domenica 2 novembre 2014

NIGERIA - ABUJA - Attentato terroristico: chiesa cristiana il 25/12/2011. Previsto il 08/10/2011, messaggio n. 3.550. "Un fatto doloroso accadrà ad Abuja e si ripeterà a Brasília." Profezia avverata (SOLO PRIMA LOCALITA' ABUJA) della Madonna di Anguera.




Previsto il: 8/10/2011, messaggio n. 3.550
Fase di svolgimento: compiuto il 25/12/2011
Morti: 28
Feriti
Dispersi:
Colpiti: centinaia
Stato: Nigeria
Luogo: Abuja capitale della Nigeria
Obiettivo: Chiesa di Santa Theresa
Data: 25/12/2011
Tipo evento: attentato dinamitardo
Responsabili: attentato rivendicato dalla setta islamica Boko Aram
Motivazione: gruppo che mira alla creazione di uno stato islamico in Nigeria


Messaggio della Madonna di Anguera 3.550 - 8 ottobre 2011

Fonte traduzione messaggi: http://www.messaggidianguera.net/

Cari figli, amate l’Amore. Voi appartenete al Signore ed Egli vi chiama ad assumere il vostro vero ruolo di cristiani. Non tiratevi indietro. Dio si aspetta molto da voi. Non rimandate a domani quello che dovete fare. Non allontanatevi dalla verità. Accogliete con gioia il Vangelo del mio Gesù e testimoniate ovunque la sua presenza in mezzo a voi. Sono venuta dal Cielo per condurvi al Cielo. Siate docili. Non voglio obbligarvi, ma quello che dico dev’essere preso sul serio. L’umanità si è allontanata dal Creatore e i miei poveri figli camminano verso un grande abisso. Inginocchiatevi in preghiera. Un fatto doloroso accadrà ad Abuja e si ripeterà a Brasília.. La sofferenza sarà grande per i miei poveri figli. Sono vostra Madre Addolorata e so cosa vi attende. Allontanatevi dal peccato e servite il Signore con fedeltà. Voi state nel mondo, ma non siete del mondo. Vivete rivolti al Paradiso, per il quale unicamente siete stati creati. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Abuja, capitale della Nigeria e dell'Abuja Federal Capital Territory.

Brasilia, capitale del Brasile.

Cinque esplosioni in tutto il Paese. Numerosi morti e feriti. Terrore in Nigeria, bombe contro chiese
cattoliche durante la messa di Natale.Rivendicazione della setta islamica di Boko Haram.
Condanna del Vaticano: «Odio cieco e assurdo» Nigeria/ Islamici rivendicano attentato: colpiremo ancora

Domenica, 25 Dicembre 2011 - 15:00

Haram ha rivendicato l'attentato di oggi contro una chiesa cristiana a Madalla, nei pressi della capitale nigeriana Abuja, che ha fatto 27 morti secondo l'ultimo bilancio. "Siamo noi i responsabili di tutti gli attacchi dei giorni scorsi e compreso quello contro la chiesa di Madalla. Continueremo a lanciare simili attacchi nel nord del Paese nei prossimi giorni", ha detto al telefono con l'Afp un uomo affermando di parlare a nome del gruppo islamico. 


Violenza interreligiosa in Nigeria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La violenza interreligiosa in Nigeria è un fenomeno sociale di natura recente che vede contrapposte milizie di fanatisti islamici e cristiani in lotta, i primi per l'inserimento della Shari'a in tutti gli Stati nigeriani a maggioranza islamica e non e i secondi per la lotta all'avanzare prepotente delle violenze anticristiane.[1]
In accordo con alcuni resoconti, dall'inizio delle violenze sarebbero rimaste uccise più di diecimila persone,[2] e diverse altre migliaia sfollate a causa delle devastazioni nelle città oggetto di scontri e rivolte.[3]

Sfondo 

L'Islam è tradizionalmente la religione dominante in Nigeria. Nel 1963 i fedeli cristiani rappresentavano il 35% della popolazione totale, in netta minoranza in confronto agli aderenti islamici. A partire dall'ultimo quarto del Novecento, la popolazione cristiana raggiunse il 40% in accordo con i dati della CIA,[4] sfiorando il 48,2% nel 2003 in base al censimento del Nigerian Religious and Demographic survey poco dietro ai musulmani che rappresentavano il 50,5% del totale.[5]

Violenza delle sette religiose 

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Boko Haram e Disordini in Nigeria del luglio 2009.

