POST DEL 21/11/2011 AGGIORNATO AL 15/9/2018
Papa Francesco
a Fatima
Il pontefice cita la frase del «terzo segreto» davanti a
mezzo milione di persone che lo attendono nella cappella delle apparizioni. E
invoca la pace per i popoli del mondo
Messaggio: Il terzo segreto di Fatima nella terza apparizione il 13 luglio 1917
- Dal 1987, la Madonna appare ad Anguera (Brasile) al veggente Pedro Régis, dettandogli messaggi per tutta l'umanità.
- I messaggi vengono trasmessi 3 volte a settimana: ogni martedì e sabato, più un altro giorno variabile.
ULTIMO MESSAGGIO IN ITALIANO DAL SITO WEB UFFICIALE BRASILIANO
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Si consiglia di visitare il sito web ufficiale brasiliano del veggente Pedro Regis:
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(Gestore sito web: ANSA - Associacao Nossa Senhora de Anguera).- GRANDE BATTAGLIA - Questa è l’ora della GRANDE BATTAGLIA tra la DONNA VESTITA DI SOLE e il DRAGONE ROSSO. Questi sono i tempi del TRIONFO DEL MIO CUORE IMMACOLATO. - N. 228 del 24/10/89.
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- APPARIZIONI A FATIMA (i messaggi) – Concordanze con le profezie di Anguera: 197 - Quanto vi predissi a Fatima per questo secolo è già iniziato- 76-254-458-531-559-704-1110-1738-1895-3493
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- APPARIZIONI A FATIMA (il terzo segreto) -Profezie di Anguera: - Msg nn. 86 del 27.9.88 - 1.511 del 5.12.98 e 2.996 del 13.5.08
- GRANDI EVENTI CHE HO PREDETTO A FATIMA ACCADRANNO QUEST’ANNO Profezia Anguera n. 254–01/01/1990. Indipendenza stati baltici e Germania. Fine guerra fredda.
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- La Firma di Maria sull’ Europa unendo i punti delle epifanie mariane nell’ ordine delle loro manifestazionI si ricava la M in corsivo - messaggi profetici di Anguera - 422-884-1.758-3.328.
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Fatima, il quarto segreto esiste: Socci ha la prova, ecco qual è
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SANTA MESSASANTA MESSAOMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVISpianata del Santuario di Fátima
Giovedì, 13 maggio 2010(Video)
Ne è prova questo luogo benedetto. Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo». Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità.- "FATIMA,tutta la verità"
- Link: https://www.youtube.com/watch?v=94Z0VxMFcSQ
- Segreti di FátimaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.· Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 26 ago 2018 alle 22:45.I Segreti di Fátima sono, secondo la Chiesa cattolica, tre messaggi rivelati dalla Madonna a tre pastorelli nel corso di alcune apparizioni iniziatesi il 13 maggio 1917 a Fátima in Portogallo. I pastorelli erano i bambini Lucia dos Santos di 10 anni, Francisco Marto di 9 anni e Giacinta Marto di 7 anni.Bisogna precisare che, nonostante si parli sempre di tre segreti, il Segreto di Fatima è considerato dai credenti un'unica rivelazione, divisa in tre parti. Secondo la dottrina cattolica questo fenomeno appartiene alla categoria delle rivelazioni private[1][2].Secondo le memorie scritte dalla mistica Suor Lucia, nei primi giorni del luglio 1917 la Madre Vergine rivelò ai tre infanti un segreto che "sarebbe stato buono per alcuni e negativo per altri".[3]. Con la terza parte delle sue memorie, pubblicate nel 1941, Lucia spiegò che il segreto è uno solo, ma formato da tre momenti.
Questo fatto accomuna i Tre Segreti di Fatima e madre Lucia con Mélanie Calvat di La Salette, i cui resoconti delle visioni furono pubblicati venti anni dopo gli eventi[4].Storia dei Segreti di Fátima
La storia dei Segreti di Fátima inizia il 13 luglio 1917, quando i tre bambini riferirono di aver incontrato per la terza volta la Madonna. Nel 1919 morì Francisco, seguito da sua sorella Giacinta, nel 1920, a causa dell'influenza spagnola, cosicché Lucia divenne l'unica testimone vivente. Nel 1941, a 24 anni dalle apparizioni, suor Lucia, su invito del vescovo monsignor Josè Alves Correia da Silva, scrisse che l'unico segreto che le era stato rivelato il 13 luglio di 24 anni prima, era in realtà diviso in tre parti, di cui la terza non poteva essere ancora svelata. Di conseguenza Lucia comunicò al vescovo solo le prime due parti del segreto, che furono rese pubbliche da Pio XII nel 1942, in occasione della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. La terza parte del segreto venne poi scritta da suor Lucia il 3 gennaio 1944, per essere poi affidata in busta chiusa al vescovo di Leiria, che la consegnò a Pio XII. Il terzo segreto[5] avrebbe dovuto essere letto e rivelato solo dopo il 1960, ma Giovanni XXIII, che lo lesse nell'agosto del 1959, ritenne opportuno non rivelarlo; la stessa decisione fu presa da Paolo VI, che lesse il testo nel 1965[6]. Giovanni Paolo II, il 13 maggio 2000, in occasione della beatificazione di Giacinta e Francisco, annunciò di volerne divulgare il contenuto.I tre segreti
I tre segreti sarebbero un unico messaggio, diviso in tre parti.Riguardo al primo, suor Lucia scrive che la Madonna mostrò ai tre pastorelli:« [...] un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio [...]. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore. »In pratica, la prima parte del segreto parla della visione dell'inferno. Suor Lucia, scrive di "un grande mare di fuoco, con demoni e anime", citando le parole della Madonna:« Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace. »Suor Lucia disse di riconoscere il "grande segno" nella straordinaria aurora boreale che illuminò il cielo nella notte fra il 25 e il 26 gennaio del 1938 (dalle 20:45 all'1:15, con brevi intervalli), inoltre identificò il secondo conflitto mondiale con quello annunciato nella visione[7], descrivendolo come« Una guerra atea, contro la fede, contro Dio, contro il popolo di Dio. Una guerra che voleva sterminare il giudaismo da dove provenivano Gesù Cristo, la Madonna e gli Apostoli che ci hanno trasmesso la parola di Dio e il dono della fede, della speranza e della carità, popolo eletto da Dio, scelto fin dal principio: "la salvezza viene dai giudei" »In effetti la Seconda Guerra Mondiale scoppiò (1º settembre 1939) durante il pontificato di papa Pio XII, essendo il suo predecessore Pio XI, nominato nella profezia, morto il 10 febbraio 1939. Inoltre la profezia fu rivelata da suor Lucia nel 1941, dopo l'inizio del conflitto stesso. Ma suor Lucia affermò che la Seconda Guerra Mondiale era iniziata, in realtà, durante il regno di Pio XI, con l'annessione dell'Austria[8].Il terzo segreto venne scritto separatamente da suor Lucia, nella lettera consegnata nel 1944 al vescovo di Leiria:« Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa, che è Dio, ("qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti") un vescovo vestito di bianco, ("abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre") insieme a vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. »Il terzo segreto, rivelato solo nel 2000, secondo l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, si riferirebbe alla Penitenza e al sacrificio dei martiri della Chiesa.Rivelazioni successive
Suor Lucia avrebbe ricevuto, dopo il 1917, altre rivelazioni. Nel suo scritto "Memorie di Suor Lucia"[9], lei stessa rivela i dettagli, ricevuti il 13 giugno 1929: "Poi la Madonna mi disse: «È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i Vescovi del Mondo, la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per i peccati commessi contro di Me, che vengo a chiedere riparazione: sacrificati per questa intenzione e prega». Informai di tutto il confessore, che mi ordinò di scrivere ciò che la Madonna voleva che si facesse."Successivamente suor Lucia rivela anche che, ma la data non è specificata e non sappiamo se ciò sarebbe avvenuto giorni o anni dopo, la Madonna le avrebbe detto lamentandosi: «Non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta!...Come il re di Francia[10], si pentiranno e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire».[11]Controversia fatimita
Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo segreto di Fatima e Rivelazione privata.Controversie precedenti alla rivelazione del segreto
Nel 1963 la rivista tedesca Neues Europa pubblicò una versione del testo in cui erano presenti riferimenti ad una guerra nucleare su vasta scala e ad una grave crisi della Chiesa cattolica. L'editore della rivista, Louis Emrich, disse di avere avuto il testo da un esponente della diplomazia; secondo la fonte, papa Giovanni XXIII avrebbe incaricato il cardinale Alfredo Ottaviani di preparare un estratto del testo originale per inviarlo ai vertici delle grandi potenze mondiali allo scopo di scongiurare lo scoppio di una nuova guerra mondiale. Il testo dell'articolo, ripreso da altri giornali, ebbe una grande diffusione e in riferimento alla presunta fonte fu definito "versione diplomatica". Diversi studiosi hanno messo in rilievo numerose incongruenze riguardanti la struttura e il contenuto del testo, arrivando alla conclusione che si trattava di un falso. Nessun commento ufficiale sul testo divulgato da Neues Europa venne effettuato dalla Santa Sede, tuttavia una smentita indiretta giunse dal cardinale Ottaviani, che nel 1967 affermò che non aveva senso discutere dei contenuti del Terzo segreto di Fatima poiché nessuna parte di questo era stata rivelata[12].Controversie successive alla rivelazione del segreto
Alcuni studiosi delle apparizioni di Fatima, fra cui il sacerdote Padre Nicholas Gruner, il giornalista italiano Antonio Socci[13] e l'avvocato americano Christopher A. Ferrara[14], sostengono la tesi che non tutto del Terzo segreto di Fatima sia stato ancora rivelato. In particolare ritengono che dopo la frase di suor Lucia, contenuta nella sua quarta memoria: "In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede",[15] ci debba essere dell'altro. Il terzo segreto è infatti una visione, e così come la Madonna spiega nella seconda parte del segreto la visione contenuta nella prima parte, analogamente ritengono che debba esistere una quarta parte che spiega la visione contenuta nel terzo segreto. Inoltre il movimento fatimita, guidato da Padre N. Gruner, sostiene fermamente che la consacrazione della Russia richiesta dalla Madonna a suor Lucia non sia stata compiuta nei termini e nei modi richiesti, e quindi sarebbe ancora da fare[16].Papa Paolo VI, chiudendo la III Sessione del Concilio Vaticano II, il 21 novembre 1964, “affidò il genere umano” al Cuore Immacolato di Maria, nella stessa cerimonia in cui, applaudito in piedi dai Padri Conciliari, proclamò la Madonna “Mater Ecclesiae” (cfr. Insegnamenti di Paolo VI, vol. II, 1964, p. 678).
Giovanni Paolo II fece due consacrazioni del mondo al Cuore Immacolato di Maria, una a Fatima, il 13 maggio 1982, e l'altra a Roma, il 25 marzo 1984.Rispondendo ad una domanda riguardo il Terzo Segreto, papa Benedetto XVI ha dichiarato ai giornalisti che "commetterebbe un grave errore chi volesse credere il messaggio profetico di Fatima su sia già del tutto attuato"[17].In seguito, auspicò che in occasione del centenario delle apparizioni nel 2017, "potesse avere luogo la promessa profetica del trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità", aggiungendo che le sofferenze della Chiesa derivavano non da nemici esterni, quanto piuttosto dal suo interno" [17].Tutto ciò significherebbe che la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato ancora non è avvenuta, così come il trionfo mariano e il periodo di pace concesso da Dio'[17]Apparizioni collegate
Nel villaggio di Hrushiw (Grushew, o Gruscevo), in Ucraina, il 12 maggio 1914 (il 13 maggio ricorre l'apparizione di Fatima) la Vergine sarebbe apparsa a 22 contadini per un giorno, profetizzando che l'Ucraina avrebbe perso la sovranità e che per otto decenni ci sarebbero state sofferenze e persecuzioni, al termine delle quali la cristianità avrebbe trionfato e l'Ucraina sarebbe tornata libera; predicendo inoltre che lo scoppio della guerra mondiale era imminente e che la Russia sarebbe diventata un paese senza Dio. Il 26 aprile 1987 sarebbe avvenuta, in una cappella sconsacrata dal 1957, l'apparizione della Madonna a Maria Kyzyn, visibile per un mese ai pellegrini che giungevano al villaggio al ritmo di 80.000 al giorno. Nella apparizioni alla Kyzin, la Madonna invita la Russia a convertirsi al cristianesimo, senza accennare a una mancata consacrazione papale della Russia al Cuore di Maria."È per tramite vostro e del sangue dei martiri che avverrà la conversione della Russia. Pentitevi e amatevi gli uni e gli altri. Stanno per arrivare i tempi che sono stati preannunciati come quelli della fine del tempo; guardate la desolazione che circonda il mondo: i peccati, l'accidia, il genocidio...Se per la Russia non c'è ritorno al cristianesimo, ci sarà una terza guerra mondiale e il mondo intero si troverà davanti alla rovina".Note
1. ^ CCC n.67; "Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa."2. ^ card. J.Ratzinger, Commento teologico alla presentazione del terzo segreto di Fatima, par. Rivelazione pubblica e rivelazioni private - il loro luogo teologico;3. ^ Bennett, Jeffrey S., When the Sun Danced: Myth, Miracles, and Modernity in Early Twentieth-Century Portugal, University of Virginia Press, 2012, ISBN 978-0-8139-3250-7.5. ^ La frase "Por ordem expressa de Nossa Senhora este envelope so pode ser aberto em 1960...", ovvero "Per ordine espresso di Nostra Signora questa busta può essere aperta nel 1960..." è contenuto nelle buste mostrate dal cardinale Bertone in un'intervista televisiva, il giorno 31 maggio 2007, su Rai Uno, durante la trasmissione "Porta a Porta" condotta da Bruno Vespa. L'intervista è stata riproposta sempre su Rai Uno, nella puntata di "Porta a Porta" del 12 maggio 2010.7. ^ Suor Lucia dos Santos, Il messaggio di Fatima, Edizioni San Clemente, Roma 2006; cfr. Agenzia Zenit "Pubblicato un inedito di Suor Lucia, la veggente di Fatima"[collegamento interrotto]9. ^ Memorie di Suor Lucia, SECRETARIADO DOS PASTORINHOS, Versione Italiana, Pag.19110. ^ Nel 1689, un anno prima di morire, Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) cercò, in vari modi e con varie iniziative, di far giungere al "Re Sole", Luigi XIV di Francia, il messaggio del Sacro Cuore di Gesù, con quattro richieste: inserire il Sacro Cuore di Gesù negli stemmi reali; costruire un tempio in Suo onore, dove avrebbe ricevuto l'omaggio della Corte; la consacrazione al Sacro Cuore da parte del Re, che avrebbe dovuto inoltre impegnarsi con la sua autorità presso la Santa Sede per ottenere una Messa in onore del Sacro Cuore di Gesù. Tuttavia non ottenne nulla. L'approvazione della messa al culto universale avvenne per opera di papa Pio IX, che emanò il decreto il 23 agosto 1856, ma nel frattempo l'Europa era stata attraversata dai venti della rivoluzione francese.11. ^ Memorie di Suor Lucia, SECRETARIADO DOS PASTORINHOS, Versione Italiana, Pag.19212. ^ Michael Hesemann, The Fatime Secret, Dell Publishing, 200013. ^ A.Socci, Il quarto segreto di Fatima, Cap.4, Pg.153;"Indiscutibile invece - a questo punto della nostra indagine - ci appare il fatto che il Terzo segreto sia composto da due testi diversi."14. ^ C.A.Ferrara, Il segreto ancora nascosto, cfr.Cap.4 dal titolo "Manca qualcosa"15. ^ Vedi nota n.7 del testo "Il messaggio di Fatima" pubblicato sul sito del vaticano (vedi collegamenti esterni) a cura della congregazione per la dottrina della fede.16. ^ Vedi www.fatima.it; Associazione Madonna di fatima ONLUS17. ^ a b c dr. F. Adessa, The true Third Secret of Fatima, in Chiesa viva, 462 (anno editoriale XLIII), 1º luglio 2013, pp. 16. URL consultato il 30 aprile 2018 (archiviato).Bibliografia
· Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di Fatima, presentazione del cardinale Tarcisio Bertone e commento teologico dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2000.· Catechismo della Chiesa Cattolica(CCC), Ed. Libreria Editrice Vaticana, 1999, ISBN 88-209-2638-5· Lucia Dos Santos, Memorie di Suor Lucia Vol. I, SECRETARIADO DOS PASTORINHOS, 8ª Ed. aprile 2005, ISBN 978-972-8524-31-9, Imprimatur: Fatimae, 28 Martii 2007, † Antonius, Episc. Leiriensis - Fatimensis· Lucia Dos Santos, Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di Suor Lucia, Brescia, Queriniana, 1999.· Lucia Dos Santos, Gli appelli del messaggio di Fatima, Città del Vaticano, Libreria editrice Vaticana, 2000.· Luigi Gonzaga da Fonseca, Le meraviglie di Fatima. Apparizioni, culto, miracoli, 2001, San Paolo Edizioni· Antonio Socci, Il quarto segreto di Fatima, Milano, Ed. Rizzoli, 2006, ISBN 88-17-00993-8· Chistopher A.Ferrara, Il segreto ancora nascosto, New York, Ed. Good Counsel Pubblication, 2008, ISBN 978-88-903559-0-5· Umberto Eco, Terzo segreto di Fatima: ogni veggente vede quello che sa, in Scienza e Paranormale, 2000.Voci correlate
Collegamenti esterni
· Il Messaggio di Fatima - Riportato nel sito del Vaticano a cura della Congregazione per la Dottrina della Fede.· Memorie di Suor Lucia (Vol. I) - Scarica gratuitamente il libro "Memorie di Suor Lucia" dal sito dell'editore Secretariado dos Pastorinhos.· Associazione Madonna di Fatima Onlus - Sito web ufficiale del movimento fatimita in Italia· (EN) (IT) (FR) (DE) (ES) (PT) Rivelazioni mistiche sul Terzo Segreto di Fatima, su Chiesa viva. URL consultato il 19 maggio 2018.Terzo segreto di FátimaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.· Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 27 lug 2018 alle 03:57.Il terzo segreto di Fatima consiste, secondo la Chiesa Cattolica, nel messaggio segreto comunicato dalla Vergine Maria a tre pastorelli ai quali sarebbe apparsa, a Fatima (in Portogallo), dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. La trascrizione delle prime due parti del segreto si trova nella terza memoria di Suor Lucia, del 31 agosto 1941: gli altri due pastorinhos, Giacinta e Francisco erano morti infatti subito dopo la prima guerra mondiale. Nella successiva stesura, l'8 dicembre dello stesso anno, suor Lucia vi aggiunse qualche annotazione. La terza parte fu da lei scritta su ordine del vescovo di Leiria il 3 gennaio 1944[1] e consegnata in busta chiusa, sulla quale si legge: "Per ordine espresso di Nostra Signora questa busta può essere aperta nel 1960..." .Tale materiale fu mostrato dal cardinale Bertone in un'intervista televisiva, il giorno 31 maggio 2007, su Rai Uno, durante la trasmissione Porta a Porta condotta da Bruno Vespa. L'intervista è stata riproposta sempre su Rai Uno, nella puntata di "Porta a Porta" del 12 maggio 2010. Giovanni XXIII e i suoi successori non ritennero opportuno rivelarne il contenuto, fino al 2000, anno in cui la Chiesa cattolica lo rese pubblico per volontà di papa Giovanni Paolo II. Il cardinale Joseph Ratzinger, che aveva mostrato di conoscere il segreto, insieme al papa e a suor Lucia, dichiarò nel 1996 a una radio portoghese che non c'era nulla di preoccupante nel segreto, e che rimaneva tale per evitare di confondere la profezia religiosa con il sensazionalismo.[2]Il testo del Terzo segreto di Fatima
Questo il testo del messaggio, reso pubblico dalla Chiesa cattolica nel 2000:[3]« Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo ("qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti"), in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco ("abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre"), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli, ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. »Interpretazione
Giovanni Paolo II aveva una speciale devozione nei confronti della Madonna di Fatima. In particolare riteneva che la Madonna stessa fosse intervenuta per guidare la traiettoria del proiettile durante l'attentato di cui era stato vittima nel 1981, impedendo che raggiungesse direttamente organi vitali, uccidendolo. Il terzo segreto è stato interpretato dall'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Joseph Ratzinger, alla luce di questi eventi, come riguardante principalmente la persecuzione dei cristiani[1], fino al tentativo di uccisione di un «...vescovo vestito di bianco», che i veggenti di Fatima ebbero «...il presentimento che fosse il Santo Padre». Viene però precisato che il testo del messaggio sarebbe simbolico e povero di riferimenti concreti a fatti storici o biografici, tali da renderne impossibile un'attribuzione certa e indubitabile, tanto che la Congregazione per la dottrina della fede stessa fornisce solamente "un tentativo di interpretazione del «segreto» di Fatima".Ci sono altri studiosi delle apparizioni di Fatima che ipotizzano non si tratti di una visione simbolica. Il giornalista Antonio Socci, argomentando sul fatto che i pastorelli hanno riconosciuto che il personaggio era un vescovo, ma hanno avuto solo l'impressione che fosse il santo padre vedendolo vestito di bianco, ipotizza che possa trattarsi veramente di un papa illegittimo, di un antipapa, di un usurpatore.[4] Questo aprirebbe la strada all'ulteriore interpretazione che il "Vescovo vestito di bianco" e il "Santo Padre", che poco dopo attraversa la città in rovina, possano essere in realtà due soggetti distinti della visione, rendendo possibile un'interpretazione della visione completamente diversa da quella che è stata data nel 2000. Sul significato, invece, afferma che forse la terza parte del segreto - fra le altre cose - prospetta una Terza guerra mondiale in cui precipiterebbe l'umanità se si ostinasse ancora sulla via del male.[5]Sulle stesse posizioni si ritrovano i membri del movimento fatimita, che fa capo al sacerdote Padre Nicholas Gruner, il quale per scongiurare tale sciagurata eventualità e arrivare al trionfo del Cuore Immacolato di Maria, sostiene una petizione al papa per una consacrazione esplicita della Russia.[6][7]Commenti
Diverse furono le reazioni del mondo laico all'annuncio della terza parte del segreto di Fatima: dallo scettico all'apologetico. Appartiene alla prima categoria la dichiarazione di Enrico Deaglio:« La profezia è ben strana: annunciata nel 1917, trascritta nel 1943, viene rivelata al mondo nel 2000 dopo che si è compiuta nel 1981 »(Enrico Deaglio, Patria 1978-2008, p. 265)La stampa italiana, per contro, assunse per lo più la seconda, ad esempio La Repubblica commentava con Gad Lerner:« Con la rivelazione del terzo segreto di Fatima, che lo coinvolge personalmente, la già straordinaria vicenda umana di Karol Wojtyla tracima nel sovrannaturale fino a interferire col nucleo cruciale del Novecento, cioè del secolo in cui l'umanità - come mai prima di allora - si è misurata con l'eventualità di vivere senza Dio. »(Gad Lerner, La Repubblica, 14 maggio 2000)La Stampa pubblicò un pezzo di Marco Tosatti[8] nel quale si riportano le dichiarazioni del cardinal Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano, intercalandole con commenti:« la chiave di lettura del testo non può essere che di carattere simbolico». Tragicamente confermata però dagli avvenimenti dell'ultimo secolo, in cui i cristiani hanno pagato un prezzo di sangue altissimo. [...]
Alla luce di questa rivelazione assumono un valore ben diverso le parole che Giovanni Paolo II avrebbe pronunciato a Fulda, nel novembre del 1980, cioè solo sei mesi prima di essere colpito dal «Lupo grigio» turco Mehmet Ali Ağca in Piazza san Pietro. »Il Corriere della Sera, invece, affidò il commento a Roberto Zuccolini, che si mantiene equidistante dalle due posizioni[9].Il New York Times, oltre a commentare le parole di Sodano, ricordò che, per far rivelare il segreto, un monaco trappista nel 1981 dirottò un aereo della compagnia Aer Lingus[2] [10].Il commento ufficiale del testo è stato affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cardinal Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione, apriva il suo commento teologico con queste parole:« Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo «segreto» di Fatima, che dopo lungo tempo per disposizione del Santo Padre viene qui pubblicato nella sua interezza, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato »Dopo l'analisi dettagliata del testo, Ratzinger conclude così:« La fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. Ciò che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del «segreto»: l'esortazione alla preghiera come via per la «salvezza delle anime» e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione. »Note
1. ^ a b c d Il messaggio di Fatima, Commento Teologico, Congregazione per la Dottrina della Fede. URL consultato il 7 luglio 2009.2. ^ a b (EN) Vatican Discloses the 'Third Secret' of Fatima, New York Times, 14 maggio 2000. URL consultato il 7 luglio 2009.3. ^ Il messaggio di Fatima, Vatican.va. URL consultato il 4 dicembre 2009.4. ^ A. Socci, Il quarto segreto di Fatima, cap. 4, p. 162.5. ^ A. Socci, Il quarto segreto di Fatima, cap. 4, p. 172. Socci aggiunge anche: "Si tratta di un'ipotesi, naturalmente. Ma che vi sia una parte del Segreto non svelata e ritenuta indicibile è certo."6. ^ Il sito www.fatima.it7. ^ C. A. Ferrara, Il segreto ancora nascosto, p. 225: "Il Messaggio di Fatima, compresa la parte che è ancora celata, giungerà a compimento. E questo accadrà quando la Russia sarà stata consacrata al Cuore Immacolato di Maria."8. ^ a b Marco Tosatti, LA DICHIARAZIONE SOLENNE DEL SEGRETARIO DI STATO «Il messaggio integrale sarà presto pubblicato»[collegamento interrotto], La Stampa, 14-05-2000. URL consultato l'8 luglio 2009.9. ^ Roberto Zuccolini, Fatima, il segreto annunciava l'attentato al Papa, Corriere della Sera, 14 maggio 2000. URL consultato il 7 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2015).10. ^ (EN) Sister Lucia De Jesus Dos Santos, The Guardian, 15 febbraio 2005. URL consultato l'8 luglio 2009.Bibliografia
· Lucia dos Santos e p. Luigi Kondor SVD (a cura di), Memorie di Suor Lucia, Secretariado dos pastorinhos, 2005. ISBN 978-972-8524-31-9 -Versione PDF 8ª Edizione, Imprimatur: Fatimae, 28 Martii 2007, † Antonius, Episc. Leiriensis - Fatimensis· Cristina Siccardi, Fatima e la passione della Chiesa, Sugarco Edizioni, Milano 2012 ISBN 8871986377· Antonio Socci, Il quarto segreto di Fatima, Milano, Rizzoli, 2006. ISBN 88-17-00993-8· Tarcisio Bertone, L'ultima veggente di Fatima, Milano, BUR Rizzoli, 2007. ISBN 978-88-17-02641-3· Chistopher A. Ferrara, Il segreto ancora nascosto, New York, Good Counsel Pubblication, 2008. ISBN 978-88-903559-0-5· Pietro Zerbino, I sogni di Don Bosco, Torino, Elledici, 1987. ISBN 978-88-01-15829-8Voci correlate
Collegamenti esterni
· IL MESSAGGIO DI FATIMA, Congregazione per la Dottrina della Fede. URL consultato il 7 luglio 2009. - Oltre alle tre parti del segreto, comprende l'annuncio del Cardinal Sodano e il Commento del Cardinal Ratzinger· Memorie di Suor Lucia Vol.I Scarica gratuitamente il libro "Memorie di Suor Lucia" dal sito dell'editore SECRETARIADO DOS PASTORINHOS· Gad Lerner, LA PROFEZIA E IL SACRIFICIO, La Repubblica, 14 maggio 2000. URL consultato il 7 luglio 2009.· Roberto Zuccolini, Fatima, il segreto annunciava l'attentato al Papa, Corriere della Sera, 14 maggio 2000. URL consultato il 7 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2015).
