autenticità e la soprannaturalità e, richiamati alla “verità”, “fingono di non vedere e di non sentire”, continuando nella propria ipocrisia.
L’amore per la verità in un direttore di un quotidiano cattolico esigerebbe, quanto meno, la pubblicazione delle lettere inviategli in caritatevole correzione... E perché si stupisce, perciò, il direttore di AVVENIRE dell’oscuramento dei mass-media di un evento ecclesiale tanto importante, quale la marcia annuale Macerata-Loreto, quando dall’interno stesso della Chiesa i suoi membri fanno anche peggio, propalando “il falso” e nascondendo “il vero”?... e, facendo ciò, commettendo anche "una grave colpa morale" contro l'ottavo Comandamento?... e senza mostrare l’umile accettazione della “correzione fraterna”, facendoli così divenire corresponsabili di quell'oscuramento della "verità" dell'Incarnazione del Verbo, avvenuta in quella Santa Casa di Nazareth per il "sì" di Maria Vergine?... Come ha affermato il Papa nell'omelia sopra riportata del 1° giugno: “Chiediamo al Signore di non avere vergogna (...). Chiediamo la saggezza di non lasciarci intrappolare dallo spirito del mondo, che sempre ci farà proposte educate, proposte civili, proposte buone ma dietro a quelle c’è proprio la negazione del fatto che il Verbo è venuto nella carne, dell’Incarnazione del Verbo. Che alla fine è quello che scandalizza quelli che perseguitano Gesù, è quello che distrugge l’opera del diavolo”.
Prof. GIORGIO NICOLINI
LE
LETTERE DI PROTESTA DELL’AVV. PROF. FRANCESCO DAL POZZO
AL DIRETTORE DI “AVVENIRE” DOTT. MARCO TARQUINIO
PER LA REITERATA PUBBLICAZIONE E AVALLO IN “AVVENIRE” DEL 12 MAGGIO 2013
DEL “FALSO STORICO” NEGANTE LA VERITA’ DELLA SANTA CASA E DELLE SUE MIRACOLOSE TRASLAZIONI.
AL DIRETTORE DI “AVVENIRE” DOTT. MARCO TARQUINIO
PER LA REITERATA PUBBLICAZIONE E AVALLO IN “AVVENIRE” DEL 12 MAGGIO 2013
DEL “FALSO STORICO” NEGANTE LA VERITA’ DELLA SANTA CASA E DELLE SUE MIRACOLOSE TRASLAZIONI.
Di
seguito le due lettere dell’Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO al Direttore di
AVVENIRE. La seconda lettera fu spedita al Direttore di AVVENIRE dopo un
colloquio telefonico chiarificatore avuto dallo stesso Dal Pozzo con il
Tarquinio, colloquio sempre “eluso” per due settimane e, comunque,
conclusivamente, senza alcun esito “correttivo” da parte del direttore di
Avvenire.
LA
PRIMA LETTERA DEL 14 MAGGIO 2013
Firenze, 14 Maggio 2013
Caro Direttore, mi stupisce non poco, francamente, vedere ancora una volta sul quotidiano da Lei diretto del 12 c.m., nella rubrica Dossier, a firma di Vito Punzi, l’avvaloramento della mistificazione lauretana secondo la quale “le pietre” e non invece “le pareti integre” della Santa Casa della SS.ma Vergine, ove abitò in Nazareth ed ebbe luogo l’Annunciazione, sarebbero giunte a Loreto a mezzo di un trasporto tutto e solo umano, su nave, e non “per il ministero angelico”.
Vero invece è che nella realtà, attestata da innumerevoli e incontestabili documentazioni storiche ed archeologiche, e per il pronunciamento unanime di tutti i Sommi Pontefici per sette secoli, la Chiesa ha sempre confermato e dichiarato – in documenti ufficiali della massima solennità, dopo regolari processi canonici – “la verità” delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa, ad opera del “ministero angelico” tanto da istituirne una specifica celebrazione liturgica, il 10 dicembre. Ed in ultimo, tra i Papi, a Benedetto XV nel 1920 si deve anche la proclamazione della Vergine Lauretana a Patrona dell’Aviazione proprio in ragione del riconoscimento della verità del Miracolo della Traslazione della Santa Casa.