Jos: tra due fuochi 

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Scontri di Jos (2001), Scontri di Jos (2008) e Scontri di Jos (2010).

Cronologia 

  • Il 1º maggio 1953 al culmine di una situazione politica instabile, nella città di Kano scoppia una violenta protesta tra abitanti del Nord e del Sud, composti principalmente da Yoruba i primi e Ibo i secondi. Per quattro giorni la città fu messa a ferro e fuoco, e nonostante sullo sfondo non ci fossero implicazioni religiose, bensì sociopolitiche, ciò comportò il deterioramento dei rapporti tra la Nigeria del Nord e quella del Sud.[6]
  • Tra il 1999 e 2001 viene introdotta la Sha'ria in nove Stati a maggioranza islamica (Zamfara, Kano, Sokoto, Katsina, Bauchi, Borno, Jigawa, Kebbi, Yobe), mentre in altri tre Stati (Kaduna, Niger, Gombe) viene accettato l'utilizzo di una parte delle norme della legislazione islamica riguardo diritto civile e penale nelle regioni a maggioranza musulmana.[7]
  • Il 13 luglio 2010 a Wukari (Taraba) nella Nigeria orientale, confinante con Plateau, si accende una rivolta tra cristiani e islamici che porta a metà giornata all'uccisione di 8 persone e il ferimento di 40. In accordo con il capo locale della polizia, Aliyu Musa, a fine giornata la situazione è stata messa sotto controllo grazie all'intervento delle autorità; nonostante ciò, sei moschee e una chiesa sono state date alle fiamme nel corso degli scontri iniziati dopo la costruzione di una moschea nell'area del commissariato locale.[8][9][10]
  • Nel Natale 2010 un ciclo di attentati rivendicati via web dalla setta Boko Haram a quartieri e luoghi di culto cristiani provoca 86 morti in tutta la Nigeria. A Jos si innescano nuovi scontri interreligiosi come conseguenze delle violenze anticristiane. In correlazione a questi fatti, il 31 dicembre la polizia nigeriana effettua una maxioperazione a Maiduguri, capitale dello Stato federato di Borno, arrestando 92 persone ritenute colpevoli delle violenze natalizie e presumibilmente collegate a Boko Haram, già in passato protagonista di altri atti terroristici; in concomitanza alla retata sempre a Maiduguri 8 persone, tra cui 3 agenti di polizia, perdono la vita durante uno scontro a fuoco con militanti del suddetto gruppo estremista religioso.[11][12][13]
  • Tra il 7 e l'11 gennaio 2011, dopo un attacco a due pullmini che trasportavano dei musulmani di ritorno da un matrimonio attribuito a bande cristiane, a Jos e nei distretti di Bukuru e Angoljos si sono verificati episodi di violenza urbana che hanno portato alla morte di 18 persone e l'intervento dell'esercito per ristabilire l'ordine. Anche alla luce degli ultimi avvenimenti in Egitto e Medio Oriente riguardanti uccisioni e attentati a cristiani, il ministro degli esteri italiano Franco Frattini è intervenuto direttamente sul nuovo ciclo di violenza religiosa in Nigeria annunciando in una nota stampa che avrebbe portato al Consiglio degli Affari Esteri dell'Unione Europea del 31 gennaio il dà farsi in merito la garanzia di sicurezza e libertà di culto per le comunità cristiane residenti all'estero.[14][15][16]
  • Il 27 gennaio, a Kano, una lite durante una partita a biliardo si è trasformata in una guerriglia urbana che ha portato all'uccisione di 35 persone nella sola e prima notte di scontri. Violenze in seguito estesesi a Jos fino a 3 giorni dopo, che hanno causato la morte di 15 persone e la distruzione di moschee e caseggiati.[17][18]

