Post del 10/11/2014 AGGIORNATO AL 11/10/2018
- Dal 1987, la Madonna appare ad Anguera (Brasile) al veggente Pedro Régis, dettandogli messaggi per tutta l'umanità.
- I messaggi vengono trasmessi 3 volte a settimana: ogni martedì e sabato, più un altro giorno variabile.
ULTIMO MESSAGGIO IN ITALIANO DAL SITO WEB UFFICIALE BRASILIANOGli articoli e le informazioni contenute nei siti Web "linkati" sono di proprietà degli autori dei siti medesimi. Pertanto tutti i diritti nonché la responsabilità di quanto riportato in questi siti sono riservati esclusivamente ai loro autori.Questo post presente sul blog: https://nostrasignoradianguera.blogspot.it/e Twitter: https://twitter.com/angueramessaggi è un interpretazione personale e non corrisponde necessariamente al vero significato dei messaggi, degli avvertimenti della Madonna al mondo e delle profezie annunciate da Nostra Signora ad Anguera.Si consiglia di visitare il sito web ufficiale brasiliano del veggente Pedro Regis:http://www.apelosurgentes.com.br/pt-br/ e la pagina dedicata al commento delle profezie: http://www.apelosurgentes.com.br/pt-br/cms/list/not%C3%ADcias(Gestore sito web: ANSA - Associacao Nossa Senhora de Anguera).
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Ayotzinapa, Tixtla de Guerrero
Guerrero
Suddivisione
amministrativa
L'attacco
Il
rapimento e l'uccisione
Gli studenti del Raul Isidro
I primi arresti
Proteste e prime indagini
Arresto di Luis Abarca e Maria Pineda
Ricostruzione ufficiale
Identificazioni
Controversie
Caravan 43
Vittime
Morti accertati
Feriti
Scomparsi
Voci correlate
3.627 - 24 marzo 2012
Cari figli, tornate a Gesù. In Lui è la vostra speranza e al di fuori di Lui non troverete mai la felicità. Aprite i vostri cuori e accettate la volontà del Signore per le vostre vite. Sono venuta dal Cielo per indicarvi il cammino della grazia. Non tiratevi indietro. Voi siete del Signore e solo Lui dovete seguire e servire. Non perdete la vostra fede. Non permettete che la fiamma si spenga. Avete ancora un lungo cammino da percorrere. Cercate forza nelle Parole di Gesù e nell’Eucaristia. Io sarò sempre al vostro fianco per aiutarvi. Non temete. Gli abitanti di Belmopan porteranno una croce pesante. Soffro per ciò che vi attende. La morte passerà per Guerrero e il dolore sarà grande per i miei poveri figli. Inginocchiatevi in preghiera. Chi sta con il Signore vincerà. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Guerrero è uno Stato del Messico situato nella parte sud-occidentale del paese.
Strage di
Ayotzinapa
Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.
·
Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 27 gen 2018
alle 12:36.
3.627 - 24 marzo 2012
Cari figli, tornate a Gesù. In Lui è la vostra speranza e al di fuori di Lui non troverete mai la felicità. Aprite i vostri cuori e accettate la volontà del Signore per le vostre vite. Sono venuta dal Cielo per indicarvi il cammino della grazia. Non tiratevi indietro. Voi siete del Signore e solo Lui dovete seguire e servire. Non perdete la vostra fede. Non permettete che la fiamma si spenga. Avete ancora un lungo cammino da percorrere. Cercate forza nelle Parole di Gesù e nell’Eucaristia. Io sarò sempre al vostro fianco per aiutarvi. Non temete. Gli abitanti di Belmopan porteranno una croce pesante. Soffro per ciò che vi attende. La morte passerà per Guerrero e il dolore sarà grande per i miei poveri figli. Inginocchiatevi in preghiera. Chi sta con il Signore vincerà. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
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Guerrero è uno Stato del Messico situato nella parte sud-occidentale del paese.
Strage di
Ayotzinapa
Da Wikipedia,
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Ayotzinapa, Tixtla de Guerrero
Guerrero
Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.
· Questa pagina è stata
modificata per l'ultima volta il 28 feb 2014 alle 18:42.
Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.
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Suddivisione
amministrativa
Lo Stato di
Guerrero è suddiviso in 76 comuni (Municipalidades):
·
Questa pagina è stata modificata l'ultima volta 08:10, 29 settembre -
settembre 2016.
Ayotzinapa è un insediamento in Messico , nello stato
di Guerrero ,
nel comune di Tixtla de
Guerrero .
In
base alla valutazione del 2014 . 84
residenti vivono nell'insediamento. [1] [2] Il resort si trova ad un'altitudine di 1358 m.
La strage di Ayotzinapa avvenne il 26 settembre
2014 a Iguala, in Messico. Ne furono vittime alcuni studenti della Escuela
Normal Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa. Secondo le ricostruzioni i
ragazzi erano in viaggio per Città del Messico a
bordo di tre autobus sequestrati per svolgere un'iniziativa di raccolta fondi.
Durante il viaggio furono intercettati dalla polizia locale che li attaccò
brutalmente causando la morte di 6 studenti; 25 studenti riportarono gravi
ferite e 43 furono rapiti.[1]
I dettagli sul massacro sono
ancora poco chiari ma, dopo le varie inchieste effettuate dalla procura
generale, si concluse che dopo il rapimento i giovani sequestrati furono
consegnati ad alcuni esponenti di un noto gruppo criminale della zona, i
Guerreros Unidos, e uccisi.
Sotto accusa finirono il sindaco
di Iguala Jose Luis Abarca e sua moglie Maria de los Angeles Pineda Villa; i
due furono arrestati il 4 novembre 2014 dopo circa un mese di latitanza.[2]
Lo Stato di
Guerrero è suddiviso in 76 comuni (Municipalidades):
·
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settembre 2016.
Ayotzinapa è un insediamento in Messico , nello stato
di Guerrero ,
nel comune di Tixtla de
Guerrero .
In
base alla valutazione del 2014 . 84
residenti vivono nell'insediamento. [1] [2] Il resort si trova ad un'altitudine di 1358 m.
La strage di Ayotzinapa avvenne il 26 settembre
2014 a Iguala, in Messico. Ne furono vittime alcuni studenti della Escuela
Normal Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa. Secondo le ricostruzioni i
ragazzi erano in viaggio per Città del Messico a
bordo di tre autobus sequestrati per svolgere un'iniziativa di raccolta fondi.
