lunedì 27 agosto 2018

CHIESA - VATICANO - Scandalo religiosi pedofili - Previsto il 25/02/2010, messaggio 3.284 - Profezia avverata della Madonna di Anguera. Pregate molto per la Chiesa del mio Gesù. La Chiesa berrà il calice amaro della sofferenza. Le tenebre della mancanza di fede e dell’infedeltà si diffonderanno sempre di più dentro la Chiesa. Un grande scandalo scuoterà la fede degli uomini e. la Chiesa perderà molto



Post del 3/11/2014 aggiornato al 8/06/2019


Mt 25:40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.

Mt 25:45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.

Mt 18:6 Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare

Mt 18:7 Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!



Mt 18:8 Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.


At 1:16 «Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.

At 1:18 Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.



At 1:25 a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto».



Lc 12:1 Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2 Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3 Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.

2Tm 3:1 Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. 2 Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, 3 senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, 4 traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, 5 con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro!

MESSAGGI PROFETICI DELLA MADONNA DI ANGUERA: INTERPRETAZIONI PERSONALI CON CRITERI OGGETTIVI RAZIONALI - CASI DUBBI: DECLASSAMENTO DA PROFEZIE A PREDIZIONI O SEMPLICI COINCIDENZE.

In relazione agli eventi di questi ultimi mesi, ho inserito anche i criteri temporali che utilizzerò prima di pubblicare in un post un evento da associare ad una profezia mariana.
CRITERI TEMPORALI
CRITERIO DI PUBBLICAZIONE MINIMA DEI TRE GIORNI: PER POSTARE UN EVENTO ASSOCIATO AD UNA PROFEZIA DEVE ESSERE:
1) PUBBLICATO INTEGRALMENTE E NON PER SUNTO;
2) LINKARE LA FONTE ORIGINARIA CHE LO HA PUBBLICATO PER PRIMO: AL FINE DI EVITARE FAKE NEWS, NOTIZIE FALSE E TENDENZIOSE SENSAZIONALISTICHE, SCANDALISTICHE E STRUMENTALIZZAZIONI DI VARIO GENERE;
3) ASPETTARE ALMENO 72 ORE PER DARE LA POSSIBILITA' DI POSTARE ARTICOLI PRO E CONTRO IL FATTO/EVENTO;
4) SE IL FATTO/EVENTO RIGUARDA UNA PERSONA SPECIFICA, DEVE ESSERE PUBBLICATO NEL POST ANCHE LA SUA EVENTUALE REPLICA, O NO COMMENT.
CRITERIO DELLA QUARANTENA: GLI EVENTI/ FATTI TEMPORALI DA ASSOCIARE AD UNA PROFEZIA CONTENITORE (PROFEZIA IN FASE DI SVOLGIMENTO) VANNO POSTATI ALMENO DOPO 40 GIORNI DALLA PUBBLICAZIONE DELL'EVENTO SUI MASS MEDIA, AL FINE DI EVITARE IL COLLEGAMENTO ERRATO DI ALTRE PROFEZIE SPECIFICHE (PROBABILI), CON LA PROFEZIA IN FASE DI SVOLGIMENTO (CERTA).
CANOVACCIO PROFETICO: DA UNA PROFEZIA (MADRE) AVVERATA, SI ASSOCIANO PROFEZIE (FIGLIE) ANCORA DA COMPIERSI CREANDO UN SCENARIO PROFETICO A BREVE TERMINE- RIMANE UNA MERA IPOTESI DI LAVORO PUR CREDIBILE, PERTANTO, PRIMA DI ESSERE PUBBLICATA SUI MASS-MEDIA, DEVE ESSERE VAGLIATA- DISCUSSA SOLO IN UN FORUM-WEB SPECIALISTICO, DEDICATO ALL'ARGOMENTO TRATTATO.
CRITERIO DELLA MEMORIA: UNA PROFEZIA COMPIUTA DEVE ESSERE RICORDATA PRIMA DEL SUO ACCADIMENTO PER RAFFORZARE LA FEDE, ALTRIMENTI GENERA SOLO STUPORE.
Oramai le profezie della Madonna di Anguera sono ritenute credibili (non improbabili) dai mass-media: ad esempio, futuri attacchi chimici, batteriologici, nucleari da frange terroristiche.
Posterò a gennaio di ogni anno nuovi eventi delle profezie in fase di svolgimento, ad esempio, aborto, pedofilia.
Invece le nuove profezie compiute verranno postate con le solite modalità.
Tutto ciò al fine di rimanere orientati al tempo presente, dove siamo inviati a comportarci da veri cristiani, nel cammino indicato nei messaggi settimanali della Madonna di Anguera.

Quando il principio di Verità ordina il principio di realtà conosciamo che la terra gira intorno al sole, se permettiamo che il principio di realtà ordina quello di Verità allora crediamo solo in ciò di cui facciamo esperienza comune: è il sole a girare intorno alla terra. La Madonna di Anguera ci aiuta nel corretto discernimento degli eventi mondiali.
Massimiliano Bruno

Bimbi sordi abusati da preti pedofili: si riscoperchia lo scandalo insabbiato in Italia


Papa Ratzinger: la Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali 

III
Alcune prospettive
1. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo creare un’altra Chiesa affinché le cose possano aggiustarsi? Questo esperimento già è stato fatto ed è già fallito. Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono in¬dicarci la via giusta. Proviamo perciò innanzitutto a comprendere in modo nuovo e in profondità cosa il Signore abbia voluto e voglia da noi.

3.315 – 4/5/2010, trasmesso il 04/05/2010

Cari figli, la vera Chiesa del mio Gesù sarà vittoriosa. Per la falsa chiesa, che è entrata nella Chiesa del mio Gesù, arriverà la sconfitta. Dio separerà la zizzania dal grano. Arriverà il giorno in cui tutto ciò che è falso fallirà. Dio vi separerà dal male e coloro che ascolteranno il vero magistero della Chiesa sperimenteranno una grande vittoria. Dio mi ha inviata per annunciarvi la verità. I messaggi che vi ho dato qui sono appelli urgenti alla conversione. Gli avvertimenti che vi do sono perché tutti possano venirne a conoscenza, inginocchiarsi e pregare. Come ho già detto in passato, solo la forza della preghiera potrà trasformare l’umanità. Dite a tutti che non sono venuta dal cielo per scherzo. Ciò che vi dico dev’essere preso sul serio. Aprite i vostri cuori alla mia chiamata e in tutto siate come Gesù. Io sono vostra Madre Addolorata e soffro per ciò che vi attende. Convertitevi. Il vostro Dio ancora vi aspetta. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


Theodore Edgar McCarrick colpevole di pedofilia, il Papa lo spreta

Decisione definitiva, non è soggetta a ricorso





Pedofilia, Papa Francesco: "Abusi su minori crimini ripugnanti, abbiamo fallito"

Viaggio del pontefice in Irlanda


Santa Sede (vatican.va): "Abusi sui minori, la risposta ufficiale della Chiesa". (DE, EN, ES, FR, IT, PL, PT)
http://www.vatican.va/resources/index_it.htm

Snap – il Survivors Netword of those Abused by Priests
http://www.snapnetwork.org/

“Processate il Papa per crimini contro l’umanità”


Associazioni americane di vittime della pedofilia depositano un dossier alla corte penale internazionale dell’Aia. “Il pontefice e i vertici della Curia hanno coperto lo stupro di bambini in tutto il mondo”. Il no comment della Santa Sede

Preti pedofili, i silenzi di Italia e Vaticano. La Santa Sede da tre anni non risponde all’Onu



Salta all'Onu l'esame del Vaticano sulla pedofilia: il report della Santa Sede non è pronto

Ma la situazione a livello globale è piuttosto grave e la relazione dovrà tenerne conto

Diocesi non sicure

Caso per caso, la mappa degli abusi sessuali commessi in Italia da religiosi.

Un raggruppamento di tutti i casi noti, quelli giunti al 3° grado di giudizio, quelli attualmente in corso e quelli di cui non si è più saputo nulla.

N.B. La mappa raggruppa SOLO i casi di VIOLENZA SESSUALE SU MINORI e/o ADOLESCENTI, tranne qualche caso  di “gravità eccezionale”.
http://retelabuso.org/diocesi-non-sicure/

Abusi sessuali il Papa rimuove altri due vescovi del Cile

Prosegue l'azione di Francesco contro lo scandalo che ha colpito la Chiesa sudamericana

Pedofilia, cardinale messicano senza vergogna: “Colpa delle vittime”


3.909 - 3 dicembre 2013
Cari figli, ecco il tempo opportuno per la vostra testimonianza pubblica e coraggiosa. Non state con le mani in mano. Non rimanete in SILENZIO. Annunciate la verità a tutti. MOLTI DEI MIEI POVERI FIGLI CAMMINANO COME CIECHI PERCHE’ GLI * ELETTI PER DIFENDERE LA VERITA’ SI SONO TIRATI INDIETRO. L’umanità cammina sulle strade della distruzione che gli uomini hanno preparato con le proprie mani. Convertitevi. INGINOCCHIATEVI in preghiera. I LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI AVANZANO. L’AZIONE DEI MALFATTORI CAUSERA’ GRANDE DANNO SPIRITUALE E POCHI RESTERANNO SALDI NELLA FEDE. Soffro per quello che vi aspetta. Pregate, pregate, pregate. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace. 

*ELETTI = GERARCHIA ECCLESIASTICA

«Basta chiedere scusa per gli abusi, bisogna cambiare le cose»


Pedofilia Usa, inchiesta choc rivela abusi di 301 preti su più di mille bambini. Petizione chiede “dimissioni collettive”

Una stima ipotizza che le vittime negli Usa siano 100mila.
Le vittime, afferma il dossier, sono state spesSo traumatizzate per la vita finendo per abusare di droga e alcol, o per suicidarsi.
a Chiesa americana ha speso più di 3 miliardi di dollari in patteggiamenti.
Investigating Grand Jury il procuratore generale della Pennsylvania Josh Shapiro ha affermato: “Lo schema era abuso, negazione e copertura”
Finora solo due preti sono stati incriminati per accuse che sono al di fuori della prescrizione. L’Investigating Grand Jury ha chiesto che la prescrizione per i reati di pedofilia sia cancellata, che le vittime abbiano più tempo per presentare denuncia e che sia rafforzata la legge che obbliga a denunciare gli abusi sessuali di cui si viene a conoscenza.
Pedofilia Usa, inchiesta choc rivela abusi di 301 preti su più di mille bambini. Petizione chiede “dimissioni collettive”
L’indagine mette sotto accusa 301 sacerdoti e riporta alla luce violenza avvenute in Pennsylvania. Il rapporto, composto da 1300 pagine, viene ritenuto il più articolato e globale pubblicato sinora sulla pedofilia nella Chiesa americana. Ora 140 teologi chiedono un passo indietro ai responsabili

Suore pedofile. Le testimonianze delle vittime, suor Benen Kent e altre suore

 Minnesota, 400 sarebbero invece le persone stimate a livello Nazionale che si sono fatte avanti, tra uomini e donne, per aver dichiarato di essere stati in passato abusati in istituti religiosi da SUORE.

Il limite per denunciare un abuso sessuale non favorisce quello che spesso è la causa del ritardo stesso, il post-trauma che spesso provoca nella vittima una rimozione totale dell’abuso sessuale che riaffiora in molti casi non curati tempestivamente il ricordo altrettanto traumatico dopo tanti e tanti anni. Perché la chiesa per prima non favorisca la condizione per cui questo non accada? Perché le vittime, una volta adulte e consce del danno subito si devono ritrovare da sole ad affrontare il più importante dovere verso la responsabilità sociale e adoperarsi per prevenire che questo non accada più?
La pre-pedofilia: l’abuso vicariato
La pre-pedofilia sembra, infatti, essere una prerogativa tutta al femminile.
https://www.agoravox.it/La-pre-pedofilia-l-abuso-vicariato.…


QUANDO ANCHE LE DONNE FANNO SESSO CON I BAMBINI
Centro Studi Hansel e Gretel 10 aprile 2018
Condividiamo un articolo del Centro Studi Hansel e Gretel in cui Viola Salis analizza il fenomeno della pedofilia femminile, affrontando evidenziandone caratteristiche che, spesso, vengono taciute e nascoste.
http://www.rompereilsilenziolavocedeibambini.it/…/quando-a…/

LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AL POPOLO DI DIO
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/letters/2018/documents/papa-francesco_20180820_lettera-popolo-didio.html


Pedofilia, il Papa chiede perdono: "Non abbiamo agito in tempo"



Papa Francesco, attraverso una lettera indirizzata al "popolo di Dio", ha scritto che la comunità ecclesiale "non ha agito in tempo" e che non ci si è resi conto della "gravità del danno" che "si stava causando in tante vite"

Preti pedofili, maxi risarcimento per le vittime



Nel Minnesota la diocesi dovrà effettuare raccolte di fondi e vendere immobili della Chiesa: 210 milioni di dollari per 450 vittime di abusi sessuali del clero



Nessuno risarcirà le vittime di pedofilia: la chiesa savonese rigetta le richieste

Pedofilia, mons.Pierre: 'Papa seriamente preoccupato'

Nunzio a Washington, dobbiamo superare questo scandalo



Omertà sulla pedofilia: "La cultura la sta già accettando"



L’ITALIA DEFERITA ALL’ONU PER I PRETI PEDOFILI 17/7/2018

Onu punta il dito contro la Santa Sede: ha permesso abusi sessuali su migliaia di bambini



Pennsylvania, abusi su migliaia di bimbi



Attorney general Shapiro indaga su centinaia di preti

Cari figli, l’umanità soffrirà per l’empietà degli uomini cattivi e la CITTA’ DELL’AMORE FRATERNO sarà colpita. Io sono vostra Madre e soffro a causa delle vostre sofferenze. Vi chiedo di mantenere accesa la fiamma della fede. Dio è con voi. Non perdete la speranza. Confidate pienamente nel potere di Dio e sarete vittoriosi. INGINOCCHIATEVI in preghiera e supplicate il Signore per la conversione dell’umanità. Allontanatevi definitivamente dal peccato e abbracciate la grazia del Signore. Io vi amo come siete e desidero vedervi FELICI già qui sulla terra e più tardi con me in cielo. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Philadelphia, la città dell’amore fraterno

Quando nel 1682 William Penn fondò Filadelfia (dal greco antico philos amore e adelphòs fratello) lo fece nella speranza che la capitale della sua nuova colonia (la Pennsylvania), fondata su principi di libertà e tolleranza religiosa, servisse da modello concreto.
Messaggio 3.284 del 25/02/2010

Cari figli, pregate. La forza della preghiera vi condurrà a una sincera e vera conversione. L’umanità ha bisogno di accogliere l’amore del Signore. Aprite i vostri cuori e non permettete che il demonio vi contamini. Siete del Signore. Agli occhi di Dio avete un grande valore. Ascoltate i miei appelli. Pregate molto per la Chiesa del mio Gesù. La Chiesa berrà il calice amaro della sofferenza. Le tenebre della mancanza di fede e dell’infedeltà si diffonderanno sempre di più dentro la Chiesa. Un grande scandalo scuoterà la fede degli uomini e la Chiesa perderà molto. Vi chiedo di mantenere accesa la fiamma della vostra fede. Non allontanatevi dalla verità. Accogliete con gioia il Vangelo e sarete salvi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Fonte traduzione messaggi in italiano: http://www.messaggidianguera.net/


Lo scandalo che deciderà il futuro della chiesa


"Ecco i 200 preti pedofili d'Italia", lo scandalo che imbarazza la Curia

Dagli abusi in parrocchia alle coperture dei vescovi e dei porporati: nel nuovo libro di Emiliano Fittipaldi la mappa della piaga che ancora affligge la Chiesa

Abusi sessuali di preti sulle suore, sempre più denunce





Casi in Europa,Africa, Sudamerica, Asia. Vittime sostenute da #Metoo. Le testimonianze choc di alcune religiose








I vescovi cileni si dimettono in blocco: “Siamo nelle mani del Papa”

A conclusione del vertice straordinario sulla pedofilia e gli insabbiamenti, i presuli leggono una dichiarazione: «Imploriamo il perdono delle vittime». E ringraziano la stampa


Prete abusava del chierichetto, il piccolo urlava: «Lasciami stare, sono un bimbo»



Pedofilia, il dolore del Papa: "Come può un prete causare tanto male?"


Pedofilia e Chiesa
Copertura completa e aggiornata di Pedofilia e Chiesa, ottenuta combinando fonti di notizie in tutto il mondo attraverso Google News.
Fonte: https://news.google.it/news/section?cf=all&pz=1&q=Pedofilia%20e%20Chiesa&siidp=6127fa2222577862962ff5278a028bd01eff&ict=ln


(Dalla dichiarazione dei vescovi francesi, Lourdes, novembre 2000)
Chiese nel Mondo Vescovi francesi Lottare contro la pedofilia
Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux,
presidente della Conferenza episcopale francese

Fonte: http://www.dehoniane.it:9080/komodo/trunk/webapp/web/files/riviste/archivio/02/200213443a.htm




Casi di pedofilia all'interno della Chiesa cattolica
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Con casi di pedofilia all'interno della Chiesa cattolica – ovvero abusi sessuali su minori o possesso di materiale pedopornografico da parte di vescovisacerdotireligiosi e catechisti appartenenti alla Chiesa cattolica – si intende una serie di episodi che hanno riscosso una vasta eco mediatica e una considerevole attenzione da parte dell'opinione pubblica internazionale a partire dal 2002 e in particolare tra il 2009 e il 2010.
L'interesse dei media nei confronti del fenomeno della pedofilia all'interno della Chiesa cattolica prende avvio negli Stati Uniti d'America, a Boston, a partire da gennaio del 2002, con l'inchiesta avviata dal quotidiano The Boston Globe, il cui primo caso riguardava la condanna a dieci anni di carcere comminata a John J. Geoghan, un prete che aveva violentato un bimbo di dieci anni[1]. Il giornale iniziò a pubblicare resoconti di denunce, condanne, dimissioni e insabbiamenti di casi di pedofilia da parte di esponenti del clero cattolico[2]. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e rimossi dall'incarico più di 55 preti: fu proprio l'estensione del fenomeno, oltre alla sua gravità, a sconvolgere l'opinione pubblica[3].
Si giunse sino al coinvolgimento dell'allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law. L'arcivescovo, accusato di aver permesso a diversi preti – già accusati di abusi sessuali su minori – di continuare ad esercitare la propria opera in parrocchie non informate delle denunce pendenti sugli stessi sacerdoti[4], fu costretto a rassegnare le dimissioni nelle mani di Giovanni Paolo II il 13 dicembre 2002 (in un primo tempo respinte dallo stesso pontefice[5]), dopo essersi scusato pubblicamente e aver fornito all'autorità giudiziaria i nomi di 90 sacerdoti responsabili di molestie a danno di minori[6]. Il tribunale ordinò la consegna di migliaia di documenti della Chiesa di Boston che rivelavano decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti[7]. A seguito delle richieste di risarcimento, tre diocesi avviarono in pochi mesi la procedura di bancarotta: l'arcidiocesi di Portland, la diocesi di Tucson e la diocesi di Spokane[8]. I numerosi casi di pedofilia, riguardanti abusi compiuti durante vari decenni precedenti, ottennero presto attenzione da parte dei maggiori mezzi di informazione statunitensi, sino a raggiungere un notevole rilievo anche internazionale[2].
In seguito una successiva crisi che interessò anche l'Europa acquistò un più intenso rilievo mondiale nel biennio 2009-2010, coinvolgendo anche paesi come IrlandaAustriaItaliaBelgioPaesi BassiGermaniaSvizzeraSpagnaRegno UnitoFrancia e Malta[9]. In particolare il caso irlandese fu oggetto di due inchieste governative sugli abusi sessuali: dopo aver ricevuto i vescovi nel febbraio 2010 a Roma, Benedetto XVI rese pubblica una lettera ai cattolici d'Irlanda[10] che costituiva una novità rilevante, come osservò il quotidiano francese Le Monde, soprattutto in relazione alla richiesta di collaborazione con le autorità civili e alla denuncia della cultura del segreto che ha permesso la moltiplicazione delle violenze sessuali. Lettera che provocò una serie di dimissioni: dal vescovo John Magee a monsignor James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin[11].
In Germania il Vaticano fu accusato di aver ostacolato le indagini dei magistrati relative al collegio gesuita "Canisius" di Berlino e nel marzo 2010 riemersero storie di abusi sessuali nell'ambiente del coro delle voci bianche del duomo di Ratisbona. Il vescovo Gerhard Ludwig Müller confermò che ci furono casi di abusi sessuali negli anni cinquanta, per i quali i colpevoli furono condannati dalla giustizia, e riferì che erano in corso altre indagini in merito ad altri episodi che sarebbero avvenuti nel convitto fino agli anni settanta[12][13][14]. Grande clamore suscitò il caso belga tra la primavera e l'estate del 2010 quando, durante le perquisizioni nell'arcivescovado di Malines, poi dichiarate illegali[15], i gendarmi avevano tenuto chiusa, per alcune ore in uno stanzone della cattedrale, l'intera conferenza episcopale belga, arrivando a scoperchiare le cripte di due cardinali. L'ex-presidente dell'episcopato belga, Godfried Danneels, fu interrogato per oltre dieci ore, perquisita la dimora e sequestrato il computer»[16].
Papa Ratzinger ha condannato in varie occasioni i casi di pedofilia[17], durante l'assemblea plenaria per la famiglia dell'8 febbraio 2010 disse: «La Chiesa, lungo i secoli, ha promosso la tutela della dignità e dei diritti dei minori e in molti modi, si è presa cura di essi. Purtroppo, in diversi casi alcuni dei suoi membri, agendo in contrasto con questo impegno, hanno violato tali diritti: un comportamento che la Chiesa non manca e non mancherà di deplorare e condannare»[18].
Nel settembre 1965, durante il Concilio Vaticano II, viene diffuso fra i padri conciliari in circa 2 500 copie un opuscolo informativo sui casi di violazione sacerdotale del voto di castità (pedofilia e sacerdoti che avevano relazioni stabili con una donna), con la richiesta di rivedere le regole del celibato sacerdotale, quale misura di prevenzione di questi fenomeni[19].

Il fenomeno

Estensione del fenomeno

Nel giugno 2009 il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero dichiarò al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva che «La Chiesa non può chiudere gli occhi di fronte ai casi di pedofilia tra i propri preti, che in alcune diocesi arrivano a coinvolgere quattro preti su cento»[20], rettificando una propria intervista del 5 gennaio 2008 all'Osservatore Romano, in cui dichiarava che tra i sacerdoti «neppure l'1% ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale»[20].
Nel settembre del 2009 l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'ONU di Ginevra, in una dichiarazione al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, dichiarò che, stando alle ricerche interne, nel clero cattolico solo tra l'1,5% e il 5% era coinvolto in abusi sessuali su minori[21].
Per Charles Scicluna, "promotore di giustizia" della Congregazione per la Dottrina della Fede, tali stime sarebbero sovradimensionate rispetto al numero delle denunce di chierici accusati di abusi su minori di 18 anni pervenute dalle singole diocesi alla Congregazione per la Dottrina, organo vaticano competente in materia, negli anni 2001-2010: le denunce da tutto il mondo presentate alla Congregazione avrebbero coinvolto circa 3 000 sacerdoti, dei quali propriamente pedofili circa un decimo[22]. Secondo i dati presentati dalla Chiesa cattolica a fronte di una popolazione media di circa 440 000 membri del clero nel mondo (comprendente diaconi, presbiteri e vescovi, calcolata considerando i dati relativi agli anni 1968, 1970, 1978-2006)[23] i chierici colpevoli di abusi su minori risulterebbero all'incirca lo 0,67%, dei quali propriamente pedofili lo 0,067%.

Accuse di pedofilia di presbiteri statunitensi per anno (rapporto John Jay, 2004).[24]
Nel 2002 la conferenza episcopale statunitense commissionò uno studio dettagliato sul fenomeno al John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, che è riconosciuta come la più autorevole istituzione accademica degli Stati Uniti in materia di criminologia[25]. Lo studio, che venne pubblicato nel 2004 con il titolo John Jay Report[26], convalidò 6 700 accuse contro 4 392 sacerdoti e diaconi in carica negli Stati Uniti dal 1950 al 2002, circa il 4% di tutti i 109 694 sacerdoti che hanno prestato servizio durante il periodo coperto dallo studio. Le accuse di crimini a sfondo sessuale con minori sono state molte di più, 10 667, ma quelle ritenute credibili solo 6 700, che hanno appunto riguardato il 4% dei presbiteri. Dei 4 392 accusati, 1 021 (24%) sono stati segnalati alla polizia, 384 processati, 252 (6%) condannati e più di 100 (2%) hanno ricevuto pene detentive. Il che significa che le condanne penali definitive di preti pedofili negli Stati Uniti sono state nel periodo 1950-2002 poco più di una all'anno.[26]
I dati dello studio, opportunamente filtrati in modo da garantire l'anonimato di vittime e accusati, provenivano direttamente dagli archivi diocesani in cui sono presenti schede personali su ogni sacerdote accusato di abusi sessuali e su ogni vittima che ha denunciato. Secondo il rapporto, i processi civili svoltisi hanno incriminato 252 chierici (0,23% del totale) per abusi su minori di 18 anni. Un supplemento della ricerca del 2006 ha indicato un totale di 358 persone incriminate (0,33% del totale)[27].
Nell'aprile 2010 la Chiesa cattolica di Malta ha dichiarato che 45 sacerdoti sono stati accusati di abusi sessuali su minori in base allo studio di una commissione che ha iniziato i suoi lavori nel 1999[28]. Secondo questo studio dei 45 casi 19 non hanno basi e 13 sono ancora pendenti; alcuni dei casi risalgono agli anni settanta.
Don Fortunato Di Noto, sacerdote fondatore della Associazione Meter che si occupa di lotta alla pedofilia[29], nel corso della trasmissione Annozero del 27 marzo 2007 ha dichiarato che «solo l'1% dei casi di pedofilia in Italia sono imputabili ai sacerdoti». I sacerdoti in Italia secondo l'Annuarium Statisticum Ecclesiae del 2007 erano 51 262 [30] su poco più di 60 milioni di italiani[31], ossia lo 0,083% degli italiani.
Di Noto ha successivamente rettificato le sue dichiarazioni sostenendo che in Italia in dieci anni si sono contati 80 casi di preti coinvolti in casi di pedofilia[32] contro i 20 000 casi che avvengono ogni anno e i 1 000 processi che si svolgono[33].
Tuttavia per l'Italia il segretario della C.E.I., mons. Mariano Crociata, ha dichiarato il 25 maggio 2010 che per i casi di abuso sessuale «un centinaio di casi sono stati rilevati dal punto di vista dei procedimenti canonici nel corso dell'ultimo decennio»[34], corrispondenti all'incirca allo 0,2% del totale dei sacerdoti.[senza fonte]
Il diacono psichiatra Marco Ermes Luparia, intervistato dal giornale della Conferenza Episcopale Italiana, l'Avvenire, nel numero del 26 maggio 2010, in relazione all'incidenza della pedofilia tra i preti, ha dichiarato «la percentuale ricalca pienamente quella già apparsa in altra documentazione: circa il 2%»[35].
Secondo i dati CENSIS, che si basano sui dati ministeriali elaborati dal prof. Mastronardi, circa lo 0,07% dei casi di pedofilia in Italia riguarda il clero; questa è infatti la percentuale di sacerdoti italiani condannati per pedofilia in 50 anni, mentre nella società civile esistono invece 21 mila casi di pedofilia ogni anno (1 ogni 400 minori)[36][37][38][39].