Note 

  1. ^ Ismene Zarifis. Human Rights Brief: Rights of Religious Minorities in Nigeria. 2002
  2. ^ http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/1630089.stm
  3. ^ http://edition.cnn.com/2010/WORLD/africa/03/07/nigeria.violence/index.html?iref=allsearch
  4. ^ https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ni.html
  5. ^ [1] [collegamento interrotto]
  6. ^ Comprehensive GOVERNMENT for Senior Secondary Schools by Johnson Ugoji Anyaele page 183,Pp.8
  7. ^ Nigeria Sharia architect defends law, BBC News, 21. März 2002
  8. ^ Scontri in Nigeria, otto morti.
  9. ^ Nigeria: scontri cristiani-musulmani.
  10. ^ Nigeria, scontri tra cristiani e musulmani: 8 morti e 40 feriti.
  11. ^ Nigeria: strage cristiani, arrestati 92 ultraislamici. La Repubblica, 31-12-2010 (ultimo accesso il 31-12-2010).
  12. ^ Nigeria, arresti per attacchi Natale. TgCom, 31-12-2010 (ultimo accesso il 31-12-2010).
  13. ^ Nigeria/ Arrestati 92 islamici, ma setta fa altre 8 vittime. Tra le persone uccise stanotte anche tre agenti. Daily Blog, 31-12-2010 (ultimo accesso il 31-12-2010).
  14. ^ Nigeria, cristiani sotto attacco. 13 morti nel villaggio cattolico. La Stampa, 11-01-2011 (ultimo accesso il 17-01-2011).
  15. ^ Nigeria, scontri fra musulmani e cristiani a Jos: 18 morti. Virgilio, 12-01-2011 (ultimo accesso il 17-01-2011).
  16. ^ Nigeria - Frattini: Bisogna stronace alla radice la violenza interreligiosa. Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale, 11-01-2011 (ultimo accesso il 17-01-2011).
  17. ^ http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-e8be82ec-59f9-4df0-85fb-8eaabab8dd18.html?refresh_ce
  18. ^ http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo501883.shtml

Voci correlate 

Boko Haram

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Boko Haram (let. "l'educazione occidentale è un peccato", da Boko e Haram) è una setta religiosa di matrice fondamentalista islamica attiva in Nigeria, richiedente l'istituzione della Shari'a come norma vigente in tutti e 36 gli Stati della nazione.[1][2][3][4]
Il gruppo fu fondato nel 2002 a Maiduguri da Ustaz Mohammed Yusuf, militante e capo fino alla sua uccisione nel luglio 2009. Nel 2004 la sede fu trasferita a Kanamma (Yobe) dove costituì una centrale operativa denominata "Afghanistan", la quale servì per attaccare e realizzare attentati agli avamposti delle forze di polizia.[5]

Ideologia 


In verde gli Stati della Nigeria in cui è applicata la Sha'ria.
Legata al fondamentalismo islamico, la setta chiede l'applicazione della Sha'ria in tutta la Nigeria. Yusuf, il fondatore, si disse ostile alla democrazia e al sistema di istruzione laico, annunciando che la guerra da lui avviata "è ancora a un punto di partenza" e che "potrebbe continuare a lungo", nel caso il sistema politico ed educativo non cambiasse come richiesto.[6]
Nel Bauchi fu riportato come i militanti del gruppo rifiutarono ogni relazione di tipo sessuale con gli abitanti locali, ingaggiando, inoltre, prevalentemente nativi del vicino Ciad e persone dialoganti solo in lingua araba.[7][8]
La setta, comunque, si definisce non solo antioccidentale, ma generalmente contro le teorie della scienza moderna, le quali sarebbero in netto contrasto con le credenze religiose islamiche. Yusuf, per esempio, ripudiò la teoria della Terra sferica in quanto essa andrebbe contro l'Islam e per questo respinta. Altre teorie ripudiate riguardano il Darwinismo e la teoria che la pioggia sia frutto di acqua evaporata dal Sole.[9][1]
Prima che iniziasse la stagione di violenza del luglio 2009, numerose autorità del mondo islamico nigeriano e alcuni funzionari delle forze armate fecero notare come i loro avvisi circa la pericolosità della setta furono largamente ignorati.[10]
Dopo la morte di Yusuf, il nuovo capo dell'organizzazione sarebbe stato trovato in Mallam Sanni Umaru.[11]