Durante il viaggio furono intercettati dalla polizia locale che li attaccò
brutalmente causando la morte di 6 studenti; 25 studenti riportarono gravi
ferite e 43 furono rapiti.[1]
I dettagli sul massacro sono
ancora poco chiari ma, dopo le varie inchieste effettuate dalla procura
generale, si concluse che dopo il rapimento i giovani sequestrati furono
consegnati ad alcuni esponenti di un noto gruppo criminale della zona, i
Guerreros Unidos, e uccisi.
Sotto accusa finirono il sindaco
di Iguala Jose Luis Abarca e sua moglie Maria de los Angeles Pineda Villa; i
due furono arrestati il 4 novembre 2014 dopo circa un mese di latitanza.[2]
L'attacco
La sera del 26 settembre 2014
circa 100 studenti della Escuela Normal Rural di Ayotzinapa, in Trixla
(Guerrero), si recarono a Iguala per sequestrare alcuni autobus da utilizzare
in una prossima manifestazione a Città del Messico. Il sequestro dei veicoli da
parte degli studenti in occasione di manifestazioni era già avvenuto in passato
e si era sempre concluso con la restituzione dei mezzi. Dopo aver lasciato
Iguala per tornare ad Ayotzinapa, gli studenti che viaggiavano a bordo di tre
autobus vennero intercettati dalla polizia locale; ciò che seguì fu una vera e
propria carneficina.[3]
I dettagli in merito allo scontro
tra polizia e studenti variano: secondo i rapporti dei poliziotti coinvolti lo
scopo dell'operazione era di raggiungere e fermare gli studenti che fuggivano a
bordo degli autobus sequestrati; secondo il sindacato degli studenti, invece
l'attacco sarebbe stato perpetrato mentre gli autobus erano fermi e i ragazzi
per strada. Durante questo attacco due studenti persero la vita, alcuni
fuggirono nelle colline circostanti, e gli altri furono sequestrati dalla
polizia.[4]
In un episodio correlato inoltre
alcuni uomini armati non identificati spararono contro un autobus che
trasportava una squadra di calcio locale, mezzo che era stato presumibilmente
scambiato per uno degli autobus dei manifestanti, e contro un taxi. Nelle sparatorie
furono uccisi un giovane calciatore di 15 anni, l'autista dell'autobus, e una
donna che viaggiava all'interno del taxi.
In totale persero la vita sei
persone tra cui Julio César Mondragòn, uno degli studenti che aveva provato a
fuggire durante le sparatorie. Sul suo corpo vennero trovati evidenti segni di
tortura: la pelle del volto era stata scorticata e i gli occhi cavati.
Dopo gli attacchi, i
sopravvissuti cercarono i loro compagni nelle varie stazioni di polizia senza
trovare nessuna traccia.
La sera del 26 settembre 2014
circa 100 studenti della Escuela Normal Rural di Ayotzinapa, in Trixla
(Guerrero), si recarono a Iguala per sequestrare alcuni autobus da utilizzare
in una prossima manifestazione a Città del Messico. Il sequestro dei veicoli da
parte degli studenti in occasione di manifestazioni era già avvenuto in passato
e si era sempre concluso con la restituzione dei mezzi. Dopo aver lasciato
Iguala per tornare ad Ayotzinapa, gli studenti che viaggiavano a bordo di tre
autobus vennero intercettati dalla polizia locale; ciò che seguì fu una vera e
propria carneficina.[3]
I dettagli in merito allo scontro
tra polizia e studenti variano: secondo i rapporti dei poliziotti coinvolti lo
scopo dell'operazione era di raggiungere e fermare gli studenti che fuggivano a
bordo degli autobus sequestrati; secondo il sindacato degli studenti, invece
l'attacco sarebbe stato perpetrato mentre gli autobus erano fermi e i ragazzi
per strada. Durante questo attacco due studenti persero la vita, alcuni
fuggirono nelle colline circostanti, e gli altri furono sequestrati dalla
polizia.[4]
In un episodio correlato inoltre
alcuni uomini armati non identificati spararono contro un autobus che
trasportava una squadra di calcio locale, mezzo che era stato presumibilmente
scambiato per uno degli autobus dei manifestanti, e contro un taxi. Nelle sparatorie
furono uccisi un giovane calciatore di 15 anni, l'autista dell'autobus, e una
donna che viaggiava all'interno del taxi.
In totale persero la vita sei
persone tra cui Julio César Mondragòn, uno degli studenti che aveva provato a
fuggire durante le sparatorie. Sul suo corpo vennero trovati evidenti segni di
tortura: la pelle del volto era stata scorticata e i gli occhi cavati.
Dopo gli attacchi, i
sopravvissuti cercarono i loro compagni nelle varie stazioni di polizia senza
trovare nessuna traccia.
Il
rapimento e l'uccisione
Dopo la sparatoria, gli studenti
rapiti vennero tenuti in custodia dalla polizia di Iguala, su ordine del
sindaco della cittadina Luis Abarca, considerato, insieme con la moglie Maria
Pineda, il mandante della strage.[6]
La polizia trasportò gli studenti
su una camionetta e li consegnò ad alcuni membri della banda Guerreros Unidos,
nei pressi della discarica di Cocula. Presumibilmente i sicari credevano che alcuni
studenti appartenessero al gruppo Los Rojos, una banda rivale. In seguito il
procuratore generale, Murillo Karam, affermò in una conferenza stampa che
nessuno degli studenti aveva legami con la criminalità organizzata.[7]
Durante il viaggio morirono
per asfissia circa 15 studenti.[8] Gli altri ragazzi vennero uccisi nella
discarica da Patricio Retes, Juan Osorio e Agustin Garcia Reyes.
Gli assassini diedero
successivamente fuoco agli studenti, mentre alcuni di loro erano ancora in
vita, facendo turni di guardia in modo da assicurarsi che il fuoco bruciasse
per ore, alimentando le fiamme con gasolio, copertoni e altri oggetti, rendendo
quindi difficile l'identificazione dei corpi.
I criminali asportarono poi i
resti dei ragazzi, raccogliendoli in buste di plastica che furono gettate nel
vicino fiume San Juan, a Cocula.[9]
La strage degli studenti di
Ayotzinapa ha scosso il Messico; ancora
oggi vengono organizzate varie manifestazioni in un tutto il mondo per fare
chiarezza sul caso, provocando malessere generale nella politica attuata dal
presidente messicano Enrique Peña Nieto.
