martedì 4 novembre 2014

SCIENZA: l'universo olografico – una nuova teoria del tutto? La IR-brana è una specie di barriera impenetrabile Messaggio n. 2.791 - 27.01.2007 “Dio lo permetterà e gli uomini sapienti scopriranno la barriera impenetrabile dell’universo. Arriverà il giorno in cui la sapienza umana si perderà. Il mistero non sarà svelato.” Profezia avverata della Madonna di Anguera.




2.791 - 27.01.2007
Cari figli, avanti senza timore. Voi siete del Signore e non dovete temere nulla. Confidate interamente nella bontà di Dio e sarete grandi nella fede. L’umanità cammina lontana dal Creatore e ha bisogno di essere curata. Aprite i vostri cuori al Dio della salvezza. Conosco le vostre difficoltà e intercederò presso il mio Gesù per voi. Non intimoritevi. Pregate. Nella preghiera scoprirete il tesoro che si trova dentro di voi. Abbiate cura della vostra vita spirituale e accogliete amorevolmente i miei messaggi. Dio lo permetterà e gli uomini sapienti scopriranno la barriera impenetrabile dell’universo. Arriverà il giorno in cui la sapienza umana si perderà. Il mistero non sarà svelato. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

PRIMA IPOTESI: UNIVERSO IN ACCELERAZIONE  (poco probabile, nessuna rilevanza con il quadro profetico apocalittico di Anguera.)

Universo in accelerazione

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'universo in accelerazione descrive l'osservazione che il nostro Universo è in una fase di espansione accelerata, ovvero che la velocità con cui esso si sta espandendo sta aumentando.
Questo sorprendente risultato è stato ottenuto nel 1998 da Saul PerlmutterBrian P. Schmidt e Adam Riess sulla base di osservazioni di supernove di tipo Ia in galassie lontane[1][2]. Per tali studi ai tre scienziati fu assegnato il premio Nobel per la fisica nel 2011.

Evidenze sperimentali

Le supernove di tipo Ia sono oggetti molto luminosi, tanto da diventare luminose quanto tutta la galassia a cui appartengono. Sono inoltre caratterizzate da ben definite curve di luminosità e spettro. Queste caratteristiche fanno sì che possano essere utilizzate come candele standard e permettano una misura precisa della loro distanza. Questa, insieme con la misura dello spostamento verso il rosso, ha permesso di misurare la velocità di espansione in corrispondenza a diverse distanze spazio-temporali ed evidenziare così l'accelerazione dell'espansione.[3][4] Le osservazioni del 1998 sono state ripetute e confermate.[5][6]Inoltre l'evidenza di un universo in espansione è stata corroborata da altre misure indipendenti come quelle basate sul clustering di galassie e sull'osservazione dell'anisotropia della radiazione cosmica di fondo.[7]

Implicazioni

L'Universo accelerante implica che la velocità a cui una galassia si allontana dalle altre aumenta nel tempo. Se l'accelerazione dovesse continuare le galassie si allontaneranno le une dalle altre in modo tale che il loro spostamento verso il rosso sarà così grande da rendere difficile la loro osservazione e l'universo apparirà oscuro. In scenari più spinti, il risultato finale sarà il disgregamento di tutta la materia nell'Universo. La nuova teoria della fine dell'Universo è stata chiamata il Big Rip (Grande Strappo).

Modelli cosmologici che tentano una spiegazione

Il modello dell'energia oscura

L'osservata accelerazione implica che l'universo potrebbe essere costituito per un 75% di energia non osservata direttamente, chiamata energia oscura, distribuita omogeneamente nell'universo. I modelli cosmologici che tentano una spiegazione dell'accelerazione si differenziano sulle ipotesi che fanno per le candidate a questa energia oscura: dal modello a costante cosmologica diversa da zero (che può aver causato anche l'inflazione cosmica), al modello della quintessenza, ad altri. Le ultime osservazioni WMAP tendono a favorire il modello basato su una costante cosmologica positiva.
L'osservazione di un universo in accelerazione pone grossi problemi alla teoria della civiltà eterna di Dyson. Questa teoria si basa su un universo in decelerazione, che per molti anni è stato il modello dominante incosmologia perché, in assenza di evidenze osservative per l'esistenza di energia oscura, si pensava che la forza di gravità della materia presente nell'Universo avrebbe agito per rallentare l'espansione.

Il modello del tempo che rallenta

Secondo i professori José Senovilla, Marc Mars e Raül Vera dell'Università di Bilbao e dell'Università di Salamanca, Spagna, una differente spiegazione potrebbe essere data assumendo l'ipotesi che il tempo stiarallentando, e che un domani potrebbe fermarsi del tutto. Se il tempo rallenta, essi affermano, è possibile spiegare lo spostamento verso il rosso soltanto con questa ipotesi, senza dover supporre l'esistenza di una energia oscura che sinora non è mai stata misurata direttamente, e senza scontrarsi con la difficoltà di dover risolvere il paradosso di una velocità di espansione che aumenterebbe indefinitamente. L'universo starebbe quindi sì espandendosi, ma nient'affatto accelerando: "Noi non diciamo che l'universo non stia espandendosi, ma che potrebbe essere un'illusione che stia accelerando". La teoria proposta rientra come variante particolare della teoria delle superstringhe, nella quale si immagina il nostro universo confinato su una membrana fluttuante in uno spazio a più dimensioni. Gary Gibbons, cosmologo presso l'Università diCambridge ha commentato che l'ipotesi è degna di attenzione: "Noi pensiamo che il tempo sia emerso all'epoca del Big Bang, e se è emerso può anche scomparire."[8]

Note

  1. ^ Goldhaber, G and Perlmutter, SA study of 42 type Ia supernovae and a resulting measurement of Omega(M) and Omega(Lambda), Physics Reports-Review section of Physics Letters, 307 (1-4): 325-331, Dec. 1998.
  2. ^ Garnavich PM, Kirshner RP, Challis P, et al. Constraints on cosmological models from Hubble Space Telescope observations of high-z supernovaeAstrophysical Journal, 493 (2): L53+ Part 2, Feb. 1 1998.
  3. ^ S. PerlmutterMeasurements of Omega and Lambda from 42 high redshift supernovae in Astrophysical Journal, vol. 517, nº 2, 1999, pp. 565–86, arXiv:astro-ph/9812133DOI:10.1086/307221.
  4. ^ A. G. Riess, Observational evidence from supernovae for an accelerating Universe and a cosmological constant in Astronomical Journal, vol. 116, nº 3, 1998, pp. 1009–38, arXiv:astro-ph/9805201DOI:10.1086/300499.
  5. ^ B. Leibundgut, J. Sollerman, A cosmological surprise: the universe accelerates in Europhysics News, vol. 32, nº 4, 2001. URL consultato il 1º febbraio 2007.
  6. ^ Confirmation of the accelerated expansion of the UniverseCentre National de la Recherche Scientifique, 19 settembre 2003. URL consultato il 3 novembre 2006.
  7. ^ [astro-ph/0604051v2] Robust Dark Energy Constraints from Supernovae, Galaxy Clustering, and Three-Year Wilkinson Microwave Anisotropy Probe Observations
  8. ^ Lo studio è stato pubblicato su Physical Review, cfr.: "Dark Energy" --Does the Mysterious Anti-Gravitational Force Really Exist?, in dailygalaxy.com, 16 giugno 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni


SECONDA IPOTESI: SCUDO INVISIBILE INTORNO ALLA TERRA (molto probabile se collegata ad altre profezie di Anguera sulla modifica dell' eclittica e del campo magnetico terrestre.)

Fonte: http://www.gialma.it/messaggidivini/index.php?topic=9.msg25140#msg25140

Offline Pijon

  • Sr. Member
263428/01/2006
Amati figli, sappiate che voi siete nel Mio Cuore Immacolato, e nulla dovete temere. Riponete la vostra fiducia nel Signore e sarete vittoriosi. Pregate. Non vi allontanate dal cammino che vi ho indicato. Soffro per quello che vi aspetta. Il cajueiro das araras perderà le sue foglieNon darà più la sua ombra a coloro che lì riposano. Oh uomini, ritornate in fretta. Non vivete nel peccato. Voi siete del Signore e solo Lui dovete seguire e servire. Una barriera si romperà e i Miei poveri figli vivranno momenti di paura. Convertitevi. Dalla vostra conversione dipendono molte cose. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso riunirvi quì ancora una volta. Io benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Restate in pace.


274614/10/2006

Amati figli, Io sono la vostra Madre dolorosa e soffro a causa delle vostre sofferenze. Confidate nel Signore. Egli è la vostra forza e la vostra vittoria. Piegate le vostre ginocchia in preghiera. La potenza della preghiera cambierà i vostri cuori. Siate solamente del Signore e cercate in Lui la vostra vera liberazione. La morte verrà all'est della barriera. Grande sarà la sofferenza per i miei poveri figli. Pregate. Pregate. Pregate. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso riunirvi quì ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo Amen. Restate in pace.



2.713 - 29/07/2006

Cari figli, Io sono vostra Madre e conosco le vostre necessità. Aprite i vostri cuori e accogliete i miei appelli. Voglio portarvi a un ardente e continuo desiderio di Dio. Siate fedeli. Date il meglio di voi nella missione che il Signore vi ha affidato. L’umanità si è allontanata dal Creatore e cammina verso un grande abisso. Dall’acqua e dal FUOCO verranno grandi sofferenze per i miei poveri figli. Nel campo magnetico della terra ci saranno dei buchi, che porteranno squilibrio alla vita degli uomini e degli animali. Inginocchiatevi in preghiera. Dio vuole salvarvi, ma voi non potete stare con le mani in mano. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
2.509 - 13.04.2005
Cari figli, il tesoro che gli uomini cercano nelle profondità della terra e che è diventato motivo di guerra e divisioni, cesserà di esistere. L’umanità passerà per grandi prove e gli uomini cercheranno la morte per fuggire dalle sofferenze. L’eclittica: per causa di essa verrà grande dolore per l’umanità. Inginocchiatevi in preghiera. Non voglio forzarvi, ma ciò che dico dev’essere preso sul serio. Cambiate vita. Dio vuole salvarvi. Pentitevi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Usa

2.707 - 15/07/2006
Cari figli, aprite i vostri cuori all’Amore di Dio e siate buoni gli uni con gli altri. Vi chiedo di perseverare nella preghiera, perché solo così potete contribuire alla vittoria del Signore. Fuggite dal peccato e abbracciate la grazia di Dio. Sappiate che l’umanità vivrà MOMENTI DI GRANDE tribolazione. Ci sarà una grande inclinazione nell’asse dell’eclittica, che si ripercuoterà sulla vita degli uomini e degli animali. Il dolore sarà grande. Io sono vostra Madre e voglio soccorrervi. Tornate in fretta. Domani potrà essere tardi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.



La Terra ha uno scudo invisibile come l’astronave di Star Trek

Protegge il pianeta respingendo gli elettroni 'killer'

28 novembre, 18:25Link diretto: http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2014/11/28/la-terra-ha-uno-scudo-invisibile-come-lastronave-di-star-trek_e21c1ac3-de51-4a3d-9887-2613b08cded3.html


TERZA IPOTESI:  IR-BRANA BARRIERA INPENETRABILE collegata agli esperimenti del Cern di Ginevra, (altamente probabile  soddisfa il requisito di coerenza interna ed integrità e non parzialità della profezia n. 2.791 che richiede un ipotesi identica alla frase profetica: "Dio lo permetterà e gli uomini sapienti scopriranno la barriera impenetrabile dell’universo. Arriverà il giorno in cui la sapienza umana si perderàIl mistero non sarà svelato").