2.996 -
13/05/2008
2.996 -
13/05/2008
Cari figli,
accogliete con gioia i miei appelli. Sono venuta dal cielo per aiutarvi. Non
allontanatevi dal cammino che vi ho indicato. Ho fretta. Non tiratevi indietro.
Ho bisogno di voi. Aprite i vostri cuori e io vi condurrò a mio Figlio Gesù.
Vivete nella grazia del Signore. Non permettete che il peccato vi allontani da
Dio. L’umanità è malata e ha bisogno di essere curata. Pentitevi e
riconciliatevi con Dio. Ecco i tempi che vi ho annunciato in passato. ARRIVERA’
PER LA CHIESA IL MOMENTO DELLA SUA GRANDE AGONIA. DALL’ALTA MONTAGNA SCENDERA’
IL SANGUE DEI FEDELI CONSACRATI. LA CHIESA DEL MIO GESU’ VIVRA’ IL DOLORE DEL
CALCARIO. UN UOMO VESTITO
DI BIANCO SARA’ PERSEGUITATO E CONDOTTO ALLA MORTE. NELLA FESTA DI UN GRANDE MARTIRE, I FEDELI
AVRANNO DI CHE PIANGERE E LAMENTARSI. Pregate. Solo nella preghiera troverete la forza per il vostro
cammino. Avanti. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della
Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una
volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete
nella pace.
Nel ritorno da Fatima. Papa Francesco su Medjugorje: Maria non fa la postina (video)
Il vescovo vestito di bianco.
Sull’immagine che tanto aveva colpito i giornalisti, ecco la spiegazione di Francesco: «La preghiera non l’ho fatta io, l’ha fatta il Santuario.....
Sull’immagine che tanto aveva colpito i giornalisti, ecco la spiegazione di Francesco: «La preghiera non l’ho fatta io, l’ha fatta il Santuario.....
Papa Francesco
a Fatima
«Come un vescovo vestito di bianco»
Il pontefice cita la frase del «terzo segreto» davanti a
mezzo milione di persone che lo attendono nella cappella delle apparizioni. E
invoca la pace per i popoli del mondo
TERZA APPARIZIONE – TERZO SEGRETO DI FATIMA - 13 LUGLIO 1917
E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di
simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano
davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento
che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e
religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce
di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre,
prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo
con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei
cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato
in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati
che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo
morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e
varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due
bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo
nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano
le anime che si avvicinavano a Dio.]
Fase: in fase di svolgimento
Luogo: Fatima
Data: Dal 13/05/1917 al 13/10/1917
Veggenti: Lucia Santos Francesco e Giacinta Marto
Paese: Portogallo
Titolo: Nostra Signora del Santo Rosario
Fonte http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20fatima.htm
Sito-web:http://www.santuario-fatima.pt/portal/index.php?lang=IT
Previsto il: 13 maggio 2008, messaggio di Anguera n. 2.996
Confermato: 27 settembre 1988 messaggio di Anguera n. 86 e 5 dicembre 1998 messaggio di Anguera n. 1511
86 – 27 settembre 1988
86 – 27 settembre 1988
CARI FIGLI, È VICINA L’ORA NELLA QUALE UN FRATELLO UCCIDERÀ L’ALTRO, E UN PADRE UCCIDERÀ IL SUO STESSO FIGLIO. MOLTI SI PENTIRANNO DI UNA VITA VISSUTA SENZA DIO, MA SARÀ TROPPO TARDI. SIATE PRONTI, POICHÉ STA ARRIVANDO L’ORA DEI GRANDI EVENTI, L’ORA NELLA QUALE SI REALIZZERANNO GRANDI SEGRETI DA ME RIVELATI IN VARIE APPARIZIONI NEL MONDO. PREGATE, MIEI AMATI: LA CARNE MORIRÀ, MA LO SPIRITO VIVRÀ PER SEMPRE. FATE ATTENZIONE, APRITE I VOSTRI CUORI A DIO QUANTO PRIMA POSSIBILE. I GRANDI AVVENIMENTI NON AVRANNO UN ORARIO. CONTINUATE A PREGARE PER I SACERDOTI. PREGATE PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI. PREGATE CHE I MIEI PIANI SI REALIZZINO. VI BENEDICO NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO. AMEN. RIMANETE NELLA PACE.
2.996 - 13/05/2008
2.996 - 13/05/2008
Cari figli, accogliete con gioia i miei appelli. Sono
venuta dal cielo per aiutarvi. Non allontanatevi dal cammino che vi ho
indicato. Ho fretta. Non tiratevi indietro. Ho bisogno di voi. Aprite i vostri
cuori e io vi condurrò a mio Figlio Gesù. Vivete nella grazia del Signore. Non
permettete che il peccato vi allontani da Dio. L’umanità è malata e ha bisogno
di essere curata. Pentitevi e riconciliatevi con Dio. Ecco i tempi che vi ho
annunciato in passato.
Arriverà per la Chiesa il momento della sua grande agonia. Dall’alta montagna
scenderà il sangue dei fedeli consacrati. La Chiesa del mio Gesù vivrà il
dolore del calvario. Un uomo vestito di bianco sarà perseguitato e condotto
alla morte. Nella festa di un grande martire,
i fedeli avranno di che piangere e lamentarsi. Pregate. Solo nella preghiera troverete la forza per il vostro cammino.
Avanti. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima
Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi
benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete
nella pace.
1.511 - 5 dicembre
1998
- APPARIZIONI - AKITA - GIAPPONE - Profezie di Anguera: concordanze con altri messaggi della Madonna nel mondo. Messaggi nn. 86 del 27/9/88 e 1.511 del 5/12/98-3440 del 15/2/11
- APPARIZIONI A CARAVAGGIO - Profezie di Anguera: concordanze con altri messaggi della Madonna nel mondo- Messaggi nn. 86 del 27/9/88 e 1.511 del 5/12/98.
- APPARIZIONI A FATIMA (i messaggi) – Concordanze con le profezie di Anguera: 197 - Quanto vi predissi a Fatima per questo secolo è già iniziato- 76-254-458-531-559-704-1110-1738-1895-3493
- APPARIZIONI A FATIMA (il terzo segreto) -Profezie di Anguera: - Msg nn. 86 del 27.9.88 - 1.511 del 5.12.98 e 2.996 del 13.5.08
- APPARIZIONI A FATIMA – La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. -APPARIZIONI A MEDJUGORJE - Antidoto alla fine del mondo. APPARIZIONI AD ANGUERA - Come prepararci ai gravi avvenimenti-
- APPARIZIONI A MEDJUGORJE (i 10 segreti) - Profezie di Anguera: concordanze con altri messaggi della Madonna nel mondo. Messaggi nn. 86 del 27/9/88 e 1.511 del 5/12/98. 458 del 2/11/91.
- APPARIZIONI MARIANE IN BRASILE- Profezie di Anguera: concordanze con altri messaggi della Madonna nel mondo. Messaggi nn.– 108 del 26/11/88 e 3.328 del 5/06/10. 109 del 29/11/88.
- APPARIZIONI MARIANE NEI CINQUE CONTINENTI - Profezie di Anguera: concordanze con altri messaggi della Madonna nel mondo. Messaggi nn. – 108 del 26/11/88 e 3.328 del 5/06/10.
- APPARIZIONI-AMSTERDAM-OLANDA -La Signora di tutti i Popoli.Profezie di Anguera: concordanze con altri messaggi della Madonna nel mondo. 86 del 27/9/88-1.511del 5/12/98- 461del 9/11/91 - 707del19/10/93
1.511 - 5 dicembre
1998
Cari figli, sono felice che
siate qui. Dio vi benedica e vi ricolmi di molte grazie. Sono venuta dal cielo
sulla terra per chiamarvi alla conversione sincera e per dirvi che vivete il
tempo delle grandi tribolazioni. Non perdetevi d’animo davanti alle difficoltà.
La lotta sarà dolorosa per molti, ma la vittoria sarà del Signore e di coloro
che appartengono a Lui. È necessario che tutte le profezie
si compiano, ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Rallegratevi.
Siate saldi nella vostra fede. Non permettete che niente e nessuno vi allontani
dalla mia grazia. Sono vostra Madre. Pregate. Siate coraggiosi. Questo è il
messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per
avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
108 – 26 novembre 1988
AMATI FIGLI, LE MIE APPARIZIONI IN MOLTE REGIONI DEL MONDO SONO L’ULTIMA POSSIBILITÀ CHE DIO DONA AL GENERE UMANO PER CONVERTIRSI. Se non ascoltate i miei appelli, vi pentirete e potrebbe essere troppo tardi. Ritornate a Dio il prima possibile. L’umanità è alla vigilia dei più terribili flagelli e punizioni. La vostra Madre Celeste è molto preoccupata per il destino dell’umanità e per questo vi chiede: pregate, pregate, pregate. Desidero aiutarvi, figli miei. Fate ciò che dico e sarete felici. Non temete. Pregate e convertitevi. Continuate a pregare. Continuate a pregare per i sacerdoti. Pregate per le vocazioni sacerdotali. Pregate per il Santo Padre. Pregate che satana non riesca a distruggere i miei piani. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
2.544 - 03.07.2005
Cari figli, io sono vostra Madre e vi amo. Pregate molto
davanti alla croce per la pace nel mondo e per la conversione dei peccatori. L’umanità si è
contaminata con il male e i miei poveri figli percorrono le strade dell’autodistruzione.
Israele vivrà l’angoscia di un condannato, perché sarà sorpreso dagli uomini del terrore. Sappiate che Dio è
rattristato per i vostri peccati. Pentitevi e tornate per essere salvi. Non
voglio obbligarvi, ma ascoltatemi con attenzione. Coraggio. Non perdetevi
d’animo. Io intercederò presso il mio Gesù per voi. Avanti. Questo è il
messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per
avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.328 - 5 giugno 2010
Cari figli, Io sono vostra Madre e sono venuta dal cielo
per annunciare che questi sono i tempi più dolorosi per l’umanità. Dio ha
scelto questa terra e Mi ha inviata per chiamarvi alla conversione sincera. Non
scoraggiatevi. Non tiratevi indietro. Dio ha bisogno di voi. Ciò che dovete
fare, fatelo per la gloria di Dio, perché solo Lui vi ricompenserà per tutto
ciò che avrete fatto in favore dei miei piani. Non ci sarà condanna eterna per
coloro che accolgono i miei appelli. Annunciate a tutti che Dio ha fretta e che
questo è il tempo della grazia. Ciò che vi ho rivelato qui
non l’ho mai rivelato prima in nessuna delle mie apparizioni nel mondo. Solo in questa terra
Dio Mi ha permesso di parlarvi degli avvenimenti futuri. Quello che vi
trasmetto qui non sarà mai rivelato in nessun altro luogo del mondo. Dio ha scelto la Terra
della Santa Croce (Brasile) per annunciare al
mondo ciò che accadrà. Ho ancora nobili cose da rivelarvi. State attenti. Un
fatto spaventoso accadrà nella penisola iberica e la morte verrà per i miei poveri figli. Pregate. Pregate.
Pregate. Soffro per ciò che vi attende. Non voglio obbligarvi, ma ascoltatemi
con amore. Desidero portarvi a Colui che è il vostro unico e vero Salvatore.
Avanti. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima
Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi
benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete
nella pace.
Spagna
Messaggi di Anguera correlati a Fatima
76 – 30 agosto 1988
Cari figli, desidero prepararvi a ricevere l’immagine pellegrina di Fatima quando visiterà Feira de Santana, il cui patrono è la mia santissima madre. Lei è la mia presenza tra voi. Desidero che le persone aprano i loro cuori a Dio, così ci saranno molte conversioni e io potrò realizzare i miei grandi prodigi. A Fatima, quando apparsi ai tre pastorelli, chiesi incessanti rosari affinché l’umanità potesse trovare la pace. Oggi ritorno, apparendo in vari luoghi del mondo, per fare la stessa richiesta. Entro quest’anno accadranno grandi event ida me predetti a Fatima. Aprite i vostri cuori a Dio in modo che possiate essere purificati. Grazie per tutto. Il Signore vi ricompenserà. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
79 – 10 settembre 1988(visita dell’immagine peregrinante di Nostra Signora di Fatima a Feira de Santana)
Cari figli, oggi ringrazio tutti coloro che tengono tra le mani l’arma della grande vittoria: il ROSARIO. Inoltre, desidero ringraziare in modo speciale tutti i miei amati figli che questo pomeriggio mi hanno ricevuto con amore e tenerezza. Cari figli, ovunque vada la mia immagine, la Vergine Pellegrina di Fatima, io sono lì, così come sono qui in carne e ossa. Ovunque venga portata la mia immagine, i cristiani si sentono felici, onorati della presenza della Madre di Dio. Vi ringrazio ancora. Grazie, figli miei. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
80 – 10 settembre 1988
Miei amati figli, questa è la mia ora, l’ora del grande ritorno. È giunta l’ora della grande battaglia tra la donna vestita di solee il dragone rosso. Questa è l’ora dei grandi eventi. La coppa della giustizia divina è piena, colma, traboccante. La malvagità ricopre la terra. La Chiesa di Cristo è come oscurata dalla diffusione dell’apostasia e del peccato. Solo voi, miei amati figli, con la vostra buona volontà potete salvarla. Il tempo che Gesù ha fissato per la conversione del genere umano volge al termine. Amati figli, guardate i miei piccoli figli che sono lontani da Dio, coloro che diventano vittime di satana. Ho bisogno del vostro aiuto. Desidero salvarli tramite il vostro aiuto. I momenti più difficili e dolorosi stanno per arrivare. Quest’ora è più vicina di quanto pensiate. Grandi event iche ho predetto a Fatima accadranno quest’anno. Vi incoraggio e vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
82 – 17 settembre 1988
Miei amati figli, sono sul fronte di una grande battaglia. La vostra Madre celeste guida ora il suo immenso esercito in ogni parte del mondo. Miei amati figli, la presenza della condottiera celeste, la donna vestita di sole, porterà il più grande numero possibile dei miei figli innocenti a conoscere la via di Dio. Predicate ancora il Vangelo di mio Figlio con amore, coraggio e fedeltà. Dite a tutti i miei poveri figli che, attraverso di me, Dio li invita a vivere nell’amore. La mia presenza tra di voi è contrassegnata dalle mie immagini che, in varie parti del mondo, piangono spargendo molte lacrime, persino lacrime di sangue. Anche le mie apparizioni in molti luoghi della terra sono un segno della mia presenza materna. È la realizzazione della promessa che feci ai tre pastorelli durante la quarta apparizione di Fatima. Un altro segno che vi do sono le innumerevoli conversioni che avvengono ovunque io appaio. La pace di Gesù sia con voi. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
169 – 13 maggio 1989
Cari figli, sono il vostro comandante celeste. Sono la Regina della Pace. Come voi ricordate, oggi è l’anniversario della mia prima apparizione a Cova de Iria nel 1917. Voi state vivendo gli eventi che allora io predissi. Tutto ciò che avevo predetto a Fatimaalla mia figlia Suor Lucia, sta accadendo oggi. La lotta tra me, la donna vestita di sole, e il mio avversario, il dragone rosso, sta ora per entrare nella sua fase decisiva. Così io appaio ancora oggi in un modo davvero straordinario, per riassicurarvi che sono sempre presente tra di voi. State ora vivendo i momenti nei quali il dragone rosso, ovvero l’ateismo marxista, si è diffuso in tutto il mondo causando sempre più danni nelle povere anime. Esso ha realmente sedotto e fatto precipitare un terzo delle stelle nel cielo. Queste stelle, nel firmamento della chiesa, sono i pastori. Esse siete voi, miei poveri amati figli. È giunto il momento nel quale desidero manifestarmi alla chiesaintera tramite voi, poiché è giunto il tempo del trionfo del mio Cuore Immacolato. Come una madre piena d’amore, io dono la consacrazione al mio Cuore come un vaccino per preservarvi dalle epidemie dell’ateismo che stanno contaminando così tanti miei figli, portandoli a una vera morte spirituale. Vi chiedo anche di pregare il Santo Rosario. Il Rosario è la mia preghiera preferita e pertanto, nelle mie numerose apparizioni, vi invito sempre a pregarlo. Sono sempre accanto a tutti coloro che pregano e lo chiedo con crescente preoccupazione materna. Da questo umile luogo vi incoraggio e benedico tutti voi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
197 – 12 agosto 1989
Cari figli, l’umanità è sull’orlo della distruzione, che può provocare con le sue stesse mani. Quanto vi predissi a Fatimaper questo secolo è già iniziato. C’è il pericolo per l’umanità di una nuova guerra mondiale. Sento una grande afflizioneper ciò che vi attende, miei poveri figli innocenti, così minacciati dalla fame, dalla guerra, dall’odio e dalla violenza. Questo è un tempo terribilmente doloroso per voi. Pregate e fate penitenza. La punizione verrà solo se l’umanità non si converte. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
254 – 1 gennaio 1990
Cari figli, sono la Regina della Pace. Iniziate questo anno al mio fianco, poiché solo in questo modo troverete la pace. In questo nuovo anno, permettete a voi stessi di essere dolcemente condotti da me. Così sarete sempre al sicuro e protetti. Confidate nel mio Cuore Immacolato. Sono la Regina della Pace. Attraverso la mia mediazione, tutta l’umanità è invitata a ritornare a Dio. Dite il vostro Sì al Signore che vi chiama a seguire suo Figlio Gesù, che fece di se stesso un grande esempio di obbedienza per ciascuno di voi. Ritornate, ritornate, ritornate. Ho fretta e ora mi rivolgo a voi con quest’ultimo accorato appello: RITORNATE. Grandi eventi che ho predetto a Fatimaaccadranno quest’anno. Pregate e convertitevi. Come ho detto, molte cose dipendono dalla vostra conversione. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
341 – 13 ottobre 1990
Cari figli, ciò che ho predetto a Fatima sta per accadere e pertanto è giunto il tempo del grande trionfo del mio Cuore Immacolato. Oggi ricordate con gioia la mia apparizione a Cova de Iria e il grande miracolo del sole da me realizzato per testimoniare la mia presenza e per mostrarvi che questi sono i miei tempi, tempi di grande purificazione. Non lasciatevi intrappolare dal peccato. Donatevi a me. Troverete rifugio e pace solamente nel mio Cuore Immacolato. Pertanto, tutti voi dovreste rimanere nel mio Cuore Immacolato. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
352 – 20 novembre 1990
Cari figli, oggi vi invito a darvi totalmente a me, senza riserve o apprensioni. Vi sto chiamando da così tanto tempo, da così tanto tempo vi sto mostrando la via per ritornare a Dio, e voi non avete voluto ascoltarmi. Se aveste messo in pratica gli appelli che avevo fatto a Fatima, avrei ottenuto pace per il mondo e riparazione (?) completa per la chiesa. Ma non sono stata ascoltata e l’umanità si trova sull’orlo di un grande abisso. Lo ripeto ancora: convertitevi, cambiate le vostre vite, purificate i vostri cuori. Ma ricordate, nulla è rinnovato o purificato senza amore. Dunque amate, amate, amate. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui un’altra volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
458 – 2 novembre 1991
(È il messaggio più lungo dato dalla Madonna a Pedro Régis, è salvato a parte)
17. CHIEDO LA VOSTRA CONSACRAZIONE
Quando chiedo la vostra consacrazione a me, dovete capire che desidero la vostra esistenza. Quando vi consacrate a me, sento questo affidamento sincero e totale. Allora inizio a far parte della vostra vita e a prendermi cura di voi come figli molto amati. La vostra consacrazione è il più grande dono che potete offrirmi. Il mio Cuore esulta di gioia quando ponete tutta la vostra fiducia in me. A partire da Fatima, quando apparsi ai tre pastorelli, sono venuta nel mondo a chiedere la consacrazione al mio Cuore Immacolato. Se aveste messo in pratica ciò che lì chiesi, la pace sarebbe venuta nel mondo. Tuttavia, non sono stata ascoltata. Desidero che la vostra consacrazione sia sincera e cosciente. Non dimenticate mai di pregare per coloro che soffrono nel corpo e nell’anima, per quelli che sono colpiti da malattie o deficienze, per quelli che portano il peso della solitudine e della povertà. A tutti loro desidero dire: mio Figlio è molto vicino a voi. Fratello di tutti gli uomini, egli è in primo luogo fratello dei più sfavoriti tra voi. Tutte le volte che farete la vostra consacrazione a me, ditemi queste parole:
Maria, Regina della Pace e consolatrice degli afflitti, siamo qui ai tuoi piedi con il cuore pieno di gioia come te, per consacrarci al tuo Cuore Immacolato, sii sempre la nostra costante Compagna e proteggici dai pericoli che ci circondano. Benedici le nostre famiglie e proteggi il nostro Brasile, che appartiene a te. Dacci la tua pace, perché sei la nostra Regina della Pace. Aiutaci a vivere il Vangelo di tuo Figlio e a essere miti e umili di cuore. Con questo sincero atto di consacrazione desideriamo, come te, fare la volontà del Padre. Vediamo il pericolo in cui si trova il mondo e, con il tuo aiuto e la tua grazia, vogliamo salvarlo. Ti promettiamo più fervore nella preghiera, nella partecipazione alla Santa Messa e, soprattutto, ti promettiamo di essere fedeli alla Chiesa di tuo Figlio e al successore di Pietro, Papa Benedetto XVI*. Ti promettiamo, inoltre, di vivere la nostra consacrazione e portare il maggior numero possibile di anime al tuo Diletto Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo. Chiediamo la tua benedizione e protezione per il nostro amato Brasile. Amen.