In aggiunta, il redattore della pagina, Vito Punzi, evidentemente ancora ignora che il “Chartularium Culisanense”, invocato a favore di un trasporto umano per conto di un re dell’Epiro di una nobile famiglia di cognome Angeli, è stato già ampiamente dimostrato da esperti studiosi che si tratta di “un falso storico”, come può leggersi e documentarsi in proposito nel Sito Internet www.lavocecattolica.it/ santacasa.htm e in documentati servizi televisivi
trasmessi quotidianamente in Tele Maria (www.telemaria.it).
Spero che vorrà informare correttamente i lettori circa la conferma della verità storica delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa (avvenuta in almeno cinque luoghi diversi tra il 1291 e il 1296), e ciò per l’importanza anche apologetica di tale evento.
RingraziandoLa dunque dell’attenzione e della pubblicazione che vorrà dare alla presente, La saluto, non senza indirizzarLa, per ogni miglior ragguaglio, al Prof. Giorgio Nicolini di Ancona (giorgio.nicolini@telemaria.it )
, che della Santa Casa di Loreto è da una vita studioso ben specializzato e
competente.
LA SECONDA LETTERA DEL 28 MAGGIO 2013 DOPO UN COLLOQUIO TELEFONICO
Firenze, 28 maggio 2013
Gentile Direttore,
Sono assai lieto d’esser stamane finalmente riuscito a raggiungerLa telefonicamente, dopo i tanti tentativi a vuoto in queste ultime due settimane.
Come dunque Le dicevo, sul Suo quotidiano del 26 maggio u.s. ho visto il servizio sul Santuario di Caravaggio, che giustamente e del tutto pianamente dà atto della veridicità dell’apparizione della Madonna che ne occasionò l’erezione votiva, e ciò sulla testimonianza di una sola contadina analfabeta (ma evidentemente non per questo inaffidabile…), avallata poi dal Vescovo competente con l’erezione dell’omonimo Santuario, nonostante l’assenza di approvazioni canoniche e comunque di una risonanza mediatica minimamente comparabile a quella della Santa Casa di Loreto.
A maggior ragione, dunque, leggendo quel servizio il pensiero mi è corso al da me contestato “dossier”di Vito Punzi su Avvenire del 12 u.s., riguardo alla Santa Casa di Lorerto, esplicitamente avverso alla verità della sua “miracolosa traslazione”, nonostante i suoi asseveramenti canonici e pontifici, per il che ebbi ad inviarLe alcune importanti precisazioni, rimaste però a tutt’oggi senza Suo riscontro, né alcun rilievo sul Quotidiano che Lei dirige.
Ho in generale sempre pensato che la “tecnica” dello struzzo non sia il modo migliore di trarsi d’impaccio; e soprattutto lo penso in questo caso, che coinvolge un quotidiano di prestigio come Avvenire e di una firma quale la Sua.
D’altra parte devo anche dirLe che l’avallo di quel dossier da parte della Custodia Lauretana, come Lei mi ha precisato telefonicamente, a chi è bene informato suona del tutto inaffidabile, avendo tale Custodia da molti decenni oscurato del tutto la verace “tradizione lauretana” relativa alla “Traslazione Miracolosa” della Santa Casa di Nazareth, per avvalorare in suo luogo la fantasiosa e infondatissima tesi – ultimamente dimostratasi anche per tabulas un vero “falso” – di un trasporto via-mare tutto e solo per mano d’uomo.
Per saperne di più, e meglio, non ho che da nuovamente indirizzarLa al già suggeritoLe Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona (cfr. www.lavocecattolica.it/ santacasa.htm) ,
che mi ha detto di averLe già fatto pervenire a suo tempo innumerevoli
documentazioni storiche, archeologiche, scientifiche ed approvazioni
pontificie, come pure il suo libro La veridicità storica della Miracolosa
traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto. Per
questo, in particolare, se non lo trovasse e ne desiderasse un’altra copia, non
avrà che da dirlo all’anzidetto studioso, o anche a me medesimo.
Per mero scrupolo sono a trasmetterLe poche altre carte, e in primis “La solenne consacrazione pontificia della Basilica Lauretana (della Santa Casa) con l’asseverazione pontificia – tra le tante nei secoli – della verità storica delle Miracolose Traslazioni”, nei secoli nella Chiesa celebrate anche liturgicamente.
Spero perciò che il Suo amor di veracità varrà a farLe prestare la dovuta attenzione a questa mia con i suoi allegati (e tanti altri ve ne sarebbero…) nonostante l’assedio degli impegni e della corrispondenza di cui mi ha detto e non fatico a credere; e visto il disturbo che mi son preso, spero anche che vorrà darmene atto negli spazi riservati alla corrispondenza dei lettore.