Lotta armata 

Dopo che il governo nigeriano fu informato del fatto che il Boko Haram era nella piena fase di una corsa agli armamenti per scopi bellici e sovversivi, le autorità iniziarono nel luglio 2009 una forte e oppressiva campagna di lotta alla setta, dando vita a sanguinosi scontri e lotte armate.
In una delle molte incursioni delle forze di sicurezza nigeriane a Bauchi furono arrestati diversi militanti influenti della setta. L'azione provocò una violenta escalation di violenza che portò alla morte di oltre 700 persone nella guerriglia scatenatasi. Nello Stato di Yobe fu riferito che i militanti attaccarono forze dell'ordine muniti di archi con frecce avvelenate, attaccando le stazioni di polizia con motori carichi di carburante e altri materiali incendiari.[12][13][14][10] [15]
Il 30 luglio fu comunicato che durante la tenuta in custodia di Yusuf da parte delle forze di sicurezza nigeriane, l'uomo rimase ucciso.[16]


Scontri di Jos (2001)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Localizzazione di Jos in Nigeria
Gli scontri di Jos del 2001 furono una serie di atti di violenza interreligiosa tra le comunità cristiana e islamica della città, culminati con la morte di più di 1000 persone. Nonostante la causa degli scontri fu il passaggio negato in una strada ad una donna cristiana, causò polemiche nello stesso periodo degli scontri l'elevamento del politico islamico Alhaji Muktar Mohammed a coordinatore locale per il programma federale della lotta alla povertà.[1]
Iniziati il 7 settembre 2001, i tumulti interreligiosi terminarono qualche settimana dopo, il 17 settembre, ma nonostante ciò lasciarono a terra più di 1000 cadaveri. Al secondo giorno di scontri, oltre 300 corpi spirati furono riversati nelle moschee di Jos.[2]
Nelle settimane della violenta sommosse furono appiccati incendi a luoghi di culto quali chiese e moschee, ma anche a strutture abitative, mezzi di trasporto e persone stesse. Tra gli edifici religiosi dati alle fiamme figurarono tre chiese appartenenti alla Chiesa di Cristo in Nigeria (COCIN).[1]
La miccia degli scontri in una terra di confine che divide la parte islamica della Nigeria da quella cristiano-animista, teatro annuale di tensioni tra le comunità, fu in quel caso la negazione ad una donna cristiana di passare in una strada barricata, motivo per cui il banale imprevisto si trasformò ben presto in una furibonda lite cui parteciparono cristiani da una parte e islamici dall'altra. Era il 7 settembre 2001, le fonti clericali riferirono come gli islamici attaccarono spontaneamente i cristiani. Gli scontri terminarono dieci giorni dopo, il 17 settembre, ma nonostante la loro brevità lasciarono a terra più di 1000 morti e solo un rigoroso coprifuoco introdotto e messo in atto dalle forze militari permise la cessazione delle ostilità.[1]
A causa del vasto numero di persone morte negli scontri, fu istituita una sepoltura di massa dalle autorità mortuarie venute dalla Jos University Teaching Hospital e dal Plateau State Specialist Hospital. Tre grandi strutture ospedaliere suggerirono che il governo aumentò di proposito il numero delle vittime, in realtà non superiore a qualche centinaia.[1]

Colpi di coda 

A diversi anni di distanza, per motivi diversi ma legati univocamente dallo stesso filo conduttore, prima nel 2008[3] e in seguito nel 2010[4] si verificarono altri sanguinosi scontri, seppur di minor intensità, tra le comunità islamiche e cristiane di Jos culminati con la morte di centinaia di persone.