*nell'originale: “Papa Giovanni Paolo II”
531 – 7 luglio 1992 (Parigi)
Cari figli, sono la Vergine del Rosario. Desidero che tutte le famiglie si consacrino a me per ottenere pace nelle loro case e la santificazione di tutti. Rinnovo qui l’appello che ho fatto a Fatima ai tre pastorelli e chiedo la consacrazione del mondo al mio Cuore Immacolato. Prometto che intercederò presso mio Figlio per la salvezza di chiunque ascolterà la mia richiesta. Soprattutto, pregate anche il santo rosario. Il mondo può essere salvato pregando il rosario. Sono vostra Madre e vi amo in modo speciale, per questo sono preoccupata per voi. Questo è il messaggio che vi trasmetto oggi nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
559 – 13 ottobre 1992
Cari figli, sono la Madre e la Regina del Brasile. Chiedo a tutti voi di pregare con fervore che Dio, il Padre, effonda la Sua Grazia e la Sua Misericordia su tutti i brasiliani, in modo speciale su quelli che sono lontani dalla sua Grazia. Desidero che la presenza di Gesù nella vostra vita non sia qualcosa di momentaneo, ma di eterno. Oggi rinnovo l’invito che ho fatto a Fatima e chiedo di pregare il Santo Rosario tutti i giorni, poiché questo è l’unico modo in cui il mondo otterrà la pace. Pregate, pregate. Pregate specialmente con il cuore, così potrete sentire la presenza di Dio nella vostra vita. E, lo ripeto, pregate anche per il vostro Brasile. Questo è il messaggio che vi trasmetto oggi nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
704 – 13 ottobre 1993
Cari figli, oggi vi invito a pregare con fervore il santo rosario. Ricordate oggi la mia ultima apparizione nella povera Cova da Iria, dove ho realizzato il grande miracolodel sole per chiamare alla conversione e alla santità. Vi chiedo di stare con me sul sentiero e io vi condurrò al mio Gesù. Iniziate a pregare di più, poiché il trionfo del mio Cuore Immacolato si sta avvicinando. Sta ora arrivando il momento della realizzazione dei grandi eventi da me predetti a Fatima. Guardate: è giunta per voi l’ora opportuna per incontrare il Signore. Non tiratevi indietro. Siatemi fedeli. Siate fedeli al mio Gesù. Siate fedeli alla mia Chiesa. Non voglio forzarvi, ma vi chiedo di convertirvi. La vostra felicità dipende dalla vostra conversione. Non rimandate a domani ciò che può essere fatto oggi. Guardate: è giunta la mia ora. Vedrete segni apparire nel cielo e nelle stelle. Vedrete prodigi che i vostri occhi non hanno mai visto. Questa è la mia ora e voglio che siate con me. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
795 - 13 maggio 1994
Cari figli, sono la Vergine del Cielo. Sono la Madre dei peccatori. Oggi è l’anniversario della mia apparizione nella povera Cova d’Iria, quando ho chiesto la consacrazione al mio Cuore Immacolato e la preghiera del Santo Rosario. Rinnovo oggi lo stesso appello e vi chiedo la consacrazione a me, in modo che il mondo trovi la vera pace. Se gli uomini ascoltano la mia voce, potete essere sicuri che il mondo avrà di nuovo la pace. Pregate! Se pregate, vedrete il trionfo del mio Cuore Immacolato. Pregate, pregate, pregate! Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
953 – 13 maggio 1995 (a Firenze -Italia)
Cari figli, sono la Regina della Pace. Oggi ricordate la mia venuta sulla terra nella povera Cova de Iria, dove ho chiamato gli uomini alla conversione, ma dove pochi mi hanno prestato attenzione. Oggi, ancora una volta, vengo a voi in numerose apparizioni per implorarvi di ritornare al Dio della salvezza e della pace. È giunto il momento del vostro sì. Se non vi convertite, cadrà fuoco dal cielo e buona parte dell’umanità verrà distrutta. Non state con le mani in mano. Quello che dico è serio. Non sono qui per scherzo. Molti dovranno pentirsi per non aver ascoltato gli appelli del cielo, ma sarà tardi. Pentitevi dei vostri peccati e cercate di essere come Gesù in tutto! Pregate! Solo mediante la preghiera la vostra vita sarà trasformata. Soffro per le anime che ogni giorno si gettano nell’inferno. Fate attenzione! Siete preziosi per il Signore. Convertitevi adesso! Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
1.110 – 13 maggio 1996
Cari figli, sono la Madre dei più poveri. Vengo dal cielo per condurvi a Colui che è il vostro tutto. Oggi ricordate la mia apparizione a Fatima nella povera Cova da Iria e aprite i vostri cuori all’appello da me fatto in quel luogo. Ancora una volta vi invito a pregare il santo rosario e a essere come Gesù in tutto. Sono venuta dal cielo per guidarvi e per reclamare quello che appartiene a Dio. Sappiate che tutti voi siete preziosi per me, e per questo vi voglio nel mio Cuore Immacolato. Siate coraggiosi! Consacratevi tutti i giorni al mio Cuore e troverete la pace! Sono triste a causa dei vostri peccati. Non voglio giudicarvi, poiché solo Dio è il vostro giudice, ma vi voglio avvertire, perché vi amo e voglio vedervi felici già qui sulla terra e più tardi con me in cielo. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
1.579 - 13 maggio 1999
Cari figli, sono vostra Madre. Ricordate oggi la mia apparizione a Cova da Iria e il grande miracolo da me realizzato per attirare l’attenzione degli uomini. Sappiate, cari figli, che l’umanità vive lontana da Dio e cammina verso l’autodistruzione che gli uomini hanno preparato con le proprie mani. Soffro a causa di coloro che sono lontani da Dio e camminano in una triste cecità spirituale. Vi chiedo di allontanarvi da ogni sorta di male. Seguitemi sul cammino che vi ho indicato. Pregate tutti i giorni il santo rosario. Nei momenti per voi più difficili, la preghiera del rosario vi darà forza e vi farà sentire la presenza di Dio. Non allontanatevi dalla preghiera. Come ho già detto, l’umanità si è allontanata da Dio perché gli uomini si allontanano dalla preghiera. Tornate adesso. Quello che dovete fare, non rimandatelo a domani. Vivete i tempi della grande tribolazione. Presto ci saranno grandi conflitti. Ciò che vi ho annunciato in passato sta per realizzarsi. Convertitevi in fretta. Dio vi attende a braccia aperte. Non tiratevi indietro. Avanti con gioia. Se farete ciò che chiedo, la vostra vita sarà ricca della grazia del Signore. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
1.738 - 13 maggio 2000
Cari figli, sono la Madre di Dio Figlio e vostra Madre. Sono felice che siate qui. Vi chiedo di essere sempre del Signore e che tutto quello che fate in questa vita sia per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Dio mi ha inviata per indicarvi il cammino del Cielo. Fatevi coraggio e rispondete con gioia alla chiamata del Signore. Sono vostra Madre. Come si sente una Madre al vedere il figlio nelle tenebre del peccato? Comprendete quello che desidero da ciascuno di voi. Sono Madre e nell’amore non obbligo, ma chiamo con docilità perché avete la libertà, voglio però dirvi che la cosa più importante è fare la volontà di Dio. Affrettatevi. Il vostro tempo è breve. Camminate saldi nella preghiera e decisi nella fede. Comportatevi da veri figli. La vostra testimonianza di fede dev’essere la vostra vera identità di cristiani. Da tanti anni vengo nel mondo, ma gli uomini non vogliono accogliere i miei appelli. Cosa pensate del vostro destino finale? Dite a tutti che non sono venuta dal cielo per scherzo. Siate persone di preghiera. State vivendo il tempo del grande combattimento. L’arma per la vostra difesa è il santo rosario; pregatelo con amore e sarete salvi. Se l’umanità avesse accolto l’appello che ho fatto a Fatima, l’umanità sarebbe spiritualmente curata. Se molti in passato non si sono aperti ai miei appelli, voi potete farlo. Siate voi i miei fedeli. Per la sicurezza spirituale di ciascuno di voi, vi offro il mio Cuore Immacolato. Consacratevi a me e avrete sempre la mia speciale protezione. Avanti. Coraggio. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
1.895 - 13 maggio 2001
Cari figli, sono la Madre di Gesù e vostra Madre. Voglio dirvi che siete importanti per me e che dovete testimoniare ovunque i miei messaggi. Ho bisogno di ciascuno di voi per la realizzazione dei miei piani. Ricordate, oggi, la mia apparizione nella povera Cova da Iria e il grande miracolo di Dio in favore degli uomini. Sono stata inviata dal Signore Onnipotente, che vi ha creati a sua immagine e somiglianza. Ho chiamato gli uomini alla fede, ma ancora continuano a stare lontani. Se l’umanità avesse accolto gli appelli che ho fatto a Fatima, l’umanità sarebbe guarita spiritualmente. Vengo per portarvi pace e speranza. Soffro a causa dei tanti figli lontani dalla grazia del Signore. L’umanità si è contaminata con il peccato e cammina verso un grande abisso. Accogliete con amore quello che vi dico. Non voglio obbligarvi. Sono vostra Madre e desidero avvertirvi riguardo a quello che deve venire. Convertitevi in fretta. Non rimandate a domani quello che dovete fare. Pregate. Solo con la forza della preghiera gli uomini si apriranno alla chiamata del Signore. Avanti con coraggio e gioia. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
3.493 - 8 giugno 2011
Cari figli, sono vostra Madre e sono venuta dal cielo per condurvi alla santità. Mio Figlio Gesù vi attende a braccia aperte. Non rimanete fermi nel peccato, ma sforzatevi di vivere nella grazia. Non voglio obbligarvi, ma quello che dico dev’essere preso sul serio. L’umanità cammina verso l’abisso della distruzione che gli uomini hanno preparato con le proprie mani. Tornate. Il mio Signore vi attende. Siate miti e umili di cuore, perché solo così potete contribuire alla vittoria di Dio con il trionfo del mio Cuore Immacolato. Non perdetevi d’animo davanti alle vostre difficoltà. Quando sentite il peso della croce, chiamate Gesù. Solo in Lui è la vostra vittoria. Egli è il vostro unico e vero Salvatore e al di fuori di Lui non sarete mai salvi. Pregate molto davanti alla Croce supplicando la Misericordia di Dio per voi. Un fatto doloroso accadrà a Fatima (Portogallo) e i miei poveri figli piangeranno e si lamenteranno. Banzaé (Brasile) chiederà aiuto e la croce sarà pesante per i miei poveri figli. Cercate forza in Gesù. Non allontanatevi dalla preghiera. Seguitemi sul cammino del bene e della santità. Voglio vedervi felici già qui sulla terra e più tardi con me in cielo. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Fonte: http://www.santorosario.net/apparizionifatima.htm
PRIMA APPARIZIONE ANGELICA
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1916
Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.
Un bel giorno andammo con le nostre pecorelle nella proprietà dei miei, situata ai piedi del monte di cui ho parlato, dalla parte rivolta verso levante. Questa proprietà si chiama Chousa Velha. Verso metà mattina, cominciò a cadere una pioggerellina fine, poco più che una rugiada. Risalimmo il pendio del monte, seguiti dalle nostre pecorelle, in cerca di una roccia che ci servisse da riparo. Fu allora che per la prima volta entrammo in quella benedetta grotta. Si trova in mezzo a un uliveto e appartiene al mio padrino Anastácio. Da lì si vede il piccolo paesetto dove sono nata, la casa dei miei genitori, i paesini di Casa Velha e Eira da Pedra. L'uliveto ha parecchi proprietari e si estende fino a confondersi con questi piccoli paesetti.
Lì passammo la giornata, anche se aveva smesso di piovere ed era apparso un sole bello e splendente. Facemmo lo spuntino e recitammo il nostro Rosario e chissà forse uno di quelli che noi usavamo dire per la fretta di poter giocare, come ho già raccontato a V.E., passando i grani e dicendo solo le parole: Ave, Maria e Padre nostro! Finito di pregare, cominciammo a giocare con i sassolini.
Si stava giocando da qualche momento ed ecco che un vento forte scuote gli alberi e ci fa alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, perché il giorno era sereno. Vediamo allora che sopra l'uliveto viene verso di noi quella figura di cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l'avevano mai vista e io non gliene avevo mai parlato. A mano a mano che si avvicinava, riuscivamo a scorgerne le fattezze: un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cristallo e di una grande bellezza. Arrivato vicino a noi ci disse:
— Non abbiate paura. Sono l'angelo della pace. Pregate con me. — E, inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo e ci fece ripetere tre volte queste parole: — Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano.
Poi, alzandosi disse:
— Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche.
Le sue parole s'impressero talmente nel nostro spirito, che noi non le scordammo mai più. E da allora noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo, così prosternati, ripetendole a volte fino a cadere dalla stanchezza. Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto e, questa volta, grazie a Dio, fecero come volevo io.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.
Un bel giorno andammo con le nostre pecorelle nella proprietà dei miei, situata ai piedi del monte di cui ho parlato, dalla parte rivolta verso levante. Questa proprietà si chiama Chousa Velha. Verso metà mattina, cominciò a cadere una pioggerellina fine, poco più che una rugiada. Risalimmo il pendio del monte, seguiti dalle nostre pecorelle, in cerca di una roccia che ci servisse da riparo. Fu allora che per la prima volta entrammo in quella benedetta grotta. Si trova in mezzo a un uliveto e appartiene al mio padrino Anastácio. Da lì si vede il piccolo paesetto dove sono nata, la casa dei miei genitori, i paesini di Casa Velha e Eira da Pedra. L'uliveto ha parecchi proprietari e si estende fino a confondersi con questi piccoli paesetti.
Lì passammo la giornata, anche se aveva smesso di piovere ed era apparso un sole bello e splendente. Facemmo lo spuntino e recitammo il nostro Rosario e chissà forse uno di quelli che noi usavamo dire per la fretta di poter giocare, come ho già raccontato a V.E., passando i grani e dicendo solo le parole: Ave, Maria e Padre nostro! Finito di pregare, cominciammo a giocare con i sassolini.
Si stava giocando da qualche momento ed ecco che un vento forte scuote gli alberi e ci fa alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, perché il giorno era sereno. Vediamo allora che sopra l'uliveto viene verso di noi quella figura di cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l'avevano mai vista e io non gliene avevo mai parlato. A mano a mano che si avvicinava, riuscivamo a scorgerne le fattezze: un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cristallo e di una grande bellezza. Arrivato vicino a noi ci disse:
— Non abbiate paura. Sono l'angelo della pace. Pregate con me. — E, inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo e ci fece ripetere tre volte queste parole: — Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano.
Poi, alzandosi disse:
— Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche.
Le sue parole s'impressero talmente nel nostro spirito, che noi non le scordammo mai più. E da allora noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo, così prosternati, ripetendole a volte fino a cadere dalla stanchezza. Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto e, questa volta, grazie a Dio, fecero come volevo io.
SECONDA APPARIZIONE ANGELICA
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1916
Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.
Passò un bel po' di tempo e un giorno d'estate, che eravamo andati a passare la siesta a casa, stavamo giocando in cima a un pozzo, che i miei avevano in fondo al giardino e che si chiamava Arneiro. (Nello scritto su Giacinta, ho già parlato anche di questo pozzo). Improvvisamente, vediamo vicino a noi la stessa figura, o angelo, come mi pare che doveva essere e dice:
— Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno sopra di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all'Altissimo preghiere e sacrifici.
— Come dobbiamo sacrificarci? — domandai.
— Di tutto quello che potrete, offrite un sacrificio in atto di riparazione dei peccati con cui Lui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sopra la vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l'angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.
Passò un bel po' di tempo e un giorno d'estate, che eravamo andati a passare la siesta a casa, stavamo giocando in cima a un pozzo, che i miei avevano in fondo al giardino e che si chiamava Arneiro. (Nello scritto su Giacinta, ho già parlato anche di questo pozzo). Improvvisamente, vediamo vicino a noi la stessa figura, o angelo, come mi pare che doveva essere e dice:
— Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno sopra di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all'Altissimo preghiere e sacrifici.
— Come dobbiamo sacrificarci? — domandai.
— Di tutto quello che potrete, offrite un sacrificio in atto di riparazione dei peccati con cui Lui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sopra la vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l'angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà.
TERZA APPARIZIONE ANGELICA
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1916
Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.
Passò parecchio tempo e andammo a pascolare il gregge in una proprietà dei miei genitori situata sul pendio del monte di cui ho parlato, un po' sopra Valinhos. È un uliveto chiamato Pregueira. Finito lo spuntino, decidemmo di andare a pregare nella grotta che restava dall'altra parte del monte. Perciò si fece un mezzo giro sul pendio e dovemmo arrampicarci su per alcune rocce, situate proprio in cima alla Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta difficoltà.
Appena arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere la preghiera dell'angelo: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo ecc.». Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere che cosa stava succedendo e vediamo l'angelo che aveva nella mano sinistra un calice, sopra il quale stava sospesa un'ostia, dalla quale cadevano alcune gocce di sangue dentro al calice. L'angelo lascia sospeso il calice per aria, s'inginocchia vicino a noi e ci fa ripetere tre volte:
— Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori.
Poi si alzò, prese nelle mani il calice e l'ostia. Diede a me l'ostia e il calice lo divise tra Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo:
— Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio.
E, prostrandosi nuovamente in terra, ripeté con noi altre tre volte la medesima preghiera: «Santissima Trinità ecc.», e scomparve.
Noi rimanemmo nella stessa posizione, ripetendo sempre le stesse parole e quando ci alzammo, vedemmo che s'era fatto sera e perciò era ora che ce ne andassimo a casa.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.
Passò parecchio tempo e andammo a pascolare il gregge in una proprietà dei miei genitori situata sul pendio del monte di cui ho parlato, un po' sopra Valinhos. È un uliveto chiamato Pregueira. Finito lo spuntino, decidemmo di andare a pregare nella grotta che restava dall'altra parte del monte. Perciò si fece un mezzo giro sul pendio e dovemmo arrampicarci su per alcune rocce, situate proprio in cima alla Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta difficoltà.
Appena arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere la preghiera dell'angelo: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo ecc.». Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere che cosa stava succedendo e vediamo l'angelo che aveva nella mano sinistra un calice, sopra il quale stava sospesa un'ostia, dalla quale cadevano alcune gocce di sangue dentro al calice. L'angelo lascia sospeso il calice per aria, s'inginocchia vicino a noi e ci fa ripetere tre volte:
— Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori.
Poi si alzò, prese nelle mani il calice e l'ostia. Diede a me l'ostia e il calice lo divise tra Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo:
— Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio.
E, prostrandosi nuovamente in terra, ripeté con noi altre tre volte la medesima preghiera: «Santissima Trinità ecc.», e scomparve.
Noi rimanemmo nella stessa posizione, ripetendo sempre le stesse parole e quando ci alzammo, vedemmo che s'era fatto sera e perciò era ora che ce ne andassimo a casa.
PRIMA APPARIZIONE
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13 maggio 1917
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Mentre stavo per giocare con Giacinta e Francesco, in cima al pendio della Cova da Iria, a fare un muretto intorno a una macchia, vedemmo, all'improvviso, qualcosa come un lampo.
— È meglio che ce n'andiamo a casa — dissi ai miei cugini — perché sta lampeggiando. Potrebbe venire un temporale.
— Sì, andiamo.
E cominciammo a scendere il pendio, spingendo le pecore verso la strada. Arrivati all'incirca a metà pendio, quasi vicino a un grande leccio che c'era lì, vedemmo un altro lampo e, fatti alcuni passi più avanti, vedemmo sopra un'elce una Signora, tutta vestita di bianco, più brillante del sole che diffondeva luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua cristallina, attraversata dai raggi del sole più ardente. Sorpresi dall'apparizione, ci fermammo. Eravamo così vicini, che ci trovammo dentro alla luce che la circondava o che Lei diffondeva. Forse a un metro e mezzo di distanza, più o meno. Allora la Madonna ci disse:
— Non abbiate timore. Io non vi faccio del male.
— Di dove siete? — le domandai.
— Sono del cielo.
— E che cos'è che volete da me?
— Sono venuta a chiedervi che veniate qui sei mesi di seguito, il giorno 13 a questa stessa ora. Poi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi tornerò ancora qui una settima volta.
— E anch'io andrò in cielo?
— Sì, ci andrai.
— E Giacinta?
— Anche lei.
— E Francesco?
— Pure, ma deve recitare molti Rosari.
Mi ricordai allora di chiedere di due ragazze che erano morte da poco. Erano mie amiche e stavano in casa mia per imparare a tessere con la mia sorella più vecchia.
— Maria das Neves è già in cielo?
— Sì. (Mi pare che avrà avuto più o meno sedici anni).
— E Amelia?
— È in purgatorio fino alla fine del mondo. (Mi pare che avrà avuto da diciotto a vent'anni).
— Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze ch'Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione dei peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?
— Sì, vogliamo.
— Avrete dunque molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto.
Fu al pronunciare queste parole («la grazia di Dio ecc.»), che aprì per la prima volta le mani, comunicandoci una luce molto intensa, come un riflesso che da esse usciva, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell'anima, facendoci vedere noi stessi in Dio, che era quella stessa luce, più chiaramente di quanto non ci vediamo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso intimo, anch'esso comunicato, cademmo in ginocchio e ripetemmo intimamente: «O Santissima Trinità, io vi adoro. Mio Dio, mio Dio, io vi amo nel Santissimo Sacramento». Passati i primi momenti, la Madonna aggiunse: «Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra».
Subito dopo, cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso levante, fino a scomparire nell'immensità della distanza. La luce che la circondava apriva come un sentiero tra la massa degli astri, motivo per cui alcune volte abbiamo detto di aver visto il cielo aprirsi.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Mentre stavo per giocare con Giacinta e Francesco, in cima al pendio della Cova da Iria, a fare un muretto intorno a una macchia, vedemmo, all'improvviso, qualcosa come un lampo.
— È meglio che ce n'andiamo a casa — dissi ai miei cugini — perché sta lampeggiando. Potrebbe venire un temporale.
— Sì, andiamo.
E cominciammo a scendere il pendio, spingendo le pecore verso la strada. Arrivati all'incirca a metà pendio, quasi vicino a un grande leccio che c'era lì, vedemmo un altro lampo e, fatti alcuni passi più avanti, vedemmo sopra un'elce una Signora, tutta vestita di bianco, più brillante del sole che diffondeva luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua cristallina, attraversata dai raggi del sole più ardente. Sorpresi dall'apparizione, ci fermammo. Eravamo così vicini, che ci trovammo dentro alla luce che la circondava o che Lei diffondeva. Forse a un metro e mezzo di distanza, più o meno. Allora la Madonna ci disse:
— Non abbiate timore. Io non vi faccio del male.
— Di dove siete? — le domandai.
— Sono del cielo.
— E che cos'è che volete da me?
— Sono venuta a chiedervi che veniate qui sei mesi di seguito, il giorno 13 a questa stessa ora. Poi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi tornerò ancora qui una settima volta.
— E anch'io andrò in cielo?
— Sì, ci andrai.
— E Giacinta?
— Anche lei.
— E Francesco?
— Pure, ma deve recitare molti Rosari.
Mi ricordai allora di chiedere di due ragazze che erano morte da poco. Erano mie amiche e stavano in casa mia per imparare a tessere con la mia sorella più vecchia.
— Maria das Neves è già in cielo?
— Sì. (Mi pare che avrà avuto più o meno sedici anni).
— E Amelia?
— È in purgatorio fino alla fine del mondo. (Mi pare che avrà avuto da diciotto a vent'anni).
— Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze ch'Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione dei peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?
— Sì, vogliamo.
— Avrete dunque molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto.
Fu al pronunciare queste parole («la grazia di Dio ecc.»), che aprì per la prima volta le mani, comunicandoci una luce molto intensa, come un riflesso che da esse usciva, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell'anima, facendoci vedere noi stessi in Dio, che era quella stessa luce, più chiaramente di quanto non ci vediamo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso intimo, anch'esso comunicato, cademmo in ginocchio e ripetemmo intimamente: «O Santissima Trinità, io vi adoro. Mio Dio, mio Dio, io vi amo nel Santissimo Sacramento». Passati i primi momenti, la Madonna aggiunse: «Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra».
Subito dopo, cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso levante, fino a scomparire nell'immensità della distanza. La luce che la circondava apriva come un sentiero tra la massa degli astri, motivo per cui alcune volte abbiamo detto di aver visto il cielo aprirsi.
SECONDA APPARIZIONE
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13 giugno 1917
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Dopo aver recitato il Rosario con Giacinta e Francesco ed altre persone presenti, vedemmo di nuovo il riflesso della luce che si avvicinava (e che noi chiamavamo «lampo»); e, subito dopo, la Madonna sopra l'elce, tutto come nel mese di maggio.
— Che cosa volete da me? — domandai.
— Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che recitiate il Rosario tutti i giorni e che impariate a leggere. Poi dirò quello che voglio.
Chiesi la guarigione di un malato.
— Se si converte, guarirà durante l'anno.
— Vorrei chiedervi di portarci in cielo.
— Sì, Giacinta e Francesco li porterò presto. Ma tu resterai qua ancora per un po'. Gesù vuol servirsi di te per farmi conoscere e amare. Lui vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.
— Resto qui sola? — domandai afflitta.
— No, figlia. E tu soffri molto per questo? Non ti scoraggiare. Io mai ti lascerò. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà fino a Dio. — Fu nell'istante in cui disse queste ultime parole, che aprì le mani e ci comunicò per la seconda volta il riflesso di quella luce immensa. In essa noi ci vedevamo come immersi in Dio. Giacinta e Francesco pareva che stessero nella parte di quella luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra. Davanti al palmo della mano destra della Madonna c'era un cuore circondato di spine, che pareva vi stessero conficcate. Comprendemmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell'umanità, che voleva riparazione.
Ecco, eccellenza reverendissima, a che cosa ci riferivamo quando dicevamo che la Madonna ci aveva rivelato un segreto in giugno. La Madonna non ci ordinava ancora, questa volta, di mantenere il segreto. Ma sentivamo dentro che Dio a questo ci spingeva.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Dopo aver recitato il Rosario con Giacinta e Francesco ed altre persone presenti, vedemmo di nuovo il riflesso della luce che si avvicinava (e che noi chiamavamo «lampo»); e, subito dopo, la Madonna sopra l'elce, tutto come nel mese di maggio.
— Che cosa volete da me? — domandai.
— Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che recitiate il Rosario tutti i giorni e che impariate a leggere. Poi dirò quello che voglio.
Chiesi la guarigione di un malato.
— Se si converte, guarirà durante l'anno.
— Vorrei chiedervi di portarci in cielo.
— Sì, Giacinta e Francesco li porterò presto. Ma tu resterai qua ancora per un po'. Gesù vuol servirsi di te per farmi conoscere e amare. Lui vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.
— Resto qui sola? — domandai afflitta.
— No, figlia. E tu soffri molto per questo? Non ti scoraggiare. Io mai ti lascerò. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà fino a Dio. — Fu nell'istante in cui disse queste ultime parole, che aprì le mani e ci comunicò per la seconda volta il riflesso di quella luce immensa. In essa noi ci vedevamo come immersi in Dio. Giacinta e Francesco pareva che stessero nella parte di quella luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra. Davanti al palmo della mano destra della Madonna c'era un cuore circondato di spine, che pareva vi stessero conficcate. Comprendemmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell'umanità, che voleva riparazione.
Ecco, eccellenza reverendissima, a che cosa ci riferivamo quando dicevamo che la Madonna ci aveva rivelato un segreto in giugno. La Madonna non ci ordinava ancora, questa volta, di mantenere il segreto. Ma sentivamo dentro che Dio a questo ci spingeva.
TERZA APPARIZIONE (terzo segreto di Fatima)
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13 luglio 1917
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Alcuni momenti dopo essere arrivati alla Cova da Iria, vicino all'elce, tra una numerosa folla di popolo, mentre dicevamo il Rosario, vedemmo il riflesso della luce familiare e, subito dopo, la Madonna sopra l'elce.
— Che cosa volete da me? — domandai.
— Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni in onore della Madonna del Rosario per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché solo Lei vi potrà aiutare.
— Vorrei chiedervi di dirci chi siete, e di fare un miracolo con il quale tutti credano che Voi ci apparite.
— Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, quello che voglio e farò un miracolo che tutti vedranno per credere.
A questo punto feci alcune richieste, che non ricordo bene quali furono. Quel che mi ricordo è che la Madonna disse che era necessario recitare il Rosario per ottenere le grazie durante l'anno. E continuò: «Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente quando fate qualche sacrificio: "O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria"». Mentre diceva queste ultime parole, aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Il riflesso parve penetrare la terra e vedemmo come un mare di fuoco, immersi in questo fuoco i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, con forma umana, che fluttuavano nell'incendio, sollevate dalle fiamme che da loro stesse uscivano insieme a nuvole di fumo, e ricadevano da tutte le parti, simili al cadere di faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzava e faceva tremare di paura. (Dev'essere stato l'impatto con questa visione che mi fece pronunciare quell'«ahi» che dicono di aver sentito da me). I demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni accesi.
Spaventati e come per invocare soccorso alzammo gli occhi verso la Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quello che io vi dirò, molte anime si salveranno e ci sarà pace. La guerra sta per finire, ma, se non smetteranno di offendere Dio, sotto il regno di Pio XI, ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per punire il mondo dei suoi crimini per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà pace; se no, diffonderà i suoi errori nel mondo promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati; il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno distrutte. Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace.In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede. Ecc. Questo non lo dite a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo.
[L'ecc. è il terzo segreto di Fatima scritto da Lucia di Fatima nel 1944:
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.]
Quando recitate il Rosario, dite dopo ogni mistero: "O mio Gesù, perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose"». Seguì un istante di silenzio e domandai:
— Non volete più nulla da me?