Gli effetti degli abusi sulle vittime

I casi raccolti dalla ricercatrice Mary Gail Frawley-O'Dea[40], unico luminare ammesso al vertice dei vescovi cattolici statunitensi nell'incontro di Dallas del 2002 dedicato al problema degli abusi sessuali, mostrano gli effetti estremamente deleteri sul corpo e sulla psiche delle vittime degli abusi sessuali.
Un bambino che subisca violenze sessuali dovrà affrontare conseguenze che possono essere devastanti e di lunga durata. Quando un giovane subisce un abuso, lo shock psicologico è così grande che il  normale non è in grado di assorbire o comprendere ciò che gli sta accadendo. Anche a causa di possibili danni al funzionamento cerebrale[41], le vittime di abuso sessuale spesso esibiscono comportamenti autodistruttivi. I superstiti delle violenze hanno anche una probabilità due o tre volte superiore, rispetto agli adulti che non hanno una storia di abuso, di compiere almeno un tentativo di suicidio nel corso della vita. Le vittime possono presentare inoltre sintomi quali dissociazione, depressione e isolamento[42].
Lo psicanalista Leonard Shengold ha intitolato il suo libro sugli effetti dell'abuso sessuale sui minori L'assassinio dell'anima[43]. Secondo Mary Gail Frawley-O'Dea, il fatto «che questa devastazione delle anime sia stata perpetrata da sacerdoti chiamati da un patto sacro a offrire protezione e gioia alle anime dei fedeli è deplorevole. Che i vescovi e altri funzionari ecclesiastici abbiano tenuto nascosti i crimini sessuali commessi da preti posti sotto la loro responsabilità, e abbiano mentito al riguardo, è altrettanto deplorevole, o forse peggio: è il male assoluto»[44].
Secondo lo psicoanalista Richard B. Gartner[45], i preti non detengono certo il monopolio dell'abuso sessuale: «Ho conosciuto vittime di abusi perpetrati da familiari, insegnanti, allenatori, capi scout, baby-sitter, vicini e medici, per non citare gli esponenti del clero non cattolico. Tuttavia, gli abusi commessi dai preti hanno implicazioni particolari per le loro vittime»[46].
Ciò che più caratterizza la violenza compiuta da esponenti del clero, come spiega Gartner, è il fatto che il sacerdote viene percepito come parte della famiglia del parrocchiano. I bambini cattolici vengono indotti a chiamare i membri del clero Padre, Madre, Sorella, Fratello e possono interpretare in modo letterale queste identificazioni ideali; inoltre i bambini possono provenire da famiglie problematiche e cercare all'interno della Chiesa figure parentali che possano fungere da modelli di ruolo e assicurare la stabilità di cui a casa sentono la mancanza. Quanto più i bambini accettano le implicazioni familiari del fatto di chiamare qualcuno Padre, Madre, e così via, tanto più l'abuso assume caratteri incestuosi. Secondo Gartner i bambini violentati da sacerdoti devono fare i conti, sul piano psicologico, con un vero e proprio incesto. Inoltre, un prete non si può definire semplicemente come "un" padre, piuttosto egli è un diretto rappresentante del Padre, una rappresentazione vivente del Cristo. Tra i casi presentati da Gartner, un prete disse esplicitamente a un bambino che resistere alle sue molestie avrebbe voluto dire opporsi direttamente alla volontà di Dio. Quando un bambino è abusato da un prete, è possibile che non abbia semplicemente una crisi di fede, può letteralmente sentire di stare tradendo Dio. Solitamente i ragazzi che più facilmente subiscono abusi da parte di sacerdoti provengono da famiglie con forti convinzioni religiose e con molta probabilità sono immersi in una propria vita religiosa, nutrendo una visione ideale dei propri mentori spirituali. Nel momento in cui il ragazzo si rende conto di essere stato sfruttato da qualcuno che per lui rappresentava un legame diretto con Dio, il suo mondo spirituale può cominciare a crollare[47].
In uno dei casi di abusi sessuali presentati da Gartner, la vittima, in riferimento al sacerdote autore di violenze sessuali nei suoi confronti, testimonia: «Sono arrabbiato con Dio. Nella misura in cui Dio esiste per me, sono arrabbiato con Lui. Quest'uomo ha mandato in frantumi l'idea di un Essere Superiore. Mi ha dimostrato che Dio sbaglia, che Dio non ti protegge o non impedisce che accadano cose brutte. Il fatto che si trattasse di un prete ha provocato un cataclisma. Mi ha insegnato che c'è una menzogna nel mondo. Ho sviluppato a poco a poco un crescente cinismo. A mano a mano che crescevo mettevo da parte la mia pietà, iniziavo a odiare gli odori, i suoni, le atmosfere della Chiesa: l'incenso, i colletti, le tonache. La mia spiritualità e capacità di credere in un potere superiore sono state distrutte»[48].

L'avvio di azioni legali

L'avvio di un procedimento legale contro il colpevole avviene, in genere, tardivamente, spesso dopo che le vittime hanno cercato gesti di riparazione più personali. Occorre tener conto del fatto che molte vittime non rivelano mai l'abuso subito, a causa di imbarazzo e pudore dovuti alla natura sessuale dello scandalo[49], e del fatto che gli autori degli abusi inducono esplicitamente le vittime a mantenere il segreto, facendo loro intendere che verrebbero rimproverate se rivelassero quello che è successo, e in seguito allontanate da casa e messe in orfanotrofio, oppure minacciano la propria vittima di fare del male a lei o ai membri della sua famiglia, se dirà qualcosa. L'abusante può talvolta incolpare la vittima, accusandola di averlo sedotto, e quindi scaricando su di lei la propria vergogna e il proprio disprezzo di sé, coinvolgendola in un patto di segretezza con tanto di doni e privilegi speciali che comprano il suo silenzio. Molti bambini abusati da sacerdoti restano in silenzio perché sentono chiaramente che nessuno, nel loro ambiente, sarà disposto ad aiutarli, se diranno la verità. L'azione legale rappresenta quindi l'estremo tentativo del superstite di riprendere in mano la propria vita, oltre a costituire l'unica occasione per poter finalmente affermare pubblicamente la verità. Inoltre il risarcimento economico assume un ruolo di vitale importanza per le vittime, che hanno bisogno di un sostegno economico per affrontare i costi della terapia, della disintossicazione e di una formazione educativa o lavorativa resa precedentemente impossibile dalla presenza di sintomi da stress post-traumatico[50].

Il sacerdote abusante: psicologia e modus operandi

Gli studiosi, sulla base di un campione - necessariamente limitato - di sacerdoti abusatori, reso disponibile dalla giustizia criminale e dalle istituzioni che si occupano della salute mentale, tentano di tracciare un ipotetico "ritratto" dell'abusante-tipo con lo scopo di fornire una spiegazione alla brutalità e alla violenza che hanno caratterizzato il comportamento di un numero non irrilevante di sacerdoti della Chiesa cattolica - come affermato dal sacerdote gesuita James Martin[51] - nei confronti di minori.
Secondo i dati raccolti da Mary Frawley O'Dea e Virginia Goldner e da altri ricercatori, confrontati sia con il John Jay Study relativo agli anni fino al 2002[52], sia con il Report relativo al 2004[53], risulta che la maggior parte dei sacerdoti abusatori è costituita da pedofili seriali[54], nel Report del 2004 metà delle nuove accuse era rivolta a sacerdoti già precedentemente accusati di abusi sessuali[55]: più della metà delle vittime ha dichiarato di essere stata abusata "diverse volte". Nell'esempio esposto da Mary Frawley O'Dea, una delle sue pazienti aveva subito abusi da parte del nonno a partire dai quattro anni di età. Giunta all'età di otto anni, durante la confessione settimanale raccontò al suo parroco gli abusi subiti. Il prete propose di parlarne più estesamente nel suo ufficio, quindi abusò sessualmente di lei ogni settimana nel periodo compreso tra gli 8 e i 12 anni di età della bambina. La donna non denunciò mai il sacerdote e parlò degli abusi subiti solo nel corso della terapia[56].
Dai dati presentati emerge altresì il fatto che la maggior parte dei sacerdoti si è spinta oltre il "semplice" palpeggiamento della vittima sotto i vestiti. Circa un terzo dei sacerdoti pedofili ha agito secondo modalità considerate dagli esperti "molto gravi"[57]: ha abusato delle proprie vittime con la penetrazione o le ha costrette al sesso orale. Altri hanno agito in modo considerato relativamente grave: solo il 2,9% dei preti si è limitato al coinvolgimento della vittima in discorsi di natura sessuale oppure all'utilizzo di immagini pornografiche. Il 9% si è limitato a toccare la vittima attraverso i vestiti oppure a farsi toccare attraverso la tonaca. Il 15,8% non si è spinto oltre la masturbazione. È inoltre di senso comune l'idea che la violenza sessuale nei confronti di un minore sia spesso motivata da abuso di alcol da parte dell'abusatore; il John Jay Study ha piuttosto evidenziato come i sacerdoti responsabili di abusi sessuali abbiano fatto uso di alcol e/o droghe solo nel 21,6% dei casi. Secondo Mary Frawley e Virginia Goldner, l'insieme di questi dati smentisce l'ipotesi secondo la quale l'abuso sessuale da parte del prete sia fondamentalmente motivato da una momentanea mancanza di giudizio: occorre invece considerare l'abusatore come una persona pericolosamente incline ad abusare di una giovane vittima diverse volte[58].

Psicologia

I principali contributori nelle ricerche sulle caratteristiche psicologiche dei sacerdoti autori di abuso sessuale sui minori, sono specialisti che hanno dedicato gran parte della propria carriera professionale al trattamento dei membri del clero affidati alle loro cure. Stephen Rossetti, sacerdote diocesano e psicologo presso il Saint Luke Institute (Maryland), afferma che gli autori di crimini sessuali, siano essi preti o laici, sono perlopiù indistinguibili da coloro che non lo sono, almeno in superficie. Pur precisando che non esiste un unico "profilo clinico" che possa indistintamente caratterizzare tutti gli autori di abuso, esistono tuttavia analoghe tipologie di problemi psicosessuali presso tale popolazione. Secondo Leslie Lothstein, psicologa clinica presso l'Institute of Living (Connecticut), è opportuno distinguere tra pedofili fissati, attratti esclusivamente da bambini e adolescenti, e non dagli adulti, e pedofili regressivi, le cui esperienze sessuali con i minori sono legate allo stress e contrastano con il più alto livello di organizzazione e funzionamento psicosessuale altrimenti prevalente. Lothstein ha ipotizzato che i pedofili fissati siano spesso immaturi, passivi, inibiti sul piano delle relazioni eterosessuali e carenti in termini di conoscenze sessuali e di abilità sociali. Al contrario, l'interesse dell'efebofilo per i bambini più grandi solitamente riflette un più alto grado di sviluppo sociale e psicosessuale. Per contro, le osservazioni cliniche di Curtis Bryant, sacerdote gesuita, psicologo ed ex-direttore dei servizi di ricovero presso il Saint Luke Institute, confermano la sua ipotesi secondo cui i preti efebofili che intrattengono relazioni sessuali con adolescenti di sesso maschile sono simili ai preti pedofili nella misura in cui, spesso, sono anche loro socialmente immaturi, si identificano con il minore oggetto delle loro attenzioni e non hanno occasioni di intimità con le donne[59].
Lothstein, coerentemente con le conclusioni di Gacano, Meloy e Bridges[60] sostiene inoltre che l'aggressione costituisce sempre una componente critica delle interazioni sessuali tra pedofili - o efebofili - e minori. Mettendo a confronto pedofili con psicopatici e autori di omicidi, è stato rilevato che "i pedofili esibiscono in modo significativo una maggiore rabbia, che potrebbe derivare dalla loro generale inadeguatezza e rigidità cognitiva", oltre che dalla generale incapacità di soddisfare i propri desideri, inducendoli ad atteggiamenti aggressivi caratterizzati da "apparente umiltà"[61]. A questo proposito lo psicoanalista Albert Crivillè[62] scrive: «un minore è tanto più maltrattato nel suo psichismo profondo quanto più l'aggressore sessuale assume le sembianze dell'amore»[63].
A partire da un campione di sacerdoti esaminati, Lothstein ha individuato alcune categorie: il gruppo più numeroso comprende individui con disturbi di personalità dipendente, evitante o ossessivo-compulsiva, personalità che implicano il bisogno di essere percepiti come socialmente desiderabili oltre al bisogno di approvazione e accettazione. Lothestein descrive questi sacerdoti come "naïf e socialmente immaturi", come individui che cercano nella vocazione religiosa la gratificazione del proprio bisogno di essere idealizzati, ammirati ed amati: caratteristiche spesso attribuite agli individui narcisisti. Un numero inferiore di sacerdoti mostrava personalità più elementari, caratterizzate da disturbi antisociali, esibizioni di elementi borderline, narcisismo e istrionismo. L'ultimo e meno numeroso gruppo descritto da Lothstein, comprende individui con caratteristiche o disturbi di tipo paranoideschizoide e schizotipico, caratterizzati da isolamento, fantasie aggressive e/o sessualmente primitive. Ciascuno di questi sacerdoti, afferma Lothstein, «aveva un atteggiamento molto negativo e compulsivo e soffriva di depressioni rabbiose e irritabili». Inoltre, secondo uno studio di Tardi e Van Gijseghem[64], i pedofili possiedono una "struttura dell'identità più debole" di quella degli autori di crimini non di natura sessuale, ed esibiscono un livello più alto di introversione sociale, dato, quest'ultimo, che risulta coerente con i molteplici riferimenti ai problemi sociali caratteristici di molti sacerdoti che compiono atti sessuali con bambini[65].
In conclusione, un numero significativo di sacerdoti e seminaristi sottoposti a psicoterapia presenta elementi caratteriali e psicodinamici associati a profonde ferite e vulnerabilità narcisistica associati a instabilità dell'autostima. Tali individui tendono a percepirsi come inferiori, inadeguati o fortemente carenti con conseguente alto livello di ansia e vergogna, episodi depressivi, o varie combinazioni di queste emozioni. Impossibilitati nel raggiungimento di un'ideale perfezione e preminenza, e nella necessità di essere percepiti e trattati come esseri speciali, ammirati da tutti, questi sacerdoti sono spesso afflitti, in varia misura, da ansia, depressione e invidia degli altri[66].

Critiche alle gerarchie cattoliche

·        Dure critiche sono state rivolte alla Chiesa cattolica quando fu scoperto che alcuni vescovi a conoscenza dei casi di abuso avevano trasferito i preti invece di rimuoverli[67].
·        È stato rilevato che la posizione prevalente riguardo ai casi di pedofilia era che i pedofili potessero essere curati attraverso assistenza psicologica[68][69].
·        Barretos, in Brasile, venne aperto in segreto dai sacerdoti italiani della Congregazione di Gesù Sacerdote un centro di cura per preti pedofili.[68].
·        Alessandro Maggiolini, ex-vescovo di Como indagato per favoreggiamento personale per aver informato don Mauro Stefanoni, un parroco condannato nel maggio 2008 a 8 anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di un minore «psichicamente debole e bisognoso di affetto e cure, incapace di ribellarsi efficacemente ad un soggetto adulto circondato da rispetto»[70][71], ha affermato «Una cosa è prendere i necessari provvedimenti canonici, altro è come vescovi diventare strumenti della giustizia italiana, non perché non vogliamo che i sacerdoti colpevoli subiscano le giuste pene dalla giustizia civile, ma perché le vittime debbono decidere loro se accedervi. E alcune preferiscono non farlo». Punto di vista sostenuto anche da mons. Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.
·        Mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. nel mese di maggio 2002 ha dichiarato[72]: «I preti pedofili sono un fatto assolutamente marginale che non richiede interventi da parte delle istanze centrali della Chiesa italiana. Si tratta di un fenomeno estremamente limitato e i vescovi riaffermano la loro fiducia nella stragrande maggioranza dei preti, che servono con fedeltà la Chiesa e l'educazione dei giovani». «Il Consiglio permanente non ha mai parlato di casi di pedofilia, alla Cei non c'è nessun elenco in proposito, non abbiano né casi in evidenza né una procedura di monitoraggio». «La Cei non esercita sorveglianza sui vescovi, non è una superconferenza che li controlla, perché è responsabilità di ogni singolo vescovo affrontare la questione».
·        Monsignor Mauro Cozzoli, docente di Teologia morale all'Università Lateranense, ha dichiarato a Il Messaggero il 6 aprile 2006: «Qualche volta l'autorità ecclesiastica ha coperto certi fatti per evitare che scoppiasse uno scandalo[73]».
·        Hans Küng, noto teologo spesso critico verso le gerarchie ecclesiastiche, il 18 marzo 2010, ha scritto un articolo in cui sostiene che Ratzinger sia «l'uomo che da decenni è il principale responsabile dell'occultamento di questi abusi a livello mondiale»[74].
·        Un esempio dell'uso comune di trasferire di parrocchia in parrocchia un prete accusato di abusi sessuali è fornito dal caso Ramos. Don Ramos fu trasferito ad un'altra parrocchia dopo un'imprecisata terapia psicologica. Nell'immagine (agli atti nel caso Ramos) si vedono gli appunti presi da qualcuno che lavorava all'interno della diocesi durante una conversazione a telefono in cui si comunicava alla diocesi che, nonostante le prime cure ricevute alla fine degli anni settanta, Ramos aveva continuato a molestare bambini (25 denunce in totale).

Risposta delle gerarchie


Papa Benedetto XVI
·        In un discorso ai vescovi d'Irlanda del 28 ottobre 2006 papa Benedetto XVI si è duramente espreso contro i crimini dei sacerdoti colpevoli, dichiarando che «è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi». Affermando inoltre che «l'ottimo lavoro e il generoso impegno della grande maggioranza dei sacerdoti e dei religiosi in Irlanda non devono essere oscurati dalle trasgressioni di alcuni loro fratelli»[75].
·        In visita a George Bush a Washington nel mese di aprile 2008 Benedetto XVI, rispetto allo scandalo pedofilia che ha investito la Chiesa cattolica americana, ha affermato: «Proviamo una profonda vergogna e faremo tutto il possibile perché questi fatti non si ripetano più»[76].
·        Nel mese di luglio 2008, nel corso della giornata mondiale della gioventù tenuta a Sydney, dopo le richieste delle associazioni locali delle vittime, Benedetto XVI ha ribadito analoga posizione affermando: «Desidero qui fare una pausa per riconoscere la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi di questa nazione. Davvero sono profondamente addolorato per il dolore e la sofferenza subita dalle vittime e assicuro loro che come loro pastore anche io condivido la loro sofferenza». «Questi misfatti che costituiscono un così grave tradimento della fiducia, devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Chiedo a tutti voi di assistere i vostri vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male. Le vittime devono ricevere compassione e cura, e i responsabili di questi misfatti devono essere portati davanti alla giustizia»[77]. Prima di ripartire per il Vaticano, ha però voluto incontrare alcune vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero, ascoltando le loro storie e manifestando loro la propria vicinanza spirituale[78].
·        Nel suo viaggio apostolico a Malta, il pontefice ha incontrato alcune vittime di abusi sessuali da parte di religiosi; nell'occasione, il papa ha affermato di aver «condiviso la loro sofferenza e con commozione ho pregato con le vittime degli abusi commessi da sacerdoti»[79].
·        Anche durante la visita di Stato compiuta nel Regno Unito nel settembre 2010, Benedetto XVI ha incontrato un gruppo di persone che avevano subito in gioventù abusi sessuali da parte di sacerdoti; dopo aver pregato con le vittime, ha affermato che: «è deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi»[80].
·        In numerosi discorsi rivolti alla Curia Romana[81], ai vescovi, ai presbiteri[82][83], ai giornalisti[84] ed agli educatori[85], il pontefice è tornato a parlare degli abusi sessuali, rinnovando la propria vicinanza alle vittime e condannando quei sacerdoti «che stravolgono il Sacramento nel suo contrario: sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita».
·        Il 16 maggio 2011[86] la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò una lettera «per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici», nella quale si invitano i vescovi ad applicare le norme del Diritto canonico e a collaborare con le autorità civili[87]. In particolare, i vescovi devono: incontrare ed ascoltare le vittime di abusi sessuali, seguendo l'esempio di Benedetto XVI; creare ambienti sicuri per i minori allo scopo di riconoscere ed intervenire in caso di abuso sessuale; prestare attenzione alla formazione dei seminaristi e dei sacerdoti appena ordinati, ricordando le parole di Giovanni Paolo II: «Non c'è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani»; cooperare con le autorità civili. Infine, il testo riassume la legislazione in vigore per questi delitti, ricorda che la prescrizione è di vent'anni, calcolati a partire dal compimento del diciottesimo anno di età della vittima e fornisce indicazioni sul modo di agire nel trattare i casi di abuso sessuale[88][89].
·        Il 16 giugno 2011 la Conferenza episcopale degli Stati Uniti approvò una nuova edizione della Carta per la protezione dei bambini e dei giovani, adottata nel 2002. Il testo introduce il reato di pornografia infantile e l'equiparazione dell'abuso su incapace a quello su minore.
·        Nel seminario di Erfurt, durante la visita di Stato compiuta in Germania dal 22 al 25 agosto 2011, Benedetto XVI volle incontrare cinque vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti. Nell'occasione il pontefice espresse rammarico per ciò che era stato commesso nei confronti loro e delle loro famiglie[90] ed assicurò l'impegno della Chiesa nel promuovere misure efficaci per la tutela di bambini e giovani[91].
·        Dal 6 al 9 febbraio 2012, si è svolta alla Pontificia Università Gregoriana di Roma un simposio[92] dedicato agli abusi sessuali commessi da membri del clero, dal titolo Verso la guarigione e il rinnovamento. All'incontro erano presenti i rappresentanti di 110 conferenze episcopali, i rappresentanti di 30 ordini religiosi[93] e una vittima di abusi sessuali[94]. In apertura dei lavori il cardinale William Joseph Levada ha rivelato che «nel corso dell'ultimo decennio sono arrivati all'attenzione della Congregazione per la dottrina della fede oltre 4 000 casi di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici su minori». La Congregazione, anche «sotto la guida costante del cardinale Joseph Ratzinger», ha rilevato «un drammatico aumento» del numero di casi di reato di abusi sessuali su minori da parte di chierici, anche a causa della copertura mediatica che questi scandali hanno avuto in tutto il mondo. I casi di abusi sessuali «hanno rivelato, da un lato, l'inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o di diritto canonico) a questa tragedia e, dall'altro, la necessità di una risposta più complessa»[95]. Nel simposio si sono stimati «due miliardi di dollari di risarcimenti» pagati finora dalla Chiesa. Charles J. Scicluna ha dichiarato: «Esiste ancora nella Chiesa una certa cultura del silenzio, ma dobbiamo uscirne. Basta con la mortale cultura dell'omertà. La ricerca della verità è un dovere morale e legale. Perché chi inganna, chi non denuncia, è nemico della giustizia e quindi della Chiesa»; secondo il cardinale canadese Marc Ouellet: «Grande è la vergogna ed enorme è lo scandalo. Si è compiuto ciò contro cui Gesù si scagliò: "È meglio che a uno venga messa al collo una pietra da mulino e sia gettato in mare, piuttosto che scandalizzi uno di questi piccoli"». Un sacerdote americano, monsignor Stephen J. Rossetti, ha elencato i sei errori che i vescovi non devono ripetere: non aver ascoltato le vittime e essersi fatti manipolare dagli aggressori che mentivano; il «sottostimare» gli abusi nella propria diocesi; il credere che i pedofili «possano essere curati e non rappresentino più un rischio»; un senso «malinteso» del «perdono» per i colpevoli; la «formazione insufficiente dei sacerdoti», anche sulla sessualità; e l'«ignorare i segnali d'allarme»[96]. Al termine dei lavori è stato presentato il Centro per la protezione dei bambini, nato dalla collaborazione tra l'università Gregoriana ed il dipartimento di psichiatria dell'università di Ulma[97][98].

Pedofilia e Chiesa cattolica nella Storia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Pedofilia e Chiesa cattolica nella Storia.
Per comprendere il pensiero dei Padri della Chiesa sulla pedofilia e la pederastìa (e l'omosessualità) bisogna rifarsi all'etica romana a partire dall'età repubblicana, periodo in cui il potere legislativo prese «provvedimenti contro la pederastìa»[99], prima in via amministrativa, poi in via giudiziaria[100]. Pur ritenendo «normale che un uomo avesse rapporti sessuali con altri uomini, oltre che con le donne» i Romani, a differenza dei Greci[101], «non ritenevano che, per i ragazzi, essere soggetti passivi di un rapporto omosessuale fosse educativo»[99][102]. Il pensiero dei Padri riprendeva in parte la morale «tardo pagana» sul matrimonio[103]. Anche altri studiosi[104] concordano su questa impostazione. Da un tipo di «sessualità di stupro»[103][105], il romano che «sottometteva senza problemi e senza rimorsi la moglie, le schiave e gli schiavi», cominciò a imporsi una regola di vita, che diventò un «codice morale repressivo». Prima che il cristianesimo prendesse campo, la morale sessuale dei romani «si era trasformata da una bisessualità di stupro in un'eterosessualità di riproduzione»[104]. La castità, anticipando il pensiero dei Padri, era diventata una virtù. La predicazione cristiana trovò un facile terreno, alimentata dalla predicazione stoica «che esortava a controllare le passioni, a vincere le pulsioni, a indirizzare il sesso alla procreazione»[106]. La nuova regola era «l'eterosessualità di riproduzione»[106].

Gli studi degli anni settanta e duemila[modifica | modifica wikitesto]

Secondo uno studio[107][108] condotto su 1 500 preti da Conrad Baarspsichiatra tedesco di orientamento cattolico, citato anche da Thomas P. Doyle[109] sulla rivista Pastoral Psycology[110][111][112][113] e sottoposto nel 1971 al Sinodo dei Vescovi in Roma, alcuni preti sono affetti da problemi psicosessuali inaspriti dal celibato al quale non si viene sufficientemente preparati durante l'istruzione ricevuta in seminario. Lo studio avvertiva anche della necessità di predisporre azioni correttive per ridurre il fenomeno. Nessun provvedimento fu preso in tal senso[senza fonte]. Al Sinodo del 1971 partecipò anche il cardinale Wojtyla, eletto papa sette anni dopo nel 1978.

Il documentario Sex crimes and the Vatican

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Lo stesso argomento in dettaglio: Il Vaticano e i crimini sessuali.
Nel 2006 l'emittente televisiva inglese BBC ha trasmesso un documentario[114] intitolato Sex crimes and the Vatican che accusava la Chiesa di coprire i sacerdoti coinvolti in abusi sessuali su minori.

Mons. Rino Fisichellaarcivescovo cattolico e teologo italiano. Fu nominato rettore della Pontificia Università Lateranense il 18 gennaio 2002.
In Italia la decisione di Michele Santoro di trasmettere il documentario nella puntata del 31 maggio 2007 del programma Anno Zero, ha sollevato polemiche politiche. Mario Landolfi, presidente della commissione Vigilanza RAI, ha invitato il direttore generale della Rai pro tempore, Claudio Cappon a non procedere all'acquisto del documentario.[115]
Successivamente alla messa in onda altre polemiche, di segno opposto, hanno coinvolto il conduttore, accusato d'aver concordato con il Vaticano le modalità di pubblicazione, nelle quali si sarebbero illustrati i casi come individuali, evitando di coinvolgere in pieno la Chiesa.[116]
Il documentario mostrava i risultati prodotti da una commissione mista di indagine operante negli Stati Uniti d'America a seguito di svariate denunce, esso metteva in evidenza come in un documento del 1964 intitolato Crimen sollicitationis vi fossero norme e regole che, pena la scomunica, imponessero alle vittime di violenza ed a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo di mantenere il silenzio. Durante la trasmissione, questa tesi è stata rigettata da monsignor Rino Fisichella[117].
Il giorno precedente la messa in onda del documentario, Massimo Introvigne pubblicò su Avvenire un articolo fortemente critico sull'accuratezza dei suoi contenuti[118]. In esso si precisava che la pena delle scomunica era, al contrario, riservata a chi avesse omesso la denuncia; la segretezza era riservata ai processi canonici, a tutela di tutte le parti in causa. Altri[119] hanno invece valutato l'ipotesi, fra questi anche la Corte distrettuale di Harris County (Texas), che ha indagato ed imputato per «ostruzione alla giustizia»[120] l'allora cardinale Joseph Ratzinger, in seguito all'invio dell'epistola De delictis gravioribus avvenuta nel 2001. Il procedimento è stato bloccato nel settembre 2005, quando il Dipartimento di Stato statunitense accolse la richiesta di concedere a Ratzinger l'immunità diplomatica in seguito alla sua elezione come Papa (e quindi capo di stato straniero)[121]. In realtà, come riporta lo stesso Massimo Introvigne nel caso deciso il 22 dicembre 2005 a Houston (Texas) dal giudice Lee Rosenthal, il cardinale Joseph Ratzinger non era stato né “incriminato”, né indagato, ma semplicemente era stato citato in giudizio dallo studio legale Kahn Merritt & Allen in una causa civile relativa a danni reclamati all'Arcidiocesi di Houston da persone che accusavano di essere state molestate sessualmente dal seminarista Juan Carlos Patino-Arango, della stessa Arcidiocesi.[122]

Elenco di casi paese per paese

Canada

Nel 2009 la diocesi di Antigonish è stata coinvolta in alcuni casi di abusi sessuali, commessi da suoi sacerdoti su alcune dozzine di persone negli anni 1950, per i quali il vescovo Lahey (poi colpito da mandato d'arresto per possesso di materiale pedopornografico) ha accettato di pagare 15 milioni di dollari canadesi.