Il procuratore generale Murillo
Karam si è dimesso dopo due mesi di indagini, le quali vedono direttamente
coinvolti come esecutori molti poliziotti nei fatti del 26 settembre.[10]
Dopo la sparatoria, gli studenti
rapiti vennero tenuti in custodia dalla polizia di Iguala, su ordine del
sindaco della cittadina Luis Abarca, considerato, insieme con la moglie Maria
Pineda, il mandante della strage.[6]
La polizia trasportò gli studenti
su una camionetta e li consegnò ad alcuni membri della banda Guerreros Unidos,
nei pressi della discarica di Cocula. Presumibilmente i sicari credevano che alcuni
studenti appartenessero al gruppo Los Rojos, una banda rivale. In seguito il
procuratore generale, Murillo Karam, affermò in una conferenza stampa che
nessuno degli studenti aveva legami con la criminalità organizzata.[7]
Durante il viaggio morirono
per asfissia circa 15 studenti.[8] Gli altri ragazzi vennero uccisi nella
discarica da Patricio Retes, Juan Osorio e Agustin Garcia Reyes.
Gli assassini diedero
successivamente fuoco agli studenti, mentre alcuni di loro erano ancora in
vita, facendo turni di guardia in modo da assicurarsi che il fuoco bruciasse
per ore, alimentando le fiamme con gasolio, copertoni e altri oggetti, rendendo
quindi difficile l'identificazione dei corpi.
I criminali asportarono poi i
resti dei ragazzi, raccogliendoli in buste di plastica che furono gettate nel
vicino fiume San Juan, a Cocula.[9]
La strage degli studenti di
Ayotzinapa ha scosso il Messico; ancora
oggi vengono organizzate varie manifestazioni in un tutto il mondo per fare
chiarezza sul caso, provocando malessere generale nella politica attuata dal
presidente messicano Enrique Peña Nieto.
Il procuratore generale Murillo
Karam si è dimesso dopo due mesi di indagini, le quali vedono direttamente
coinvolti come esecutori molti poliziotti nei fatti del 26 settembre.[10]
Gli studenti del Raul Isidro
L'istituto è situato ad
Ayotzinapa poco distante dalla capitale dello Stato del Guerrero, Chilpancingo. La scuola si definisce “rurale”, in
quanto centro di formazione degli insegnanti che saranno inviati nelle comunità
montane. Queste scuole rappresentano le comunità più povere del Messico.[11] Proprio in questo contesto spesso
vengono organizzate manifestazioni accese da parte di insegnanti e studenti,
che non vengono viste di buon occhio dalle autorità locali.
Il noto maestro Lucas Cabanas,
formatosi proprio nella scuola di Ayotzinapa, è conosciuto per essere
soprattutto il leader di questi movimenti radicali, che spesso comportano il
sequestro di autobus che vengono utilizzati nelle manifestazioni.[12]
La strage del 26 settembre è solo
una delle tante notizie di violenza perpetrata nei confronti dei normalisti.
Nel 2011 una manifestazione degli
stessi studenti dell'Istituto Raúl Isidro venne soppressa dalla polizia
provocando la morte di due studenti; al centro delle indagini in
quell'occasione finì il sindaco di
Iguala Jose Valazquez, insieme con il governatore del Guerrero, Angel Aguirre.[13]
Nel 1995 la polizia del Guerrero provocò 17 morti e 21 feriti durante
una manifestazione che portò alla creazione dell'Esercito Popolare
Rivoluzionario.
L'istituto è situato ad
Ayotzinapa poco distante dalla capitale dello Stato del Guerrero, Chilpancingo. La scuola si definisce “rurale”, in
quanto centro di formazione degli insegnanti che saranno inviati nelle comunità
montane. Queste scuole rappresentano le comunità più povere del Messico.[11] Proprio in questo contesto spesso
vengono organizzate manifestazioni accese da parte di insegnanti e studenti,
che non vengono viste di buon occhio dalle autorità locali.
Il noto maestro Lucas Cabanas,
formatosi proprio nella scuola di Ayotzinapa, è conosciuto per essere
soprattutto il leader di questi movimenti radicali, che spesso comportano il
sequestro di autobus che vengono utilizzati nelle manifestazioni.[12]
La strage del 26 settembre è solo
una delle tante notizie di violenza perpetrata nei confronti dei normalisti.
Nel 2011 una manifestazione degli
stessi studenti dell'Istituto Raúl Isidro venne soppressa dalla polizia
provocando la morte di due studenti; al centro delle indagini in
quell'occasione finì il sindaco di
Iguala Jose Valazquez, insieme con il governatore del Guerrero, Angel Aguirre.[13]
Nel 1995 la polizia del Guerrero provocò 17 morti e 21 feriti durante
una manifestazione che portò alla creazione dell'Esercito Popolare
Rivoluzionario.
I primi arresti
Nel settembre 2014, per il
coinvolgimento nella vicenda, vennero arrestati 22 membri della polizia di
Iguala.
Il Pubblico Ministero affermò che gli imputati erano stati trasportati nel
carcere penitenziario Los Cruces di Acapulco per motivi di sicurezza.[15]
Francisco Salgado, uno dei capi
della polizia, venne accusato di aver ordinato di intercettare gli studenti
fuori dalla stazione degli autobus. Secondo le prime ricostruzioni l'ordine di
uccidere gli studenti sarebbe arrivato da un boss locale soprannominato
"El Cucky".
Il procuratore del Guerrero
indagò su Luis Abarca, il sindaco di Iguala, come principale responsabile del
massacro.[16]
Nel settembre 2014, per il
coinvolgimento nella vicenda, vennero arrestati 22 membri della polizia di
Iguala.
Il Pubblico Ministero affermò che gli imputati erano stati trasportati nel carcere penitenziario Los Cruces di Acapulco per motivi di sicurezza.[15]
Il Pubblico Ministero affermò che gli imputati erano stati trasportati nel carcere penitenziario Los Cruces di Acapulco per motivi di sicurezza.[15]
Francisco Salgado, uno dei capi
della polizia, venne accusato di aver ordinato di intercettare gli studenti
fuori dalla stazione degli autobus. Secondo le prime ricostruzioni l'ordine di
uccidere gli studenti sarebbe arrivato da un boss locale soprannominato
"El Cucky".
Il procuratore del Guerrero
indagò su Luis Abarca, il sindaco di Iguala, come principale responsabile del
massacro.[16]
Proteste e prime indagini
Alla scomparsa degli studenti ha fatto seguito, Il 4 ottobre
2014, il ritrovamento, in tre fosse comuni vicino Iguala, di 28 cadaveri
carbonizzati; i successivi test del DNA smentirono
tuttavia l'appartenenza dei resti agli studenti. Furono inoltre rinvenuti altri
cadaveri in quattro fosse comuni nella stessa zona.