— No, oggi non voglio più nulla. — E, come al solito, cominciò a elevarsi verso levante fino a scomparire nell'immensa distanza del firmamento.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Alcuni momenti dopo essere arrivati alla Cova da Iria, vicino all'elce, tra una numerosa folla di popolo, mentre dicevamo il Rosario, vedemmo il riflesso della luce familiare e, subito dopo, la Madonna sopra l'elce.
— Che cosa volete da me? — domandai.
— Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni in onore della Madonna del Rosario per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché solo Lei vi potrà aiutare.
— Vorrei chiedervi di dirci chi siete, e di fare un miracolo con il quale tutti credano che Voi ci apparite.
— Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, quello che voglio e farò un miracolo che tutti vedranno per credere.
A questo punto feci alcune richieste, che non ricordo bene quali furono. Quel che mi ricordo è che la Madonna disse che era necessario recitare il Rosario per ottenere le grazie durante l'anno. E continuò: «Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente quando fate qualche sacrificio: "O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria"». Mentre diceva queste ultime parole, aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Il riflesso parve penetrare la terra e vedemmo come un mare di fuoco, immersi in questo fuoco i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, con forma umana, che fluttuavano nell'incendio, sollevate dalle fiamme che da loro stesse uscivano insieme a nuvole di fumo, e ricadevano da tutte le parti, simili al cadere di faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzava e faceva tremare di paura. (Dev'essere stato l'impatto con questa visione che mi fece pronunciare quell'«ahi» che dicono di aver sentito da me). I demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni accesi.
Spaventati e come per invocare soccorso alzammo gli occhi verso la Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quello che io vi dirò, molte anime si salveranno e ci sarà pace. La guerra sta per finire, ma, se non smetteranno di offendere Dio, sotto il regno di Pio XI, ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per punire il mondo dei suoi crimini per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà pace; se no, diffonderà i suoi errori nel mondo promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati; il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno distrutte. Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace.In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede. Ecc. Questo non lo dite a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo.
[L'ecc. è il terzo segreto di Fatima scritto da Lucia di Fatima nel 1944:
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.]
Quando recitate il Rosario, dite dopo ogni mistero: "O mio Gesù, perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose"». Seguì un istante di silenzio e domandai:
— Non volete più nulla da me?
— No, oggi non voglio più nulla. — E, come al solito, cominciò a elevarsi verso levante fino a scomparire nell'immensa distanza del firmamento.
QUARTA APPARIZIONE
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15 agosto 1917
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Andando con le pecore in compagnia di Francesco e di suo fratello Giovanni, in un luogo chiamato Valinhos e intuendo che qualche cosa di soprannaturale si stava avvicinando e ci avvolgeva, supponendo che la Madonna sarebbe venuta ad apparirci, e dispiacendomi che Giacinta restasse senza vederla, chiedemmo al suo fratello Giovanni che andasse a chiamarla. Siccome non voleva andarci, gli diedi due ventini e così partì correndo.
Nel frattempo, vidi insieme a Francesco il riflesso della luce, che noi chiamavamo lampo e, arrivata Giacinta, un istante dopo, vedemmo la Madonna sopra un'elce.
— Che cosa volete da me?
— Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni. L'ultimo mese farò il miracolo perché tutti credano.
— Che cosa volete che si faccia con i soldi che il popolo lascia alla Cova da Iria?
— Facciano due bussole (barelle): una portala tu insieme a Giacinta e ad altre due bambine vestite di bianco; l'altra che la porti Francesco con altri tre bambini. I soldi delle bussole sono per la festa della Madonna del Rosario e quello che avanza è per la costruzione di una cappella che mi faranno fare.
— Vorrei chiedervi la guarigione di alcuni malati.
— Sì, alcuni li guarirò durante l'anno. — E, assumendo un aspetto più triste — Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all'inferno perché non hanno chi si sacrifichi e preghi per loro.
E, come al solito, cominciò ad elevarsi verso levante.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Andando con le pecore in compagnia di Francesco e di suo fratello Giovanni, in un luogo chiamato Valinhos e intuendo che qualche cosa di soprannaturale si stava avvicinando e ci avvolgeva, supponendo che la Madonna sarebbe venuta ad apparirci, e dispiacendomi che Giacinta restasse senza vederla, chiedemmo al suo fratello Giovanni che andasse a chiamarla. Siccome non voleva andarci, gli diedi due ventini e così partì correndo.
Nel frattempo, vidi insieme a Francesco il riflesso della luce, che noi chiamavamo lampo e, arrivata Giacinta, un istante dopo, vedemmo la Madonna sopra un'elce.
— Che cosa volete da me?
— Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni. L'ultimo mese farò il miracolo perché tutti credano.
— Che cosa volete che si faccia con i soldi che il popolo lascia alla Cova da Iria?
— Facciano due bussole (barelle): una portala tu insieme a Giacinta e ad altre due bambine vestite di bianco; l'altra che la porti Francesco con altri tre bambini. I soldi delle bussole sono per la festa della Madonna del Rosario e quello che avanza è per la costruzione di una cappella che mi faranno fare.
— Vorrei chiedervi la guarigione di alcuni malati.
— Sì, alcuni li guarirò durante l'anno. — E, assumendo un aspetto più triste — Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all'inferno perché non hanno chi si sacrifichi e preghi per loro.
E, come al solito, cominciò ad elevarsi verso levante.
QUINTA APPARIZIONE
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13 settembre 1917
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Quando l'ora fu vicina, andai con Giacinta e Francesco, tra numerose persone, che a malapena ci lasciavano camminare. Le strade erano piene zeppe di gente perché tutti volevano vederci e parlarci. Lì non c'era rispetto umano. Numerose persone, e perfino signore e signori, riuscendo ad aprirsi un varco tra la folla che si stringeva attorno a noi, venivano a prostrarsi in ginocchio davanti a noi, chiedendo che presentassimo alla Madonna le loro necessità. Altri, non riuscendo ad arrivare vicino a noi, gridavano da lontano: Per amor di Dio chiedete alla Madonna che mi guarisca il figlio che è zoppo. Un altro: che guarisca il mio che è cieco. Un altro: il mio che è sordo. Che mi riporti mio marito, mio figlio che è in guerra; che mi converta un peccatore; che mi dia la salute, perché sono tisico, ecc. ecc.
Lì apparivano tutte le miserie della povera umanità e alcuni gridavano perfino dalla cima degli alberi e dai muretti, dove salivano al fine di vederci passare. Dicendo agli uni di sì, dando la mano agli altri per aiutarli ad alzarsi dalla polvere della terra, andavamo avanti grazie ad alcuni signori che ci aprivano un passaggio tra la folla.
Quando leggo adesso nel Nuovo Testamento certe scene così affascinanti di quando Nostro Signore passava attraverso la Palestina, mi ricordo di queste a cui ancora così piccina, Nostro Signore mi ha fatto presenziare, nei poveri sentieri e strade da Aljustrel a Fatima e alla Cova da Iria. E rendo grazie a Dio, offrendogli la fede del nostro buon popolo portoghese. E penso: «Se questa gente si umilia così davanti a tre poveri bambini, solo perché ad essi è concessa misericordiosamente la grazia di parlare con la Madre di Dio, che cosa non farebbero se vedessero davanti a sé Gesù Cristo in persona?».
Comunque tutto questo non c'entra niente qui; è stata più che altro una distrazione della penna che mi è andata dove io non volevo. Pazienza! Una cosa inutile in più; non la tolgo per non sciupare il quaderno.
Arrivammo finalmente alla Cova da Iria, vicino all'elce e cominciammo a dire il Rosario con il popolo. Poco dopo vedemmo il riflesso della luce e, subito dopo, la Madonna sull'elce.
— Continuate a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verrà anche Nostro Signore, la Madonna Addolorata e del Carmine, S. Giuseppe col Bambino Gesù per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda, portatela solo durante il giorno.
— Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: la guarigione di alcuni malati, di un sordomuto.
— Sì, alcuni li guarirò, altri no. In ottobre farò il miracolo perché tutti credano. — E cominciando a elevarsi scomparve, come al solito.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Quando l'ora fu vicina, andai con Giacinta e Francesco, tra numerose persone, che a malapena ci lasciavano camminare. Le strade erano piene zeppe di gente perché tutti volevano vederci e parlarci. Lì non c'era rispetto umano. Numerose persone, e perfino signore e signori, riuscendo ad aprirsi un varco tra la folla che si stringeva attorno a noi, venivano a prostrarsi in ginocchio davanti a noi, chiedendo che presentassimo alla Madonna le loro necessità. Altri, non riuscendo ad arrivare vicino a noi, gridavano da lontano: Per amor di Dio chiedete alla Madonna che mi guarisca il figlio che è zoppo. Un altro: che guarisca il mio che è cieco. Un altro: il mio che è sordo. Che mi riporti mio marito, mio figlio che è in guerra; che mi converta un peccatore; che mi dia la salute, perché sono tisico, ecc. ecc.
Lì apparivano tutte le miserie della povera umanità e alcuni gridavano perfino dalla cima degli alberi e dai muretti, dove salivano al fine di vederci passare. Dicendo agli uni di sì, dando la mano agli altri per aiutarli ad alzarsi dalla polvere della terra, andavamo avanti grazie ad alcuni signori che ci aprivano un passaggio tra la folla.
Quando leggo adesso nel Nuovo Testamento certe scene così affascinanti di quando Nostro Signore passava attraverso la Palestina, mi ricordo di queste a cui ancora così piccina, Nostro Signore mi ha fatto presenziare, nei poveri sentieri e strade da Aljustrel a Fatima e alla Cova da Iria. E rendo grazie a Dio, offrendogli la fede del nostro buon popolo portoghese. E penso: «Se questa gente si umilia così davanti a tre poveri bambini, solo perché ad essi è concessa misericordiosamente la grazia di parlare con la Madre di Dio, che cosa non farebbero se vedessero davanti a sé Gesù Cristo in persona?».
Comunque tutto questo non c'entra niente qui; è stata più che altro una distrazione della penna che mi è andata dove io non volevo. Pazienza! Una cosa inutile in più; non la tolgo per non sciupare il quaderno.
Arrivammo finalmente alla Cova da Iria, vicino all'elce e cominciammo a dire il Rosario con il popolo. Poco dopo vedemmo il riflesso della luce e, subito dopo, la Madonna sull'elce.
— Continuate a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verrà anche Nostro Signore, la Madonna Addolorata e del Carmine, S. Giuseppe col Bambino Gesù per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda, portatela solo durante il giorno.
— Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: la guarigione di alcuni malati, di un sordomuto.
— Sì, alcuni li guarirò, altri no. In ottobre farò il miracolo perché tutti credano. — E cominciando a elevarsi scomparve, come al solito.
SESTA APPARIZIONE
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13 ottobre 1917
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Uscimmo di casa abbastanza presto, tenendo conto dei ritardi dell'andata. Il popolo era presente in massa. La pioggia, torrenziale. Mia madre, temendo che quello fosse l'ultimo giorno della mia vita, con il cuore a pezzi per l'incertezza di quello che sarebbe successo, volle accompagnarmi. Durante il cammino, le scene del mese passato, più numerose e commoventi. Nemmeno il fango dei sentieri impediva a quella gente d'inginocchiarsi nell'atteggiamento più umile e supplichevole. Arrivati alla Cova da Iria vicino all'elce, spinta da un movimento interiore, chiesi al popolo di chiudere gli ombrelli per recitare il Rosario. Poco dopo vedemmo il riflesso della luce e subito dopo la Madonna sull'elce.
— Che cosa volete da me?
— Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore, che sono la Madonna del Rosario, che si continui sempre a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto alle loro case.
Io avevo molte cose da chiedervi: se guarivate alcuni malati, se convertivate alcuni peccatori, ecc.
— Alcuni sì, altri no. È necessario che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati. — E assumendo un aspetto più triste: — Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso.
E aprendo le mani le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, continuava il riflesso della sua luce a proiettarsi sul sole. Ecco, eccellenza reverendissima, il motivo per cui gridai di guardare verso il sole. Il mio scopo non era richiamare da quella parte l'attenzione del popolo, perché non mi rendevo nemmeno conto della sua presenza. Lo feci solo perché trasportata da un movimento interiore che a ciò mi spinse.
Scomparsa la Madonna nell'immensa distanza del firmamento, vedemmo accanto al sole san Giuseppe col Bambino e la Madonna vestita di bianco con un manto azzurro. San Giuseppe e il Bambino parevano benedire il mondo, con i gesti che facevano con la mano, in forma di croce.
Poco dopo, svanita questa apparizione, vidi Nostro Signore e la Madonna che mi dava l'impressione d'essere la Madonna Addolorata. Nostro Signore pareva benedire il mondo come aveva fatto san Giuseppe. Svanì questa apparizione e mi parve di vedere ancora la Madonna nelle vesti della Madonna del Carmine.
Scritto da Lucia di Fatima nel 1941 per ordine di sua ecc. mons. José Alves Correia da Silva, che le ordinò di scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima.
Uscimmo di casa abbastanza presto, tenendo conto dei ritardi dell'andata. Il popolo era presente in massa. La pioggia, torrenziale. Mia madre, temendo che quello fosse l'ultimo giorno della mia vita, con il cuore a pezzi per l'incertezza di quello che sarebbe successo, volle accompagnarmi. Durante il cammino, le scene del mese passato, più numerose e commoventi. Nemmeno il fango dei sentieri impediva a quella gente d'inginocchiarsi nell'atteggiamento più umile e supplichevole. Arrivati alla Cova da Iria vicino all'elce, spinta da un movimento interiore, chiesi al popolo di chiudere gli ombrelli per recitare il Rosario. Poco dopo vedemmo il riflesso della luce e subito dopo la Madonna sull'elce.
— Che cosa volete da me?
— Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore, che sono la Madonna del Rosario, che si continui sempre a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto alle loro case.
Io avevo molte cose da chiedervi: se guarivate alcuni malati, se convertivate alcuni peccatori, ecc.
— Alcuni sì, altri no. È necessario che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati. — E assumendo un aspetto più triste: — Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso.
E aprendo le mani le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, continuava il riflesso della sua luce a proiettarsi sul sole. Ecco, eccellenza reverendissima, il motivo per cui gridai di guardare verso il sole. Il mio scopo non era richiamare da quella parte l'attenzione del popolo, perché non mi rendevo nemmeno conto della sua presenza. Lo feci solo perché trasportata da un movimento interiore che a ciò mi spinse.
Scomparsa la Madonna nell'immensa distanza del firmamento, vedemmo accanto al sole san Giuseppe col Bambino e la Madonna vestita di bianco con un manto azzurro. San Giuseppe e il Bambino parevano benedire il mondo, con i gesti che facevano con la mano, in forma di croce.
Poco dopo, svanita questa apparizione, vidi Nostro Signore e la Madonna che mi dava l'impressione d'essere la Madonna Addolorata. Nostro Signore pareva benedire il mondo come aveva fatto san Giuseppe. Svanì questa apparizione e mi parve di vedere ancora la Madonna nelle vesti della Madonna del Carmine.
LA GRANDE PROMESSA
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10 dicembre 1925
Scritto da Lucia di Fatima nel 1927. Il rev. P. José Aparício da Silva visitò Lucia nella casa di noviziato a Tuy. Parlarono della devozione dei primi sabati. Egli le disse di mettere questo argomento per iscritto. Lei si sentì imbarazzata a farlo in prima persona e chiese di scriverlo in terza persona.
Il 10 dicembre 1925, le apparve la Santissima Vergine e, al suo fianco, sospeso su una nuvola luminosa, Gesù Bambino. La Santissima Vergine mise la mano sulla spalla di Lucia e, mentre lo faceva, le mostrò un Cuore circondato di spine che aveva nell'altra mano. Allo stesso tempo, Gesù Bambino disse: «Abbi compassione del Cuore della tua Santissima Madre, che è coperto di spine, che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, senza che vi sia chi faccia un atto di riparazione per toglierle».
In seguito, la Santissima Vergine disse: «Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine, che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarmi, e di' che tutti quelli che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, riceveranno la Santa Comunione, reciteranno una corona del Rosario e mi faranno quindici minuti di compagnia meditando sui quindici misteri del Rosario, con l'intenzione di offrirmi riparazione, io prometto di assisterli nell'ora della morte con tutte le grazie necessarie alla loro salvezza».
Il 15 febbraio del 1926, le apparve di nuovo Gesù Bambino. Le domandò se aveva diffuso la devozione alla sua Santissima Madre. Lei gli espose le difficoltà che il confessore aveva e gli disse che la madre superiora era pronta a diffonderla; ma che il confessore aveva detto che lei da sola non poteva fare niente. Gesù rispose: «È vero che la madre superiora, da sola, non può niente; ma, con la mia grazia, può tutto».
Fece presente la difficoltà che alcune anime avevano a confessarsi al sabato, e chiese se potesse essere valida la confessione di otto giorni. Gesù rispose: «Sì. Può essere anche di molti più giorni, basta che siano in grazia il primo sabato, quando mi ricevono; e si siano confessati con l'intenzione di offrire riparazione al Sacro Cuore di Maria».
Lei domandò: «Mio Gesù! E coloro che si dimenticassero di formare questa intenzione?». Gesù rispose: «Possono formarla in seguito in un'altra confessione seguente, approfittando della prima occasione che avranno di confessarsi».
Scritto da Lucia di Fatima nel 1930, in risposta alla domanda del rev. P. José Bernardo Gonçalves: Perché devono essere «5 sabati» e non 9 oppure 7 in onore dei dolori della Madonna?
Mentre ero in cappella con Nostro Signore, parte della notte tra il 29 e il 30 di questo mese di maggio del 1930 e parlavo a Nostro Signore delle due domande, la IV e la V, mi sentii all'improvviso posseduta più intimamente dalla divina presenza; e, se non erro, mi fu rivelato quanto segue: «Figlia mia, il motivo è semplice: sono cinque le specie di offese e bestemmie proferite contro il Cuore Immacolato di Maria:
1. Le bestemmie contro l'Immacolata Concezione.
2. Contro la sua Verginità.
3. Contro la Maternità Divina, rifiutando al tempo stesso di riceverla come Madre degli uomini.
4. Coloro che cercano d'infondere nei cuori dei bambini l'indifferenza, il disprezzo e perfino l'odio contro questa Immacolata Madre.
5. Coloro che la oltraggiano direttamente nelle sue sante immagini.
Ecco, figlia mia, il motivo per cui l'Immacolato Cuore di Maria mi ha portato a chiedere questa piccola riparazione; e, per riguardo ad essa, a muovere la mia misericordia al perdono per quelle anime che hanno avuto la disgrazia di offenderla.
Quanto a te, cerca senza posa, con le tue preghiere e sacrifici, di muovermi a misericordia verso quelle povere anime».
Scritto da Lucia di Fatima nel 1927. Il rev. P. José Aparício da Silva visitò Lucia nella casa di noviziato a Tuy. Parlarono della devozione dei primi sabati. Egli le disse di mettere questo argomento per iscritto. Lei si sentì imbarazzata a farlo in prima persona e chiese di scriverlo in terza persona.
Il 10 dicembre 1925, le apparve la Santissima Vergine e, al suo fianco, sospeso su una nuvola luminosa, Gesù Bambino. La Santissima Vergine mise la mano sulla spalla di Lucia e, mentre lo faceva, le mostrò un Cuore circondato di spine che aveva nell'altra mano. Allo stesso tempo, Gesù Bambino disse: «Abbi compassione del Cuore della tua Santissima Madre, che è coperto di spine, che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, senza che vi sia chi faccia un atto di riparazione per toglierle».
In seguito, la Santissima Vergine disse: «Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine, che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarmi, e di' che tutti quelli che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, riceveranno la Santa Comunione, reciteranno una corona del Rosario e mi faranno quindici minuti di compagnia meditando sui quindici misteri del Rosario, con l'intenzione di offrirmi riparazione, io prometto di assisterli nell'ora della morte con tutte le grazie necessarie alla loro salvezza».
Il 15 febbraio del 1926, le apparve di nuovo Gesù Bambino. Le domandò se aveva diffuso la devozione alla sua Santissima Madre. Lei gli espose le difficoltà che il confessore aveva e gli disse che la madre superiora era pronta a diffonderla; ma che il confessore aveva detto che lei da sola non poteva fare niente. Gesù rispose: «È vero che la madre superiora, da sola, non può niente; ma, con la mia grazia, può tutto».
Fece presente la difficoltà che alcune anime avevano a confessarsi al sabato, e chiese se potesse essere valida la confessione di otto giorni. Gesù rispose: «Sì. Può essere anche di molti più giorni, basta che siano in grazia il primo sabato, quando mi ricevono; e si siano confessati con l'intenzione di offrire riparazione al Sacro Cuore di Maria».
Lei domandò: «Mio Gesù! E coloro che si dimenticassero di formare questa intenzione?». Gesù rispose: «Possono formarla in seguito in un'altra confessione seguente, approfittando della prima occasione che avranno di confessarsi».
Scritto da Lucia di Fatima nel 1930, in risposta alla domanda del rev. P. José Bernardo Gonçalves: Perché devono essere «5 sabati» e non 9 oppure 7 in onore dei dolori della Madonna?
Mentre ero in cappella con Nostro Signore, parte della notte tra il 29 e il 30 di questo mese di maggio del 1930 e parlavo a Nostro Signore delle due domande, la IV e la V, mi sentii all'improvviso posseduta più intimamente dalla divina presenza; e, se non erro, mi fu rivelato quanto segue: «Figlia mia, il motivo è semplice: sono cinque le specie di offese e bestemmie proferite contro il Cuore Immacolato di Maria:
1. Le bestemmie contro l'Immacolata Concezione.
2. Contro la sua Verginità.
3. Contro la Maternità Divina, rifiutando al tempo stesso di riceverla come Madre degli uomini.
4. Coloro che cercano d'infondere nei cuori dei bambini l'indifferenza, il disprezzo e perfino l'odio contro questa Immacolata Madre.
5. Coloro che la oltraggiano direttamente nelle sue sante immagini.
Ecco, figlia mia, il motivo per cui l'Immacolato Cuore di Maria mi ha portato a chiedere questa piccola riparazione; e, per riguardo ad essa, a muovere la mia misericordia al perdono per quelle anime che hanno avuto la disgrazia di offenderla.
Quanto a te, cerca senza posa, con le tue preghiere e sacrifici, di muovermi a misericordia verso quelle povere anime».
LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA
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13 giugno 1929
Nel 1941 il rev. P. José Bernardo Gonçalves copiò a Tuy alcuni scritti di Lucia di Fatima.
Io avevo chiesto e ottenuto il permesso delle mie superiore e del confessore per fare l'ora di adorazione dalle undici a mezzanotte, tra il giovedì e il venerdì. Trovandomi una notte da sola, m'inginocchiai tra le due parti della balaustra, in mezzo alla cappella a recitare, prostrata, le preghiere dell'angelo. Sentendomi stanca, mi alzai e continuai a recitarle con le braccia in croce. L'unica luce era quella della lampada (del Santissimo). All'improvviso tutta la cappella s'illuminò di una luce soprannaturale e sopra l'altare apparve una croce di luce che arrivava fino al tetto. In una luce più chiara, si vedeva nella parte superiore della croce un volto d'uomo, col corpo fino alla vita, sul petto una colomba di luce e, inchiodato in croce, il corpo di un altro uomo. Un po' sotto la cinta, sospeso in aria, si vedeva un calice e un'ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue, che scorrevano sul volto del Crocifisso e da una ferita del petto. Scivolando sull'ostia, queste gocce cadevano dentro al calice. Sotto il braccio destro della croce c'era la Madonna (era la Madonna di Fatima col suo Cuore Immacolato, nella mano sinistra, senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme) col suo Cuore Immacolato in mano. Sotto il braccio sinistro delle grandi lettere, come se fossero di acqua cristallina, che scorrevano verso la cima dell'altare, formavano queste parole: «Grazia e Misericordia».
Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità e ricevetti lumi su questo mistero che non mi è permesso rivelare. Poi la Madonna mi disse: «È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i Vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la Giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione: sacrificati con questa intenzione e prega».
[La consacrazione è stata effettuata il 25 marzo 1984]
Nel 1941 il rev. P. José Bernardo Gonçalves copiò a Tuy alcuni scritti di Lucia di Fatima.
Io avevo chiesto e ottenuto il permesso delle mie superiore e del confessore per fare l'ora di adorazione dalle undici a mezzanotte, tra il giovedì e il venerdì. Trovandomi una notte da sola, m'inginocchiai tra le due parti della balaustra, in mezzo alla cappella a recitare, prostrata, le preghiere dell'angelo. Sentendomi stanca, mi alzai e continuai a recitarle con le braccia in croce. L'unica luce era quella della lampada (del Santissimo). All'improvviso tutta la cappella s'illuminò di una luce soprannaturale e sopra l'altare apparve una croce di luce che arrivava fino al tetto. In una luce più chiara, si vedeva nella parte superiore della croce un volto d'uomo, col corpo fino alla vita, sul petto una colomba di luce e, inchiodato in croce, il corpo di un altro uomo. Un po' sotto la cinta, sospeso in aria, si vedeva un calice e un'ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue, che scorrevano sul volto del Crocifisso e da una ferita del petto. Scivolando sull'ostia, queste gocce cadevano dentro al calice. Sotto il braccio destro della croce c'era la Madonna (era la Madonna di Fatima col suo Cuore Immacolato, nella mano sinistra, senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme) col suo Cuore Immacolato in mano. Sotto il braccio sinistro delle grandi lettere, come se fossero di acqua cristallina, che scorrevano verso la cima dell'altare, formavano queste parole: «Grazia e Misericordia».
Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità e ricevetti lumi su questo mistero che non mi è permesso rivelare. Poi la Madonna mi disse: «È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i Vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la Giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione: sacrificati con questa intenzione e prega».