Irlanda


Brendan Smyth (1927-1997), sacerdote cattolico irlandese
Nel 1994 in Irlanda esplose lo scandalo-Brendan Smyth, un sacerdote cattolico nordirlandese accusato di abusi su minori in oltre 40 anni di attività pastorale a BelfastDublino e anche negli Stati Uniti. Arrestato e processato da una corte britannica a Belfast, morì in carcere nel 1997. Inizialmente condannato per 17 casi accertati di abusi su minore, durante la sua detenzione furono accertate a Dublino le sue responsabilità in ulteriori 74 casi analoghi[123][124].
Il documentario della BBC Sex crimes and the Vatican racconta i casi di 100 bambini e bambine abusati da 26 sacerdoti irlandesi, che secondo il giornalista della Bbc sarebbero stati coperti insabbiati dal Vaticano e dall'allora cardinale Ratzinger, a capo della Congregazione della Dottrina della Fede.
Nell 2006 una commissione indipendente di inchiesta, guidata dal magistrato Yvonne Murphy, chiese dettagli al Vaticano circa i rapporti sugli abusi inviati dal 1975 al 2004 alla Santa Sede dall'arcidiocesi di Dublino. La Santa Sede ignorò la richiesta, comunicando al ministero degli Esteri irlandese che essa "non era passata attraverso gli appropriati canali diplomatici", nonostante il carattere indipendente della commissione rispetto al governo irlandese implicasse l'inopportunità di tali canali. Una seconda richiesta di informazioni e documenti venne avanzata nel febbraio 2007 al Nunzio apostolico a Dublino, senza esito, così come senza risposta fu la richiesta di commento al rapporto finale della commissione, che denuncia l'ostruzionismo dei vertici cattolici. A seguito della pubblicazione del rapporto, il responsabile dell'arcidiocesi di Dublino, Diarmuid Martin, ha espresso «dolore e vergogna» per la vicenda degli abusi e per come furono coperti dai vertici della Chiesa cattolica di Dublino, offrendo le sue «scuse» alle vittime (che però non vollero mai accettarle)[125].
Secondo il Rapporto Murphy, il ricorso al segreto pontificio nell'arcidiocesi di Dublino, similmente a quanto già registrato nell'arcidiocesi di Boston, ha avuto l'effetto di «proteggere l'istituzione [ecclesiastica] ai danni dei minori»[126], ed «è in assoluto contrasto con la legge civile che richiede l'amministrazione pubblica della giustizia», costituendo inoltre l'obbligo di segretezza/riservatezza imposto dai vescovi ai partecipanti al processo canonico una potenziale «inibizione a denunciare alle autorità civili o ad altri l'abuso sessuale su minori»[127].
Il 20 marzo 2010 Benedetto XVI ha pubblicato una lettera pastorale rivolta ai fedeli cattolici d'Irlanda. In essa il Papa ha spiegato di «condividere lo sgomento e il senso di tradimento [...] sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati», chiedendo ad essa «in primo luogo di riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi» e accusando la «preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona». Rivolgendosi poi ai sacerdoti e ai religiosi colpevoli di tali abusi, ha scritto: «Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell'Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell'Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa».[10][128]
Il 20 febbraio 2011, l'arcivescovo di Dublino, monsignor Diarmuid Martin ed il cardinale Sean Patrick O'Malley, visitatore apostolico nominato dal Papa, hanno pubblicamente chiesto il perdono da parte di tutte le vittime di abusi, durante una Liturgia di Pentimento celebrata nella Procattedrale di Santa Maria a Dublino. Durante la celebrazione, i presuli hanno lavato i piedi ad un gruppo di persone vittime di abusi sessuali. Nell'omelia, mons. Martin ha ringraziato coloro che hanno avuto il coraggio di parlare[129].
Il 20 marzo 2012 fu pubblicato il Summary of the Findings of the Apostolic Visitation in Ireland[130], resoconto della visita apostolica alle diocesi, agli istituti religiosi ed ai seminari irlandesi, nonché degli incontri con le vittime degli abusi, voluti da Benedetto XVI per valutare l'efficacia delle misure adottate contro gli abusi sessuali sui minori[131]. Nel documento si esprime vicinanza alle vittime, raccomandando a diocesi ed istituti di continuare a fornire loro accoglienza e assistenza, e si evidenzia la "gravità delle mancanze che hanno dato luogo", in passato, ad una "non sufficiente comprensione e reazione", anche da parte di vescovi e superiori religiosi, "al terribile fenomeno dell'abuso sui minori". Si ricordano i passi avanti compiuti e si osserva poi l'efficacia delle linee guida del 2008 sulla protezione dei minori e sulla collaborazione con le autorità civili[132]. Nel documento - definito ampio ed esauriente dal direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi - La Santa Sede ripete "il proprio sentimento di vergogna e tradimento di atti peccaminosi e criminali alla radice di questa crisi"[133]. Dopo aver inviato in Irlanda una visita apostolica, si afferma che "ora va considerata conclusa". Alcuni vescovi si dimisero per motivi legati alla gestione dei casi di pedofilia, tra di essi monsignor John Magee[134][135][136]. Nel nuovo mea culpa pubblico della Chiesa ci si riferisce a "Vescovi e superiori religiosi inadeguati ad arginare il dilagare dei gravissimi episodi di pedofilia tra il clero"; "Omessi controlli"; "Impunità per i colpevoli"; "Indifferenza verso le vittime"; "Vergogna per le sofferenze inflitte alle piccole vittime"[134].

Stati Uniti

I casi di pedofilia venuti alla ribalta dagli anni 1990 in poi che hanno visto coinvolti componenti del clero cattolico hanno assunto particolare rilevanza mediatica e politica, tanto da spingere la Chiesa statunitense all'istituzione di un'inchiesta indipendente sui fatti. Papa Benedetto XVI ha definito questi casi «Crimini enormi»[137].
D'altro canto, Frank Keating, governatore dell'Oklahoma e titolare dell'inchiesta, dimettendosi dal suo incarico ha paragonato il comportamento della Chiesa a quello di un'organizzazione mafiosa.[138]
Nel 2002 è occorso il primo scandalo con eco internazionale, scoppiato in seguito alla scoperta di abusi sessuali perpetrati da più sacerdoti nei confronti di minorenni nell'arcidiocesi di Boston[139]. In seguito, nel 2005, numerosi casi sono stati registrati in Irlanda[140].
Nel giugno 2002 la Conferenza episcopale americana ha nominato una commissione indipendente (National Review Board) per indagare sul fenomeno degli abusi sessuali su minori perpetrati da ecclesiastici cattolici. Il governatore dell'Oklahoma Frank Keating, cattolico praticante ed aderente al Partito repubblicano è stato chiamato alla direzione della commissione. Nel giugno successivo, dopo le critiche ricevute dall'arcivescovo di Los Angeles per aver paragonato alcuni leader della Chiesa americana alla Mafia, ha rassegnato le sue dimissioni, affermando che "il non obbedire ai mandati di comparizione dei Gran Jury, sopprimere i nomi dei preti accusati, negare, confondere, non spiegare, è il modello di un'organizzazione malavitosa, non della mia Chiesa"[138].
Secondo una stima di Andrew Greeley, sacerdote dell'arcidiocesi di Chicago e professore di sociologia alle Università di Chicago e dell'Arizona, da 2 000 a 4 000 preti avrebbero abusato di 100 000 minori, spesso senza che alcun provvedimento venisse preso al riguardo.[141]
Il rapporto commissionato dai vescovi americani al John Jay College of Criminal Justice della City University of New York,[142], il John Jay Report, esamina la situazione dei preti denunciati alla magistratura per reati sessuali. Dal 1950 al 2002 4 392 sacerdoti americani (su oltre 109 000, circa il 4%) sono stati accusati di relazioni sessuali con "minorenni", la maggior parte sono casi di pedofilia, una parte modesta sono casi di pederastia. I casi di vera pedofilia con condanna definitiva risultano avere una media nel periodo 1950 - 2002 di una condanna all'anno.
La maggior parte delle vittime che hanno denunciato, il 50,9%, ha un'età compresa tra gli 11 e i 14 anni, 27,3% hanno tra i 15 anni e i 17, il 16% sono bambini e bambine tra gli 8 e i 10 anni e circa il 6% hanno un'età sotto i 7 anni. Si noti che secondo la legislazione italiana atti di pedofilia sono compiuti sui minori di 14 anni.
Complessivamente circa il 73% delle vittime che hanno denunciato ha 14 anni o è un bambino. Dal 2000 in poi si registrerebbe, inoltre, un declino delle accuse. Secondo il rapporto dei vescovi delle diocesi americane del 2012, i casi di pedofilia all'interno delle diocesi sono in aumento, nel 2011 sono state 594 le "credibili accuse di abusi" rivolte ad appartenenti al clero, dato che è in aumento rispetto al 2010 dove i casi erano 505.[143][144]
Dei 4.392 preti di cui ci sono serie accuse, i denunciati alla magistratura sono 1.021, i condannati sono 252 ma quelli che hanno scontato pene in prigione sono 100 preti.[145][146]
A parte i condannati vi sono i costi economici molto ampi; per esempio nel 2007 complessivamente le diocesi USA hanno speso circa 900 milioni di dollari parte in conciliazioni e parte in patteggiamenti.[147]
Complessivamente l'81% delle vittime sono maschi e il 19% femmine. Le vittime maschili tendono ad essere più vecchie delle vittime femminili. Oltre il 40% delle vittime sono maschi con un'età compresa tra gli 11 e i 14 anni.
La diocesi di Fairbanks, in Alaska, nel febbraio 2008 ha dichiarato bancarotta, in seguito al risarcimento di 150 vittime del clero tra gli anni cinquanta e gli ottanta. In base alla normativa statunitense utilizzata (il "Chapter 11") la diocesi viene messa in una specie di commissariamento, che provvede (se possibile) a pagare i debitori, ma a questi sono impedite nuove azioni legali nei confronti della società.[148] Tale procedimento è stato utilizzato anche dall'arcidiocesi di Milwaukee, anch'essa costretta alla bancarotta a causa dei risarcimenti alle vittime.[149]
Nel giugno 2012, William Lynn, segretario per il clero dell'arcidiocesi di Filadelfia tra il 1992 e il 2004, è stato condannato per non aver avvertito i parrocchiani e la polizia dei sacerdoti molestatori che conosceva. Si trattava della prima volta che un funzionario diocesano viene condannato personalmente per tale reato.[150] Nel dicembre 2013 la Corte di appello della Pennsylvania ha però annullato la condanna e disposto la scarcerazione di Lynn per la mancanza di «sufficienti prove per dimostrare che aveva agito con l'intento di facilitare la violenza»[151]. Inoltre Il 7 agosto 2013 è stata archiviata dal tribunale Usa l'ultima accusa nei confronti del Vaticano. A chi sosteneva che ci fosse stata copertura o complicità è stato dimostrato l'esatto contrario. L'archiviazione arriva dopo che oltre ai processi di Ronan e dell'Oregon, e tutti gli altri che accusavano i vertici della Chiesa, hanno avuto la medesima sorte. Ricordiamo due particolarmente significativi: il caso O'Bryan in Kentucky (iniziato nel 2004 e chiuso nel 2010) e il caso «John Doe 16» («Murphy») in Wisconsin (iniziato nel 2010 e chiuso nel 2012). In tutti questi casi le principali accuse che si basavano sul presupposto di un coinvolgimento del Vaticano nelle vicende delle Chiese locali, specialmente in relazione alla condotta dei singoli preti, sono cadute di fronte alla realtà dei fatti.[152]

I preti stranieri trasferiti in Italia

In alcuni casi dei sacerdoti condannati o ricercati all'estero per reati di pedofilia sono stati trasferiti in Italia.
·        Don Italo Casiraghi, parroco di GordolaCanton Ticino (Svizzera), dopo la condanna a 6 mesi con la condizionale è stato trasferito a Sesto Calende (VA)[153]. Attualmente vive a Pietra Ligure(SV), nella parrocchia di San Nicolò, senza però prestare alcun servizio sacerdotale nella parrocchia[154].
·        Padre Yousef Dominic, inglese di origini pakistane, rifugiatosi ad Albisola, fuggito mentre era in libertà su cauzione. Nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura. Si è poi rifugiato nell'abbazia benedettina di Finalpia. Viene trovato morto sulla spiaggia di Albisola il 6 dicembre 2009. La salma è stata rimpatriata a Lahore, dove si è celebrato il funerale[155][156].
·        Don Vijara Bhaskar Godugunuru (detto Don Vijey), indiano, dichiaratosi colpevole nel 2007 in Minnesota (USA) per abusi commessi su una ragazzina. Trasferito come vice-parroco, a Sarteano(SI), diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza nell'aprile del 2010, a seguito della scoperta del suo trasferimento, ha chiesto di essere inviato in India, nella diocesi di Cuddapah[157][158].
·        Joseph Henn, estradato in Arizona, svanisce nel nulla a Roma. Joseph Henn, agli arresti domiciliari nel 2005 presso la casa generalizia dei Padri salvatoriani in via della Conciliazione, nei pressi del Vaticano, dove risiedeva da anni, era ricercato in Arizona per molestie su tre giovani di età tra i 14 e i 15 anni. In Arizona rischia 259 anni di carcere. Estradato dopo una lunga vertenza giudiziaria dalla Cassazione, al momento dell'arresto svanisce nel nulla. La storia è raccontata nel documentario Sex crimes and the Vatican[159][160].
·        Nugent Francis Edward, salesiano dello Stato del New Jersey. Accusato per abusi subiti da una donna e dei suoi fratelli ad Ellenville quando erano ragazzini, è stato sospeso dal servizio. L'ordine dei Salesiani ha patteggiato il risarcimento di 250.000 dollari nel 1998 per suo conto. Accusato altresì di aver abusato di quattro studenti di un seminario minore. Rifugiatosi a Torino, vi è deceduto il 20 gennaio 2011[161][162][163][164][165].
·        Il caso di James Tully e il trasferimento a Vicenza. James Tully ha operato per diverso tempo nella cittadina di Ashfield (Massachusetts), fin quando è arrivata la condanna per pedofilia. Il prete è stato infatti accusato da William Nash e da altri ex-seminaristi di violenze sessuali su minori. Le indagini hanno portato alla sentenza definitiva che vedeva il parroco colpevole. Padre Tully fu improvvisamente trasferito dagli USA all'Italia e si ritrasferì nuovamente negli USA poche settimane prima che Nash giungesse a Vicenza per tenere una conferenza stampa[166]. Tully è tuttora a piede libero.

I casi delle diocesi statunitensi

Nell'Arcidiocesi di Boston è esploso uno dei casi più vasti di pedofilia che ha colpito appartenenti alla Chiesa cattolica. Più di duecento sacerdoti (su circa 1500 operanti nella diocesi) sono stati accusati di abusi sessuali, ma poiché il sistema giudiziario americano consente alle vittime di rivalersi economicamente sulle diocesi[167], gran parte delle stesse ha preferito farsi risarcire dalle diocesi anziché far condannare penalmente i responsabili, per cui si è registrato un forte indebitamento dell'arcidiocesi che ha dovuto vendere numerose proprietà immobiliari per liquidare i rimborsi[168]. Sugli abusi di Boston è stato fatto anche un film nel 2015Il caso Spotlight.

L'arcivescovo di Los Angeles cardinale Roger Michael Mahony. Accusato di aver coperto preti pedofili (caso del sacerdote Oliver O'Grady reo confesso di pedofilia), nel luglio del 2007 ha chiesto pubblicamente scusa per gli abusi commessi dai preti della sua diocesi su 508 vittime dopo che queste erano riuscite ad ottenere un risarcimento di 600 milioni di dollari. Gli abusi nell'arcidiocesi di Los Angeles sarebbero cominciati negli anni quaranta[169][170].
Il fenomeno ha coinvolto anche l'arcidiocesi di Los Angeles, con 508 vittime e 113 preti coinvolti. Nel 2007 si è giunti ad un accordo extragiudiziario che prevedeva il pagamento della cifra record di 660 milioni di dollari (pari a circa 485 milioni di euro) destinata a rimborsare i danni subiti dalle vittime[171]. In un precedente patteggiamento l'arcidiocesi di Los Angeles aveva accettato di versare altri 114 milioni di dollari di risarcimento. Pertanto, complessivamente, l'arcidiocesi di Los Angeles ha patteggiato risarcimenti per 774 milioni di dollari[172].
Nel 2006 un documentario, Deliver Us from Evil, accusò i vertici dell'arcidiocesi di Los Angeles di essere a conoscenza degli abusi commessi sui minori -in alcuni casi addirittura infanti- da oltre 20 anni e di non aver preso contromisure per arginare il fenomeno[173].
Nel dicembre 2007 l'arcidiocesi di Los Angeles è stata condannata al pagamento di 500 000 dollari perché sette dei suoi sacerdoti avevano violentato Rita Milla da quando questa aveva 16 anni. La donna ha anche una figlia da uno di questi prelati, mentre un altro aveva tentato di farla abortire in cambio di denaro[174].
Nell'agosto 2008 l'arcidiocesi di Chicago ha patteggiato di versare altri 12,6 milioni di dollari in risarcimento delle vittime degli abusi sessuali commessi da parte di 10 propri sacerdoti a 15 vittime. L'arcidiocesi di Chicago ha già versato 65 milioni di dollari di risarcimento per 250 casi di pedofilia commessi da sacerdoti della propria diocesi. Sono ancora in corso i giudizi altri 20 giudizi simili[175].
Anche la diocesi di Trenton è stata coinvolta nello scandalo degli abusi sessuali su cinque chierichetti e la propria nipote da parte del sacerdote Ronald Becker, che operò nelle parrocchie della diocesi dal 1979 al 1989 e fu rimosso dai suoi incarichi nel 2002. Nel 2009 e nel 2011 la diocesi ha accettato di pagare 1,3 milioni di dollari alle vittime degli abusi di Becker per porre fine a due diversi processi.[176][177]
Nel 2018, l'arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis ha raggiunto un accordo con 450 vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero, per un ammontare di $210.000.000; l'accordo è arrivato dopo circa tredici anni di cause, a seguito di una procedura di fallimento richiesta dall'Arcidiocesi nel 2015. I membri del clero dell'Arcidiocesi che nel corso degli anni hanno abusato dei fedeli senza che l'Arcidiocesi intervenisse efficacemente sono stati 91.[178]
Negli Stati Uniti d'America esiste un archivio in cui sono riportati più di 4.000 casi giudiziari[179].

I missionari in Alaska                          

In Alaska, nel novembre del 2007, è stato annunciato un accordo extragiudiziale tra la Compagnia di Gesù e 110 presunte vittime di abusi sessuali avvenuti tra il 1959 e il 1986 in 15 villaggi Yupik, relativo ad un risarcimento di 50 milioni di dollari (il risarcimento più grande tra quelli pattuiti dagli ordini religiosi). L'avvocato delle vittime, Ken Roosa, aveva affermato che queste avevano trovato il coraggio di denunciare le violenze solo dopo essere venuti a conoscenza del caso di Boston e che i Gesuiti sarebbero stati al corrente della situazione, avendo volontariamente deciso di mandare nella zona remota i religiosi che si erano già rivelati "problematici" altrove, accuse però respinte dal rappresentante dell'Ordine.
Sempre per l'avvocato delle vittime «In alcuni villaggi eschimesi è difficile trovare un adulto che non sia stato sessualmente abusato».[180][181] I termini dell'accordo non prevedono un riconoscimento di colpevolezza da parte dei Gesuiti, ma solo il risarcimento di 50 milioni di dollari ai querelanti.
Un ex-monaco benedettino e prete, Patrick Wall, che ha fatto da consulente agli avvocati nei processi ha dichiarato che le gerarchie gesuite erano a conoscenza delle tendenze dei sacerdoti accusati in quanto «avevano già commesso molestie altrove, ma sono stati lasciati liberi di agire senza alcun controllo.»[182][183]
« Avevano il potere assoluto sulle persone e sulla cultura del luogo. Avevano il potere politico. Avevano il potere della razza. Avevano il potere di farti andare all'inferno. Per le vittime non c'era via di scampo. »
(Chris Cooke, avvocato di Anchorage, da Tony Hopfinger)

I casi in Brasile, i diari dei preti e la casa di cura segreta[modifica | modifica wikitesto]

In Brasile circa 1700 preti (10% del totale) sono stati coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale tra cui violenze e abusi sui minori. Come il caso di padre Edson Alves dos Santos, sacerdote brasiliano di 64 anni che ha violentato un bambino di 10 anni o Felix Barbosa Carreiro, un prete sorpreso in un'orgia di sesso e droga con 4 adolescenti adescati su Internet.[184]

I diari[modifica | modifica wikitesto]

Padre Tarcisio Tadeu Spricigo ha compilato un manuale sequestrato dagli inquirenti con le dieci regole per restare impuniti. Tra le pagine del suo manuale si legge:
« Mi preparo per la caccia, mi guardo intorno con tranquillità perché ho i ragazzini che voglio senza problemi di carenze, perché sono il giovane più sicuro al mondo [...] Piovono ragazzini sicuri affidabili e che sono sensuali e che custodiscono totale segreto, che sentono la mancanza del padre e vivono solo con la mamma, loro sono dappertutto. Basta solo uno sguardo clinico, agire con regole sicure [...] Per questo sono sicuro e ho la calma. Non mi agito. Io sono un seduttore e, dopo aver applicato le regole correttamente, il ragazzino cadrà dritto dritto nella mia... saremo felici per sempre [...] Dopo le sconfitte nel campo sessuale ho imparato la lezione! E questa è la mia più solenne scoperta: Dio perdona sempre ma la società mai. »
Due sacerdoti pedofili hanno confessato producendo dei diari in cui descrivevano le proprie attività pedofile.
Padre Alfieri Edoardo Bompani, 45 anni, arrestato per pedofilia e detenzione di materiale pedopornografico costituito dai video che egli stesso registrava durante le violenze sessuali da lui commesse su minori di età compresa tra i 6 e i 10 anni. La polizia ha sequestrato anche racconti erotici in cui il sacerdote riportava esperienze personali e un diario (il quinto, secondo la nota di copertina).[184]

La casa di cura

Barretos, un piccolo centro a nord ovest di San Paolo, venne aperto in segreto dai sacerdoti italiani della Congregazione di Gesù Sacerdote (padri venturini) un centro di cura per preti pedofili nel quale venivano ospitati e di fatto nascosti i colpevoli, come lamentarono i familiari delle vittime. I pazienti, come affermato dagli stessi padri Venturini, venivano segnalati e destinati al centro dai vescovi delle varie diocesi brasiliane. I padri Venturini affermarono di non conoscere le difficoltà e le problematiche dei propri pazienti ospiti nonostante all'interno del centro ci fossero dei preti psicologi come Padre Mario Revolti, 70 anni, trentino, responsabile-psicologo.[68]

Australia


L'arcivescovo di Sydney e cardinale George Pell
In Australia si registrano 107 casi di condanne di sacerdoti o religiosi per abusi sessuali su minori. Ma altri processi sono ancora in corso[185][186] e, secondo i gruppi di supporto, le vittime si contano a migliaia. In Australia nel 2005 erano in vita 3.142 sacerdoti[187].
Già nel 1870 suor Mary MacKillop (1842 - 1909), fondatrice nel 1867 dell'ordine religioso australiano delle Sorelle di San Giuseppe del Sacro Cuore, con la missione di aprire scuole per i bambini delle famiglie povere, denunciò insieme a altre consorelle, un prete che commetteva abusi su minori. Il sacerdote venne trasferito in Irlanda, ma il vicario generale della diocesi di Adelaide, dove operava l'ordine la scomunicò per insubordinazione nel 1871.[188] Suor Mary MacKillop è stata proclamata santa da papa Benedetto XVI nel 2010[189].

Il caso O' Donnell

Anthony e Christine Foster, genitori di due bambine ripetutamente violentate da un sacerdote di Melbourne, padre Kenin O'Donnell, accusano il cardinale George Pell di aver insabbiato l'inchiesta contro padre O'Donnell, riconosciuto responsabile delle violenze sulle loro due figlie, Emma e Katherina, commesse tra il 1988 e il 1993.
A seguito delle violenze una delle due figlie, Emma, si è tolta la vita nel 2008, non riuscendo a superare il trauma, e l'altra Katherina, ha avuto problemi con l'alcol e, a seguito di un incidente stradale, ha riportato danni cerebrali.
O' Donnell morì in prigione nel 1997, ma i genitori delle due bambine hanno dovuto intraprendere una dura battaglia legale per veder riconosciuto il risarcimento dei danni.
Nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Sydney nel 2008 i genitori delle due bambine hanno cercato inutilmente di farsi ricevere da Benedetto XVI per avere le scuse dal pontefice[190][191].
Nel giugno del 2017 il cardinale George Pell è stato ufficialmente incriminato per pedofilia.

Paesi Bassi

Nel 2010, il cardinale Adrianus Simonis, Presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi dal 1983, aveva affermato che la Chiesa cattolica olandese non aveva saputo niente dei casi di abuso su minori.[192]
Nel febbraio 2011, Simonis è stato accusato di aver coperto un prete pedofilo mentre era arcivescovo. Il prete, il cui nome non è stato reso noto dai media, abusò di Erwin Meester mentre era in servizio in una parrocchia di Zoetermeer. Simonis, pur sapendo dell'accusa, ritenne che il prete fosse cambiato, e lo spostò in una parrocchia ad Amersfoort, senza però avvisare nessuno della nuova parrocchia dei precedenti del prete. Il prete perpetrò altri abusi nella nuova parrocchia (secondo la polizia sei delle sue vittime hanno poi denunciato abusi avvenuti tra il 1987 e il 2008); secondo Simonis, il nuovo abuso avvenuto ad Amersfoort sarebbe «spiacevole».[192]
Quando l'episodio è venuto alla luce, Simonis ha affermato di essere a conoscenza dei precedenti del prete, ma che aveva giudicato sufficienti la terapia e «le prescrizioni psicologiche severe e per iscritto» che aveva ricevuto. Ha anche affermato che non aveva avuto nessun'informazione dalla nuova parrocchia riguardo ai nuovi abusi.[192]

Belgio

In Belgio una commissione di indagine ha redatto un rapporto di duecento pagine su almeno 475 casi di abusi sessuali compiuti su bambini da membri del clero e su 19 tentativi di suicidio da parte delle vittime degli abusi, 13 dei quali tragicamente riusciti[193]
Nell'aprile del 2010 il vescovo di BrugesRoger Joseph Vangheluwe è stato costretto a dimettersi per aver abusato di suo nipote[193].