Anticipatamente ringrazio dell’attenzione e cordialmente La saluto.
Prof. Avv. FRANCESCO DAL POZZO
ALLEGATI
1- “Breve storia della Santa Casa di Loreto; “La solenne approvazione e consacrazione pontificia della Basilica Lauretana della Santa Casa”.
2- La verità delle miracolose traslazioni della Santa Casa.
3- Dagli Annali della Santa Casa di Loreto: “Interessanti ragguagli tecnici…”, dell’arch. Mannucci.
4- Appunti Storici Lauretani: “La devozione dell’antica Montecchio…”.
5- Subito dopo la visita del Papa a Loreto il 4 ottobre 2012… un messaggio dello studioso Andrea Nicolotti.
6- La mia lettera del 14 u.s. al Direttore Dr. Marco Tarquinio.
****************************** ****************************** *******
Firenze, 14 Maggio 2013
Caro Direttore, mi stupisce non poco, francamente, vedere ancora una volta sul quotidiano da Lei diretto del 12 c.m., nella rubrica Dossier, a firma di Vito Punzi, l’avvaloramento della mistificazione lauretana secondo la quale “le pietre” e non invece “le pareti integre” della Santa Casa della SS.ma Vergine, ove abitò in Nazareth ed ebbe luogo l’Annunciazione, sarebbero giunte a Loreto a mezzo di un trasporto tutto e solo umano, su nave, e non “per il ministero angelico”.
Vero invece è che nella realtà, attestata da innumerevoli e incontestabili documentazioni storiche ed archeologiche, e per il pronunciamento unanime di tutti i Sommi Pontefici per sette secoli, la Chiesa ha sempre confermato e dichiarato – in documenti ufficiali della massima solennità, dopo regolari processi canonici – “la verità” delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa, ad opera del “ministero angelico” tanto da istituirne una specifica celebrazione liturgica, il 10 dicembre. Ed in ultimo, tra i Papi, a Benedetto XV nel 1920 si deve anche la proclamazione della Vergine Lauretana a Patrona dell’Aviazione proprio in ragione del riconoscimento della verità del Miracolo della Traslazione della Santa Casa.
In aggiunta, il redattore della pagina, Vito Punzi, evidentemente ancora ignora che il “Chartularium Culisanense”, invocato a favore di un trasporto umano per conto di un re dell’Epiro di una nobile famiglia di cognome Angeli, è stato già ampiamente dimostrato da esperti studiosi che si tratta di “un falso storico”, come può leggersi e documentarsi in proposito nel Sito Internet www.lavocecattolica.it/
Spero che vorrà informare correttamente i lettori circa la conferma della verità storica delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa (avvenuta in almeno cinque luoghi diversi tra il 1291 e il 1296), e ciò per l’importanza anche apologetica di tale evento.
RingraziandoLa dunque dell’attenzione e della pubblicazione che vorrà dare alla presente, La saluto, non senza indirizzarLa, per ogni miglior ragguaglio, al Prof. Giorgio Nicolini di Ancona (giorgio.nicolini@telemaria.it
LA SECONDA LETTERA DEL 28 MAGGIO 2013 DOPO UN COLLOQUIO TELEFONICO
Firenze, 28 maggio 2013
Gentile Direttore,
Sono assai lieto d’esser stamane finalmente riuscito a raggiungerLa telefonicamente, dopo i tanti tentativi a vuoto in queste ultime due settimane.
Come dunque Le dicevo, sul Suo quotidiano del 26 maggio u.s. ho visto il servizio sul Santuario di Caravaggio, che giustamente e del tutto pianamente dà atto della veridicità dell’apparizione della Madonna che ne occasionò l’erezione votiva, e ciò sulla testimonianza di una sola contadina analfabeta (ma evidentemente non per questo inaffidabile…), avallata poi dal Vescovo competente con l’erezione dell’omonimo Santuario, nonostante l’assenza di approvazioni canoniche e comunque di una risonanza mediatica minimamente comparabile a quella della Santa Casa di Loreto.
A maggior ragione, dunque, leggendo quel servizio il pensiero mi è corso al da me contestato “dossier”di Vito Punzi su Avvenire del 12 u.s., riguardo alla Santa Casa di Lorerto, esplicitamente avverso alla verità della sua “miracolosa traslazione”, nonostante i suoi asseveramenti canonici e pontifici, per il che ebbi ad inviarLe alcune importanti precisazioni, rimaste però a tutt’oggi senza Suo riscontro, né alcun rilievo sul Quotidiano che Lei dirige.