[La consacrazione è stata effettuata il 25 marzo 1984]
Storia
DATE PRINCIPALI
1916 - Primavera, Estate e Autunno – Apparizioni dell’Angelo 1917 - Nei giorni 13 dei mesi di Maggio, Giugno, Luglio, Settembre e Ottobre – Apparizioni della Madonna alla Cova da Iria; il 19 Agosto ai “Valinhos”. 04-04-1919 - Muore il Veggente Francesco Marto, ad Aljustrel. 28-04-1919 - Inizio della costruzione della Cappellina delle Apparizioni. 20-02-1920 - Muore la Veggente Giacinta Marto, all’Ospedale D.Estefania di Lisbona. 13-10-1921 – E’ permessa per la prima volta la Celebrazione della S. Messa presso la Cappellina delle Apparizioni. 06-03-1922 – La Cappellina delle Apparizioni è distrutta; viene restaurata un anno dopo. 03-05-1922 -Decreto del Vescovo di Leiria che ordina di iniziare il Processo canonico sugli avvenimenti di Fatima. 13-10-1922 – Inizia la pubblicazione della “Voce di Fatima”. 26-06-1927 - Il Vescovo di Leiria presiede per la prima volta ad una cerimonia ufficiale alla Cova da Iria, dopo la benedizione delle Stazioni della Via Crucis da “Reguengo do Fetal” (11 Km). 13-05-1928 - Posa della prima pietra della Basilica. 13-10-1930 - Col Decreto "La Divina Provvidenza", il Vescovo di Leiria dichiara “degne di fede le Apparizioni ai bambini alla Cova da Iria” e autorizza il Culto alla Madonna di Fatima. 13-05-1931 - Prima Consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria, fatta da parte dell´Episcopato Portoghese secondo il Messaggio di Fatima. 12-09-1935 - Traslazione dei resti mortali di Giacinta Marto, dal cimitero di Vila Nova de Ourém a quello di Fatima. 13-05-1942 - Grande pellegrinaggio per sottolineare il 25° anniversario delle Apparizioni. 31-10-1942 - Pio XII, parlando in lingua portoghese alla radio, consacra il Mondo al Cuore Immacolato di Maria, con menzione velata alla Russia, secondo la richiesta della Madonna. 13-05-1946 - Incoronazione della statua della Madonna di Fatima, della Cappellina delle Apparizioni da parte del Cardinale Masella, Legato Pontificio. (La corona fu offerta dalle donne portoghesi come ringraziamento per aver liberato il Portogallo dalla seconda guerra mondiale). 01-05-1951 – Traslazione dei resti mortali di Giacinta Marto, dal cimitero di Fatima alla Basilica del Santuario. 13-10-1951 - Il Cardinale Tedeschini, come Legato Pontificio, chiude a Fatima l´Anno Santo (universale) e rivela che Pio XII (nell´anno 1950) vide in Vaticano il prodigio solare che si era verificato il 13 ottobre del 1917 in Fatima. 13-03-1952 - Traslazione dei resti mortali di Francesco Marto, dal cimitero di Fatima alla Basilica del Santuario. 07-07-1952 - Consacrazione dei Popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria, da parte di Papa Pio XII. 07-10-1953 - Consacrazione della Chiesa del Santuario di Fatima. 12-11-1954 - Il Papa Pio XII concede il titolo di Basilica minore alla Chiesa del Santuario. 13-05-1956 - Il Cardinale Roncalli, Patriarca di Venezia, futuro Papa Giovanni XXIII, presiede alle cerimonie del Pellegrinaggio Internazionale Anniversario. 01-01-1960 – Inizio dell’Adorazione perpetua nel Santuario di Fatima. 21-11-1964 - Alla chiusura della 3ª sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il Papa Paolo VI annuncia davanti a 2.500 Padri conciliari, di concedere la Rosa d´Oro al Santuario di Fatima. 13-05-1965 - Offerta della Rosa d’Oro da parte del Cardinale Fernando Cento, Legato Pontificio, durante il Pellegrinaggio Internazionale Anniversario. 13-05-1967 - Il Santo Padre, Paolo VI viene a Fatima nel Cinquantesimo anniversario della prima Apparizione della Madonna. Chiede la pace per il mondo e l´unità della Chiesa. 13-05-1977 - Il Pellegrinaggio del 60° anniversario della prima apparizione è stato presieduto dal Cardinale Humberto Medeiros, Arcivescovo di Boston, Legato Pontificio. 10-07-1977 - Pellegrinaggio a Fatima del Carinale Albino Luciani, Patriarca di Venezia, futuro Papa Giovanni Paolo I. 19-09-1977 - Fatima viene elevata a categoria di paese. 12/13-05-1982 - Il Santo Padre Giovanni Paolo II viene in pellegrinaggio a Fatima per ringraziare la Madonna di avergli salvato la vita l´anno precedente, nell´attentato in Piazza S. Pietro. In ginocchio consacra al Cuore Immacolato di Maria la Chiesa, gli uomini e i popoli, con menzione velata alla Russia. 25-03-1984 - In Piazza S. Pietro, nel Vaticano, davanti alla statua della Cappellina delle Apparizioni, Giovanni Paolo II consacra ancora una volta il mondo al Cuore Immacolato di Maria, in unione con tutti i Vescovi del mondo. 12/13-05-91 - Il Santo Padre, Giovanni Paolo II viene per la seconda volta come pellegrino a Fatima, nel 10° anniversario del suo attentato in Piazza S. Pietro, presiedendo il Pellegrinaggio Anniversario. 04-06-1997 - Il Parlamento portoghese eleva il paese di Fatima alla categoria di città. 13-05-2000 - Il Papa Giovanni Paolo II visita Fatima per la terza volta e proclama “Beati” Francesco e Giacinta Marto. 13-02-2005 - Morte di Suor Lucia 02-04-2005 - Morte di Giovanni Paolo II. 19-02-2006 - Traslazione del corpo di Suor Lucia dal Convento di Santa Teresa, Coimbra, alla Basilica del Santuario di Fatima. 12-10-2007 - Dedicazione della Chiesa della Santissima Trinità, del Legato Pontificio, S.E.za Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano.
INFORMAZIONI COMPLEMENTARI
La cittadina di Fatima conta attualmente circa 8.000 abitanti. In essa sono installati diversi collegi di insegnamento liceale. La capacità alberghiera è di circa 10.000 posti-letto, includendo parecchie case religiose che ricevono pellegrini e persone per giornate di ritiro. Le congregazioni maschili sono circa 15, con diversi seminari e noviziati, mentre quelle femminili sono circa 47. |
I Veggenti di Fatima
Lucia - Francesco - Giacinta
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LUCIA DE JESUS
La Principale protagonista delle Apparizioni nacque il 22 Marzo del 1907 ad Aljustrel nella parrocchia di Fatima e morì il 13 Febbraio 2005. Il 17 giugno 1921 entrò nel Collegio di Vilar (Porto) diretto dalle Religiose di S. Dorotea.Dopo venne trasferita a Tuy dove indossò l´abito religioso, col nome di Maria Lucia dell´Addolorata. Fece la Professione religiosa dei Voti temporanei il 3 ottobre 1928 e il 3 ottobre 1934 professò i voti perpetui. II giorno 25 marzo del 1948 si traferì a Coimbra dove entrò nel Carmelo di S. Teresa assumendo il nome di Suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato. Il giorno 31 Maggio del 1949 fece la Professione dei Voti solenni. Suor Lucia venne a Fatima alcune volte: il 22 Maggio 1946; il 13 Maggio 1967; nel 1981 per dirigere nel Carmelo un lavoro di pittura sulle Apparizioni di Fatima; il 13 Maggio 1982, il 13 Maggio 1991 e il 13 Maggio 2000.
Morì nel Convento di S. Teresa di Coimbra il 13 Febbraio 2005. Il 19 Febbraio 2006 il suo corpo venne traslato vicino a sua cugina, la Beata Giacinta Marto.
FRANCESCO MARTO
Nacque l´11 giugno del 1908 ad Aljustrel. Mori santamente il 4 aprile del 1919, nella casa paterna. Molto sensibile e contemplativo, orientò tutta la sua spiritualità e penitenza per "consolare il Signore".I suoi resti mortali rimasero sepolti nel cimitero parrocchiale fino al 13 marzo del 1952, data in cui furono traslati nella Basilica della Cova da Iria, nella Cappella a lato destro dell´altare maggiore.
GIACINTA MARTO
Nacque ad Aljustrel l’11 marzo 1910. Morì santamente il 20 febbraio 1920 nell´ospedale D. Estefania a Lisbona, dopo una lunga e dolorosa malattia, offrendo tutte le sue sofferenze per la conversione dei peccatori, per la pace nel mondo e per il Santo Padre.
Il 12 settembre del 1935 la sua salma fu solennemente traslata, dalla tomba di famiglia del Barone di Alvaiázere in Vila Nova de Ourém, al cimitero di Fatima, vicino ai resti mortali del suo fratellino Francesco.
Il 1 maggio del 1951 i resti mortali di Giacinta vennero deposti, in forma molto semplice, nella tomba preparata nella Basilica della Cova da Iria, nella Cappella laterale, a sinistra dell´altare maggiore.
Il processo di Beatificazione dei Veggenti di Fatima, Francesco e Giacinta Marto, dopo le prime investigazioni fatte nel 1945, iniziò nel 1952 si concluse nel 1979.
Il 15 febbraio del 1988 fu consegnata al Santo Padre Giovanni Paolo II e alla Congregazione per la Causa dei Santi, la documentazione finale che portò il Santo Padre a proclamare "Beati" i due Veggenti di Fatima Francesco Marto e Giacinta Marto il 13 Maggio 2000. L´ultimo passo sarà, come speriamo, la Canonizzazione, con la quale saranno dichiarati "Santi".
I Veggenti di Fatima
Storia dei Processi di Beatificazione di Francesco e Giacinta Marto
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I processi di Beatificazione dei Servi di Dio Francesco e Giacinta Marto ebbero inizio il 30 Aprile 1952 ma, per il succedersi dei Vescovi della Diocesi di Leiria-Fatima, per impedimenti e morte di alcuni membri del Triunale, oltre che per le modificazioni introdotte dal Concilio Vaticano II, i processi furono inoltrati alla Sacra Congregazione per la Causa dei Santi in Roma, solo il 3 Agosto 1979, quello di Francesco e il 2 Luglio dello stesso anno, quello di Giacinta. La stessa Congregazione approvò come Postulatore delle Cause dei Veggenti di Fatima, a Roma, il Rev. P. Molinari, SJ, che si dedicò allo sviluppo giuridico delle Cause. Come Postulatore “extra urbem”, fu nominato il 14 Dicembre 1979 il Rev. P. Luis Kondor, SVD.
I processi furono aperti a Roma il 20 Dicembre 1979. I lavori di traduzione dal portoghese all’italiano terminarono nel febbraio 1982.
Tuttavia, nell’aprile 1981, la Sacra Congregazione per la Causa dei Santi esaminò in un piano di norme, la possibilità della beatificazione e canonizzazione di bambini non-martiri, aprendo così prospettive favorevoli alla beatificazione dei Veggenti di Fatima, Francesco e Giacinta Marto.
Un passo importante nel processo di beatificazione fu la pubblicazione dei decreti di eroicità delle virtù dei due Veggenti, avvenuta il 13 maggio 1989.
Secondo la nuova norma introdotta per le beatificazioni e canonizzazioni diventa necessario che sia riconosciuto scientificamente un miracolo, in questo caso, ottenuto per intercessione dei Servi di Dio Francesco e Giacinta Marto.
Suor Lucia: processo di beatificazione
Decreto del Vaticano permette l’apertura immediata del processo di beatificazione
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Sua Santità il Papa Benedetto XVI ha autorizzato l’abbreviazione del termine canonico per l’inizio delle indagini per l’apertura del processo di beatificazione di Suor Lucia.
L’annuncio è stato dato nel tardo pomeriggio del 13 Febbraio 2008, giorno del 3° anniversario della morte di Suor Lucia, da Sua Em.za il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, nel Carmelo di Coimbra dove ha presieduto la S.Messa commemorativa del terzo anniversario della morte della veggente di Fatima.
Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede:
<<Benedetto XVI accogliendo benevolmente l’istanza presentata dal Vescovo di Coimbra, S.E. Rev.ma Mons. Albino Mamede Cleto, e condivisa da numerosi Vescovi e fedeli di ogni parte del mondo, ha concesso che, in deroga al quinquennio disposto dalla norma canonica (cfr. art. 9 delle Norme servandae), si possa avviare, a soli tre anni dalla morte, la fase diocesana della Causa di beatificazione della carmelitana>>.
Presidente della CEP (Conferenza Episcopale Portoghese):
La decisione del Papa è una sollecitazione alla santità
A nome della Conferenza Episcopale Portoghese, S. Ecc. Mons. Jorge Ortiga Arcivescovo di Braga, ha espresso alla Sala Stampa del Santuario di Fatima la sua soddisfazione per la delibera del Papa, che considera soprattutto “una sollecitazione e un appello” a tutti i cristiani affinché ricerchino la santità.
“Non aggiungo altro a quello che è stato detto ieri a proposito della soddisfazione per la decisione di Sua Santità, soltanto, penso che, per noi che crediamo seriamente e che sappiamo che la nostra vocazione è per la santità, che è un dono di Dio, è una grande gioia questo annuncio dell’anticipazione”, ha detto Mons. Jorge Ortiga.
“Questa decisione è una sollecitazione, è un appello per tutti noi, affinché siamo testimoni di una vita di santità, che le nostre azioni appartengano ad una vita più evangelica e di valori. Non si pensi che la santità è qualcosa di straordinario, perché non lo è, la santità è per tutti”, ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale Portoghese.
Il Vescovo di Leiria-Fatima accoglie la decisione del Papa
Sua Ecc.za Mons. Antonio Marto considera che l’anticipazione del processo di beatificazione di Suor Lucia è “riconoscimento della testimonianza di Fatima” in tutto il mondo e mostra il “riconoscimento dell’importanza della santità di cui Lucia fu testimone e memoria viva”.
Secondo il Vescovo di Leiria-Fatima, Suor Lucia fu testimone e “memoria viva della diffusione del messaggio di Fatima; fu la figura che lo visse in prima persona”.
Il Rettore del Santuario ha ricevuto la notizia con gioia
La notizia è stata ricevuta con gioia da Mons. Luciano Guerra, Rettore del Santuario di Fatima, che ha affermato: “è un’altra testimonianza della grande importanza di Suor Lucia per la Chiesa e per il mondo”. Egli ha aggiunto che questa possibilità, offerta dalla Santa Sede, che l’apertura del processo possa procedere in modo immediato “è un altro segno del fatto che ci sono già testimoni qualificati che hanno verificato presso le entità della Santa Sede a riguardo della devozione a Suor Lucia e dell’importanza di Suor Lucia nella diffusione del messaggio di Fatima”.
Il Vescovo di Coimbra procederà alla scelta del Postulatore
Un giorno dopo l’annuncio della possibilità di anticipazione del processo, Mons. Albino Cleto Vescovo di Coimbra, Diocesi alla quale spetta iniziare il processo di beatificazione della Veggente di Fatima e nella quale ella visse 57 anni fino al momento della sua morte, si dichiarava sereno nel procedere al passo successivo: la scelta del Postulatore per la causa di beatificazione.
Il 14 Febbraio, Mons. Albino Cleto, partecipando al ritiro quaresimale della Conferenza Episcopale Portoghese presso il Santuario di Fatima, si dimostrava contento della decisione del Papa e spiegava, alla Sala Stampa del Santuario, che dopo il ritiro avrebbe iniziato con il Carmelo di Coimbra il dialogo per la scelta del Postulatore.
Secondo il prelato questa decisione del Papa Benedetto XVI rivela “la stima del Santo Padre per Fatima e per il suo messaggio e, soprattutto, per l’avvenimento che qui si è manifestato, altrimenti non avrebbe risposto (positivamente) alla richiesta di anticipazione”.
Messaggio di Fatima – Preghiere
Il Messaggio di Fatima è appello e scuola di salvezza.
Ebbe il suo inizio dall´Angelo della Pace (1916), fu completato dalla Madonna (1917) e vissuto, in forma eroica, dai tre Pastorelli.
II Messaggio di Fatima, che riflette il Vangelo, sottolinea i seguenti punti:
- la conversione permanente;
- la preghiera e specialmente la recita della corona;
- il senso di responsabilità collettiva e la pratica della riparazione.
Accettare questo Messaggio porta alla Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, che e simbolo di impegno di fedeltà e di apostolato.
Le preghiere insegnate dall´Angelo e dalla Madonna aiutano a vivere iI Messaggio, che, come ha detto Giovanni Paolo II, e conversione e vita nella grazia di Dio (Fatima, 1982).
Preghiere del´ Angelo
«Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano».
«Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divi¬nità di nostro Signore Gesu Cristo, presente in tutti i Tabernacoli dei mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso ê offeso. E per i meriti infiniti dei Suo Cuore Santissimo e dei Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori».
Preghiere della Madona
Suor Lucia nella 4ª Memoria scrive, come la Madonna il 13 luglío dei 1917 abbia raccomandato:
«Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente ogni volta che fate qualche sacrificio: o Gesu, è per Vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria!»
Nella stessa apparizione la Madonna disse:
«Quando recitate la corona dei rosario, dite dopo ogni decina: Gesu mio, perdona le nostre colpe, preservaci dai fuoco dell´inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le piu bisognose della Tua misericordia»
CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLA TO DI MARIA
Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ai Tuo Cuore Immacolato noi ci consacriamo, in atto di totale abbandono ai Signore.
Da Te saremo condotti a Cristo. Da Lui e con Lui saremo condotti ai Padre.
Cammineremo alla luce della fede e tutto faremo perché il mondo creda che Gesu Cristo è l´lnviato dal Padre.
Con Lui noi vogliamo portare l´Amore e la Salvezza fino ai confini del mondo.
Sotto la protezione dei Tuo Cuore Immacolato, saremo un solo Popolo con Cristo. Saremo testimoni della Sua risurrezione. Da Lui saremo condotti al Padre, a gloria della Santissima Trinità, che adoriamo, lodiamo e benediciamo. Amen.
Comunione Riparatrice nei Primi Sabati
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La Madonna a Fatima nell’apparizione del 13 Luglio annunciò: “Per impedire la guerra verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei Primi Sabati”.
Quest’ultima devozione venne a chiederla apparendo a Suor Lucia il 10-12-1925, a Pontevedra in Spagna. Disse: “Guarda, figlia mia, il mio cuore coronato di spine che gli uomini ingrati in ogni momento mi conficcano con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarmi e dì che prometto di assistere nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza, tutti coloro che il Primo Sabato, per cinque mesi consecutivi, si confesseranno, riceveranno la Santa Comunione, pregheranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando sui 15 Misteri del Rosario con l’intenzione di darmi sollievo”. Nostra Signora mostrò il suo Cuore coronato di spine, che rappresentano i nostri peccati. Chiese che facessimo atti di riparazione per levarglieLe, con la devozione riparatrice dei cinque Primi Sabati. Come ricompensa ci promette “tutte le grazie necessarie alla salvezza”. Gesù nei due anni che seguirono, il 15 Febbraio del 1926 e il 17 Dicembre del 1927 insiste affinché si diffonda questa devozione. Lucia scrisse: “Dalla pratica della devozione dei Primi Sabati, unita alla consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, dipende la guerra o la pace nel mondo”.
Perché cinque?
I Primi Sabati sono cinque perché, secondo quanto rivelò Gesù, sarebbero “cinque i tipi di offese e bestemmie proferite contro il Cuore Immacolato di Maria. 1.– Le bestemmie contro l’Immacolata Concezione; 2. – Contro la sua Verginità; 3. – Contro la Maternità Divina, rifiutando allo stesso tempo di riceverLa come Madre degli uomini; 4 – Coloro che cercano di inculcare nei cuori dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio contro questa Madre Immacolata; 5 – Coloro che La oltraggiano direttamente nelle sue immagini sacre”.
Condizioni
Le condizioni per acquistare il privilegio dei Primi Sabati sono quattro: 1. La Confessione. Per ciascun Primo Sabato è necessaria la confessione con intenzione riparatrice. Si può fare in qualsiasi giorno, prima o dopo il Primo Sabato, purché si riceva la Comunione in stato di grazia. La veggente chiese: “Mio Gesù, e le persone che si dimenticassero di formulare questa intenzione (riparatrice)? Gesù rispose – Possono formularla nella confessione seguente, approfittando della prima occasione che avranno per confessarsi”. Le altre tre condizioni devono compiersi nello stesso Primo Sabato, a meno che qualche sacerdote, per validi motivi, conceda che si possano svolgere nella domenica seguente. 2. La Comunione Riparatrice. 3. Il Rosario. 4. La meditazione, durante 15 minuti, di un solo mistero, di alcuni o di tutti. Vale anche la meditazione o spiegazione di 3 minuti prima di ciascuno dei 5 misteri del Rosario che si sta pregando. In tutte queste quattro pratiche si deve avere l’intenzione di dare sollievo al Cuore Immacolato di Maria. La devozione dei Primi Cinque Sabati fu approvata dal Vescovo di Leiria il 13-9-1939 a Fatima.
Il Santuario di Fatima, attraverso il servizio di Studi e Diffusione (SESDI), sta procedendo a un aggiornamento, il piú completo possibile, delle manifestazioni di culto alla Madonna di Fatima e delle Istituzioni che, in tutto il mondo, vivono il suo messaggio. A partire da diverse fonti, si raccolgono tutti gli elementi che possono essere localizzati nello spazio e nel tempo, si elaborano schede individuali e si custodiscono i documenti in raccoglitori e casellari raccolti in ordine per continente, nazione, diocesi, parrocchie, localitá e nello stesso tempo si informatizzano questi stessi dati. Codifichiamo i riferimenti in 16 capitoli che indichiamo in ordine alfabetico: Altari, Associazioni, Attivitá diverse, Chiese e Cappelle, Comunicazione sociale, Diocesi, Immagini, Movimenti, Parrocchie, Pastorale (istituzioni), Salute ( istituzioni) Santuari, Scuole (istituzioni), Solidarietá Sociale (istituzioni), toponimia,(nomi di localitá,quartieri, piazze, larghi, corsi, viali, vie, traverse,ecc., relazionati con Fatima), Vita Consacrata (Istituti). Sino all’11 Marzo del 2004, si sono giá riempite 6306 schede cosí distribuite: Africa 411, Asia 321, America 1995, Europa 3533, Oceania 46. Questi numeri sopra citati sono del tutto incompleti, infatti basterebbe pensare che, in tutto il mondo, ci saranno migliaia di statue della Madonna di Fatima; per esempio, negli Stati Uniti d´America, nel Dicembre del 1953, si contavano piú di 2000 statue scolpite dallo scultore José Ferreira Thedim. Per questo, cortesemente chiediamo ai lettori di questa revista di inviarci tutte le informazioni possibili riguardanti Istituzioni e manifestazioni di Culto della Madonna di Fatima nel mondo, presso: Servizio di Studi e Diffusione (SESDI) - Serviço de Estudos e Difusão (SESDI) - Santuário de Fátima-2496-908 Fátima (Portogallo); Fax: 249539600; e-mail (posta elettronica): sesdi@santuario-fatima.pt P.Luciano Cristino (Direttore del SESDI )
P. Fernando Leite, sj |
Apparizioni di Fatima
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Il 13 maggio del 1917 tre bambini pascolavano un piccolo gregge nella Cova da Iria, frazione di Fatima, comune di Villa Nova de Ourém, oggi Diocesi di Leiria-Fatima. Si chiamavano Lucia de Jesus, di 10 anni e i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, di 9 e 7 anni. Verso mezzogiorno, dopo aver recitato il rosario come facevano abitualmente, si intrattennero a costruire una piccola casa con pietre raccolte sul luogo, dove oggi sorge la Basilica. All´ improvviso videro una grande luce; pensando che si trattasse di un lampo decisero di andarsene, ma sopraggiunse un altro lampo che illuminó il luogo e videro sopra un piccolo elce (dove ora si trova la Cappellina delle Apparizioni) una "Signora più splendente del sole" dalle cui mani pendeva un rosario bianco. La Signora disse ai tre Pastorelli che era necessario pregare molto e li invitò a tornare alla Cova da Iria per cinque mesi consecutivi, il giorno 13 e a quella stessa ora. I bambini così fecero e nei giorni 13 di giugno, luglio, settembre e ottobre la Signora tornò ad apparire e a parlare con loro alla Cova da Iria. Il 19 agosto l´apparizione ebbe luogo nella località "dos Valinhos" a circa 500 metri da Aljustrel, perché il giorno 13 i bambini furono sequestrati dal sindaco e portati a Villa Nova de Ourém. Nell´ ultima apparizione, il 13 ottobre, alla presenza di circa 70.000 persone, la Signora disse che era "La Madonna del Rosario" e chiese che venisse costruita in quel luogo una Cappella in suo onore. Dopo l´apparizione, tutti i presenti furono testimoni del miracolo promesso ai tre bambini nei mesi di luglio e di settembre: il sole, simile ad un disco d´argento, poteva essere fissato senza difficoltà, girava su se stesso come una ruota di fuoco e sembrava che volesse precipitare sulla terra. Più tardi, quando Lucia era già Religiosa di S. Dorotea, la Madonna le apparve nuovamente, in Spagna (il 10 dicembre 1925 e il 15 febbraio 1926, nel Convento di Pontevedra e ancora nella notte tra il 13 e il 14 giugno del 1929 nel Convento di Tuy) chiedendo la devozione dei primi cinque sabati del mese (recitare il rosario meditandone i misteri, confessarsi e ricevere la S. Comunione, in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria) e la consacrazione della Russia allo Suo Cuore Imamacolato. Questa richiesta la Madonna l’aveva già annunciata il 13 luglio 1917. Alcuni anni più tardi, Lucia rivelò ancora che, tra i mesi di aprile e di ottobre del 1916, apparve ai tre Veggenti un Angelo per tre volte: due volte alla "Loca do Cabeço" e una volta al pozzo nell´orto della casa di Lucia. In queste Apparizioni l´Angelo li aveva invitati alla preghiera e alla penitenza. Dal 1917 non hanno mai cessato di andare alla Cova da Iria migliaia e migliaia di pellegrini di tutto il mondo; inizialmente soprattutto nei giorni 13 di ogni mese, in seguito durante i periodi di ferie estivi e invernali e adessosempre di più nei fine settimana e nei giorni feriali, per un totale annuale di circa quattro milioni di pellegrini. |
Il Vero Terzo Segreto
La Perdita della Fede
Terzo segreto di Fatima
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Fonte: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000626_message-fatima_it.htmlCONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
IL MESSAGGIO
DI FATIMA
PRESENTAZIONE
Nel passaggio dal secondo al terzo millennio il Papa Giovanni Paolo II ha deciso di rendere pubblico il testo della terza parte del « segreto di Fatima ».