SCIENZA – ANTIMATERIA CREATA NEI LABORATORI DEL CERN 22/01/2014 . (ACCELERATORE DI PARTICELLE DENTRO UNA MONTAGNA): LA TECNOLOGIA SCIENTIFICA ATTUALE, TENTA DI RIPRODURRE IL FENOMENO FISICO DELL’ ANTIMATERIA, VIOLANDO LA SUA NATURALE CAPACITA’ DI ANNICHILIRSI IN BREVISSIMO TEMPO IN CONTATTO CON LA MATERIA, MANTENENDOLA IN VITA PROLUNGATA ARTIFICIALMENTE E CONTRO NATURA, PER OSSERVARLA MEGLIO, DA CIO' APPROFONDIRE LE LEGGI CHE REGOLANO L' UNIVERSO E PRODURRE ENERGIA ALTERNATIVA A BASSO COSTO. Messaggi profetici della Madonna di Anguera. 2.925 - 04/12/2007 “Cari figli, una scoperta della scienza porterà grande preoccupazione all’umanità. La croce sarà pesante per molti dei miei poveri figli. Pregate. 3.010 - 14/06/2008 “La scienza inciamperà. Nel tentativo di una grande scoperta, gli uomini causeranno grande distruzione. Soffro a causa dei miei poveri figli. Inginocchiatevi in preghiera. Un fatto doloroso accadrà nella regione nord dell’Italia. Per la Chiesa verrà grande sofferenza. Non state con le mani in mano. Ciò che dovete fare, non rimandatelo a domani. 2.744 - 10/10/2006 “Cari figli, un grande mistero si vedrà. Dov’è la grande montagna? Gli uomini saranno confusi e non capiranno. Guardate i segni di Dio. Il Signore parla. Ascoltate con amore ciò che dice. L’umanità avanza verso un futuro di grandi sofferenze. Tornate al Signore. Lui vuole salvarvi. Pregate. “


              • IPOTESI A probabile in un futuro remoto: DISTRUZIONE DELL' UNIVERSO AVVERRA' QUANDO LA TECNOLOGIA SCIENTIFICA LO CONSENTIRA'. L' IRA DI DIO SARA' CONSENTIRE ALL' UOMO DI AUTODISTRUGGERSI, SEGUENDO I PROPRI DESIDERI.
                  • IPOTESI B probabile in un futuro prossimo: ANTIMATERIA CREATA NEI LABORATORI DEL CERN 22/01/2014 .  (ACCELERATORE DI PARTICELLE DENTRO UNA MONTAGNA): LA TECNOLOGIA SCIENTIFICA ATTUALE, TENTA DI RIPRODURRE IL FENOMENO FISICO DELL’ ANTIMATERIA, VIOLANDO LA SUA NATURALE CAPACITA’ DI ANNICHILIRSI IN BREVISSIMO TEMPO IN CONTATTO CON LA MATERIA, MANTENENDOLA IN VITA PROLUNGATA ARTIFICIALMENTE E CONTRO NATURA, PER OSSERVARLA MEGLIO, DA CIO' APPROFONDIRE LE LEGGI CHE REGOLANO L' UNIVERSO E PRODURRE ENERGIA ALTERNATIVA A BASSO COSTO.

Godman, l’universo olografico, parte I – di Alessandro De Angelis e Michele Nardelli
Godman, l’universo olografico parte II – prima del Big Bang?

Godman, l'universo olografico parte III – un universo “digitale”?
Godman, l'universo olografico parte IV – una nuova teoria del tutto?

“…… La IR-brana è una specie di barriera impenetrabile dove i quadrati raggiungono la loro estensione massima……”

1 L’equazione, una delle possibili formule risolutive della teoria delle stringhe, è riportata e descritta nel libro.

2 Per chi fosse interessato ad una lettura specialistica, il lavoro del Nardelli: “On the Boltzmann Equation applied in various sectors of String Theory and the Black Hole Entropy in Canonical Quantum Gravity and Superstring Theory”