Scontri di Jos (2008)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Gli scontri di Jos del 2008 furono una serie di atti di violenza interreligiosa tra le comunità cristiana e islamica della città, culminati con la morte di 381 persone e il ferimento di più di 400, svoltisi nei giorni delle elezioni locali, il 28 e 29 novembre 2008.[1][2][3] L'esercito della Nigeria arrivò la mattina del 30 novembre, ripristinando l'ordine e ponendo termine alla violenta sommossa.[4]

Cause 

Gli addetti alle elezioni decisero di non annunciare pubblicamente il partito uscente dalle elezioni, e la conseguenza fu l'innescarsi di indiscrezioni sul nome del probabile vincitore.[5] Iniziò a prendere corso la notizia secondo cui avesse vinto Timothy Gyang Buba per il People's Democratic Party (PDP), sconfiggendo il candidato per l'All Nigerian Peoples Party. Le indiscrezioni, che si fecero sempre più forti, portarono alla nascita di risentimenti da parte della comunità islamica degli Haussa, provenienti dalle regioni settentrionali della Nigeria, che portarono a un'escalation di violenza verso i cristiani, in larga parte sostenitori di Buba.[6]

Gli scontri 

I disordini provocarono la morte di 381 persone in due soli giorni di scontri. Diverse abitazioni, moschee, chiese e un seminario furono danneggiati e dati alle fiamme dalla folla di rivoltosi.[7][4][8] A sostegno della popolazione sfollata a causa degli scontri, secondo la Nigerian Red Cross Society oltre 10.000 unità, il governo realizzò delle tendopoli.[2] Le forze armate nigeriane furono inviate per reprimere i disordini e creare una zona cuscinetto tra cristiani e islamici.[9]
Giona Jang, governatore dello Stato di Plateau, istituì un coprifuoco della durata di 24 ore indetto su quattro arterie principali della città, autorizzando i militari a "sparare a vista" al fine di prevenire ulteriori violente.[6] I voli da e per Jos furono cancellati e le strade per il nord della nazione bloccate.[4]
Con l'istituzione dei posti di blocco dell'esercito e polizia, furono arrestate più di 500 persone solo il 29 novembre, per lo più si trattò di giovani armati facinorosi appartenenti ad ambedue le fazioni.[9][4]


Disordini in Nigeria del luglio 2009

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
1leftarrow.pngVoce principale: Boko Haram.

Le città protagoniste dei disordini.
I disordini in Nigeria del luglio 2009 furono una serie di conflitti armati tra la setta religiosa fondamentalista islamica Boko Haram e le forze di sicurezza nigeriane. Il risultato delle violenze fu la morte di più di 700 persone, tra il 26 e il 29 luglio, principalmente in quattro centri abitati del Nord-Est del Paese.[1][2][3]
La battaglia iniziò il 26 luglio con l'attacco a una stazione di polizia da parte di una frangia Boko Haram come rappresaglia all'arresto dei capi della setta. Nei tre giorni che seguirono, la polizia nazionale nigeriana applicò una rigida risposta alla lotta armata della setta, lasciando a terra centinaia di morti, ma al contempo, subendo le violenze della setta verso i civili e gli agenti dell'ordine, nonché l'incendio di diverse stazioni di polizia. Il 28 luglio, le truppe nigeriane giunsero alla casa del capo, nonché fondatore della setta, Ustaz Mohammed Yusuf, a Maiduguri, trovando all'interno anche diversi seguaci lì barricatisi.
Fu la peggiore violenza settaria che colpì il paese dal novembre 2008.[4] Alcuni suggerirono, come alla base delle violenze, non ci fosse la religione, bensì la politica.[5] Prima dei tre giorni di disordini molti esponenti del mondo islamico nigeriano e un funzionario dell'esercito, avvertirono le autorità nigeriane del pericolo rappresentato da Boko Haram, ma gli avvertimenti rimasero ignorati fino all'esplosione degli eventi di luglio.[2]


Scontri di Jos (2010)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Scontri_di_Jos_%282010%29