Dopo gli eventi drammatici e crudeli del secolo XX°, uno dei più cruciali della storia dell'uomo, culminato con l'attentato cruento al « dolce Cristo in terra », si apre dunque un velo su di una realtà che fa storia e che la interpreta in profondità, secondo una dimensione spirituale a cui la mentalità odierna, spesso venata di razionalismo, è refrattaria.
Apparizioni e segni soprannaturali punteggiano la storia, entrano nel vivo delle vicende umane e accompagnano il cammino del mondo, sorprendendo credenti e non credenti. Queste manifestazioni, che non possono contraddire il contenuto della fede, devono convergere verso l'oggetto centrale dell'annuncio di Cristo: l'amore del Padre che suscita negli uomini la conversione e dona la grazia per abbandonarsi a Lui con devozione filiale. Tale è anche il messaggio di Fatima che, con l'accorato appello alla conversione e alla penitenza, sospinge in realtà al cuore del Vangelo.
Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne. La prima e la seconda parte del « segreto » — che vengono pubblicate nell'ordine per completezza di documentazione — riguardano anzitutto la spaventosa visione dell'inferno, la devozione al Cuore Immacolato di Maria, la seconda guerra mondiale, e poi la previsione dei danni immani che la Russia, nella sua defezione dalla fede cristiana e nell'adesione al totalitarismo comunista, avrebbe recato all'umanità.
Nessuno nel 1917 avrebbe potuto immaginare tutto questo: i tre pastorinhos di Fatima vedono, ascoltano, memorizzano, e Lucia, la testimone sopravvissuta, nel momento in cui riceve il comando del Vescovo di Leiria e il permesso di Nostra Signora, mette per iscritto.
Per quanto riguarda la descrizione delle prime due parti del « segreto », peraltro già pubblicato e perciò conosciuto, è stato scelto il testo scritto da Suor Lucia nella terza memoria del 31 agosto 1941; nella quarta memoria dell'8 dicembre 1941 vi aggiunge poi qualche annotazione.
La terza parte del « segreto » fu scritta « per ordine di Sua Eccellenza il Vescovo di Leiria e della Santissima Madre... » il 3 gennaio 1944.
Esiste un solo manoscritto, che viene qui riprodotto fotostaticamente. La busta sigillata fu custodita dapprima dal Vescovo di Leiria. Per meglio tutelare il « segreto », la busta fu consegnata il 4 aprile 1957 all'Archivio Segreto del Sant'Uffizio. Suor Lucia fu avvertita di ciò dal Vescovo di Leiria.
Secondo appunti d'Archivio, d'accordo con l'Em.mo Card. Alfredo Ottaviani, il 17 agosto 1959 il Commissario del Sant'Uffizio, Padre Pierre Paul Philippe, O.P., portò a Giovanni XXIII la busta contenente la terza parte del « segreto di Fatima ». Sua Santità « dopo talune esitazioni » disse: «Aspettiamo. Pregherò. Le farò sapere ciò che ho deciso ».(1)
In realtà Papa Giovanni XXIII decise di rinviare la busta sigillata al Sant'Uffizio e di non rivelare la terza parte del « segreto ».
Paolo VI lesse il contenuto con il Sostituto Sua Ecc.za Mons. Angelo Dell'Acqua, il 27 marzo 1965, e rinviò la busta all'Archivio del Sant'Uffizio, con la decisione di non pubblicare il testo.
Giovanni Paolo II, da parte sua, ha richiesto la busta contenente la terza parte del « segreto » dopo l'attentato del 13 maggio 1981. Sua Eminenza il Card. Franjo Seper, Prefetto della Congregazione, consegnò a Sua Ecc.za Mons. Eduardo Martinez Somalo, Sostituto della Segreteria di Stato, il 18 luglio 1981, due buste: – una bianca, con il testo originale di Suor Lucia in lingua portoghese; – un'altra color arancione, con la traduzione del « segreto » in lingua italiana. L'11 agosto seguente Mons. Martinez ha restituito le due buste all'Archivio del Sant'Uffizio.(2)
Come è noto Papa Giovanni Paolo II pensò subito alla consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria e compose egli stesso una preghiera per quello che definì « Atto di affidamento » da celebrarsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981, solennità di Pentecoste, giorno scelto per ricordare il 1600° anniversario del primo Concilio Costantinopolitano, e il 1550° anniversario del Concilio di Efeso. Essendo il Papa forzatamente assente venne trasmessa la sua allocuzione registrata. Riportiamo il testo che si riferisce esattamente all'atto di affidamento:
« O Madre degli uomini e dei popoli, Tu conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre che scuotono il mondo, accogli il nostro grido rivolto nello Spirito Santo direttamente al Tuo cuore ed abbraccia con l'amore della Madre e della Serva del Signore coloro che questo abbraccio più aspettano, e insieme coloro il cui affidamento Tu pure attendi in modo particolare. Prendi sotto la Tua protezione materna l'intera famiglia umana che, con affettuoso trasporto, a Te, o Madre, noi affidiamo. S'avvicini per tutti il tempo della pace e della libertà, il tempo della verità, della giustizia e della speranza ».(3)
Ma il Santo Padre, per rispondere più pienamente alle domande di « Nostra Signora » volle esplicitare durante l'Anno Santo della Redenzione l'atto di affidamento del 7 giugno 1981, ripetuto a Fatima il 13 maggio 1982. Nel ricordo del Fiat pronunciato da Maria al momento dell'Annunciazione, il 25 marzo 1984 in piazza San Pietro, in unione spirituale con tutti i Vescovi del mondo, precedentemente « convocati », il Papa affida al Cuore Immacolato di Maria gli uomini e i popoli, con accenti che rievocano le accorate parole pronunciate nel 1981:
« E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, Tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al Tuo Cuore: abbraccia con amore di Madre e di Serva del Signore, questo nostro mondo umano, che Ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.
In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.
“Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! »
Poi il Papa continua con maggiore forza e concretezza di riferimenti, quasi commentando il Messaggio di Fatima nei suoi tristi avveramenti:
« Ecco, trovandoci davanti a Te, Madre di Cristo, dinanzi al Tuo Cuore Immacolato, desideriamo, insieme con tutta la Chiesa, unirci alla consacrazione che, per amore nostro, il Figlio Tuo ha fatto di se stesso al Padre: “Per loro — egli ha detto — io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità” (Gv 17, 19). Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo Cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.
La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell'uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.
Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, in unione con Cristo stesso! L'opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.
Lo manifesta il presente Anno della Redenzione: il Giubileo straordinario di tutta la Chiesa.
Sii benedetta, in questo Anno Santo, sopra ogni creatura Tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla Divina chiamata!
Sii salutata Tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del Tuo Figlio!
Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Illumina specialmente i popoli di cui Tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento. Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l'intera famiglia umana del mondo contemporaneo.
AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, Ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel Tuo Cuore materno.
Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d'oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro!
Dalla fame e dalla guerra, liberaci!
Dalla guerra nucleare, da un'autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!
Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai suoi albori, liberaci!
Dall'odio e dall'avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!
Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!
Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!
Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci!
Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci!
Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!
Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!
Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell'uomo e il “peccato del mondo”, il peccato in ogni sua manifestazione.
Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l'infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell'Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza! ».(4)
Suor Lucia confermò personalmente che tale atto solenne e universale di consacrazione corrispondeva a quanto voleva Nostra Signora (« Sim, està feita, tal como Nossa Senhora a pediu, desde o dia 25 de Março de 1984 »: « Sì, è stata fatta, così come Nostra Signora l'aveva chiesto, il 25 marzo 1984 »: lettera dell'8 novembre 1989). Ogni discussione perciò ed ogni ulteriore petizione sono senza fondamento.
Nella documentazione che viene offerta si aggiungono ai manoscritti di Suor Lucia quattro altri testi: 1) la lettera del Santo Padre a Suor Lucia in data 19 aprile 2000; 2) una descrizione del colloquio avuto con Suor Lucia in data 27 aprile 2000; 3) la comunicazione letta per incarico del Santo Padre, a Fatima il 13 maggio c.a. da Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato; 4) il commento teologico di Sua Eminenza il Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Un'indicazione per l'interpretazione della terza parte del « segreto » era già stata offerta da Suor Lucia in una lettera al Santo Padre del 12 maggio 1982. In essa dice:
« La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no [la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917).
La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, ecc.”.
Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, ecc.
E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».(5)
La decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere pubblica la terza parte del « segreto » di Fatima chiude un tratto di storia, segnata da tragiche volontà umane di potenza e di iniquità, ma permeata dall'amore misericordioso di Dio e dalla premurosa vigilanza della Madre di Gesù e della Chiesa.
Azione di Dio, Signore della storia, e corresponsabilità dell'uomo, nella sua drammatica e feconda libertà, sono i due perni sui quali si costruisce la storia dell'umanità.
La Madonna apparsa a Fatima ci richiama a questi valori dimenticati, a questo avvenire dell'uomo in Dio, di cui siamo parte attiva e responsabile.
Tarcisio Bertone, SDB
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede
IL « SEGRETO » DI FATIMA
PRIMA E SECONDA PARTE DEL « SEGRETO »
NELLA REDAZIONE FATTANE DA SUOR LUCIA NELLA « TERZA MEMORIA » DEL 31 AGOSTO 1941, DESTINATA AL VESCOVO DI LEIRIA-FATIMA
(testo originale)
(traduzione) (6)
Dovrò, perciò parlare un po' del segreto e rispondere al primo punto interrogativo.
Cos'è il segreto. Mi pare di poterlo dire, perché dal Cielo ne ho già il permesso. I rappresentanti di Dio in terra mi hanno pure autorizzata, varie volte in varie lettere, una delle quali credo sia conservata dall'Ecc. V. Rev.ma, quella del P. Giuseppe Bernardo Gonçalves, nella quale mi ordina di scrivere al Santo Padre. Uno dei punti che mi indica, è la rivelazione del segreto. Qualcosa ho detto, ma per non allungare troppo quello scritto, che doveva essere breve, mi limitai all'indispensabile lasciando a Dio l'opportunità d'un momento più favorevole.
Ho già esposto nel secondo scritto, il dubbio che mi tormentò dal 13 giugno al 13 luglio, e che in quest'apparizione svanì.
Bene. Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare.
La prima dunque, fu la visione dell'inferno.
La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore.
In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:
— Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.(7)
TERZA PARTE DEL « SEGRETO »
(testo originale)
(traduzione) (8)
« J.M.J.
La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.
Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
Tuy-3-1-1944 ».
INTERPRETAZIONE DEL « SEGRETO »
LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A SUOR LUCIA
(testo originale)
(Traduzione)
Reverenda Suor
Maria Lucia
Convento di Coimbra
Nel tripudio delle feste pasquali Le porgo l'augurio di Gesù Risorto ai discepoli: « La pace sia con te!».
Sarò lieto di poterLa incontrare nell'atteso giorno della beatificazione di Francesco e Giacinta che, a Dio piacendo proclamerò il 13 maggio p.v.
Siccome però in quel giorno non ci sarà il tempo per un colloquio, ma solo per un breve saluto, ho incaricato appositamente di venire a parlare con Lei Sua Eccellenza Monsignor Tarcisio Bertone, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. È la Congregazione che collabora più strettamente col Papa per la difesa della vera fede cattolica, e che ha conservato, come Lei sa, dal 1957, la Sua lettera manoscritta contenente la terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria, Fatima.
Monsignor Bertone, accompagnato dal Vescovo di Leiria, Sua Eccellenza Monsignor Serafim de Sousa Ferreira e Silva, viene a mio nome per fare qualche domanda sull'interpretazione della « terza parte del segreto ».
Reverenda Suor Maria Lucia, parli pure apertamente e sinceramente a Monsignor Bertone, che riferirà direttamente a me le Sue risposte.
Prego ardentemente la Madre del Risorto per Lei, per la Comunità di Coimbra e per tutta la Chiesa. Maria, Madre dell'Umanità pellegrina, ci tenga sempre stretti a Gesù, Suo Figlio diletto e nostro Fratello, Signore della vita e della gloria.
Con una speciale benedizione apostolica.
GIOVANNI PAOLO II.
Vaticano, 19 aprile 2000.
COLLOQUIO AVUTO
CON SUOR MARIA LUCIA DE JESUS
E DO CORAÇÃO IMACULADO
L'appuntamento di Suor Lucia con Sua Ecc.za Mons. Tarcisio Bertone, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, incaricato dal Santo Padre, e Sua Ecc.za Mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva, Vescovo di Leiria-Fatima, è avvenuto giovedì 27 aprile u.s., nel Carmelo di Santa Teresa di Coimbra.
Suor Lucia era lucida e serena; era molto contenta dell'andata a Fatima del Santo Padre per la Beatificazione di Francesco e Giacinta, da lei tanto attesa.
Il Vescovo di Leiria-Fatima lesse la lettera autografa del Santo Padre che spiegava i motivi della visita. Suor Lucia se ne sentì onorata e la rilesse personalmente contemplandola nelle proprie mani. Si disse disposta a rispondere francamente a tutte le domande.
A questo punto Sua Ecc.za Mons. Tarcisio Bertone le presenta le due buste: quella esterna e quella con dentro la lettera contenente la terza parte del « segreto » di Fatima ed essa dice subito, toccandola con le dita: « è la mia carta », e poi leggendola: « è la mia scrittura ».
Con l'aiuto del Vescovo di Leiria-Fatima, viene letto e interpretato il testo originale, che è in lingua portoghese. Suor Lucia condivide l'interpretazione secondo cui la terza parte del « segreto » consiste in una visione profetica, paragonabile a quelle della storia sacra. Essa ribadisce la sua convinzione che la visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta del comunismo ateo contro la Chiesa e i cristiani, e descrive l'immane sofferenza delle vittime della fede nel XX° secolo.
Alla domanda: « Il personaggio principale della visione è il Papa? », Suor Lucia risponde subito di sì e ricorda che i tre pastorelli erano molto addolorati della sofferenza del Papa e Giacinta ripeteva: « Coitadinho do Santo Padre, tenho muita pena dos pecadores! » (« Poverino il Santo Padre, ho molta pena per i peccatori! »). Suor Lucia continua: « Noi non sapevamo il nome del Papa, la Signora non ci ha detto il nome del Papa, non sapevamo se era Benedetto XV o Pio XII o Paolo VI o Giovanni Paolo II, però era il Papa che soffriva e faceva soffrire anche noi ».
Quanto al passo concernente il Vescovo vestito di bianco, cioè il Santo Padre — come subito percepirono i pastorelli durante la « visione » — che è colpito a morte e cade per terra, Suor Lucia condivide pienamente l'affermazione del Papa: « fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte » (Giovanni Paolo II, Meditazione dal Policlinico Gemelli ai Vescovi Italiani, 13 maggio 1994).
Poiché Suor Lucia, prima di consegnare all'allora Vescovo di Leiria-Fatima la busta sigillata contenente la terza parte del « segreto », aveva scritto sulla busta esterna che poteva essere aperta solo dopo il 1960, o dal Patriarca di Lisbona o dal Vescovo di Leiria, Sua Ecc.za Mons. Bertone le domanda: « perché la scadenza del 1960? È stata la Madonna ad indicare quella data? ». Suor Lucia risponde: « Non è stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960 perché secondo la mia intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito, si sarebbe capito solo dopo. Ora si può capire meglio. Io ho scritto ciò che ho visto, non spetta a me l'interpretazione, ma al Papa ».
Infine viene menzionato il manoscritto non pubblicato che Suor Lucia ha preparato come risposta a tante lettere di devoti della Madonna e di pellegrini. L'opera reca il titolo « Os apelos da Mensagen de Fatima » e raccoglie pensieri e riflessioni che esprimono i suoi sentimenti e la sua limpida e semplice spiritualità, in chiave catechistica e parenetica. Le è stato chiesto se era contenta che fosse pubblicato, ed ha risposto: « Se il Santo Padre è d'accordo, io sono contenta, altrimenti obbedisco a ciò che decide il Santo Padre ». Suor Lucia desidera sottoporre il testo all'approvazione dell'Autorità ecclesiastica, e nutre la speranza di contribuire con il suo scritto a guidare gli uomini e le donne di buona volontà nel cammino che conduce a Dio, termine ultimo di ogni umana attesa.
Il colloquio si conclude con uno scambio di rosari: a Suor Lucia viene consegnato quello donato dal Santo Padre, ed ella, a sua volta, consegna alcuni rosari da lei personalmente confezionati.
La benedizione impartita a nome del Santo Padre chiude l'incontro.
COMUNICAZIONE DI SUA EMINENZA IL CARD. ANGELO SODANO
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ
Al termine della solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Giovanni Paolo II a Fatima, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, ha pronunciato in portoghese le parole che qui riportiamo nella traduzione italiana.
Fratelli e sorelle nel Signore!
Al termine di questa solenne celebrazione, sento il dovere di porgere al nostro amato Santo Padre Giovanni Paolo II gli auguri più cordiali di tutti i presenti per il Suo prossimo 80° compleanno, ringraziandolo per il Suo prezioso ministero pastorale per il bene di tutta la Santa Chiesa di Dio, formuliamo i voti più cordiali di tutta la Chiesa.
Nella solenne circostanza della Sua venuta a Fatima, il Sommo Pontefice mi ha incaricato di darvi un annuncio. Come è noto, scopo della Sua venuta a Fatima è stata la beatificazione dei due pastorinhos. Egli tuttavia vuole attribuire a questo Suo pellegrinaggio anche il valore di un rinnovato gesto di gratitudine verso la Madonna per la protezione a Lui accordata durante questi anni di pontificato. È una protezione che sembra toccare anche la cosiddetta terza parte del « segreto » di Fatima.
Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico.
La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l'immane sofferenza dei testimoni della fede dell'ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo.
Secondo l'interpretazione dei pastorinhos, interpretazione confermata anche recentemente da Suor Lucia, il « Vescovo vestito di bianco » che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch'Egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.
Dopo l'attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata « una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola », permettendo al « Papa agonizzante » di fermarsi «sulla soglia della morte » (Giovanni Paolo II, Meditazione con i Vescovi italiani dal Policlinico Gemelli, in: Insegnamenti, vol. XVII1, 1994, p. 1061). In occasione di un passaggio da Roma dell'allora Vescovo di Leiria-Fatima, il Papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l'attentato, perché fosse custodita nel Santuario. Per iniziativa del Vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima.
I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell'Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l'ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del « segreto » di Fatima sembrano ormai appartenere al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all'inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità. « La Signora del messaggio sembra leggere con una singolare perspicacia i segni dei tempi, i segni del nostro tempo... L'insistente invito di Maria Santissima alla penitenza non è che la manifestazione della sua sollecitudine materna per le sorti della famiglia umana, bisognosa di conversione e di perdono » (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato 1997, n. 1, in: Insegnamenti, vol. XIX2, 1996, p. 561).
Per consentire ai fedeli di meglio recepire il messaggio della Vergine di Fatima, il Papa ha affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede il compito di rendere pubblica la terza parte del « segreto », dopo averne preparato un opportuno commento.
Fratelli e sorelle, ringraziamo la Madonna di Fatima della sua protezione. Alla sua materna intercessione affidiamo la Chiesa del Terzo Millennio.
Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix! Intercede pro Ecclesia. Intercede pro Papa nostro Ioanne Paulo II. Amen.
Fatima, 13 maggio 2000.
COMMENTO TEOLOGICO
Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo « segreto » di Fatima, che dopo lungo tempo per disposizione del Santo Padre viene qui pubblicato nella sua interezza, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato. Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione. È questo ciò che la Madre del Signore voleva comunicare alla cristianità, all'umanità in un tempo di grandi problemi e angustie? Ci è di aiuto all'inizio del nuovo millennio? Ovvero sono forse solamente proiezioni del mondo interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma allo stesso tempo sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo? Come dobbiamo intendere la visione, che cosa pensarne?
Rivelazione pubblica e rivelazioni private – il loro luogo teologico
Prima di intraprendere un tentativo di interpretazione, le cui linee essenziali si possono trovare nella comunicazione che il Cardinale Sodano ha pronunciato il 13 maggio di quest'anno alla fine della celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre a Fatima, sono necessarie alcune chiarificazioni di fondo circa il modo in cui, secondo la dottrina della Chiesa, devono essere compresi all'interno della vita di fede fenomeni come quello di Fatima. L'insegnamento della Chiesa distingue fra la « rivelazione pubblica » e le « rivelazioni private ». Fra le due realtà vi è una differenza non solo di grado ma di essenza. Il termine « rivelazione pubblica » designa l'azione rivelativa di Dio destinata a tutta quanta l'umanità, che ha trovato la sua espressione letteraria nelle due parti della Bibbia: l'Antico ed il Nuovo Testamento. Si chiama « rivelazione », perché in essa Dio si è dato a conoscere progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo. Non si tratta quindi di comunicazioni intellettuali, ma di un processo vitale, nel quale Dio si avvicina all'uomo; in questo processo poi naturalmente si manifestano anche contenuti che interessano l'intelletto e la comprensione del mistero di Dio. Il processo riguarda l'uomo tutto intero e così anche la ragione, ma non solo essa. Poiché Dio è uno solo, anche la storia, che egli vive con l'umanità, è unica, vale per tutti i tempi ed ha trovato il suo compimento con la vita, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo. In Cristo Dio ha detto tutto, cioè se stesso, e pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che ha trovato espressione nel Nuovo Testamento. Il Catechismo della Chiesa Cattolica cita, per spiegare questa definitività e completezza della rivelazione, un testo di San Giovanni della Croce: « Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio... Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità » (CCC 65, S. Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, II, 22).
Il fatto che l'unica rivelazione di Dio rivolta a tutti i popoli è conclusa con Cristo e con la testimonianza a lui resa nei libri del Nuovo Testamento vincola la Chiesa all'evento unico della storia sacra e alla parola della Bibbia, che garantisce e interpreta questo evento, ma non significa che la Chiesa ora potrebbe guardare solo al passato e sarebbe così condannata ad una sterile ripetizione. Il CCC dice al riguardo: « ... anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli » (n. 66). I due aspetti del vincolo con l'unicità dell'evento e del progresso nella sua comprensione sono molto bene illustrati nei discorsi d'addio del Signore, quando egli congedandosi dice ai discepoli: « Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé... Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà » (Gv 16, 12-14). Da una parte, lo Spirito fa da guida e così dischiude una conoscenza, per portare il peso della quale prima mancava il presupposto — è questa l'ampiezza e la profondità mai conclusa della fede cristiana. Dall'altra parte, questo guidare è un « prendere » dal tesoro di Gesù Cristo stesso, la cui profondità inesauribile si manifesta in questa conduzione ad opera dello Spirito. Il Catechismo cita al riguardo una profonda parola di Papa Gregorio Magno: « Le parole divine crescono insieme con chi le legge » (CCC 94, S. Gregorio, in Ez 1, 7, 8). Il Concilio Vaticano II indica tre vie essenziali, in cui si realizza la guida dello Spirito Santo nella Chiesa e quindi la « crescita della Parola »: essa si compie per mezzo della meditazione e dello studio dei fedeli, per mezzo della profonda intelligenza, che deriva dall'esperienza spirituale e per mezzo della predicazione di coloro « i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità » (Dei Verbum, 8).
In questo contesto diviene ora possibile intendere correttamente il concetto di « rivelazione privata », che si riferisce a tutte le visioni e rivelazioni che si verificano dopo la conclusione del Nuovo Testamento; quindi è la categoria, all'intemo della quale dobbiamo collocare il messaggio di Fatima. Ascoltiamo ancora al riguardo innanzitutto il CCC: « Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa... Il loro ruolo non è quello... di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica » (n. 67). Vengono chiarite due cose:
1. L'autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa Dio stesso parla a noi. La fede in Dio e nella sua Parola si distingue da ogni altra fede, fiducia, opinione umana. La certezza che Dio parla mi dà la sicurezza che incontro la verità stessa e così una certezza, che non può verificarsi in nessuna forma umana di conoscenza. È la certezza, sulla quale edifico la mia vita e alla quale mi affido morendo.
2. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica. Il Cardinale Prospero Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV, dice al riguardo nel suo trattato classico, divenuto poi normativo sulle beatificazioni e canonizzazioni: « Un assentimento di fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili ». Il teologo fiammingo E. Dhanis, eminente conoscitore di questa materia, afferma sinteticamente che l'approvazione ecclesiale di una rivelazione privata contiene tre elementi: il messaggio relativo non contiene nulla che contrasta la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione (E. Dhanis, Sguardo su Fatima e bilancio di una discussione, in: La Civiltà Cattolica 104, 1953 II. 392-406, in particolare 397). Un tale messaggio può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell'ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso.
Il criterio per la verità ed il valore di una rivelazione privata è pertanto il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da lui, quando essa si rende autonoma o addirittura si fa passare come un altro e migliore disegno di salvezza, più importante del Vangelo, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all'interno del Vangelo e non fuori di esso. Ciò non esclude che una rivelazione privata ponga nuovi accenti, faccia emergere nuove forme di pietà o ne approfondisca e ne estenda di antiche. Ma in tutto questo deve comunque trattarsi di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via permanente della salvezza. Possiamo aggiungere che le rivelazioni private sovente provengono innanzitutto dalla pietà popolare e su di essa si riflettono, le danno nuovi impulsi e dischiudono per essa nuove forme. Ciò non esclude che esse abbiano effetti anche nella stessa liturgia, come ad esempio mostrano le feste del Corpus Domini e del Sacro Cuore di Gesù. Da un certo punto di vista nella relazione fra liturgia e pietà popolare si delinea la relazione fra Rivelazione e rivelazioni private: la liturgia è il criterio, essa è la forma vitale della Chiesa nel suo insieme nutrita direttamente dal Vangelo. La religiosità popolare significa che la fede mette radici nel cuore dei singoli popoli, così che essa viene introdotta nel mondo della quotidianità. La religiosità popolare è la prima e fondamentale forma di « inculturazione » della fede, che si deve continuamente lasciare orientare e guidare dalle indicazioni della liturgia, ma che a sua volta feconda la fede a partire dal cuore.