Godman, l’universo olografico, parte I – di Alessandro De Angelis e Michele Nardelli
Cari lettori,
 il 20 novembre 2012 abbiamo tenuto – alla presenza di un sacerdote – una conferenza in una chiesa di Roma gremita di parrocchiani, dove abbiamo esposto le ultime ricerche di fisica quantistica e illustrato la teoria dell’olomultiverso digitale. Nella conferenza (clicca qui per visualizzare l’articolo:http://img27.imageshack.us/img27/1844/tiburno.jpg ), abbiamo inoltre presentato il nostro ultimo libro – la cui uscita è prevista per febbraio 2013 – “Godman, l’universo olografico. Oltre la mente di Dio vol. III” (edito dalla Uno Editori), incentrato sulle ultime scoperte della meccanica quantistica e dove, dopo la descrizione dell’esperienza premorte dell’autore (Alessandro De Angelis), si è cercato – in un tentativo che rasenta l’utopia – di fornire risposte a domande apparentemente impossibili, come «chi siamo?», «da dove veniamo?» e «cosa esiste oltre la nostra esperienza corporale?».
Nella stesura del libro ci siamo avvalsi della collaborazione di valenti fisici, tra i quali il matematico Michele Nardelli, che ha risolto l’equazione della teoria del tutto (riportata nel nostro libro), riuscendo a unificare le tre forze fondamentali della fisica con la gravità.
Lascio l’incombenza di questo compito all’amico Michele, non prima di avere analizzato una dimensione esclusa dalla teoria del tutto: il tempo.
Cosa è il tempo?
Per molti secoli filosofi e scienziati di varie branche hanno cercato di fornire risposta senza giungere a un punto d’intesa. Sappiamo, come ci ha mostrato Albert Einstein, che esso varia a seconda dell’osservatore e che avvicinandosi sull’orizzonte degli eventi di un buco nero esso rallenta, fino ad arrestarsi del tutto. Per definizione, il tempo è dunque il susseguirsi degli eventi. Andando ancora più a monte, noi sosteniamo che esso sia la conseguenza dell’esistenza.
L’esistenza di ogni specie vivente è caratterizzata da eventi, dalle azioni che compiamo quotidianamente, dal battito del nostro cuore al movimento degli atomi e delle particelle subatomiche di cui siamo composti.
Se il tempo si fermasse e se tutta la variabilità di ciò che ci circonda, che genera movimento, si arrestasse, il nostro cervello non percepirebbe più i bit d’informazione che decodifica attraverso i sensi, arrestandosi con esso tutti gli impulsi elettrochimici da esso prodotti per decifrare la nostra realtà. È dunque il movimento e la variabilità degli eventi che ci permette di assaporare la nostra esistenza.
Ora, se tutto questo fosse il risultato prodotto da una intelligenza creatrice superiore – che gli uomini chiamano Dio –, anch’esso sarebbe collocabile all’interno del tempo?
Lo stesso atto di creazione attraverso l’esplosione del Big Bang è di per sé un evento che lo collocherebbe all’interno di esso, creando un prima e un dopo l’evento stesso. Se inoltre con “Dio” vogliamo intendere il dio della Bibbia, esso compie azioni come entità fisica addirittura in prima persona (si veda l’omicidio del figlio di Davide in II Samuele 12:14-18; l’uccisione di un uomo reo di avere tagliato la legna durante lo shabbat in Numeri 15-32-36 ecc.), rapportandosi e relazionandosi con il genere umano.
Ma un dio, sicuramente più trascendente di quello veterotestamentario, prima della creazione sarebbe stato soggetto all’incedere del tempo? Abbiamo detto che qualsiasi movimento e variabilità esistenziale collocherebbe qualsiasi soggetto all’interno del tempo. Ora ipotizziamo che “Dio” sia una entità energetica. Se questa fosse quieta e immobile, non estrinsecherebbe neanche più la sua stessa esistenza, annichilendosi. Se alla sua energia fosse legata anche una frequenza di vibrazione, e se questa frequenza fosse fissa e non variabile, giungerebbe a un punto dove questa non sarebbe più percepibile. Un po’ come un massaggiatore che, sfregando le mani sul nostro corpo, ci trasmette calore e piacere tramite l’attrito generato, mentre se le sue mani fossero ferme sul nostro corpo, alla fine non lo percepiremmo nemmeno più.
Quindi questa frequenza di vibrazione deve essere legata a una variabilità, come ho visto nell’esperienza premorte da me vissuta all’età di 17 anni e che apre il percorso del libro Godman.
Ma andiamo oltre. Se noi dovessimo supporre l’esistenza di una entità creatrice, dovremmo concepirla perfetta, in quanto se non lo fosse potrebbe esplicare una presunta creazione in maniera sbagliata o addirittura malvagia. Tuttavia se fosse perfetta dovrebbe avere tutto e non essere mancante di nulla, mentre prima della creazione sarebbe stata mancante di questa. La dottrina della Chiesa, per uscire da questa incongruenza, risponde che “Dio” crea per amore, perché la sua stessa essenza è amore e quindi connotata esistenzialmente. Questo comporterebbe che “Dio” dovrebbe creare sin dalla sua origine esistenziale, ma, essendo esso eterno, e dunque andando il suo tempo indietro all’infinito, anche la nostra esistenza dovrebbe volgere indietro all’infinito fino a coincidere la sua: mai creati e sempre esistiti. Noi saremmo Dio.
Lasciamo la parola al fisico teorico Michele Nardelli che esporrà le sue analisi scientifiche sulla questione del tempo e la sua implicazione nella meccanica quantistica.
Tempo e gravità quantistica
In fisicail tempo di Planck è l'unità naturale del tempo. È considerato il più breve intervallo di tempo misurabile. Esso è uguale a 5,391X10 alla-44s ~ 10 alla-43s . Il tempo di Planck è il tempo che impiega un fotone che viaggia alla velocità della luce per percorrere una distanza pari alla lunghezza di Planck. È il "quanto del tempo", la più piccola misurazione del tempo che abbia qualche significato. L'età stimata dell'universo (4,3 · 1017 s) è di circa 8 · 1060  tP.
La lunghezza di Planck è, invece, uguale a 1,616252X10 alla -35m ~ 10 alla -35m  .
Essendo la distanza (o lunghezza) di Planck Dp uguale a 1,616252 * 10-35 m, e la velocità della luce avendo un valore nel vuoto pari a c0 = 299 792 458 m/s, il tempo di Planck Tp finisce con l'essere:
Tp = Dp / 299 792,458 = 1,616252 * 10-35 / 299 792 458  ≈ 5,391 * 10-44 sec ≈ 10-43 sec.
Notiamo che il valore 5,391 è praticamente uguale a 5,39344663 che è una frequenza del sistema musicale Aureo, praticamente un sistema musicale le cui “frequenze” corrispondono a “potenze” di Phi che è il cosiddetto “rapporto aureo” che è uguale a 1,618033989… = (√5 + 1) / 2. Anche il valore 1,616252 è praticamente uguale a 1,61607036, anch’esso corrispondente ad una frequenza del sistema musicale Aureo (il sistema musicale Aureo è stato concepito in quanto, secondo gli studi del Nardelli, le stringhe essendo delle “cordicelle” infinitesimali, “vibrano” come le corde di un violino e le “note” che emettono corrispondono alle moltissime particelle elementari reali e/o virtuali).
Ma cosa c’era prima del tempo di Planck? È possibile intravedere una teoria “unificata” sull’origine dell’Universo e sull’unificazione delle forze? Per rispondere a queste domande, prenderemo spunto dallo studio descritto nel libro dei fratelli Igor e Grichka Bogdanov: “Prima del Big Bang - L'origine dell'Universo”. È interessante, ai nostri scopi, come viene analizzata la questione del “tempo di Planck” e di cosa poteva esistere prima di esso.
Se alla scala di Planck il pre-spazio-tempo era in equilibrio, allora doveva necessariamente trovarsi in uno stato fisico molto speciale, denominato “stato KMS (Kubo, Martin, Schwinger)”: una condizione che dominò i primissimi istanti dell’universo nascente. Che cos’è lo stato KMS? La condizione KMS è fondamentale nella teoria quantistica. Essa permette di caratterizzare in modo completo gli stati di equilibrio termico di un sistema. La condizione KMS stabilisce una relazione naturale tra l’evoluzione del tempo – che è sottoposta alla metrica lorentziana (+++ –) – e lo stato di equilibrio, che è sottoposto alla metrica euclidea (++++). E questo ci porta molto semplicemente verso una metrica “sovrapposta” (+++±), vale a dire verso un tempo complesso che comporta una direzione reale ed una direzione immaginaria pura. La condizione KMS non è altro che questo: attraverso la relazione stabilita tra equilibrio ed evoluzione del sistema, conduce necessariamente verso un tempo complesso, lo stesso che dominava il “mondo” alla scala di Planck.
Quando raggiungiamo la scala di Planck, lo spazio si dissolve in una specie di “schiuma quantistica”. Le scoperte sulla “fluttuazione del tempo” cominciano a dirci che cosa contenga quel vuoto: qualcosa che potremmo paragonare ad una specie di “oceano scatenato”. A questa scala, la profondità dell’oceano quantistico è colossale: il fondo (ossia la scala 0) si trova ad una distanza che, per quanto sia finita, sembra in un certo senso infinita: migliaia di miliardi di anni luce. La cosa interessante è che l’espansione che permette di passare dalla scala zero alla scala di Planck è di tipo logaritmico. In altre parole, l’espansione dell’universo prima del Big Bang segue una spirale logaritmica che in matematica viene definita “spirale aurea”. È interessante evidenziare anche che 43, quindi l’esponente del “tempo di Planck” 10-43, è dato dalla somma delle seguenti potenze di Phi: 0,2229 + 7,8541 + 10,4721 + 12,7082 + 11,7446 = 43,0019 ≈ 43. (Difatti se approssimiamo alle due cifre decimali otteniamo: 0.22 + 7.85 + 10.47 + 11.75 + 12.71 = 43). I matematici hanno dimostrato che anche se giriamo un numero infinito di volte intorno al Punto Zero, la distanza percorsa resta finita. E questo spiega che anche se il Punto Zero sembra trovarsi a una distanza infinita dal “Muro di Planck” (quanto di spazio-tempo più piccolo possibile del nostro universo fisico), è comunque possibile raggiungerlo. L’oceano quantistico è un ambiente instabile a cinque dimensioni: la dimensione supplementare raccoglie le fluttuazioni della quarta coordinata, che si trasforma alternativamente in coordinata di genere spazio e/o di genere tempo. Questo “oceano” a cinque dimensioni è fatto di quella sostanza primordiale che dominava all’epoca di Planck: metriche libere, estremo supporto dello spazio e del tempo. Che cosa sono queste metriche? In effetti, bisogna vederle come “atomi”: le metriche sono “atomi” di spazio o di tempo. Ne esistono soltanto due classi: innanzitutto, i “monopoli” (cariche magnetiche o gravitazionali che hanno non due, ma un solo polo) che troviamo nello spazio-tempo e la cui segnatura è (+++ –), ma anche i cosiddetti “istantoni”, la cui segnatura è euclidea (++++). Contrariamente ai monopoli, che sono dotati di un’energia, gli istantoni contengono esclusivamente “informazione”. Sono compatti (chiusi), dotati di un’elevata simmetria e totalmente statici. L’informazione che trasportano è contenuta in quella che la fisica-matematica definisce “carica topologica”. Li si incontra soltanto nell’Altrove (ossia, dall’altra parte del cono di luce). È stato notato che esiste, a 4 dimensioni, una relazione di “dualità” fra monopoli ed istantoni. In prossimità del Muro di Planck, a dominare è l’azione (ossia l’energia) dei monopoli; il tempo “scorre” ed è reale. Al contrario, intorno al Punto Zero ad avere la meglio è l’azione euclidea degli istantoni; il tempo cessa di scorrere e diviene immaginario. Più ci spingiamo in profondità nell’”oceano quantistico”, più lo spazio delle metriche si fa “agitato”. Per via delle fluttuazioni della curvatura dello spazio primigenio, i monopoli si trasformano in istantoni prima di tornare ad essere monopoli; la metrica comincia a fluttuare fra le due configurazioni. Poi, via via che progrediamo verso gli “abissi”, i vortici (mulinelli) quantistici si fanno più imponenti: a metà strada fra la superficie (la scala di Planck) ed il fondo (la scala zero), fluttuazioni gravitazionali molto violente aprono immensi vortici nell’oceano quantistico, nei quali “sprofondano” monopoli ed istantoni in un turbinio che oscilla fra correnti di energia e di informazione. Al centro di questa spaventosa “tempesta” primordiale, onde di metriche degenerate si spingono nel vuoto per mescolare monopoli ed istantoni in una “schiuma quantistica” in cui l’informazione diviene energia. Questo formidabile passaggio tra informazione primordiale ed energia è, in fondo, legato alla trasformazione del tempo immaginario in tempo reale. Tutto questo avveniva nell’epoca lontanissima in cui l’universo primigenio era sottoposto, nella sua totalità, alla supersimmetria della condizione KMS. Là, nel cuore dell’oceano quantistico, monopoli ed istantoni erano in numero uguale, le metriche lorentziane ed euclidee erano completamente sovrapposte. Questo spazio di sovrapposizione era uno spazio complesso a 5 dimensioni la cui quarta coordinata (a seconda delle fluttuazioni della curvatura) si trasformava alternativamente in tempo reale (lorentziano) e/o in tempo immaginario puro (euclideo). Vi fu quindi un tempo in cui i lampi di energia altro non erano che nubi d’informazione. Poi a mano a mano che ci si spinge verso lo zero, verso il fondale estremo del nostro oceano, le fluttuazioni perdono progressivamente intensità. A poco a poco, gli istantoni divengono più stabili, cessano di trasformarsi in monopoli così che, nel momento in cui finalmente ci avviciniamo al fondo, esiste soltanto qualche rarissimo monopolo: gli istantoni euclidei dominano interamente il paesaggio. E qui, quando finalmente siamo in vista della scala zero, scopriamo qualcosa di straordinario: tutti gli istantoni convergono in una spirale (aurea) verso il Punto Zero dove si sovrappongono, si confondono e si fondono in un unico istantone a quattro dimensioni: l’istantone gravitazionale singolare di dimensione zero. Quella che i fisici teorici chiamano “densità di carica topologica”, per quell’istantone di dimensioni nulle, è infinita. Quella configurazione primordiale, allo stesso tempo infinitamente semplice ed infinitamente complessa, contiene da sola tutta l’informazione dell’intero universo, da zero all’infinito. Si tratta di un oggetto puramente topologico, che vive fuori dal tempo reale e che racchiude in sé tutta l’evoluzione dell’universo in tempo immaginario. Tali istantoni hanno la forma di una “palla” a quattro dimensioni il cui bordo consiste in una sfera a tre dimensioni. Di recente, soprattutto sotto l’impulso di S. Hawking, è stato sviluppato il modello degli “istantoni gravitazionali”, in cui il campo di forza considerato è la supergravità (connessa alla teoria delle stringhe ed alla M-Teoria). Questo è il tipo di istantone che viene considerato in tale ricerca, cioè gli istantoni che poterono essere implicati nei dintorni della Singolarità Iniziale dello spazio-tempo, quando l’intensità della gravitazione era equivalente a quella delle altre tre forze dell’universo. Gli istantoni gravitazionali possono anch’essi essere definiti dalla loro azione. Essa si presenta sotto forma di una somma che vede come addendi da una parte l’integrale (calcolato in uno spazio a quattro dimensioni) del quadrato della curvatura del pre-spazio-tempo e, dall’altra parte, ciò che definiamo “carica topologica della configurazione” (che, per definizione, è un invariante). Il primo termine, che per costruzione è finito, misura quindi l’intensità dell’”effetto tunnel” caratterizzante l’istantone. La soluzione istantone può essere vista come una traiettoria tunnel fra due stati di energia nulla separati da una barriera. In questo senso, un istantone gravitazionale può collegare istantaneamente due punti dello spazio-tempo lontanissimi l’uno dall’altro, quale che sia la loro distanza. L’effetto tunnel è molto grande (in pratica massimo) nei pressi della Singolarità Iniziale, laddove la barriera fra due punti raggiunge la sua massima altezza per via della fenomenale entità della curvatura. Diminuisce poi a mano a mano che si considerano scale di spazio-tempo via via più grandi (e quindi curvature sempre meno forti), fino a diventare praticamente nulla alle scale ordinarie che caratterizzano l’universo odierno (vale a dire, nello spazio-tempo piatto). Il secondo termine, a differenza del primo, è indipendente dalla scala spazio-temporale. Si tratta della carica topologica dell’istantone, che è in relazione con il prodotto della curvatura dello spazio-tempo per il suo duale. Essa rappresenta una proprietà globale della configurazione, del tutto indipendente dalla scala (ossia dalla dimensione dell’istantone). Questo significa che la carica topologica è conservata dappertutto, anche nel momento in cui l’istantone raggiunge una dimensione nulla.
L’istantone gravitazionale singolare è un punto: la sua dimensione è zero, non occupa alcun volume nello spazio, né alcun istante nel tempo.
L’energia dell’istantone è immaginaria. Questa straordinaria “pseudo-particella” è caratterizzata da una specie di carica astratta che gli esperti hanno chiamato “carica topologica” e che è invariante. Si potrebbe paragonare questa carica ad una quantità invariante di informazione, come quella contenuta in un DVD. Al Punto Zero esiste un “potenziale topologico” (descritto dalla funzione delta); quest’ultimo propaga all’infinito la carica topologica dell’istantone iniziale di dimensione nulla. Il Punto Zero può così essere visto come un’infinità di istantoni di dimensioni nulle raccolti su di un unico punto (un po’ come oggi milioni di libri sono compattati nei minuscoli solchi di un DVD). Allo stesso modo, un’infinità di istantoni si trovano sovrapposti al Punto Zero, conferendogli una ricchezza infinita in termini di informazione.
Più precisamente, la densità della carica topologica, che aumenta con il numero di istantoni, diviene qui infinita. Ed ecco dove sta il segreto dell’espansione topologica che precedette l’espansione fisica dell’universo: per ritrovare il suo stato fondamentale (corrispondente ad una densità di carica topologica nulla), il raggio dell’istantone deve diventare infinito. Anche qui, ritroviamo nuovamente questa “legge algebrica” che spinge lo zero verso l’infinito. Come concepire la nascita del tempo? A mano a mano che la spirale aurea degli istantoni si svolge, nuovi numeri fanno la loro comparsa, a partire da 0, poi 1, poi 2, ecc..., fino all’infinito: il raggio della bolla cambia, così che essa cresce e dà l’avvio a una formidabile espansione. E all’infinito, il raggio è infinitamente grande. Come bolle di sapone di tutte le dimensioni, le sfere si propagano verso l’infinito, spinte unicamente dalla dinamica dei numeri reali. Grandi o piccole che siano, le bolle sono lì, tutte allo stesso istante, tutte equivalenti.
Quando la bolla cresce ed il suo raggio diventa infinito, significa che il suo bordo si è infinitamente allontanato dal centro (il punto che rappresenta l’origine). Visto dal bordo, il centro è talmente lontano da essere scomparso: togliendo il centro abbiamo soppresso in un colpo solo tutto l’interno della bolla. Questo perché una bolla è ciò che in topologia si definisce “spazio connesso” ed un punto qualsiasi preso dal suo interno non ha quindi alcuna scala: può essere “grande” quanto la bolla stessa. Di conseguenza, una volta tolto il centro della bolla, resta soltanto il bordo, ossia la sfera a tre dimensioni che chiamiamo S3. L’interno della sfera non esiste più: è diventato immaginario. Come per la sfera normale S2 (un pallone da calcio) l’interno era la terza dimensione dello spazio, nel caso di S3 l’interno che abbiamo tolto altro non era che la quarta dimensione.
Questo significa allora che la quarta dimensione spaziale della bolla è divenuta immaginaria. Ma che cos’è una dimensione di spazio immaginario? Molto semplicemente, è la dimensione del tempo reale. All’interno della bolla a quattro dimensioni, la quarta dimensione spaziale è stata sostituita dall’unica direzione che possa trovarsi “nella bolla” senza comunque occupare spazio alcuno, la dimensione del tempo reale. Togliendo il nostro punto sul raggio della bolla, quest’ultimo ha ruotato su se stesso di 90° all’interno, diventando una retta immaginaria (ossia il tempo, che come sappiamo è misurato con numeri immaginari). Da qui in poi, gli istantoni (che sono oggetti compatti, ossia chiusi su se stessi) scompaiono. Allo stesso modo, il gruppo di simmetria che li governava (il gruppo SO(4), anch’esso un gruppo compatto) “esplode”, perde la sua simmetria fondamentale e si apre improvvisamente su SO(3,1), cioè il gruppo di simmetria di Lorentz, non compatto, il gruppo dello spazio-tempo, quello che ci permette, in ogni istante, di misurare le trasformazioni nel tempo reale.
È dunque dall’”esplosione” della metrica euclidea che nasce la metrica lorentziana: quella in cui abbiamo il ricordo del passato ed il desiderio del futuro. In conclusione, togliere alla bolla dei numeri un punto significa aprirla nella direzione del tempo. Significa, cioè, portarla a non essere più statica (chiusa nella direzione del tempo immaginario), ma renderla dinamica (aperta nella direzione del tempo reale). Quando togliamo un punto alla nostra bolla, essa “cambia di scala”: il tempo reale comincia a fare il proprio lavoro ed i numeri si aggiungono agli altri senza più fermarsi. Il risultato è che la bolla dei numeri cresce e la vediamo crescere, cambiare di scala ad ogni istante: ormai il tempo è nato. Il sorprendente fenomeno che è stato appena descritto mostra dunque come, all’infinito del tempo immaginario, nasca il tempo reale. Ed è quando il tempo “si apre” che comincia quella famosa “oscillazione della metrica” fra tempo reale e tempo immaginario: è l’era del tempo “complesso” in cui lo spazio-tempo evolve su cinque dimensioni, contemporaneamente tempo reale ed immaginario.
È qui, all’infinito rispetto a zero, che avviene il fenomeno di “decompattazione” del tempo: la fisica definisce quel momento “istante di Planck” (o tempo di Planck). Solo in quell’istante comincia l’ultima tappa: il tempo immaginario è scomparso, l’energia immaginaria si converte in energia reale ed il “Big Bang caldo” prende l’avvio. Con esso, comincia l’espansione dell’universo, che avviene soltanto nel tempo reale. È questo, quindi, il fantastico potere dello zero, il suo mistero affascinante: dispiegare tutta l’informazione numerica che contiene in potenza. E se supponiamo che il punto della Singolarità Iniziale altro non sia che l’immagine dello zero, allora la rappresentazione “geometrica” di quel che abbiamo appena visto ci ha permesso di assistere all’espansione fredda, silenziosa, della sfera originale da zero all’infinito. Un’espansione che, tenuto conto di quanto appena visto, non è soltanto naturale: è inevitabile, inscritta nell’esistenza stessa dello zero. Questo è il segreto del primo Big Bang, quello che ha permesso la transizione da zero verso l’infinito proiettato sul Muro di Planck. Un Big Bang freddo e buio, grazie al quale c’è stato qualcosa a partire dal nulla; attraverso il quale l’infinito è sbocciato dallo zero. E l’essere dal nulla.
Godman, l’universo olografico parte II – prima del Big Bang?
Godman, l’universo olografico, parte II – di Alessandro De Angelis e Michele Nardelli