Locazione di Jos in Nigeria
Gli scontri di Jos del 2010 furono una serie di atti di violenza interreligiosa tra le comunità cristiana e islamica della città, culminati con la morte di diverse centinaia di persone. La capitale di Plateau fu sede di altri scontri religiosi già diversi anni prima alla luce del fatto che essa si trova ad essere un punto nevralgico della Nigeria conteso tra i cristiani prevalenti nel Sud del paese e i musulmani prevalenti nel Nord.
Alla base dei nuovi scontri sembrano concorrere diversi fattori, oltre che quello religioso, tra cui le rivalità etniche e la situazione di gravità economica che affligge la popolazione. [1]
La prima ondata di violenza ebbe inizio il 17 gennaio e terminò appena quattro giorni dopo, lasciando, però, a terra diverse centinaia di feriti, più di 200 morti, edifici di culto distrutti e veicoli dati alle fiamme. [2] [3] Il secondo ciclo iniziò il 6 marzo dopo l'attacco da parte di alcuni pastori islamici contro un villaggio cristiano a sud di Jos, provocando più di 300 morti nei primi due giorni di violenze. [4]
Secondo monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in voce presso Radio Vaticana, gli scontri non sarebbero stati di origine religiosa, ma etnica: tra gruppi di pastori nomadi e agricoltori; il fattore religioso delle due parti avrebbe contribuito in larga parte a credere a una nuova violenza interreligiosa da parte dei media internazionali. L'opinione di Onaiyekan, è che alla base delle ripetute violenze nel Paese ci sia lo sfondo di disagio sociale perenne e un governo debole non in grado di affrontare il problema. [5]

Indice

Sfondo 

Jos è una città situata in una posizione strategica, delimita infatti il confine che segna l'area nigeriana a maggioranza musulmana da quella a maggioranza cristiana, e proprio per questo è da sempre sede di grande tensione e violenze interreligiose. [6] Già nel 2001 le violenze lasciarono a terra un numero stimato attorno ai 1000 morti, e nel 2008 la situazione degenerò nuovamente innescando un moto rivoltoso che costò la vita a circa 300 persone. [7]
Sebbene sia gli islamici che i cristiani sono stati accusati diverse volte di ineggiare alla violenza secondo le proprie motivazioni [8] , il professore Kabiru Mato dell'università di Abuja ha tenuto a sottolineare la propria opinione secondo cui alla base degli scontri non ci sarebbe la religione bensì la situazione di perenne disagio sociale che accompagna la regione da tempo. Frustrazioni, alienazione economica, indifferenza dei governanti e altri fattori sociali avrebbero poi contribuito a riaccendere la violenza in una città martoriata dall'inizio del 2000. [9]
Altri hanno ipotizzato che allo sfondo degli scontri ci possano essere state motivazioni etniche, come la rivalità tra la popolazione Berom e gli Hausa [10] , o tra i Berom e i Fulani. [11]
Un altro aspetto causa di tensione è la situazione politica della Nigeria. Il 9 febbraio, per cause di salute, il presidente islamico Umaru Yar'adua dovette allontanarsi per le cure necessarie, incaricando Goodluck Jonathan, di orientamento cristiano, della presidenza provvisoria in vista delle elezioni presidenziali del 2011. Al ritorno a sorpresa in patria, però, Jonathan non acconsentì a dimettersi dall'incarico datogli da Yar'adua, alimentando ancor di più i disordini etnici e religiosi della nazione. [4]