Siamo così già passati dalle precisazioni piuttosto negative, che erano innanzitutto necessarie, alla determinazione positiva delle rivelazioni private: come si possono classificare in modo corretto a partire dalla Scrittura? Qual è la loro categoria teologica? La più antica lettera di San Paolo che ci è stata conservata, forse il più antico scritto in assoluto del Nuovo Testamento, la prima lettera ai Tessalonicesi, mi sembra offrire un'indicazione. L'apostolo qui dice: « Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono » (5, 19-21). In ogni tempo è dato alla Chiesa il carisma della profezia, che deve essere esaminato, ma che anche non può essere disprezzato. Al riguardo occorre tener presente che la profezia nel senso della Bibbia non significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente e quindi mostrare la retta via verso il futuro. Colui che predice l'avvenire viene incontro alla curiosità della ragione, che desidera squarciare il velo del futuro; il profeta viene incontro alla cecità della volontà e del pensiero e chiarisce la volontà di Dio come esigenza ed indicazione per il presente. L'importanza della predizione del futuro in questo caso è secondaria. Essenziale è l'attualizzazione dell'unica rivelazione, che mi riguarda profondamente: la parola profetica è avvertimento o anche consolazione o entrambe insieme. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la categoria dei « segni del tempo », che è stata rimessa in luce dal Vaticano II: « ... Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? » (Lc 12, 56). Per « segni del tempo » in questa parola di Gesù si deve intendere il suo proprio cammino, egli stesso. Interpretare i segni del tempo alla luce della fede significa riconoscere la presenza di Cristo in ogni tempo. Nelle rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa — quindi anche in Fatima — si tratta di questo: aiutarci a comprendere i segni del tempo ed a trovare per essi la giusta risposta nella fede.
La struttura antropologica delle rivelazioni private
Dopo che con queste riflessioni abbiamo cercato di determinare il luogo teologico delle rivelazioni private, prima di impegnarci in un'interpretazione del messaggio di Fatima, dobbiamo ancora brevemente cercare di chiarire un poco il loro carattere antropologico (psicologico). L'antropologia teologica distingue in questo ambito tre forme di percezione o « visione »: la visione con i sensi, quindi la percezione esterna corporea, la percezione interiore e la visione spirituale (visio sensibilis - imaginativa - intellectualis). È chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fatima, ecc. non si tratta della normale percezione esterna dei sensi: le immagini e le figure, che vengono vedute, non si trovano esteriormente nello spazio, come vi si trovano ad esempio un albero o una casa. Ciò è del tutto evidente, ad esempio, per quanto riguarda la visione dell'inferno (descritta nella prima parte del « segreto » di Fatima) o anche la visione descritta nella terza parte del « segreto », ma si può dimostrare molto facilmente anche per le altre visioni, soprattutto perché non tutti i presenti le vedevano, ma di fatto solo i « veggenti ». Così pure è evidente che non si tratta di una « visione » intellettuale senza immagini, come essa si trova negli alti gradi della mistica. Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile.
Vedere interiormente non significa che si tratta di fantasia, che sarebbe solo un'espressione dell'immaginazione soggettiva. Piuttosto significa che l'anima viene sfiorata dal tocco di qualcosa di reale anche se sovrasensibile e viene resa capace di vedere il non sensibile, il non visibile ai sensi — una visione con i « sensi interni ». Si tratta di veri « oggetti », che toccano l'anima, sebbene essi non appartengano al nostro abituale mondo sensibile. Per questo si esige una vigilanza interiore del cuore, che per lo più non c'è a motivo della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e pensieri che riempiono l'anima. La persona viene condotta al di là della pura esteriorità e dimensioni più profonde della realtà la toccano, le si rendono visibili. Forse si può così comprendere perché proprio i bambini siano i destinatari preferiti di tali apparizioni: l'anima è ancora poco alterata, la sua capacità interiore di percezione è ancora poco deteriorata. « Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai ricevuto lode », risponde Gesù con una frase del Salmo 8 (v. 3) alla critica dei Sommi Sacerdoti e degli anziani, che trovavano inopportuno il grido di osanna dei bambini (Mt 21, 16).
La « visione interiore » non è fantasia, ma una vera e propria maniera di verificare, abbiamo detto. Ma comporta anche limitazioni. Già nella visione esteriore è sempre coinvolto anche il fattore soggettivo: non vediamo l'oggetto puro, ma esso giunge a noi attraverso il filtro dei nostri sensi, che devono compiere un processo di traduzione. Ciò è ancora più evidente nella visione interiore, soprattutto allorché si tratta di realtà, che oltrepassano in se stesse il nostro orizzonte. Il soggetto, il veggente, è coinvolto in modo ancora più forte. Egli vede con le sue possibilità concrete, con le modalità a lui accessibili di rappresentazione e di conoscenza. Nella visione interiore si tratta in modo ancora più ampio che in quella esteriore di un processo di traduzione, così che il soggetto è essenzialmente compartecipe del formarsi, come immagine, di ciò che appare. L'immagine può arrivare solo secondo le sue misure e le sue possibilità. Tali visioni pertanto non sono mai semplici « fotografie » dell'aldilà, ma portano in sé anche le possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce.
Ciò lo si può mostrare in tutte le grandi visioni dei santi; naturalmente vale anche per le visioni dei bambini di Fatima. Le immagini da essi delineate non sono affatto semplice espressione della loro fantasia, ma frutto di una reale percezione di origine superiore ed interiore, ma non sono neppure da immaginare come se per un attimo il velo dell'aldilà venisse tolto ed il cielo nella sua pura essenzialità apparisse, così come un giorno noi speriamo di vederlo nella definitiva unione con Dio. Le immagini sono piuttosto, per così dire, una sintesi dell'impulso proveniente dall'Alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico. Il Cardinal Sodano dice al riguardo: « ... non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate ». Questo addensamento di tempi e spazi in un'unica immagine è tipica per tali visioni, che per lo più possono essere decifrate solo a posteriori. Non ogni elemento visivo deve, al riguardo, avere un concreto senso storico. Conta la visione come insieme, e a partire dall'insieme delle immagini devono essere compresi i particolari. Quale sia il centro di un'immagine, si svela ultimamente a partire da ciò che è il centro della « profezia » cristiana in assoluto: il centro è là dove la visione diviene appello e guida verso la volontà di Dio.
Un tentativo di interpretazione del « segreto » di Fatima
La prima e la seconda parte del « segreto » di Fatima sono già state discusse così ampiamente dalla letteratura relativa, che non devono qui essere illustrate ancora una volta. Vorrei solo brevemente richiamare l'attenzione sul punto più significativo. I bambini hanno sperimentato per la durata di un terribile attimo una visione dell'inferno. Hanno veduto la caduta delle « anime dei poveri peccatori ». Ed ora viene loro detto perché sono stati esposti a questo istante: per « salvarle » — per mostrare una via di salvezza. Viene in mente la frase della prima lettera di Pietro: « meta della vostra fede è la salvezza delle anime » (1, 9). Come via a questo scopo viene indicato — in modo sorprendente per persone provenienti dall'ambito culturale anglosassone e tedesco —: la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Per capire questo può bastare qui una breve indicazione. « Cuore » significa nel linguaggio della Bibbia il centro dell'esistenza umana, la confluenza di ragione, volontà, temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità ed il suo orientamento interiore. Il « cuore immacolato » è secondo Mt 5, 8 un cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto « vede Dio ». « Devozione » al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat — « sia fatta la tua volontà » — diviene il centro informante di tutta quanta l'esistenza. Se qualcuno volesse obiettare che non dovremmo però frapporre un essere umano fra noi e Cristo, allora si dovrebbe ricordare che Paolo non ha timore di dire alle sue comunità: imitatemi (1 Cor 4, 16; Fil 3, 17; 1 Tess 1, 6; 2 Tess 3, 7.9). Nell'apostolo esse possono verificare concretamente che cosa significa seguire Cristo. Da chi però noi potremmo in ogni tempo imparare meglio se non dalla Madre del Signore?
Arriviamo così finalmente alla terza parte del « segreto » di Fatima qui per la prima volta pubblicato integralmente. Come emerge dalla documentazione precedente, l'interpretazione, che il Cardinale Sodano ha offerto nel suo testo del 13 maggio, è stata dapprima presentata personalmente a Suor Lucia. Suor Lucia al riguardo ha innanzitutto osservato che ad essa era stata data la visione, ma non la sua interpretazione. L'interpretazione, diceva, non compete al veggente, ma alla Chiesa. Essa però dopo la lettura del testo ha detto che questa interpretazione corrispondeva a quanto essa aveva sperimentato e che essa da parte sua riconosceva questa interpretazione come corretta. In quanto segue quindi si potrà solo cercare di dare un fondamento in maniera approfondita a questa interpretazione a partire dai criteri finora sviluppati.
Come parola chiave della prima e della seconda parte del « segreto » abbiamo scoperto quella di « salvare le anime », così la parola chiave di questo « segreto » è il triplice grido: « Penitenza, Penitenza, Penitenza! ». Ci ritorna alla mente l'inizio del Vangelo: « paenitemini et credite evangelio » (Mc 1, 15). Comprendere i segni del tempo significa: comprendere l'urgenza della penitenza - della conversione - della fede. Questa è la risposta giusta al momento storico, che è caratterizzato da grandi pericoli, i quali verranno delineati nelle immagini successive. Mi permetto di inserire qui un ricordo personale; in un colloquio con me Suor Lucia mi ha detto che le appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità — tutto il resto intendeva solo portare a questo.
Esaminiamo ora un poco più da vicino le singole immagini. L'angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco. La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione — lo splendore della Madre di Dio, e, proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza. In tal modo viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato. Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è quindi quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene. Perciò sono totalmente fuorvianti quelle spiegazioni fatalistiche del « segreto », che ad esempio dicono che l'attentatore del 13 maggio 1981 sarebbe stato in definitiva uno strumento del piano divino guidato dalla Provvidenza e che pertanto non avrebbe potuto agire liberamente, o altre idee simili che circolano. La visione parla piuttosto di pericoli e della via per salvarsi da essi.
Le frasi seguenti del testo mostrano ancora una volta molto chiaramente il carattere simbolico della visione: Dio rimane l'incommensurabile e la luce che supera ogni nostra visione. Le persone umane appaiono come in uno specchio. Dobbiamo tenere continuamente presente questa limitazione interna della visione, i cui confini vengono qui visivamente indicati. Il futuro si mostra solo « come in uno specchio, in maniera confusa » (cfr 1 Cor 13, 12). Prendiamo ora in considerazione le singole immagini, che seguono nel testo del « segreto ». Il luogo dell'azione viene descritto con tre simboli: una ripida montagna, una grande città mezza in rovina e finalmente una grande croce di tronchi grezzi. Montagna e città simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso l'alto, la storia come luogo dell'umana creatività e convivenza, ma allo stesso tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l'uomo annienta l'opera del suo proprio lavoro. La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche luogo del pericolo e della minaccia più estrema. Sulla montagna sta la croce — meta e punto di orientamento della storia. Nella croce la distruzione è trasformata in salvezza; si erge come segno della miseria della storia e come promessa per essa.
Appaiono poi qui delle persone umane: il vescovo vestito di bianco (« abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre »), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e finalmente uomini e donne di tutte le classi e gli strati sociali. Il Papa sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori, che lo circondano. Non solo le case della città giacciono mezze in rovina — il suo cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare raffigurata in questa immagine la storia di un intero secolo. Come i luoghi della terra sono sinteticamente raffigurati nelle due immagini della montagna e della città e sono orientati alla croce, così anche i tempi sono presentati in modo contratto: nella visione noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà. Nello « specchio » di questa visione vediamo passare i testimoni della fede di decenni. Al riguardo sembra opportuno menzionare una frase della lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12 maggio 1982: « la terza parte del “segreto” si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no (la Russia) spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” ».
Nella Via Crucis di un secolo la figura del Papa ha un ruolo speciale. Nel suo faticoso salire sulla montagna possiamo senza dubbio trovare richiamati insieme diversi Papi, che cominciando da Pio X fino all'attuale Papa hanno condiviso le sofferenze di questo secolo e si sono sforzati di procedere in mezzo ad esse sulla via che porta alla croce. Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla strada dei martiri. Non doveva il Santo Padre, quando dopo l'attentato del 13 maggio 1981 si fece portare il testo della terza parte del « segreto », riconoscervi il suo proprio destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera della morte ed egli stesso ha spiegato la sua salvezza con le seguenti parole: « ... fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte » (13 maggio 1994). Che qui una « mano materna » abbia deviato la pallottola mortale, mostra solo ancora una volta che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze, che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni.
La conclusione del « segreto » ricorda immagini, che Lucia può avere visto in libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di fede. È una visione consolante, che vuole rendere permeabile alla potenza risanatrice di Dio una storia di sangue e lacrime. Angeli raccolgono sotto i bracci della croce il sangue dei martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. Il sangue di Cristo ed il sangue dei martiri vengono qui considerati insieme: il sangue dei martiri scorre dalle braccia della croce. Il loro martirio si compie in solidarietà con la passione di Cristo, diventa una cosa sola con essa. Essi completano a favore del corpo di Cristo, ciò che ancora manca alle sue sofferenze (cfr Col 1, 24). La loro vita è divenuta essa stessa eucaristia, inserita nel mistero del chicco di grano che muore e diventa fecondo. Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano. Come dalla morte di Cristo, dal suo costato aperto, è nata la Chiesa, così la morte dei testimoni è feconda per la vita futura della Chiesa. La visione della terza parte del « segreto », così angustiante al suo inizio, si conclude quindi con una immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa sofferente, una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di Dio da parte dell'uomo. Nelle amorose mani di Dio non sono accolti soltanto i sofferenti come Lazzaro, che trovò la grande consolazione e misteriosamente rappresenta Cristo, che volle divenire per noi il povero Lazzaro; vi è qualcosa di più: dalla sofferenza dei testimoni deriva una forza di purificazione e di rinnovamento, perché essa è attualizzazione della stessa sofferenza di Cristo e trasmette nel presente la sua efficacia salvifica.
Siamo così giunti ad un'ultima domanda: Che cosa significa nel suo insieme (nelle sue tre parti) il «segreto » di Fatima? Che cosa dice a noi? Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: « ... le vicende a cui fa riferimento la terza parte del « segreto » di Fatima sembrano ormai appartenere al passato ». Nella misura in cui singoli eventi vengono rappresentati, essi ormai appartengono al passato. Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. Ciò che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del «segreto »: l'esortazione alla preghiera come via per la « salvezza delle anime » e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione.
Vorrei alla fine riprendere ancora un'altra parola chiave del « segreto » divenuta giustamente famosa: « il Mio Cuore Immacolato trionferà ». Che cosa significa? Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore — perché grazie a questo « Sì » Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: « Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.
Joseph Card. Ratzinger
Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede
NOTE
(1) Dal diario di Giovanni XXIII, 17 agosto 1959: « Udienze: P. Philippe, Commissario del S.O. che mi reca la lettera contenente la terza parte dei segreti di Fatima. Mi riservo di leggerla col mio Confessore ».
(2) E da ricordare il commento che il Santo Padre fece nell'Udienza Generale del 14 ottobre su « L'evento di maggio: grande prova divina » in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV, 2, Città del Vaticano 1981, 409-412.
(3) Radiomessaggio durante il Rito di Santa Maria Maggiore. Venerazione, ringraziamento, affidamento alla Vergine Maria Theotokos, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV, 1, Città del Vaticano 1981, 1246.
(4) Nella Giornata Giubilare delle Famiglie il Papa affida alla Madonna gli uomini e le nazioni, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1, Città del Vaticano 1984, 775-777.
(5)
(6) Nella « quarta memoria » dell'8 dicembre 1941 Suor Lucia scrive: « Comincio dunque il mio nuovo compito, e appagherò gli ordini di V. Ecc.za Rev.ma e i desideri del Dr. Galamba. Eccetto la parte del segreto che per adesso non mi è permesso rivelare, dirò tutto. Volontariamente, non lascerò fuori niente. Ammetto che potrò dimenticarmi alcuni particolari di minima importanza ».
(7) Nella citata « quarta memoria » Suor Lucia aggiunge: « In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc. ».
(8) Nella traduzione si è rispettato il testo originale anche nelle imprecisioni di punteggiatura, che peraltro non impediscono la comprensione di quanto la veggente ha voluto dire.
Fonte:
http://www.santorosario.net/inferno.htm
(1) Dal diario di Giovanni XXIII, 17 agosto 1959: « Udienze: P. Philippe, Commissario del S.O. che mi reca la lettera contenente la terza parte dei segreti di Fatima. Mi riservo di leggerla col mio Confessore ».
(2) E da ricordare il commento che il Santo Padre fece nell'Udienza Generale del 14 ottobre su « L'evento di maggio: grande prova divina » in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV, 2, Città del Vaticano 1981, 409-412.
(3) Radiomessaggio durante il Rito di Santa Maria Maggiore. Venerazione, ringraziamento, affidamento alla Vergine Maria Theotokos, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV, 1, Città del Vaticano 1981, 1246.
(4) Nella Giornata Giubilare delle Famiglie il Papa affida alla Madonna gli uomini e le nazioni, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1, Città del Vaticano 1984, 775-777.
(5)
(6) Nella « quarta memoria » dell'8 dicembre 1941 Suor Lucia scrive: « Comincio dunque il mio nuovo compito, e appagherò gli ordini di V. Ecc.za Rev.ma e i desideri del Dr. Galamba. Eccetto la parte del segreto che per adesso non mi è permesso rivelare, dirò tutto. Volontariamente, non lascerò fuori niente. Ammetto che potrò dimenticarmi alcuni particolari di minima importanza ».
(7) Nella citata « quarta memoria » Suor Lucia aggiunge: « In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc. ».
(8) Nella traduzione si è rispettato il testo originale anche nelle imprecisioni di punteggiatura, che peraltro non impediscono la comprensione di quanto la veggente ha voluto dire.
Fonte:
http://www.santorosario.net/inferno.htm
LE PENE DELL'INFERNO
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Dal Diario di Santa Maria Faustina Kowalska
Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. È un luogo di grandi tormenti, la sua estensione è spaventosamente grande. Le varie pene che ho visto: la prima pena che costituisce l'inferno è la perdita di Dio; la seconda, il continuo rimorso di coscienza; la terza, la propria condizione non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetrerà l'anima senza distruggerla, è una pena terribile, è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e nonostante l'oscurità i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di Satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono le pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma non è la fine delle pene. Ci sono pene particolari per le varie anime, che sono le pene dei sensi: ogni anima è tormentata in maniera tremenda e indescrivibile secondo il modo in cui ha peccato. Ci sono orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro; sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia: col senso con cui pecca sarà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si scusi dicendo che l'inferno non c'è, o che nessuno c'è stato e sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio, sono stata negli abissi dell'inferno per parlare alle anime e testimoniare che l'inferno esiste.
Dalla Bibbia
1.La perdita di Dio
Via, lontano da me, maledetti (Mt 25,41). Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza (2 Ts 1,9).
2.Il rimorso di coscienza
Il loro verme non muore (Mc 9,48).
3.La propria condizione non cambierà mai
E se ne andranno questi al supplizio eterno (Mt 25,46).
4.Il fuoco
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno (Mt 25,41).
5.L'oscurità
Gettatelo fuori nelle tenebre (Mt 22,13; Mt 25,30).
6.La compagnia di Satana
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25,41).
7.La disperazione
Là sarà pianto e stridore di denti (Mt 22,13; Mt 24,51; Mt 25,30).
Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. È un luogo di grandi tormenti, la sua estensione è spaventosamente grande. Le varie pene che ho visto: la prima pena che costituisce l'inferno è la perdita di Dio; la seconda, il continuo rimorso di coscienza; la terza, la propria condizione non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetrerà l'anima senza distruggerla, è una pena terribile, è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e nonostante l'oscurità i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di Satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono le pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma non è la fine delle pene. Ci sono pene particolari per le varie anime, che sono le pene dei sensi: ogni anima è tormentata in maniera tremenda e indescrivibile secondo il modo in cui ha peccato. Ci sono orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro; sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia: col senso con cui pecca sarà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si scusi dicendo che l'inferno non c'è, o che nessuno c'è stato e sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio, sono stata negli abissi dell'inferno per parlare alle anime e testimoniare che l'inferno esiste.
Dalla Bibbia
1.La perdita di Dio
Via, lontano da me, maledetti (Mt 25,41). Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza (2 Ts 1,9).
2.Il rimorso di coscienza
Il loro verme non muore (Mc 9,48).
3.La propria condizione non cambierà mai
E se ne andranno questi al supplizio eterno (Mt 25,46).
4.Il fuoco
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno (Mt 25,41).
5.L'oscurità
Gettatelo fuori nelle tenebre (Mt 22,13; Mt 25,30).
6.La compagnia di Satana
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25,41).
7.La disperazione
Là sarà pianto e stridore di denti (Mt 22,13; Mt 24,51; Mt 25,30).
IL PARADISO
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Catechismo Romano
LA VITA ETERNA
Significato dell'articolo
I santi Apostoli, nostre guide, vollero chiudere il Simbolo, compendio della nostra fede, con l'articolo riguardante la vita eterna, sia perché dopo la resurrezione della carne i fedeli non devono aspettare che il premio della vita eterna; sia perché la felicità perfetta e piena di ogni bene deve essere sempre dinanzi ai nostri occhi, e apprendessimo che la mente e i pensieri nostri devono essere tutti fissi in essa. Perciò i Parroci, istruendo i fedeli, non lasceranno mai di accenderne gli animi col proporre loro i premi della vita eterna. Così tutto quello che essi avranno insegnato, anche se sommamente grave a sopportare per il nome cristiano, lo crederanno leggero e giocondo, e diverranno più pronti e alacri nell'obbedire a Dio.
La vita eterna è una beatitudine perpetua
Sotto queste parole, che qui servono a spiegare la nostra beatitudine, sono nascosti molti misteri. È perciò necessario spiegarli in modo che siano a tutti noti, secondo la capacità di ciascuno. Si deve dunque far notare ai fedeli che la vita eterna significa non tanto la perpetuità della vita, alla quale partecipano anche i demoni e gli uomini cattivi, quanto la perpetuità della beatitudine, capace di soddisfare appieno il desiderio dei beati. Così la intendeva quel dottore della Legge, che nel Vangelo chiese al Signore nostro salvatore che cosa dovesse fare per possedere la vita eterna (Matt. XIX, 16; Marc. X, 17; Luc. XVIII, 18), ossia: Che cosa devo fare per poter giungere a quel luogo dove è dato godere della felicità perfetta? In questo senso le sacre Scritture intendono tali parole, come si può osservare in molti luoghi (Matt. XXV, 46; Giov. III, 15; Rom. VI, 23).
Natura della beatitudine eterna
È stato dato appunto questo appellativo a tale beatitudine, perché non la si credesse consistere in cose materiali e caduche, le quali non possono essere eterne. Infatti questa stessa parola beatitudine non poteva bene esprimere quel che si voleva indicare, soprattutto perché vi sono stati certuni, che, gonfi di fatua sapienza, han posto il sommo bene in quelle cose che si percepiscono coi sensi. Mentre queste periscono e invecchiano, la beatitudine non si può circoscrivere con limiti di tempo; ché anzi le cose terrene sono del tutto aliene dalla vera felicità, dalla quale si allontana moltissimo chi è trasportato dall'amore e dal desiderio del mondo. Sta scritto infatti: Non amate il mondo, né quel che è nel mondo. Se qualcuno ama il mondo, in lui non è la carità del Padre. E poco appresso: Il mondo passa e insieme con esso la sua concupiscenza (I Giov. II, 15, 17). Questo dunque avranno cura i Parroci di fissare nella mente dei fedeli, per persuaderli a disprezzare le cose del mondo e a non credere che si possa ottenere felicità quaggiù, dove non siamo cittadini, ma ospiti (I Pietr. II, 11).
Tuttavia anche in questa vita potremo ben dirci beati per la virtù della speranza, purché, rigettando l'empietà e i desideri mondani, viviamo con sobrietà, con giustizia e con pietà, aspettando che si realizzi la speranza beata e la venuta della gloria del grande Dio e di Gesù Cristo nostro salvatore (Tit. II, 12, 13).
Moltissimi però, i quali credevano di esser sapienti, non avendo compreso queste cose, credettero doversi cercare la felicità in questa vita; divennero stolti e caddero nelle miserie più gravi (Rom. I, 22).
Ma dal significato di questa espressione vita eterna impariamo anche che questa felicità, una volta raggiunta, non può più perdersi, come erroneamente alcuni supposero. Infatti la felicità risulta dall'unione di tutti i beni, senza mescolanza di alcun male: la quale felicità per appagare il desiderio dell'uomo, deve consistere necessariamente nella vita eterna. Non potrebbe infatti il beato non volere che gli sia dato di godere per sempre di quei beni che ha ottenuto. Se dunque tale possesso non fosse stabile e certo, sarebbe tormentato dall'angoscia del timore.
Ineffabilità della beatitudine eterna
Queste stesse parole però, vita beata, mostrano a sufficienza che la grandezza della felicità dei beati nella patria celeste da essi solamente e da nessun altro può esser compresa. Infatti se noi, per significare una cosa, facciamo uso di un nome comune anche a molte altre, è chiaro che per esprimere esattamente quella cosa manca la parola propria. Poiché dunque la felicità viene espressa con voci tali che convengono egualmente ai beati e a tutti coloro che vivono una vita eterna, si può allora capire che essa è una realtà troppo alta e preclara, per poterne esprimere perfettamente la sostanza con una parola propria. Infatti nelle sacre Scritture si danno a questa beatitudine celeste moltissimi altri nomi, come per esempio: regno di Dio, di Cristo, dei cieli, — Paradiso, — Città santa, — nuova Gerusalemme, — casa del Padre (Marc. IX, 46; Att. XIV, 21; I Cor. VI, 9; Efes. V, 5; II Pietr. I, 11; Matt. VII, 21; Luc. XXIII, 43; Apoc. III, 12; XXI, 2, 10). Tuttavia è chiaro che nessuno di essi vale ad esprimerne la grandezza.
La fede nella beatitudine promuove la pietà
I Parroci non si lascino qui sfuggire l'occasione di richiamare i fedeli, con la visuale dei premi tanto grandi racchiusi nel nome di vita eterna, alla pietà, alla giustizia, e a tutti i doveri della religione cristiana. È noto infatti che si suole valutare la vita tra i beni più grandi cui si tende per natura. A ragione quindi la suprema felicità è stata significata mediante l'idea di vita eterna. Che se nulla è più amato, nulla può esservi di più caro o di più giocondo di questa piccola nostra vita piena di affanni, la quale va soggetta a sì numerose e varie miserie, che si dovrebbe con più verità chiamare morte; con quale ardore dell'animo, con quale impegno non dovremo desiderare la vita eterna, che, distrutti tutti i mali, contiene la ragione perfetta ed assoluta di tutti i beni? Poiché, come tramandarono i santi Padri, la felicità della vita eterna si deve definire come liberazione da tutti i mali ed acquisto di tutti i beni.