Ho in generale sempre pensato che la “tecnica” dello struzzo non sia il modo migliore di trarsi d’impaccio; e soprattutto lo penso in questo caso, che coinvolge un quotidiano di prestigio come Avvenire e di una firma quale la Sua.
D’altra parte devo anche dirLe che l’avallo di quel dossier da parte della Custodia Lauretana, come Lei mi ha precisato telefonicamente, a chi è bene informato suona del tutto inaffidabile, avendo tale Custodia da molti decenni oscurato del tutto la verace “tradizione lauretana” relativa alla “Traslazione Miracolosa” della Santa Casa di Nazareth, per avvalorare in suo luogo la fantasiosa e infondatissima tesi – ultimamente dimostratasi anche per tabulas un vero “falso” – di un trasporto via-mare tutto e solo per mano d’uomo.
Per saperne di più, e meglio, non ho che da nuovamente indirizzarLa al già suggeritoLe Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona (cfr. www.lavocecattolica.it/
Per mero scrupolo sono a trasmetterLe poche altre carte, e in primis “La solenne consacrazione pontificia della Basilica Lauretana (della Santa Casa) con l’asseverazione pontificia – tra le tante nei secoli – della verità storica delle Miracolose Traslazioni”, nei secoli nella Chiesa celebrate anche liturgicamente.
Spero perciò che il Suo amor di veracità varrà a farLe prestare la dovuta attenzione a questa mia con i suoi allegati (e tanti altri ve ne sarebbero…) nonostante l’assedio degli impegni e della corrispondenza di cui mi ha detto e non fatico a credere; e visto il disturbo che mi son preso, spero anche che vorrà darmene atto negli spazi riservati alla corrispondenza dei lettore.
Anticipatamente ringrazio dell’attenzione e cordialmente La saluto.
Prof. Avv. FRANCESCO DAL POZZO
ALLEGATI
1- “Breve storia della Santa Casa di Loreto; “La solenne approvazione e consacrazione pontificia della Basilica Lauretana della Santa Casa”.
2- La verità delle miracolose traslazioni della Santa Casa.
3- Dagli Annali della Santa Casa di Loreto: “Interessanti ragguagli tecnici…”, dell’arch. Mannucci.
4- Appunti Storici Lauretani: “La devozione dell’antica Montecchio…”.
5- Subito dopo la visita del Papa a Loreto il 4 ottobre 2012… un messaggio dello studioso Andrea Nicolotti.
6- La mia lettera del 14 u.s. al Direttore Dr. Marco Tarquinio.
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LA
VERITA' STORICA DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA
Sono
stati pubblicati in Internet e sono disponibili e scaricabili i filmati delle
trasmissioni andate in onda in “Ètv MARCHE” (45minuti per ogni puntata), con le
esposizioni e le spiegazioni del Prof. Giorgio Nicolini delle innumerevoli
documentazioni storiche ed archeologiche comprovanti LA VERITA’ DELLE
MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH attestate con “almeno”
cinque “traslazioni miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296: a Tersatto
(nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora
Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il
cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di
due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica
strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
Gli indirizzi Internet sono i seguenti:
Introduzione: http://www.telemaria.it/etv. santacasa.10ottobre2012.wmv
1) Prima puntata: http://www.telemaria.it/etv1. santacasa.13novembre2012.wmv
2) Seconda puntata: http://www.telemaria.it/etv2. santacasa.20novembre2012.wmv
3) Terza puntata: http://www.telemaria.it/etv3. santacasa.27novembre2012.wmv
4) Quarta puntata: http://www.telemaria.it/etv4. santacasa.4dicembre2012.wmv
5) Quinta puntata: http://www.telemaria.it/etv5. santacasa.11dicembre2012.wmv
6) Sesta puntata: http://www.telemaria.it/etv6. santacasa.18dicembre2012.wmv
Per l'approfondimento collegarsi all'indirizzo:
http://www.lavocecattolica.it/ santacasa.htm
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UN MESSAGGIO DI SOSTEGNO AL PROF. GIORGIO NICOLINI
DEL VESCOVO MONS. ANTONIO RIBOLDI
Da: Mons. Antonio Riboldi - Vescovo Emerito [mailto:riboldi@tin.it]
Inviato: domenica 26 maggio 2013 16:01
A: redazione@telemaria.it
Oggetto: Mons. Antonio Riboldi
CARISSIMO PROF. GIORGIO,
HO LETTO CON ATTENZIONE LE RIFLESSIONI CHE TELE MARIA OFFRE A CHI SEGUE. SAPPIAMO TUTTI COME TROPPI CRISTIANI IGNORANO LA BELLEZZA DELLA PAROLA CHE GESU' CI HA DATO. PER CUI QUELLO CHE TELE MARIA FA E’ UN VERO GRANDE DONO. PREGO PERCHE' DAVVERO SIANO TANTI QUELLI CHE SEGUONO TELE MARIA. E' UNO SPRAZZO DI LUCE NEL BUIO DEL NOSTRO TEMPO.