Nel 1964 due astronomi americani – Arno Penzias e Robert Woodrow Wilson –, al termine di uno studio avviato nel 1940, che valse loro il Nobel nel ’78, tramite un radiotelescopio riuscirono a rilevare una debole radiazione isotropa di fondo non associata ad alcuna stella, galassia o qualsiasi altro tipo di corpo celeste. Tale radiazione venne denominata cosmic microwave background radiation (talvolta abbreviata inCMBR) o radiazione cosmica di fondo, generalmente considerata come una conferma chiave del modello del Big Bang.
Grazie alla misura delle fluttuazione di temperatura nella radiazione cosmica di fondo, alle misure della funzione di correlazione delle galassie e dell’espansione delle supernovae di tipo Ia, è stato possibile risalire all’età approssimativa del nostro universo, pari a circa 13,73±0,12 miliardi di anni. Alla luce di queste recenti scoperte, che hanno rivoluzionato il mondo dell’astrofisica e della cosmologia, viene da porsi alcune domande:
Cosa c’era prima del Big Bang?
È possibile stabilire se il nostro universo sia parte di un modello fisico e cosmologico più complesso, dove oltre al nostro è possibile attestare l’esistenza di altri universi? Esistono prove dell’esistenza di un multiverso, un complesso modello di universi coesistenti previsto da varie teorie, come quella dell’inflazione eterna di Linde o ancora dalla teoria delle stringhe?
Recentemente, Hiranya Peiris e i suoi colleghi dell’University College di Londra hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica ArXiv che darebbe dimostrazione della fondatezza della teoria del multiverso. Analizzando infatti la radiazione cosmica di fondo (CMBR), Peires e la sua équipe hanno cercato indizi dell’interazione di altri universi con il nostro, prevedendo che tale interazione avrebbe dovuto lasciare dei segni nella radiazione cosmica di fondo. Ai fini di verificare questa teoria, i ricercatori hanno creato un algoritmo che ha analizzato i dati sulla radiazione raccolti dalla sonda WMAP della Nasa, che ha trovato forme e regolarità che potrebbero essere interpretati come un’interazione tra un altro universo e il nostro prima del Big Bang.
I dati emersi da questa ricerca porterebbero a considerare l’esistenza di altri universi, ciascuno nella propria bolla spazio-temporale, generati da una eterna inflazione. Attualmente, ciò che si sta cercando sono le collisioni che questi presunti universi “della bolla accanto” dovrebbero aver avuto con il nostro universo, nonché le tracce dello scontro rilasciate e rintracciabili attraverso il fondo cosmico a microonde.
Le tracce della collisione dovranno essere ricercate in forme discoidali, in quanto tale modello prevedrebbe una forma sferica delle bolle. Alla ricerca di queste tracce di collisione è andato il cosmologo britannico Stephen Feeneym dell’University College di Londra, il quale dopo sette anni di lavoro, grazie al potente algoritmo sulla mappa ottenuta da WMAP, ha trovato quattro feature, potenziali candidate delle impronte delle bolle degli universi.
Ulteriori indicazioni potrebbero arrivare dalle mappe in arrivo dal satellite Planck, costruito per trovare evidenze di come la fisica fondamentale, nell’universo primordiale, possa essere notevolmente più complessa di quanto crediamo, probabilmente riconducibile ad un modello cosmico olofrattografico.
Ancora una volta lasciamo la parola al fisico teorico Michele Nardelli per una analisi più approfondita sul prima del “grande bang”.
Può l’universo generare se stesso?
Adesso tratteremo in maniera scientifico-divulgativa la tesi dei fisici Richard Gott III e Li-Xin Li, inerente la possibilità che l’universo possa essersi creato da sé. Perché ciò divenga possibile, all’inizio del tempo deve esserci esistita una sorta di macchina del tempo naturale, identificata dalla fisica teorica con una “curva del tempo chiusa”, una sorta di anello temporale che gira intorno a se stesso.
Il fisico Li-Xin Li, osservò che in una data geometria ci sono più stati di vuoto tra i quali scegliere. Invece di partire dal vuoto normale, lo studioso era partito da una variante nota come vuoto di Rindler. Il vuoto di Rindler è lo stato di vuoto che viene rivelato da osservatori accelerati. Un astronauta che acceleri nello spazio accendendo i motori del suo razzo in un vuoto normale osserverà, sorprendentemente, dei fotoni.
Questa radiazione termica è detta radiazione di Unruh, e non la si osserva se non si sta accelerando, ma un astronauta che appunto accelera la vede. Da dove vengono questi fotoni? In effetti la loro energia è presa a prestito dal vuoto normale. Così l’energia che l’astronauta “prende a prestito” dal vuoto fa sì che egli osservi uno stato di vuoto con una densità di energia inferiore a zero: tale stato è noto come vuoto di Rindler. Esso è caratterizzato da densità di energia negativa e pressione negativa.

Ciò controbilancia esattamente la densità di energia positiva e la pressione positiva della radiazione di Unruh che l’astronauta osserva, di modo che la densità totale di energia e la pressione totale sono uguali a zero, come nel normale stato di vuoto visto da un osservatore non accelerato. Il vuoto normale che vediamo noi è uguale al vuoto di Rindler che vede lui più la radiazione di Unruh che egli rivela. Un vuoto di Rindler situato in una regione di viaggio nel tempo determina dunque una densità di energia negativa ed una pressione negativa. Ma poi, siccome lo spaziotempo è avvolto su se stesso nella direzione del tempo, a questo stato si aggiungono una densità di energia ed una pressione positive. Con appropriati valori dei parametri, i due effetti si elidono reciprocamente in modo esatto, producendo un vuoto con densità di energia e pressione nulle, proprio come il vuoto normale. Perché si verifichi questa compensazione esatta, le pareti anteriore e posteriore dellospazio di Misner devono avvicinarsi ad una velocità pari al 99,9993 per cento della velocità della luce. Lo spazio di Misner è uno spaziotempo in cui inizialmente non esiste alcuna macchina del tempo, ma alla fine si apre un’epoca di viaggio nel tempo.

La regione di viaggio nel tempo è separata dalla regione senza viaggio nel tempo da un orizzonte di Cauchy. Si può pensare uno spazio di Misner come una stanza infinita limitata da una parete anteriore ed una posteriore. Noi viviamo tra le due pareti. C’è una porta nella parete anteriore e ce n’è un’altra in quella posteriore. Se usciamo dalla porta anteriore ci ritroviamo immediatamente a rientrare nella stessa stanza dalla porta posteriore. Lo spazio di Misner in realtà è avvolto a forma di cilindro: le pareti anteriore e posteriore sono “incollate insieme”. Nella soluzione di Gott e Li, il vuoto di Rindler arrotolato su se stesso ha densità di energia e pressione nulle in tutto lo spazio di Misner, sia nelle regioni di viaggio nel tempo che in quelle senza viaggio nel tempo, e quindi rappresenta una soluzione esatta delle equazioni di Einstein. Si tratta di una soluzione coerente: la geometria, che prevede il viaggio nel tempo, genera il vuoto quantistico in modo appropriato, e tale stato di vuoto quantistico a sua volta, mediante le equazioni di Einstein, produce la geometria da cui si è partiti. Gott e Li si resero immediatamente conto che la soluzione poteva essere adattata in modo da produrre uno stato coerente per il modello dell’universo primordiale comprendente il viaggio nel tempo su cui stavano lavorando.