Francia

Il cardinale Castrillón Hoyos e il caso Pican

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Lo stesso argomento in dettaglio: Darío Castrillón Hoyos.
René Bissey, un sacerdote pedofilo che tra il 1989 e il 1996 aveva compiuto ripetuti abusi sessuali su minori, fu condannato ad ottobre del 2000, dal tribunale francese di Bayeux, a 18 anni di carcere, e contestualmente il suo vescovo, monsignor Pierre Pican, fu condannato a tre mesi di carcere con la condizionale, per aver rifiutato di denunciare alla magistratura il sacerdote della sua diocesi, nonostante fosse a conoscenza da molti anni della sua condotta immorale e non fosse mai intervenuto per fermarla[194]. Pican si giustificò affermando che, oltre al “segreto confessionale”, il vescovo ha anche un “segreto professionale” che gli impedisce di denunciare anche ciò che apprende al di fuori del sigillo della confessione: questo non violerebbe il segreto confessionale ma guasterebbe la fiducia dei sacerdoti della diocesi nei suoi confronti[195].
In seguito a questa sentenza, il cardinale Castrillón Hoyos, allora prefetto della Congregazione per il clero, scrisse una lettera di solidarietà a monsignor Pican, elogiandolo per aver evitato la denuncia nei confronti del sacerdote condannato per abusi sessuali e indicandolo come esempio da seguire:
« Ha agito bene, mi rallegro di avere un confratello nell'episcopato che, agli occhi della storia e di tutti gli altri vescovi del mondo, avrà preferito la prigione piuttosto che denunciare un prete della sua diocesi. […] Questa Congregazione, per incoraggiare i fratelli nell'episcopato in una materia così delicata, trasmetterà copia di questa missiva a tutti i fratelli vescovi »
Quando nel 2010 questa lettera fu resa nota, il direttore della Sala Stampa Vaticana e portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, disapprovò decisamente il comportamento del cardinale Castrillón Hoyos, affermando che la sua lettera «non rappresenta la linea presa dalla Santa Sede», ma che, anzi, «dimostra» quanto fosse necessaria l'unificazione di tutti i casi di abusi sessuali sotto la competenza «unitaria e rigorosa» della Congregazione[197].

Italia

il più grande processo in Italia viene celebrato a Roma presso il Tribunale Penale nei confronti di un prete, Don Ruggero Conti, parroco della parrocchia di Selva Candida a Roma, che dal 2001 si era reso responsabile di abusi sessuali nei confronti di sette minori. Il prete nel 2008 viene arrestato e tradotto a giudizio. Le vittime ottengono una condanna a 15 anni e sei mesi di reclusione e a una provvisionale. Il caso è stato anche trattato e descritto in un libro uscito nel novembre del 2012 dal titolo La preda - Le confessioni di una vittima, scritto da Angela Camuso.

Il caso Bertagna

Don Pierangelo Bertagna, è l'ex-abate dell'abbazia di Farneta, nel comune di Cortona, in provincia di Arezzo.
L'11 luglio 2005 il sacerdote, 44 anni, viene arrestato a seguito della denuncia di un bambino tredicenne. Nei giorni successivi don Bertagna confessa di aver abusato di 38 bambini in tutta Italia. Diventato sacerdote a 39 anni, confessa abusi dal 1988, quando non era ancora entrato in seminario, compiuti ai danni di bambini e ragazzini dagli 8 ai 15 anni.
Ordinato sacerdote nel 2000 dal vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti, per tre anni presta la sua opera nell'abbazia di Farneta, a cui viene messo a capo nel 2003. Don Bertagna si ispira alle ritualità dell'associazione cattolica dei Ricostruttori nella preghiera, che conducono una vita ascetica con influenze new age e attirano a loro i nostalgici del Sessantotto.
Nella confessione don Bertagna ammette che le violenze sono iniziate dapprima nella sua zona di origine, la Lombardia e il Bresciano, poi tra i Ricostruttori nella preghiera, di cui faceva parte, poi nel seminario e infine nell'abbazia di Farneta. Nel corso degli interrogatori don Bertagna confessa che i Ricostruttori nella preghiera e in particolare padre Vittorio Cappelletto, ottuagenario e carismatico gesuita a capo dell'associazione, ne erano a conoscenza. Padre Cappelletto ha sempre smentito di essere a conoscenza delle tendenze pedofile di don Bertagna.
A seguito dell'arresto il vescovo di Arezzo sospende "a divinis" don Bertagna e trasferito nell'eremo di Valdichiana aretina, dove attende il processo. È stato condannato a otto anni di carcere nel giugno 2007 per 16 dei 38 abusi confessati[198][198][199][200][201].

Il caso Puleo - Marchese

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Lo stesso argomento in dettaglio: Caso Marchese.
Ha destato particolare clamore il caso di Marco Marchese (minorenne all'epoca dei fatti), un ex-seminarista che ha denunciato abusi nei suoi confronti da parte di don Bruno Puleo;[202] il parroco ha poi patteggiato l'accusa dichiarandosi colpevole[203][204]. Marchese ha chiesto un risarcimento di 65.000 euro alla Curia di Agrigento, ma il vescovo, Carmelo Ferraro, ha risposto con una richiesta di 200.000 euro per danni di immagini alla Chiesa. Il fatto rivelato nel 2004 dall'agenzia di informazione politico-religiosa Adista[205], ma fu reso noto al grande pubblico attraverso la trasmissione televisiva Mi manda Raitre[202][203][204][206].
Questo caso ha assunto particolare rilevanza anche perché:
·        la vittima è stata invitata a rimanere in silenzio e non rivelare l'accaduto;[senza fonte]
·        alla vittima è stato chiesto di perdonare chi ha perpetrato gli abusi;[senza fonte]
·        il sacerdote colpevole degli abusi, ha subito come punizione da parte delle istituzioni ecclesiastiche il solo trasferimento in altra località, nella quale, in seguito, è stato accusato di ulteriori abusi sessuali nei confronti di minorenni.[senza fonte]
Marco Marchese ha fondato un'associazione[207] contro la pedofilia.

Il caso Govoni

Il 20 maggio 2000 il sacerdote modenese Giorgio Govoni è stato stroncato da un infarto mentre si trovava nello studio del suo avvocato. Era sotto processo e attendeva il verdetto della sentenza di primo grado che sarebbe stato emesso qualche giorno dopo. Il 5 giugno del 2000 il tribunale di Modena in primo grado dichiara colpevole il prete della Bassa assieme ad una decina di indagati. La Corte d'Appello di Bologna dichiara che il prete morto non può essere giudicato in appello (art. 69)[208]. Il processo per accuse di pedofilia vedeva 15 imputati tra cui il Govoni, tutti condannati in primo grado[208][209][210]. L'11 luglio 2001 la Corte d'appello di Bologna assolse con formula piena 8 dei 15 imputati e ridusse per i restanti la pena inflitta in primo grado dichiarando che nella Bassa Modenese non era mai esistito un gruppo di «satanisti pedofili». Per la Corte d'Appello, erano avvenuti solamente alcuni abusi entro le mura domestiche, argomento che faceva cadere l'accusa mossa al sacerdote e ad altri coimputati di violenze e riti satanici nei cimiteri[211]. Varie interrogazioni al Ministro della Giustizia sottolinearono «l'errore professionale» di una ginecologa che relazionò di «centinaia e centinaia di violenze sessuali», cui seguì il decesso di Giorgio Govoni e di altri accusati e l'allontanamento di 17 bambini dalle proprie famiglie[212]. Nell'autunno del 2017 sul sito internet del quotidiano La Repubblica è stata pubblicata un'inchiesta giornalistica in sette puntate che mette in luce le contraddizioni e le conseguenze del caso.[213]

Il caso Cantini

L'ex-priore della parrocchia Regina della pace di Firenze, don Lelio Cantini, 85 anni, fu accusato nel 2004 da una ventina di fedeli e, successivamente, da alcuni sacerdoti di violenze sessuali, psicologiche e plagio con una missiva inviata alla Curia di Firenze[214].
La lettera fu inviata al vescovo ausiliare di Firenze mons. Claudio Maniago, già discepolo di don Cantini. Secondo gli autori della missiva don Cantini si sarebbe anche fatto consegnare denaro e beni dai suoi parrocchiani, risorse con le quali sarebbero stati ristrutturati la parrocchia di Regina della Pace e la canonica di Mucciano utilizzata per villeggiature e campi estivi.
Nell'ambito delle vicende di abusi sessuali rivelati dagli autori della denuncia, questi sostennero che all'interno delle «farneticanti visioni del futuro» don Cantini aveva costruito un «oscuro progetto» di costruzione di una «vera Chiesa contrapposta a quella di fuori corrotta e incapace», rappresentava «il primo», il «predestinato» del gruppo di giovani «eletti» da avviare al sacerdozio perché andassero poi a costituire il futuro clero della nuova Chiesa[215].
Una successiva missiva del 29 gennaio 2006 fu consegnata al card. Antonelli, in cui gli autori chiesero «un segno inequivocabile e definitivo». Successivamente si rivolsero alla Santa Sede in due lettere del 20 marzo e 7 aprile 2007, con cui lamentarono «la mancanza di una chiara e decisa presa di posizione da parte del vescovo». Una successiva missiva alla Santa Sede fu inviata il 13 ottobre 2006 da alcuni preti, venuti a conoscenza della vicenda[215][216]. Alle lettere rispose il cardinale Camillo Ruini, ricordando alle vittime che don Cantini dal 31 marzo 2007 lasciò la Diocesi e augurandosi che ciò "infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti"[216].
Il 2 aprile 2007 l'arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli e il suo ausiliare Maniago furono ricevuti in Vaticano da Benedetto XVI proprio per affrontare la vicenda. Fu avviato un procedimento canonico[217].
A seguito dello scoppio dello scandalo, nell'aprile 2007, il card. Antonelli dichiarò che don Cantini è colpevole dei delittuosi abusi sessuali attribuitigli dal 1973 al 1987, nonché di falso misticismo di controllo e dominio delle coscienze[218]. Gli fu proibito per cinque anni di confessare, celebrare la messa in pubblico, assumere incarichi ecclesiastici. Gli fu ordinato di fare un'offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna[216].
Della vicenda si interessa la trasmissione televisiva Annozero del 31 maggio 2007 in cui due vittime raccontano alcuni dettagli degli abusi subiti da bambini.
Nel marzo 2008 si ha notizia dell'apertura di un'inchiesta penale nei confronti di don Cantini. Gli inquirenti si sono soffermati sia sulle accuse di abusi sessuali, sia sugli aspetti patrimoniali. È stato ridotto allo stato laicale da Benedetto XVI[219].

Il caso Inzoli

Il sacerdote don Mauro Inzoli, ex-dirigente del movimento cattolico di Comunione e Liberazione ed ex-presidente del Banco Alimentare, è stato processato secondo rito abbreviato e condannato a quattro anni e nove mesi di carcere per sentenza emessa dal giudice Letizia Platé in data 29 giugno 2016, con l'accusa di abusi su minorenni con aggravante di abuso di autorità[220].
Gli episodi di violenza sessuale contestatigli dal procuratore capo di Cremona Roberto Martino sono in tutto otto, commessi nell'arco di tempo che va dal 2004 al 2008, mentre altri dodici casi sono caduti in prescrizione e non più perseguibili[221].
Le vittime, di età compresa tra i 12 e 16 anni, sono state spesso abusate in più istanze e in diverse locazioni tra le quali l'oratorio, lo studio del prete e nelle località di vacanza dove i gruppi di preghiera si riunivano. L'aggravante dell'abuso di autorità è motivata dai ruoli che il sacerdote ricopriva nell'esplicazione delle sue funzioni religiose e non, quali rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità. Dalle testimonianze delle presunte vittime è infatti emerso come la figura di don Mauro Inzoli esercitasse su di esse una forte sottomissione psicologica, considerato dai genitori delle stesse vittime come "idolo meritevole di venerazione"[220][221][222].
La prima azione di denuncia fu portata avanti tra il 1999 e il 2001 da parte dei genitori di uno dei ragazzi che si rivolsero all'allora vescovo di Crema, Angelo Paravisi, successivamente deceduto nel 2004, che dichiarò allora, a quanto riportato dal fratello della giovane vittima, che avrebbe preso in carico la faccenda ma che essendo una vicenda piuttosto delicata sarebbero occorse prove certe.[211].
Negli anni successivi non vi fu però di fatto alcuna azione intrapresa nei confronti di Don Mauro, il quale continuo nell'esercizio del suo ministero. Nel 2009 due delle vittime si rivolsero inizialmente ad un religioso di loro fiducia a Milano e successivamente, insieme ad alcuni genitori, al vescovo di Crema, monsignor Oscar Cantoni. Qualche anno più tardi fu inoltre presentato un esposto da parte dell' on. Franco Bordo, parlamentare del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà che successivamente lamentò in una sua nota della "ritrosia dello Stato Vaticano che, se è pur vero che attraverso monsignor Cantoni ha interdetto Inzoli dalla nostra diocesi per abusi sessuali su minori, non ha trasmesso alla procura italiana gli incartamenti di quelle indagini".[221][222]
Tra il 2009 e il 2010 prese quindi avvio il procedimento ecclesiastico con l'obiettivo di accertare le condotte di abuso del sacerdote Inzoli, procedimento che culminò con la pronuncia della Congregazione per la dottrina della Fede, in data 6 giugno 2014, che invitava Inzoli ad una vita di preghiera e riservatezza prescrivendo al contempo una serie di condotte "la cui inosservanza" ricorda il gup nella motivazione "avrebbe comportato le dimissioni dallo stato clericale"[222].
A seguito della pubblicazione dell'esito del pronunciamento ecclesiastico da parte del vescovo Cantoni, il 26 giugno 2014, il sindaco di Crema presentò un esposto alla Procura della Repubblica. Nello stesso periodo giungevano quindi in procura gli esposti dell'on. Franco Bordo e Giovanni Panunzio, quest'ultimo fondatore del comitato di volontariato dell'osservatorio Antiplagio, e di Francesco Zanardi, legale rappresentante dell'associazione Rete L'Abuso onlus[222].

Città del Vaticano

L'11 luglio 2015[223] per la prima volta nella storia della Chiesa si tiene un processo canonico per casi di pedofilia all'interno delle mura leonine, in quanto il fatto è riferito all'arcivescovo Józef Wesołowski (già dimesso allo stato laicale nel 2014) - che però morirà prima del giudizio, il 27 agosto 2015 - e altri cittadini del Vaticano. Per la prima volta, su decisione del Pontefice, l'intero collegio giudicante è composto da soli laici e le pene contestate contemplano la violazione di norme penali del codice Zanardelli (corruzione mediante atti di libidine e lesioni personali gravi) punite con la reclusione.

Altri casi

·        Una certa eco sugli organi di stampa europei l'hanno avuta le dichiarazioni di Roger Joseph Vangheluwevescovo di Bruges, che nel mese di aprile 2010 ha pubblicamente confessato di aver compiuto ripetuti abusi sessuali ai danni di un giovane dell'ambiente a lui vicino, sia prima che dopo l'investitura a vescovo[224]. Alla sua ammissione hanno fatto séguito le dimissioni, rassegnate il 23 aprile 2010 e accettate da papa Benedetto XVI[225].

La pedofilia al femminile

Anche tra le religiose appartenenti agli ordini femminili cattolici sono stati registrati casi giudiziari.
Il più famoso è quello che, ad inizio 2008, ha visto la condanna di una suora a 11 anni di prigione per pedofilia: Norma Giannini, direttrice dal 1964 di una scuola media cattolica presso Milwaukee.
Anche in Italia sono stati registrati alcuni casi:
·        nel 2010 l'artista altoatesino Peter Paul Pedevilla, in arte Peter Verwunderlich, ospite da bambino a Merano dell'Opera Serafica retta all'epoca dalle suore terziarie, ha dichiarato di aver subito maltrattamenti e violenze sessuali nel 1965, ad opera di una suora. La comunità religiosa femminile ha presentato le sue scuse e ha offerto un risarcimento di 1 500 € a Pedevilla[226][227];
·        nel 2011 una ragazza ventiseienne di Busto Arsizio si tolse la vita, dai suoi diari segreti emerse che da bambina aveva subito per anni abusi da parte di una suora, successivamente condannata a 3 anni e 6 mesi di carcere[228].

Riverberi satirici dei casi in oggetto

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Il risalto mediatico acquisito dalla vicenda nei giorni nostri ha avuto riverbero anche nel mondo dei videogiochi, mediante la pubblicazione di Operazione: Pretofilia, realizzato in Flash da Molleindustria e pubblicato il 23 giugno 2007. Il protagonista del gioco ha lo scopo, volutamente sarcastico, di nascondere le attenzioni sessuali dei preti virtuali nei confronti dei bambini, onde evitarne l'arresto da parte delle forze dell'ordine[229].
La pubblicazione del gioco ha provocato polemiche politiche ed un'interpellanza parlamentare[230] ad opera del deputato Luca Volontè (Udc), nella quale si chiede alle istituzioni la censura del prodotto in rispetto della Legge 38/2006 sulla pedofilia. Molleindustria ha replicato[231] sottolineando che «la legge punisce la rappresentazione di immagini virtuali la cui qualità di rappresentazione» - diversamente da quella del gioco - «fa apparire come vere situazioni non reali», e ribadendo la propria intenzione di non ritirare il prodotto[232].
Molleindustria aveva inizialmente rimosso il gioco dal proprio sito web[233], anche se poi ha reso disponibile, on-line e gratuitamente, una versione censurata.

Raffigurazioni e influenze nelle arti

Il fenomeno è stato raffigurato da alcune opere artistiche e opere artistiche sono state influenzate dal fenomeno, in varia maniera.
Ad esempio nel film State buoni se potete (ambientato a Roma nella seconda metà del XVI secolo) un caso di pedofilia da parte di un chierico (del Duca di Caprarola, giovanissimo cardinale, nei confronti di Leonetta, ragazzina al suo servizio travestita da paggetto maschio) ha un ruolo importante nella trama.
Nel film In nome del Papa Re (ambientato anch'esso a Roma nella metà del XIX secolo) ha un ruolo marginale nella trama, viene accennato sbrigativamente da un personaggio (la fidanzata di Cesare Costa), essendo cosa nota che un sacerdote potesse tentare di abusare di una bambina, e quindi neppure bisognosa di troppe spiegazioni.
In musica, troviamo varie canzoni sui preti pedofili. Le più famose sono: Cry for The Moon (Epica), Celibate Afrodite (MaYaN), God Has a Plan for us All (Angtoria), There's no End (Magdalen Graal). Il caso Spotlight, vincitore di due premi oscar, è un film ispirato ai casi di pedofilia a Boston.
Bibliografia
La bibliografia segue un ordine cronologico sulla base della data di prima edizione.

Libri

·        Elaine Pagels, Adamo, Eva e il serpente, Milano, Mondadori, 1990, ISBN 88-04-33041-4.
·        (EN) Chris Moore, Betrayal of Trust: The Father Brendan Smyth Affair and the Catholic Church, Dublin, Marino, 1995, ISBN 1-86023-027-X.
·        Anonimo, «Reverendo giù le mani!». Clero e reati sessuali negli anni 30 e negli anni 90, Catania, La Fiaccola, 2000.
·        Thomas Plante, Sin against the innocents : sexual abuse by priests and the role of the Catholic Church, Westport Conn., Praeger, 2004, ISBN 978-0-275-98175-4.
·        Valerio Bartolucci, I peccati del Vaticano. Preti e pedofilia, Roma, Malatempora, 2005, ISBN 88-8425-099-4.
·        Jason Berry, I legionari di Cristo: abusi di potere nel papato di Giovanni Paolo II, Roma, Fazi, 2006, ISBN 88-8112-748-2.
·        Discepoli di verità, Segreto Pontificio. I crimini sessuali nella Chiesa nascosti da papa Wojtyła e dal cardinale-prefetto Ratzinger, Milano, Kaos edizioni, 2007, ISBN 88-7953-178-6.
·        Mary Gail Frawley-O'Dea, Perversion of power : sexual abuse in the Catholic Church, Nashville, Vanderbilt University Press, 2007, ISBN 978-0-8265-1546-9.
·        Massimo IntrovigneAttacco a Benedetto XVI. Il papa, la pedofilia e il documentario «Sex, crimes and the Vatican», Verona, Fede & Cultura, 2007, ISBN 88-89913-48-7.
·        Vania Lucia Gaito, Viaggio nel silenzio: i preti pedofili e le colpe della Chiesa, Milano, Chiarelettere, 2008, ISBN 88-6190-032-1.
·        Carlo Nardi, L'eros nei Padri della Chiesa, Firenze, M.I.R., 2000, ISBN 88-88088-01-6.
·        Ferruccio Pinotti, Carlotta Zavattiero, Olocausto bianco: pedofilia, nuovo cancro sociale, lobby potente che divora i nostri bambini, in famiglia, nella chiesa, nella società, un'inchiesta a 360°, Milano, BUR, 2008, ISBN 978-88-17-02058-9.
·        Mary Gail Frawley-O'Dea, V. Goldner, Atti impuri: la piaga dell'abuso sessuale nella Chiesa cattolica, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2009, ISBN 978-88-6030-223-6.
·        Paolo Pedote, Lasciate che i pargoli vengano a me - Storie di preti pedofili in Italia, Editore Malatempora, 2009, ISBN 88-8425-010-2.
·        Claudio Rendina, I peccati del Vaticano: superbia, avarizia, lussuria, pedofilia. Gli scandali e i segreti della Chiesa cattolica, Roma, Newton Compton, 2009, ISBN 978-88-541-1552-1.
·        Francesco Agnoli, Indagine sulla pedofilia nella Chiesa, Verona, Fede & Cultura, 2010, ISBN 978-88-6409-060-3.
·        Anonimo, Il peccato nascosto, Roma, Nutrimenti, 2010, ISBN 978-88-95842-58-5.
·        Massimo IntrovignePreti pedofili. La vergogna, il dolore e la verità sull'attacco a Benedetto XVI, Cinisello Balsamo, San Paolo Edizioni, 2010, ISBN 88-215-6840-7.
·        Giovanni Cucci, Hans Zollner, Chiesa e pedofilia: una ferita aperta: un approccio psicologico-pastorale, Milano, Ancora, 2010, ISBN 978-88-514-0801-5.
·        Luca Pollini, Vaticano pedofilia: le carte, le storie, i nomi dello scandalo che ha travolto la chiesa cattolica nel mondo, Roma, Sprea Book, 2010, ISBN 978-88-6267-087-6.
·        Federico Tulli, Chiesa e pedofilia: non lasciate che i pargoli vadano a loro, Roma, L'asino d'oro, 2010, ISBN 978-88-6443-051-5.
·        Slavoj Žižek, Il segreto sessuale della Chiesa, Mimesis, 2010, ISBN 978-88-575-0263-2.
·        Bruno ZaninNessuno dovrà saperlo, Napoli, Pironti, 2009 ISBN 88-7937-376-5

Articoli, dossier e pubblicazioni varie

·        (FRPaul Veyne. «La famille et l'amour sous le Haut-Empire romain», in Annales. Économies, Sociétés, Civilisations nº 33 (1968), pagg. 36 e segg.
·        P. Messina. «Del Monte, Innocenzo», in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani, 1990
·        (EN) Karen Terry, et alhttp://www.bishop-accountability.org/reports/2004_02_27_JohnJay The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Priests and Deacons, preparato dal the John Jay College of Criminal Justice, Washington, D.C., U.S. Conference of Catholic Bishops, 27 febbraio 2004. URL consultato il 25 settembre 2011.

Voci correlate

·        Segreto pontificio
·        John Jay Report
·        Crimen sollicitationis
·        De delictis gravioribus
·        Sex crimes and the Vatican

Altri progetti

·        Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su casi di pedofilia all'interno della Chiesa cattolica
·        Collabora a Wikinotizie Wikinotizie contiene l'articolo Verona: preti accusati di abusi sessuali su bambini sordi e muti, 5 febbraio 2009
·        Collabora a Wikinotizie Wikinotizie contiene l'articolo Sacerdote cattolico condannato a otto anni per molestie su minori, 3 ottobre 2009
·        Collabora a Wikinotizie Wikinotizie contiene l'articolo Diocesi dell'Illinois paga 1,2 milioni di dollari per caso di abuso su minore, 26 ottobre 2009

Collegamenti esterni

·        Santa Sede (vatican.va): "Abusi sui minori, la risposta ufficiale della Chiesa". (DE, EN, ES, FR, IT, PL, PT)
·        (ENDatabase of Publicly Accused Priests in the United States, da Bishop-Accountability.org
·        Stefano Bolognini. «Pastori o lupi?», da Pride, gennaio 2006.
·        Stefano Bolognini. «Preti pedofili. I casi documentati», da Omosofia, 28 marzo 2007.
·        «La multinazionale pedofila», dal Fisica/Mente.net.
·        (ENSearch for "priests pedophile"New York Times.
·        Ricerca nell'archivio dal 1984 a oggi, su Repubblica.
·        Preti e pedofilia: fra realtà e mistificazione, un articolo di Massimo Introvigne
·        da L'Espresso on line: Noi vittime dei preti pedofili di Paolo Tessadri (22 gennaio 2009)
·        da L'Espresso on line: Preti pedofili, video di alcune delle testimonianze di alcuni dei ragazzi sordi(22 gennaio 2009)
·        L'Osservatore Romano: Nessun insabbiamento. A proposito di un articolo del “New York Times”, 26 marzo 2010.
·        Traduzione in italiano non ufficiale della "de delictis gravioribus"., su ratzinger.us (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2010).



Pedofilia e Chiesa cattolica nella storia
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Per comprendere il pensiero dei Padri della Chiesa sulla pedofilia e la pederastìa (e l'omosessualità) bisogna rifarsi all'etica romana a partire dall'età repubblicana, periodo in cui il potere legislativo prese «provvedimenti contro la pederastìa»[1], prima in via amministrativa, poi in via giudiziaria[2]. Pur ritenendo «normale che un uomo avesse rapporti sessuali con altri uomini, oltre che con le donne» i romani, a differenza dei greci[3], «non ritenevano che, per i ragazzi, essere soggetti passivi di un rapporto omosessuale fosse educativo»[1][4]. Il pensiero dei Padri riprendeva in parte la morale «tardo pagana» sul matrimonio[5]. Anche altri sudiosi[6] concordano su questa impostazione. Da un tipo di «sessualità di stupro»[5][7], il romano che «sottometteva senza problemi e senza rimorsi la moglie, le schiave e gli schiavi», cominciò a imporsi una regola di vita, che diventò un «codice morale repressivo». Prima che il cristianesimo prendesse campo, la morale sessuale dei romani «si era trasformata da una bisessualità di stupro in un'eterosessualità di riproduzione»[6]. La castità, anticipando il pensiero dei Padri, era diventata una virtù. La predicazione cristiana trovò un facile terreno, alimentata dalla predicazione stoica «che esortava a controllare le passioni, a vincere le pulsioni, a indirizzare il sesso alla procreazione»[8]. La nuova regola era «l'eterosessualità di riproduzione»[8].

Pedofilia e cristianesimo fino al XIII secolo

Nella Patristica la condanna investiva qualsiasi tipo di rapporto tra maschi, indipendentemente dall'età[9].
L'opinione di alcuni studiosi[10] tende a escludere la condanna diretta di omosessualità - e pederastìa - da parte della Chiesa cristiana primitiva, in quanto tali fattispecie erano ricomprese nel concetto più vasto di «sessualità contro natura»[11] (stigmatizzati in primis per la loro natura di atti non procreativi e, a seguire, per la loro degenerazione). Il rifiuto della sessualità[12] era quasi generale e spesso non faceva distinzioni fra le varie componenti. La castità[13] era la scelta migliore. A seguire, veniva il matrimonio[14] nel quale era tuttavia determinante la continenza: tutte le pratiche che non prevedevano la procreazione erano bollate allo stesso modo[15]. L'omosessualità e la pedofilia rientravano, insieme a qualsiasi rapporto che non prevedeva la procreazione, in «rapporto illecito» e «contro natura». Anche la stessa repressione della pedofilia e dell'omosessualità da parte degli imperatori cristiani non prevedeva distinzioni se non in un primo momento, in cui si prevedevano pene solo per l'omosessualità (e la pedofilia) passiva[16]. Da Giustiniano in poi furono colpiti a morte anche gli omosessuali attivi, indipendentemente dall'età. Teofane[17]parlando dei vescovi Isaia e Alessandro li chiama «vescovi pederasti», pur essendo semplicemente omosessuali.
Non manca, inoltre, chi suggerisce che tale supposto silenzio sulla materia fosse derivato dalla constatazione che la natura umana è incline al male e quindi in pericolo di suggestione; il solo sentirne parlare avrebbe rischiato di invitare alla pratica[18]. Tale fu anche la cautela adottata da molti confessori[19].
A partire dal XIII secolo in poi la condanna divenne netta. Nel Concilio Lateranense III (1179) l'omosessualità, in tutti i suoi aspetti (quindi non solo riguardo agli abusi su maggiorenni e minorenni dello stesso sesso) fu duramente condannata[20] e anche le crociate si fecero latrici di accuse contro i musulmani, considerati amatori sfrenati e anche contro natura[21].