Gli eventi 

Disordini di gennaio 

La miccia del terzo scontro del decennio a Jos sarebbe stata accesa, secondo quanto riferito dalle autorità, quando un gruppo di giovani islamici appiccò fuoco a una chiesa cristiana. [12] Altre fonti indicarono che, in realtà, la violenza scoppiò quando si tentò la ricostruzione di una moschea, distrutta negli scontri del 2008, in una zona cittadina a predominanza cristiana. [2]
Per fronteggiare alla nuova ondata di violenza, il 17 gennaio stesso, il governo ordinò un coprifuoco della durata di 24 ore [13] e il vicepresidente Goodluck Jonathan incaricò le truppe a Jos di ripristinare l'ordine. [14] Le misure di sicurezza furono prese da Jonathan a causa della lontananza del presidente Umaru Yar'Adua per motivi di salute dal novembre 2009. [15] [8]
Entro il 19 gennaio furono arrestate 50 persone. [16] La BBC riportò che il 20 gennaio gli scontri si estesero anche a Pankshin, 100km da Jos, ma la notizia fu smentita dall'esercito nigeriano. [17] Più di 5000 persone rimasero sfollate in seguito alle devastazioni causate dagli scontri. [12]
Secondo i dati delle principali organizzazioni umanitarie internazionali e dei dati medici sul campo, furono 492 i morti negli scontri. Lo Human Rights Watch, citando le fonti interne della comunità islamica, dichiarò che 364 dei deceduti totali erano musulmani. [3] Secondo i dati ufficiali delle forze di polizia, i morti negli scontri furono 326, mentre gli arrestati furono 313. [18]

Disordini di marzo 

Il 6 marzo, alcuni pastori islamici attaccarono con armi da fuoco e machete il villaggio cristiano di Dogo Nahawa, pochi kilometri più a sud di Jos, uccidendo 18 persone e disseminandone i cadaveri per tutta l'area abitata. In tutta risposta, un secondo moto di violenza giunse nella capitale di Plateau poche ore dopo con l'ira dei cristiani, spingendo centinaia di persone a lasciare la proprie abitazioni per fuggire altrove. L'esercito nigeriano, sotto ordine di Goodluck Jonathan, il 7 marzo, entrò in stato di allarme rosso con il preciso scopo di fermare le violenze e arrestare tutti i rivoltosi. Al termine delle prime due giornate di scontri, Grehory Yenlong, commissario dello stato del Plateau per l'informazione, comunicò un bilancio provvisorio di oltre 300 morte nei disordini. [4] Alla base dello sterminio degli abitanti di Dogo Nahawa, sembrarono esserci, dalle prime ricostruzioni, motivi di origine etnica. Secondo alcuni testimoni, infatti, i nomadi che attaccarono il villaggio sarebbero appartenuti all'etnia Fulani e, per questo, spinti, non a uccidere i cristiani come pensato, ma a sterminare la popolazione Berom (origine della maggior parte degli abitanti del villaggio attaccato). A rinforzare la tesi di matrice etnica, le testimonianze di altri Fulani, secondo cui le origini degli scontri sarebbero da ricercarsi in un attacco da parte dei Berom contro i Fulani alcune settimane prima dello sterminio di Dogo Nahawa. [11] All'8 marzo, anche grazie all'intervento tempestivo delle autorità e dell'esercito, furono arrestate 95 persone legate ai fatti di sangue, e riportata la calma a Jos e dintorni, riuscendo nel tentativo di non far insorgere ulteriori disordini. Secondo le fonti del governatorato locale, tra il 6 e il 7 marzo sarebbero morte circa 500 persone, ma secondo altre sedi la stima provvisoria andava tra i 200 e i 250. [19] Successivi riscontri e testimonianze di organizzazioni umanitarie, fissarono a 200 la stima approssimativa dei morti. [5] In seguito, il rapporto governativo sull'accaduto fissò a 109 le vittime ufficiali. [20] In base ad altri resoconti, oltre 8.000 persone si sarebbero date alla fuga a causa delle violenze. [21]
Qualche settimana dopo gli scontri, il 17 marzo, un commando composto da Fulani e Hausa, passato inosservato tra la popolazione grazie a un travestimento simile a quello dell'esercito regolare nigeriano, attaccò intornò all'1 e 20 locale (mezzanotte circa in Italia) alcuni villaggi cristiani e animisti contigui a Jos, provocando la morte di 13 persone e il ferimento di 6, essenzialmente donne e bambini. Al raid gli abitanti dei villaggi di Jos risposero duramente, accusando l'esercito di aver lasciato quei territori in balia delle orde violente degli islamici. Dopo il massacro, il gruppo diede fuoco ad alcune abitazioni, bruciando anche alcuni cadaveri. [20] [22] [21]