Il procuratore generale annunciò
l'arresto di altri 14 membri della polizia locale, in quanto accusati di aver
consegnato gli studenti ai narcotrafficanti. Furono arrestate circa 50 persone
nel corso delle indagini svolte dai federali; Benjamin Mondragon, presunto capo
di un gruppo criminale coinvolto nelle indagini, rimase ucciso a seguito di uno
scontro con le forze dell'ordine.
Francisco Salgado Valladares,
vice capo della polizia nello Stato di Iguala, fu arrestato con l'accusa di
aver dato l'ordine di fermare gli studenti nella notte del 26 settembre 2014
mentre erano di ritorno ad Ayotzinapa. Al momento del suo arresto Salgado
Valladares è stato trovato in possesso di vari proiettili di AK-47 all'interno
della sua macchina.[17]
Il procuratore generale federale,
Jesús Murillo Karam, indicò il sindaco di Iguala e sua moglie come mandanti del
massacro: il sindaco infatti avrebbe dato l'ordine di attaccare gli studenti,
ritenendo che i manifestanti volessero interrompere il comizio della moglie che
si stava tenendo proprio la sera della strage.
L'8 ottobre 2014 ebbero luogo
alcune manifestazioni a cui aderirono diverse organizzazioni di tutto il paese;
l'EZLN espresse attraverso un comunicato la
solidarietà a tutti gli studenti scomparsi nella notte del 26 settembre. Nello
Stato del Guerrero più di 50 000 insegnanti manifestarono nella città
di Chilpancingo,
3 000 a Guadalajara, 2 000 a Guanajuato e Puebla e
alcune migliaia a Oaxaca, mentre
gli studenti messicani all'estero sfilarono in altre 13 città del mondo.
Il 20 novembre 2014 venne
organizzata una manifestazione a Città del Messico per
accogliere i familiari dei 43 studenti accorsi per chiedere giustizia; alcuni
gruppi di persone occuparono l'aeroporto di Acapulco lanciando pietre e bombe molotov contro
la polizia, in assetto antisommossa, che rispose con lacrimogeni. Gli agenti intervennero anche nel centro
della città a seguito di numerosi cortei.[18]
Il 23 novembre 2014 l'Unione dei
popoli e delle organizzazioni dello Stato del Guerrero (UPOEG), insieme con i
genitori delle vittime e altri attivisti, ha condotto una ricerca nei dintorni
di Iguala dove sono state scoperte altre 32 fosse comuni. Tuttavia, le autorità
federali hanno respinto tutte le informazioni sulle tombe clandestine,
rifiutandosi di scavare. Julia Alonso, coordinatrice del CMF, ha affermato che
nella zona di Iguala sarebbero nascoste più di 50 fosse comuni in quasi due
ettari di terra.[19]
Il 12 gennaio 2015 alcuni
studenti messicani hanno cercato di accedere a una base militare nella città di Iguala. I
manifestanti hanno accusato i militari di essere coinvolti nella scomparsa dei
ragazzi, chiedendo di poter continuare le ricerche intorno alla zona.[20]
Nel marzo 2015, durante una
manifestazione da parte di alcuni studenti della scuola normale di Ayotzinapa,
più di 600 poliziotti attaccarono tre autobus in cui si trovavano circa 50
studenti attraverso il lancio di gas lacrimogeni e pietre, ferendo 6 studenti.
I genitori dei 43 normalisti scomparsi hanno denunciato l'attacco riferendo
che, dopo i fatti dell'anno precedente, il clima di aggressione e violenza da parte della polizia è cresciuto nel
corso dei mesi.[21]
Alla scomparsa degli studenti ha fatto seguito, Il 4 ottobre
2014, il ritrovamento, in tre fosse comuni vicino Iguala, di 28 cadaveri
carbonizzati; i successivi test del DNA smentirono
tuttavia l'appartenenza dei resti agli studenti. Furono inoltre rinvenuti altri
cadaveri in quattro fosse comuni nella stessa zona.
Il procuratore generale annunciò
l'arresto di altri 14 membri della polizia locale, in quanto accusati di aver
consegnato gli studenti ai narcotrafficanti. Furono arrestate circa 50 persone
nel corso delle indagini svolte dai federali; Benjamin Mondragon, presunto capo
di un gruppo criminale coinvolto nelle indagini, rimase ucciso a seguito di uno
scontro con le forze dell'ordine.
Francisco Salgado Valladares,
vice capo della polizia nello Stato di Iguala, fu arrestato con l'accusa di
aver dato l'ordine di fermare gli studenti nella notte del 26 settembre 2014
mentre erano di ritorno ad Ayotzinapa. Al momento del suo arresto Salgado
Valladares è stato trovato in possesso di vari proiettili di AK-47 all'interno
della sua macchina.[17]
Il procuratore generale federale,
Jesús Murillo Karam, indicò il sindaco di Iguala e sua moglie come mandanti del
massacro: il sindaco infatti avrebbe dato l'ordine di attaccare gli studenti,
ritenendo che i manifestanti volessero interrompere il comizio della moglie che
si stava tenendo proprio la sera della strage.
L'8 ottobre 2014 ebbero luogo
alcune manifestazioni a cui aderirono diverse organizzazioni di tutto il paese;
l'EZLN espresse attraverso un comunicato la
solidarietà a tutti gli studenti scomparsi nella notte del 26 settembre. Nello
Stato del Guerrero più di 50 000 insegnanti manifestarono nella città
di Chilpancingo,
3 000 a Guadalajara, 2 000 a Guanajuato e Puebla e
alcune migliaia a Oaxaca, mentre
gli studenti messicani all'estero sfilarono in altre 13 città del mondo.
Il 20 novembre 2014 venne
organizzata una manifestazione a Città del Messico per
accogliere i familiari dei 43 studenti accorsi per chiedere giustizia; alcuni
gruppi di persone occuparono l'aeroporto di Acapulco lanciando pietre e bombe molotov contro
la polizia, in assetto antisommossa, che rispose con lacrimogeni. Gli agenti intervennero anche nel centro
della città a seguito di numerosi cortei.[18]
Il 23 novembre 2014 l'Unione dei
popoli e delle organizzazioni dello Stato del Guerrero (UPOEG), insieme con i
genitori delle vittime e altri attivisti, ha condotto una ricerca nei dintorni
di Iguala dove sono state scoperte altre 32 fosse comuni. Tuttavia, le autorità
federali hanno respinto tutte le informazioni sulle tombe clandestine,
rifiutandosi di scavare. Julia Alonso, coordinatrice del CMF, ha affermato che
nella zona di Iguala sarebbero nascoste più di 50 fosse comuni in quasi due
ettari di terra.[19]
Il 12 gennaio 2015 alcuni
studenti messicani hanno cercato di accedere a una base militare nella città di Iguala. I
manifestanti hanno accusato i militari di essere coinvolti nella scomparsa dei
ragazzi, chiedendo di poter continuare le ricerche intorno alla zona.[20]
Nel marzo 2015, durante una
manifestazione da parte di alcuni studenti della scuola normale di Ayotzinapa,
più di 600 poliziotti attaccarono tre autobus in cui si trovavano circa 50
studenti attraverso il lancio di gas lacrimogeni e pietre, ferendo 6 studenti.