Il passo successivo fu il dimostrare che funzionava. La tesi di Gott e Li propone che l’universo non è stato creato dal nulla, ma a partire da “qualcosa” e che quel qualcosa sia l’universo stesso.
Come può verificarsi ciò?
Mediante il viaggio nel tempo: l’universo potrebbe avere una geometria tale da consentirgli di tornare indietro nel tempo e creare se stesso. Potrebbe cioè essere la propria madre. Ciò potrebbe accadere mediante un processo collegato ad una teoria proposta da Andrej Linde e chiamata inflazione caotica. Linde si rese conto che le fluttuazioni quantistiche potrebbero far sì che lo spaziotempo salti in uno stato di più elevata densità di energia del vuoto e di più accentuata inflazione. Secondo Linde, a causa di tali fluttuazioni quantistiche e dei relativi salti nel tasso di inflazione, un universo inflazionario potrebbe generare universi baby così come dal tronco di un albero si dipartono i rami. Ciascun universo baby subirebbe poi l’inflazione fino a raggiungere le dimensioni del “tronco”, e darebbe a sua volta alla luce altri universi baby. Ciò continuerebbe indefinitamente, con universi inflazionari che si dipartono continuamente dai rami più antichi, generando un enorme albero “frattale”. La logica, però, impone di chiedersi come sia nato il “tronco”. Nell’articolo di argomento cosmologico, Gott e Li proponevano che un ramo semplicemente piegasse all’indietro compiendo un giro e diventando il tronco. In epoca avanzata ciascuno di questi universi baby o “trombe” (per la loro forma) in espansione è uno spaziotempo inflazionario di de Sitter. Poiché ognuna di esse ha un inizio (una strozzatura) nel punto di diramazione, ognuna può generare un numero infinito di universi a bolla. Ogni tromba può espandersi indefinitamente senza incontrare le altre. L’universo più a sinistra e quello più a destra non hanno ancora dato origine ad alcun universo baby ma, dato un tempo sufficientemente lungo, lo faranno. Tutti gli universi baby sono stati creati dallo stesso meccanismo di ramificazione. Le leggi della fisica valgono dovunque, e non vi sono singolarità. Quanto all’occhiello temporale alla base, esso rappresenta un universo baby che si è avvolto all’indietro nel tempo diventando il tronco. Nel modello di Gott e Li non c’è un evento che viene prima di tutti gli altri; per ogni evento ce ne sono altri che lo precedono.

Eppure l’universo ha un inizio finito. In particolare, nell’occhiello temporale alla base, ogni evento è preceduto dagli eventi che giacciono nell’occhiello in senso antiorario rispetto ad esso. Supponiamo di vivere nell’universo all’estrema destra, che ammettiamo rappresenti un universo ben lontano dal tronco. Dato un numero infinito di rami, è probabile che viviamo in uno che si sia formato molto tempo dopo il primo universo. Risalendo all’indietro nel tempo, seguiremmo il nostro ramo fino all’universo alla nostra sinistra, quindi raggiungeremmo il tronco del secondo universo da sinistra, per poi arrivare nell’occhiello alla base e girarci dentro all’infinito. Poiché la relatività generale consente geometrie curve, è possibile avere un universo che ha un inizio senza avere un primo evento. Tale universo si è causato da sé. Il modello contiene un orizzonte di Cauchy che separa la regione di viaggio nel tempo dalle regioni successive ove non è consentito alcun viaggio nel tempo. Questo orizzonte gira intorno al tronco subito dopo il punto in cui l’occhiello temporale se ne dirama. Se si vive prima di tale orizzonte, si è nell’occhiello temporale e si può viaggiare localmente verso il futuro procedendo sempre (in senso orario) nell’occhiello fino a tornare al proprio passato. Ma se si vive oltre l’orizzonte, non si può visitare il proprio passato. Se si vive nel futuro del punto in cui si dirama l’occhiello, si procede senz’altro verso il futuro, salendo sempre più lungo l’albero; non si può mai tornare a quell’anello che sta alla base. Una macchina del tempo è in funzione all’inizio dell’universo, ma poi cessa l’attività.

Gran parte della memoria di Gott e Li è dedicata a dimostrare che è possibile trovare uno stato di vuoto quantistico coerente per il modello, in accordo con le equazioni di Einstein. I due fisici riuscirono a trovare una soluzione autocompatibile per il caso in cui l’occhiello temporale aveva una particolare lunghezza: quella che, in frazioni di nanosecondo, è numericamente pari alla circonferenza iniziale della diramazione dello spazio di de Sitter, espressa in frazioni di piede. In questo caso, la densità negativa di energia del vuoto di Rindler e la densità positiva di energia derivante dal suo essere avvolto attorno ad una spira temporale chiusa si elidono esattamente a vicenda, lasciando uno stato di puro vuoto inflazionario con una densità positiva di energia ed una pressione negativa in ogni punto: precisamente ciò che è necessario per produrre la geometria di de Sitter da cui si è partiti. Questo stato di vuoto uniforme non diverge sull’orizzonte di Cauchy né in alcun altro luogo. È una soluzione autocompatibile. Quando la diramazione ha compiuto il giro ed è quindi divenuta il tronco, la sua circonferenza è aumentata di un fattore e^2Pigreco = 535,4916555. Per farsene un’idea intuitiva, immaginiamo un tronco d’albero con una circonferenza di 535 centimetri, da cui si diparta un ramo con la circonferenza di 1 centimetro. Quest’ultimo poi fa il giro e si ingrossa fino a diventare il tronco.

La lunghezza in senso orario dell’occhiello temporale è di circa 5×10^-44 secondi. La densità dello stato di vuoto autocompatibile è prossima alla densità di Planck: 5×10^93 grammi al centimetro cubo. Questa è proprio la densità a cui si calcola che gli effetti della gravità quantistica dovrebbero di certo divenire importanti. A densità così alte e su scale temporali così brevi, le indeterminazioni quantistiche nella geometria diventano critiche. Lo spaziotempo non è più regolare, ma diventa un complicato groviglio spugnoso di spire chiamato schiuma di Planck. Questo effetto dovrebbe rendere più facile la formazione di occhielli temporali come quello proposto da Gott e Li. I due fisici scoprirono inoltre che, se all’unificazione delle forze forti, deboli ed elettromagnetiche è associata una costante cosmologica, allora è possibile un’altra soluzione autocompatibile, con un occhiello temporale lungo circa 10^-36 secondi. In questo caso, la densità è nettamente inferiore a quella di Planck, e quindi gli effetti della gravità quantistica dovrebbero essere trascurabili, e i calcoli dovrebbero essere adeguati così come sono. In entrambi i casi, l’occhiello temporale è straordinariamente breve. Le caratteristiche generali di tale calcolo suggeriscono che una piccola macchina del tempo all’origine dell’universo sia una possibilità estremamente interessante. Tale soluzione sembra anche stabile e ciò è stato confermato dai calcoli eseguiti da P.F. Gonzàlez-Dìaz, che ha verificato la stabilità della soluzione a fronte di tutte le fluttuazioni se l’occhiello temporale è breve, di circa 5×10^-44 secondi. L’idea di Gott e Li che l’universo possa creare se stesso si accorda molto bene con la teoria delle superstringhe, la quale ipotizza che all’inizio tutte le dimensioni spaziali fossero arrotolate e piccole. Nell’occhiello temporale del modello, tutte le dimensioni, compreso il tempo, sono strettamente avvolte su se stesse e piccolissime. L’idea di Gott e Li si combina bene anche con l’inflazione.

Perché l’universo si crei da sé mediante il viaggio nel tempo, esso deve in un’epoca successiva assomigliare a se stesso in un’epoca precedente. L’inflazione lo consente: se si parte da un piccolissimo frammento di vuoto inflazionario, questo si espanderà fino ad occupare un volume enorme, le cui più minute regioni saranno esattamente uguali al frammento da cui si è partiti. Se una di esse risulta essere proprio il frammento da cui si è partiti, l’universo è effettivamente la propria madre. Qualcosa di eccezionale è accaduto all’origine dell’universo: forse era questo. L'intera regione all'interno dell'occhiello temporale è fredda, trovandosi alla temperatura dello zero assoluto. Si tratta di uno stato altamente ordinato, con una bassa entropia. L'occhiello temporale è "pieno" di uno stato di vuoto inflazionario puro a temperatura zero. Non ci sono né particelle né radiazione. D'altra parte, una volta oltrepassato l'orizzonte di Cauchy, nelle diramazioni che seguono l'occhiello temporale, si trova che l'universo è caldissimo. Passare dal freddo al caldo rappresenta un aumento del disordine. Quindi nel modello di Gott e Li c'è una "freccia del tempo entropica" (più disordine in epoche successive) che agisce parallelamente alla "freccia del tempo elettromagnetica". Siccome l'universo nell’occhiello temporale inizia automaticamente in uno stato di bassa entropia, il disordine dovrebbe diffondersi in modo naturale da lì, e ciò spiegherebbe il motivo per cui attualmente il disordine aumenti con il tempo.

L'occhiello temporale è una regione in cui la curvatura dello spazio-tempo è elevatissima. Sappiamo che la gravità, secondo la relatività generale di Einstein, è definita come curvatura dello spazio-tempo. Il “quanto” della gravità è il gravitone che, in termini di teoria delle stringhe, è rappresentato da una stringa chiusa ad anello (il gravitone è l'unica particella “libera” di attraversare le varie dimensioni del multiverso, e forse è questa la spiegazione della sua “debole” carica pur essendo la gravità la forza più fondamentale ed onnipresente nell'universo). Ma il gravitone è un bosone, quindi anche questo modello di universo analizzato può essere connesso alla formula di Palumbo-Nardelli1:
Nel caso in esame, nel membro di sinistra vi è l’azione di stringa bosonica, quindi l’energia dell'occhiello temporale, mentre nel membro di destra vi è l’azione di superstringa contenente i fermioni, quindi la materia, la massa che è stata originata dal vuoto inflazionario dell'occhiello temporale che altro non è che una stringa bosonica chiusa a forma di un minuscolo “ellissoide aureo” schiacciato ai poli (anche nella forma della stringa bosonica rappresentata dal gravitone, è presente il rapporto aureo 1,61803398...) che quindi “vibrando” origina la particella quantistica nota come gravitone.
Godman, l'universo olografico parte III – un universo “digitale”?
Godman, l’universo olografico, parte III – di Alessandro De Angelis e Michele Nardelli


Institut d'Optique Théorique et Appliquée (IOTA), Parigi, 1982. Il fisico francese Alain Aspect, a capo dell'équipe di ricerca dell'università di Parigi, conduce per la prima volta un esperimento senza precedenti. Insieme a due ricercatori dell'Istituto di Ottica dell'università di Parigi - Jean Dalibard e Gérard Roger -, Aspect riesce a verificare il decadimento di alcuni atomi di calcio riscaldati con dei laser, producendo una serie di coppie di fotoni che procedono lungo una traiettoria rettilinea in direzioni opposte tra loro, indirizzandoli verso cristalli bifrangenti, che a loro volta li dirigono verso dei rilevatori di fotoni (degli analizzatori fotonici di polarità).

In tal modo Aspect scoprì che, in determinate condizioni, alcune particelle subatomiche - in questo caso fotoni – erano capaci di correlare il proprio angolo di polarizzazione con quello del loro “gemello” di coppia, instaurando una comunicazione “istantanea” superiore addirittura alla velocità della luce, al di là della distanza che li separava, fosse essa di pochi metri che di miliardi di chilometri.

Questa sorta di entanglement verificatasi tra le coppie di fotoni poteva, secondo Aspect, essere spiegata solamente in due modi: o la teoria di Einstein, che prevedeva l'impossibilità di stabilire comunicazioni superiori alla velocità della luce, era sbagliata; oppure le particelle subatomiche erano connesse non-localmente. Questo secondo fattore implicava che la materia ordinaria, composta da diversi tipi di particelle, costituiva una immensa rete ininterrotta, come ipotizzato da Bohm nella sua rielaborazione del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (o paradosso EPR)

Grazie a questo esperimento, Aspect verificava sperimentalmente il fenomeno non locale dell'entanglement quantistico, prevedendo che ad un livello più profondo tutto fosse collegato da una matrice Spazio/Tempo a 4 dimensioni, caratterizzata da 2 DS (dimensioni spaziali) + 2 DT (dimensioni temporali), e quindi bidimensionale nello spazio e nel tempo.