La condanna contro chi scandalizza i "piccoli" nei Vangeli[modifica | modifica sorgente]

I passi evangelici in Mc 9,42 e Mt 18,6 («Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare») sono stati interpretati nel corso dei secoli come un monito contro tutti quei peccati che avevano bambini come vittime, inclusi i peccati sessuali. Già Gregorio Magno, nel VI secolo, sosteneva[22][23] che i tormenti dell'inferno, per i sacerdoti pedofili, sarebbero stati di qualità maggiore:
(LA)
« Indigni autem quique tanti reatus pondera fugerent, si veritatis sententiam sollicita cordis aure pensarent, quae ait: Qui scandalizaverit unum de pusillis istis qui in me credunt, expedit ei ut suspendatur mola asinaria in collo ejus, et demergatur in profundum maris (Matth.
XVIII, 6). Per molam quippe asinariam, secularis vitae circuitus ac labor exprimitur, et per profundum maris extrema damnatio designatur. Qui ergo ad sanctitatis speciem deductus, vel verbo caeteros destruit, vel exemplo; melius profecto fuerat, ut hunc ad mortem sub exteriori habitu terrena acta constringerent, quam sacra officia in culpa caeteris imitabilem demonstrarent, quia nimirum si solus caderet, utcumque hunc tolerabilior inferni poena cruciaret »
(IT)
« Ma chiunque, per quanto indegno, fuggirebbe da una colpa così pesante, se ascoltasse dal profondo del cuore queste parole di verità: Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare (
Mt 18,6). Misticamente espresso nella macina da asino è il ritmo duro e tediante della vita secolare, mentre il profondo del mare sta a significare la dannazione più terribile. Perciò chi, dopo essersi portato ad una professione di santità, distrugge altri tramite la parola o l'esempio, sarebbe davvero meglio per lui che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare, piuttosto che il suo sacro officio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe; perché, senza dubbio, se fosse caduto da solo, il suo tormento nell'inferno sarebbe di qualità più sopportabile »
(Regula pastoralis, pars I, caput II)
Nel maggio 2010, a Piazza San Pietro in Vaticano, nel corso di una preghiera "di riparazione e di intercessione" per lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, il pensiero di Gregorio Magno è stato richiamato da Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione della Fede, incaricato di seguire tutti i casi di preti responsabili di abusi[24][25][26].

Condanna della pedofilia nelle opere dei Padri della Chiesa

·         Epistola di Barnaba (I secolo, apocrifa):
«Mosè disse: "non mangerai la lepre. Perché? Per non diventare un molestatore di ragazzi (paidóphthoros). Alla lepre cresce ogni anno una nuova apertura anale, cosicché quanti anni essa ha vissuto, tanti buchi anali possiede"».
·        per Giovanni il Monaco (citato da Cotelerio) la paidophthoría era l'abuso di bambini sotto i 12 anni. Per le leggende sui comportamenti sessuali degli animali, vedi anche il bestiarioPhysiologus.
·        Didaché, redatta tra il 100 e il 150: «non corrompere i ragazzi, "ou paidophthoréseis"» (2.2).
·        da Giustino di Nablus († 165) la condanna dell'abbandono dei bambini perché «verranno indirizzati alla prostituzione»[27].
V. anche 
Clemente Alessandrino[28], che descrive i ragazzi da vendere come schiavi «abbelliti» per attirare maggiormente gli acquirenti. I Padri erano anche turbati dalla possibilità di incesto nel commercio schiavistico. V. Tertulliano[29][30], Ausonio, Cipriano, Minucio Felice. La vendita dei bambini è testimoniata anche da Beda nel VI secolo[31]
·        il Concilio di Elvira (305) condannò gli «stupratores puerorum». Era rifiutata la comunione, anche in punto di morte, a coloro che «contaminavano» i ragazzi. Canone 71: De stupratoribus puerorum[32]
·        il Commentario sull'"Hexaemeron" (fine IV secolo), attribuito a Eustazio (morto prima del 337) sosteneva l'innaturalità della pederastìa. A seguire, Clemente Alessandrino e le leggende sui comportamenti contro natura della iena.

Pedofilia e clero cattolico nella storia

La pedofilia dal XIV secolo in poi

Non è agevole rintracciare e documentare nella storia del clero cattolico attività riconducibili alla pedofilia.
Al pari di tutte le altre attività di tipo sessuale, la sodomia veniva celata e pubblicamente condannata innanzitutto dallo stesso clero. Ad esempio negli Statuti della città di Orvieto (fine XV secolo) redatti da papa Alessandro VI la sodomia veniva punita con sanzioni pecuniarie e corporali, di intensità ridotta per l'adolescente (minore di 14 anni) rispetto all'adulto in virtù della giovane età; tuttavia la pedofilia non era ancora distinta dalla sodomia, onde la citata pena vigeva per entrambi i casi:
« Coloro che trovassero colpevoli siano bruciati con vive fiamme di fuoco, esclusi i bambini sotto i quattordici anni, che non sono tenuti alla pena suddetta ma siano puniti fino a 25 lire di denaro secondo il giudizio degli Officiali, se sono capaci d'intendere, altrimenti non siano puniti» »
(Statuti orvietani[33])

Tali fattispecie di reato costituirono lo spunto, da parte di oppositori protestanti o del popolo (v. Pasquino) per spargere voci, della cui attendibilità non esiste alcuna prova, contro i personaggi più influenti o più di rilievo della Chiesa cattolica[34].
In altri casi, più comprovati, esistono documenti processuali o conciliari e resoconti di cronisti e storici che accusano alcuni membri del clero cattolico di aver compiuto atti di pedofilia.
·        Papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi Del Monte) nominò cardinale suo nipote adottivo, il diciassettenne Innocenzo Del Monte (1532-1577), entrato nei suoi favori quattro anni prima quando quegli era ancora cardinale e il nipote appena tredicenne. Innocenzo era figlio adottivo del conte Baldovino Ciocchi del Monte, fratello di Giulio III. Il giovane venne considerato essere stato amante del pontefice da Paolo Sarpi[35] e dall'erudito Onofrio Panvinio[36], il quale definì Giulio III«puerorum amoribus implicitus» ossia «invischiato in amori per ragazzini»[37]. Il cardinale Pietro Sforza Pallavicini[38] sostiene invece la tesi che i sentimenti che univano Giulio III al giovane Innocenzo fossero di tipo unicamente filiale.
·        L'antipapa Giovanni XXIII (1370 - 1419), (scomunicato e imprigionato, ma in seguito perdonato e reintegrato), come rivelano gli atti del Concilio di Costanza(1415)[39] fu processato per sodomia; tra le accuse a suo carico anche quella di essersi procurato ragazzini con l'aiuto di Angelotto da Roma, chierico dellacamera apostolica, canonico di San Giovanni in Laterano[40].
·        Nel 1863 don Francesco Piccinotti venne condannato per aver abusato più volte di un giovane contadino minorenne nella casa stessa del ragazzo, nella quale si recava per impartirgli lezioni private[41].

Il caso di suor Mary MacKillop

Suor Mary MacKillop (1842 - 1909), fondatrice nel 1867 dell'ordine religioso australiano delle Sorelle di San Giuseppe del Sacro Cuore, con la missione di aprire scuole per i bambini delle famiglie povere, nel 1870 denunciò insieme a altre suore, un prete che commetteva abusi su minori. Il sacerdote venne trasferito in Irlanda, ma il vicario generale dell'Arcidiocesi di Adelaide, dove operava l'ordine la scomunicò per insubordinazione nel 1871. La suora è stata beatificata da Giovanni Paolo II nel 1995[42] e canonizzata da Benedetto XVI il 17 ottobre 2010[43].
Questa ricostruzione dei motivi della scomunica è stata messa in discussione. Secondo lo storico Luigi Castaldi essa è stata originata da un documentario della BBC del settembre 2010, «Mary, miracles and saints»,[44] ripreso poi dal quotidiano Sydney Morning Herald. La notizia, diffusa su tutti i principali giornali del mondo, è stata smentita da padre Gardiner sull'Australian[45]. L'ipotesi di Gardiner è stata poi riportata come un fatto accertato dalla stampa italiana. In effetti prima del 25 settembre 2010 non si ha alcuna notizia di una denuncia di un prete pedofilo da parte di suor Mackillop[46][47].

Ventesimo secolo

·        Nell'estate del 1907 la stampa dell'epoca riporta che una serie di scandali di abusi sessuali su minori provocarono in tutta Italia violenti moti anticlericali. Tra di essi, il caso dei Marianisti di Pallanza (1904)[48]; il cosiddetto "Scandalo Fumagalli": a Torino don Riva fu arrestato per abusi sessuali su una fanciulla nell'asilo milanese gestito dalla sedicente suora Giuseppina Fumagalli[49]: «Atti nefandi in un asilo di pseudomonache - cinque donne e un prete arrestati»[49]; lo scandalo dell'educatorio di Alassio (SV) in cui don Bretoni venne accusato di sevizie sessuali ai danni di un ragazzo tredicenne[50]; «Suore denunciate al Procuratore del Re per maltrattamenti e inganni»[50].
·        Tuttavia, lo scandalo che ebbe la più vasta eco e anche le più vistose conseguenze politiche, diplomatiche e di ordine pubblico, esplose il 31 luglio1907: in seguito alle denunce di abusi sessuali subìti da un quattordicenne del collegio salesiano di Varazze (SV)[51], e alla notizia del tentativo di arresto di don Musso, datosi alla fuga e alle conseguenti proteste della Segreteria di Stato della Santa Sede e di papa Pio X, che accusavano la propaganda massonica e socialista di aver imbastito una campagna anti-vaticana, violenti moti anticlericali si verificarono a Roma, Milano, Venezia, Pisa, Torino, Mantova, Livorno,Sampierdarena (Genova), La Spezia, Firenze, Faenza, Palermo, che causarono un morto e 20 feriti[52].

Riverberi satirici nella storia


I sonetti del Belli

I vizi degli ecclesiastici sono un tema dominante dei sonetti di Giuseppe Gioachino Belli.
Nel sonetto 1276, Li dilitti d'oggiggiorno[53], un ecclesiastico, Don Marco, è autore dei più atroci delitti: ha rapporti sessuali con donne sposate, stupra bambini, commette furti e frodi di ogni genere. Ogni volta che viene chiamato a rispondere delle proprie azioni, viene assolto dal Papa il quale finge di non credere nella veridicità delle accuse. Ma inaspettatamente giunge paradossale il lieto fine: una spia suggerisce al Papa che Don Marco possa essere un liberale iscritto alla Massoneria, pertanto il Papa lo condanna, in segreto, senza processo.
(it
(ROM))
« Sonetto 1276. Li dilitti d'oggiggiorno
Don Marco fu cconvinto d'adurterio,
e er Papa l'assorvé ccome innoscente.
Diede in culo a li fijji de Saverio,
e er Papa disse: «Nun è vvero ggnente».

Ha ffatto stocchi,^1
 furti, e un diavolèrio
de fede farze contro tante ggente,
e er Papa se n'è usscito^2
 serio serio:
«Nun ci vojjamo crede un accidente».

Arfine jjeri pe vvoler divino
una spia je soffiò ste du' parole:
«Santo Padre, don Marco è ggiacubbino».

E er zanto Padre, in ner momento istesso,
sentennose^3
 toccà ddove je dole,
lo condannò da lui^4
 senza proscesso. »
(IT)
« Sonetto 1276. I delitti d'oggigiorno

Don Marco fu accusato d'adulterio,
e il Papa l'assolse come innocente.
Diede in culo ai figli di Saverio,
e il Papa disse: «Non è vero niente».

Ha fatto frodi, furti, e un'infinità
di inganni contro tante persone,
e il Papa se ne è uscito serio serio:
«Non ci vogliamo credere un accidente».

Infine ieri per voler divino
una spia gli sussurrò queste due parole:
«Santo Padre, don Marco è giacobino».

E il Santo Padre, in quel momento stesso,
sentendosi toccare dove gli duole,
lo condannò da se medesimo, senza processo. »
(Giuseppe Gioacchino Belli, sonetto n. 1276, Li dilitti d'oggiggiorno, 4 giugno 1834)
Note dell'autore. 1 Trufferie di danano. 2 Se n'è uscito: se n'è disimpegnato col dire, ecc. 3 Sentendosi. 4 Da sé medesimo.

Le Pasquinate e altra satira

Le attività sessuali omosessuali con adulti di sesso maschile e femminile e con giovinetti (queste ultime definite solo in questo secolo attività pedofile) erano tra i bersagli favoriti delle pasquinate ossia i fogli contenenti satire in versi, dirette a pungere anonimamente i personaggi pubblici più importanti (soprattutto Papi), apposti ai piedi o al collo della statua di Pasquino a Roma.
Papa Adriano VI (1522-1523), Papa Sisto V (1585-1590) e Papa Clemente VIII (1592-1605) tentarono invano di eliminare la scomoda statua.
Papa Benedetto XIII (1724-1730) emanò anche un editto che garantiva la pena di morte, la confisca e l'infamia a chi si fosse reso colpevole di pasquinate. Già nel 1566, però, sotto Pio V (1566-1572), un tal Niccolò Franco era stato accusato di essere l'autore delle pasquinate e per questo condannato alla forca.[54][55][56]

Pasquinate contro Giulio III e i versi di Joachim du Bellay[modifica | modifica sorgente]

Papa Giulio III (1550-1555), Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, nominò cardinale il suo nipote adottivo diciassettenne Innocenzo Ciocchi del Monte (1532-1577), suo presunto amante, entrato nei suoi favori quattro anni prima quando Giulio III era ancora cardinale e quando il giovane era appena tredicenne (cfr. capitolo Pedofilia e clero cattolico nella storia)[57].
·         Pasquinata del 1543
Perché non puote mai convertir una,
Mont'è sepolto qui nella sua vigna,
sott'una fica senza fronde alcuna
(Perché non riesce ad andare con nessuna donna, Del monte è sepolto qui sotto un albero di fico senza foglie).
·         Pasquinata del 1544
S'un cardinal perverso si punisse,
di Monte il corpo qui non fora sito
ch'arso seria per sodomito,
perché bugerò sempre fin che visse
(Se si punissero i cardinali perversi, Del Monte non avrebbe sepoltura in questo luogo: sarebbe stato arso come sodomita perché fu dedito alla sodomia sempre finché visse).
·         pasquinata del 1549
Monte per sodomia
devria brugiarsi: egli ha capricci matti,
si regge a la roversa in detti in fatti
(Del Monte dovrebbe essere arso vivo per sodomia: ha capricci matti ed è invertito[58] in ciò che dice e in ciò che fa)
·         Pasquinata del 1550
Ama Del Monte con ugual ardore
la scimmia e il servitore.
Egli al vago femmineo garzoncello
ha mandato il cappello:
perché la scimmia, a trattamento uguale,
non fa pur cardinale?
(Del Monte ama con ugual ardore la scimmia e il suo servitore: ha fatto cardinale il femmineo ragazzino, perché non fa lo stesso con la scimmietta?)
·         Pasquinata del 1550
Mont'ha capricci tali,
che si vedrian tor furbi dalle strade
e porglia lato della Trinitade
(Del Monte ha capricci tali che toglie dalla strada ragazzacci per metterli al lato della Trinità).
·         Versi satirici del poeta francese Joachim du Bellay[59]
Ma vedere uno staffiere, un bambino, una bestia,
un furfante, un poltrone diventare cardinale,
e per aver saputo accudire bene a una scimmia,
un Ganimede avere il rosso in testa (cappello cardinalizio, NdR)
(...)
questi miracoli, Morel, accadono solo a Roma.

Pasquinate contro papa Giulio II

Fu accusato di intrattenersi con giovani ganimedi[60] (giovanetti).
·         Pasquinata del 1534[61].
Sixtum lenones, Iulium rexere cinaedi
imperium vani, scurra, Leonis habes
(I ruffiani guidarono Sisto, i sodomiti passivi Giulio; e tu, buffone, reggi <ora> l'impero del fatuo Leone) Trad. di Giovanni Dall'Orto

Baudolino, Umberto Eco

Nel quarto romanzo di Umberto Eco, intitotolato Baudolino ed ambientato tra il XII e il XIII secolo, si racconta la storia di fantasia di Baudolino, giovane delle campagne piemontesi a cui un eremitainsegna a leggere e scrivere. Quando l'eremita inizia a molestare il giovane, tentando subdolamente con le lusinghe di indurlo ad aver rapporti sessuali con lui, Baudolino lo colpisce con un calcio in mezzo alle gambe. L'eremita lo minaccia di accusarlo in pubblico di essere posseduto dal demonio e di farlo bruciare al rogo, ma Baudolino a sua volta minaccia di rivelare le di lui frequentazioni con una strega che avrebbe praticato all'eremita un rapporto orale, interpretato da Baudolino come un rituale di stregoneria. Il chierico si difende fingendo di aver voluto scherzare, di aver voluto verificarne il timor di Dio e raccomandandogli di tornare il giorno dopo per continuare le lezioni di scrittura. Quando, tempo dopo, Baudolino, ormai quattordicenne, racconta la storia allo sconosciuto tedesco - che in realtà è l'imperatore Federico Barbarossa e uno dei protagonisti più importanti del romanzo - questi esplode in una risata maniacale e risponde che quegli eremiti sono tutti "Sodomiten"[62].



Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Pedofilia_e_Chiesa_cattolica_nella_Storia


(Dalla dichiarazione dei vescovi francesi, Lourdes, novembre 2000)
Chiese nel Mondo Vescovi francesi Lottare contro la pedofilia
Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux,
presidente della Conferenza episcopale francese

Fonte: http://www.dehoniane.it:9080/komodo/trunk/webapp/web/files/riviste/archivio/02/200213443a.htm



Chiese nel Mondo
Vescovi francesi
Lottare contro
la pedofilia
"Vogliamo contribuire a rompere il silenzio che circonda questi atti". Fedeli all'impegno assunto nel corso dell'Assemblea generale del novembre 2000 (cf. Regno-att. 22,2000,743; 12,2002,405), i vescovi francesi hanno commissionato e pubblicato lo scorso aprile, a cura del Servizio d'informazione e comunicazione della Conferenza episcopale, questo efficace sussidio, "scritto alla luce del Vangelo" e rivolto principalmente agli educatori (cf. Regno-att. 12,2002,406).
Lo strumento, che si occupa degli atti di pedofilia in generale ma non ignora la possibilità di un coinvolgimento di membri della Chiesa, appare fortemente orientato da un sentimento di sollecitudine per i bambini e i giovani, non solo in quanto vittime degli atti di pedofilia, ma più in generale in quanto soggetti la cui maturazione affettiva e sessuale richiede un'attenzione continua ed estremamente equilibrata. Una prospettiva che gli conferisce una speciale efficacia
Alla prima sezione, intitolata appunto "Trattare bene i giovani", segue "L'inaccettabile", mirata a descrivere il fenomeno della pedofilia e le diverse tipologie di pedofili; le ultime due sezioni, "Agire e reagire" e "Prevenire", suggeriscono agli educatori i comportamenti da assumere verso "il bambino vittima" e "l'adulto aggressore", compresi gli aspetti giudiziari.

Lutter contre la pedophilie. Repères pour les éducateurs, opuscolo, Service information et communication de la Conférence des évêques de France, pp. 52, € 3. Nostra traduzione dal francese.
I vescovi francesi consegnano questo documento agli educatori.
L’educazione dei bambini e dei giovani si basa sulla fiducia.
Questa fiducia è tradita dagli atti di pedofilia, che destabilizzano profondamente le vittime e, inoltre, tutta la nostra società.
Ne abbiamo preso assunto l’impegno a Lourdes nel novembre 2000: vogliamo contribuire a rompere il silenzio che circonda questi atti.
Qui offriamo dei riferimenti per l’educazione affettiva e sessuale dei bambini e dei giovani oggi.
Queste pagine sono scritte alla luce del Vangelo.
A tutti gli educatori assicuriamo il nostro sostegno, esprimendo loro la nostra stima e la nostra fiducia.

X Jean-Pierre Ricard,

arcivescovo di Bordeaux,

presidente della Conferenza episcopale francese

Il bene dei bambini e dei giovani,
una preoccupazione costante
Le rivelazioni, così frequenti, di violenze sessuali che coinvolgono bambini e giovani non lasciano mai indifferenti. L'emozione suscitata non scompare. Ogni "caso" turba gli spiriti e scuote l'opinione pubblica. E quando è coinvolto un membro della Chiesa, le reazioni diventano estremamente violente, poiché la delusione è pari alle aspettative. Non si può che lodare quest'estrema sensibilità dell'opinione pubblica verso le sofferenze dei bambini: il bambino e il giovane, il loro presente, il loro avvenire, devono continuare a essere per tutti una fondamentale e costante preoccupazione. Ma una prevenzione efficace non può dispensarsi da certe tappe.
La prima è l'accettazione della verità, per quanto scottante possa essere. Qualunque ne sia il costo, la ricerca della verità resta la prima esigenza. Ormai, nessun gruppo, nessuna istituzione, nessun movimento potrà o vorrà negare o nascondere i fatti. La Chiesa cattolica si è fermamente impegnata al riguardo. Il passaggio attraverso la prova della verità non è negoziabile: si impone. Ma ciò non esclude – occorre ricordarlo – una grande prudenza nella ricerca di questa verità.
Una seconda tappa chiede a tutti e a ciascuno uno sforzo di lucidità. La violenza e l'insicurezza hanno invaso il mondo dei bambini. In una tale situazione, c'è una frattura troppo grande fra la scuola, la famiglia, le istituzioni, i pubblici poteri, le Chiese. Un'eccessiva separazione, frammentazione, ignoranza non consentono di considerare l'universo dei bambini una realtà che riguarda tutti. Questa situazione richiede che ogni educatore esamini con lucidità la sua pratica educativa, i suoi obiettivi, il suo desiderio di collaborazione.
Quest'analisi porterà all'ultima tappa: una lotta da intraprendere con determinazione. Certo, ci si potrebbe accontentare di una constatazione disincantata: cose del genere sono sempre esistite e sempre esisteranno. A che servono tutti questi sforzi? Ma l'onore della condizione umana consiste proprio nella lotta contro l'ignoranza, l'ingiustizia, la sofferenza degli innocenti.
Trattare bene i bambini richiede coraggio e sforzi prolungati. Occorre ripetere con voce chiara e forte i divieti, ricordare le prescrizioni della legge, ristabilire quelle fondamenta della nostra vita sociale che sono la distinzione delle generazioni e la differenza dei sessi. Trattare bene i bambini deve essere un dovere di tutti. Occorre uno sguardo nuovo, fatto di apertura, di spirito di collaborazione, di volontà di ascolto. Esso richiede anche sollecitudine, tenerezza, rispetto. L'educazione dei bambini deve essere realmente al centro delle nostre preoccupazioni. Non si fa mai appello invano a ciò che c'è di meglio nell'uomo. La partecipazione a questa lotta, che mobilita già tante persone, gruppi e associazioni, si impone con particolare evidenza per i cristiani. Il rispetto e l'amore dovuto ai deboli e ai piccoli sono al centro del messaggio di Gesù. Perciò, oggi questa lotta non consente limitazioni, esitazioni, passi falsi. Va portata avanti con coraggio.
"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).



Trattare bene i bambini e i giovani

Un'attenzione in ogni istante
Il modo migliore per evitare le violenze sessuali sui bambini è trattarli bene. Ciò significa fornire a ciascuno, dall'infanzia all'età adulta, i mezzi per crescere e realizzarsi armoniosamente. Questo suppone vari atteggiamenti educativi.

Il rispetto del proprio corpo e del corpo altrui
Questo apprendimento comincia con il rispetto del pudore di ciascuno nella vita quotidiana, fin dalla primissima infanzia. Bisogna, inoltre, permettere e anche incoraggiare ciascuno a crearsi il proprio territorio intimo: uno spazio per sé, oggetti personali, posta, segreti, che siano riconosciuti da tutti.
Per gli adolescenti, ciò significa poter decorare il proprio spazio personale o la propria stanza secondo i propri gusti, ricevere telefonate personali, stabilire rapporti di amicizia, tenere un diario.

Il riconoscimento della differenza sessuale
I ritmi e i bisogni delle ragazze e dei ragazzi sono diversi; spesso una certa concezione della promiscuità lo ha ignorato. Occorre riconoscere e rispettare queste differenze, organizzando a volte attività separate, prevedendo spazi separati e riservati, come ad esempio gli spogliatoi nelle palestre, le toilette e le tende nei campeggi...
Questo è particolarmente importante all'inizio dell'adolescenza, quando le differenze dei ritmi di maturazione sono più pronunciate. Le ragazze hanno bisogno di parlare molto, mentre i ragazzi preferiscono scaricare le energie nell'attività fisica.

L'apprendimento delle "parole per dirlo"
Tenendo conto delle differenze fra ragazzi e ragazze, occorre sviluppare la loro capacità di parlare di temi importanti, come l'amicizia, la morte, la sessualità.
È importante imparare a trovare le parole giuste per dare un nome a ciò che abita lo spirito, per esprimere sentimenti complessi, per dire le sfumature di ciò che si percepisce con la mente e con il corpo.
Quest'abitudine aiuterà i ragazzi e le ragazze a comunicare ciò che li sconvolge o li mette a disagio, anche se è molto difficile da dire. Certi momenti privilegiati, come un programma televisivo visto insieme, una scampagnata o un viaggio in macchina, possono facilitare il dialogo.

Una vera educazione sessuale
Questo argomento tocca ciascuno, adulto o bambino, in profondità: riuscire a parlare della sessualità in modo corretto, senza ridurla né ai suoi aspetti meccanici né ai suoi rischi, richiede tempo e riflessione. Bisogna rispondere in modo naturale all'immensa curiosità dei bambini sui misteri della vita, riferendoli sempre all'amore, dando le informazioni richieste con parole adatte alla loro età, senza andare oltre. Così sapranno che è possibile parlare di sessualità, che esistono risposte che gli adulti sono pronti a dare. Al contrario, il bambino esposto prematuramente alla sessualità adulta non può comprendere e neppure "elaborare" psicologicamente ciò che vive; è letteralmente sopraffatto dalla situazione. In questo caso spetta all'adulto presentare chiaramente la legge e i divieti, il bene e il male.

Relazioni di fiducia
Non si tratta di trattare i bambini come adulti, come persone autonome e pienamente responsabili dei loro bisogni e dei loro desideri, bensì di sviluppare in loro una certa forza interiore.
Questa forza si alimenta con il rispetto che si porta loro e che essi percepiscono in modo diffuso. Essa permetterà loro di resistere meglio di fronte a sollecitazioni disoneste. La fiducia negli adulti li aiuterà a dire quando qualcosa non va, con la certezza di essere ascoltati e creduti.



Esigenze per gli educatori
Gli educatori devono interrogarsi sulle proprie motivazioni, sui propri atteggiamenti e sui propri limiti nei loro rapporti con i bambini e i giovani.