I genitori dei 43 normalisti scomparsi hanno denunciato l'attacco riferendo
che, dopo i fatti dell'anno precedente, il clima di aggressione e violenza da parte della polizia è cresciuto nel
corso dei mesi.[21]
Arresto di Luis Abarca e Maria Pineda
In seguito alle indagini
effettuate dal procuratore generale, Jesus Murillo Karam, sulla sparizione
degli studenti della scuola normale di Ayotzinapa, il principale indiziato fu
il sindaco di Iguala Josè Luis Abarca, che insieme con la moglie Maria de los
Angeles Pineda avrebbe dato l'ordine di sequestrare gli studenti.
Subito dopo l'incidente del 26
settembre, Luis Abarca e Maria Pineda scapparono dallo Stato del Guerrero. La
coppia fu arrestata il 4 novembre 2014.
Secondo le prime ricostruzioni le
autorità furono informate da alcuni vicini che Luis Abarca e sua moglie si nascondevano
in una casa fatiscente nel quartiere Santa Maria Aztahuacan di Iztapalapa.[22] Il procuratore generale affermò in
una conferenza stampa l'arresto di una terza persona, una donna che avrebbe
aiutato la coppia a fuggire,[23] affittandole una casa di sua
proprietà.[24]
In seguito i funzionari fecero
emergere nuovi dettagli sulla cattura dei due latitanti, ricercati in diverse
zone di Città del Messico e nella città di Monterrey senza trovare traccia.[25] Luis Abarca e sua moglie infatti
possedevano circa 65 proprietà nella regione, tra cui una serie di negozi di
gioielli, un centro commerciale e un ranch.[26]
Il 5 novembre l'ex sindaco di
Iguala venne trasferito al Federal de Readaptación Social, un carcere di
massima sicurezza ad Almoloya de Juarez, Stato del Messico, accusato di omicidio, sequestro e criminalità organizzata.[27]
Maria Pineda invece, rimase
in custodia cautelare per
40 giorni[28] prima di essere trasferita in un
carcere di massima sicurezza situato nella parte occidentale del paese. Maria
Pineda aveva stretti legami con alcuni esponenti del noto gruppo criminale
Guerreros Unidos, considerati gli assassini dei 43 studenti. Due fratelli della
moglie dell'ex sindaco di Iguala infatti facevano parte del cartello Beltran
Leyvan, un altro dei suoi fratelli, Salomon Pineda venne arrestato a metà ottobre
2014, per essere considerato uno dei leader di Guerreros Unidos.[29]
Luis Abarca fu anche indagato per
aver ordinato nel 2013 l'omicidio di 3 esponenti del suo stesso partito, uno
dei quali ucciso da lui personalmente. Abarca durante il suo mandato come
sindaco fu contestato in diverse occasioni da molte organizzazioni sociali, che
lo accusarono di aver rubato fondi dalle casse del comune, e della sparizione di 7 membri dell'Unión
Campesina Emiliano Zapata.[30]
In seguito alle indagini
effettuate dal procuratore generale, Jesus Murillo Karam, sulla sparizione
degli studenti della scuola normale di Ayotzinapa, il principale indiziato fu
il sindaco di Iguala Josè Luis Abarca, che insieme con la moglie Maria de los
Angeles Pineda avrebbe dato l'ordine di sequestrare gli studenti.
Subito dopo l'incidente del 26
settembre, Luis Abarca e Maria Pineda scapparono dallo Stato del Guerrero. La
coppia fu arrestata il 4 novembre 2014.
Secondo le prime ricostruzioni le
autorità furono informate da alcuni vicini che Luis Abarca e sua moglie si nascondevano
in una casa fatiscente nel quartiere Santa Maria Aztahuacan di Iztapalapa.[22] Il procuratore generale affermò in
una conferenza stampa l'arresto di una terza persona, una donna che avrebbe
aiutato la coppia a fuggire,[23] affittandole una casa di sua
proprietà.[24]
In seguito i funzionari fecero
emergere nuovi dettagli sulla cattura dei due latitanti, ricercati in diverse
zone di Città del Messico e nella città di Monterrey senza trovare traccia.[25] Luis Abarca e sua moglie infatti
possedevano circa 65 proprietà nella regione, tra cui una serie di negozi di
gioielli, un centro commerciale e un ranch.[26]
Il 5 novembre l'ex sindaco di
Iguala venne trasferito al Federal de Readaptación Social, un carcere di
massima sicurezza ad Almoloya de Juarez, Stato del Messico, accusato di omicidio, sequestro e criminalità organizzata.[27]
Maria Pineda invece, rimase
in custodia cautelare per
40 giorni[28] prima di essere trasferita in un
carcere di massima sicurezza situato nella parte occidentale del paese. Maria
Pineda aveva stretti legami con alcuni esponenti del noto gruppo criminale
Guerreros Unidos, considerati gli assassini dei 43 studenti. Due fratelli della
moglie dell'ex sindaco di Iguala infatti facevano parte del cartello Beltran
Leyvan, un altro dei suoi fratelli, Salomon Pineda venne arrestato a metà ottobre
2014, per essere considerato uno dei leader di Guerreros Unidos.[29]
Luis Abarca fu anche indagato per
aver ordinato nel 2013 l'omicidio di 3 esponenti del suo stesso partito, uno
dei quali ucciso da lui personalmente. Abarca durante il suo mandato come
sindaco fu contestato in diverse occasioni da molte organizzazioni sociali, che
lo accusarono di aver rubato fondi dalle casse del comune, e della sparizione di 7 membri dell'Unión
Campesina Emiliano Zapata.[30]
Ricostruzione ufficiale
Il 7 novembre 2014 il governo
federale, in una conferenza stampa indetta da Murillo Karam, ufficializzò la
morte dei 43 studenti della scuola normale di Ayotzinapa in seguito all'arresto
dei 3 presunti assassini appartenenti al cartello Guerreros Unidos. Durante la
conferenza, il capo delle indagini affermò che i narcotrafficanti, dopo la consegna
degli studenti da parte della polizia, avevano ucciso i ragazzi dando loro
fuoco nella discarica di Cocula, una località a 22 chilometri da
Iguala, gettando successivamente i cadaveri nel vicino fiume San Juan.[31]
Murillo inoltre presentò ai
genitori delle vittime alcuni dettagli in merito alla loro morte, come video
che ritraevano pezzi di carbone ritrovati in sacchi di plastica in riva al
fiume San Juan, affermando che i sicari dopo aver bruciato i loro corpi, avevano
fatto a pezzi i resti dei giovani in modo da poter nascondere le prove. I
genitori in seguito a queste affermazioni dichiararono di non credere alla
versione del governo, ma di voler aspettare i risultati del DNA, attesi da un
laboratorio specializzato dell'Università di Innsbruck in Austria.