Circa i mali vi sono chiarissime testimonianze nelle sacre Scritture. È detto infatti nell'Apocalisse: Non avranno più né fame, né sete; né cadrà sopra essi il caldo del sole, né altro ardore (VII, 16). E di nuovo: Asciugherà Iddio dai loro occhi ogni lacrima, e non vi sarà più morte, né lutto, né lamento, né dolore, perché le vecchie cose sparirono (XXI, 4). Invece si avrà per i beati un'immensa gloria, con infinite specie di stabile letizia e di godimento. Ma la grandezza di questa gloria non può essere compresa dall'animo nostro, né può penetrare nel nostro spirito; sicché dovremo necessariamente penetrare in essa, cioè nel gaudio del Signore, affinché da esso circonfusi, sia soddisfatto perfettamente il desiderio del nostro cuore.
Duplice beatitudine: essenziale e accessoria
Quantunque, come scrive sant'Agostino, sembri che possano essere enumerati più facilmente i mali di cui mancheremo, che i beni e i piaceri che godremo (Discorsi, CXXVII, 3), pure si dovrà spiegare brevemente e con chiarezza quanto varrà ad infiammare i fedeli alla brama di conseguire quell'immensa felicità. Ma prima si dovrà notare la distinzione, insegnata dai più autorevoli scrittori di argomenti soprannaturali. Essi infatti stabiliscono che vi sono due generi di beni, di cui uno spetta alla natura della beatitudine, l'altro ne discende. Per ragioni pedagogiche, chiamarono i primi beni essenziali, gli altri, accessori.
Beatitudine essenziale
La beatitudine sostanziale, che con un termine comune può dirsi essenziale, consiste nel vedere Dio e godere della sua bellezza; perché qui è la fonte e il principio di ogni bontà. Questa è la vita eterna, dice Cristo Signore, che conoscano te, solo vero Dio, e Gesù Cristo, che tu hai mandato (Giov. XVII, 3). San Giovanni sembra voglia spiegare codesta frase quando dice: Carissimi, ora siamo figli di Dio; ma ancora non è manifesto quel che saremo; sappiamo però che quando lo sarà, saremo simili a lui, poiché lo vedremo quale è (I Giov. III, 2). Il che vuol dire che la beatitudine consiste in queste due cose: che vedremo Dio come è nella sua natura e nella sua sostanza; e che diverremo come dei. Infatti chi gode di Lui, sebbene ritenga la propria sostanza, riveste tuttavia una forma mirabile e quasi divina, in modo che sembri più un dio che un uomo.
Come poi questo possa avvenire si spiega dal fatto che ciascuna cosa è conosciuta, o per la sua essenza, o per una sua immagine che la rappresenti. Ma poiché non vi è nessuna cosa simile a Dio, per la cui sola somiglianza si possa giungere alla perfetta conoscenza di lui, ne segue che nessuno può vedere la natura ed essenza di lui, se la stessa essenza divina non si congiunge a noi. Questo vogliono significare le parole dell'Apostolo: Ora vediamo attraverso uno specchio, in enimma; allora invece, faccia a faccia (I Cor. XIII, 12). Quando dice in enimma, come spiega sant'Agostino, intende una idea o immagine adatta a far conoscere Dio (La Trin. XV, 9). Lo stesso mostra chiaramente san Dionigi, quando dice che per nessuna sembianza di cose inferiori si possono conoscere quelle superiori (Dei nom. div. cap. I). Infatti con la sembianza di nessuna cosa corporea si può conoscere l'essenza e la sostanza di ciò che non ha corpo, specialmente se consideriamo che le idee o immagini delle cose devono essere meno materiali e più spirituali delle cose stesse, che rappresentano. Lo possiamo facilmente constatare nella conoscenza di tutte le cose. Ma poiché è impossibile che di una cosa creata esista un'idea così pura e spirituale, quale è Dio stesso, da una tale immagine non potremo mai conoscere perfettamente l'essenza divina. Si aggiunga che tutte le cose sono circoscritte da determinati limiti di perfezione; mentre Dio è infinito, e nessuna somiglianza di cosa creata può racchiudere la sua immensità.
Non rimane dunque altro modo per conoscere l'essenza divina, che essa stessa si congiunga a noi, innalzando in una maniera meravigliosa più in alto la nostra intelligenza e così diveniamo idonei a contemplare la bellezza della sua natura. Questo lo otterremo col lume della gloria, quando illuminati dal suo splendore, vedremo nel suo lume il vero lume di Dio; poiché i beati sempre intuiranno Dio presente. Con questo dono, il più grande ed il migliore di tutti, fatti partecipi i beati della essenza divina, godono la vera e permanente beatitudine (II Piet. I, 4). E noi dobbiamo crederlo con tanta certezza, che è perfino definito nel Simbolo dei Padri, doverla noi per benignità divina aspettare con sicura speranza. Vi si dice infatti: Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Queste cose sono del tutto divine, né possono essere spiegate a parole, o comprese col pensiero. Nondimeno possiamo scorgere un'immagine di questa beatitudine anche nelle cose percepite dai sensi. Come il ferro, se accostato al fuoco, assimila il fuoco, e, sebbene la sua sostanza non muti, tuttavia sembra qualche cosa di differente, cioè fuoco; allo stesso modo quelli che sono ammessi alla gloria celeste, infiammati dall'amore di Dio, vengono così trasformati, pur non cessando di essere ciò che sono, da poter dire che differiscono da quelli che sono in questa vita, molto più che il ferro incandescente dal ferro normale (Ans. Lib. delle similit. cap. LVII). Per dirla in breve: la somma e assoluta beatitudine che diciamo essenziale deve porsi nel possesso di Dio. Infatti cosa può mancare per la felicità perfetta a chi possiede Dio ottimo e perfettissimo?
Beatitudine accidentale
Alla beatitudine essenziale s'aggiungono degli abbellimenti comuni a tutti i beati, che, essendo meno lontani dalla ragione umana, sogliono commuovere ed eccitare con maggior forza gli animi nostri. A questo genere appartengono quelli a cui sembra alludere l'Apostolo scrivendo ai Romani: Gloria e onore e pace a ognuno che fa il bene (Rom. II, 10). Infatti i beati non godono solo di quella gloria che mostrammo essere in fondo la beatitudine essenziale di Dio, ovvero congiunta strettissimamente con la sua natura; ma anche di quella che risulta dalla conoscenza chiara e precisa che ciascuno dei beati avrà dell'eccellente e splendida dignità degli altri. Ma pure quanto grande non si dovrà stimare l'onore che Dio loro concede, essendo essi chiamati non più servi, ma amici, fratelli e figli di Dio? Perciò con queste amorosissime e onorevolissime parole il nostro Salvatore inviterà i suoi eletti: Venite benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi (Matt. XXV, 34). Cosicché a buon diritto si può esclamare: I tuoi amici, o Dio, sono stati troppo onorificati (Salm. CXXXVIII, 17). Ma saranno lodati anche da Cristo Signore dinanzi al Padre celeste e ai suoi Angeli.
Inoltre, se è vero che la natura ingenerò in tutti gli uomini il desiderio di essere onorati da quelli che sono illustri per sapienza, ritenendosi che tali attestati di considerazione siano le più efficaci prove del merito, quanto non dovrà credersi grande la gloria dei beati, professando l'uno verso l'altro la stima più profonda.
Sarebbe infinita l'enumerazione di tutti i godimenti di cui sarà ripiena la gloria dei beati; e non possiamo immaginarceli neppure. Tuttavia i fedeli devono persuadersi che di tutto quel che di giocondo può toccarci o desiderarsi in questa vita, sia che si riferisca alla conoscenza dell'intelletto, sia alla perfezione del corpo, di tutto la vita beata dei celesti ridonderà; sebbene in un modo più alto di quel che l'occhio possa vedere, l'orecchio possa udire, o che comunque possa penetrare nel cuore dell'uomo, come afferma l'Apostolo (I Cor. II, 9). Il corpo, che prima era grossolano e materiale, quando nel cielo, tolta la mortalità, sarà diventato tenue e spirituale, non avrà più bisogno di alimenti; l'anima poi si satollerà di quel pascolo eterno di gloria, che sarà offerto a tutti dall'Autore di quel grande convito (Luc. XII, 37).
Chi mai potrà desiderare preziose vesti ovvero ornamenti regali per il corpo lassù dove non si avrà bisogno di tali cose, e tutti saranno coperti di immortalità e di splendore, insigniti della corona della gloria eterna? Ma se è parte della felicità umana anche il possesso di una casa vasta e sontuosa, che cosa si può concepire di più vasto e sontuoso dello stesso cielo, che è illuminato in ogni parte dallo splendore divino? Perciò il Profeta, ponendosi dinanzi agli occhi la bellezza di tale dimora, e ardendo della brama di giungere a quella beata sede, dice: Come sono amabili i tuoi tabernacoli, o Signore delle virtù! Anela e si strugge l'anima mia per il desiderio degli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente (Salm. LXXXIII, 1).
Come si acquista sicuramente la beatitudine
I Parroci devono ardentemente desiderare e cercare con ogni studio che questo sia il volere di tutti i fedeli, questa la voce comune di tutti; poiché nella casa del Padre mio, dice il Signore, vi sono molte dimore (Giov. XIV, 2), nelle quali saranno dati premi maggiori e minori, secondo che ognuno avrà meritato. Infatti chi semina con parsimonia, mieterà con parsimonia e chi semina largamente, mieterà pure largamente (II Cor. IX, 6). Perciò non solo spingeranno i fedeli verso la beatitudine, ma li avvertiranno spesso che il modo certo per ottenerla è di istruirsi nella fede e nella carità, perseverando nella preghiera e nella salutare frequenza dei sacramenti, esercitandosi in tutte le opere caritatevoli verso il prossimo. Allora la misericordia di Dio, il quale preparò quella gloria beata a chi lo ama, farà sì che si avveri un giorno il detto del Profeta: Starà il mio popolo nella bellezza della pace, nei tabernacoli della fiducia e nella quiete opulenta (Isa. XXXII, 18).
LA VITA ETERNA
Significato dell'articolo
I santi Apostoli, nostre guide, vollero chiudere il Simbolo, compendio della nostra fede, con l'articolo riguardante la vita eterna, sia perché dopo la resurrezione della carne i fedeli non devono aspettare che il premio della vita eterna; sia perché la felicità perfetta e piena di ogni bene deve essere sempre dinanzi ai nostri occhi, e apprendessimo che la mente e i pensieri nostri devono essere tutti fissi in essa. Perciò i Parroci, istruendo i fedeli, non lasceranno mai di accenderne gli animi col proporre loro i premi della vita eterna. Così tutto quello che essi avranno insegnato, anche se sommamente grave a sopportare per il nome cristiano, lo crederanno leggero e giocondo, e diverranno più pronti e alacri nell'obbedire a Dio.
La vita eterna è una beatitudine perpetua
Sotto queste parole, che qui servono a spiegare la nostra beatitudine, sono nascosti molti misteri. È perciò necessario spiegarli in modo che siano a tutti noti, secondo la capacità di ciascuno. Si deve dunque far notare ai fedeli che la vita eterna significa non tanto la perpetuità della vita, alla quale partecipano anche i demoni e gli uomini cattivi, quanto la perpetuità della beatitudine, capace di soddisfare appieno il desiderio dei beati. Così la intendeva quel dottore della Legge, che nel Vangelo chiese al Signore nostro salvatore che cosa dovesse fare per possedere la vita eterna (Matt. XIX, 16; Marc. X, 17; Luc. XVIII, 18), ossia: Che cosa devo fare per poter giungere a quel luogo dove è dato godere della felicità perfetta? In questo senso le sacre Scritture intendono tali parole, come si può osservare in molti luoghi (Matt. XXV, 46; Giov. III, 15; Rom. VI, 23).
Natura della beatitudine eterna
È stato dato appunto questo appellativo a tale beatitudine, perché non la si credesse consistere in cose materiali e caduche, le quali non possono essere eterne. Infatti questa stessa parola beatitudine non poteva bene esprimere quel che si voleva indicare, soprattutto perché vi sono stati certuni, che, gonfi di fatua sapienza, han posto il sommo bene in quelle cose che si percepiscono coi sensi. Mentre queste periscono e invecchiano, la beatitudine non si può circoscrivere con limiti di tempo; ché anzi le cose terrene sono del tutto aliene dalla vera felicità, dalla quale si allontana moltissimo chi è trasportato dall'amore e dal desiderio del mondo. Sta scritto infatti: Non amate il mondo, né quel che è nel mondo. Se qualcuno ama il mondo, in lui non è la carità del Padre. E poco appresso: Il mondo passa e insieme con esso la sua concupiscenza (I Giov. II, 15, 17). Questo dunque avranno cura i Parroci di fissare nella mente dei fedeli, per persuaderli a disprezzare le cose del mondo e a non credere che si possa ottenere felicità quaggiù, dove non siamo cittadini, ma ospiti (I Pietr. II, 11).
Tuttavia anche in questa vita potremo ben dirci beati per la virtù della speranza, purché, rigettando l'empietà e i desideri mondani, viviamo con sobrietà, con giustizia e con pietà, aspettando che si realizzi la speranza beata e la venuta della gloria del grande Dio e di Gesù Cristo nostro salvatore (Tit. II, 12, 13).
Moltissimi però, i quali credevano di esser sapienti, non avendo compreso queste cose, credettero doversi cercare la felicità in questa vita; divennero stolti e caddero nelle miserie più gravi (Rom. I, 22).
Ma dal significato di questa espressione vita eterna impariamo anche che questa felicità, una volta raggiunta, non può più perdersi, come erroneamente alcuni supposero. Infatti la felicità risulta dall'unione di tutti i beni, senza mescolanza di alcun male: la quale felicità per appagare il desiderio dell'uomo, deve consistere necessariamente nella vita eterna. Non potrebbe infatti il beato non volere che gli sia dato di godere per sempre di quei beni che ha ottenuto. Se dunque tale possesso non fosse stabile e certo, sarebbe tormentato dall'angoscia del timore.
Ineffabilità della beatitudine eterna
Queste stesse parole però, vita beata, mostrano a sufficienza che la grandezza della felicità dei beati nella patria celeste da essi solamente e da nessun altro può esser compresa. Infatti se noi, per significare una cosa, facciamo uso di un nome comune anche a molte altre, è chiaro che per esprimere esattamente quella cosa manca la parola propria. Poiché dunque la felicità viene espressa con voci tali che convengono egualmente ai beati e a tutti coloro che vivono una vita eterna, si può allora capire che essa è una realtà troppo alta e preclara, per poterne esprimere perfettamente la sostanza con una parola propria. Infatti nelle sacre Scritture si danno a questa beatitudine celeste moltissimi altri nomi, come per esempio: regno di Dio, di Cristo, dei cieli, — Paradiso, — Città santa, — nuova Gerusalemme, — casa del Padre (Marc. IX, 46; Att. XIV, 21; I Cor. VI, 9; Efes. V, 5; II Pietr. I, 11; Matt. VII, 21; Luc. XXIII, 43; Apoc. III, 12; XXI, 2, 10). Tuttavia è chiaro che nessuno di essi vale ad esprimerne la grandezza.
La fede nella beatitudine promuove la pietà
I Parroci non si lascino qui sfuggire l'occasione di richiamare i fedeli, con la visuale dei premi tanto grandi racchiusi nel nome di vita eterna, alla pietà, alla giustizia, e a tutti i doveri della religione cristiana. È noto infatti che si suole valutare la vita tra i beni più grandi cui si tende per natura. A ragione quindi la suprema felicità è stata significata mediante l'idea di vita eterna. Che se nulla è più amato, nulla può esservi di più caro o di più giocondo di questa piccola nostra vita piena di affanni, la quale va soggetta a sì numerose e varie miserie, che si dovrebbe con più verità chiamare morte; con quale ardore dell'animo, con quale impegno non dovremo desiderare la vita eterna, che, distrutti tutti i mali, contiene la ragione perfetta ed assoluta di tutti i beni? Poiché, come tramandarono i santi Padri, la felicità della vita eterna si deve definire come liberazione da tutti i mali ed acquisto di tutti i beni.
Circa i mali vi sono chiarissime testimonianze nelle sacre Scritture. È detto infatti nell'Apocalisse: Non avranno più né fame, né sete; né cadrà sopra essi il caldo del sole, né altro ardore (VII, 16). E di nuovo: Asciugherà Iddio dai loro occhi ogni lacrima, e non vi sarà più morte, né lutto, né lamento, né dolore, perché le vecchie cose sparirono (XXI, 4). Invece si avrà per i beati un'immensa gloria, con infinite specie di stabile letizia e di godimento. Ma la grandezza di questa gloria non può essere compresa dall'animo nostro, né può penetrare nel nostro spirito; sicché dovremo necessariamente penetrare in essa, cioè nel gaudio del Signore, affinché da esso circonfusi, sia soddisfatto perfettamente il desiderio del nostro cuore.
Duplice beatitudine: essenziale e accessoria
Quantunque, come scrive sant'Agostino, sembri che possano essere enumerati più facilmente i mali di cui mancheremo, che i beni e i piaceri che godremo (Discorsi, CXXVII, 3), pure si dovrà spiegare brevemente e con chiarezza quanto varrà ad infiammare i fedeli alla brama di conseguire quell'immensa felicità. Ma prima si dovrà notare la distinzione, insegnata dai più autorevoli scrittori di argomenti soprannaturali. Essi infatti stabiliscono che vi sono due generi di beni, di cui uno spetta alla natura della beatitudine, l'altro ne discende. Per ragioni pedagogiche, chiamarono i primi beni essenziali, gli altri, accessori.
Beatitudine essenziale
La beatitudine sostanziale, che con un termine comune può dirsi essenziale, consiste nel vedere Dio e godere della sua bellezza; perché qui è la fonte e il principio di ogni bontà. Questa è la vita eterna, dice Cristo Signore, che conoscano te, solo vero Dio, e Gesù Cristo, che tu hai mandato (Giov. XVII, 3). San Giovanni sembra voglia spiegare codesta frase quando dice: Carissimi, ora siamo figli di Dio; ma ancora non è manifesto quel che saremo; sappiamo però che quando lo sarà, saremo simili a lui, poiché lo vedremo quale è (I Giov. III, 2). Il che vuol dire che la beatitudine consiste in queste due cose: che vedremo Dio come è nella sua natura e nella sua sostanza; e che diverremo come dei. Infatti chi gode di Lui, sebbene ritenga la propria sostanza, riveste tuttavia una forma mirabile e quasi divina, in modo che sembri più un dio che un uomo.
Come poi questo possa avvenire si spiega dal fatto che ciascuna cosa è conosciuta, o per la sua essenza, o per una sua immagine che la rappresenti. Ma poiché non vi è nessuna cosa simile a Dio, per la cui sola somiglianza si possa giungere alla perfetta conoscenza di lui, ne segue che nessuno può vedere la natura ed essenza di lui, se la stessa essenza divina non si congiunge a noi. Questo vogliono significare le parole dell'Apostolo: Ora vediamo attraverso uno specchio, in enimma; allora invece, faccia a faccia (I Cor. XIII, 12). Quando dice in enimma, come spiega sant'Agostino, intende una idea o immagine adatta a far conoscere Dio (La Trin. XV, 9). Lo stesso mostra chiaramente san Dionigi, quando dice che per nessuna sembianza di cose inferiori si possono conoscere quelle superiori (Dei nom. div. cap. I). Infatti con la sembianza di nessuna cosa corporea si può conoscere l'essenza e la sostanza di ciò che non ha corpo, specialmente se consideriamo che le idee o immagini delle cose devono essere meno materiali e più spirituali delle cose stesse, che rappresentano. Lo possiamo facilmente constatare nella conoscenza di tutte le cose. Ma poiché è impossibile che di una cosa creata esista un'idea così pura e spirituale, quale è Dio stesso, da una tale immagine non potremo mai conoscere perfettamente l'essenza divina. Si aggiunga che tutte le cose sono circoscritte da determinati limiti di perfezione; mentre Dio è infinito, e nessuna somiglianza di cosa creata può racchiudere la sua immensità.
Non rimane dunque altro modo per conoscere l'essenza divina, che essa stessa si congiunga a noi, innalzando in una maniera meravigliosa più in alto la nostra intelligenza e così diveniamo idonei a contemplare la bellezza della sua natura. Questo lo otterremo col lume della gloria, quando illuminati dal suo splendore, vedremo nel suo lume il vero lume di Dio; poiché i beati sempre intuiranno Dio presente. Con questo dono, il più grande ed il migliore di tutti, fatti partecipi i beati della essenza divina, godono la vera e permanente beatitudine (II Piet. I, 4). E noi dobbiamo crederlo con tanta certezza, che è perfino definito nel Simbolo dei Padri, doverla noi per benignità divina aspettare con sicura speranza. Vi si dice infatti: Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Queste cose sono del tutto divine, né possono essere spiegate a parole, o comprese col pensiero. Nondimeno possiamo scorgere un'immagine di questa beatitudine anche nelle cose percepite dai sensi. Come il ferro, se accostato al fuoco, assimila il fuoco, e, sebbene la sua sostanza non muti, tuttavia sembra qualche cosa di differente, cioè fuoco; allo stesso modo quelli che sono ammessi alla gloria celeste, infiammati dall'amore di Dio, vengono così trasformati, pur non cessando di essere ciò che sono, da poter dire che differiscono da quelli che sono in questa vita, molto più che il ferro incandescente dal ferro normale (Ans. Lib. delle similit. cap. LVII). Per dirla in breve: la somma e assoluta beatitudine che diciamo essenziale deve porsi nel possesso di Dio. Infatti cosa può mancare per la felicità perfetta a chi possiede Dio ottimo e perfettissimo?
Beatitudine accidentale
Alla beatitudine essenziale s'aggiungono degli abbellimenti comuni a tutti i beati, che, essendo meno lontani dalla ragione umana, sogliono commuovere ed eccitare con maggior forza gli animi nostri. A questo genere appartengono quelli a cui sembra alludere l'Apostolo scrivendo ai Romani: Gloria e onore e pace a ognuno che fa il bene (Rom. II, 10). Infatti i beati non godono solo di quella gloria che mostrammo essere in fondo la beatitudine essenziale di Dio, ovvero congiunta strettissimamente con la sua natura; ma anche di quella che risulta dalla conoscenza chiara e precisa che ciascuno dei beati avrà dell'eccellente e splendida dignità degli altri. Ma pure quanto grande non si dovrà stimare l'onore che Dio loro concede, essendo essi chiamati non più servi, ma amici, fratelli e figli di Dio? Perciò con queste amorosissime e onorevolissime parole il nostro Salvatore inviterà i suoi eletti: Venite benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi (Matt. XXV, 34). Cosicché a buon diritto si può esclamare: I tuoi amici, o Dio, sono stati troppo onorificati (Salm. CXXXVIII, 17). Ma saranno lodati anche da Cristo Signore dinanzi al Padre celeste e ai suoi Angeli.
Inoltre, se è vero che la natura ingenerò in tutti gli uomini il desiderio di essere onorati da quelli che sono illustri per sapienza, ritenendosi che tali attestati di considerazione siano le più efficaci prove del merito, quanto non dovrà credersi grande la gloria dei beati, professando l'uno verso l'altro la stima più profonda.
Sarebbe infinita l'enumerazione di tutti i godimenti di cui sarà ripiena la gloria dei beati; e non possiamo immaginarceli neppure. Tuttavia i fedeli devono persuadersi che di tutto quel che di giocondo può toccarci o desiderarsi in questa vita, sia che si riferisca alla conoscenza dell'intelletto, sia alla perfezione del corpo, di tutto la vita beata dei celesti ridonderà; sebbene in un modo più alto di quel che l'occhio possa vedere, l'orecchio possa udire, o che comunque possa penetrare nel cuore dell'uomo, come afferma l'Apostolo (I Cor. II, 9). Il corpo, che prima era grossolano e materiale, quando nel cielo, tolta la mortalità, sarà diventato tenue e spirituale, non avrà più bisogno di alimenti; l'anima poi si satollerà di quel pascolo eterno di gloria, che sarà offerto a tutti dall'Autore di quel grande convito (Luc. XII, 37).
Chi mai potrà desiderare preziose vesti ovvero ornamenti regali per il corpo lassù dove non si avrà bisogno di tali cose, e tutti saranno coperti di immortalità e di splendore, insigniti della corona della gloria eterna? Ma se è parte della felicità umana anche il possesso di una casa vasta e sontuosa, che cosa si può concepire di più vasto e sontuoso dello stesso cielo, che è illuminato in ogni parte dallo splendore divino? Perciò il Profeta, ponendosi dinanzi agli occhi la bellezza di tale dimora, e ardendo della brama di giungere a quella beata sede, dice: Come sono amabili i tuoi tabernacoli, o Signore delle virtù! Anela e si strugge l'anima mia per il desiderio degli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente (Salm. LXXXIII, 1).
Come si acquista sicuramente la beatitudine
I Parroci devono ardentemente desiderare e cercare con ogni studio che questo sia il volere di tutti i fedeli, questa la voce comune di tutti; poiché nella casa del Padre mio, dice il Signore, vi sono molte dimore (Giov. XIV, 2), nelle quali saranno dati premi maggiori e minori, secondo che ognuno avrà meritato. Infatti chi semina con parsimonia, mieterà con parsimonia e chi semina largamente, mieterà pure largamente (II Cor. IX, 6). Perciò non solo spingeranno i fedeli verso la beatitudine, ma li avvertiranno spesso che il modo certo per ottenerla è di istruirsi nella fede e nella carità, perseverando nella preghiera e nella salutare frequenza dei sacramenti, esercitandosi in tutte le opere caritatevoli verso il prossimo. Allora la misericordia di Dio, il quale preparò quella gloria beata a chi lo ama, farà sì che si avveri un giorno il detto del Profeta: Starà il mio popolo nella bellezza della pace, nei tabernacoli della fiducia e nella quiete opulenta (Isa. XXXII, 18).
Fatima, il quarto segreto esiste: Socci ha la prova, ecco qual è
FONTE: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11674430/Fatima--il-quarto-segreto-esiste.html#.U_Je_TIL8tM.facebook
SANTA MESSA
SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Spianata del Santuario di Fátima
Giovedì, 13 maggio 2010
Giovedì, 13 maggio 2010
(Video)
Ne è
prova questo luogo benedetto. Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il
centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo». Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni
affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria
della Santissima Trinità.
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