Equilibrio personale
Adulti soddisfatti, senza frustrazioni troppo pesanti da portare, in grado di essere felici insieme ad altri adulti, avranno meno bisogno di cercare compensazioni vietate nei bambini.
Ciò suppone che ciascuno riconosca i propri punti deboli: sete di potere; desiderio di esercitarlo e di essere amato a tutti i costi; autoritarismo; relazioni esclusive o connotate in senso erotico, ecc.
– Allora, si impara a conoscere se stessi facendo attenzione alle proprie reazioni personali, al proprio modo di porsi in relazione agli altri, al modo in cui si è percepiti dagli altri. Individuando le proprie fragilità, accettando di vedere dei "lampeggianti" accendersi in questa o quella situazione,è più facile farsi aiutare al momento opportuno. Con le loro attività i movimenti e le istituzioni devono poter aiutare ciascuno a superare le proprie difficoltà.

Fare attenzione a ciascuno
L'abitudine di osservare i bambini affidati alle proprie cure permette di scoprire più rapidamente i cambiamenti nei loro atteggiamenti, le loro difficoltà.
Sforzarsi di osservare regolarmente ciascun bambino con attenzione, a turno, permette di comprendere meglio la sua personalità, le sue relazioni familiari, i suoi gusti e i suoi desideri.
– Allora, quando un bambino diventa improvvisamente taciturno, aggressivo, l'adulto può accorgersene e parlargliene. Questo dimostra l'importanza che gli educatori attribuiscono al benessere di ciascun bambino, alla sua vita interiore: è naturale parlarne ed è possibile trovare delle soluzioni. In tal modo il bambino sarà più facilmente indotto a esprimersi, cosa sempre difficile in caso di maltrattamenti.

Regole e relazioni chiare
L'educatore è in una posizione di autorità nei confronti dei bambini che gli sono affidati; egli è il garante delle regole della vita collettiva, della sicurezza e del benessere di tutti i bambini. Non può comportarsi come un compagno. Deve saper stabilire regole e limiti chiari, comprensibili per tutti, e farli rispettare.
– Allora, quando la differenza di età fra giovani e educatori non è molto alta, bisogna sottolineare la distanza. I giovani insegnanti, ad esempio, devono sapere mantenere, dal linguaggio all'abbigliamento, una giusta distanza per scoraggiare un'eccessiva familiarità. Allo stesso modo, gli animatori devono evitare di farsi intrappolare dalle pre-adolescenti, che tendono ad "adescare" come vedono fare nelle fiction alla televisione, mimando atteggiamenti amorosi che non corrispondono alla loro maturità psichica.

Priorità al lavoro in équipe
Il lavoro in équipe, gli incontri regolari, per parlare dei bambini e dei comportamenti da tenere nei loro confronti, permettono una pluralità di sguardi complementari. In tal modo si verificano più difficilmente situazioni di disagio o sbandate. Ciò richiede che ogni membro dell'équipe (catechista, animatore di gruppi parrocchiali e di movimenti, insegnante) impari a valutare criticamente il proprio comportamento personale, accetti il giudizio degli altri e si inserisca in un cammino comune che non dipende esclusivamente da lui. In questo modo nell'équipe si possono ripartire i ruoli secondo le competenze di ciascuno, per ascoltare e riferire le confidenze di un bambino, illustrare a un gruppo un tema difficile, ecc.
– Allora, tutti i responsabili di gruppi possono trarre indubbiamente vantaggio dall'organizzazione di riunioni fra adulti, invitando a volte degli specialisti, per confrontare e riflettere su ciò che si è vissuto con i bambini o i giovani, sui problemi che emergono, sugli atteggiamenti da tenere.

Formazione permanente
Tutti sanno che i bambini e gli adolescenti sono diversi dagli adulti. Ogni educatore ha bisogno di conoscenze di base sulle fasi del loro sviluppo, sulla loro sessualità e sul diverso comportamento dei ragazzi e delle ragazze. Egli deve tenersi aggiornato sulle nuove conoscenze, sui molteplici sviluppi che riguardano questi giovani e la cultura nella quale sono inseriti.
– Allora, avviene che gli stili di vita, le modalità delle relazioni cambiano molto rapidamente e hanno attualmente una marcata connotazione affettiva. Si delineano nuovi codici di condotta, crescono le attese dei bambini e degli adolescenti nei riguardi dei loro educatori. Tutto questo richiede una particolare attenzione, sempre accompagnata comunque da una grande lucidità.



L'inaccettabile

Un contesto in evoluzione
Oggi, il silenzio sulla pedofilia non è più tollerato e questo è certamente un bene. Violenze sessuali sui bambini sono certamente sempre esistite, ma rimanevano spesso nascoste all'interno delle famiglie e delle istituzioni. L'attuale divulgazione di questi casi indica un'evoluzione della nostra società. Le ragioni di quest'evoluzione sono molteplici.

Il rispetto del bambino
È cresciuta in genere la sensibilità dell'opinione pubblica verso tutto ciò che riguarda l'infanzia. Nei paesi occidentali i bambini sono meno numerosi e quindi più protetti. Parallelamente, si va lentamente facendo strada l'idea che i bambini hanno dei diritti specifici, riconosciuti nella Convenzione internazionale dei diritti del bambino (1991).
La crescente erotizzazione della nostra società non risparmia i bambini. Il corpo, compreso il loro, viene spesso ridotto a oggetto. La pubblicità lo usa per indurre bisogni e spingere al consumismo. Le fiction televisive attribuiscono al bambino o all'adolescente una maturità sessuale propria dell'adulto, negando così la loro specificità.
La denuncia delle violenze sessuali commesse sui bambini mira a preservarli da situazioni estreme, ma, purtroppo, senza mettere in discussione gli effetti del permissivismo morale che li circonda.

Lo sviluppo delle scienze umane
Le scienze umane hanno evidenziato la gravità di traumi e strascichi provocati nei bambini dalle violenze sessuali. Esse hanno dimostrato anche l'influenza deleteria del silenzio in questo campo. Perciò, è assolutamente necessario e urgente abbattere il muro di silenzio che circonda le violenze sessuali sui bambini.

Il peso dei casi recenti
In Francia, si è cominciato a prestare attenzione e a scoprire le violenze sessuali nel corso degli anni ottanta, in seguito a studi nordamericani che dimostravano la grande diffusione del fenomeno e il peso del silenzio che lo circonda. Sono state elaborate campagne di prevenzione con la distribuzione di libretti informativi o videocassette destinate ai bambini (cf. riferimenti a p. 000 ).
In seguito a queste campagne e a certi casi clamorosi, come quello di Dutroux in Belgio, per alcuni anni le denunce e le condanne sono rapidamente aumentate, per poi stabilizzarsi. Infatti, la divulgazione di un caso sui mezzi di informazione facilita la presentazione di nuove denunce. Per il semplice fatto di sentirne parlare, bambini e adulti si sentono autorizzati, anche a distanza di molti anni, a raccontare il loro caso e a denunciarlo alla giustizia. Del resto, nel 1998 la legislazione penale è stata rafforzata. Ora essa obbliga a denunciare le violenze sessuali commesse su minori al di sotto dei 15 anni (cf. p. 000).



La pedofilia
Il dizionario Larousse definisce la pedofilia un'"attrazione sessuale verso i bambini" e l'Organizzazione mondiale della sanità parla di "un disturbo delle preferenze sessuali". Il termine pedofilia copre una serie di pratiche sessuali molto diverse fra loro.
L'attrazione sessuale può essere esclusiva o meno, può riguardare bambini piccoli, persino neonati, o pre-adolescenti. L'attrazione può essere omosessuale o eterosessuale, incestuosa (relazioni sessuali fra membri stretti di una stessa famiglia) o non incestuosa.

Relazioni perturbate
Una relazione educativa fra un adulto e un bambino può diventare malsana a causa di un potere incontrollato esercitato dall'adulto sul bambino.
Il bambino può essere negato nella sua specificità di bambino e considerato dall'adulto un partner in grado di procurargli piacere.
Può anche essere negato in quanto persona e divenire per l'adulto un oggetto "di cui servirsi". È l'adulto a ridurre il bambino in questa situazione mediante un abuso del suo potere. Egli impone un segreto che vieta al bambino di parlare della cosa con altri.
E, cosa ancor più grave, coi suoi discorsi subdoli l'adulto trasforma spesso il bambino vittima in "colpevole", che rischia delle sanzioni se dovesse parlare.
Questa volontaria confusione fra vittima e colpevole, da un lato, e fra atti permessi e atti vietati dall'altro, destabilizza profondamente il bambino e lo costringe, ancora una volta, al silenzio.
Ma questo squilibrio nella relazione varia a seconda dei casi.

Le diverse forme di pedofilia
– Certe persone esprimono la loro attrazione sessuale unicamente mediante una relazione malsana, eccessivamente accattivante e seducente, con i bambini, per esempio moltiplicando le attenzioni e i regali. Esse si accontentano di fantasticare osservando i bambini.
– Altre persone instaurano un profondo legame affettivo, senza gesti erotici, ma con sguardi insistenti.
– Altre ancora instaurano legami non solo affettivi, ma chiaramente, e anche violentemente, erotici. Esse mostrano i loro organi genitali o si masturbano davanti ai bambini, oppure li denudano, li accarezzano o mostrano loro film o foto di carattere pornografico.
Queste violenze possono assumere una forma ludica: l'adulto racconta una storia al bambino, lo coinvolge in una scena in modo tale che il bambino non può dire che il gioco non gli piace.
– Nello stadio più grave, gli aggressori sessuali impongono alla loro vittima fellatio o cunnilingus, penetrano nella vagina, nella bocca o nell'ano con un oggetto, un dito o il pene.
– Nelle famiglie può esistere un "clima incestuoso". Per esempio, quando i genitori s’intromettono sistematicamente nell'intimità dei figli o ispezionano e lavano i loro orifizi genitali con pretesti igienici a un'età in cui i figli dovrebbero essere già autonomi.
Così pure le confidenze dei genitori sulla loro vita amorosa, l'esibizione della loro nudità davanti ai figli, gesti fuori luogo (ad esempio, il bacio sulla bocca fra genitori e figli), possono concorrere a creare un "clima incestuoso" che facilita il passaggio all'atto.
Nelle forme estreme questo clima può equivalere praticamente a un passaggio all'atto, per esempio quando genitori e figli assistono insieme alla proiezione di film e videocassette di carattere pornografico.
– Infine, sono in crescita i casi di violenze sessuali fra minorenni (in particolare, le imboscate o gli stupri collettivi). Si tratta indubbiamente di casi diversi. Per poter parlare di pedofilia in senso stretto, occorre che vi siano almeno cinque anni di differenza fra il colpevole e la vittima. Ma nessun educatore può restare indifferente di fronte a questi atti (cf. p. 000).

La pedofilia di fronte alla legge
Esistono quindi forme di pedofilia molto diverse e più o meno gravi. Bisogna insistere comunque sempre sul fatto che non esistono pedofili "buoni" che non fanno alcun male ai bambini. Atti gravi possono essere compiuti da persone che fino ad allora presentavano unicamente una forma di pedofilia "latente", addirittura inconscia. Al contrario, altre persone non passano all'atto, pur avendo fantasie sessuali molto intense e coinvolgenti nei riguardi dei bambini. Il passaggio all'atto può essere favorito da un avvenimento o da una circostanza particolari, da un periodo di solitudine o di depressione o anche dall'abuso di alcol o dall'assunzione di droghe, che liberano fantasie sessuali fino ad allora controllate.
La pedofilia indica quindi un disordine psico-sessuale dell'adulto, non punibile in quanto tale; solo i passaggi all'atto sono puniti. Il termine pedofilia non compare nel codice penale; quest'ultimo elenca gli atti sessuali dichiarati punibili dal legislatore.

Le condanne previste
Il codice penale punisce le aggressioni sessuali, cioè gli atti sessuali compiuti con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa, e questo indipendentemente dall'età della vittima.
Le aggressioni sessuali sono punite più severamente quando la vittima ha meno di 15 anni o quando l'autore è un ascendente legittimo, naturale o adottivo, o una persona che ha autorità sul minore.
Il codice penale punisce anche certi atti sessuali quando sono compiuti specificamente su minori (gli approcci sessuali compiuti senza violenza, costrizione, minaccia o sorpresa), nonché la corruzione di un minorenne (che riguarda, in particolare, la visione di videocassette o di siti Internet pornografici in sua presenza) e lo sfruttamento a carattere pornografico dell'immagine di un minorenne, per esempio, su forum via Internet.
Per i dettagli delle infrazioni e condanne previste cf. riquadro a p. 000. Dall'insieme delle norme penali risulta che ogni approccio sessuale su un minorenne al di sotto dei 15 anni costituisce un'infrazione penale. Lo stesso vale per i minorenni in età compresa fra i 15 e i 18 anni quando l'autore ha autorità sulla vittima o abusa dell'autorità che gli conferiscono le sue funzioni.
Un educatore, sia esso insegnante, sacerdote, animatore, ecc., sarà normalmente classificato in questa categoria. In breve, è vietato ogni contatto di natura sessuale con un minorenne.



Gli aggressori
Come gli atti riuniti sotto il termine pedofilia sono diversi, così anche le persone colpevoli di atti di "pedofilia" sono molto diverse fra loro. È impossibile presentare una descrizione tipo del soggetto pedofilo. Le cause dei suoi atti sono molteplici e sono al tempo stesso educative, psicologiche, biologiche, culturali ecc.
Per delineare la personalità degli aggressori gli psicologi propongono varie spiegazioni e ipotesi che vanno verificate caso per caso.
Si può concordare sul fatto che nella maggior parte dei casi l'aggressore è conosciuto dalle sue vittime ed è una persona che non si distingue dalle altre. Può essere sposato e avere dei figli, condurre una vita sociale normale, essere stimato nel suo ambiente, ricoprire a volte un posto di autorità e fiducia.
Può appartenere a tutte le categorie sociali, esercitare tutte le professioni (ma non sorprende che abbia scelto una professione che lo mette in contatto con i bambini) e passare all'atto in qualsiasi momento della sua vita.

L'assenza di un criterio specifico
Al di fuori dei comportamenti riprovevoli nessun criterio permette di "riconoscere" con sicurezza questo tipo di personalità. Tuttavia l'esperienza dimostra che le violenze gravi sono spesso precedute da segnali di allarme (gesti fuori luogo, comportamenti malsani, denunce già subite...) e sono spesso facilitate dalla miopia o dal silenzio delle persone circostanti.
Anche se la grande maggioranza dei pedofili è costituita da uomini, non mancano le donne: il fenomeno è più nascosto a causa dell'accesso più naturale di queste ultime al corpo dei bambini, ma anch'esso comporta gravi conseguenze per le vittime. Alcune si rendono anche complici passive nei riguardi degli atti compiuti dai loro congiunti.
Infine, a volte l'aggressore è un adolescente che, non di rado, ha personalmente subito delle violenze sessuali nella sua infanzia.
Gli studiosi riconoscono che, sul piano psichico, possono esservi varie classificazioni tipologiche che si incrociano. L'immaturità affettiva, il disadattamento nelle relazioni con gli altri, la confusione fra le immagini mentali e la realtà, costituiscono un fondo comune sul quale si stagliano globalmente vari profili.

L'immaturità affettiva tipica dei soggetti pedofili
La principale caratteristica della personalità pedofila è l'immaturità affettiva e sessuale. Più o meno, ogni persona pedofila tende a sentirsi sottovalutata, umiliata, sminuita. Si vergogna di se stessa e dubita del suo valore personale.
Ma questa "frattura narcisistica" è più o meno profonda e rigida.
A volte, certi aggressori sono incapaci di vivere la loro sessualità con persone adulte, per cui si rifanno sui bambini, perché questi ultimi non li ridicolizzano e non rivaleggiano con loro. Essi amano la loro immagine attraverso il bambino.
Per altri – ad esempio, i soggetti perversi – la fragilità è tale che essi non manifestano alcuna sofferenza e negano qualsiasi insufficienza personale. Il loro desiderio e il loro piacere divengono la loro legge.

Strutture psichiche variabili
Anche se quest'immaturità sessuale e affettiva costituisce una sorta di "filo rosso" nel campo della pedofilia, una tipologia dei pedofili si fonda anche sul bisogno più o meno intenso di dominare il partner, sulla condizione del bambino vittima... Infatti, certi pedofili sono spinti da un fortissimo desiderio di dominare il partner, di sporcarlo, persino di sottoporlo a comportamenti sadici.
Altri adottano un comportamento prudente che evita situazioni troppo rischiose. Alcuni intrattengono una relazione personale con il bambino o il giovane, che è spesso in questo caso una persona vicina, conosciuta. Per altri invece il bambino è solo un oggetto, assolutamente intercambiabile, poiché gioca un ruolo puramente strumentale. Questi ultimi non hanno alcuna percezione della sofferenza del bambino.
Infine, dal punto di vista della struttura psichica dei soggetti pedofili si possono individuare, in modo un po' riduttivo, alcuni tipi di personalità.
Le personalità nevrotiche. Le personalità nevrotiche passano raramente all'atto e sanno, in genere, che in tal caso i loro comportamenti sono riprovevoli. Alcune persone, ben inserite socialmente, cercano anzitutto la vicinanza del bambino (spesso un vicino o un parente). Esse passano all'atto sotto forma di carezze o toccamenti. Altre presentano fantasie molto più coinvolgenti. Spesso solitarie e un po' emarginate, queste persone soddisfano i loro desideri attraverso la pornografia; in certi casi, sotto l'effetto dell'alcol o della droga, possono spingersi fino allo stupro. Le personalità nevrotiche sono coscienti delle loro fantasie, delle loro frustrazioni e spesso ne soffrono. Se scoperte, provano senso di colpa e vergogna, una sorta di offesa alla loro immagine. In questo caso è possibile un trattamento psico-terapeutico.
Le personalità perverse. Gli atti pedofili compiuti da una personalità perversa sono particolarmente inquietanti sul piano della ragione umana e specialmente deleteri, addirittura letali, per le conseguenze sulle vittime e sui loro familiari. Questi soggetti lottano contro l'angoscia adottando una disposizione talvolta molto rigida, il cosiddetto "sdoppiamento della personalità". Nella stessa persona coesistono due atteggiamenti. Uno è sano, e può far dubitare della veridicità dell'accusa ("tutti, ma non lui"); l'altro è malsano, governato dalla "legge del suo desiderio" e impone alla vittima atti a volte estremamente violenti e un discorso fortemente ambiguo che nega la realtà. Queste persone possono essere molto intelligenti e molto ben inserite socialmente. Esse fanno parte a volte di reti pedofile o di prostituzione infantile. Non provano alcuna sofferenza e alcun senso di colpa. In genere sono assolutamente incapaci di riconoscere la gravità dei loro atti. Le persone che le circondano possono essere estremamente disorientate, poiché questi pedofili trovano il loro piacere nella manipolazione degli altri: bambini e adulti, compresi esperti e giudici.
Gli psicopatici. Sono persone, in genere di basso livello intellettuale, violente e instabili, fortemente dominate dalle loro pulsioni sessuali. Questi soggetti associano le loro violenze sessuali con altri tipi di violenza e di delinquenza. Ricorrono spesso alla prostituzione, adulta o infantile. Il loro scopo non è tanto il godimento fisico immediato quanto piuttosto il godimento causato dalla paura, addirittura dal terrore, che provocano alla vittima. In questo caso c'è un'esplicita volontà di sporcare il bambino. Caratterizzate da una grande freddezza affettiva, neanche queste persone provano alcun senso di colpa. Molto spesso i serial killer che sono sovente criminali sessuali appartengono a questo profilo psicologico. Ma in pratica – ripetiamolo – non esiste alcun soggetto psicopatico o perverso allo "stato puro".
Fra la personalità nevrotica, con una leggera fissazione pedofila, e le personalità perverse, immature o psicopatiche, esistono tutti i gradi intermedi. Ma certe persone sono più pericolose di altre, soprattutto a causa del muro di silenzio che esse erigono. Occorre individuarle senza lasciarsi manipolare.



Il peso del silenzio
Nei casi di pedofilia, i fatti vengono spesso nascosti; per ragioni diverse tutte le persone coinvolte tacciono.

Da parte dell'aggressore
Il silenzio è parte integrante della personalità dell'aggressore, chiuso nel suo mondo fatto di onnipotenza, negazione della differenza fra i sessi e fra le generazioni. Il silenzio gli è indispensabile sia per mantenere la vittima in suo potere, sia per ingannare le persone del suo ambiente.
Nei rapporti con la vittima.– Con la seduzione l'aggressore introduce il bambino, o i bambini, nella propria visione. Li sottomette al silenzio con le minacce, oppure con il pretesto di un segreto o di un piacere condivisi. Li sottomette anche con l'affetto che nutre per loro.
– Il silenzio gli permette di negare la gravità dell'atto e delle sue ripercussioni sulla vittima, invocando il consenso o anche la richiesta del bambino.
Nei rapporti con l'ambiente.– Quando l'aggressore ha una doppia personalità, il suo doppio modo di comportarsi provoca incredulità e malessere nel suo ambiente. La parte sana della sua personalità, la sua posizione sociale e culturale, i suoi impegni professionali inducono a dubitare della realtà di atti del genere.

Da parte del bambino
Il bambino si scontra con un vero muro di silenzio.
Nei rapporti con l'aggressore.– Il bambino ha paura: l'aggressore gli ha fatto promettere il segreto minacciandolo; l'aggressore ha autorità su di lui; oppure costituisce per tutti un punto di riferimento morale per cui non lo può accusare.
– In caso di atti incestuosi, il bambino è diviso fra il fatto che egli non li ama ma ama la persona che li compie. Ha paura di distruggere la sua famiglia e di esserne considerato responsabile.
Nei rapporti con l'ambiente.– Il bambino parla, ma non viene compreso, oppure non trova le parole per dirlo e teme di non essere creduto. Spesso egli parla più tardi, quando non è più in contatto diretto con il suo aggressore.
– Il bambino si vergogna: si sente in colpa per non aver saputo rifiutare o per avere provato piacere o per avere soddisfatto la sua curiosità.
– Pensa che ciò che gli accade è normale, che tutti gli adulti sono d'accordo.

Da parte dei genitori
A volte, il silenzio può essere scelto con le migliori intenzioni. Ma il più delle volte è la conseguenza del profondo sgomento che provocano situazioni del genere.
Nei rapporti con il bambino.– I genitori non decifrano o non credono a ciò che dice il bambino.
– Non vogliono traumatizzare maggiormente il bambino e preferiscono lasciare cicatrizzare le ferite.
– Pensano che il bambino finirà per dimenticare e che la cosa più importante sia quella di non parlarne più.
Nei rapporti con l'ambiente.– I genitori non vogliono impegnarsi in un processo dall'esito incerto, che fa paura e rischia di costare caro.
– Temono il giudizio della gente.
– In certi casi, esiste una complicità degli adulti, compresi i genitori, che hanno interesse a chiudere gli occhi per salvaguardare l'immagine di una coppia, rispettare un'autorità superiore, non mettere in discussione vantaggi economici.

Da parte delle istituzioni
Nella maggior parte dei casi le istituzioni tacciono per proteggersi, ma a volte il silenzio dipende dall'oggettiva difficoltà ad apprendere questo genere di situazioni.
Nei rapporti con l'aggressore o il bambino.– È talmente difficile immaginare che atti del genere possano essere compiuti da colleghi apparentemente irreprensibili, che i responsabili dell'istituzione in genere non vi credono.
– Non conoscendo la legge e il funzionamento della giustizia non si sa come gestire queste situazioni né quali misure prendere per evitarle.
Nei rapporti con il mondo esterno.– La reputazione e l'immagine dell'istituzione (Chiesa, movimento, associazione sportiva, istituto scolastico...) sembrano più importanti della denuncia pubblica di fatti che riguardano una persona o alcune persone.
– I membri di un'istituzione s’identificano con essa: per alcuni, metterla in discussione equivale a una sconfitta personale.



Gravi conseguenze per il bambino

Un trauma psichico
– Il bambino violato ha subito un'effrazione, è stato spossessato del suo corpo, trattato come una cosa. Sente di essere sporcato e persino "contaminato", quindi nell'impossibilità di purificarsi. La stima di sé è stata gravemente danneggiata.
Si sente come invaso, non riesce più a pensare ad altro.
Per i ragazzi, le carezze, la penetrazione, possono essere percepite come una negazione della loro identità e della loro virilità. Le ragazze possono temere di non essere più in grado di avere dei figli.
– Secondo l'età, le informazioni ricevute, il bambino comprende più o meno ciò che gli accade, ciò che è normale e ciò che non lo è, ciò che è bene e ciò che è male.
Si sente incapace di proteggersi e colpevole di non aver saputo dire no, di non aver potuto evitare la violenza. Si vergogna dei sentimenti contraddittori che prova: da un lato, il malessere e la sofferenza e, dall'altro, il piacere di essere stato scelto e, a volte, anche un certo godimento. Tutto questo può indurlo a credere di avere in qualche modo provocato il suo aggressore e di avere quindi una parte di responsabilità in ciò che è avvenuto.
– Quando raggiungono l'età delle relazioni amorose e sessuali, i giovani che hanno subito violenze fanno fatica a vivere la loro sessualità in modo normale e felice. Anche a distanza di anni si sentono sporchi, sminuiti e spregevoli.
Sembra che ciò influenzi a volte anche le loro ulteriori scelte sessuali: i ragazzi possono ripetere ciò che hanno vissuto e diventare a loro volta aggressori; le ragazze si tengono lontane dai ragazzi, rifugiandosi in atteggiamenti o comportamenti omosessuali o anche nella prostituzione.

Una ferita fisica
– La penetrazione vaginale o anale comporta vere sofferenze fisiche. Provoca lesioni, infezioni, che possono diventare croniche, o fastidiose irritazioni permanenti. Questa sofferenza è aggravata dall'angoscia, poiché, diversamente da un incidente o da una malattia (quando si indica la ragione della sofferenza, la sua durata, il modo di alleviarla), la vittima non comprende ciò che le accade.
Infine, non sono escluse gravidanze o malattie sessualmente trasmissibili.
– La sofferenza psichica causa danni fisici che si ripercuotono sull'intero sviluppo. Nei bambini più piccoli in particolare, in assenza del linguaggio, è il corpo a memorizzare la violenza, con gravi turbe psicosomatiche.
Soprattutto quando c'è fellatio, i bambini hanno spesso malattie della gola, angine, disgusti, vomiti ripetuti, dolori di pancia.



Segnali di allarme

Nei bambini vittime di violenza
Nelle vittime non esistono segni specifici che indichino le violenze sessuali subite. Bisogna guardarsi dall'elaborare una lista di criteri che pretenda di diagnosticarle a colpo sicuro. Un solo criterio non basta e non può mai costituire una prova.
Questi segnali possono indicare malesseri banali, ma qualunque sia la loro origine, bisogna tenerne conto. I bambini violentati presentano spesso vari segnali di malessere, che sono anche richieste di aiuto.
A tutte le età.– La tristezza, il silenzio, le crisi di pianto senza alcuna ragione apparente;
– il disinteresse per tutto, persino per il gioco;
– i mal di pancia, di testa e altri mali, i frequenti ricorsi all'infermeria;
– la diffidenza, la paura verso gli adulti o, al contrario, l'attaccamento a uno di loro;
– il netto rifiuto di recarsi da qualche parte, con qualcuno o presso qualcuno;
– i cambiamenti improvvisi: brutti voti a scuola, incubi, insonnia, disordini alimentari;
– un'eccessiva agitazione, una masturbazione compulsiva: il bambino sembra cercare sensazioni sempre più forti;
– un linguaggio provocante, con espressioni e allusioni sessuali inadatte alla sua età;
– comportamenti eccessivi di voyeurismo o esibizionismo;
– l'aggressività verso gli altri bambini: a volte, alcuni bambini mimano con un altro bambino, nel gioco, ciò che hanno subito;
– il terrore del contatto fisico da parte di chiunque. Le ragazze, ad esempio, possono rifiutarsi di scoprirsi indossando abiti femminili.
All'adolescenza.Le violenze sessuali avvenute durante l'infanzia e taciute vengono spesso rivelate alla pubertà. La maturazione sessuale fa affiorare i ricordi, che si manifestano con turbe, segnali di malessere generale:
– depressioni e tentativi di suicidio, ferimenti volontari del proprio corpo;
– anoressie e bulimie;
– assenze a scuola e insuccesso scolastico;
– fughe;
– provocazione sessuale, aggressività spinta fino all'aggressione, a loro volta, di bambini più piccoli;
– consumo di alcol e droga.
Inoltre, in stato di ebbrezza, gli adolescenti sono facili vittime degli aggressori. In caso di necessità possono essere spinti alla prostituzione per procurarsi la droga.
In genere, occorre fare una particolare attenzione a certi bambini o adolescenti che sono bersagli più facili, poiché:
– vivono isolati o sono lo zimbello degli altri membri del gruppo;
– fanno molta strada da soli, passano molto tempo da soli in casa o in strada: spesso se la devono cavare da soli poiché i genitori non hanno tempo di occuparsene;
– hanno una qualche forma di handicap.