Complessivamente nelle indagini
vennero arrestate 74 persone tra cui 36 agenti di polizia e vari esponenti del
cartello Guerreros Unidos.[32]
Il 7 novembre 2014 il governo
federale, in una conferenza stampa indetta da Murillo Karam, ufficializzò la
morte dei 43 studenti della scuola normale di Ayotzinapa in seguito all'arresto
dei 3 presunti assassini appartenenti al cartello Guerreros Unidos. Durante la
conferenza, il capo delle indagini affermò che i narcotrafficanti, dopo la consegna
degli studenti da parte della polizia, avevano ucciso i ragazzi dando loro
fuoco nella discarica di Cocula, una località a 22 chilometri da
Iguala, gettando successivamente i cadaveri nel vicino fiume San Juan.[31]
Murillo inoltre presentò ai
genitori delle vittime alcuni dettagli in merito alla loro morte, come video
che ritraevano pezzi di carbone ritrovati in sacchi di plastica in riva al
fiume San Juan, affermando che i sicari dopo aver bruciato i loro corpi, avevano
fatto a pezzi i resti dei giovani in modo da poter nascondere le prove. I
genitori in seguito a queste affermazioni dichiararono di non credere alla
versione del governo, ma di voler aspettare i risultati del DNA, attesi da un
laboratorio specializzato dell'Università di Innsbruck in Austria.
Complessivamente nelle indagini
vennero arrestate 74 persone tra cui 36 agenti di polizia e vari esponenti del
cartello Guerreros Unidos.[32]
Identificazioni
Il 4 dicembre 2014 le analisi
condotte da alcuni esperti dell'Università di Innsbruck in Austria dichiararono
che alcuni frammenti ossei ritrovati nella discarica appartenevano a uno dei 43
studenti spariti il 26 settembre 2014, Alexander Mora Venacio. Il procuratore
generale Murillo Karam in una conferenza stampa confermò i risultati ottenuti
dagli esperti forensi.[33]
Il team dell'Università austriaca
il 17 settembre 2015 identificò i resti di un altro studente, il ventunenne
Jhosivani Guerrero de la Cruz, raccolti dalla squadra forense del PRG (Procura
Generale della Repubblica) nella discarica di Cocula, dove secondo gli
investigatori sarebbero stati uccisi gli studenti.
Tuttavia nelle varie indagini fu
messa in dubbio la provenienza dei resti inviati al laboratorio austriaco dalla
discarica, come affermò il governo.[34]
Il 4 dicembre 2014 le analisi
condotte da alcuni esperti dell'Università di Innsbruck in Austria dichiararono
che alcuni frammenti ossei ritrovati nella discarica appartenevano a uno dei 43
studenti spariti il 26 settembre 2014, Alexander Mora Venacio. Il procuratore
generale Murillo Karam in una conferenza stampa confermò i risultati ottenuti
dagli esperti forensi.[33]
Il team dell'Università austriaca
il 17 settembre 2015 identificò i resti di un altro studente, il ventunenne
Jhosivani Guerrero de la Cruz, raccolti dalla squadra forense del PRG (Procura
Generale della Repubblica) nella discarica di Cocula, dove secondo gli
investigatori sarebbero stati uccisi gli studenti.
Tuttavia nelle varie indagini fu
messa in dubbio la provenienza dei resti inviati al laboratorio austriaco dalla
discarica, come affermò il governo.[34]
Controversie
Le versioni ufficiali da parte del governo furono sminuite da
molti giornalisti, tra cui Anabel Hernández, la quale affermò che le versioni
del presunto rapimento da parte della polizia municipale erano infondate, non
avendo le autorità abbastanza forze per compiere un'operazione così complessa.
Il governo quindi cercò un capro espiatorio a cui assegnare le colpe, ovvero il
sindaco di Iguala, che finì in carcere insieme con la moglie per altri reati
connessi al narcotraffico.[35]
Ad alimentare ancor più i
sospetti sul governo messicano fu l'arrivo di un rapporto da parte del gruppo
degli esperti nominato dalla Commissione interamericana per i diritti umani che
criticò duramente la teoria secondo cui i corpi degli studenti furono bruciati
nella discarica di Cocula, in mancanza di elementi sufficienti a poter
stabilire collegamenti fra i resti dei normalisti e i cadaveri ritrovati nella
discarica.
Nel settembre 2015 un rapporto
compilato dal Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti (GIEI),[36] un'équipe della Commissione
Interamericana dei diritti umani, che funge da collaboratore nelle indagini,[37] rivelò che all'aggressione del 26
settembre non solo parteciparono gli agenti della polizia locale in accordo con
i narcotrafficanti, ma anche la polizia federale e le forze armate, che
coprirono le violenze compiute quella notte.[38]
Le varie ricerche svolte dal GIEI
insieme con l'équipe argentina d'Antropologia Forense smentì la versione
prodotta dal procuratore generale della Repubblica, Jesús Murillo Karam,
secondo cui i corpi degli studenti furono bruciati nella discarica di Cocula.
Quest'ultima inchiesta fu nuovamente smentita dalla terza perizia condotta dal PGR (Procura Generale della
Repubblica) sull'incendio della discarica di Cocula, che venne effettuata da un
gruppo di esperti nominato dalla procura in accordo con il GIEI.
La perizia affermò che nella
discarica a seguito di un fuoco controllato di grosse dimensioni furono
bruciate almeno 17 persone; a seguito di questo comunicato il GIEI denunciò la
violazione dell'accordo di riservatezza stabilito con la procura disapprovando
il contenuto del documento. Il GIEI affermò che la perizia era stata stilata in
base a un rapporto parziale, sostenendo versioni che non furono approvate dagli
esperti di incendi.