E' UN GRANDE DONO QUELLO CHE DIO CI FA NEL TRASMETTERE LA VERITA' E DIO. BASTEREBBE AFFACCIARSI UN MOMENTO SUL MONDO PER VEDERE COME TANTI CAMMINANO AL BUIO... MENTRE LA PAROLA DI DIO DONA TANTA LUCE.
LE ASSICURO LA MIA VICINANZA, PIU' ANCORA LA MIA PREGHIERA, RINGRAZIANDO PER QUELLO CHE FATE NEL NOME DI DIO.
GRAZIE DI CUORE E BENEDICO TUTTI DI CUORE. ANTONIO, VESCOVO.
http://www.vescovoriboldi.it
riboldi@tin.it
LA RISPOSTA DEL PROF. GIORGIO NICOLINI AL VESCOVO RIBOLDI
Ancona, 15 giugno 2013
Gent.mo Mons. Antonio Riboldi,
Le sono molto grato per il Suo messaggio, per la Sua vicinanza, per la Sua preghiera e per la Sua benedizione. Ho sempre apprezzato la Sua testimonianza di pastore ed il Suo apostolato ora svolto anche attraverso il Sito Internet. Debbo confessarLe che i Vescovi che mi hanno attestato il loro apprezzamento ed il loro sostegno – come Lei - per il mio impegno di apostolato cristiano, anche attraverso TELE MARIA, e volto alla salvezza delle anime, sono davvero molto pochi, da contarsi sulle dita di una mano. Ciò nonostante non ho mai deflettuto, per adempiere ad una Volontà di Dio, secondo come la mia “coscienza” mi ha ispirato sino ad oggi, specie nella difesa della Santa Casa di Loreto, i cui responsabili si sono gravemente allontanati dalla verità, creando confusione ed allontanamento dalla Fede nel cuore semplice dei fedeli. Neppure il Santo Padre Benedetto XVI è stato mai ascoltato, quando durante il suo pontificato era intervenuto più volte – dietro mie tante istanze – per richiamare e ripristinare “la verità” in quel Santuario, “primo” in tutto il mondo. Ma senza una vera conversione dei cuori Dio stesso non può operare, almeno non come Egli vorrebbe.
Il motto che Lei ha posto nel Suo stemma - APRIRO’ NEL DESERTO UNA STRADA – ben sintetizza con l’immagine del “deserto” il triste stato attuale del mondo e della Chiesa, ma insieme infonde anche una speranza che sempre si rinnova là ove ogni credente si impegna per aprire – nel deserto - UNA STRADA, sulla quale anche altri potranno incamminarsi per giungere alla mèta finale della Vita Eterna, cooperando con Gesù nell’opera della redenzione.
La promessa di Maria a Fatima – ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’ – illumina il futuro ed è di conforto, infondendo rinnovate energie per cooperare nell’opera della salvezza delle anime.
Grazie di cuore della Sua benedizione. Dio benedica anche Lei e il Suo ministero pastorale e La ricompensi abbondantemente per ogni bene da Lei compiuto nella Chiesa e per la Chiesa.
Un cordiale saluto, nel grato ricordo della preghiera.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Gli indirizzi Internet sono i seguenti:
Introduzione: http://www.telemaria.it/etv.
1) Prima puntata: http://www.telemaria.it/etv1.
2) Seconda puntata: http://www.telemaria.it/etv2.
3) Terza puntata: http://www.telemaria.it/etv3.
4) Quarta puntata: http://www.telemaria.it/etv4.
5) Quinta puntata: http://www.telemaria.it/etv5.