Se questa ipotesi fosse corretta, il concetto di particella dovrebbe essere interpretato come uno stato di tensione dualistico di carattere informatico, che ha la capacità di elaborare, trasmettere e mantenere l'informazione. La chimica e la biologia dovrebbero quindi essere riviste come delle scienze che studiano il modo in cui le stringhe informatiche si aggregano tra loro per formare le strutture che compongono la materia. Se lo spazio fosse generato dall'informazione, ciò significherebbe che il nostro universo si sarebbe generato e auto-organizzato portando alla formazione di stelle, galassie e pianeti, fino alla formazione della vita, da poche stringhe d'informazione a partire dall'esplosione del Big Bang.

Questa nuova visione dell'universo, portò il direttore del Fermilab Center for Particle Astrophysics, Craig Hogan, a recarsi ad Hannover, in Belgio, dove si trovava Geo600, un rilevatore di onde gravitazionali lungo circa 600 metri, concepito per rilevare le increspature che dovrebbero crearsi nella struttura dello spazio-tempo quando esplodono le supernovae, attraverso delle onde di gravità. Hogan voleva rilevare con Geo600 il ribollire quantico dello schiuma dello spazio-tempo, non sapendo che Danzmann, il direttore del laboratorio, lo aveva già trovato.

Danzmann gli confermò il disturbo di un rumore di fondo di natura sconosciuta che la sua équipe non era riuscita ad eliminare, nonostante non fosse presente alcun tipo di interferenza. In questo momento è in fase di costruzione, da parte di Hogan, un interferometro olografico, una specie di “olometro”, in grado fornire ulteriori indizi della natura “digitale” dello spazio-tempo, grazie al rilevamento delle vibrazioni dello spazio stesso, che avvengono a una frequenza di un milione di Hertz per secondo. Se tutto ciò sarà confermato ulteriormente, porterebbe a cambiare non nella sostanza, ma nel significato il concetto di relatività di Einstein, in quanto questa ipotesi scientifica – il tempo – non avrebbe più senso di esistere. Pertanto la famosa equazione E = mc2 dovrebbe essere reinterpretata con E (quantità di energia) = quantità di informazione in forma “naturale” e/o senza tensioni; m (massa) = quantità di informazione in forma “densa” e/o in tensione; c (velocità della luce) = coefficienti di trasformazione da etere in tensione a etere senza tensione.

La costante c, che rappresenta la velocità della luce, dovrebbe essere vista non più come quantità di energia contenuta in una determinata massa, ma come costante di trasformazione da “volume etere informatico denso di tensione” a “volume etere informatico senza tensione”, e questo porterebbe ad abbattere la velocità della luce come limite invalicabile per trasmettere informazione. Anche la forza di gravità potrebbe essere utilizzata per scambiare pacchetti d'informazione nell'universo, in maniera molto più efficiente rispetto alle onde elettromagnetiche.

Lasciamo ancora spazio al fisico Michele Nardelli per ulteriori approfondimenti sulla questione, ricordandovi che nel libro Godman, l'universo olografico, tutti gli argomenti sono spiegati e approfonditi in maniera illustrata e più comprensibile, nonostante l'apparente osticità della materia trattata.

Universo olografico e buchi neri

Riguardo alla tesi di un Universo inteso come una sorta di ologramma è utile soffermarci sugli studi condotti da alcuni teorici di stringa sui buchi neri. Essendo la teoria delle stringhe una buona candidata a teoria del tutto, quello che viene descritto per i buchi neri può essere benissimo usato per una maggiore comprensione dell’Universo olografico. Questo tenendo presente anche che l’opposto di ogni buco nero (praticamente un “buco bianco”) può benissimo rappresentare il “seme” di un nuovo universo nell’ambito di una teoria che concerne un multiverso ciclico.

Secondo la proposta del fisico teorico G. ‘t Hooft: lo spettro di particelle non finisce alla massa di Planck. Continua con masse indefinitamente grandi che prendono la forma di buchi neri. I buchi neri, come accade per le particelle ordinarie, possono assumere solo valori discreti di massa. Questi valori permessi diventano tuttavia talmente densi e fitti, al di sopra della massa di Planck, da costituire praticamente una banda sfumata. Secondo la congettura di ‘t Hooft, molto probabilmente lo spettro delle eccitazioni di stringa sfuma in quello dei buchi neri più o meno in corrispondenza della massa di Planck, ma senza una separazione netta.

Supponiamo adesso che il fotone sia una cordicella e “scuotiamolo” o “colpiamolo” con altre stringhe. Proprio come un piccolo elastico, il fotone comincerebbe a “vibrare”, “ruotare” ed “allungarsi”. Se gli si fornisce abbastanza energia, comincerà a somigliare ad un gigantesco “garbuglio”, un “gomitolo” di filo. In questo caso non si tratta di tremori quantistici, ma di tremori termici. Queste cordicelle aggrovigliate ed eccitate somigliano molto a buchi neri: questi, infatti, possono essere in realtà nient’altro che giganteschi gomitoli di spago (stringa) casualmente intrecciati.

La massa di una stringa lunga ed intricata può diminuire per azione della gravità e non risultare più proporzionale alla lunghezza, una volta che si tiene conto correttamente degli effetti gravitazionali. Il gigantesco gomitolo di corda può contrarsi in una sfera sempre più compatta: il gomitolo rimpicciolito avrebbe anche una massa più piccola di quella di partenza. Quindi, la massa ed il raggio del gomitolo cambiano, ma che ne è dell’entropia? L’entropia è precisamente ciò che non varia. Se un sistema viene modificato lentamente, la sua energia può cambiare (in genere cambia), ma la sua entropia rimane esattamente la stessa. Questo teorema, basilare tanto in meccanica classica quanto in meccanica quantistica, si chiama teorema adiabatico.

Prendiamo un grosso garbuglio di stringhe e cominciamo con annullare la gravità. Senza gravità la stringa non somiglia ad un buco nero, ma ha un’entropia ed una massa. Ora aumentiamo lentamente l’intensità della forza di gravità. I vari segmenti di stringa iniziano ad attrarsi vicendevolmente, ed il gomitolo di stringa si comprime. Continuiamo ad aumentare la gravità finchè la stringa diventa tanto compatta da formare un buco nero: la massa ed il raggio si sono ridotti, ma l’entropia è rimasta invariata. Contraendosi e trasformandosi in un buco nero il gomitolo di stringa cambia massa esattamente nel modo giusto, portando entropia e massa nella giusta relazione: l’entropia è proporzionale al quadrato della massa di un buco nero.
L’immagine dell’orizzonte degli eventi che emerge è quindi un groviglio di stringa appiattito sull’orizzonte della gravità. Ma le fluttuazioni quantiche fanno sì che alcune porzioni di stringa sporgano un poco, e questi pezzettini rappresentano gli atomi d’orizzonte. Un osservatore esterno vedrebbe pezzetti di stringa, ciascuno con le due estremità saldamente fissate all’orizzonte. Nel linguaggio della teoria delle stringhe, gli atomi d’orizzonte sono stringhe aperte (dotate di estremità) attaccate ad una sorta di membrana. Questi pezzetti di stringa possono sganciarsi dall’orizzonte, e questo spiegherebbe l’irraggiamento e l’evaporazione di un buco nero. Quindi John Wheeler si sbagliava: i buchi neri sono ricoperti di peli, cioè caratteristiche osservabili come “gobbe” o altre irregolarità (in questo caso i pezzettini di stringa attaccati alla membrana).

Le stringhe fondamentali possono attraversarsi a vicenda. Quando le stringhe si toccano può anche accadere che, invece di attraversarsi, le due stringhe possono “ricombinarsi”. Quale delle due possibilità si verifica quando si incrociano le stringhe? A volte una, a volte l’altra. Le stringhe potrebbero attraversarsi il 90% dei casi, e ricombinarsi il rimanente 10%. La probabilità di ricombinazione è detta costante di accoppiamento delle stringhe. Adesso concentriamoci su una piccola porzione di stringa sporgente dall’orizzonte di un buco nero. Il segmento di stringa è ritorto, e due pezzi stanno per incrociarsi: il 90% delle volte si attraverseranno senza che accada nulla, ma nel 10% dei casi la stringa si ricombina. Quando questo accade, si verifica un fenomeno nuovo: si libera un piccolo anello di stringa. Quel pezzettino di stringa chiusa è una particella (un fotone, un gravitone, o una qualunque altra particella). Essendo all’esterno del buco nero, ha la possibilità di sfuggire; quando questo accade, il buco nero perde un po’ di energia. Ecco come la teoria delle stringhe spiega la radiazione di Hawking.

La parola brana è un’invenzione della teoria delle stringhe; tale termine deriva da membrana, parola di uso comune con cui si indica una superficie bidimensionale che si può deformare e stirare. Una D-brana (dove D sta per Dirichlet) non è una brana qualsiasi, ma ha una proprietà molto speciale, cioè il fatto che su di essa possono giacere le estremità delle stringhe fondamentali. Prendiamo il caso di una D0-brana. La D significa che si tratta di una D-brana, lo zero significa che non ha dimensioni. Una D0-brana è quindi una particella su cui possono terminare le stringhe fondamentali. Le D1-brane sono spesso chiamate D-stringhe. Questo perché la D1-brana, essendo filiforme, è essa stessa una specie di stringa, anche se non deve essere confusa con le stringhe fondamentali. Tipicamente le D-stringhe sono molto più pesanti delle stringhe fondamentali. Esistono potenti simmetrie matematiche, chiamate dualità, che collegano le stringhe fondamentali alle D-stringhe. Queste dualità rivestono ruoli importanti in molti settori della matematica pura. Le D2-brane sono membrane simili a fogli di gomma, a parte il fatto che su di esse possono terminare le stringhe fondamentali.

Nel 1996 i due teorici di stringa Cumrun Vafa ed Andrew Strominger, combinando stringhe e D-brane riuscirono a costruire un buco nero estremale con un orizzonte degli eventi di grandi dimensioni ed inequivocabilmente classico. In quanto oggetto macroscopico classico, l’orizzonte avrebbe risentito in maniera trascurabile delle fluttuazioni quantistiche. La teoria delle stringhe avrebbe fatto bene a trovare la quantità di informazione nascosta implicata dalla formula di Hawking, senza ambigui fattori o segni di proporzionalità. Il punto di partenza era un certo numero di D5-brane espanse in cinque delle sei direzioni compatte dello spazio. Immerse in queste D5-brane i due fisici avvolsero un gran numero di D1-brane attorno ad una delle direzioni compatte. Quindi aggiunsero stringhe con entrambe le estremità attaccate alle D-brane. Ancora una volta, i pezzetti di stringa aperti rappresentavano gli atomi d’orizzonte che contengono l’entropia. Strominger a Vafa per prima cosa annullarono la gravità e le altre forze. Senza queste è possibile calcolare esattamente quanta entropia è immagazzinata nelle fluttuazioni delle stringhe aperte. Il passo successivo fu quello di risolvere le equazioni di campo di Einstein per questo tipo di buco nero estremale. Strominger e Vafa trovarono che l’area dell’orizzonte e l’entropia non erano semplicemente proporzionali: l’informazione nascosta nei fili guizzanti attaccati alle brane concordava esattamente con la formula di Hawking.

Gli altri due teorici di stringa Callan e Maldacena, riuscirono ad usare la teoria delle stringhe per calcolare il tasso di evaporazione dei buchi neri quasi estremali. La spiegazione fornita dalla teoria delle stringhe al processo di evaporazione è affascinante. Quando due increspature che si muovono in direzioni opposte si scontrano, formano una singola increspatura più grande. Una volta che questa si è formata, nulla le impedisce di staccarsi (ecco l’evaporazione in termini di stringhe). Callan e Maldacena avevano calcolato in dettaglio il tasso di evaporazione ed il loro risultato era perfettamente in accordo con il metodo di Hawking. Ma c’era una differenza fondamentale: Callan e Maldacena avevano usato soltanto i metodi convenzionali della meccanica quantistica e, come è noto, la meccanica quantistica ha un elemento di aleatorietà intrinseca, ma proibisce la perdita di informazione. Pertanto non vi era alcuna possibilità che si perdesse informazione durante il processo di evaporazione. L’entropia di un buco nero si poteva spiegare con l’informazione immagazzinata in increspature di stringhe: i buchi neri potevano essere visti come “contenitori” in grado di immagazzinare informazione recuperabile.