Ricardo Damián Torres, il
portavoce degli esperti, rassicurò il GIEI sostenendo che il documento era
stato pubblicato a sostegno della tesi secondo cui non si sarebbe potuto
verificare se il fatto fosse accaduto o meno e concludendo che ci sarebbero
volute nuove perizie per stabilirlo. Successivamente i periti argentini del
EAAF dichiararono che la perizia presentata il 9 febbraio 2016 faceva
effettivamente riferimento a studi effettuati poche settimane dopo la
sparizione degli studenti, confermando che nella discarica erano stati trovati
i resti di circa 19 persone, non permettendo tuttavia di stabilirne la
provenienza.[39] Il nuovo rapporto dei periti
argentini, pertanto, non conferma né sminuisce il comunicato della PGR (Procura
Generale della Repubblica).
Le versioni ufficiali da parte del governo furono sminuite da
molti giornalisti, tra cui Anabel Hernández, la quale affermò che le versioni
del presunto rapimento da parte della polizia municipale erano infondate, non
avendo le autorità abbastanza forze per compiere un'operazione così complessa.
Il governo quindi cercò un capro espiatorio a cui assegnare le colpe, ovvero il
sindaco di Iguala, che finì in carcere insieme con la moglie per altri reati
connessi al narcotraffico.[35]
Ad alimentare ancor più i
sospetti sul governo messicano fu l'arrivo di un rapporto da parte del gruppo
degli esperti nominato dalla Commissione interamericana per i diritti umani che
criticò duramente la teoria secondo cui i corpi degli studenti furono bruciati
nella discarica di Cocula, in mancanza di elementi sufficienti a poter
stabilire collegamenti fra i resti dei normalisti e i cadaveri ritrovati nella
discarica.
Nel settembre 2015 un rapporto
compilato dal Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti (GIEI),[36] un'équipe della Commissione
Interamericana dei diritti umani, che funge da collaboratore nelle indagini,[37] rivelò che all'aggressione del 26
settembre non solo parteciparono gli agenti della polizia locale in accordo con
i narcotrafficanti, ma anche la polizia federale e le forze armate, che
coprirono le violenze compiute quella notte.[38]
Le varie ricerche svolte dal GIEI
insieme con l'équipe argentina d'Antropologia Forense smentì la versione
prodotta dal procuratore generale della Repubblica, Jesús Murillo Karam,
secondo cui i corpi degli studenti furono bruciati nella discarica di Cocula.
Quest'ultima inchiesta fu nuovamente smentita dalla terza perizia condotta dal PGR (Procura Generale della
Repubblica) sull'incendio della discarica di Cocula, che venne effettuata da un
gruppo di esperti nominato dalla procura in accordo con il GIEI.
La perizia affermò che nella
discarica a seguito di un fuoco controllato di grosse dimensioni furono
bruciate almeno 17 persone; a seguito di questo comunicato il GIEI denunciò la
violazione dell'accordo di riservatezza stabilito con la procura disapprovando
il contenuto del documento. Il GIEI affermò che la perizia era stata stilata in
base a un rapporto parziale, sostenendo versioni che non furono approvate dagli
esperti di incendi.
Ricardo Damián Torres, il
portavoce degli esperti, rassicurò il GIEI sostenendo che il documento era
stato pubblicato a sostegno della tesi secondo cui non si sarebbe potuto
verificare se il fatto fosse accaduto o meno e concludendo che ci sarebbero
volute nuove perizie per stabilirlo. Successivamente i periti argentini del
EAAF dichiararono che la perizia presentata il 9 febbraio 2016 faceva
effettivamente riferimento a studi effettuati poche settimane dopo la
sparizione degli studenti, confermando che nella discarica erano stati trovati
i resti di circa 19 persone, non permettendo tuttavia di stabilirne la
provenienza.[39] Il nuovo rapporto dei periti
argentini, pertanto, non conferma né sminuisce il comunicato della PGR (Procura
Generale della Repubblica).
Caravan 43
In seguito ai tanti interrogativi
sulla strage i genitori dei 43 studenti supportati da altre organizzazioni
hanno deciso di portare avanti le manifestazioni per fare chiarezza sul caso.
Nel mese di aprile 2015 i parenti dei dispersi hanno dato vita a un tour noto
come Caravan 43; le loro proteste, insieme con il clima di violenza in Messico,
hanno portato a una crisi interna il governo di Enrique Peña Nieto.
Il tour Caravan 43 era suddiviso
in 3 gruppi, che visitarono 43 città prima di riunirsi a New York in una marcia generale.[40] I parenti delle vittime inoltre non
avevano mai viaggiato al di fuori dei loro villaggi e molti di loro non possedevano neanche
un certificato di nascita ufficiale che potesse permettere di ottenere un passaporto: questi ultimi non poterono pertanto
partecipare alle manifestazioni.
Durante il viaggio i manifestanti
organizzarono incontri con studenti, insegnanti, sindacalisti e funzionari, con
l'auspicio di ottenere un aiuto da parte degli Stati Uniti nelle indagini.
Infatti in California diversi
legislatori statali si riunirono partecipando insieme con la folla alle varie
marce svolte. I membri accusarono gli stessi Stati Uniti di avere un ruolo
fondamentale nella violenza presente sulle strade del Messico, in quanto
considerati i maggiori consumatori di droga.
Nelle varie proteste si è anche
cercato di tagliare gli aiuti inviati dagli Stati Uniti, soprattutto riguardo
alle attrezzature militari che, come hanno sostenuto i manifestanti, vengono
utilizzate perlopiù per la repressione violenta delle proteste.[41]
In seguito ai tanti interrogativi
sulla strage i genitori dei 43 studenti supportati da altre organizzazioni
hanno deciso di portare avanti le manifestazioni per fare chiarezza sul caso.
Nel mese di aprile 2015 i parenti dei dispersi hanno dato vita a un tour noto
come Caravan 43; le loro proteste, insieme con il clima di violenza in Messico,
hanno portato a una crisi interna il governo di Enrique Peña Nieto.
Il tour Caravan 43 era suddiviso
in 3 gruppi, che visitarono 43 città prima di riunirsi a New York in una marcia generale.[40] I parenti delle vittime inoltre non
avevano mai viaggiato al di fuori dei loro villaggi e molti di loro non possedevano neanche
un certificato di nascita ufficiale che potesse permettere di ottenere un passaporto: questi ultimi non poterono pertanto
partecipare alle manifestazioni.
Durante il viaggio i manifestanti
organizzarono incontri con studenti, insegnanti, sindacalisti e funzionari, con
l'auspicio di ottenere un aiuto da parte degli Stati Uniti nelle indagini.
Infatti in California diversi
legislatori statali si riunirono partecipando insieme con la folla alle varie
marce svolte. I membri accusarono gli stessi Stati Uniti di avere un ruolo
fondamentale nella violenza presente sulle strade del Messico, in quanto
considerati i maggiori consumatori di droga.