6) Sesta puntata: http://www.telemaria.it/etv6.
Per l'approfondimento collegarsi all'indirizzo:
http://www.lavocecattolica.it/
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UN MESSAGGIO DI SOSTEGNO AL PROF. GIORGIO NICOLINI
DEL VESCOVO MONS. ANTONIO RIBOLDI
Da: Mons. Antonio Riboldi - Vescovo Emerito [mailto:riboldi@tin.it]
Inviato: domenica 26 maggio 2013 16:01
A: redazione@telemaria.it
Oggetto: Mons. Antonio Riboldi
CARISSIMO PROF. GIORGIO,
HO LETTO CON ATTENZIONE LE RIFLESSIONI CHE TELE MARIA OFFRE A CHI SEGUE. SAPPIAMO TUTTI COME TROPPI CRISTIANI IGNORANO LA BELLEZZA DELLA PAROLA CHE GESU' CI HA DATO. PER CUI QUELLO CHE TELE MARIA FA E’ UN VERO GRANDE DONO. PREGO PERCHE' DAVVERO SIANO TANTI QUELLI CHE SEGUONO TELE MARIA. E' UNO SPRAZZO DI LUCE NEL BUIO DEL NOSTRO TEMPO.
E' UN GRANDE DONO QUELLO CHE DIO CI FA NEL TRASMETTERE LA VERITA' E DIO. BASTEREBBE AFFACCIARSI UN MOMENTO SUL MONDO PER VEDERE COME TANTI CAMMINANO AL BUIO... MENTRE LA PAROLA DI DIO DONA TANTA LUCE.
LE ASSICURO LA MIA VICINANZA, PIU' ANCORA LA MIA PREGHIERA, RINGRAZIANDO PER QUELLO CHE FATE NEL NOME DI DIO.
GRAZIE DI CUORE E BENEDICO TUTTI DI CUORE. ANTONIO, VESCOVO.
http://www.vescovoriboldi.it
riboldi@tin.it
LA RISPOSTA DEL PROF. GIORGIO NICOLINI AL VESCOVO RIBOLDI
Ancona, 15 giugno 2013
Gent.mo Mons. Antonio Riboldi,
Le sono molto grato per il Suo messaggio, per la Sua vicinanza, per la Sua preghiera e per la Sua benedizione. Ho sempre apprezzato la Sua testimonianza di pastore ed il Suo apostolato ora svolto anche attraverso il Sito Internet. Debbo confessarLe che i Vescovi che mi hanno attestato il loro apprezzamento ed il loro sostegno – come Lei - per il mio impegno di apostolato cristiano, anche attraverso TELE MARIA, e volto alla salvezza delle anime, sono davvero molto pochi, da contarsi sulle dita di una mano. Ciò nonostante non ho mai deflettuto, per adempiere ad una Volontà di Dio, secondo come la mia “coscienza” mi ha ispirato sino ad oggi, specie nella difesa della Santa Casa di Loreto, i cui responsabili si sono gravemente allontanati dalla verità, creando confusione ed allontanamento dalla Fede nel cuore semplice dei fedeli. Neppure il Santo Padre Benedetto XVI è stato mai ascoltato, quando durante il suo pontificato era intervenuto più volte – dietro mie tante istanze – per richiamare e ripristinare “la verità” in quel Santuario, “primo” in tutto il mondo. Ma senza una vera conversione dei cuori Dio stesso non può operare, almeno non come Egli vorrebbe.
Il motto che Lei ha posto nel Suo stemma - APRIRO’ NEL DESERTO UNA STRADA – ben sintetizza con l’immagine del “deserto” il triste stato attuale del mondo e della Chiesa, ma insieme infonde anche una speranza che sempre si rinnova là ove ogni credente si impegna per aprire – nel deserto - UNA STRADA, sulla quale anche altri potranno incamminarsi per giungere alla mèta finale della Vita Eterna, cooperando con Gesù nell’opera della redenzione.
La promessa di Maria a Fatima – ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’ – illumina il futuro ed è di conforto, infondendo rinnovate energie per cooperare nell’opera della salvezza delle anime.
Grazie di cuore della Sua benedizione. Dio benedica anche Lei e il Suo ministero pastorale e La ricompensi abbondantemente per ogni bene da Lei compiuto nella Chiesa e per la Chiesa.
Un cordiale saluto, nel grato ricordo della preghiera.
Prof. GIORGIO NICOLINI