Negli adulti sospetti
Esistono pochissimi criteri chiari e determinanti per scoprire una personalità pedofila ed essa può passare all'atto in qualsiasi stadio della sua vita. Solo l'attenzione di ciascuno e di tutti può permettere di prevenire e limitare i rischi di sbandate.
Per gli educatori certi segnali richiedono una maggiore vigilanza:
– la mancanza di lavoro d'équipe, di comunicazione fra gli adulti sull'attività educativa con i bambini, la mancanza di accordo sul ruolo e sul posto di ciascuno;
– il silenzio abituale su certi temi ed educatori che rifiutano qualsiasi domanda sulla loro pratica educativa;
– l'esistenza di voci insistenti;
– una persistente impressione di malessere, anche se dovuta unicamente a un'intuizione personale;
– la presenza di personalità fragili, che hanno poca stima di sé, poca fiducia nelle loro capacità, non riescono ad allacciare relazioni soddisfacenti con altri adulti maschi o femmine;
– il passaggio di educatori da un'istituzione all'altra, senza motivi apparenti, senza spiegazioni;
– il fatto che un adulto sia sempre circondato dallo stesso gruppetto di bambini, inviti regolarmente a casa sua un determinato bambino, lo porti in vacanza;
– l'eccessivo numero di regali ai bambini da parte di un educatore.



Agire e reagire

Individuare le situazioni
Possono presentarsi varie situazioni, spesso equivoche.
– Un educatore nota delle turbe del comportamento in un bambino o ha delle preoccupazioni riguardo alla sua situazione familiare.
– Il comportamento di un sacerdote o di un educatore laico suscita degli interrogativi.
Le reazioni devono essere adeguate ai vari casi e alla natura delle informazioni di cui si dispone. Infatti, la legge richiede che si informino le autorità giudiziarie quando si conoscono fatti precisi relativi a violenze sessuali sui minori, ma ciò non significa che non vi sia nulla da fare quando si nutrono semplici sospetti. Il silenzio è letale e nella pedofilia gioca un ruolo particolarmente perverso.

In presenza di fatti precisi:
informare la giustizia
Quando si è a conoscenza di un crimine (ricordiamo che lo stupro è un crimine) o di fatti precisi relativi a privazioni, maltrattamenti o violenze sessuali su minori al di sotto dei 15 anni, si deve informare la giustizia. In questi casi, non si può e non si deve tener conto della natura del presunto aggressore. Sia un sacerdote, un educatore laico o un familiare la denuncia è obbligatoria.
Gli artt. 434-1 e 434-3 del codice penale puniscono con 3 anni di carcere e 45.000 euro di ammenda la mancata denuncia di questi fatti.

La denuncia non è delazione
Il termine "denuncia" ha una connotazione negativa. Ma in questo caso non si tratta di delazione, bensì di assolvimento di un obbligo di legge: informare la giustizia per il bene del bambino e, indirettamente, anche per il bene della Chiesa e di tutta la società. L'obbligo di denunciare questi fatti è quindi la regola generale che si impone a ogni cittadino.
La sola eccezione prevista riguarda le persone tenute al segreto professionale (cf. riquadro, p. 000). La denuncia consiste nella comunicazione alle autorità competenti delle informazioni di cui si dispone. Lo si può fare sia per lettera indirizzata al procuratore della Repubblica presso il tribunale penale, sia in forma scritta o orale presso il commissariato di polizia o la gendarmeria.
L'obbligo non riguarda la denuncia dell'autore dei fatti, bensì la denuncia dei fatti in sé, a meno che non si sia stati personalmente testimoni di atti sessuali vietati o si sia potuta identificare con certezza una determinata persona.
Chi non assolvesse quest'obbligo potrebbe essere incriminato anche per mancata assistenza a persona in pericolo, punita con 5 anni di carcere e 75.000 euro di ammenda (art. 223-6 del codice penale).
Infine, chi ha subito questi atti e i suoi genitori, se è minorenne, possono sporgere querela contro l'aggressore. La querela semplice può essere fatta presso la polizia o la gendarmeria, mentre la querela con costituzione di parte civile richiede l'intervento di un avvocato. Il fatto di costituirsi parte civile permette alla vittima di chiedere alla giustizia la riparazione del danno subito.
La denuncia o la querela hanno conseguenze importanti: avviano una procedura giudiziaria che rischia di sconvolgere la vita di tutte le persone coinvolte. D'altra parte, la legge punisce le denunce in mala fede; essi possono costituire i reati di calunnia o diffamazione.
Occorre quindi discernere il più oggettivamente possibile la verità, soprattutto conoscendo i drammi che possono provocare negli adulti le false denunce.
La denuncia è obbligatoria e indispensabile ogni volta che esiste una conoscenza precisa dei fatti che costituiscono il crimine o privazioni, maltrattamenti o violenze sessuali sui minori.
Essa deve essere manovrata con cautela in caso di situazioni poco chiare. In questo caso possono essere più adatti altri modi di aiutare il bambino.


In mancanza di fatti precisi:
come proteggere il bambino?
Purtroppo nei casi di pedofilia le rivelazioni dirette sono rare. Le situazioni sono spesso confuse. Perciò, è difficile poter affermare con certezza l'esistenza di una violenza e così, nel dubbio, non si reagisce.
Quando a distanza di anni scoppia il caso, molti ricordano di aver notato qualcosa, ma, non sapendo a chi rivolgersi, hanno taciuto. Occorre quindi parlarne, per non rischiare di trascurare un problema grave. Ma la reazione deve essere adeguata alle situazioni concrete.

Difficoltà in famiglia
Un bambino può presentare segnali di allarme (cf. p. 000) che inquietano l'educatore e fanno pensare a un problema di ordine sessuale nella sua famiglia. Dopo aver valutato insieme ad altri la fondatezza di una tale preoccupazione, l'educatore deve allertare il prima possibile uno dei servizi sociali incaricati della protezione dell'infanzia:
– il medico di un Centro di protezione materna e infantile cui è collegato ogni comune;
– un Centro medico-psicopedagogico;
– le assistenti sociali del settore, attraverso il comune o il centro sociale locale;
– il Servizio di assistenza sociale all'infanzia del Consiglio generale di ogni dipartimento. Anche i telefoni verdi (cf. p. 000) sono deputati a consigliare e orientare.
I servizi sociali intervengono nelle famiglie per valutare la situazione. Se vi sono problemi particolari e rifiuto di collaborazione da parte della famiglia, vengono avvertite le autorità giudiziarie. Le famiglie saranno assistite anche in caso di difficoltà psicologiche o materiali.
L'educatore può prendere personalmente contatto con questi servizi o consigliare ai genitori del bambino di farlo. Questo passo, in mancanza di elementi precisi che consentano una denuncia, permette di non chiudere gli occhi su eventuali difficoltà gravi, ma di affidarne la cura a persone specializzate, che sono maggiormente in grado di gestirle nel rispetto di tutte le persone coinvolte.

Sospetti su un sacerdote o un educatore laico
I sospetti possono dipendere da voci, informazioni più o meno precise, lettere anonime o più semplicemente dal malessere che provoca la pratica educativa dell'interessato o dal tipo di relazioni che allaccia con i bambini.
– Come nel caso precedente, pur continuando a considerare con prudenza queste voci, occorre non restare soli con la propria inquietudine, ma condividerla con due o tre persone di fiducia per valutarne la fondatezza.
– Se i fatti riguardano uno o alcuni bambini chiaramente individuati, occorre allertare uno dei succitati servizi di protezione dell'infanzia.
– Poi, è bene comunicare, sempre in più persone, quest'inquietudine all'educatore o al sacerdote in questione, cercando di fargli comprendere che l'incontro ha lo scopo di aiutare sia lui che i bambini, ma mostrandosi assolutamente fermi in materia di rispetto delle persone coinvolte e di conseguenze che occorrerà eventualmente trarre.
Si fanno varie ipotesi:
– Il sacerdote o l'educatore trova difficoltà nelle sue relazioni con i bambini per ragioni del tutto diverse dagli atti di pedofilia: l'incontro più aiutarlo a prenderne coscienza e a individuare gli atteggiamenti da cambiare.
– Se invece ha realmente qualcosa da rimproverarsi, l'incontro può, a seconda della sua personalità più o meno fragile o perversa, prendere una piega difficile e l'interessato può non riconoscere le proprie difficoltà.
– Se l'incontro non è possibile, o c'è stato ma non è servito a dissipare i dubbi, occorre informare immediatamente il responsabile gerarchico dell'interessato, il quale si occuperà del caso.
In caso di esitazione sulla persona da informare, si può sempre rivolgersi al vicario episcopale incaricato o direttamente al vescovo.



Alcuni principi per l'azione
L'assoluta priorità è la protezione del bambino: ci si porrà immediatamente dalla parte della vittima e del più debole.

Per raccogliere le confidenze di un bambino
– Avere sempre ben presente che non sta all'educatore condurre l'inchiesta, che spetta ai servizi sociali o alla polizia.
– Evitare un eccessivo coinvolgimento emotivo, ma incoraggiare il bambino, dicendogli che ha ragione di parlare. Riconoscere che queste cose sono effettivamente difficili da esprimere.
– Non mettere in dubbio la parola del bambino: riconoscere ciò che ha subito, dire ciò che è bene o male, ringraziarlo della fiducia così dimostrata, riaffermare che ciò non cambierà la tenerezza che gli è dovuta e il rispetto che gli si porta e promettergli l'aiuto degli adulti.
– Conservare un'esatta relazione scritta dei fatti e delle affermazioni del bambino.
– Evitare di fargli ripetere più volte il suo racconto. In questo caso, a volte il bambino, rendendosi maggiormente conto della gravità delle sue affermazioni, dell'emozione che esse suscitano, a poco a poco ritratta, fino a tacere del tutto.

Per gli interventi urgenti
– Avvertire il bambino che non è sempre possibile conservare per se stessi la confidenza ricevuta. Allo stesso modo, se si tratta di un bambino che ha ricevuto la confidenza di un altro, ricordare che gli adulti sono obbligati ad agire quando un bambino è in pericolo e che tale è il caso delle violenze sessuali.
– Evitare il confronto diretto fra il bambino e l'aggressore; il bambino lo teme e, in ogni caso, sarà accusato di menzogna. Sarà la giustizia a stabilirlo. Evitare anche di moltiplicare i confronti con i testimoni e i mezzi di informazione.
– Circondarsi di una "cellula di crisi" di due o tre persone (assistente sociale, medico, psicologo), chiedere a qualcuno di partecipare all'incontro con l'eventuale aggressore, per non rischiare di essere manipolati dal funzionamento psicologico di questo tipo di personalità.
– Non nominare mai l'aggressore, ma riferire le affermazioni fatte dal bambino (fino alla condanna, l'adulto si presume innocente).
– Costituire preventivamente una lista di indirizzi indispensabili in questo genere di casi: procuratore della Repubblica, giudice dei minori, servizi sociali, ospedali.



Accompagnare e ricostruire

Il bambino vittima
Per guarire dal suo trauma, la vittima deve poter esprimere la propria ferita, la propria sensazione di sporcizia ed essere ascoltata da un adulto di fiducia. In tal modo potrà progressivamente ricostruire un mondo abitabile, imparare nuovamente a fidarsi delle regole, ritrovare il gusto di vivere e proiettarsi verso l'avvenire.
La vittima potrà abbandonare il suo statuto di "vittima" e ritornare bambino o giovane, con un avvenire davanti. Per questo dovrà basarsi sul "capitale affettivo" accumulato nella prima infanzia, sulla sua capacità di ripresa, grazie all'aiuto assicurato dal suo ambiente.
L'accompagnamento a lungo termine deve essere "personalizzato": non sempre il trauma è proporzionato alla violenza subita e non esiste alcun trattamento unico, sistematico o necessariamente immediato. Si possono comunque sottolineare alcuni punti.

Con la famiglia
Il bambino può chiudersi nel silenzio. Oppure parlare molto con i suoi amici di quello che gli è accaduto: non sempre è auspicabile, poiché questo rischia di isolarlo e di etichettarlo come "vittima". Perciò deve anzitutto trovare un adulto di sua fiducia, che sia in grado di ascoltarlo con competenza e serietà.
Questo ruolo spetta anzitutto ai genitori, che sono i primi protettori dei loro figli. Ma spesso essi sono smarriti, sconvolti, persino colpevolizzati di fronte al fatto, senza sapere quale atteggiamento assumere. Anch'essi hanno bisogno di essere aiutati, al pari dei fratelli e delle sorelle, per potere meglio star vicino alla vittima.
Può essere utile anche aiutarli a scegliere una persona sulla quale poter contare e con la quale potersi confidare durante questo periodo.

Con gli specialisti
Quando la violenza è intrafamiliare, la vittima avrà bisogno, immediatamente o in seguito, di una qualche forma di psicoterapia. Esistono poche équipe specializzate nel trattamento delle violenze sessuali. Perciò, è meglio preferire il ricorso a uno psicologo o a uno psichiatra dell’età evolutiva vicino alla residenza. Le cure per le vittime di violenze sessuali sono coperte al 100% dalla previdenza sociale.

Attraverso la struttura giudiziaria
Nella maggior parte dei casi, il bambino o il giovane dovranno affrontare anche i procedimenti giudiziari. In base alla sue capacità di comprensione sarà informato sui passi che lo attendono (successive audizioni, lentezza della procedura, possibilità di archiviazione senza ulteriori possibilità di ricorso...). L'intervento della giustizia può essere benefico per la vittima.
Indicando l'adulto come unico colpevole, il bambino o il giovane possono liberarsi dal proprio senso di colpa.
Ma in questi casi i processi finiscono spesso con un non luogo a procedere. Ciò non significa necessariamente che il bambino o il giovane hanno mentito. Infatti, è difficile reperire le prove, soprattutto quando i fatti risalgono all'infanzia e vengono rivelati a molti anni di distanza. Può anche accadere che i fatti siano già prescritti al momento della loro rivelazione (cf. i riferimenti giuridici a p. 000). La vittima deve essere informata di un tale rischio, poiché farà fatica ad accettare una cosa del genere.


Il gruppo
Al di là delle persone direttamente coinvolte, vittime e aggressori, è spesso tutto un gruppo che ha vissuto da vicino o da lontano gli avvenimenti (scuola, classe, gruppo sportivo...). Quando l'aggressore è estraneo a questo ambiente (è, ad esempio un famigliare della vittima), occorre una certa riservatezza. Il bambino o il giovane coinvolto ha bisogno anzitutto di un luogo in cui poter continuare a vivere normalmente, senza essere etichettato come vittima.
Se invece la cosa riguarda un'istituzione, essa deve assumere le proprie responsabilità e garantire la propria funzione di protezione dei bambini e dei giovani.
Bisogna organizzare rapidamente l'informazione, nel rispetto della legge, senza cedere alla tentazione del silenzio che è un'illusione e un inganno e non preserva né le istituzioni né le persone.
In risposta al senso di insicurezza che possono provare i bambini o i giovani, gli educatori devono fornire informazioni adatte all'età di ciascuno. L'instaurarsi di un clima di fiducia permette ad altri bambini o giovani che possono aver subito violenza di esprimersi.
Al di là della spiegazione dei fatti e delle conseguenze che comportano, ciò può offrire l'occasione per andare oltre.
– Può essere utile ricordare il ruolo della giustizia nella società: cercare la verità, stabilire i diritti e farli rispettare. Le condanne inflitte hanno vari compiti: punire il colpevole di atti particolarmente gravi; dissuadere altri dal commetterli; impedire al colpevole di continuare a nuocere; permettergli di ravvedersi e di riconciliarsi con la società.
– È pure importante affermare che ogni persona, compreso il colpevole di violenze sessuali, ha diritto all'accompagnamento e al rispetto. Se qualcuno ha compiuto atti riprovevoli deve renderne conto alla società e accettarne le conseguenze.
Alcune proposte
– Riunire anzitutto gli adulti del gruppo per dare a ciascuno, nel rispetto della legge, informazioni chiare e oggettive sulla situazione.
Ricordare l'obbligo della riservatezza sulle informazioni relative all'identità delle persone coinvolte. Definire insieme la condotta da tenere nei riguardi dei bambini e dei giovani, dei loro genitori, dell'ambiente esterno.
– Prevedere subito dopo una riunione del gruppetto più direttamente coinvolto (classe, gruppo...) con il suo responsabile, poi una riunione di tutti i bambini o giovani. Raccontare ciò che è accaduto con parole adatte all'età. Ricordare le leggi che proteggono i minorenni in questi casi. Spiegare che gli adulti sono tenuti a informare la giustizia, la quale apre un'inchiesta e prende delle decisioni per garantire la sicurezza della vittima. Lasciare molto spazio alle domande, per calmare le emozioni e rendersi conto del modo in cui sono percepiti i fatti.
– Proporre un luogo di ascolto individuale per coloro che lo desiderano (con l'infermiere, l'assistente sociale, uno psicologo).
Precisare che il presunto colpevole non verrà più in contatto con i bambini o i giovani, finché la giustizia non avrà fatto il suo corso.

L'adulto aggressore
Per il pedofilo, il comportamento da tenere non è facile e, in ogni caso, il cammino è lungo. Il termine stesso di guarigione è ambiguo: non si guarisce una determinata struttura psichica, ma si cerca di contenerne le manifestazioni patologiche.
Il riconoscimento dei fatti
La persona deve anzitutto poter prendere coscienza dei fatti che le vengono attribuiti. Questo riconoscimento è possibile per una persona nevrotica, ma molto più difficile, addirittura impossibile, nel caso di una struttura psichica di tipo perverso. Ma l'imputazione penale, o anche il carcere, in quanto richiamo della legge, può aiutare il soggetto a riscoprire il senso della realtà e a comprendere così pian piano la gravità degli atti commessi.
Questa prima tappa è quasi sempre la più delicata e la più complessa. Il riconoscere i fatti (va notato comunque che il parlarne non significa ancora riconoscerne la natura colpevole) è già la metà del percorso di emendamento dell'aggressore.
Il ricorso alla terapia
In questo caso sono accessibili e pertinenti altri mezzi terapeutici. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, nessuna terapia è veramente decisiva, ma se l'aggressore ha veramente deciso di non passare più all'atto, essi possono offrirgli dei benefici non trascurabili.
Si pensa evidentemente alla psicanalisi, la quale suppone che la persona abbia un vero desiderio di mettersi in discussione in profondità, ma anche alla psicoterapia di gruppo.
In campo medico, si ricorre a un trattamento basato sull'assunzione di determinate medicine. Prescritto con il consenso dell'interessato, questo trattamento non cancella le fantasie sessuali, ma riduce la libido e quindi le possibilità di passare all'atto. Esso comporta comunque effetti secondari non trascurabili.
Un avvenire incerto
L'insieme di queste disposizioni non è privo di significato, ma in definitiva mira semplicemente a insegnare al soggetto a controllare le sue pulsioni. Occorre quindi continuare ad accompagnarlo con grande serietà, ricorrendo anche ad altre risorse, soprattutto di natura spirituale. Occorre prevenire ogni situazione di rischio, allontanandolo in modo definitivo da ogni contatto con i bambini e assicurandogli un'attività professionale stabile, un'integrazione sociale e familiare duratura. Ciò gli consentirà di elaborare per il suo avvenire un vero progetto di vita, fonte di gratificazioni sufficienti a compensare il deficit narcisistico.
Ma quest'assunzione di un nuovo posto nella società deve essere accompagnata sempre da una grande vigilanza e prudenza, anche dopo molti anni senza ricadute.


Prevenire
Educatori responsabili
Ogni adulto, genitore o educatore, deve impegnarsi, al proprio livello di responsabilità, a conseguire e trasmettere riferimenti educativi più solidi, a sviluppare il rispetto dovuto ai bambini, a fissare regole di prudenza. A tutto questo possono contribuire la riflessione in gruppo dei genitori, la formazione continua dei catechisti e degli educatori, gli incontri con gli psichiatri infantili. Si tratta di preservare la dignità e l'integrità dei bambini e, a di là di questo, di permettere a ciascuno una migliore crescita umana e spirituale. Lo si potrà fare, ad esempio, migliorando la scelta del personale, il riconoscimento delle violenze e le cure.
La scelta del personale
Si tratta di rendere impossibile la scelta di educatori o animatori fra gli aggressori sessuali, sospetti o già condannati. Ciò suppone non solo la comunicazione di adeguate informazioni all'interno di ogni istituzione, ma anche il controllo incrociato delle informazioni con fonti esterne (dossier esistenti nei ministeri della giustizia, della gioventù e dello sport).
Il riconoscimento delle violenze
Con un'individuazione e denuncia tempestiva delle violenze sessuali dovrebbe essere possibile ridurne il numero, la durata, e impedire agli aggressori di nuocere.
Le cure
L'introduzione di reti di professionisti ed esperti (medici informati, psicologi formati), che si prendano cura dei bambini vittime, può evitare che diventino a loro volta aggressori in età adulta. Occorre prendersi cura anche degli aggressori o di quanti sentono di poterlo diventare. Gli adulti possono rendersi conto essi stessi della loro fragilità.
Se, pur in assenza di passaggio all'atto, il contatto con i bambini suscita in certe persone pulsioni e scenari interni ossessivi, esse dovrebbero avere il coraggio di allontanarsene, all'occorrenza cambiando professione, e di farsi aiutare.


Bambini e giovani rispettati
I bisogni dei bambini evolvono con l'età. Il rispetto dei bambini esige cura e affetto nei vari stadi della loro vita. Ciò richiede soprattutto locali adatti: toilette che rispettino l'intimità; docce separate; accesso facilitato a un telefono e ai numeri della chiamate d'urgenza.
I neonati
Il neonato scopre il mondo con tutti i suoi sensi. Così sperimenta sia il piacere che il dolore. Ha bisogno di essere circondato, sostenuto, accarezzato, protetto; ha bisogno di succhiare e accarezzare. L'adulto che ne ha cura può e deve rispondere a questi bisogni, con il piacere reciproco e la tenerezza condivisa, ma controllandoli al tempo stesso. Il suo ruolo è quello di adattarsi alla richiesta del neonato, ma non di servirsene per soddisfare il proprio piacere.
A volte certi neonati e bambini molto piccoli sono vittime di violenze sessuali, anche nella loro stessa famiglia.
I piccoli della scuola materna
Crescendo, il bambino scopre il proprio corpo. Esplora i suoi organi sessuali, sperimenta le sue zone più erogene. Incontra la diversità dei sessi, prova una grande curiosità per la sessualità e i misteri della vita. A poco a poco ha meno bisogno di vivere "corpo a corpo" con gli adulti che si occupano di lui e chiede quindi meno coccole.
A partire dalla scuola materna, l'educazione deve condurre all'autonomia: "Ora non sei più un piccolino, puoi fare da solo, puoi asciugarti, svestirti...".
È nell'atteggiamento degli adulti che i bambini possono percepire già delle norme e dei limiti in materia di sessualità.
I bambini
Il bambino diventa progressivamente "padrone del suo corpo", nella misura in cui è responsabile e si prende cura dei propri bisogni fondamentali (ho fame, mangio; ho freddo, metto il maglione; ho male, chiedo aiuto). Le scoperte continuano a scuola e fra gli amici: ci si mostra il pene, si cerca di abbassare le mutandine delle bambine, si gioca al dottore. Questi giochi sono tentativi di comprendere i misteri della sessualità. Il ruolo dell'educatore consiste a chiedere il rispetto del corpo di ciascuno, per proteggere i più piccoli in caso di rapporti di forze troppo ineguali, senza confondere questi giochi di scoperta con le violenze sessuali. I bambini che sono stati spinti ad accettare giochi sessuali senza desiderarlo possono conservare, ancora a distanza di molti anni, un senso di umiliazione e tristezza. La maggior parte delle violenze sessuali avviene fra i sei e i dodici anni.
Gli adolescenti
Oggi, l'adolescenza comincia prima rispetto al passato: a partire dai dieci anni per le ragazze e dai dodici anni per i ragazzi. Il corpo cambia molto in fretta (crescono i seni e i peli, cambia la voce), senza che l'adolescente possa controllare questi processi e sapere ciò che diventerà. Scopre di avere nuove pulsioni, a volte si sente a disagio di fronte alla propria immagine, ha bisogno di confrontarsi con ragazze e ragazzi della sua età. A poco a poco, si sviluppa l'apprendimento della seduzione, dei giochi amorosi e sessuali.
Allora, ancora una volta, l'educatore deve tornare a informare e a indicare regole e limiti per tutto ciò che riguarda il corpo e la sessualità. Egli può ripetere chiaramente, ad esempio, che i rapporti sessuali fra persone minorenni e maggiorenni sono vietati dalla legge. Gli adolescenti comprendono queste informazioni diversamente da come le comprendevano al tempo della loro infanzia.
Certe forme di violenze sessuali possono esistere anche fra coetanei. In questo caso gli adulti devono proteggere i giovani esposti alle violenze da parte di certi gruppi (cf. a p. 000).


Informazioni chiare e concrete
Al di là dell'educazione quotidiana, occorre impartire informazioni e consigli sui rischi che possono correre i bambini nella vita quotidiana: non solo rischi di incidenti (acqua, elettricità, traffico), ma anche rischi di violenze sessuali.
Imparare a servirsi di una "bussola interna"
I bambini dovrebbero imparare progressivamente a valutare da sé stessi il pericolo di certe situazioni e abituarsi a chiedersi se i loro genitori o educatori approverebbero il loro comportamento: è rischioso andare da soli in un certo luogo? possono essere ritrovati? possono chiamare la polizia? possono raccontare ad altri ciò che lì si fa?
Ripetere le informazioni
L'esperienza insegna che per essere recepite e interiorizzate le informazioni vanno ripetute più volte fra i sei e i dodici anni; e che i bambini, pur avvertiti, non per questo si proteggono quando si trovano in una situazione di pericolo. Perciò, la prevenzione deve basarsi anzitutto sul comportamento degli adulti.
Basarsi sui mezzi di prevenzione
In questi ultimi anni si è fatto un notevole sforzo di sensibilizzazione in materia di violenze sessuali, elaborando sussidi di prevenzione per le scuole e i gruppi di bambini.
Questi programmi costituiscono un mezzo di informazione generale. Dovrebbero essere presentati sempre dalla stessa persona alla quale i bambini possono porre domande e chiedere eventualmente aiuto. Non sono uno strumento efficace per la scoperta dei casi di pedofilia: usati in modo sbagliato, rischiano di spingere i bambini a dire ciò che vogliono gli adulti; così si sono lanciate false accuse, che fanno molto male a tutti.