Nelle varie proteste si è anche
cercato di tagliare gli aiuti inviati dagli Stati Uniti, soprattutto riguardo
alle attrezzature militari che, come hanno sostenuto i manifestanti, vengono
utilizzate perlopiù per la repressione violenta delle proteste.[41]
Vittime
Morti accertati
1.
Julio César Mondragón Fontes
2.
Julio César Ramírez Nava
3.
Daniel Solís Gallardo
4.
Alexander Mora Venancio
5.
Jhosivani Guerrero de la Cruz
6.
David Josué García Evangelista
7.
Víctor Manuel Lugo Ortiz
8.
Blanca Montiel Sánchez
1.
Julio César Mondragón Fontes
2.
Julio César Ramírez Nava
3.
Daniel Solís Gallardo
4.
Alexander Mora Venancio
5.
Jhosivani Guerrero de la Cruz
6.
David Josué García Evangelista
7.
Víctor Manuel Lugo Ortiz
8.
Blanca Montiel Sánchez
Feriti
1.
Enrique Hernández Carranza
2.
Norma Angélica Rendón Chávez
3.
Hermenegildo Morales Cortés
4.
Fátima Viridiana Bahena Peña
5.
Alfredo Ramírez García
6.
Francisco Xavier Medina Bello
7.
Luis Ángel Torreblanca
8.
Félix Pérez Pérez
9.
Carlos Adame Flores
10.
Pedro Rentería Lujano
11.
Jorge León Saénz
12.
Facundo Serrano Urióstegui
13.
Aldo Gutiérrez Solano
14.
Édgar Andrés Vargas
15.
Fernando Marín Benítez
16.
Jónathan Maldonado
17.
Daniel Galeana Rentería
18.
Miguel Ángel Espino Honorato
19.
Carlos Gerardo Tinoco
20.
Leonel Fons Noyola
21.
Andrés Daniel Martínez Hernández
22.
Érick Santiago López
23.
Gregorio Jaimes Reyna
24.
Valentín Ponce de León Brito
1.
Enrique Hernández Carranza
2.
Norma Angélica Rendón Chávez
3.
Hermenegildo Morales Cortés
4.
Fátima Viridiana Bahena Peña
5.
Alfredo Ramírez García
6.
Francisco Xavier Medina Bello
7.
Luis Ángel Torreblanca
8.
Félix Pérez Pérez
9.
Carlos Adame Flores
10.
Pedro Rentería Lujano
11.
Jorge León Saénz
12.
Facundo Serrano Urióstegui
13.
Aldo Gutiérrez Solano
14.
Édgar Andrés Vargas
15.
Fernando Marín Benítez
16.
Jónathan Maldonado
17.
Daniel Galeana Rentería
18.
Miguel Ángel Espino Honorato
19.
Carlos Gerardo Tinoco
20.
Leonel Fons Noyola
21.
Andrés Daniel Martínez Hernández
22.
Érick Santiago López
23.
Gregorio Jaimes Reyna
24.
Valentín Ponce de León Brito
Scomparsi
1.
Abel García Hernández
2.
Abelardo Vázquez Peniten
3.
Adán Abrajan de la Cruz
4.
Antonio Santana Maestro
5.
Benjamín Ascencio Bautista
6.
Bernardo Flores Alcaraz
7.
Carlos Iván Ramírez Villarreal
8.
Carlos Lorenzo Hernández Muñoz
9.
César Manuel González Hernández
10.
Christian Alfonso Rodríguez Telumbre
11.
Christian Tomas Colón Garnica
12.
Cutberto Ortiz Ramos
13.
Dorian González Parral
14.
Emiliano Alen Gaspar de la Cruz
15.
Everardo Rodríguez Bello
16.
Felipe Arnulfo Rosas
17.
Giovanni Galindes Guerrero
18.
Israel Caballero Sánchez
19.
Israel Jacinto Lugardo
20.
Jesús Jovany Rodríguez Tlatempa
21.
Jonas Trujillo González
22.
Jorge Álvarez Nava
23.
Jorge Aníbal Cruz Mendoza
24.
Jorge Antonio Tizapa Legideño
25.
Jorge Luis González Parral
26.
José Ángel Campos Cantor
27.
José Ángel Navarrete González
28.
José Eduardo Bartolo Tlatempa
29.
José Luis Luna Torres
30.
Julio César López Patolzin
31.
Leonel Castro Abarca
32.
Luis Ángel Abarca Carrillo
33.
Luis Ángel Francisco Arzola
34.
Magdaleno Rubén Lauro Villegas
35.
Marcial Pablo Baranda
36.
Marco Antonio Gómez Molina
37.
Martín Getsemany Sánchez García
38.
Mauricio Ortega Valerio
39.
Miguel Ángel Hernández Martínez
40.
Miguel Ángel Mendoza Zacarías
41.
Saúl Bruno García
1.
Abel García Hernández
2.
Abelardo Vázquez Peniten
3.
Adán Abrajan de la Cruz
4.
Antonio Santana Maestro
5.
Benjamín Ascencio Bautista
6.
Bernardo Flores Alcaraz
7.
Carlos Iván Ramírez Villarreal
8.
Carlos Lorenzo Hernández Muñoz
9.
César Manuel González Hernández
10.
Christian Alfonso Rodríguez Telumbre
11.
Christian Tomas Colón Garnica
12.
Cutberto Ortiz Ramos
13.
Dorian González Parral
14.
Emiliano Alen Gaspar de la Cruz
15.
Everardo Rodríguez Bello
16.
Felipe Arnulfo Rosas
17.
Giovanni Galindes Guerrero
18.
Israel Caballero Sánchez
19.
Israel Jacinto Lugardo
20.
Jesús Jovany Rodríguez Tlatempa
21.
Jonas Trujillo González
22.
Jorge Álvarez Nava
23.
Jorge Aníbal Cruz Mendoza
24.
Jorge Antonio Tizapa Legideño
25.
Jorge Luis González Parral
26.
José Ángel Campos Cantor
27.
José Ángel Navarrete González
28.
José Eduardo Bartolo Tlatempa
29.
José Luis Luna Torres
30.
Julio César López Patolzin
31.
Leonel Castro Abarca
32.
Luis Ángel Abarca Carrillo
33.
Luis Ángel Francisco Arzola
34.
Magdaleno Rubén Lauro Villegas
35.
Marcial Pablo Baranda
36.
Marco Antonio Gómez Molina
37.
Martín Getsemany Sánchez García
38.
Mauricio Ortega Valerio
39.
Miguel Ángel Hernández Martínez
40.
Miguel Ángel Mendoza Zacarías
41.
Saúl Bruno García
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