Disordini di dicembre 

Tra il 24 e il 25 dicembre in occasione della due giorni natalizia in diverse parti della Nigeria, tra cui anche Jos, si è assistito a un ciclo di attentati di milizie estremiste islamiche ai danni di chiese e caseggiati in quartieri cristiani. Al termine delle violenze, il bilancio delle vittime nei tre giorni di scontri a Jos si è assestato a 32 morti e 74 feriti in base a quanto dichiarato dal commissario Abdulrahman Akano. Secondo le autorità, dietro almeno una parte delle violenze sarebbero stati coinvolti i «talebani nigeriani», ovvero la setta islamista Boko Haram. [23] [24] A favorire questa ipotesi, la rivendicazione delle violenze via web del gruppo "Jamàatu Ahlus-Sunnah LiddaAwati Wal Jihad" (let. "Popolo devoto agli insegnamenti del profeta per la propagazione della guerra santa") secondo gli inquirenti una etichetta sotto la quale si firma Boko Haram. [25]
Il 27 dicembre sono stati arrestati tre indiziati per gli attentati di Natale, due nigeriani e un ciadiano, in possesso di materiale esplosivo come dinamite e sospettati di esser stati in procinto di attaccare una chiesa. I morti, secondo, Daniel Gambo, funzionario della situazione emergenza nigeriana, sono saliti a 80 unità, con oltre 100 feriti negli ospedali. [26] [27]

Risposte internazionali 

In risposta agli scontri, papa Benedetto XVI condannò «l'atroce violenza, che insanguina la Nigeria e che non ha risparmiato nemmeno i bambini indifesi», facendo «appello a quanti nel Paese hanno responsabilità civili e religiose, affinché si adoperino per la sicurezza e la pacifica convivenza di tutta la popolazione». [28]
Il 16 marzo, nel corso di un incontro con studenti musulmani, Mu'ammar Gheddafi, colonnello e presidente della Libia, spiegò come la soluzione alle violenze interreligiose che affliggono la Nigeria e Jos in particolare da un decennio potrebbe essere la divisione della nazione in due Stati distinti: uno cristiano e uno islamico, con frontiere controllate e spartizione di risorse tramite accordi pacifici e diplomatici tra le due parti. [29] Riguardo alla proposta di Gheddafi, un portavoce del governo nigeriano rispose che non sarebbe stata "presa seriamente in considerazione". [20]


Note 

  1. ^ These killings are often painted by local politicians as a religious or sectarian conflict. In fact it is a struggle between ethnic groups for fertile land and resources in the region known as Nigeria's Middle Belt. Duffield, Caroline (8 March 2010) "Nigeria ethnic violence 'leaves hundreds dead'" BBC News
  2. ^ a b Jon Gambrell. Group: More than 200 dead in Nigeria violence. The Washington Post, 20 gennaio 2010. URL consultato il 20 gennaio 2010.
  3. ^ a b «Curfew relaxed in Nigeria's violence-wracked city: army», Agence France-Presse. URL consultato in data 26 gennaio 2010.
  4. ^ a b c Scontri Nigeria, oltre 300 morti. TgCom, 07-03-2010 (ultimo accesso il 07-03-2010).
  5. ^ a b NIGERIA: 500 MORTI IN SCONTRI NEL CENTRO DEL PAESE. MA NON E' UNA GUERRA DI RELIGIONE. Asca, 08-03-2010 (ultimo accesso il 08-03-2010).
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  28. ^ NIGERIA: PAPA, AUTORITA' PROTEGGANO TUTTA LA POPOLAZIONE. Wall Street Italia, 11-03-2010 (ultimo accesso il 11-03-2010).
  29. ^ Gheddafi: Dividiamo la Nigeria in due Stati. Libero-News, 17-03-2010 (ultimo accesso il 18-03-2010).

Fonte: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-nigeria-ultimatum-ai-cristiani-4086.htm







Nigeria, ultimatum islamista ai cristiani



di Anna Bono
04-01-2012




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