Lo spazio AdS (Anti de Sitter) è curvo e la curvatura è negativa. La famosa incisione di Escher Limite del cerchio IV è una “mappa” di uno spazio a curvatura negativa che mostra esattamente come apparirebbe una fetta bidimensionale di uno spazio AdS. Nell'incisione, le figure si alternano senza fine, sfumando in un bordo frattale infinito (anche qui, quindi, è presente il numero aureo Phi). Ora aggiungiamo il tempo e mettiamo tutto insieme in una figura che rappresenta uno spazio anti de Sitter. Mettiamo il tempo lungo l’asse verticale. Ciascuna sezione orizzontale rappresenta lo spazio ordinario ad un particolare istante. L’Ads si può quindi pensare come un’infinita sequenza di sottili fettine di spazio che, impilate una sull’altra, formano un continuo spaziotemporale di forma cilindrica.

Immaginiamo adesso di zoomare su una regione prossima al bordo della figura in alto e di farne un ingrandimento tale da far apparire il bordo quasi rettilineo. Se semplifichiamo l’immagine sostituendo le figure scure con quadrati, l’immagine diventa una specie di reticolo fatto di quadrati sempre più piccoli man mano che ci si avvicina al bordo frattale infinito. Possiamo immaginare l’AdS come un “muro” infinito di mattoni quadrati: scendendo lungo il muro, ad ogni nuovo strato la larghezza dei mattoni raddoppia.

Nel 1997, il teorico delle stringhe Maldacena sostenne che due mondi matematici che sembrano del tutto diversi sono in realtà esattamente uguali. Uno ha quattro dimensioni spaziali ed una temporale (4 + 1), mentre l’altro è (3 + 1)-dimensionale, come il mondo a cui siamo abituati. Maldacena affermò che la QCD (cromodinamica quantistica, una teoria dei campi) piatta è “duale” ad un universo anti de Sitter (3 + 1)-dimensionale. Inoltre, in questo mondo tridimensionale materia ed energia esercitano forze gravitazionali: in altre parole, un mondo a (2 + 1) dimensioni che include la QCD ma non la gravità è equivalente ad un universo a (3 + 1) dimensioni con gravità. Come può essere? Tutto sta nella distorsione dello spazio anti de Sitter, che fa sembrare gli oggetti vicini al bordo più piccoli di quelli nelle regioni più interne dello spazio. Le descrizioni duali di Maldacena erano una realizzazione del principio olografico: tutto ciò che accade all’interno dello spazio anti de Sitter “è un ologramma, un’immagine della realtà codificata su una lontana superficie bidimensionale”. Un mondo tridimensionale con gravità è equivalente ad un ologramma quantistico situato sul bordo dello spazio stesso. Il fisico teorico Edward Witten collegò la scoperta di Maldacena al principio olografico scrivendo il suo articolo “spazi anti de Sitter ed olografia”.

Lo spazio anti de Sitter è come una “lattina di minestrone”. Le sezioni orizzontali della lattina rappresentano lo spazio, mentre l’asse verticale rappresenta il tempo. L’etichetta all’esterno della lattina è il bordo, mentre l’interno rappresenta lo spazio-tempo vero e proprio. Lo spazio AdS puro è una lattina vuota, che può essere resa più interessante riempiendola di “minestrone” – ossia materia ed energia. Witten spiegò che, ammassando abbastanza materia ed energia nella lattina, è possibile creare un buco nero. L’esistenza di un buco nero nel “minestrone” deve avere un equivalente sull’ologramma al bordo, ma che cosa? Nella sua “teoria di bordo” Witten sostiene che il buco nero nel “minestrone” è equivalente ad un “fluido caldo” di particelle elementari – essenzialmente gluoni. Ora, la teoria dei campi è un caso particolare di meccanica quantistica, ed in meccanica quantistica l’informazione non viene mai distrutta. I teorici delle stringhe capirono immediatamente che Maldacena e Witten avevano dimostrato senza ombra di dubbio che non è possibile far sparire informazione dietro l’orizzonte di un buco nero.

Maldacena aveva scoperto che due diverse teorie matematiche sono in realtà la stessa – sono teorie “duali”. Una è la teoria delle stringhe, con tanto di gravitoni e buchi neri, seppure in uno spazio anti de Sitter (4 + 1)-dimensionale. Tutto ciò che accade nello spazio AdS è completamente descrivibile per mezzo di una teoria che ha una dimensione spaziale in meno. Dato che Maldacena è partito da quattro dimensioni spaziali, la teoria olografica duale ne ha soltanto tre. Il duale olografico è matematicamente molto simile alla cromodinamica quantistica (QCD), la teoria dei quark, degli adroni e dei nuclei.
Quindi:

Gravità quantistica in AdS = QCD.

L’interesse maggiore del risultato di Maldacena era il fatto che confermasse il principio olografico e gettasse luce sul funzionamento della gravità quantistica.

Tratto dal libro 
GODMAN - L'Universo Olografico di Alessio e Alessandro De Angelis
con la collaborazione e del fisico e matematico
Michele Nardelli


Godman, l'universo olografico parte IV – una nuova teoria del tutto?
Godman, l’universo olografico, parte IV – di Alessandro De Angelis e Michele Nardelli

Ora che abbiamo più o meno dettagliatamente esposto i principi basilari della meccanica quantistica e riportato le ultime ricerche in ambito teorico legate alla fisica dei quanti, passiamo a illustrare la nostra nuova e innovativa teoria cosmologica tesa a spiegare in maniera elegante fenomeni quali l'entaglement quantistico, l'espansione dell'universo e il suo arresto, nonché come esso finirà e come tutto abbia avuto inizio, supportando il modello di un universo ciclico. Con il passare progressivo del tempo, sempre più materia cade nell'orizzonte degli eventi dei buchi neri. Lo scontro tra galassie, come avverrà tra la Via Lattea e Andromeda fra circa quattro miliardi di anni, riattiva i buchi neri supermassivi che si trovano al centro delle galassie. Questi si fonderanno in un unico buco nero supermassivo che risucchierà gran parte della quantità di materia ivi presente. Questo procedimento fa sì che anche i bit d'informazione (che, in termini di teoria delle stringhe, non sono altro che le “stringhe quantistiche”) vengano da esso assorbiti, ampliando il suo orizzonte degli eventi, ovvero la sua superficie bidimensionale.

Questo meccanismo è in grado di spiegare il motivo per cui l'universo sarebbe in continua e accelerata espansione, almeno fino a quando non diminuirà drasticamente il numero di galassie che si trovano nei supercluster o negli ammassi galattici e che inevitabilmente saranno portate a fondersi tra loro grazie alla forza attrattiva di gravità. Con il passare del tempo e il diminuire del numero di galassie e pianeti, l'espansione dell'universo tenderà esponenzialmente a decelerare, fino dunque ad arrestarsi definitivamente una volta esaurita la materia disponibile; evento, quest'ultimo, che dovrebbe verificarsi – secondo le ultime stime – entro 10100 anni (cioè 1 seguito da 100 zeri, secondo i calcoli eseguiti dal brillante fisico e matematico Roger Penrose). Quando il processo sarà ultimato e la materia presente nell'universo terminata, la superficie dell'orizzonte degli eventi dei buchi neri si arresterà nella sua espansione e, verosimilmente, si assisterà all'esplosione di un nuovo Big Bang.

Le prove a supporto di queste affermazioni sembrano essere fornite dalle immagini registrate dalla sonda WMAP, che ci ha mostrato le foto di misteriosi cerchi concentrici dovuti a scontri verificatisi prima del Big Bang e che potrebbero essere indiziarie di una esplosione avvenuta tra buchi neri supermassivi i quali avrebbero dato vita alla formazione di altri universi prima del nostro. La nostra nuova teoria cosmologica è supportata dall'espansione dell'universo che verrebbe così spiegata: esso – l'universo – si troverebbe nella sua superficie bidimensionale da cui verrebbe idealmente proiettato al suo interno. Verrebbe in questo modo altresì spiegato il fenomeno dell'entaglement quantistico dimostrato nel 1982 dal fisico francese Alain Aspect, in quanto l'intero universo, costituito da particelle subatomiche, risulterebbe essere un'immensa rete con un collegamento non locale che si collocherebbe, appunto, sulla sua superficie bidimensionale. Questa evidenza è supportata, inoltre, dall'aumentare dell'orizzonte degli eventi, nel momento in cui la materia vi cade all'interno con relativo aumento della sua superficie che ingloberebbe i bit d'informazione, come dimostrato da numerosi scienziati tra i quali ricordiamo Leonard Susskind e Gerard 't Hooft.

Se consideriamo la superficie dell'universo come una pellicola bidimensionale e aggiungiamo il tempo come quarta dimensione, la proiezione quadrimensionale, dall'esplosione del Big Bang ad oggi, assumerebbe la forma di un cono il cui punto di origine sarebbe appunto il “grande bang”.



dove: s=spazio
t=tempo
o=origine
dal Big Bang

Ogni porzione del cono in un determinato istante “x” rappresenta il fotogramma dell'intero universo in quel preciso istante. Se non ci fosse stata la rottura della simmetria iniziale nel momento del Big Bang, lo scontro tra materia e antimateria avrebbe portato all'annichilimento del tutto sotto forma di energia. La materia ordinaria ha invece ottenuto il sopravvento sull'antimateria portando alla formazione del nostro universo; questo ci porta a teorizzare un universo parallelo di antimateria dove questa ha avuto il sopravvento sulla materia. A questo punto sorge spontanea una domanda: se al momento iniziale del Big Bang erano presenti bit d'informazione, essi da dove provenivano? Ma sopratutto, come possono aumentare nel tempo?

Immaginiamo la grande matrice quantistica bidimensionale come fosse una carta assorbente: se su di essa facessimo cadere dall'alto una certa quantità d'inchiostro, esso si allargherebbe in forma circolare con una esponenziale velocità di espansione iniziale che tenderà poi a rallentare fino ad arrestarsi del tutto. Similmente, la formazione dell'universo dovuta all'esplosione primaria del Big Bang potrebbe essere avvenuta in questo modo. Solamente una volta esaurita la materia vedremmo i bit d'informazione (le “stringhe quantistiche”) inglobarsi sulla pellicola cosmica, bidimensionale nello spazio e nel tempo, da cui essi proverrebbero e da dove sarebbero immessi all'interno. I buchi neri, invece, alla loro uscita espellerebbero la materia sotto forma di energia in qualità di “buchi bianchi”; una volta che questa energia raggiunge un punto critico “x” avverrebbe un nuovo bang con il formarsi di due nuovi universi tra loro paralleli.

Quanto appena detto è in totale accordo con l’equazione del modello Palumbo-Nardelli:



che fa nascere le superstringhe (la materia, quindi i buchi bianchi) da quelle bosoniche (l’energia dei gravitoni che sono bosoni, quindi i buchi neri), legate da tale elegante relazione.

Quindi, dal momento del “grande bang” e con pochi bit d'informazione, gli universi verrebbero supportati ad alimentarsi, assorbendo altri bit dalla pellicola cosmica bidimensionale fino a portare alla nascita di galassie, stelle, pianeti, vita. Lasciamo ancora una volta la parola allo studioso di fisica teorica Michele Nardelli sullo spazio anti de Sitter dal punto in cui ci eravamo interrotti nella parte III dell'articolo.