Al servizio dei bambini e dei giovani
"Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli" (Mt 18,10).
La sollecitudine pretesa da Gesù è anzitutto un vigoroso impegno a favore dei più deboli, dei più svantaggiati, dei più minacciati della nostra specie umana e, fra essi, i bambini. La sua richiesta non è facoltativa, ma chiarisce anche un'altra evidenza: l'azione evangelizzatrice ha molto in comune con un cammino educativo che conduce il bambino verso la pienezza della sua età di uomo. Scoprire il Vangelo, entrare progressivamente nella vita cristiana è un cammino lento e paziente. Non si tratta in primo luogo di verità da inculcare, ma di un messaggio di vita da interiorizzare, da tradurre in atti concreti, di esperienze da condividere, di una vita comunitaria da scoprire. Si tratta di impregnazione, di sperimentazione, di appropriazione.
Perciò, l'educazione cristiana è ben altro che una forma compiuta di "buona educazione". Essa è radicamento dello slancio di crescita del bambino nella fede. Essa accompagna le prime scoperte, completamente intrise di affettività, i primi sprazzi di un'intelligenza che si sveglia, come pure il grezzo caos dell'adolescenza nel quale la personalità si cerca e si afferma.
Essa è appello a vivere di più e meglio. Più ampiamente. Con più audacia. Essa persegue la piena realizzazione di un vera libertà.
L'educazione cristiana non sarà quindi mai un'attività superflua o facoltativa. Allo stesso modo in cui una Chiesa senza bambini e senza giovani non potrebbe essere pienamente la Chiesa di Gesù Cristo.
Allora si comprende meglio l'ardore e il genio dimostrato dalla Chiesa, da tanti secoli e in tanti luoghi del pianeta, per assistere, soccorrere, educare i bambini.
Nella stessa Francia è praticamente infinita la sequenza delle iniziative avviate dalla Chiesa a favore dell'infanzia: maternità, orfanotrofi, scuole popolari, collegi di prestigio, patronati, colonie di vacanze, movimenti giovanili dai mille volti, senza dimenticare l'istituzione catechistica. Le famose classi del catechismo di ieri e di oggi che hanno visto passare sui loro banchi gran parte della nostra popolazione.
Pur avendo visto scomparire molte delle sue opere, l'impegno della Chiesa al servizio dei bambini e dei giovani continua a essere un impegno importante, fondamentalmente legato alla sua missione.
D'altra parte, l'educatore cristiano, sia esso sacerdote, insegnante, animatore sportivo, religioso, padre o madre di famiglia, responsabile di oratorio o capo scout, continua a essere una bella figura rispettata dai nostri contemporanei. Una figura in cui si mescolano competenza, prossimità, fedeltà. Da ciò può scaturire una legittima fierezza.
La Chiesa si rallegra anche al vedere che la società civile affronta con coraggio sfide educative nuove e a volte temibili. Allo stesso modo, sia in Francia che ben oltre le nostre frontiere, sta crescendo la coscienza del rispetto e della promozione dei diritti fondamentali del bambino.
Ma nella valutazione delle sue iniziative, la Chiesa non può dispensarsi da una serena lucidità, lontana al tempo stesso da un rigido autocompiacimento e da un malsano spirito masochistico.
Come in ogni impresa umana in cui il Male è all'opera, non mancano le lacune e le ferite. Si sono spesso denunciati rigori eccessivi, disciplina schiacciante, eccessi di potere sulle menti e sui cuori. Ma tutto questo riguarda piuttosto il passato.
Oggi, è comparsa un'altra ferita, infinitamente grave e dolorosa. Certi educatori cristiani, e fra essi dei sacerdoti, sono accusati di atti di pedofilia, che a volte risalgono molto indietro nella memoria delle vittime.
D'altra parte, occorrerebbe analizzare più da vicino il motivo per cui, come in altre grandi istituzioni in Francia, molte di queste pratiche sono state ignorate, rimosse, sottovalutate o, cosa ancor più grave, nascoste. E anche il motivo per cui oggi la violenza sessuale sui bambini, giustamente rifiutata, è il solo "peccato della carne" imperdonabile agli occhi di una società peraltro così tollerante.
Comunque sia, ormai nelle parrocchie, nelle scuole, nelle associazioni sportive, nei movimenti, dobbiamo tenere gli occhi aperti, senza diventare sospettosi, essere attenti senza essere ossessionati, inflessibili senza essere ingiusti, rigorosi senza essere inopportuni.
È questa la ragion d'essere di questo libretto. Strumento di informazione, di riflessione, guida per l'azione, esso chiede di essere affrontato in équipe, studiato e approfondito in gruppo. Per permettere la prevenzione di ciò che si teme, controllare una situazione di crisi, rendere ciascuno meglio attrezzato e più sereno.
Infatti, non vi sarebbe nulla di peggio che sprofondare in una psicosi contagiosa, vedere atti perversi in ogni gesto di affetto, prendere come oro colato ogni voce malevola, vivere in un'angoscia paralizzante.
Occorre riaffermarlo con forza: l'impegno della Chiesa al servizio dei bambini e dei giovani è più che mai necessario. Esso è persino urgente. Tutti conoscono l'immenso bisogno di punti di riferimento educativi, lo smarrimento affettivo di tanti bambini e giovani, la richiesta di un accompagnamento qualitativamente valido, la necessità di un'educazione cristiana che non teme di affermare la propria fonte e i propri valori. È questo che bisogna continuare e sviluppare, senza paura e senza smobilitazione.
Amare il proprio corpo
Il corpo ha sempre occupato un posto importante nella tradizione cristiana. Celebrato nell'arte, sollecitato nella liturgia dai gesti e dai canti, valorizzato nel lavoro manuale, curato quando è malato, pietosamente sepolto dopo la morte, tutto testimonia un grande rispetto per il corpo.
Per la Chiesa, il corpo e lo spirito sono alleati, l'invisibile è nascosto nel visibile. Lo slancio vitale che sostiene ogni uomo proviene da un'unica fonte: Dio. Il grande valore spirituale attribuito al corpo e alle relazioni fisiche suscita serietà e timori. Donde a volte certe incomprensioni verso l'erotismo o certe difficoltà di fronte al piacere.
I cristiani non sono sfuggiti al timore arcaico proprio di tutte le culture nei riguardi del sesso e delle sue violenze. E tuttavia il cristianesimo è la religione dell'incarnazione: "Il cristiano deve amare il proprio corpo come un'immagine vivente di quello del Salvatore incarnato", scriveva san Francesco di Sales. Promettendogli la risurrezione alla fine dei tempi, la rivelazione cristiana accorda al corpo un'incomparabile dignità e una gloria inaudita.

Un corretto atteggiamento educativo
Poiché educare è anzitutto questione di relazione fra le persone, poiché educare comporta una certa concezione dell'uomo e suppone un vero progetto di vita, l'educazione ha sempre mobilitato le energie dei cristiani.
Le quattro caratteristiche che qui indichiamo condensano la lunga e saggia esperienza della Chiesa. Più profondamente, esse si ispirano all'atteggiamento di Cristo stesso, così come lo esprime la Chiesa.
– Una relazione educativa è casta, non nel senso corrente di "non carnale", ma nel senso di rifiutare il possesso dell'altro. Essa considera sana e benefica la distanza fra gli esseri umani. Rifiuta la cattiva seduzione, che mira a volgere l'altro esclusivamente verso sé stessi. L'altro è un soggetto rispettato, non un oggetto posseduto.
– Una relazione educativa si vive nella libertà. Essa accetta di vedere l'altro crescere, allontanarsi. Non lo incatena nella propria visione, ma lo spinge a trovare la sua strada particolare e unica.
– Una relazione educativa si vive anche nell'alleanza. L'alleato è vicino ma separato, fedele ma non soggetto. L'alleanza comporta un impegno, ma nel pieno rispetto dell'alleato; l'educatore deve tendere a scomparire per permettere alla persona educata di crescere.
– Una relazione educativa apre al senso della legge. La legge è la parola comune di tutti i membri di un corpo sociale. Essa "inter-dice", pone una distanza fra il soggetto e i suoi immediati desideri. Spezza la relazione a due e la apre su un legame sociale più ampio. Il rispetto della legge fa parte di ogni educazione.

Un atteggiamento educativo che non rispettasse questi quattro criteri sarebbe a rischio.
Le relazioni educative sono strutturate in modo decisivo da tre divieti basilari:
– il divieto della fusione, che fonde negando la loro specifica singolarità;
– il divieto della menzogna, che manipola persone e istituzioni;
– il divieto della violenza, che uccide la fiducia e schiaccia il più debole.
Espressi in forma positiva questi tre divieti diventano giusta distanza, chiarezza, rispetto.

Alcuni dati statistici fondamentali

In Francia, l'Osservatorio nazionale dell'azione sociale decentrata (ODAS) informa che, nel 2000, i servizi dei consigli generali hanno segnalato 5.500 casi di presunte violenze sessuali sui bambini.
Il Servizio nazionale di accoglienza telefonica per l'infanzia maltrattata (SNATEM) segnala che il 13% dei maltrattamenti denunciati sono di natura sessuale, attribuiti per il 93% alla famiglia, per il 3% a parenti e vicini, per il 2% alle istituzioni.
Un'inchiesta della Conferenza episcopale francese, realizzata nel maggio del 2001, parla di 18 sacerdoti indagati per reati di pedofilia, 30 sacerdoti già condannati e che stanno ancora scontando la loro condanna, di cui 11 in prigione, e 21 che hanno già scontato la condanna. In Francia vi sono 25.000 sacerdoti.
I dati del Ministero della giustizia relativi al 1999 indicano 634 condanne per stupri commessi su minori e 4.190 condanne per violenze o aggressioni sessuali su minori.

Sessualità e morale

Coinvolgendo profondamente tutta la persona e mettendo in gioco un altro essere umano, l'universo della sessualità non può sfuggire allo sguardo morale.
Certi valori umani sono ampiamente riconosciuti dalla società e aiutano a chiarire i comportamenti.
– L'avvicinamento dei corpi, nell'atto sessuale, non è mai un gesto privo di significato. È un momento importante, emotivamente coinvolgente. Esso comporta i gesti più intimi fra due corpi che si scoprono.
Ognuno autorizza l'altro a entrare nel suo spazio più personale. Ognuno assume il rischio di esporsi all'altro.
È un atto che richiede abbandono, fiducia, tenerezza. Nessuno ama essere toccato, accarezzato, penetrato in qualsiasi momento da chiunque.
Il modello sociale che viene spesso promosso ai nostri giorni – vivere i rapporti sessuali in chiave di leggerezza e superficialità – non corrisponde all'esperienza della maggior parte delle persone che vivono invece questi rapporti con grande emozione e li caricano di un profondo significato. Senza dimenticare che è da un atto del genere che ciascuno di noi è nato e che è attraverso quell'atto che la vita continua a trasmettersi, introducendoci nell'ininterrotta catena delle generazioni.
– Oggi, nella nostra società, sembrano ammessi e ampiamente rispettati a livello di relazione sessuale due grandi valori etici: la libertà e l'uguaglianza.
– La libertà esige il consenso del partner, il rispetto del desiderio altrui. Sono escluse intimidazione e violenza.
– L'uguaglianza esige che i partner siano allo stesso livello di conoscenza e accettazione dell'atto. È esclusa la sottomissione alla legge del più forte.
– Sottoponendo a quest'analisi gli atti di violenza sessuale commessi sui bambini ci si rende immediatamente conto che essi contraddicono qualsiasi considerazione etica.
Coloro che li commettono non rispettano l'evoluzione naturale della maturità fisiologica, sessuale e affettiva dei bambini. I pedofili li coinvolgono in pratiche che non corrispondono assolutamente né alla loro conoscenza, né alla loro richiesta.
Non esistono desiderio, fiducia, abbandono, bensì sorpresa, angoscia e paura. È evidente che non esiste alcun libero consenso e alcun rispetto del desiderio altrui.
La disuguaglianza fra i partner è flagrante. L'adulto esercita un potere psicologico, fisico e morale sul bambino, che viene posto in una situazione di grande inferiorità e dipendenza.
– Alla luce della semplice morale naturale, gli atti di pedofilia sono condannabili e, come tali, puniti dalla legge. In questo caso l'aspetto legale e quello morale si uniscono per stigmatizzare e punire queste offese e ferite inferte ai bambini.

Pedofilia e celibato

I casi di pedofilia nei celibi non superano quelli che si riscontrano fra gli uomini sposati. Il celibato consacrato non rafforza né diminuisce le pulsioni della struttura psicologica profonda che porta alle violenze sessuali. Comunque dal sacerdote ci si attende a ragione, a causa del suo ministero, un comportamento irreprensibile.
Nella Chiesa latina, la chiamata al presbiterato viene rivolta solo a uomini che, in risposta a una chiamata da parte di Dio, scelgono liberamente di vivere la castità nella continenza e ricorrono ai mezzi necessari per riuscirvi. Ciò suppone una buona conoscenza di se stessi, una sufficiente maturità affettiva, la capacità di intrattenere relazioni sane, nonché una piena consapevolezza di ciò che significa e comporta la scelta del celibato. La formazione ricevuta deve aiutare a valutare questa scelta e a viverla nel tempo in modo positivo.

Una morale illuminata dal Vangelo

Certi valori, come il rispetto del libero consenso e dell'uguaglianza nella coppia, sono ampiamente riconosciuti come regola morale dalla maggior parte dei nostri contemporanei.
Essi costituiscono già una serie di preziosi riferimenti. Ma restano ben al di qua di ciò che la Chiesa cattolica, fedele al messaggio del Vangelo, insegna e propone.
La relazione sessuale trova il suo pieno significato e la sua bellezza quando è vissuta nel matrimonio. Per i cristiani, esso è il segno di un'alleanza fatta a immagine dell'alleanza totale e definitiva che Dio ci offre.
Le violenze sessuali contro i bambini sono state severamente condannate fin dal I secolo del cristianesimo. I concili hanno spesso ricordato il divieto dell'aborto, dell'infanticidio, dell'incesto, della vendita dei bambini, proclamando l'assoluto rispetto di ogni forma di vita. Queste convinzioni di fede sono progressivamente entrate nella coscienza e nella condotta degli uomini.
Per i bambini è sempre stato tragico essere vittime di sacerdoti e per la Chiesa è sempre stato drammatico vedere il Vangelo tradito da coloro che dovevano servirlo. Non vivendo fuori del tempo, mettendo a profitto i progressi della coscienza degli uomini e delle società, la Chiesa, in nome del Vangelo, non può che fare sua questa nuova battaglia a favore dei bambini, che corrisponde a convinzioni molto care al cristianesimo.
– Si manca al dovere di proteggere il prossimo, un prossimo fragile, il bambino.
– Si abusa dell'autorità, del potere sul debole, sul dipendente, sul più piccolo, figura di Cristo in mezzo a noi.
– Si strumentalizza il corpo altrui, si manca di rispetto di chi è come me, figlio di Dio, in cui abita lo Spirito Santo.
Queste violazioni della legge, contrarie alla morale, contraddicono anche assolutamente il Vangelo. Sono quindi colpe estremamente gravi agli occhi della Chiesa, soprattutto quando sono commesse da sacerdoti e religiosi.
Attentando alla libertà e alla dignità dell'uomo, questi atti mutilano la relazione con il fratello e feriscono quindi profondamente la relazione con Dio.

Riferimenti giuridici
Le diverse infrazioni penali che sanzionano gli atti di pedofilia e loro prescrizione

Le aggressioni sessuali
Bisogna distinguere fra lo stupro, crimine passibile della corte d'assise, e le altre aggressioni sessuali che sono reati di pertinenza del tribunale penale.

– Lo stupro
Secondo l'art. 222-23 del codice penale, lo stupro consiste in ogni penetrazione sessuale di qualsiasi natura operata con violenza, costrizione, manaccia o sorpresa. Ciò riguarda sia la penetrazione vaginale o anale con un organo sessuale, un dito o un oggetto, sia la penetrazione della bocca con un organo sessuale.
Lo stupro è punito con 15 anni di carcere. Nell'art. 222-24, la legge prevede varie circostanze aggravanti, in particolare quando l'atto è commesso su un minore al di sotto dei 15 anni, quando è commesso da un ascendente legittimo naturale o adottivo, quando colui che lo commette ha autorità sulla vittima o abusa dell'autorità che gli conferiscono le sue funzioni, quando l'atto è commesso da varie persone, in qualità sia di agenti che di complici. In questi casi, la condanna può giungere fino a 20 anni di carcere. Se lo stupro è accompagnato da torture e atti di barbarie, è punito con l'ergastolo.

– Le altre aggressioni sessuali
Sono tutte le aggressioni sessuali commesse con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa, senza penetrazione sessuale (art. 222-27). È prevista una condanna a 5 anni di carcere e a 75.000 euro di ammenda, che sale a 7 anni di carcere e 100.000 euro di ammenda, quando la vittima ha meno di 15 anni (art. 222-29). In quest'ultimo caso, se l'autore è un ascendente legittimo naturale o adottivo, una persona che ha autorità sulla vittima o che ha abusato dell'autorità che le è conferita dalle sue funzioni, o se l'aggressione è stata commessa da più persone, in qualità sia di agenti che di complici, è prevista una condanna di 10 anni di carcere e 150.000 euro di ammenda (art. 222-30).

Le violenze sessuali
Per la persona maggiorenne che compie atti sessuali senza violenza, costrizione, minaccia o sorpresa su un minore di 15 anni è prevista una condanna a 5 anni di carcere e 75.000 euro di ammenda (art. 227-25) e a 10 anni di carcere e 150.000 euro di ammenda se si tratta di un ascendente legittimo, naturale o adottivo, o di persona che ha autorità sulla vittima (art. 227-26).
Quando il minore ha più di 15 anni e non è emancipato attraverso il matrimonio, per gli stessi atti è prevista una condanna a 2 anni di carcere e 30.000 euro di ammenda, se compiuti da un ascendente legittimo, naturale o adottivo, da persona che ha autorità sulla vittima o che ha abusato dell'autorità che le conferiscono le sue funzioni (art. 227-27).
È importante notare che l'adulto non può invocare il consenso della vittima per sottrarsi alla propria responsabilità penale.

La corruzione di minore
Secondo l'art 227-22, chi favorisce o tenta di favorire la corruzione di un minore è condannato a 5 anni di carcere e 75.000 euro di ammenda. La condanna sale a 7 anni di carcere e 100.000 euro di ammenda quando il minore ha meno di 15 anni o l'atto è compiuto all'interno di un istituto scolastico o educativo.
Si applicano le stesse pene alla persona maggiorenne che organizza riunioni che comportano esibizioni o relazioni sessuali con la presenza o la partecipazione di un minore.
La proiezione di videocassette pornografiche davanti a minori è considerata corruzione di minori.

Lo sfruttamento a carattere pornografico dell'immagine di un minore
L'art. 227-23 condanna a 3 anni di carcere e 45.000 euro di ammenda la produzione, la trasmissione e la diffusione di immagini di minori a carattere pornografico. Le condanne salgono a 5 anni di carcere e 75.000 euro di ammenda quando la ricerca e la diffusione dell'immagine è avvenuta attraverso una rete di telecomunicazioni, come ad esempio Internet.

La prescrizione
La prescrizione è di 3 anni per i reati e di 10 anni per lo stupro (artt. 7 e 8 del codice di procedura penale).
Il tempo della prescrizione decorre a partire dalla maggiore età dei minori vittime di infrazioni di natura sessuale. Secondo la natura degli atti compiuti, l'azione giudiziaria può essere quindi promossa nei 3 anni o 10 anni che seguono il raggiungimento della maggiore età.

Riferimenti giuridici
Il segreto professionale

La legge punisce la mancata denuncia di crimini o privazioni, maltrattamenti o violenze sessuali su un minore di meno di 15 anni con una condanna a 3 anni di carcere e 45.000 euro di ammenda (art. 434-1 e 434-3 del codice penale).
Al tempo stesso, la legge punisce la violazione del segreto professionale con una condanna a 1 anno di carcere e 15.000 euro di ammenda (art. 226-13 del codice penale). Questo causa un evidente conflitto di doveri per le persone che vengono a conoscenza di questi atti, ma sono tenute al segreto professionale.
Perciò, la legge fa un'eccezione al principio generale della denuncia ed esenta le persone tenute al segreto professionale dal dovere di denunciare i fatti di cui sono venute a conoscenza (art. 434-1 e 434-3 del codice penale).
Così un medico può curare una ferita da arma da fuoco senza dover informare la giustizia.
Ma in materia di violenze sessuali commesse su un minore di 15 anni, la legge fa un'eccezione all'eccezione. In questo caso, la persona tenuta al segreto professionale può informare le autorità competenti senza incorrere nella sanzione prevista per la violazione del segreto professionale. Ma non è obbligata a farlo, poiché la legge riconosce l'"opzione di coscienza".
– Nel diritto francese fra le persone tenute al segreto professionale vi sono da molto tempo i ministri del culto. Nella Chiesa cattolica si tratta dei ministri ordinati (diacono, sacerdote, vescovo), nonché dei laici che occupano posti di responsabilità affidati dal vescovo mediante apposita lettera di missione. Il segreto non riguarda solo le confidenze ricevute dai sacerdoti nel quadro della confessione, ma ogni informazione confidenziale ricevuta dai ministri del culto nel quadro del loro ministero.
– Attualmente il segreto professionale viene spesso frainteso. Ad alcuni sembra un indebito privilegio che deve cedere il passo al desiderio di trasparenza della nostra società. Ma in tal modo si dimentica che il segreto professionale riveste una funzione essenziale in una società democratica. Esso preserva uno spazio di fiducia e libertà di parola senza il quale non potrebbe esistere alcun legame sociale.
– Il segreto professionale impegna la responsabilità di chi lo riceve. Non deve diventare una forma di "sospensione del diritto" o una scappatoia di fronte alle responsabilità giuridiche e morali di ciascuno.
Perciò, un sacerdote che riceve le confidenze dell'autore di un crimine o di un reato deve fare il possibile per convincere quest'ultimo ad assumere le proprie responsabilità nei riguardi sia della vittima che della società e a consegnarsi alla giustizia.

Le violenze sessuali fra minorenni

Qui non trattiamo espressamente di queste violenze, ma oggi il fenomeno è in crescita, per cui occorre vigilare.
Se un educatore viene a conoscenza di stupri o violenze sessuali su minorenni ha l'obbligo di denunciarli, anche se l'autore è minorenne.
Se non esistono fatti precisi, ma solo segnali di allarme che fanno supporre eventuali violenze, l'educatore deve farsi aiutare per valutare la situazione.
Avrà cura che i giovani, siano essi aggressori o vittime, possano fornire liberamente la loro versione dei fatti e che i genitori siano avvertiti.


Davanti ai mass media

Le violenze sessuali sui minori provocano forti emozioni e quindi l'interesse della stampa.
In realtà, chi conosce meglio la situazione è il responsabile dell'istituzione coinvolta. Non rifiuterà di rispondere alle domande dei giornalisti per evitare la diffusione di notizie errate. Cercherà di dire l'essenziale, in modo esatto, con espressioni semplici e brevi; non cercherà di minimizzare l'accaduto, ma lo riassumerà senza commenti, senza nominare le persone.
Può ricordare i termini della legge che assicura la protezione dei minori e le decisioni prese o le azioni intraprese in conformità ad essa. In certe diocesi, esistono persone di riferimento, come ad esempio il delegato episcopale all'informazione.

Il perdono

Perdonare sembra a volte impossibile. Perdonare sarebbe una vigliaccheria, una mancanza di coraggio e di lucidità da parte della vittima. Rifiutare il perdono sembra l'unico modo per riconoscere la gravità della colpa commessa.
Nel caso della pedofilia, i genitori del bambino abusato si sentono profondamente traditi: è stata schernita la fiducia che avevano accordato. Provano molto intensamente questo sentimento. Il bambino, da parte sua, si sente sporcato in modo indelebile. La vergogna fatica a scomparire. Anche a lui sembra impossibile perdonare. Ma, a volte, in seguito a una lunga maturazione che può durare anche molti anni, si delinea e si afferma un cammino di perdono.
Certo, anche da parte dell'aggressore, il chiedere perdono non è un atto neutro. Deve essere preceduto da molte tappe intermedie, tutte necessarie: la confessione del male commesso; il riconoscimento della responsabilità degli atti compiuti; la prova che è stata fatta giustizia; l'accettazione della condanna inflitta.
Riconoscersi, ed essere riconosciuti, responsabili dei propri atti dipende dalla dignità accordata alla condizione umana. Chi prende l'iniziativa di domandare perdono non pretende la dimenticanza e neppure la rimozione di ciò che è indicibile. Allo stesso modo, chi accetta di perdonare non cancella il fatto e non fa come se nulla fosse accaduto. Ma entrambi accettano il fatto che l'aggressore, rientrando in se stesso, si è reso conto della gravità della sua colpa e dimostra la sua sincerità deplorandola pubblicamente.
– La vittima accetta che il suo aggressore possa entrare in una nuova fase della sua vita. Essa decide di credere in un avvenire possibile e di ammettere che nessuno può essere ridotto ai propri atti, per quanto odiosi possano essere.
– La vittima accetta soprattutto di rifiutare la vendetta cieca, un sentimento che non si accontenta della giustizia resa, ma vuole andare sempre oltre in una spirale di violenza senza fine.
Chiedere perdono, accettare il perdono è sempre doloroso. La strada per giungervi è lunga, a volte molto lunga. Spesso è solo un orizzonte che si desidera raggiungere, senza riuscire sempre a raggiungerlo.
– E per i cristiani, oltre il campo giuridico e psicologico, si può entrare anche nel campo della fede. La Chiesa riconosce che, nonostante l'orrore dei crimini commessi, è sempre possibile un certo rinnovamento dell'uomo.
La sua speranza nella grandezza e nella dignità dell'uomo non viene mai meno. Essa è convinta che ogni uomo può sempre essere salvato, a causa di Gesù Cristo e del mistero della Croce. Perciò, la Chiesa propone il sacramento del perdono. L'uomo peccatore, per quanto grande possa essere il suo peccato, viene ascoltato e perdonato da Dio quando grida verso di lui: "Ciò che è impossibile all'uomo è possibile a Dio", dice il Vangelo.
– Infine, i cristiani devono testimoniare che l'esistenza terrena di ciascun uomo non è la fine del destino umano. E devono testimoniare che la misericordia di Dio è infinita. Il Cristo ha aperto a tutti gli uomini una nuova via mediante la sua risurrezione.
Comunque non si perdona a comando. Il perdono si dona e si riceve. Si offre e si accetta. Questo gesto non cancella la sofferenza, non guarisce miracolosamente le ferite. Ma grazie al perdono tornano ad essere possibili cammini di libertà e di umanità.

Formare sacerdoti oggi

In materia di prevenzione e formazione, la Chiesa cattolica ha una particolare responsabilità. Essa veglia per fornire ai futuri sacerdoti una solida formazione umana (giusta capacità relazionale, provata maturità affettiva, educazione sessuale che apre alla stima della castità) e per realizzare un clima di fiducia che favorisca la prevenzione.
I formatori attirano l'attenzione su questi vari aspetti fin dal primo ingresso in seminario dei candidati al sacerdozio e lungo le varie tappe di avvicinamento all'ordinazione. Il mezzo più sicuro per questa prevenzione continua a essere la vita comunitaria ordinaria, poiché in essa ciascuno dimostra ciò che realmente è. I candidati sono invitati a valutare, personalmente e con i loro formatori, la loro capacità di scegliere il celibato e viverlo gioiosamente. Si possono proporre loro anche appropriate sedute psicologiche.
D'altra parte, i futuri sacerdoti seguono corsi di psicologia, partecipano a sessioni e dibattiti sulle questioni relative alla vita affettiva e alla scelta del celibato.
I candidati vengono informati sui principi morali, sulle leggi civili in materia di reati sessuali sui minori e sui vari tipi di segreto. Si consiglia loro la prudenza, soprattutto nelle relazioni con i bambini e i giovani.

Da una dichiarazione dei vescovi francesi

"Gli atti a carattere pedofilo interpellano... la coscienza dei vescovi..., quella di tutte le famiglie, degli educatori, dei responsabili politici, dei responsabili della nostra società, dei responsabili della comunicazione e della cultura.
Con loro, noi vogliamo collaborare all'educazione dell'affettività e della sessualità dei bambini e dei giovani.
... Lo faremo con la luce e il coraggio che ci viene dal Vangelo... La nostra società ha bisogno di vivere nella verità e nella fiducia".

(Dalla dichiarazione dei vescovi francesi, Lourdes, novembre 2000).

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