Spazio anti de Sitter

Riprendiamo in considerazione l’AdS, visto da un punto molto vicino al bordo: chiameremo questo bordo UV-brana. La UV-brana è quindi una superficie vicina al bordo (ritorniamo nuovamente all’immagine dell’AdS come un “muro” infinito di mattoni quadrati: scendendo lungo il muro, ad ogni nuovo strato la larghezza dei mattoni raddoppia; ricordiamo, inoltre, che il bordo è un “bordo frattale infinito”). Immaginiamo di allontanarci dalla UV-brana e dirigerci verso l’interno dove i quadrati si allargano e gli orologi rallentano indefinitamente. Gli oggetti che in prossimità della UV-brana sono piccoli e veloci diventano grandi e lenti quando ci addentriamo nello spazio AdS. Ma l’AdS non è la cosa più adatta per descrivere la QCD (cromodinamica quantistica, NdA). Chiamiamo questo spazio anti de Sitter modificato Q-spazio. Come l’AdS, il Q-spazio ha una UV-brana dove le cose rimpiccioliscono ed accelerano ma, diversamente dall’AdS, possiede anche un secondo bordo, chiamato IR-brana.

La IR-brana è una specie di barriera impenetrabile dove i quadrati raggiungono la loro estensione massima. Immaginiamo di mettere una stringa quantistica in un Q-spazio, dapprima in prossimità della UV-brana. Essa apparirà minuscola – forse con diametro paragonabile alla lunghezza di Planck – e rapidamente vibrante. Ma se la stessa particella (stringa) viene spostata verso la IR-brana sembrerà ingrandirsi, come se fosse proiettata su uno schermo che si allontana. Ora prendiamo in considerazione le vibrazioni. Queste costituiscono una sorta di “orologio” che, accelererà avvicinandosi all’UV-brana, e rallenterà quando si muove verso la IR-brana. Una stringa in vicinanza della IR-brana non solo apparirà come un’enorme gigantografia della propria versione miniaturizzata UV, ma oscillerà anche molto più lentamente di quest’ultima. Se le particelle ultrapiccole (alla scala di Planck) della teoria delle stringhe “vivono” in prossimità della UV-brana e le loro versioni ingigantite – gli adroni (particelle strettamente parenti del nucleo atomico: protoni, neutroni, mesoni e glueball. Gli adroni sono costituiti da quark e gluoni) – vivono nei pressi della IR-brana, quanto distano esattamente le une dalle altre? Secondo la figura prima riportata, per andare dagli oggetti planckiani agli adroni bisogna scendere di circa 66 quadrati. Ma ricordando che ogni “gradino” è alto il doppio del precedente, raddoppiare 66 volte corrisponde grosso modo ad un’espansione di un fattore 10^20.

Il punto di vista più eccitante, è che le stringhe nucleari e quelle fondamentali sono davvero gli stessi oggetti, visti attraverso una “lente” che ne distorce l’immagine e ne rallenta il moto. Secondo questo modo di vedere, quando una particella (o stringa) si trova in vicinanza della UV -brana appare piccola, energetica e rapidamente oscillante: ha l’aspetto di una stringa fondamentale, si comporta come una stringa fondamentale, dunque deve essere una stringa fondamentale. Una stringa chiusa situata in prossimità della UV-brana, ad esempio, sarebbe un gravitone. (Notiamo che una stringa chiusa ha grosso modo una forma “circolare”, quindi in essa è insito phi che per la semplice relazione arccos(phi) = 0,2879pigreco è connesso con il numero aureo.

Inoltre le vibrazioni emettono “frequenze” in ottimo accordo con gli esponenti del numero aureo). Ma la stessa stringa, se si avvicina alla IR-brana, rallenta e si espande. Da tutti i punti di vista si comporta come una glueball (adrone costitutito solo da gluoni). In questa interpretazione il gravitone e la glueball sono esattamente lo stesso oggetto, situato in punti diversi del fascio di brane. (Quindi, un bosone – il gravitone – ed un fermione – la glueball – sono in corrispondenza biunivoca, cioè dall’uno si ottiene l’altro e viceversa, secondo la relazione fondamentale del modello Palumbo-Nardelli che lega le stringhe bosoniche a quelle fermioniche, ed inoltre esiste la connessione con pi greco, quindi con il numero aureo, insito in tale formula ). Immaginiamo una coppia di gravitoni (stringhe vicine alla UV-brana) in procinto di entrare in collisione. Se hanno energia sufficiente, quando si incontrano nei pressi della UV-brana si formerà un piccolo buco nero: un ammasso di energia incollato alla UV-brana. I bit di informazione che ne costituiscono l’orizzonte degli eventi hanno dimensioni planckiane. Ma pensiamo ora di sostituire i due gravitoni con due nuclei (in prossimità della IR-brana) e di farli collidere. Qui si fa sentire la potenza della dualità. Da una parte possiamo immaginare la versione quadridimensionale del processo, in cui due oggetti collidono e formano un buco nero.

Questa volta il buco nero sarà vicino alla IR-brana e di dimensioni maggiori di quello che si era formato nei pressi della UV-brana. Ma possiamo vedere il processo anche dal punto di vista tridimensionale. In questo caso, due adroni o due nuclei collidono e formano un ammasso di quark e gluoni. L’energia della collisione sta insieme e forma una specie di goccia di fluido definito brodo caldo di quark. Esso ha alcune proprietà di fluidità molto sorprendenti che ricordano, guarda caso, l’orizzonte degli eventi di un buco nero. Si è scoperto che la viscosità del brodo caldo di quark è incredibilmente bassa. (A rigore, ad essere piccola è la viscosità divisa per l’entropia del fluido). Il brodo di quark è il fluido meno viscoso conosciuto dalla scienza. Ora, esiste in natura qualcosa di viscosità così bassa da rivaleggiare con il brodo di quark? Esiste. L’orizzonte degli eventi di un buco nero, quando viene perturbato, si comporta come un fluido. Per esempio, se un buco nero piccolo cade in un buco nero più grande, crea un rigonfiamento temporaneo sull’orizzonte.

Il rigonfiamento poi si espande sulla superficie proprio come accade nel caso di un fluido viscoso. Quando i teorici delle stringhe cominciarono a sospettare un legame tra i buchi neri e le collisioni nucleari (le implicazioni del principio olografico sulle proprietà viscose del brodo di quark) si resero conto che il brodo di quark è la cosa che più somiglia all’orizzonte degli eventi di un buco nero. Che ne è alla fine della goccia di fluido? Come per un buco nero, anch’essa finisce con l’evaporare in una varietà di particelle tra cui nucleoni, mesoni, elettroni e neutrini. Ricordando che in meccanica quantistica l’informazione non viene mai distrutta, non vi è più alcun dubbio che non è possibile far sparire informazione dietro l’orizzonte di un buco nero. Il buco nero, quindi, evapora in una varietà di particelle, ma l’informazione “si conserva” pur se in un'altra forma. La viscosità e l’evaporazione sono solo due delle tante proprietà che il brodo di quark ha in comune con l’orizzonte degli eventi.
La gravità trova il suo pieno compimento nei buchi neri. I buchi neri non sono semplicemente stelle molto dense: sono piuttosto giganteschi serbatoi di informazione, in cui i bit sono fittamente stipati. È di questo che si occupa in ultima analisi la gravità quantistica: informazione ed entropia fittamente stipate.
Anche per i buchi neri e quindi per i loro opposti, i “buchi bianchi”, vale la formula del modello Palumbo-Nardelli:


Infatti i buchi neri sono “pozzi gravitazionali” che attraggono tutto verso il loro interno e dove nulla può sfuggire neppure la luce, mentre i “buchi bianchi” sono una sorta di universi-baby, dei “semi” di universo, che emettono energia e massa, o, in termini di universo olografico, informazione. L’equazione del modello, quindi, può essere interpretata in questi termini: nel membro di sinistra vi è l’azione di stringa bosonica (il quanto della gravità è il gravitone che è un bosone), quindi l’energia del buco nero, mentre nel membro di destra vi è l’azione di superstringa contenente i fermioni, quindi la materia, la massa, l’informazione “espulsa” dal buco bianco.

Tratto dal libro Godman, l'universo olografico
di Alessio e Alessandro De Angelis
con la collaborazione del fisico e matematico
Michele Nardelli



2.791 - 27.01.2007
Dio lo permetterà e gli uomini sapienti scopriranno la barriera impenetrabile dell’universo. Arriverà il giorno in cui la sapienza umana si perderà. Il mistero non sarà svelato.

Dio permetterà attraverso esperimenti ( esempio acceleratore di particelle di Cern Ginevra), di conoscere gli elementi costitutivi dell' universo, ma oltre tale barriera dell' infinitesimale, l' uomo non potrà arrivare a scoprire il mistero della costituzione prima, la matrix dell' universo. L' uomo si perderà tra teorie cosmologiche, divergenti l' una dall' altra.
Per sostituire il concetto di Dio creatore si cerca di costruire una teoria del tutto. Una teoria che spieghi la nascita, vita e morte dell' universo materiale e la nascita, crescita e morte della vita, il tutto senza l' intervento diretto di Dio. Ma si dimentica che la fisica sperimentale è una cosa la fisica teorica (filosofia della scienza) è altro. Si sostituisce a Dio il concetto di informazione minima, autostrutturante , contenitore di qualsiasi cosa senza specificare gli elementi costitutivi di questa informazione minima, è un concetto filosofico non scientifico. L' informazione così definita si comporta come un essere vivente che si riproduce, modifica ed è modificato dall' ambiente circostante e a mio parere è illogico, l' informazione (ordine), è differente dal rumore di fondo (caos), perchè esiste un entità intelligente, l' uomo, che analizza tutto ciò ed in ultima istanza è la ragione umana che differenzia (cioè dà senso), distingue ciò che è rumore da ciò che è informazione in una relazione tra enti. Basti pensare allo sviluppo delle piante che segue non un andamento caotico ma le regole della geometria frattale scoperte dai matematici da alcuni decenni. Il compito dell' uomo concesso da Dio fin dal paradiso terrestre è creare informazione. L' uomo nominando, dando un nome ad animali, piante, oggetti, definendo idee, concetti, separa l' ordine dal caos cosmologico, ma gli elementi costitutivi dell' universo, della realtà ultima sono creati da Dio in modo per noi incomprensibile.

L' obiettivo di queste teorie cosmologiche è unico , eliminare Dio dalla creazione.

Si incominciò con teorizzare il big-bang e l' inizio dell' espansione dell' universo (sia nello spazio che nel tempo) Ora l' universo: o continua la sua espansione all' infinito, o rallenta fino a fermarsi per sempre, oppure si ferma e si contrae ritornando allo stato del big-bang in un ciclo infinito. Il problema che si posero i fisici teorici è: cosa c' era l' attimo prima del big-bang? A fatica i fisici teorici inventarono il concetto di Supermondo, dove i costituenti degli atomi i quark, erano in una condizione in potenza di divenire qualsiasi cosa volessero (autostrutturanti), nel luogo virtuale chiamato Supermondo, un quark decide di prendere la natura di idrogeno l' altro quark decide di prendere la natura di elio combinandosi in vario modo con altri quark, come se avessero libero arbitrio, vita propria. Il rischio di una entità intelligente come Dio creatore non era eliminabile in modo credibile, nei modelli teorici della filosofia della scienza ,così gli scienziati-filosofi, si inventarono l' idea dei multi-versi, universi in dimensioni differenti, 11 per la precisione, con regole fisiche differenti. Universo di materia speculare a uno di antimateria Altro esempio, un sole con una massa specifica che nella sua vita si trasforma in una gigante rossa e successivamente decade in un buco nero è speculare un buco bianco, creatore di un nuovo universo.

Basta presentare alla comunità scientifica una teoria cosmologica che escluda il concetto di Dio creatore è il premio Nobel è assicurato con il plauso di tutte le correnti esoteriste "evolute".

COMMENTO PERSONALE – WEB MASTER Massimiliano

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